Occhio al video in Rete Internet ora è come la tv

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n°1/2. 25 gennaio 2010
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Le norme. Scontro sullʼequiparazione Web-emittenti
Occhio al video in Rete
Internet ora è come la tv
Contenuti audiovisivi, si prefigurano nuove regole con il decreto Romani
«Rientrano nella definizione di
servizio media audiovisivo i servizi,
anche veicolati mediante siti internet, che comportano la fornitura o
la messa a disposizione di immagini
animate, sonore o non, nei quali il
contenuto audiovisivo non abbia carattere meramente incidentale»: ecco
la frase, estrapolata dal decreto legislativo con cui il governo ha recepito
la direttiva europea Televisione senza frontiere, che ha acceso le micce
nel Web e nel mondo dellʼaudiovisivo italiano. Internet diventerà una
grande tv? I siti che diffondono video
dovranno rispondere alle stesse norme di un emittente? Tutto nasce dal
cosiddetto “decreto Romani” invia
Rete in subbuglio e contestazioni
alle nuove norme per Internet. Anche
perché, secondo lo schema del decreto, viene garantito al governo la discrezionalità in materia autorizzativa
alle trasmissioni continua in diretta o
live streaming su Internet. “Giro di
vite allarmante per la trasmissione
di servizi audiovisivi su Internet” è
la definizione data dallʼopposizione
scesa in trincea contro lo schema di
decreto legislativo del governo.
“A fronte di una legge delega di
11 righe - lʼaccusa di Paolo Gentiloni, ex ministro alle Comunicazioni
e responsabile comunicazioni del
Pd - il provvedimento contiene, in
una ventina di articoli e 40 pagine,
una riforma radicale delle norme
italiane su tv e Internet”. In pratica
“i siti dei grandi quotidiani o le web
tv - spiega Gentiloni - devono chiedere lʼautorizzazione al ministero e
rispondere agli obblighi di rettifica
e alle norme sul diritto dʼautore”.
Anche dalle aziende si registra “una
certa preoccupazione” come dichiara
Marco Pancini, consulente di Google, mentre dallʼAiip (associazione
Internet provider) si fa notare che “è
come se si assegnasse alla società
che gestisce la manutenzione della
autostrade - il presidente Aiip Dario
Denni - la responsabilità per quello
che fanno gli automobilisti”.
Patrizia Licata
SENTIERIdelVIDEO
L’era della convergenza
L’ERA DELLA CONVERGENZA
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Polemica
Il viceministro
allʼopposizione:
siamo in linea
con le richieste Ue
di approvazione (entro il 27 gennaio)
dalle commissioni parlamentari con
un parere non necessariamente vincolante. Decreto che non parla solo
delle nuove norme per Internet, ma
prevede anche meno pubblicità per
i canali satellitari e a pagamento, la
riduzione del tetto antitrust del 20%
stabilito dalla Gasparri dei canali pay
e di quelli che ripetono programmi,
la cancellazione delle regole che sostengono le produzioni indispendenti
di fiction e cinema.
Con il nuovo decreto si prevedono
le stesse limitazioni e controlli che
vengono applicati ai programmi televisivi, varranno in futuro anche per
il protocollo Internet. Se approvato
senza modifiche, il decreto sancirà
come “media audiovisivo” (dunque
assoggettabile alle regole tv) i siti
e le piattaforme web che fanno un
uso “non incidentale” di immagini
video.
Secondo lʼopposizione tutto il
provvedimento risente di un “eccesso di delega”. Una contestazione subito rimandata al mittente dal
viceministro alle Comunicazioni.
“Nessun eccesso di delega. È la
stessa direttiva comunitaria - dice
Paolo Romani - a definire un servizio di media televisivo quale un
servizio la cui finalità principale è
la fornitura di programmi al fine di
informare, intrattenere o istruire il
grande pubblico attraverso reti di
comunicazione elettroniche”.
La presidenza spagnola: serve nuovo sistema di licenze
Musica, un’unica agenzia Ue?
Copyright e pirateria online in cima
all’agenda 2010 della presidenza
spagnola Ue che punta a creare
un sistema di licenze pan-europeo
o multi-territoriale per la musica
(ma anche i film) online. L’introduzione del sistema è al vaglio
della Commissione da quando
Viviane Reding è stata nominata
commissario Ue per l’Information
society nel 2004, ma la proposta
è sempre stata molto controversa.
I diritti d’autore della musica in
Europa sono gestiti dalle cosiddette società di collecting, che
raccolgono le royalties ogni volta
che la musica viene suonata dal
vivo o trasmessa sui media, incluso
Internet. Finora queste società
hanno gestito i diritti d’autore a
livello nazionale, ma poiché il peso
di Internet nella trasmissione e fruizione della musica sta diventando
sempre più importante, secondo
la Commissione occorre creare un
modello di business unico per il
mercato europeo. Contrari società
di collecting e associazioni dei
broadcaster. “Le attuali norme del
copyright non costituiscono una
barriera alla distribuzione dei media
audio-visivi”, dice Ross Biggam
della Association of commercial
television (Act) di Bruxelles.
VIDEO
SU INTERNET
Secondo
la direttiva
vengono
date nuove
definizioni dei
media audiovisivi
Download e cd
conto alla rovescia
per il grande sorpasso
Secondo Forrester
avverrà nel 2012
Ma la pubblicità
è sufficiente a ripagare
gli investimenti in Dtt?
Il passaggio alle nuove tecnologie
fra le righe dei bilanci aziendali
S
egnalo allʼattenzione degli appassionati la
delibera 665/09/Cons del 26 novembre 2009
dellʼAutorità per le garanzie nelle comunicazioni,
che chiunque può visionare allʼindirizzo http://
www.agcom.it/default.aspx?message=viewdocument
&DocID=3569. La delibera riguarda i diritti sportivi,
ma nella narrativa sono contenute alcune interessanti
tabelle; in particolare la n. 2 e la n. 3.
La n. 2 riguarda i ricavi del digitale terrestre, quantificati nel 2008 in 232 milioni di euro: 22 di pubblicità,
210 di pay-tv.
La n. 3 espone invece i ricavi della televisione digitale satellitare: 2.646 milioni di euro, di cui 239 di
pubblicità e 2.407 di pagamenti dei clienti (pay-tv).
Tagliando le cose con lʼaccetta, questʼultima tabella
ci dice i ricavi di Sky, mentre la precedente i ricavi del
digitale terrestre: Rai, Mediaset, Dahlia tv e altre presenze, tenendo sempre conto che la Rai non partecipa
alle offerte a pagamento e quindi non è presente nella
voce più consistente di finanziamento, cioè i 210 milioni
di pagamenti dei clienti.
Alcuni modesti ragionamenti:
a) il digitale satellitare valeva nel 2008 più di dieci
volte il digitale terrestre.
b) Quanto ricavano Rai e Mediaset dal digitale
terrestre? Per la parte dei ricavi che provengono
dalle offerte dei clienti, Mediaset ne incassa 199 e
Telecom Italia Media 11. Poi ci sono i ricavi da pubblicità, solo 22 milioni di Euro. A spanne direi che
Mediaset ne incassa la metà, la Rai un terzo e tutti gli
altri il rimanente, cioè un sesto. Se questa valutazione
è corretta, la Rai incassa circa 7,3 milioni di euro dal
digitale terrestre.
c) Se le valutazioni dei punti precedenti sono plausibili, i ricavi della tv digitale in Italia sarebbero: Sky
2.640 milioni, Mediaset 210, Rai 7.3, tutti gli altri 15.
A cui vanno aggiunti i diritti riconosciuti da Sky a Rai
e Mediaset per la ritrasmissione dei loro canali sul
satellite. Cifre che testimoniano un forte spostamento
nei rapporti di forza fra i tre gruppi di testa, e anche
fra loro e tutti gli altri.
d) tutta lʼoperazione Digitale terrestre porterebbe nelle casse della Rai, a fronte di un investimento
così consistente, meno di 8 milioni di euro di ricavi
aggiuntivi.
Certo i ricavi pubblicitari 2009 saranno più consistenti perché lʼarea di copertura del digitale terrestre
è molto aumentata: ma sono veramente nuovi ricavi, o
partite di giro a fronte di un disinvestimento sugli stessi
canali trasmessi in analogico? Qui è il punto.
Di ENRICO MENDUNI
Professore di Media e Comunicazione
all’Università Roma Tre di Roma
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