Ricordando Freddie Mercury,Due milioni di

Zibba e Tiromancino per il
nuovo singolo: “Una parte di
te”
Zibba torna a far parlare di se
firmando un lavoro con una
featuring tutta d’eccezione per il
nuovo singolo “Una parte di te”.
Assieme a Federico Zampaglione
(Tiromancino) e ai compagni di
sempre Almalibre, reinterpreta il
brano estratto dal fortunato disco
“Una Cura per il Freddo” (VOLUME!Records/Universal). Il Video
ufficiale da oggi in Anteprima Nazionale su RollingStone
Magazine.
Descrivere un video, e il lavoro che è stato fatto non è mai
facile – dice il cantautore ligure – quindi diamo la parola al
regista Sebastiano Bontempi: “Questa è più di una canzone; è
il sospiro di un emozione. La voce profonda di Zibba ti entra
nel cuore e le parole nella testa. Nel video, girato con la
tecnica del motion control, non si voleva spezzare questa
sensazione e così si è creato un movimento unico in modo che
le immagini potessero seguire il moto continuo delle note. Al
playback di Zibba e di Federico Zampaglione si alternano delle
coppie, diverse, varie, vere… che con i loro sguardi fissi
raccontano le mille parole che scorrono in una relazione,
protetti da un unico silenzioso testimone: una luna gigante.”
Per guardare il video qui
www.protosound.net
Smashing
Pumpkins
elettrizzano Milano
Testo e Foto di Stefanino Benni
Il Mediolanum Forum di Assago (MI) si è rivelato stipato di
fan elettrizzati da una miscela di punk, pop, psichedelia di
inizi anni 70 e grunge combinati tra flash improvvisi e luci
soffuse quasi fosse un temporale in un tetro crepuscolo.
Dagli anni 90 il gruppo di Chicago ha venduto svariati milioni
di copie in tutto il mondo, portandoli anche ad aprire i
concerti dei Red Hot Chili Peppers e Pearl Jam. Peraltro ora
della formazione originaria rimane solo il poliedrico ed
eccentrico cantante Billy Corgan e ciò a causa di dissapori e
problematiche di vario tipo, che hanno determinato un percorso
altalenante per il gruppo.
Tuttavia essendo il Forum così gremito di fan, parrebbe
proprio che il pubblico abbia molto a cuore le musiche degli
Smashing Pumpkins, che ora stanno lanciando il loro nuovo
progetto musicale ‘Oceania’.
Organizzazione evento: LiveNation
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Paul McCartney al Forum di
Assago: il Re è vivo
Testo: Marco Milano – Foto: Stefanino Benni
Di nuovo “On the Run”, il più
prolifico dei quattro di
Liverpool torna a imbracciare il basso Hofner dal vivo, a
dispetto di chi lo immagina già in pensionamento. Ma la
sorpresa sembra la sua, mentre ancora
una volta sgrana gli occhi e sorride
lusingato per quell’onda d’urto di
urla e applausi che lo accoglie sul
palco del Forum – la seconda data dopo
l’apertura di tour di Bologna. Paul
McCartney ha più volte raccontato che
negli anni ’60 il pubblico dello Shea
Stadium o di Candlestick Park gli
ricordava uno stormo di gabbiani in
lontananza. Un duplice spettacolo che
dura da decenni, un pubblico che
abbraccia ormai almeno tre generazioni in una festa
collettiva, un rito per riscoprire, ogni volta, l’essenza
della magia musicale di McCartney.
E il segreto sembra essere lì, in quel sorriso immutato come
se fosse la prima volta. Il repertorio di quasi 40 brani
eseguiti in modo ineccepibile, accompagnato dalla band super
rodata degli ultimi dieci anni, pecca un po’ di ripetitività –
immancabili gli omaggi ai Beatles scippati via dalla follia
omicida e dal tumore, “Here Today” e “Something”. Se le tre
età presenti alla festa esigono di celebrare la ritualità dei
masterpiece, ci pensano l’eleganza e lo stile senza sbavature
a tenere viva la passione genuina di Macca: “Maybe I’m amazed”
è da pelle d’oca.
E’ vero: dopo tre ore di rock, ballate al pianoforte, chitarre
acustiche e uno spettacolo di immagini (auto) celebrative, il
pubblico è ormai senza fiato, mentre lui riuscirebbe a tirare
avanti ancora per molto. Paul è ancora innamorato di quella
magia che l’ha rapito quando era solo un ascoltatore e
artigiano del rock’n roll.
“Bisogna chiamarti Sir?”, gli chiedevano dopo che la Regina
gli posò la spada sulla spalla “Chiamatemi pure Re” rispondeva
in tono beatlesianamente beffardo. Una delle tante verità
nascoste tra le righe, l’imperatore assoluto del rock non si è
fermato un attimo. Con buona pace di chi ancora si sorprende e
di chi crede che sia davvero morto nel ’66 – magari facendo un
patto col diavolo. Il Re è vivo. Evviva il Re.
Organizzazione evento: D’Alessandro&Galli
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Le
magie
della
musica:
l’orchestra Simon Bolivar
di Mariano Colla
Gustavo Dudamel and the Simon
Bolivar Youth Orchestra of
Venezuela are in Beijing. Rainer
Maillard/DG
Ieri sera, in una sala Santa Cecilia occupata in ogni ordine
di posti, Gustavo Dudamel ha diretto l’Orchestra sinfonica
venezuelana Simon Bolivar nell’esecuzione di brani di
Beethoven, Ravel e Stravinskij. Del direttore d’orchestra,
seppur giovane, ha appena 30 anni, già sono note le qualità
tecniche ed espressive, maturate attraverso una significativa
esperienza, avendo egli diretto, con successo di pubblico e di
critica, orchestre importanti quali le filarmoniche di Vienna,
Berlino e della radio francese, e vantando, inoltre, l’attuale
ruolo di direttore musicale della filarmonica di Los
Angeles. Ma Dudamel, ieri sera, aveva dinanzi un‘orchestra che
non si può classificare in modo tradizionale. Per quel folto
gruppi di giovani orchestrali, alcuni dei quali dai chiari
caratteri etnici sudamericani, è opportuno e necessario dire
qualche cosa di più.
L’orchestra fa parte di un progetto concepito nel 1975 da Josè
Antonio Abreu, economista e musicista, e da un gruppo di
musicisti venezuelani, ispiratisi agli ideali di Simon
Bolivar, il famoso condottiero, patriota e rivoluzionario che
contribuì in modo determinante all’indipendenza di Bolivia,
Colombia, Ecuador, Panama, Perù e Venezuela. L’iniziativa è
nota a livello internazionale come “El Sistema”. Una breve
scheda informativa recita che l’orchestra è composta da oltre
200 giovani musicisti di età compresa tra i 17 e i 26 anni ed
è il fiore all’occhiello del programma accademico orchestrale
varato dalla Fondazione di Stato per il sistema venezuelano
delle orchestre giovanili. Di fatto l’orchestra è l’apice e la
rappresentazione internazionale più evidente di un sistema
educativo molto più complesso e numeroso, sistema che vanta
una doppia missione: musicale e sociale. Infatti, più di
250.000 tra bambini, ragazzi e giovani costituiscono il
serbatoio su cui opera il progetto delle orchestre giovanili.
Un sistema costituito da orchestre pre-scuola (dai 4 ai 6
anni), da più di 90 orchestre di bambini e adolescenti (dai 7
ai 16 anni), da oltre 130 orchestre giovanili (dai 16 ai 20
anni) e da 30 orchestre sinfoniche di adulti professionisti,
rappresenta un sistema educativo e formativo per una
significativa percentuale del settore giovanile che,
diversamente, rischierebbe emarginazione, ignoranza e povertà.
In un‘intervista Josè Antonio Abreu ha affermato: “per i
bambini con cui lavoriamo, la musica è praticamente l’unico
mezzo per un destino sociale dignitoso. Povertà significa
solitudine, tristezza, anonimato. Un’orchestra significa
gioia, motivazione,
successo”.
lavoro
di
squadra,
aspirazione
al
Grandi direttori di orchestra hanno collaborato al progetto,
tra cui Sir Simon Rattle, Claudio Abbado e Gustavo Dudamel,
stella nascente nel campo della direzione d’orchestra e lui
stesso prodotto del progetto “El Sistema” . In un recente
documentario dal titolo “Dudamel: let the children play”,
diretto da Alberto Arvelo Mendoza, e presentato al Festival
del Cinema di Roma, il giovane direttore guida lo spettatore
attraverso storie di bambini e adolescenti che, venendo in
contatto con la musica, ne sperimentano le gioie e le profonde
emozioni, ne colgono, forse inconsapevolmente, l’universalità
del messaggio.
L’orchestra Simon Bolivar in tournèe in Europa per effettuare
concerti nelle principali capitali, è stata pertanto accolta
con caloroso entusiasmo dal folto pubblico romano. Gli
orchestrali non hanno tradito particolare emozione
nell’eseguire il programma, anzi hanno dimostrato grande
professionalità e competenza tecnica, prova di una formazione
lunga e accurata. L’impegnativa gestualità richiesta da viole,
violini, percussioni si riverberava nei giovani volti,
concentrati nella lettura degli spartiti e nel porgere
attenzione alle indicazioni del giovane direttore che,
rinunciando al podio, quasi spariva nella folta schiera di
orchestrali, un tutt’uno con essi.
Il successo personale di Dudamel e dell’intera orchestra ha
raggiunto il suo apice non solo al termine dell’esecuzione
prevista dal programma, ma altresì nel corso di ben tre “bis”
concessi alla sala. In particolare han suscitato entusiasmo le
esecuzioni di musica sudamericana eseguite dagli orchestrali
che, nel frattempo, avevano indossato casacche con i colori
giallo e blu della bandiera venezuelana, stemperando i
formalismi classico-concertistici. Accennando passi di danza
al ritmo di improvvisati ritmi brasiliani, scanditi dagli
stessi strumenti che poco prima sillabavano le note
beethoveniane, l’orchestra Simon Bolivar si divertiva e faceva
divertire il pubblico, piacevolmente sorpreso dall’improvviso
cambio di paradigma.
Un fuori programma fresco ed estemporaneo come si addice alla
giovinezza e all’entusiasmo dell’orchestra e del suo giovane
direttore.
Ricordando Freddie Mercury
Una voce che sapeva e poteva
osare
e
una
teatrale
capacità di metamorfosi,
Freddie Mercury, al secolo
Farrokh Bulsara, è morto 20
anni fa lasciando una
traccia indelebile. Nato a
Stone Town (Zanzibar) nel
’46 ha fondato i Queen, rock
band britannica, di cui ha
fatto parte fino all’anno
della sua morte, il 24
novembre 1991.
Conosciuto e amato per i suoi istrionici show e per il suo
talento vocale, come compositore, ha scritto brani come
Bohemian Rhapsody, Crazy Little Thing Called Love, Don’t Stop
Me Now, It’s a Hard Life, Killer Queen, Love of My Life, Play
the Game, Somebody to Love e We Are the Champions. Oltre
all’attività con i Queen, negli anni ottanta ha pubblicato due
album da solista ‘Mr. Bad Guy’ e ‘Barcelona’, frutto,
quest’ultimo, della collaborazione con il soprano spagnolo
Montserrat Caballè. Malato di Aids, è deceduto a seguito di
una broncopolmonite sviluppatasi per via della deficienza
immunitaria legata alla malattia.
Cercò di difendere la sua privacy fino all’ultimo ma davanti
alle voci sempre più insistenti sulla sua malattia, con
giornalisti accampati davanti alla sua villa, Mercury decise
di convocare il manager dei Queen per stilare un comunicato
ufficiale, in cui ammetteva di essere malato di Aids.
‘’Desidero confermare che sono risultato positivo al virus
dell’HIV e di aver contratto l’AIDS’’, si leggeva nella nota.
‘’Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione
fino a questo momento al fine di proteggere la privacy di
quanti mi circondano. Tuttavia è arrivato il momento che i
miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità
e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono
e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda
malattia’’.
Il giorno dopo Freddy Mercury morì a soli 45
anni. (Adnkronos)
Il video della sua ultima apparizione:
Due
milioni
di
visualizzazioni per lo spot
con colonna sonora firmata
The Smiths
Oltre due milioni di visualizzazioni, solo su YouTube, per lo
spot natalizio della catena di grandi magazzini inglesi John
Lewis, la colonna sonora d’eccezione è
una cover di una
canzone della mitica band inglese The Smiths “Please please
please let me get what I want”,
midweek chart del Regno Unito
trentottesima posizione.
ed è entrata già nelle
dove ha raggiunto la
Qui il video dello spot su Youtube
Zucchero porta a
«Chocabeck Tour»
Roma
il
testo e foto: Massimo Bottarelli
Il 16 Novembre conta un Palalottomatica colmo di arrembaggio
entusiastico per il tour che con Chocabeck, Zucchero sta
portando in tutta Italia.
S’è deciso per una scenografia barocca, disegnata da un enorme
baule che aprendosi, scopre la band intera. Si presenta così
l’ultimo album, con le scritte sovraimpresse e battute a
macchina, a disvelamento di quel che Chocabeck rappresenta per
Adelmo Fornaciari. Un concept album sul recupero delle
origini, in cui ogni pezzo sia la scansione di una frazione
del giorno. Il titolo è la cantilena popolare ripetuta dal
padre quando contro la fame non c’era un chocabeck, ovvero un
bel nulla da infilare nel becco.
La prima parte del concerto l’ha dedicata al suo ultimo album,
ripercorrendolo per intero, facendosi strada tra gli ascolti
forse ancora vergini della sua ultima produzione. S’è
scatenato poi con lo sciorinamento del suo repertorio sempre
verde, cantato e applaudito da tutte le età. S’è calcato una
maschera da diavolo per i tormentoni quali Funky Gallo, mentre
sedendosi al piano per un raccordo intimistico ha minacciato
le capitali come Roma, d’essere ricettacoli di cattiva musica:
ma Zucchero, con la sua anima blues, è sempre stato un artista
sensibile e fa davvero strano sentirlo alterato e secco.
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Laura Pausini: il suo Inedito
in testa alle classifiche
INEDITO, il nuovo album di Laura Pausini – etichetta Atlantic
Warner Music – entra direttamente al
vertice della classifica degli album
più venduti in Italia, a solo una
settimana dalla sua presentazione in
tutto il mondo.
Forte delle oltre 200.000 copie in preorder, l’album –
l’undicesimo della carriera dell’Artista che ha venduto oltre
45 milioni di dischi nel mondo – con i suoi 14 brani inediti
conferma Laura Pausini regina incontrastata del panorama
musicale italiano.
Registrato tra ORS, Londra, Los Angeles e San Francisco,
INEDITO è prodotto dalla stessa Laura Pausini con Paolo Carta,
Daniel Vuletic, Simone Bertolotti, Celso Valli, Corrado
Rustici e Nick Ingman.
Il prossimo 22 dicembre partirà da Milano l’INEDITO WORLD TOUR
che si annuncia già ricco di grandi sorprese ed effetti
scenici.
Nell’arco del 2012 tutti i fan potranno festeggiare con oltre
100 date la loro beniamina ed il suo grande e tanto atteso
ritorno sulle scene.
Oltre all’ultimo album appena uscito, in classifica nei primi
50 anche “Io Canto” (25a posizione) e “The Best of Laura
Pausini” (46a posizione)
Il calendario completo e aggiornato dei concerti è disponibile
su www.laurapausini.com e su www.fepgroup.it
One Way Ticket e il loro
nuovo brano: ‘Non ti ho mai
chiesto’
Dopo il tour che li ha portati
accanto a PLACEBO e PFM per loro è
pronto un nuovo “viaggio di sola
andata” per i One Way Ticket. “Non
ti ho mai chiesto” non è una
canzone, è un’illusione. E’ mossa da
una mente universale che lotta e
vince lo Zeitgeist, lo spirito del
tempo. Con malcelata presunzione
tende all’eternità ed all’ambizione
che, qualunque siano le tendenze che velocemente si
avvicenderanno, lei resterà sempre lì, pronta a farsi
ascoltare. Perché è una canzone scritta per tutti quelli che
hanno intercettato, almeno una volta nella vita, l’ “ombra
dell’amore”, in qualunque forma si sia ad essi presentata. E’
il ritratto dell’amore e della sua volontà di dominare la
caducità che lo tormenta. E’ un’illusione insonne fatta di
attese e desideri infiniti. Di aspirazione all’eternità e
della necessità di credere che qualunque cosa accada, nulla è
perduto o lasciato allo strazio del tempo.
Nei primi mesi del prossimo anno i One Way Ticket usciranno
con il concept album “L’infezione”, caratterizzato dalla
potenza di fuoco degli strumenti, che sviluppa temi aspri ed
attuali. E’ un album concettuale, come si faceva negli anni
settanta, che esprime, attraverso liriche e musica, un rigetto
totale della situazione in cui versa il mondo oggi, cercando
di trovare soluzioni.
ONE WAY TICKET – Official Site
“Non ti ho mai chiesto” – Official VIDEO
www.protosound.net– www.altoparlante.it
The
Future
l’adrenalina
Chiefs
is
Medieval:
dei
Kaiser
foto e testi di Stefanino Benni
Adrenalina pura e ritmi frenetici ai Magazzini Generali di
Milano, con il Rock dei Kaiser Chiefs, gruppo indie rock
formatosi nel 1997, che ha vinto tre Brit Awards nelle
categorie: Best Group, Best British Rock Act e Best Live Act
nel 2006 ed un NME Award per l’album Enployment, nella
categoria Best Album 2006 e venduto con i primi 3 dischi oltre
6 milioni di copie.
Protagonisti dei principali Festival Europei, i Kaiser Chiefs
hanno suonato assieme ai più grandi nomi della nuova scena
rock anglo-americana, partecipando anche al Live 8 nella città
di Filadelfia nel 2005. Un loro primo singolo Oh My God,
diventa inno dei tifosi del Leeds e raggiunge la top ten in
America. Dopo il grande successo dell’album “Employment”,
pubblicano un altro album di successo, “Yours Truly, Angry
Mob” (2007), che raggiunge le vette delle classifiche inglesi
ed europee. Ricordiamo il singolo “Ruby”,che raggiunse il
primo posto delle classifiche britanniche. Nel 2008 poi escono
con il terzo album “Off Whit Their Heads” da cui vengono
estratti i singoli di successo come “Never Miss a Beat” e ”
Good Days Bad Days”
Un ritorno in grande stile per promuovere l’uscita del loro
quarto album “The Future is Medieval”, che ha assaggiato le
scene con il singolo Little Shocks. L’album vanta il nome di
Tony Visconti (produttore storico di David Bowie) . Per tale
occasione il gruppo lancia una particolare ed innovativa
iniziativa: attraverso il sito web ufficiale della band,
rendono protagonisti gli stessi fan facendo loro scegliere la
tracklist e la copertina del disco.
Diverse loro hit sono diventate colonne sonore di videogiochi,
un gruppo molto particolare ed innovativo dunque, fuori degli
schemi, che si presenta in uno show assolutamente divertente
ed immediato nelle sonorità
Organizzazione Vivo Concerti
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