Clostridi solfito riduttori I Clostridi sono bacilli sporigeni Gram-positivi, anaerobi stretti, in grado di ridurre il solfito in solfuro. La spora è rotonda oppure ovale, centrale o subterminale, spesso deformante. Le dimensioni variano tra 0,4 - 1,2 µm in larghezza e 2 - 8 µm in lunghezza. Il genere Clostridium comprende circa 80 specie diffuse nel suolo, nelle acque, nella vegetazione, che svolgono un ruolo determinante nella catena alimentare del detrito, partecipando ai processi putrefattivi nella sostanza organica. Nelle acque destinate al consumo umano devono essere assenti in 100 ml, anche se per alcuni di essi (C.Perfringens) la presenza è sia fecale, sia ambientale. Più resistenti dei Coli Totali e Coli Fecali, il loro isolamneto nell'acqua potabile indica una contaminazione regressa. Alcune specie colonizzano le vie digerenti dell'uomo e degli animali ed occasionalmente l'apparato genitale della donna, la cute e l'orofaringe. Producono enzimi, emolisine ed esotossine quali la tossina tetanica e la tossina botulinica. Oltre al tetano e al botulismo i clostridi sono gli agenti eziologici della gangrena gassosa. Nel gruppo della gangrena gassosa vi sono Clostridium perfringens, C. novyi, C.septicum, C. histolycum e C.difficile responsabile della colite pseudomembranosa. Questi C. sono diffusi nel suolo e nell'intestino umano. Il più diffuso e il Clostridium perfringens che al microscopio si presenta con forme più contenute, coccoidi e, non di rado, Gram-negativo. Produce numerose tossine ed è anche responsabile di tossinfezioni aStafilococco Aureus Gli stafilococchi sono batteri Gram-positivi di forma rotondeggiante, con diemetro di 0,8 - 1 µm, riuniti a grappolo a causa della divisione che avviene in tre piani perpendicolari. Immobili, asporigeni, privi di una capsula evidente, aerobi e catalasi positivi, sono inibiti da terreni che contengono il cristalvioletto. Il genere Staphylococcus comprende 20 specie. Quella patogena S. Aureus, si distingue da quelle non patogene (S. epidermidis, S. saprophyticus, ecc), per la produzione di coagulasi e la fermentazione della mannite. Altre due specie coagulasi positive, S. intermedius e S. hyicus sono patogene per molte specie animali. Il nome di S.aureus deriva dalla produzione di un pigmento giallo-oro in tereni solidi. E' diffuso negli animali e nell'uomo, spesso portatore sano di stafilococchi localizzati sulla cute e a livello del naso faringe. Il ruolo etiologico degli S. era già noto a Koch (1878) ed a Pasteur, che per primo riuscì a coltivarli (1880). Le manifestazioni cliniche variano a seconda della penetrazione o di localizzazione del batterio. Il meccanismo dell'azione patogena coinvolge esotossine, esoenzimi, componenti strutturali ed attiviyà metaboliche del batterio. Forme infiammatorie acute instaurano infezioni cutanee suppurative localizzate (con produzione di pus) come impetigine, ascessi, foruncoli, favi..., infezioni a livello della ghiandola mammaria (mastite), del polmone, e localizzazioni metastatiche tra cui setticemie endocarditi, meningiti, osteomieliti, artriti setticemiche..... Alcuni S. aurei producono una enterotossina, preformata negli alimenti, responsabile di una sindrome gastrointestinale. La contaminazione dell'acqua o dei cibi da parte di ceppi enterotossinogeni può essere causata direttamente da animali infetti (latte di bovine mastitiche, ecc.) o dall'uomo infetto portatore sano. Molti ceppi di S.aureus sono farmaco resistenti ai comuni antibiotici, perchè producono una ß-lattamasi (penicillinasi e cefalosporinasi) in grado di inattivare l'anello betalattamico di penicilline e cefalosporine. Tra le Enterobatteriacee di questo tipo troviamo alcuni ceppi di Serratia, Klebsiella, Providencia, Enterobacter, Escherichia coli, Proteus. Streptococco fecale Gli streptococchi (Enterococchi) fecali del gruppo D di Lancefield (Streptococcus faecalis, S. faecium, S. bovis, S. equinus), o meglio gli streptococchi del genere Streptococcus (S.bovis, S. equinus) ed Enterococcus (E. Avium, durans, faecalis, faecium....), sono batteri Gram-positivi a localizzazione intestinale, più resistenti di E. Coli alla potabilizzazione (clorazione), al dissecamento e più resistenti in ambienti fecalizzati. L'erogazione incostante dell'acqua nella rete idrica riduce la pressione facilitando l'eventuale ingresso in rete dei germi dall'ambiente circostante. Secondo alcuni, gli Streptococchi fecali rivelerebbero un inquinamento fecale recente, perchè estremamente sensibili alle ostili condizioni ambientali. Gli S. fecali (enterococchi) manifestano una maggiore resistenza all'azione del cloro rispetto ai coliformi; il loro ritrovamento in un'acqua potabilizzata denota un trattamento inadeguato. La loro maggiore resistenza li rende potenziali indicatori biologici di una contaminazione virale. Acque con colimetrie basse possono manifestare alte presenze di S. fecali in virtù della loro maggiore resistenza, o del minor danneggiamento per stress. Salmonella Il genere Salmonella comprende oltre 2.000 sierotipi (serovar) di batteri patogeni enterici (enterobatteri). La distinzione delle diverse salmonelle è basata sulla confugurazione del mosaico di antigeni somatici e flagellari. Il genere prende il nome dal batteriologo americano Salmon che isolò nel 1885 l'agente etiologico di una patologia tifosa nei suini, in seguito denominatoSalmonella choleraesuis. La salmonelle sono batteri Gram-negativi, mobili per flagelli peritrichi, spesso produttori di acido solfidrico. La loro presenza nell'ambiente indica l'esistenza di una contaminazione fecale primaria (immissione diretta di acqua di scarico), o secondaria (dilavamento dei suoli di un bacino idrografico). La contaminazione sembra avvenire sia per disseminazione fecale da parte dell'uomo e di animali, sia per dilavamento del suolo. Gli animali domestici possono infettarsi attraverso i mangimi (farina di pesce, ecc.). E' stato stimato che l'1% della popolazione umana e animale è portatrice di salmonelle. La colonizzazione interessa il tratto intestinale e i linfonodi mesenterici. Sopravvivono in acque di superficie pura per 8-10 giorni e tendono a diminuire con l'aumentare della temperatura. Possono sopravvivere per lungo tempo nei liquami, nei fanghi di depurazione e negli alimenti. Sono inibite a temperature intorno a 0 ° C. Il numero di S. necessario ad instaurare l'infezione varia da 10 a 10 7 organismi infettanti ingeriti. La carica minima infettante è in relazione al grado di virulenza o potere aggressivo dei sierotipi e di altri fattori, quali la razza, l'età, le condizioni fisiche dell'ospite, ecc. Ad esempio per la febbre enterica è necessario ingerire da 10 5 a 107 batteri i quali, superata la barriera gastrica (succo gastrico pH = 2), penetrano prima nella mucosa dell'intestino tenue, poi nella lamina propria e nella sottomucosa. In Emilia Romagna la salmonellosi è la causa più frequente di tossinfezione alimentare. Mentre fino al 1985 il sierotipo più frequentemente isolato è stato S.typhimurium, a partire dal 1986 risulta S. enteritidis lo stipide di gran lunga più isolato. Alla drastica riduzione delle febbri tifoidi e paratifoidi è seguito un aumento delle salmonellosi "minori", difficili da eradicare in quanto diversificate le fonti di infezioni e contagio, anche per la massiccia presenza di allevamenti soprattutto avicoli. I serovar adattati all'uomo ( ad es. S. typhi, S. paratyphi A, ), sono generalmente responsabili di gravi forme sistemiche (tifo, paratifo, setticemie) e si trasmettono direttamente da uomo a uomo attraverso il circuito oro-fecale senza ospiti intermedi. I serovar ubiquitari (S.typhimurium), sono soprattutto responsabili di gastroenteriti, che fanno seguito ad un breve periodo di incubazione (talora limitato a poche ore) all'ingestione di cibi o di acqua contaminati. Le gastroenteriti o enteriti primarie rappresentano la manifestazione clinica più diffusa dell'infezione da serovar ubiquitari di salmonella. Esse sono caratterizzate da una insorgenza acuta, con dolori addominali, diarrea, nausea, vomito. Nei bambini la disidratazione conseguente ai sintomi diarroici può essere molto grave e rapidamente mortale. In alcuni soggetti, S. typhi può persistere a lungo, a livello della colecisti, dopo la guarigione clinica, provocando un'infezione sub-acuta scarsamente sintomatica. Tali portatori sani, eliminando il batterio con il materiale fecale, diventano pericolose sorgenti di infezione. Escherichia Coli Il genere Escherichia venne isolato da T. Escherich nel 1866. Comprende una sola specie, Bacterium coli, che solo nel 1919 prese l'attuale denominazione di Escherichia coli. Il batterio è ospite abituale della flora batterica normale dell'intestino. Un grammo di feci contiene un centinaio di milioni di E.coli. In molti alimenti quali carni fresche, pollame e latte E. coli (insieme a Enterobacter Aerogenes) è pressochè costantemente presente per l'inevitabile contaminazione dell'ambiente di lavorazione. La sua presenza in un campione d'acqua è indice di contaminazione fecale e fa sospettare, per comunanza di nicchia ecologica, la presenza di microrganismi patogeni intestinali quali salmonelle, virus gastroenterici, ecc. E. coli è l'unico coliforme dotato di attività betaglucuronidasica, con l'eccezione di uno stipide enteropatogeno, E.coli 0157:H7, trasmesso con il latte crudo e le carni crude, responsabile di coliti emorragiche e diarree sanguigne (inattivato comunque dalla pastorizzazione). E.coli, abituale commensale intestinale, può causare in situazioni particolari serie affezioni diarroiche a carico di ceppi enteropatogeni, enterotossigenici, enteroinvasivi e, come abbiamo visto, enteroemorragici. Gli stipidi enterotossici si ancorano all'epitelio intestinale con produzione di tossine termolabili LT (Labile Toxin) o termostabili ST (Stable Toxin) in grado di resistere alla temperatura di 60 ° C per 30 minuti. L'attività tossica si manifesta quando la carica batterica è compresa tra 100 milioni e 10 miliardi di cellule. Gli stipidi enteroinvasivi sono patogeni a dosi più ridotte intorno ai 1 - 100 milioni di cellule ingerite equivalenti a circa 10 mila per grammo per 100 grammi di cibo ingerito, e possono danneggiare la mucosa intestinale provocando dissenteria con diarrea sanguinolenta. E. coli è anche l'agente eziologico più comune di infezioni urinarie. Gli stipidi enterotossigenici producono due tipi di tossine, una termolabile ed una termostabile, responsabili dei sintomi diarroici. Altri ceppi sono particolarmente virulenti nei bambini. E. coli, associata ad altri batteri è causa di affezioni respiratorie, intraddominali, prostatiti, ecc. Shigelle La denominazione del genere Shigella deriva dal batteriologo giapponese Shiga che isolò e descrisse nel 1898 un enterobatterio della dissenteria. Sono bacilli ( o coccobacilli) immobili, si trasmettono direttamente da uomo a uomo, mediante la contaminazione fecale di acqua e cibo. L'azione tossica è a carico di una endotossina ed una esotossina, responsabili della dissenteria bacillare caratterizzata da dolori addominali e da diarrea muco-sanguinolenta. Si distinguono in 4 specie: S. dysenteriae, S. sonnei, S. flexneri, S. boydii, le ultime due più comuni in Europa. Yersinia Il genere Yersinia, dal nome del batteriologo francese A.J.E. Yersin, raggruppa 13 specie isolate dall'uomo, tra cui Y.pestis, Y.enterocolitica e Y.pseudotubercolosis. Le yersinie sono enterobacteriacee Gram-negative, bastoncellari, mobili per flagelli peritrichi (da 2 a 15) se coltivate sotto i 30 ° C. La temperatura ottimale di crescita è tra i 30 e i 37 ° C, ma presentano spiccata psicrotrofia con possibilità di moltiplicazione anche a 2-4° C. La refrigerazione rappresenta quindi una condizione favorevole alla moltiplicazione, mentre il risanamento termico di pastorizzazione è risolutivo per l'eradicazione del germe. Le infezioni umane, yersiniosi, sono delle zoonosi trasmesse da animali selvatici e domestici, compresi i bovini. La presenza di yersinie nel latte crudo e nei formaggi è occasionale, mentre sono più comuni nelle acque superficiali. Y. enterocolitica è un patogeno intestinale per diverse specie animali e per l'uomo in cui provoca, per la liberazione di una enterotossina termostabile, enteriti acute con diarrea e, in caso di setticemia, lesioni suppurative nei polmoni, milza fegato, meningi. Campilobatteri Il genere Campylobacter raggruppa batteri microaerofili, Gram-negativi, asporigeni, ricurvi a forma di virgola simile ai vibrioni (il nome dal greco significa "bacchetta ricurva"), mobili per singoli flagelli polari. Termosensibili, i substrati infetti vengono decontaminati alle temperature di pastorizzazione. I C. sono inibiti da concentrazioni saline al 1,5% e inattivati a pH 5. Termofili stentano a crescere al di sotto dei 30 ° C, preferendo temperature intorno ai 42 ° C. Tollerano a lungo temperature di refrigerazione (4 ° C). Al di fuori dell'intestino non riescono a moltiplicarsi. Delle 13 specie, presenti in animali da allevamento (polli, ovini, suini, bovini), roditori, cinghiali, cervi e avifauna selvativa, alcune sono patogene per l'uomo in cui provocano diarree infettive per la produzione di esotossine termolabili. Il principale serbatoio di infezione sono i polli (dal 30 al 100%), i bovini (40-60%) e i suini (80%). Negli animali i C. possono essere semplici commensali o la causa di sterilità, di aborti e di enteriti. Nelle bovine da latte provocano aborti e mastiti. L'uomo è solo un ospite occasionale. Può infettarsi per ingestione di latte crudo, carne cruda o poco cotta (barbecue) e acque superficiali, con manifestazioni dissenteriche che richiamano quella di salmonella. La dose infettante minima è stata stimata di circa 500 cellule di patogeno per ml di latte crudo (o non correttamente pastorizzato). Non poche gastroenteriti umane diagnosticate "di ndd" (natura da determinare), si sono rivelate a carico di campilobatteri, il cui numero di infezioni, in virtù anche del miglioramento delle tecniche di analisi, è comune se non superiore alla salmonellosi e shigellosi. Campylobacter jejuni e C. coli sono commensali intestinali di animali domestici e selavtici. Veicolati dal latte crudo, colonizzano il tratto intestinale causando gastroenteriti. La patogenicità dei C. è favorità dall'attività antifagocitaria, dal potere adesivo (dei flagelli) ed invasivo e dalla produzione di enterotossine e citotossine. Campylobacter fetus, responsabile di aborti e forme setticemiche negli animali, può essere episodicamente causa nell'uomo di meningiti, endocarditi, tromboflebiti..... Campylobacter pylori, oggi proposto come specie-tipo del nuovo genere Helicobacter pylori, è stato isolato nello stomaco di pazienti con sintomi di ulcera o gastriti. Non sembra veicolato dagli animali ed è poco chiara la trasmissione interumana. Enterovirus Le acque destinate al consumo umano possono essere inquinate da acque di fogna non depurate, contenenti virus enterici (enterovirus). Attraverso il circolo oro-fecale l'acqua può veicolare numerosi virus patogeni per l'uomo quali enterovirus (epatite A, ECHO, Coxsachie), rotavirus, epatite E, poliovirus... Un'acqua di scarico può contenere da 0 a 400.000 particelle virali/litro, di cui il 25% è rappresentato da enterovirus. In media il titolo di virus enterici è di 10.000 unità infettive (UI) su litro. Anche se il loro numero in 100 ml di liquame è esiguo, essi riescono a infettare l'ospite con dosi minime nell'ordine di 1 - 10 particelle, contro valori di 105, 107 per le salmonelle. Gli enterovirus persistono nell'ambiente per periodi relativamente lunghi. Ad esempio il poliovirus, agente eziologico della poliomelite, sopravvive 20 giorni in acque poco inquinate. Particolarmente ricchi di virus sono i sedimenti nei quali i virus sono adsorbiti sulle particelle solide disperse nelle acque superficiali o sotterranee. La rimozione dei virus dagli impianti di potabilizzazione si può ritenere totale in condizioni di massima efficienza. L'abbattimento avviene attraverso le fasi di coagulazione, flocculazione, sedimentazione e per mezzo della disinfezione con cloro. Gran parte dei virus sembra inattivarsi con dosaggi di cloro di 3,75 mg/l per 30 minuti (cloro residuo 0,5 - 1 mg/l). Non è escluso che in alcuni casi la presunta assenza di virus nelle acque potabili sia dovuta alle esigue quantità di campione esaminato ed alle metodiche di identificazione. Il rischio reale di contrarre patologie virali (gastroenteriti....) legate al consumo di acque potabili è ancora tutto da definire. Così come vi è difficoltà nel definire la dose minima infettante (generalmente molto bassa, da 1 a 15 UFP "Unità Formanti Placca") e la standardizzazione del controllo virale. Il rischio di infezione virale dipende in particolare dal titolo virale dell'acqua e dalla quantità ingerita. La ricerca degli enterovirus si fà con volumi d'acqua di 100 - 1000 litri. Richiede quindi particolari attrezzature per la concentrazione e colture cellulari per la crescita ed identificazione. I volumi medi dei campioni per la ricerca di enterovirus sono: 30 - 40 ml per le acque di scarico 20 - 50 litri per le acque di superficie 10 metri cubi per le acque potabili Per l'acqua potabile, considerati i grandi volumi, il tempo di analisi è dell'ordine di alcune settimane. L'assenza di coli totali, coli fecali, enterococco non danno comunque la certezza dell'assenza di vurus. Pseudomonas Il genere Pseudomonas, descritto nel 1872 da Schroeter, comprende numerose specie presenti nel suolo, nelle acque, nell'aria e sulle piante, alcune delle quali interessano la patologia umana. Sono bacilli Gram-negativi, asporigeni, non fermentanti, aerobi obbligati, ossidasi positivi, lunghi da 1,5 - 5,5 µm, mobili (ad eccezione di P. mallei) per uno o più flagelli polari. Le P. hanno modeste esigenze nutrizionali. Sono in grado di moltiplicarsi nel petrolio, in acqua distillata a spese delle poche impurità e nei disinfettanti, creando seri problemi come fonte di contaminazione nosocomiale. La specie più diffusa è Pseudomonas aeruginosa, tipico batterio patogeno opportunista a diffusione ambientale e commensale dell'uomo a livello dell'intestino e della cute. L'opportunismo di P. aeruginosa è in relazione alla diminuzione delle difese umorali e cellulari dell'ospite debilitato o immunocompromesso. E' un patogeno opportunista nosocomiale insensibile ai più comuni antibiotici (per la produzione di una betalattamasi), responsabile di polmoniti, infezioni negli ustionati, infezioni urinarie, otiti, endocarditi, betteriemia, ecc. Dal punto di vista colturale il batterio, che cresce anche a 42 ° C, si caratterizza per la produzione di piocianina (sostanza antibatterica conosciuta dal 1880) di colore blu e di altri pigmenti idrosolubili come la fluorescina di colore dal giallo-verde al giallo-bruno, la quale si diffonde nel terreno intorno alle colonie e diventa fluorescente se illuminata con radiazioni UV. Le piastre di agar sviluppano un odore che ricorda quello dell'uva. P. aeruginosa è in grado di svilupparsi anche in presenza di disinfettanti a base di sali di ammonio quaternario come la cetrimide (cetil-trimetil-ammonio bromuro). P.a. è spesso un componente della flora batterica naturale delle acque. La resistenza alla clorazione ne facilita la crescita nella rete acquedottistica. Pseudomonadi possono ricrescere anche nell'acqua minerale imbottigliata, con frequenza superiore al 20%. Per la presenza nei liquami, viene considerato un indicatore biologico degli scarichi. La presenza nelle acque superficiali è indice di fecalizzazione dell'ambiente. Vibrione del colera L'infezione colerica è conseguente all'ingestione di acqua o di alimenti contaminati da feci di malati o di portatori sani. Il vibrione non si moltiplica negli alimenti. Il colera è causato da Vibrio Cholerae (e biovar V. El tor), un bacillo Gram-negativo a forma di virgola, aerobio obbligato o raramente facoltativo, mobile per un flagello polare. Il maggior responsabile è il V. cholerae sierotipo 01. Gli altri 5 sierotipi, conosciuti come vibrioni non colerici, abbreviati in NVC o vibrioni NAG (non agglutinano con l'antisiero 01), considerati non patogeni, possono comunque causare un'affezione di tipo coleroso. Endemico dall'inizio del secolo scorso in India, il vibrione si è diffuso in tutto il mondo. Segnalato per la prima volta nel 1854 a Firenze da Filippo Pacini, venne isolato e descritto da Robert Koch nel 1884. Il Vibrio Cholerae è raro in paesi che hanno raggiunto un accettabile livello igienico-sanitario. L'epidemia, correlabile all'approvvigionamneto idrico, richiede alte dosi infettanti (10 6-108 UFC) per indurre la malattia. Il colera è una malattia tipicamente umana. Il bacillo, tra un'epidemia e l'altra, sopravvive in ambiente acquatico a livelli variabili di salinità, sulla parete chitinosa dei crostacei planctonici e sulla superficie delle piante acquatiche. Il periodo di incubazione varia da poche ore a 5 giorni. I vibrioni si moltiplicano nell'intestino tenue, raggiungendo velocemente densità superiori a 108 /ml, e liberano una enterotossina responsabile di una diarrea acquosa (si parla di feci ad acqua di riso) con eliminazione di acqua (10 e più litri al giorno) e conseguente disidratazione e quindi perdita di elettroliti, ipotensione con collasso cardiocircolatorio, cianosi. A differenza di altre diarree di origine infiammatoria (shigellosi,ecc..), nelle feci non vi sono leucociti. Francisella Tularensis Responsabile di malattie negli animali, è stata isolata in non meno di 100 specie di mammiferi selvatici ed in 9 specie domestiche. Artropodi ematofagi quali le zecche hanno un ruolo determinante nella trasmissione del batterio nei mammiferi non carnivori. Nei carnivori invece l'infezione è conseguente all'ingestione di roditori infetti. La lepre e il coniglio selvatico sono i portatori più importanti per l'infezione umana. L'uomo si contagia per via transcutanea da carogne di animali infetti, oppure da carni infette poco cotte, per inalazione di polvere infetta, per ingestione di acqua contaminata. L'infezione per via orale è responsabile di lesioni orofaringee. Francisella tularensis viene inibita dalla clorazione alla concentrazione di 0,3 mg/l di cloro residuo, già dopo 2 minuti di contatto. Legionella Pneumophila E' una delle 25 specie di Legionellacee. E' un batterio Gram-negativo, dotato di flagelli, che può assumere aspetto filamentoso. Presenta vacuoli colorabili con il nero sudan B. E' catalasi ed ossidasi positiva. Produce una beta-lattamasi più attiva sulle cefalosporine che sulle penicilline. Venne descritta come entità clinica ben definita nel 1976, durante un'epidemia tra veterani (legionari) di guerra americani radunatisi in un albergo a Filadelfia. La malattia dei, legionari non è trasmissibile per contatto interpersonale, ne attraverso cibi o bevande. Legionella Pneumophila è un patogeno opportunista ospite casuale, simbionte o parassita, di alcuni protozoi (amebe e ciliati) nel cui interno si replica. Ci si infetta per inalazione (aerosol) di dosi elevate di legionelle veicolate dall'acqua. In particolare è stata documentata la presenza del batterio in ambienti umidi quali le torri di raffreddamento, rubinetti, docce scaldabagni, cassoni e negli impianti di condizionamento d'aria nei quali l'acqua viene raffreddata mediante insufflamento di aria. Nell'acqua calda in circolazione, le legionelle possono svilupparsi rapidamente e in gran numero. Vengono poi aerosolizzate dal sistema di raffreddamento dell'aria e immesse nell'aria condizionata fino a infettare l'uomo, il quale si contamina non tanto bevendo acqua, quanto piuttosto inalandola sotto forma di aerosol. Le legionelle possono essere presenti anche nell'acqua potabile di uso domestico. La potabilizzazione ne riduce il titolo rispetto all'acqua grezza di un fattore 10-100. Il microrganismo è più resistente dei coliformi alla clorazione. Preferisce le acque calde con temperature comprese tra 40 e 60 ° C, ma è in grado di svilupparsi tra 6 e 63 ° C, nell'intervallo di pH da 5,5 a 8,1. La malattia dei legionari può manifestarsi con due entità clinico-epidemiologiche diverse: 1. in forma multisistemica e mortale, se non si interviene rapidamente con antibiotici; 2. con la febbre di Pontiac, senza localizzazione polmonare, a bassa mortalità. La prevenzione consiste nel trattare con sostanze battericide i tubi con ricorcolo d'acqua raffreddata ad aria. La diagnosi di legionellosi impiega tecniche immunologiche che mettono in evidenza i batteri nell'escreato o nei tessuti mediante immunofluorescenza diretta. Altre metodiche ricercano gli antigeni batterici solubili nelle urine. Per un'altra conferma diagnostica, si determina il titolo anticorporale mediante immunofluorescenza indiretta. Leptospira Il genere Leptospira comprende Spirochete patogene veicolate dagli animali selvatici e domestici (zoonosi). L'uomo può essere un ospite occasionale. La leptospirosi è una antropozoonosi trasmessa da un mammifero all'altro mediante l'urina infetta, che può contaminare il suolo, l'acqua e gli alimenti. La forma più grave di leptospirosi è causata da Leptospira interrogans distinta in circa 200 tipi antigenici (serotipi o serovars) tra cui il serovar icterohaemorrhagiae. Il portatore più comune di queto serovar è il ratto delle chiavicchie o surmolotto (rattus norvegicus). Altri serovar sono ospitati dal riccio, o da portatori occasionali quali il cane, che si può ammalare in forma più o meno subdola. L'uomo può essere un ospite occasionale e finale e può ammalarsi senza trasmettere ad altri l'infezione. La manifestazione clinica più grave è la leptospirosi itterica (morbo di Weil), con perdita delle funzioni renali ed epatiche, emoraggia, collasso ed alta mortalità (5-10%) per compromissione renale. L'uomo contrae le leptospire attraverso tagli e abrasioni cutanee a contatto con acque dolci e terricci non acidi contaminati dalle urine escrete dai roditori, dagli insettivori (riccio) o da animali domestici. Mycobatterium Il genere Mycobacterium comprende oltre al M.tubercolosis numerose specie opportuniste potenzialmente patogene (M.xenopi, M.fortuitum, M. gordonae, M. Kansasii, M. avium, M. scrofulaceum, M. marinum, M.intacellulare, ecc.) in grado di indurre epidemie a diffusione idrica. In genere nei processi patologici rivestono i caratteri di flora associata. Hanno grande capacità di adattamento e si ritrovano negli ambienti naturali, nei fiumi ed acque stagnanti, nonchè nell'acqua potabile. Si tratta di micobatteri non tubercolosi spesso più resistenti alla clorazione degli stessi enterovirus. Non si conoscono casi di trasmissione interumana di tali infezioni. La loro presenza nella rete idrica dipende da contaminazioni secondarie dovute a lesioni nelle tubature. I micobatteri non tubercolari, essendo di fatto ubiquitari, sono di difficile eradicazione e di non facile controllo nelle fonti di infezione per l'uomo.La notevole resistenza ai farmaci antitubercolari aggrava inoltre l'approccio terapeutico. Attinomiceti Questi batteri rientrano tra quei microrganismi indicatori biologici della qualità di un'acqua potabilizzata. Sono batteri Gram-positivi saprofiti, ubiquitari (suolo, acque superficiali....), a lenta crescita, in grado di produrre un sottile micelio settato, che dà loro una stretta rassomiglianza morfologica con i miceti filamentosi. Si riproducono per frammentazione dei filamenti o attraverso spore asessuate conidiformi in grado di dare origine ad una nuova forma vegetativa. E' accertata la patogenicità (allergie respiratorie) per l'uomo. Sono in grado di modificare il gusto e l'odore dell'acqua e di alterare le guarnizioni in gomma dei raccordi della rete idrica. Nelle acque potabili la concentrazione di Attinomiceti varia da 10 a 103 UFC/100 ml. I pricipali generi di attinomiceti isolati in rete idrica sono: Streptomyces Nocardia Micromonospora Gli Streptomiceti comprendono 463 specie, molte delle quali producono degli antibiotici (oltre 500) tra cui: streptomicina, cloramfenicolo, tetraciclina, eritromicina, nistatina, ecc..Aerobi formano lunghi filamenti che non tendono a frammentarsi. Il micelio aereo ha catene di 5 - 50 conidi. Essi contribuiscono più di tutti gli altri batteri e funghi alla fertilità del terreno e alla decomposizione delle sostanze organiche, per l'attitudine ad attaccare le proteine, cellulosa ed altri composti quali cere, gomma e paraffina. Rappresentano gli attinomiceti più frequenti nell'acqua. Nocardia include batteri aerobi a lunghi filamenti facilmente frammentabili, debolmente acido-resistenti, in grado di degradare e utilizzare la paraffina come unica fonte di carbonio. In agar crescono con colonie pigmentate dal giallo al rosso. Sono catalasi ed ureasi positivi. Nocardia asteroides è un germe ubiquitario presente in particolare nel terreno e nella vegetazione in decomposizione. E' responsabile di una malattia dell'albero respiratorio (nocardiosi) conseguente all'inalazione dei conidi ambientali da parte di pazienti con problemi immunologici. Micromonospora ha micelio con ife frammentate e conidi singoli disposti in corte catene. Aeromonas Hydrophila Aeromonas Hydrophila rientra tra i batteri emergenti patogeni opportunisti presenti nelle acque. Microrganismi fino a ieri considerati innocui per l'uomo e dei quali è possibile verificare il ruolo in gravi patologie. Gli Aeromonadi sono batteri ubiquitari della famiglia delle Vibrionacee, presenti nei sedimenti marini e nelle acque, anche in quelle destinate al consumo umano. Interessano la patologia umanaA. sobria (la più patogena), A.hydrophila, A. caviae. Producono enterotossine, emolisine, emoagglutinine, ed altri fattori responsabili di malattie quali: peritonite, gastroenterite, meningite,... Non è nota la dose minima infettante. Aeromonas Hydrophila è un batterio psicrofilo Gram-negativo, citocromo ossidasipositivo, aerobio-anaerobio facoltativo, dotato di flagelli polari a forma bastoncellare. A. H. fu descritta per la prima volta da Sanarelli nel 1891 che ne dimostrò la patogenicità nelle rane. L'habitat è prevalentemente acquatico (acque dolci e salate) e fa parte della flora intestinale di molti anfibi e pesci (ciprinidi e salmonoidi). Trova stimolo alla riproduzione dalla quantità di sostanza organica. In genere i biotipi anaerobi predominano in acque che ricevono grandi quantità di nutrienti, mentre i biotipi aerobi si sviluppano in acque oligotrofiche, povere di nutrimenti. E' quindi indice della qualità ambientale, in relazione all'apporto di biomassa. Non a caso è in genere assente nelle acque di sorgente. A.hydrophila e A. sobria producono tossine citotoniche e conseguente diarrea acquosa, e tossine citotossiche con alterazioni dell'epitelio intestinale, dissenteria e presenza di sangue e muco nelle feci. L'enterotossina, prodotta in particolare da A. sobria , è simile nei suoi effetti a quella del vibrione del colera, anche se biochimicamente, e quindi immunologicamente, diversa. A. è un microrganismo ambientale sempre più presente nelle acque potabili delle reti acquedottistiche, anche con quantità discrete di cloro residuo libero. Questo fa ritenere A. più resistente alla clorazione (fino a 2-4 ppm) dei coliformi e come tale concorre alla formazione del biofilm che riveste l'interno delle tubature. Oltre che nelle acque, Aeromonas (in particolare A.sobria) si rinvengono nelle carni e nel latte crudo. Sensibile al calore, A.H. viene virtualmente distrutta dalla pastorizzazione, anche se non è escluso che possa elaborare tossine termostabili. Tollera pH relativamente acidi, intorno a 5,3. La temperatura ottimale di crescita è di 28° C, ma come altri batteri psicrotrofi (pseudomonas fragi) riesce a moltiplicarsi anche a 4° C (e fino a 42° C), con tempi di generazione di 24 ore. A.hydrophila è molto diffuso in campo alimentare, in cui può raggiungere cariche superiori a 105 UFC/g o ml di cibo. Qualora si tratti del sierotipo enterotossico, siamo quindi all'interno della soglia di rischio effettivo. Considerando che in acqua potabile la presenza del batterio varia tra 1 e 40 UFC/100ml, il rischio alimentare è più alto rispetto all'ingestione diretta dell'acqua potabile acquedottistica, in cui la dose infettante varia da 70 a 6000 UFC/100. L'isolamento del batterio anche in acque negative ai coliformi totali e fecali, consiglia, al di là dei parametri di legge, la ricerca di A.H. quale ausilio supplementare per definire la qualità di un'acqua potabile. Protozoi I protozoi sono rganismi unicellulari eucarioti provvisti di uno o più nuclei. Il movimento può essere: ameboide per estroflessioni citoplasmatiche (pseudopodi) nella direzione del movimento; flagellare, se determinato da flagelli; ciliare, se provocato da filamenti, le ciglia, che sono più corte, più sottili e più numerose dei flagelli. Le dimensioni variano da pochi µm (micron) a qualche µm, con valori medi intorno ai 250µm. I protozoi sono eterotrofi. Si nutrono per osmosi, fagocitosi o pinocitosi (assunzione di goccioline liquide). La riproduzione può avvenire per via: asessuale (il genitore forma i cloni, cioè figli geneticamente uguali) mediante scissione multipla (schizogonia) o gemmazione; sessuale, con fusione di nuclei (cariogamia) associata a fusione parziale (coniugazione) dei citoplasmi, o totale (singamia) in cui i due protozoi diventano gameti per formare lo zigote. Per superare condizioni ambientali svantaggiose si trasformano in cisti. La cisti, rivestita da robusti involucri, può sopravvivere a lungo, per poi ritornare alla forma vegetattiva (trafozoite) col ripristino di situazioni favorevoli. Un vacuolo contrattile o pulsante ha funzione osmoregolatrice e in parte secretoria. Molti protozoi vivono saprofiticamente nelle acque dolci dei fiumi e dei laghi, nelle acque salmastre, nelle acque di mare e nel suolo. Ricco di protozoi è il terreno agricolo, con concentrazioni da 10.000 a 200.000 per ogni kg di terra. Fondamentale è il loro contributo come decompositori-mineralizzatori per la fertilizzazione del suolo. Altro ruolo ecologico è quello di controllori batterici dei quali si nutrono (presenti ad esempio nel biofilm delle tubazioni) e nella depurazione degli impianti di trattamento delle acque di scarico. Molte specie conducono vita parassitaria e sono dannose anche per l'uomo, nel quale manifestano l'attività patogena attraverso reazioni meccaniche (con rottura delle cellule), sottrattive (di zuccheri, ecc..), tossiche ed immunoallergiche. Il danno nell'ospite può essere localizzato nella sede elettiva del protozoo (ad esempio con necrosi delle cellule epiteliali intestinali e delle cellule epatiche da parte di Entamoeba histolyca), o generali quando si manifestano in visceri e tessuti lontani dal sito di localizzazione del parassita. L'uomo può infettarsi per mezzo del contatto con le feci umane o di animali contaminati. L'acqua potabile (non adeguatamente trattata) può veicolare alcuni gruppi di protozoi, tra cui le Amebe (Entamoeba histolyca), Flagellati (Giardia Lamblia), Coccoidi (Cryptosporidium spp.), Ciliati (Balantidium coli). Oltre a Entamoeba histolyca, responsabili di antropozonosi sono Microsporidium e Naegleria fowleri. Molti protozoi resistono generalmente ai disinfettanti clorati alle normali dosi di potabilizzazione. La dose infettante varia da 1 a 10 cisti. 1) Entamoeba histolyca Presente nell'apparato digerente, è l'unica amoeba patogena per l'uomo. Dimensioni: 12-60 µm; cisti sferiche 10-20 µm. La risposta clinica all'infezione può essere asintomatica oppure manifestarsi soto forma di "diarrea amoebica" con emissione di feci molli o liquide, di "dissenteria amebica acuta" con scariche piccole ma ripetute e feci acquose muco-emorragiche. La forma dissenterica può essere fatale per esaurimento organico, collasso cardio-circolatorio e gravi ulcerazioni a livello del colon. Le cisti di Entamoeba histolyca soppravvivono a lungo nelle acque fredde e sono resistenti a dosi di cloro residuo di 0,08-0,12 ppm e a tempi di esposizione inferiori a 150 minuti. 2) Giardia Le Giardie sono i protozoi flagellati a più elevata diffusione nell'intestino (duodeno) dell'uomo, al quale pervengono sotto forma di cisti. Sono tra i parassiti più implicati nelle epidemie diarroiche conseguenti al consumo di acque potabili. Giardia Lamblia (G. intestinalis) ha aspetto piriforme a simmetria bilaterale, lunga 10-20 µm, larga 5-10 µm. Le cisti, lunghe 8-14 µm, infettano l'uomo per via orale attraverso il circolo oro-fecale. Possono restare a lungo sospese nell'acqua per il basso peso specifico. Le cisti, superato lo stomaco si disincistano fissandosi con la forma vegetativa alla mucosa dell'intestino tenue, provocando fenomeni diarroici la cui patogenesi non è stata ancora chiarita. 3) Cryptosporidium Il genere Cryptosporidium (C.parvum, C.muris, ecc) comprende coccidi intestinali che infettano l'uomo e gli animali per ingestione di cibo o acqua inquinati dalle oocisti, le quali, a livello dell'intestino tenue, liberano gli sporozoiti che distruggono lo strato microvillare dell'ileo e dell'intestino crasso. La malattia è particolarmente grave in individui immunocompromessi, con sviluppo di diarrea e conseguente disidratazione e deperimento organico. L'iter diagnostico si basa come sempre sulla ricerca parassitologica diretta delle cisti (oocisti) nelle feci o anche sull'esame istologico dei tessuti gastro-intestinali. 4) Balantidium Balantidium coli è l'unico protozoo ciliato patogeno per l'uomo. Ricoperto da ciglia disposte in file longitudinali, ha forma ovoidale e dimensioni cospicue: lungo da 30 a 150 µm e largo da 25 a 120 µm; cisti:50-75µm. La balantidiasi è una tipica zoonosi, estremamente comune nei suini. L'uomo si infetta con cibi e bevande contaminate dalle cisti del parassita, le cui forme vegetative si moltiplicano nell'intestino provocando ulcerazioni e , nei casi più gravi, dissenteria talvolta letale. La diagnosi di laboratorio si basa sull'esame copro-parassitologico a fresco o dopo concentrazione dei parassiti nelle feci. Dopo l'isolamento colturale in vitro si passa all'identificazione microscopica. Il parassita può essere identificato direttamente nei tessuti a seguito di biopsia intestinale. Gli abituali sistemi di potabilizzazione dovrebbero azzerare la presenza di questi protozoi, le cui cisti presentano una discreta resistenza alla clorazione e che, per le contenute dimensioni (ca. 10µm) potrebbero superare la filtrazione meccanica a letti di sabbia. Il loro rilevamento microscopico dopo filtrazione e concentrazione su membrana di consistenti volumi di acqua, non sempre dà risultati soddisfacenti. Per verificarne la patogenicità si ricorre a test di immunofluorescenza dopo concentrazione su membrana del campione d'acqua. Durante la distribuzione dell'acqua potabile è importante che le condotture siano sempre in pressione per evitare contaminaz ioni secondarie da parte delle acque nere. Elminti Tra i tanti elminti che vivono nell'acqua, i nematodi rappresentano il gruppo più interessante per le implicazioni igienico-sanitarie nell'acqua da bere. Sono vermi non metamerici, cilindrici, fusiformi a corpo allungato, lunghi da meno di un millimetro a pochi centimetri. Comprendono specie libere presenti nel suolo, nell'acqua dolce, nel mare, e forme specializzate viventi nelle acque termali talvolta fortemente mineralizzate, nell'aceto, ecc.. Abbondanti sono negli impianti di depurazione dei liquami. Resistono spesso a condizioni ambientali estreme. Sono state descritte oltre 9000 specie. I nematodi liberi si nutrono di sostanze vegetali, di detrito organico, oppure sono predatori. Numerose sono le specie parassite su animali e temporaneamente su vegetali. Presenti nelle acque grezze ricche di sostanze organiche, possono superare la fase di filtrazione e colonizzare l'acqua potabilizzata (l'abbattimento richiede circa 20 mg/l di cloro residuo totale per tempi di esposizione di 2-3 ore) alterandola nei caratteri organolettici. Già 3-4 nematodi/litro nella rete acquedottistica suggeriscono controlli circostanziati nell'impianto di trattamento. Alghe Le alghe sono organismi autotrofi unicellulari o pluricellulari provvisti di clorofilla e di altri pigmenti; in condizioni particolari si comportano da eterotrofe. Esse svolgono un ruolo importante nella catena alimentare per la produzione, attraverso la fotosintesi clorofilliana, di ossigeno e sostanza organica. La massa algale è in equilibrio con i consumatori eterotrofi. L'eccesso di sali nutritivi può scatenare una proliferazione abnorme con fioriture algali (eutrofizzazione) e conseguente impoverimento delle risorse ittiche e generale degradazione della qualità dell'acqua che ne riducono o ne precludono l'utilizzo. Le acque potabili dovrebbero esserne prive. Le acque naturali contengono numerosi microrganismi vegetali (microfite) che concorrono alla formazione del fitoplancton. Le classi principali di alghe sono: cianoficee o alghe verdi-azzurre cloroficee o alghe verdi crisoficee o alghe giallo-verdi, giallo-brune bacillarioficee (diatomee) pirroficee o dinoflagellate, con cromatofori giall-bruni rodoficee o alghe rosse xantoficee o alghe gialle Le principali specie che possono avere ripercussione per la salute umana (epidemie gastrointestinali) appartengono alle xantoficee e alle cianoficee. Soprattutto queste ultime, molto comuni nelle riserve idriche, creano problemi igienico-sanitari per la produzione di tossine e per le alterazioni organolettiche dell'acqua. Le alghe e i loro metaboliti extracellulari, possono essere fonti di precursori nella formazione di trialometani in occasione del processo di clorazione. Nella rete acquedottistica tollerano fino a 2 mg/l di cloro libero. Altri inconvenienti imputabili alle alghe sono l'intasamento dei filtri a sabbia (in particolare da parte delle diatomee a corazza silicea), la colorazione delle acque e la corrosione delle condotture, dei serbatoi e degli invasi di captazione a cielo aperto. Possono dare origine alla formazione di melma, in grado di favorire la colonizzazione di microrganismi anche patogeni (Pseudomonas...) Funghi Funghi filamentosi (muffe) e lieviti sono presenti nel suolo e negli ambienti acquatici marini, fluviali e lacustri. Li troviamo nelle acque contaminate da liquami e anche nelle acque potabili. I sedimenti ricchi di materiale umico delle condutture, possono ospitare diverse specie di funghi, difficili da raggiungere dalla clorazione. La loro resistenza alla clorazione è più alta rispetto ai batteri: tollerano esposizioni di 2-3 giorni a 0,3-0,4 mg di cloro residuo totale per litro. I generi più comuni appartengono ai Deuteromiceti, funghi imperfetti a ife settate con riproduzione asessuata per conidi: Alternaria, Aspergillus, Cladosporium, Pennicillium. La presenza di funghi nelle acque potabili e negli impianti di distribuzione può creare odori e sapori sgradevoli ed avere conseguenze per la salute umana, con implicazione allergiche, patogeniche e tossigene. I titoli oscillano da 1 a 100 UFC/100ml., con valori sino a 105 nel residuo melmoso delle tubazioni. Alcune specie producono in ambiente acquatico sostanze umiche le quali, in presenza di cloro, possono agire come precursori per i trialometani (THM), di sospetta concerogenicità. Altre specie (Aspergillus flavus) elaborano micotossine. LIEVITI I lieviti sono presenti nelle acque potabili in concentrazione analoga a quella dei funghi filamentosi. Su terreni idonei alla crescita batterica, rappresentano in genere il 3% dell'intera popolazione. I soggetti più rappresentativi nell'acqua clorata appartengono ai Deuteromiceti o funghi imperfetti. Quelli più frequentemente isolati sono: Cryptococcus laurentii, C. albidus; Rhodotorula glutinis, R.rubra, R.minuta; Sporobolomyces salmonicolor. Coliformi fecali Le acque superficiali anche di buona qualità non sono mai potabili. L'acqua può costituire un veicolo per la trasmissione di malattie infettive i cui agenti etiologici vengono di solito eliminati con le feci. I Coliformi sono batteri Gram-negativi, a morfologia bastoncellare, aerobi-anaerobi facoltativi, non sporigeni, in grado di fermentare il lattosio con produzione di acido e di gas entro 48 ore dall'incubazione a 32-37° C (Coli totali), a 44° C (Coli fecali). Comprendono i generi Escherichia, Klebsiella, Enterobacter e Citrobacter. I Coliformi fecali comprendono i batteri termoresistenti (44° C) il cui habitat naturale è l'intestino umano o animale. La specie più rappresentativa è Escherichia coli. Poichè E.Coli è un ospite normale predominante della popolazione batterica aerobia-anaerobia facoltativa residente nell'intestino crasso (le feci umane ne contengono in media per ogni grammo 13 milioni), la sua presenza in un dato materiale (acqua, alimenti,ecc.) viene considerata un indizio sicuro di contaminazione fecale. Col dubbio che nel materiale indagato vi possano essere altri microrganismi di origine fecale, non esclusi i germi patogeni (salmonelle,shigelle, Vibrio cholerae...). Mentre nelle feci umane il rapporto C.fecali/streptococchi fecali è di 4 : 1, tende ad invertirsi nelle feci di origine animale. La contaminazione è in prevalenza di origine umana quando i C.f. prevalgono sugli S.f., viceversa l'inquinamento potrebbe essere causato da feci di origine animale. Questo ha una sua validità solo se gli esami vengono eseguiti al momento del rilascio delle feci nell'ambiente, e comunque prima che le feci stesse si siano mescolate e diluite nei substrati ambientali. La presenza di CF nella rete acquedottistica indica una contaminazione in atto o la presenza di sostanza organica metabolizzabile COA (carbonio organico assimilabile) maggiore di 50µg/l e temperatura dell'acqua superiore a 12-13° C. Coliformi totali I Coliformi totali sono esseri diffusi nel suolo, nelle materie prime di origine animale e vegetale, nelle acque e nell'ambiente in generale. Di questi germi, per lo più non patogeni, non si hanno prove certe della loro moltiplicazione nell'ambiente esterno. Con la loro presenza nelle acque o negli alimenti, i CT si comportano come spie, ovvero quali indicatori di inquinamento fecale, segnalando il rischio potenziale della contemporanea presenza di enterobatteri patogeni a localizzazione intestinale (salmonelle e Shigelle), virus, o altri microrganismi patogeni di non facile individuazione mediante esami specifici. L'analisi batteriologica non ha tanto lo scopo di svelare la presenza di microrganismi patogeni nell'acqua, quanto quello di stabilire la sua eventuale contaminazione con materiale fecale. In linea generale si ritiene che l'acqua sia batteriologicamente pura ed esente da pericoli quando la sua flora è limitata a microrganismi ambientali adattati alla vita acquatica. La presenza di germi di origine fecale indica che l'acqua, anche se non contiene agenti patogeni al momento dell'analisi, li potrà contenere in seguito. Nelle acque potabili i CT dovrebbero essere assenti. La naturale presenza di batteri ambientali quali Serratia spp. potrebbe far tollerare per non più del 5% dei campioni esaminati un numero di CT limitato a 5 UFC/100 ml. limentari. Può crescere in presenza di ossigeno tra il 5 e il 10% (aerotollerante). Lasalmonellosi consiste in un’intossicazione alimentare causata da un batterio, il cui contagio può avvenire per contatto con gli escrementi di animali o per l’ingestione di alimenti contaminati, soprattutto uova e carne non cotta adeguatamente. L’infezione in genere colpisce l’intestino, determinando vomito e crampi addominali. Esiste una terapia specifica a base di antibiotici, anche se, in presenza di difese immunitarie sane, il medico potrebbe decidere di lasciare che l’infezione passi da sé, senza ricorrere ad alcuna cura. I sintomi I sintomi della salmonella sono rappresentati soprattutto da diarrea, nausea, vomito, crampi addominali. Il paziente colpito da salmonellosi può presentare anche mal di testa e febbre. Di solito tutte le manifestazioni sintomatologiche appaiono entro 3 giorni dalcontagio e tendono a scomparire da sole nell’arco di 4 o 7 giorni. Ladiagnosi avviene soprattutto attraverso l’analisi di un campione di feci, che può dare risposte più precise sulla presenza della malattia. Le cause Le cause della salmonella vanno rintracciate nel consumo di alimenti che sono stati contaminati dal batterio. I rischi sono rappresentati soprattutto dalla carne cruda, dal pollame e dai frutti di mare. Nel primo e nel secondo caso il contagio può avvenire durante il processo di macellazione, mentre i frutti di mare si infettano se si trovano in acque contaminate. Altri cibi a cui fare attenzione sono le uova crude e la frutta e verdura importate, che possono essere innaffiate con acqua contaminata da salmonella. Alcuni cibi possono essere contaminati, se non si osservano le dovute precauzioni igieniche, come, per esempio, il lavarsi le mani dopo aver usato il bagno. E’ molto importante rispettare l’igiene delle mani per prevenire le infezioni. Ci sono dei fattori di rischio che possono incrementare il pericolo di trasmissione del batterio. Fra questi, dobbiamo citare i viaggi internazionali, specialmente nei Paesi dove la patologia è diffusa a causa di scarse condizioni igieniche. Inoltre alcuni problemi di salute o farmaci possono essere in grado di abbassare le difese immunitarie e favorire il contagio: le malattie infiammatorie intestinali, l’uso degli antiacidi e il consumo di antibiotici. Il rischio di contrarre l’infezione aumenta anche per coloro che hanno problemi di salute come l’aids e l’anemia falciforme. Le cure Le cure per la salmonella possono essere anche evitate, se il paziente ha un sistema immunitario sano, in grado di combattere da sé l’infezione. Se la febbre è molto alta, è possibile ricorrere all’utilizzo del paracetamolo, per abbassare la temperatura corporea e trovare sollievo dai crampi intestinali. E’ importante assumere molti liquidi, per evitare la disidratazione. Inoltre il medico può prescrivere degliantidiarroici o gli antibiotici. Questi ultimi vengono utilizzati soprattutto nei casi più gravi. Oceania, Africa subsahariana, Caucaso, Asia centrale Questi sono, in assoluto, i quattro Paesi del mondo dove c’è meno disponibilità di acqua potabile. La zona dove questo problema si manifesta nel modo più grave è l’Oceania: qui poco meno del 40% della popolazione totale ha accesso a una fonte d’acqua potabile sicura. Le condizioni dell’Africa subsahariana sono solo leggermente migliori, con meno del 50% della popolazione totale che ha accesso a una fonte di acqua potabile sicura. Percentuale poco inferiore al 70% per Caucaso e Asia centrale. Le conseguenze della mancanza di acqua potabile La terra è la prima a risentirne: mancanza di acqua potabile significa anche suolo arido e improduttivo, dove l’agricoltura diventa impraticabile. E, soprattutto, a risentirne è la salute delle persone che vivono in queste zone: procurarsi acqua da fonti non sicure aumenta il rischio di contrarre una di quelle che vengono chiamatemalattie della povertà. Nei casi in cui l’acqua potabile c’è, spesso si trova molto lontana dai centri abitati. Per procurarsela bisogna affrontare un lungo cammino, anche di 4-5 ore al giorno. Un compito che di solito spetta alle donne e alle ragazze.