Giacomo Puccini
Nato a Lucca il 22 dicembre 1858, Giacomo fu il sesto dei nove figli, da molte generazioni i Puccini
erano maestri di cappella del Duomo di Lucca e Giacomo, perduto il padre all'età di cinque anni,
frequentò il conservatorio di Milano dal 1880 al 1883 sotto la guida d'Amilcare Ponchielli.
Fu proprio a Milano che ottenne la fama di "sinfonista" per l'ispirazione wagneriana delle proprie
composizioni, ed ebbe modo grazie all'attività del Teatro alla Scala e delle edizioni musicali
Ricordi, d'intraprendere la carriera di operista. Le prime due opere, "Le Willis" (1884) e "Edgar"
(1889), su libretto di Franco Fontana, non ebbero particolare fortuna.
L’investimento di Ricordi è ripagato solo con “Manon Lescaut “(Torino, 1 febbraio 1893), con la
quale la gerarchia dell’opera italiana viene ridisegnata. Lasciato il librettista Fontana, Puccini, con
Illica e Giacosa, si avvicina per fascino e successo al ben noto dittico Verdi Boito.
Nel 1896 "La Bohème", opera di taglio verista, con personaggi tratti dalla realtà quotidiana è un
esempio di sintesi drammaturgica, strutturata in 4 quadri di fulminea rapidità, fu presentata al
Teatro Regio di Torino con la direzione d'Arturo Toscanini.
Nel 1900 segue "Tosca", melodramma storico a tinte forti, mentre nel 1904 con "Madama
Butterfly"(basata su un dramma di David Belasco) - ancora su libretto di Giuseppe Giacosa - tornò
al personaggio della fanciulla innamorata ed infelice, destinata ad una triste destino a causa della
propria ingenuità, nell'ambientazione esotica del Giappone.
La sua fama era ben salda ormai nell'empireo dei compositori acclamati in tutto il mondo. Con le
opere sopra citate, indimenticabili per qualità melodica, intensità drammatica e preziosismo sonoro,
il compositore arrivò ad essere ben presto ad essere addirittura additato come l'erede di Verdi.
L'opera successiva, "La Fanciulla del West", fu scritta per il Metropolitan di New York, dove venne
rappresentata nel 1910 per la prima volta. Seguirono l'operetta "La rondine" e gli atti unici "Il
tabarro", "Suor Angelica", "Gianni Schicchi", raccolti sotto il titolo di "Trittico" nel 1918 .
Negli ultimi anni di vita, il compositore si dedicò alla "Turandot", rimasta incompiuta per la morte
sopraggiunta nel 1924 a causa di un tumore alla gola, e, in seguito, terminata da Franco Alfano sulla
base degli appunti di Puccini.