Definizione 1. Si dice pentagonale, e si indica con N5 , un reticolo ordinato (R, ≤), dove R = {b 0, a, b, c, b 1} e “ ≤ ” si definisce semplicemente con la condizione b ≤ c (questa condizione è sufficiente a descrivere il reticolo perchè la relazione è d’ordine e quindi riflessiva e inoltre si è già visto che b 0 è il più piccolo elemento di R, b 1 è il più grande elemento di R). Il diagramma di Hasse di N5 è: b 1 • l ll c • a • S •b S , S , S•, b 0 Si osserva che a ha due complementi che sono b e c. Pertanto il reticolo non può essere distributivo (cf. Proposizione 4). Ad ulteriore conferma: b ∨ (a ∧ c) = b ∨ b 1=b 1 (b ∨ a) ∧ (b ∨ c) = b 1 ∧ c = c. Definizione 2. Si dice trirettangolo, e si indica con M3 , un reticolo ordinato (R, ≤), dove R = {b 0, a, b, c, b 1}, senza ulteriori condizioni su “ ≤ ”. Il diagramma di Hasse del reticolo trirettangolo è il seguente: b 1 • S S S a • • b S• S S S S• c b 0 Si osservi che a ha due complementi, ovvero b e c; b ha due complementi, ovvero a e c; c ha due complementi, ovvero a e d. Quindi, come nel caso di N5 , il reticolo non può essere distributivo: e infatti si ha: a ∧ (b ∨ c) = a ∧ b 1=a (a ∧ b) ∨ (a ∧ c) = b 0∨b 0=b 0. Nota Bene Se si deve provare che un reticolo finito è distributivo e non lo si può fare con tre generici suoi elementi, non è consigliabile verificare tutti i possibili casi. Infatti c’è il seguente criterio. Teorema 1. Un reticolo finito (R, ∧, ∨) è distributivo se e soltanto se non ammette sottoreticoli di tipo N5 o M3 . Osservazione 1. Per vedere se un tale sottoreticolo esiste, si utilizzano i diagrammi di Hasse, come nei seguenti esempi. 1 2 Esempio 1. Il reticolo rappresentato dal seguente diagramma di Hasse, non è distribu• tivo: h @ @ @ @ @• e• @ @ @• c• b • f• g d a• Infatti {b, d, c, e, f } formano un sottoreticolo di tipo N5 . Esempio 2. Analogo discorso vale per il reticolo individuato dal diagramma di Hasse: •f d %e ee• % e % e• b % • c l • l l l l• a poichè {a, c, d, e, f } formano un sottoreticolo di tipo N5 . Esempio 3. Il reticolo il cui diagramma di Hasse è: •g f Q Q • • e Q• d QQ Q• c • b • a non è distributivo, in quanto {c, d, e, f, g} è un sottoreticolo di tipo M3 . Esercizio 1. Nell’esempio precedente {a, b, c, f, g} non forma un sottoreticolo: perchè? Definizione 3. Si dice che un anello (A, +, ·) è di Boole se ∀a ∈ A a2 = a Proposizione 1. Sia (A, +, ·) un anello di Boole. Allora 1) ∀a ∈ A 2a = a + a = 0 2) ∀a, b ∈ A ab = ba ovvero (A, +, ·) è commutativo. Dimostrazione. Sia a ∈ A, allora a + a = (a + a)2 = a2 + a2 + a2 + a2 = a + a + a + a. Per le leggi di cancellazione nel gruppo (A, +), a + a = 0, per cui 1) è provata. Si osservi che 1) implica che ∀a ∈ A − a = a. Per dimostrare 2) si procede in modo analogo: siano a, b ∈ A, allora a + b = (a + b)2 = a2 + ab + ba + b2 = a + ab + ba + b. Ancora per le leggi di cancellazione nel gruppo (A, +), ab + ba = 0, per cui, usando 1), ab = −ba = ba. 3 Esempio 4. È facile osservare che (Z2 , +, ·) è anello di Boole. Osservazione 2. Siano (A1 , +, ·), . . . , (An , +, ·) anelli e sia A = A1 × · · · × An . Si può munire A della struttura di anello ponendo ∀(a1 , . . . , an ), (b1 , . . . , bn ) ∈ A (a1 , . . . , an ) + (b1 , . . . , bn ) = (a1 + b1 , . . . , an + bn ) (a1 , . . . , an ) · (b1 , . . . , bn ) = (a1 · b1 , . . . , an · bn ). n n In particolare, se (B, +, ·) è un anello, si può considerare l’anello (B , +, ·), dove B = B × · · · × B. Esempio 5. È facile osservare che se (B, +, ·) è un anello di Boole, allora anche l’anello n ∗ n (B , +, ·) definito nell’Osservazione 2 è di Boole. Quindi per ogni n ∈ N , (Z2 , +, ·) è un anello di Boole. Teorema 2. Sia (A, +, ·) un anello di Boole. Posto ∀a, b ∈ A a ∧ b = a · b, a ∨ b = a + b + a · b, si ottiene un reticolo di Boole (A, ∧, ∨). Viceversa se (R, ∧, ∨) è un reticolo di Boole, allora le due leggi di composizione ”+” e ”·” cosı̀ definite: ∀x, y ∈ R x + y = (x ∧ y 0 ) ∨ (x0 ∧ y) x·y =x∧y conferiscono a R la struttura di anello di Boole. Esempio 6. Dato X insieme, (P(X), ∩, ∪) è un reticolo di Boole. Allora, come suggerisce il Teorema 2, si pone per ogni A, B ∈ P(X) A + B = (A ∩ {X (B)) ∪ ({X (A) ∩ B) = (A \ B) ∪ (B \ A) = A∆B che si chiama anche differenza simmetrica di A e B, A · B = A ∩ B. Quindi (P(X), ∆, ·) è un anello di Boole. Definizione 4. Si dice che due anelli (A1 , +, ·) e (B, +.·) sono isomorfi se esiste un’applicazione bigettiva f : A → B tale che: • ∀a, a0 ∈ A f (a + a0 ) = f (a) + f (a0 ) • ∀a, a0 ∈ A f (a · a0 ) = f (a) · f (a0 ) • f (1A ) = 1B . In tal caso f si dice isomorfismo di anelli. Osservazione 3. Si può provare che per un isomorfismo di anelli risulta f (0A ) = 0B . ∗ Teorema 3. Sia (A, +, ·) anello di Boole finito. Allora esiste n ∈ N tale che (A, +, ·) n sia isomorfo all’anello di Boole (Z2 , +, ·). ∗ Osservazione 4. Sia (A, +, ·) anello di Boole finito. Allora esiste n ∈ N tale che |A| = 2n . In altri termini un anello di Boole finito ha cardinalità uguale ad una potenza di 2. Quindi se un anello ha cardinalità diversa da una potenza di 2, sicuramente non è di Boole. Inoltre, dal Teorema 2 si sa che ogni reticolo di Boole si può riguardare come un anello di Boole e dunque un reticolo di Boole finito ha cardinalità uguale ad una potenza di 2. In conclusione: se un reticolo non ha cardinalità uguale ad una potenza di 2 non è di Boole, ma attenzione: non è vero che se un reticolo ha cardinalità uguale ad una potenza di 2 allora è un reticolo di Boole (vedi Es.1)!