All’opera «La rondine» di Puccini, un capolavoro autunnale di Michele Girardi N egletta sino a pochi anni or sono, La rondine occupa Sonzogno, che aveva acquistato i diritti mondiali della partituda una quindicina d’anni un posto stabile nel reperra, lasciando alla Universal i paesi di lingua tedesca: a tutt’oggi è torio. L’ascolto in teatro, l’esame della partitura e della l’unico titolo operistico pucciniano che non sia edito da Ricordrammaturgia le rendono pienamente ragione: si tratta di una di. Il successo fu pieno, sia di pubblico che di critica. Giannotto delle poche commedie liriche autentiche dell’ultima stagione Bastianelli, critico di vaglia, oltre che compositore giustamendel melodramma, ma anche di qualcosa di artisticamente più te obliato, salutò l’opera, sulle pagine della «Nazione», come un intrigante. Un’opera riuscita a dispetto delle difficili circostanritorno alle origini di un «buon toscano, che ha l’aria di sfamarsi ze in cui nacque. Nell’ottobre del 1913 Puccini non aveva dato seguito a un’offerta di Eibenschütz e Berté, direttori del Karl-Theater di Vienna, che gli proponevano un ingaggio dietro il lauto compenso di 200.000 corone. I due impresari volevano un’operetta alla Lehár, coi numeri musicali intercalati a dialoghi parlati, genere sgradito al compositore che confidò all’amico Angelo Eisner, garante dell’operazione, che mai e poi mai avrebbe scritto un’operetta, semmai un’opera comica che facesse concorrenza al Rosenkavalier dell’ammirato rivale, Richard Strauss. Sennonché dopo la morte di Giulio Ricordi (1912) i rapporti di Puccini con Tito, che aveva sostituito il padre alla testa della ditta, si erano a un tratto di cibi paesani, stufatini, stracotti, ecc., dopo essersi inaspriti, e più volte il musicista ritenne di essere stato ingiustaguastato lo stomaco con dei cibi esotici ed artefatti». mente trascurato dal suo editore. Forse per dimostrare la proA parte il paragone culinario di dubbio gusto, Bastianelli avepria autonomia, egli riprese le trattative per La rondine all’iniva torto marcio. La rondine è uno dei lavori più raffinati e comzio del 1914. Per cautelarsi fece inserire nel contratto una clauplessi di Puccini – la partitura fu terminata mentre la maggior sola che sottometteva la sua partecipazione al gradimento del parte del Tabarro, espressione fra le più sofisticate della sua matesto. Scartò il progetto originale: «È la solita operetta scipita e turità, era già stata scritta, né mai prima di quel momento il tobanale» scrisse a Giuseppe Adami, e lo incaricò di adattare alscano aveva diviso la sua attenzione fra due opere, segno che le sue esigenze la nuova proposta giunta nel frattempo da Vienerano entrambe frutto di un unico impulso. Il gioco di riferina, uno scenario tedesco di Willner e Reichert. menti, sia musicali sia drammatici, a noti capolavori dimostraIntanto era scoppiato il primo conflitto mondiale. Puccini si no come Puccini, dopo La fanciulla del West, nutrisse una credefiniva «germanofilo», ma assunse una posizione di neutraliscente sfiducia nei confronti dell’espressione naturalistica degli tà. Non gli piaceva che la guerra «spargesse i suoi strazi nel mon«affetti», in linea con la sensibilità europea del primo Novecendo», e inoltre temeva il boicottaggio delle sue opere in Austria e to. Si consideri innanzitutto la trama. Con giusta prudenza il in Germania, terre assai redditizie per il botteghino, contro cui compositore aveva temuto, nel musicare La bohème, il confronto l’Italia era scesa in campo. Causa le vicissicon La traviata. Ora accettava senza pautudini belliche La rondine, pronta sin dalra una storia che nei suoi cardini era una la pasqua del 1916, dovette attendere il 27 sorta di parafrasi in chiave sentimentaVenezia – Teatro La Fenice marzo del 1917 per essere messa in scena 26, 29, 31 gennaio, 5 febbraio, ore 19.00 le della tragica vicenda di Violetta Valéry. Mag­da de Civry (la «rondine») vive a Parial Teatro dell’Opera di Monte Carlo. Del27 gennaio, ore 15.30 la prima monegasca si occupò Lorenzo 30 gennaio, 3 febbraio, ore 17.00 gi mantenuta dal ricco banchiere Rambal- 22 All’opera do, tuttavia rincorre il romantico sogno di un amore vero. Crede di trovarlo nel giovane provinciale Ruggero Lastouc, lo segue al Bal Bullier e poi in una casa nei dintorni di Nizza, fuori dal mondo. Ma l’estasi d’amorosi sensi cessa di fronte alla prospettiva di essere accolta dalla famiglia di lui come una figlia: per aver taciuto il suo scabroso passato all’amante, preferisce tornare dal suo protettore. La morale ha un pizzico d’amarezza, e prende più forza proprio per la relazione col capolavoro di Verdi: l’amore vero è solo una chimera per i puri di cuore, e quasi per prassi conduce alla morte. Magda non si è riscattata come Violetta – né lo desidera –, e per lei il sacrificio sarebbe proprio cominciare una vita «fra piccole rinuncie e nostalgie, / con la visione di una casa onesta / che chiuda l’amor vostro in una tomba», come dice il poeta Prunier nel finale onde persuaderla evocata anche dalla serva che si reca al ballo indossando gli abiti sottratti alla padrona, come fa Lisette, cameriera ma anche «compagna» della protagonista. Slancio melodico e tenerezza animano anche l’atto conclusivo, e in particolare l’aria «Dimmi che vuoi seguirmi alla mia casa», in cui il tenore canta alla sua amante le gioie di un focolare benedetto. Ma Puccini sembra respingere i buoni sentimenti, in nome di un amaro disincanto. Egli prende ironicamente le distanze anche dai valori decadenti incarnati dal poeta Prunier, brillante protagonista nel salotto di Magda dell’atto primo, affabulatore squisito e mago dilettante. Nelle sue espressioni estetizzanti non è difficile cogliere la caricatura di D’Annunzio, «Vate d’Italia», così come Prunier è «Gloria della Nazione». Egli «porge la sua gloria» a Magda dopo aver sospirato «O creatura», lemma dannunziano, sugli accordi arpeggiati dal pianoforte. Persegue l’ideale della femme fatale, ma gli basta l’amore della graziosissima Lisette, che invano cercherà di rendere degna di lui, lanciandola nel mondo dello spettacolo. L’ironia si manifesta anche nella citazione: quando Prunier nomina Salomé fra le donne affascinanti dell’antichità un guizzo del corno inglese fa udire il tema di Richard Strauss – ma Puccini intanto non stava risparmiando sberleffi intrisi di nostalgia neanche a se stesso, come prova l’autocitazione dell’aria di Mimì affidata al venditore di canzonette nel La rondine nell’allestimento di Lotfi Mansouri per il Lincoln Center State Theatre di New York (1993) Tabarro. «Torna al nido la rondine e cinguetta», dunque a tornare a Parigi. Era stato lui, del resto, a predirle il destino sin non muore: con questi versi tratti dal finale della Bohème (riferidall’inizio: «Forse, come la rondine, / migrerete oltre il mare», mento intertestuale ch’è quasi un manifesto di poetica), Puccisulla stessa musica incantata da cui si dipanerà il duetto d’amoni dedicò lo spartito della sua commedia lirica a Toscanini nel re al tavolo di Bullier, ed è indizio che lei si prefigga di vivere un 1921. Magda de Civry cerca il pretesto per incontrare l’amore sogno, e non la realtà. L’istinto spinge la rondine verso il nido, vero, ma in realtà non fa che rivivere piacevolmente una scape la protagonista congederà Ruggero, sia pure con un velo di patella da adolescente fin nel minimo dettaglio, tanto che l’atto rimpianto: «Tu ritorni alla casa tua serena ... / io riprendo il mio secondo non è che la messa in scena di quel che aveva descritto volo e la mia pena ...». nel suo salotto, intonando «Ore dolci e divine», un puro scorcio Anche se non doveva cantare l’amore eterno, Puccini liberò metateatrale, dunque. Posta di fronte alla realtà nell’atto terzo, come di consueto la sua fluente ispirazione melodica. «Chi il bel Magda rinuncia a invischiarsi in un mondo di banalità coniusogno di Doretta», «Ore dolci e divine», sono pagine della sua gali: tramite lei è Puccini che rinuncia al passato (quasi echegvena più tipica, così come l’incontro nell’atto secondo fra Magiato dal tocco di campane che rintoccano alla fine dell’opera, gda e Ruggero e soprattutto il brindisi. Specialmente nel ritmo ben più lucchesi che francesi), per affrontare un presente che gli egli trovò la tinta sonora per dipingere il mondo fatuo che cirprospetta ben altre avventure. La sua sofferta maturità avrebbe conda i protagonisti, e la loro joie de vivre. Balli di moda, come onetrovato esiti straordinari nel Trittico e in Turandot: scritta nell’austep, tango, slow-fox, ma soprattutto il valzer. Il ritmo della danra dei capolavori conclusivi, La rondine, con la sua musica brilza più sensuale è onnipresente, e nel momento della seduzione lante, ironica, spruzzata di cinismo, è una preziosa gemma che trova un esito di travolgente vitalità che coinvolge tutta la sabrilla di luce propria. la. Difficile non scorgere in questa centralità del valzer, simbolo dell’ebbrezza amorosa, un garbato riferimento alla festa della Fledermaus – l’opera buffa di Johann Strauss viene del resto 23 All’opera Un manga per «Iris» A Trieste l’opera di Mascagni secondo Federico Tiezzi F ederico Tiezzi ha recentmente firmato un del fianco, per cui hanno sempre una posa allestimento dell’Iris di Pietro Mascagni leggermente eroica. Da quel momento in particolarmente applaudito e apprezzato. poi attacca il grande manga, che è evocato Trieste – Teatro Verdi Gli chiediamo quali sono gli elementi principali di 12, 13, 14, 19, 20 febbraio, ore 20.30 anche da una serie di proiezioni. 16, 17 febbraio, ore 17.00 quest’opera e del suo spettacolo. Passando al secondo atto, il bordello l’ho Quando ci si avvicina a Iris si ha l’imprescollocato in un bar di lap-dance, con il cosione di qualcosa di fangoso. La partitura è bella, soprattutro vestito con i costumi di Arancia meccanica. L’ultima parte into certe parti mi sembrano molto ben scritte. Mascagni avefine, che nel libretto si svolge in una discarica, si potrebbe deva una grande capacità di scrittura e certamente Iris e Cavallefinire una fantasia beckettiana. E proprio per questo l’ho imria rusticana sono le sue opere più riuscite. Parlando di Iris, almersa in quello che è il luogo per antonomasia dell’assenza, e l’inizio di ogni atto ci sono didascalie lunghissime, che fancioè nel buio. In questo modo credo sia nata una scena inteno parte dell’ambiente verista. Ma queste indicazioni permetressante, perché sembra proprio Beckett… tono una libertà, nel lavoro, molto più grande che in altri caNella mia vita quest’Iris mi perseguita: mi fu chiesto di allesi, quando ci sono solamente degli accenni, come per esempio in Verdi. Una delle caratteristiche di questa partitura un po’ fangosa, non in senso dispregiativo, ma in senso musicale, è una teatralità di suoni molto piena, basti pensare all’Inno al sole. E comunque il racconto si svolge in maniera molto precisa, tanto da far pensare a un manga, che è poi la chiave di lettura che ho scelto per l’opera. Se dovessi riassumere in poche parole Iris, direi che è la storia di una bambina con il babbo cieco che viene rapita da un cattivo signore che la mette in un bordello a Tokyo. Ma queScene da Iris sto sembra un pezzetto di Kill Bill di Quentin Tarantino! D’altro canto l’idea del Giappone che si ritrova in Iris è meno approfondita di quella, per stirla al Teatro dell’Opera di Roma nel 1996, ma allora l’ascolesempio, di Madama Butterfly di Puccini, dove il Giappone ditai e non riuscii a ricavarci niente. Poi il festival mascagnaventa scala esatonale e la musica si riempie di suoni prodotno ha così insistito che mi sono ritrovato una seconda volti da strumenti orientali, per cui il racconto è sorretto anta questa Iris letteralmente fra i piedi: camminavo e stache dall’immaginario musicale. In Iris questo va sempre lì. Allora mi sono buttato e ho finalnon accade. Per cui sembra una vicenda che mente ideato lo spettacolo, e alla fine mi è si svolge nella Roma umbertina – oppupiaciuto tantissimo farlo, è stato un granre, meglio ancora, nella Livorno umde divertimento. Per esempio, duranbertina – e che parla di giapponesi. te l’ultimo Inno al sole, in cui patetiE proprio per questa «livornesità», camente faccio addirittura rivoltail primo Inno al Sole nella mia tere il palcoscenico, con lei vista dalsta l’ho ambientato nel porto dell’alto con il suo mantello viola cola rossa Livorno, quindi in mezme se fosse un’Iris delle campazo ai «camalli», con il loro elgne del Chianti, ho fatto apparimetto e la loro tuta blu da opere improvvisamente due toporai. Ma in fondo potrebbe eslini vestiti alla marinara. In quesere ogni città che lavora. Tutti sto modo ho cercato di alleggeprendono una serie di posizioni rire l’opera, che effettivamente che sono quelle dei grandi quadri ha una storia un po’ stravagante. del realismo socialista, quelle poE mi sembra che questo tentativo sizioni in cui gli esseri umani hanno di alleggerirla abbia funzionato abtutto il corpo all’indietro e sporgono bastanza bene. (l.m.) in avanti solo con il viso o con una parte 24 All’opera Per i 125 anni dalla morte del Genio di Bayreuth Il ricco programma dell’Associazione Richard Wagner I d di na na sce d el Una fil m . 125 anni dalla morte di Richard Wagner costituiscono il tazione, in collaborazione con il Centro Europeo di Studi e leit motiv della nutrita serie di iniziative promosse e orRicerche «Richard Wagner», del volume Toscanini, direttore waganizzate dall’Associazione veneziana che si gneriano di Guglielmo Barblan (arricchito da un’inrichiama al nome del Genio di Bayreuth e troduzione di Giuseppe Pugliese) – si trova che è presieduta da Giuseppe Pugliese, la proiezione di due lungometraggi al Cinoto critico e studioso wagneriano, nema MPX di Padova: il primo è il che decise di fondarla nel 1992 (cfr. Parsifal filmato da Hans Jürgen Sybox qui sotto). Le manifestazioberberg, opera monumentale del ni per l’anno 2008 – organizza1982, mentre il secondo, previte in collaborazione con il Casto per il mese di maggio, è lo sinò di Venezia, che da temstraordinario film muto Ripo sostiene le attività dell’Aschard Wagner di Carl Frölich sociazione – prevedono mo(1913). Le musiche che acmenti concertistici di rilievo, compagneranno queste imcome l’«Omaggio a Richard magini sono di Giuseppe Wagner» del 13 febbraio, e Becce e di Helmut Imig, e sapoco dopo, in occasione della ranno interpretate dall’ OrchePasqua, lo Stabat Mater di Pergostra di Padova e del Veneto, dia n Pa a lesi curato dai borsisti dell’Associaretta dallo stesso Imig. c o r si al l f al zione presso il bellissimo salone delLa ricorrenza dei 125 anni è spunto , o di H s ot t ; le feste di Ca’ Vendramin Calergi (dove per un’annata particolarmente densa di 2 a n s Jü 8 r g e n S y b e r b e r g , 19 in aprile sarà ospitato anche un altro graneventi, tra cui si citano qui almeno l’Incontro de concerto incentrato su «Wagner e Venezia». Ma Musicale con i borsisti di Bayreuth 2008 e soprattuti momenti musicali dell’inverno veneziano si alternano ad alto le Giornate Wagneriane, dedicate al tema «Morte a Venetri di grande interesse culturale. Tra questi – oltre alla presenzia». Ma di questo ritorneremo a parlare in futuro. (l.m.) L’Associazione Richard Wagner di Venezia, la prima a costituirsi in Italia, venne fondata il 13 febbraio 1992 da Giuseppe Pugliese, musicologo e studioso wagneriano, su invito del presidente delle Associazioni internazionali «Richard Wagner International», Joseph Lienhart, e per desiderio di Wolfgang Wagner, nipote di Richard e direttore responsabile dei Bayreuther Festspiele. Soci fondatori della A.R.W.V. sono il Comune di Venezia, la Fondazione Teatro La Fenice, la Fondazione Giorgio Cini, la Fondazione Ugo e Olga Levi, l’Ateneo Veneto, il Conservatorio Benedetto Marcello, l’Associazione Culturale Italo-Tedesca e l’Associazione Amici della Fenice. Nel 1995 l’A.R.W.V. ha presentato il suo progetto «Venezia per Wagner», al cui centro figura un museo permanente dedicato al grande compositore, con il contributo di tutte le 150 associazioni wagneriane nel mondo, e dei molti privati disposti a donare o affidare in comodato libri, quadri, stampe, autografi, spartiti, partiture, mobili ecc. Il progetto comprende inoltre concerti, conferenze, mostre, incontri a Ca’ Vendramin-Calergi e il Centro Europeo di Studi e Ricerche «Richard Wagner» (C.E.S.R.R.W.), cui si affiancano ricche e annuali Giornate Wagneriane. Fra le altre molteplici attività, l’Associazione organizza dal 1995 le visite settimanali alla Sala Wagner di Ca’ Vendramin Calergi, dove il compositore spirò, in collaborazione con il Casinò, su prenotazione e con guida in quattro lingue. Oltre a concerti, mostre, pubblicazioni, tavole rotonde e conferenze allo scopo di approfondire e diffondere la conoscenza e lo studio dell’opera musicale e letteraria di Wagner, obiettivo principale dell’Associazione è promuovere corsi e seminari per preparare e sostenere giovani aspiranti musicisti, interpreti, registi, scenografi, musicologi, operatori e letterati, scegliendo i migliori da inviare quali borsisti ai Bayreuther Festspiele. 25