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Ancora una volta assistiamo con grande disagio ad un approccio ed ad una metodologia rispetto alla
“questione forestazione” che non condividiamo. Ancora una volta si ricorre alla logica della contingenza e
della soluzione tampone senza mettere in campo una riforma organica del settore che miri ad una reale
sostenibilità dello stesso non solo in termini economici, unico vero aspetto finora considerato e,
ovviamente, solo declinato in tagli, ma anche in termini di reale programmazione futura basata su una
visione strategica che veda al centro il territorio montano come risorsa sì economica, soprattutto dal punto
di vista del potenziale indotto turistico ed energetico, ma anche e soprattutto come risorsa sociale intesa
come argano propulsivo di benessere collettivo e miglioramento della qualità di vita di ciascuno.
Una corretta valorizzazione del patrimonio forestale, infatti, garantisce una importante risorsa del mercato
economico reale ed occupazionale, non solo degli addetti di categoria ma anche del relativo potenziale
indotto, mentre una corretta tenuta del patrimonio forestale aumenta la qualità di vita assicurando la
disponibilità e la qualità della risorsa idrica, l’immagazzinamento della CO2 , l’assorbimento di gas serra, il
mantenimento della biodiversità e la diminuzione dei fattori di rischio ambientale in termini di salubrità.
Per questi motivi chiediamo in primis che nella approvanda legge finanziaria regionale non venga inserita
alcuna modifica strutturale della L.R. n. 11/96 e che, all’indomani, dell’approvazione della stessa si inizi,
questa volta davvero, l’iter di riforma della legge regionale n. 11/96. Immaginiamo anche che il percorso di
riforma sia condiviso e partecipato e che veda tra i protagonisti, oltre alle OO.SS. e ai rappresentati
datoriali, anche chi da anni lavora in questo settore direttamente sul territorio e che può mettere a frutto
questa conoscenza fornendo un contributo molto prezioso alla discussione. Immaginiamo, quindi, un tavolo
al quale possano sedersi anche gli addetti del settore, sia impiegati che operai, proveniente da ciascun Ente
Delegato. Solo una seria ed approfondita analisi e discussione, infatti, può portare ad un nuovo assetto del
settore che sia facile da attuare perché condiviso e già maturato dai destinatari e che sia basato su una più
corretta e realistica valutazione del fabbisogno finanziario che, di certo, non può essere stimato nei soli 60
milioni di Euro di cui si parla nell’emendamento unico della forestazione a meno di non creare gravi disagi e
conflitti sociali.
È evidente che l’emendamento in questione così come proposto non può e non deve essere approvato. È
necessaria una nuova formulazione che tenga conto anche delle seguenti osservazioni:
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Impegno formale da parte della Regione Campania a reperire ulteriori risorse economiche, oltre
quelle ancora non previste e da stanziare per il Piano AIB, da destinare alle attività delegate di cui
alla L.R. n. 11/96 senza lasciare, così come si è fatto con questo emendamento, tale onere ai soli
bilanci degli EE.DD. che, come è noto, sono quasi tutti in dissesto;
Impegno formale ad effettuare un riparto dei 60 milioni di Euro nonché delle ulteriori risorse
aggiuntive regionali secondo criteri che non tengano conto della sola superficie territoriale di
competenza di ciascun ente ma anche della forza lavoro storica (OTI e OTD) già in forza presso
ciascun E.D..
Impegno formale alla creazione di una sorta di mobilità regionale degli operai (OTI e OTD) qualora
in qualche Ente dovessero verificarsi situazioni di deficit ed in altri di surplus di risorse umane. Il
riparto e la eventuale mobilità tra Enti dovrà avvenire con una regia unica regionale e solo
successivamente si potrà demandare l’organizzazione del lavoro alla contrattazione decentrata. Il
tutto come clausola di garanzia per massimizzare il livello occupazionale di ciascun addetto e
minimizzare le eventuali eccessive sperequazioni che potrebbero verificarsi.
In ragione delle risultanze di una più attenta organizzazione della forza lavoro sull’intero territorio
regionale di cui al precedente punto e delle risultanze di eventuali contrattazioni decentrate, al
fine di dare dignità ai lavoratori a tempo determinato ed evitare eccessive differenze tra le
modalità di gestione di ciascun E.D., il periodo di avvio dei lavoratori a tempo determinato è fissato
per l’anno 2013 entro il 30 giungo, per gli anni successivi a partire da marzo ed entro la fine di
aprile, salvo particolari eccezioni legate a ragioni tecniche oggettive e debitamente giustificate dai
cronoprogrammi dei relativi progetti da realizzare.
L’approvazione dell’emendamento così com’è senza il recepimento di alcuna delle osservazioni sopra
indicate, lasciando il tutto prevalentemente alla contrattazione decentrata, creerebbe una situazione di
grande disagio sociale e di conflitto tra OTI e OTD e operai e chi è chiamato localmente , sia
politicamente che tecnicamente, a gestire le attività delegate.
Spostare semplicemente il problema dal livello regionale a quello di ciascun Ente non vuol dire
risolverlo ma innescare una vera e propria guerra tra poveri….noi non lo permetteremo!
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