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Melodramma in tre atti
Musica: Giuseppe Verdi
Libretto: Antonio Somma
Prima rappresentazione: Roma,Teatro Apollo, 17 febbraio 1859
UN BALLO IN MASCHERA
Oltre al libretto – che nell’edizione della UTET del 1973 contiene anche un’approfondita analisi
dell’opera a cura di Guido Salvetti - vi proponiamo alcune letture di approfondimento che potete
trovare presso la Biblioteca del CRAL:
SULL’OPERA:
SUL COMPOSITORE:
 Aldo Nicastro (a cura di), Guida al teatro d’opera,
 Alain Duault, Verdi. La musica e il dramma, 1995
2011, pagg. 517-520 nuovo acquisto
• Giorgio Pestelli, Gli immortali, 2004, pag. 76
• Alain Duault, Verdi. La musica e il dramma, 1995,
pagg. 67-70
 Mauro Mariani,Giuseppe Verdi, 1994,pagg.109-113
 Michele Porzio (a cura di), Dizionario dell’opera
lirica, 1991, pagg. 325-327
 Mauro Mariani, Giuseppe Verdi, 1994
 Alberto Basso (diretto da), Dizionario
enciclopedico universale della musica e dei
musicisti, Le biografie, vol. VIII, 1988, pagg. 194209
 Claudio Casini, Verdi, 1982
 Gustavo Marchesi, Verdi, 1974
 Claudio Casini, Verdi, 1982, pagg.203-210; 434435
 René Leibowitz, Conoscete Verdi? in Storia
dell’opera, 1966, pagg. 199-233
 Gino Roncaglia, L’ascensione creatrice di Giuseppe
Verdi, 1940, pagg. 269-285
 Carlo Graziani (a cura di) – Giuseppe Verdi.
Autobiografia dalle lettere, 1941
 A. D’Angeli, Giuseppe Verdi, 1924, pagg. 52-53
 Gino Roncaglia, L’ascensione creatrice di Giuseppe
Verdi, 1940
SULLA FONTE DEL LIBRETTO:
 Eugène Scribe, Gustave III Ou le Bal Masqué, Opéra
Historique en Cinq Actes, 2010 nuovo acquisto
 Annibale Alberti (raccolto e annotato da), Verdi
intimo (1861-1886), 1931
 A. D’Angeli, Giuseppe Verdi, 1924
NARRATIVA E DINTORNI:
• Leonetta Bentivoglio (interviste di ), Il mio Verdi. Dodici opere di Verdi raccontate dai più grandi
interpreti del nostro tempo, 2000 nuovo acquisto
 Marcello Conati, Verdi. Interviste e incontri, 2000
nuovo acquisto
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spigolature
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NUOVI ACQUISTI
UN BALLO IN MASCHERA
Aldo Nicastro (a cura di), Guida al teatro d’opera
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Con la selezione di un’ottantina di autori, illustri o meno, questa guida offre uno
stuzzicante florilegio di titoli del teatro d’opera.
Ne sono stati scelti circa 160 e per ciascuno di essi l’obiettivo è stato quello di
esplorare le fonti e le trame di ogni opera, stabilirne il background storico e
il grado di “contemporaneità” nonché esaminare aspetti collaterali, che vanno
da un’ampia rassegna delle voci critiche agli aneddoti, talora divertenti,
in grado di alleggerire il percorso e stimolare la curiosità del lettore.
Ogni scheda è altresì corredata da consigli discografici.
Eugène Scribe, Gustave III Ou Le Bal Masqué, Opéra Historique En
Cinq Actes, 2010
Testo del dramma di Eugène Scribe musicato da Daniel Auber e portato in scena a
Parigi nel 1833. Ad esso si ispirarono Giuseppe Verdi ed il librettista Antonio Somma
per la loro opera, che non poté però essere rappresentata nella sua stesura originale
per problemi di censura. I maggiori elementi del plot restarono comunque nella
versione modificata dell’opera, che divenne Un ballo in maschera.
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NUOVI ACQUISTI
UN BALLO IN MASCHERA
Marcello Conati, Verdi. Interviste e incontri.
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A più di un secolo di distanza dalla scomparsa del grande compositore, conosciamo
assai meglio la sua figura attraverso la sua opera che nel profondo della sua
personalità. "E' molto più facile penetrare nei segreti militari del Pentagono o del
Cremlino, o nella clausura d'un convento di trappisti che nell'animo di Verdi",
ammonisce infatti l'autore facendo proprie le parole di Massimo Mila. Per tentare,
almeno, di violare quei segreti Conati usa soltanto la forza di una documentazione
preziosa, vagliata e documentata, con l'ambizione di accertare obiettive verità
storiche al di là di ogni tendenziosa deformazione, sfatando leggende e luoghi comuni
che troppo a lungo hanno determinato una visione incompleta del nostro autore
melodrammatico.
Leonetta Bentivoglio (interviste di), Il mio Verdi. Dodici opere di Verdi
raccontate dai più grandi interpreti del nostro tempo.
In occasione delle celebrazioni per il centenario della morte di Verdi, Leonetta
Bentivoglio ha incontrato sedici protagonisti della musica e dello spettacolo. A
ciascuno di loro ha chiesto di raccontare la propria opera verdiana d'elezione, la più
amata o comunque quella vissuta come più vicina per sintonie artistiche o per
percorsi soggettivi. Ciascuno degli intervistati delinea le caratteristiche musicali e
drammatiche dell'opera prescelta, ne descrive i personaggi, ne segnala le prospettive
interpretative e i motivi dell'attualità. La successione delle interviste segue l'ordine
cronologico delle opere, di ciascuna delle quali una scheda racconta il libretto, il
debutto, la fortuna, e qualche curiosità sconosciuta ai più. Un ballo in maschera è
raccontato da Luciano Pavarotti.
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SPIGOLATURE
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UN BALLO IN MASCHERA
Problemi con la censura
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Anche nel caso di Un ballo in maschera, come abbiamo già visto per Rigoletto, l’intervento
della censura – prima napoletana e poi romana – costrinse librettista e compositore ad
apportare modifiche all’opera, ispirata al Gustavo III, re di Svezia di Eugène Scribe.
“Non si capisce come Verdi abbia potuto pensare di superare, con un soggetto del genere, gli
attenti e implacabili funzionari borbonici. Infatti il libretto, già pronto a metà ottobre, venne
accettato con molte riserve: bisognava spostare l’azione in un paese nordico che non fosse un
regno […], e inoltre retrodatarla per giustificare la superstizione dell’indovina. Così il
soggetto cominciò a spostarsi di tempo e di luogo: in Pomerania, nel 1200, poi nel 1600,
diventando Una vendetta in domino, libretto firmato da Tommaso Anoni (anagramma di
Antonio Somma).
Sembrava tutto sistemato. […] Ma […], nel frattempo, i funzionari della censura avevano
cambiato opinione forse anche spaventati per l’attentato di Felice Orsini a Napoleone III
(14.1.1858): gli spostamenti di luogo e di tempo non bastavano più, e a qualcuno avevano dato
l’incarico di elaborare un nuovo libretto, intitolato Adelia degli Adimari. […] Il compositore
rifiutò decisamente di adattare la musica al nuovo libretto, e continuò a rifiutare anche
quando l’impresa chiese il risarcimento dei danni; poi si giunse a un compromesso, sanzionato
da un ‘Boccanegra ’ fatto rappresentare in autunno.
Intanto Verdi, rimasto proprietario del libretto della Vendetta in domino, lo propose
all’impresario Vincenzo Jacovacci, gestore del Teatro Apollo di Roma, con la certezza che a
Roma si sarebbe potuto tornare all’ambientazione originale, dato che in quel periodo la
compagnia Dondini stava rappresentando una commedia di Tommaso Gherardi del Testa sul
medesimo soggetto dell’assassinio del re Gustavo di Svezia. Ma se sul teatro di prosa poteva
passare inosservato, con quello musicale l’attenzione della censura era molto più viva, e anche
a Roma il libretto subì qualche ulteriore trasmigrazione: dapprima andò a finire nel Caucaso,
per poi approdare definitivamente in America, nella colonia inglese di Boston, col re di Svezia
trasformato in Riccardo conte di Warwick, epoca la fine del Seicento. In quanto al
librettista, oppose qualche resistenza, poi si adeguò, ma volle che venisse tolto anche il nome
anagrammato.” (1)
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(1) Eduardo Rescigno, Dizionario verdiano, BUR, 2001
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SPIGOLATURE
2/3
UN BALLO IN MASCHERA
Incidente in scena
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Royal Opera House, Covent Garden, Londra, 1954
Tito Gobbi, chiamato d’urgenza a sostituire il baritono titolare del ruolo, indisposto, scoprì
che la versione dell’opera in cui doveva esibirsi era quella originale ambientata nella Svezia
del XVIII secolo [Riccardo = Re Gustavo III, Renato = Conte di Anckerstroem, ndt],
anziché quella della Boston del XVII secolo abitualmente rappresentata.
Gobbi non ne era stato informato e non aveva mai cantato nella versione svedese. Ciò
nonostante l’esibizione, anche se problematica, andò avanti senza intoppi fino all’ultimo
atto, quando Gobbi si accorse di non avere l’arma per assassinare Gustavo III.
Un membro del coro gli lesse nel pensiero e, procuratasi una pistola (presumibilmente da
una delle guardie), la porse a Gobbi, che mormorò: “A che mi serve una pistola?”,
concentrato com’era sul dover usare un pugnale per uccidere il rivale, come previsto nella
versione ambientata a Boston. “Dovete sparargli, adesso!” gli disse il corista. E così il
Conte di Anckerstroem diede a Re Gustavo III il colpo di grazia con l’arma giusta! (2)
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(2) Brano tratto e liberamente tradotto da:
Hugh Vickers, Great Operatic Disasters, Macmillan London Limited, 1979
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SPIGOLATURE
3/3
UN BALLO IN MASCHERA
Da un’intervista a Luciano Pavarotti
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Un ballo in maschera “è l’opera più completa per il tenore: ne esalta la duttilità, la
dolcezza, la potenza. C’è il piano, il forte, il legato, l’agilità… Il gran duetto d’amore del
secondo atto, poi, è incredibile. L’unico, secondo me, che gli stia alla pari come intensità è
quello di Tristano e Isotta. […] Quanto a passione diretta, immediata, non conosco niente
nell’opera italiana che eguagli questo Ballo. Termina con un Do acuto. Di solito, quando sto
per avvicinarmi a un Do, non riesco quasi a pensare ad altro, ma lì la musica è talmente
sensuale e emozionante che mi lascio trasportare e mi dimentico dell’acuto finchè non sto
per cantarlo. Forse Verdi ci aveva pensato, perché al tenore e al soprano dà alcuni secondi
in cui riprendersi, prima di spedirli verso quel finale. […]
Un ballo in maschera ha una romanza tra le più difficili mai composte per tenore: Forse la
soglia attinse. Per la voce è una tessitura sul registro di passaggio tecnicamente tremenda.
E non ha neanche il vantaggio di tirar giù il teatro con gli applausi. Invece Renato canta Eri
tu, una delle più belle romanze scritte per baritono, e ottiene un trionfo. Gigli, quando
cantava quest’opera, raccomandava al baritono di non fare mai il bis, visto che in quegli
anni si usava. Siccome Gigli non aveva niente da bissare, il bis del baritono sarebbe stato
un affronto. Di Forse la soglia attinse tagliava addirittura un pezzo, per quanto era
difficile. Insomma, nel Ballo in maschera il tenore canta tutta la sera cose di difficoltà
terribile, poi arriva il baritono e ancor prima che con una pugnalata lo uccide con una
romanza. Perché quella baritonale è la corda di Verdi. […] Era baritono anche Verdi. Era il
suo registro. Ognuno di noi ha la voce catalogata. Lui era baritono […]. Dunque Verdi
serviva bene i baritoni.” (3)
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(3) Leonetta Bentivoglio (interviste di), Il mio Verdi. Dodici opere di Verdi raccontate dai
più grandi interpreti del nostro tempo, Edizioni Socrates, 2000
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TRAMA
A Boston, negli ultimi anni del 1600.
UN BALLO IN MASCHERA
Atto primo
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Riccardo di Warwick, governatore del Massachusetts, dà udienza a parlamentari, ufficiali,
personaggi illustri. Tra i presenti sono i suoi nemici Samuel e Tom che stanno meditando di
ucciderlo. Dal paggio Oscar il governatore riceve la lista degli invitati per il prossimo gran ballo
mascherato. Anche Amelia, moglie di Renato, segretario di Riccardo, è tra gli invitati. Il
governatore nutre per lei un amore segreto, che gli causa dolore e rimorsi, poiché è la donna di
un suo caro amico. Tanto più caro ora, che gli svela la congiura messa in atto per ucciderlo. Nel
frattempo arriva un giudice con un decreto di espulsione per la negra Ulrica, che è accusata di
stregoneria. Il paggio Oscar la difende e Riccardo, che vuol vederci chiaro, va a visitarla, seguito
dai presenti all’udienza. Quando arriva alla capanna della fattucchiera, Ulrica sta predicendo al
marinaio Silvano onori e denaro. Intanto un servo le comunica di nascosto che è in arrivo Amelia,
e la donna chiede a tutti di uscire, per poter accogliere la giovane sola. Amelia chiede una
pozione che la liberi di un amore che teme; Ulrica la potrà fare se avrà una certa erba, che
cresce di notte vicino al patibolo. Riccardo ha sentito. Più tardi Ulrica gli predice che morirà per
mano di un amico: il primo che gli stringerà la mano. I presenti si fanno beffe della vecchia, ma
nessuno vuol stringere la mano di Riccardo. Arriva proprio in quel momento Renato, che lo fa,
senza sapere nulla della predizione, in modo spontaneo e festoso.
Atto secondo
Amelia sta raccogliendo l’erba nel prato del patibolo. Giunge Riccardo, e i due confessano i
sentimenti che nutrono l’uno per l’altra, e anche i rimorsi che ne discendono. Sopraggiunge
qualcuno, e Amelia si vela. È Renato: informa il governatore che i congiurati sono nelle vicinanze,
pronti ad assassinarlo. Riccardo fa in tempo ad allontanarsi, mentre i congiurati vogliono togliere
il velo alla giovane. Per evitare uno scontro armato, Amelia si fa riconoscere. Ilarità dei
congiurati, e disperazione di Renato per il tradimento.
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TRAMA
UN BALLO IN MASCHERA
Atto terzo
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Amelia chiede invano perdono. Sicura che una triste fine l’attenda, dà al figlioletto un ultimo
bacio. Intanto Renato si unisce ai congiurati, anzi, vorrebbe essere lui stesso a uccidere
Riccardo. Si tira invece a sorte, ed è Amelia che viene costretta a estrarre il biglietto fatale. Il
destino sceglie proprio Renato. Giunge l’invito per il ballo, portato da Oscar; al paggio, Amelia
consegna un biglietto anonimo per il governatore, nel quale lo mette in guardia e lo invita a
fuggire. Intanto Renato viene a sapere da Oscar quale costume indosserà la sua vittima. E
durante il ballo la colpisce. I presenti vorrebbero uccidere l’assassino, ma Riccardo, prima di
morire, intercede per lui: parla del suo colpevole sentimento, mentre scagiona completamente
Amelia. Consegna a Renato una promozione e un ordine di trasferimento in Inghilterra. Perdona
ai congiurati e muore.
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da: Michele Porzio (a cura di), Dizionario dell’opera lirica, Arnoldo Mondadori Editore, 1991
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