i familiari dei pazienti - Associazione per la Ricerca sulla Depressione

I FAMILIARI DEI
PAZIENTI
Bisogni e vissuti
Come essere di
aiuto:
al paziente
a se stessi
Associazione per la Ricerca
sulla Depressione
LA SOFFERENZA E’ UN
FATTO INDIVIDUALE
La sofferenza separa, genera
solitudine, estranea dal mondo e
dagli altri.
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“Ognuno sta solo sul cuor della
terra…ed è subito sera”
(S.Quasimodo)
LA SOFFERENZA NON E’ UN
FATTO SOLO INDIVIDUALE
Quando qualcuno soffre, il suo malessere
riguarda e coinvolge l’intero gruppo.
In una famiglia, quando un suo componente si
ammala, la sua sofferenza agisce come onda d’urto
nel contesto familiare…
La sofferenza di un figlio, di una madre, di un
padre, coinvolge - e sconvolge - l’intero nucleo
familiare
--------------------------------------------------“Nessun uomo è un’isola”
(J. Donne)
NEL MONDO ANIMALE
Prevale l’istinto di sopravvivenza
del gruppo: il membro malato
viene abbandonato a se stesso.
NEL MONDO UMANO
Si richiedono strategie intese a
salvaguardare la sopravvivenza sia
dell’individuo malato, sia del
gruppo.
QUINDI …
Ogni qualvolta ci si trova a doversi
prendere cura di un singolo individuo,
non si può non prendere in
considerazione anche l’impatto che la
sua sofferenza produce all’interno del
suo nucleo familiare.
NEI DISTURBI
DEPRESSIVI E ANSIOSI
Il paziente sperimenta fino in fondo l’angoscia
della solitudine esistenziale, e le persone che gli
stanno intorno, i familiari in primo luogo,
sperimentano angosce altrettanto profonde.
Chi vive a stretto contatto con un depresso o
con un ansioso si trova spesso in difficoltà, non
sa come affrontare la situazione e gli diventa
difficile scegliere il comportamento adatto.
INCONTRI CON I
FAMILIARI
sono uno spazio
di accoglienza
di ascolto
di scambio
di confronto
LE DOMANDE DEI
FAMILIARI
“Come devo comportarmi quando mio figlio chiede di
essere lasciato in pace…e poi non si alza dal letto per
tutto il giorno?”
“Come convincere mia figlia a farsi visitare da uno
psichiatra?”
“Come posso star vicino a mio marito senza stargli
troppo addosso?”
“Come devo fare quando mio marito non vuole
prendere i farmaci?”
“Come posso far capire a mia moglie che ha bisogno
di cure?”
“Come devo comportarmi quando mi fa sentire un
nemico mentre i miei interventi vorrebbero essere di
aiuto?”
“Come far capire a mia moglie che mi sento solo
quanto lei?”
“ Mio figlio può essere pericoloso per se stesso o per
gli altri?”
BISOGNI
Informazione
Condivisione
Sostegno
Sfogo
Sulla patologia
Sulle cause
Sulla sintomatologia
Terapia già in corso
Efficacia dei farmaci
Tempi della terapia
Sulle figure
professionali
impotenza
VISSUTI
esclusione
estraneita’
eccessivo
coinvolgimento
inadeguatezza
colpa
rabbia
OBIETTIVI DEGLI
INTERVENTI
1.
Trasmettere un messaggio chiaro rispetto alla
possibilità di cura.
Fare in modo che la persona malata non sia
colpevolizzata.
Esempi di
Cosa non dire
Cosa dire
Cosa dire
“La depressione è una malattia curabile…
è necessario rivolgersi ad uno specialista.”
“Anche se adesso ti sembra un tunnel senza via di
uscita, il rimedio c’è, con le cure adeguate, si può
uscire da questo stato depressivo.”
“Non puoi puntare sulla volontà per superare questa
fase: è necessario un aiuto esterno che ti metta in
condizioni di recuperare energie vitali.”
“Non devi sentirti in colpa se non riesci a fare
quello che fai di solito: per adesso è così ma tornerai
ad essere quello di prima.”
“E’ solo una situazione transitoria: con cure
adeguate, questa situazione è destinata a migliorare.”
Cosa non dire
“Cerca di tirarti su…in fondo tutti hanno dei
problemi…bisogna rimboccarsi le maniche.”
“Devi sforzarti, devi mettercela tutta, con un po’
di
buona volontà ce la puoi fare.”
“E’ solo pigrizia…in fondo ti fa comodo stare li a
far nulla.”
“Sei tu che non vuoi fare, non vuoi provare, non
vuoi collaborare.”
“Devi farcela da solo…nessuno ti può aiutare.”
“Non c’è bisogno né di medici, né di
medicine…basta un po’ di buona volontà.”
“Sei un egoista, pensi solo a te stesso..non pensi a
noi che stiamo male nel vederti così.”
OBIETTIVI DEGLI
INTERVENTI
2.
Ridefinire il ruolo dei familiari.
Non sostituirsi
ma
Stare a fianco
Non spingere
ma
accompagnare
OBIETTIVI DEGLI
INTERVENTI
Aiutare i familiari a fare i conti con i propri
limiti e le proprie risorse; a rivalutare le
energie spese e quelle ancora a disposizione
Non annullarsi
ma
Recuperare propri
spazi vitali
OBIETTIVI DEGLI
INTERVENTI
Legittimare eventuali vissuti di insofferenza.
CONSIDERAZIONI
CONCLUSIVE
L’esperienza degli incontri con i familiari dei
pazienti ci conferma le due verità antitetiche:
La sofferenza è un fatto strettamente
personale.
La sofferenza non è solo un fatto individuale.
Il comune denominatore è il vissuto di
solitudine, quella del paziente si irradia a cerchi
concentrici provocando analoghi vissuti in coloro
che si trovano nel suo raggio di azione.
CONSIDERAZIONI
CONCLUSIVE
Occorre quindi costruire ponti che consentano
di mettere in contatto tra loro queste
solitudini.
Non esiste un decalogo di comportamenti,
giusti o sbagliati, da mettere in atto nel
confronto con paziente depresso o ansioso.
Ci sembra però di poter rintracciare
nell’empatia il materiale per costruire ponti
tra paziente e familiari.
L’ EMPATIA
la capacità di:
“mettersi nei panni dell’altro, di
guardare con gli occhi dell’altro,
ascoltare con l’orecchio dell’altro e
sentire con il cuore dell’altro.” (A. Adler)
appare come l’unico conduttore di
energia positiva tra i due poli:
Il paziente
I familiari
della sofferenza psichica.