V I TA D I R I C E R C AT O R E
Il lungo viaggio
a caccia di DIFESE
di Nicla Panciera
Antonella Viola è una ricercatrice molto
giovane per il livello professionale che ha
raggiunto: merito di una curiosità spiccata
Antonella Viola e il suo gruppo di ricerca nei laboratori della Fondazione Humanitas di Rozzano (Milano)
a curiosità è caratteri- DAL PESCE GATTO
stica che non può man- ALL’UOMO
Proprio la passione per il
care a uno scienziato
degno di tale nome, ma mondo reale, unita a una
molti, curiosi, lo diventano forte concretezza, l’ha condotsolo crescendo. Non così ta lungo una strada che dallo
per Antonella Viola, ricer- studio dei pesci gatto è giunta
catrice di talento dell’Uni- all’immunologia dei tumori
grazie anche al
versità di Milasostegno
di
no, oggi alla
Due grandi
AIRC.
“L’ecologuida di un’épassioni:
gia e la patologia
quipe di ricerl’ecologia
erano le mie due
catori presso la
e la patologia grandi passioni:
Fondazione
la mia tesi di
Humanitas di
Rozzano. Lei, la voglia di laurea è frutto di questa dopsapere come funziona il pia anima” ammette Viola,
mondo l’ha sempre avuta, che si è occupata delle consetanto da preferire microsco- guenze dell’inquinamento da
pi ad altri giocattoli fin metalli pesanti sul sistema imdalla più tenera età. E se munitario dei pesci gatto
per caso riceveva in dono nella Laguna di Venezia. Un
una bambola, la smontava periodo molto bello, quattro
per cercare di capire com’e- anni interamente dedicati alla
ricerca, nel corso dei quali ha
ra fatta dentro.
L
4 Fondamentale gennaio 2008
imparato tanto e ha anche seguito due laureandi. “Ero sola
e svolgevo l’intero lavoro di
ricerca, a partire dalla raccolta
dei pesci gatto in laguna, armata di stivaloni di gomma,
per tornare di nuovo nei laboratori della Facoltà di biologia a Padova. La mia ricerca
sul pesce gatto non aveva
certo tutti i riflettori della comunità scientifica puntati addosso (mi è valso alcune pubblicazioni sulla rivista Fish
and Sellfish Immunology) ma è
stata un’esperienza fondamentale. Dopo, infatti, per
me è stato tutto più semplice
e immediato” spiega Viola,
che di questo periodo patavino ha fatto tesoro. “Oggi i ricercatori aspirano subito a un
laboratorio famoso per farsi
un curriculum competitivo.
Invece, ripeto sempre loro
che bisogna lavorare tanto,
dedicare alla ricerca giorno e
notte, metterci tutta la buona
volontà: solo così i frutti si faranno vedere, in un laboratorio o in un altro”. Proprio
come è successo a lei, ammessa a soli venticinque anni in
Svizzera nel più famoso istituto di immunologia del
mondo, il Basel Institute for
Immunology, a occuparsi
questa volta del sistema immunitario umano, proprio
grazie alla sua capacità di progettare e condurre interamente da sola una ricerca. A Basilea, dove in soli nove mesi ha
visto il suo lavoro fruttare
una prima pubblicazione
sulla prestigiosa rivista
Science, è diventata presto un
membro dell’istituto e ha
prodotto molte pubblicazioni
di qualità lavorando sui mec-
canismi di attivazione dei linfociti T, le cellule di difesa del
sistema immunitario.
IL RIENTRO
Dopo quasi cinque anni, la
scelta di ritornare in Italia è
anche legata a motivi etici.
“Ero spinta dal bisogno di
lavorare per il mio Paese, grazie al quale ho studiato e raggiunto alti livelli professionali” afferma. “In Svizzera ero
integrata nella comunità
scientifica internazionale, ma
mi pesava l’esclusione dalla
vita sociale e politica del
Paese: insomma, rimanevo
pur sempre una straniera”.
Un rientro inizialmente
dolce, sotto tutti i punti di
vista. Infatti, Viola va a
Roma, all’European Molecular Biology Organization
(EMBO), un ambiente inter-
nazionale; è un periodo di
grande frenesia per mettere in
piedi un nuovo laboratorio e
contemporaneamente dare
alla luce il primogenito Davide. “Quindici giorni dopo il
parto ero già in laboratorio,
anche se ogni due ore e mezzo
dovevo rientrare a casa per allattare” ricorda Viola. “Ce
l’ho fatta da sola, mio marito
non stava a Roma e nemmeno
i miei genitori”.
Il marito di Antonella
Viola è un chimico, oggi uno
dei più quotati specialisti del
suo campo, e l’ha sempre seguita in tutti i suoi spostamenti, fin dall’inizio, non
ostacolando la sua carriera ma
anzi ritenendo la ricerca una
missione in qualche modo più
importante del suo stesso lavoro, tanto da adattarsi a
cambiarlo di volta in volta.
Dopo aver lasciato l’EMBO a causa del cambiamento
del direttore scientifico, Viola
è stata chiamata all’Istituto
Veneto di medicina molecolare di Padova. Un rientro
trionfale nella città che l’aveva
vista partire giovane, a dottorato appena conseguito. Qui
nasce il secondogenito Dario,
ma stavolta Viola può contare
sull’aiuto dei suoceri e dei genitori, trasferitisi lì da Taranto. “Sono sempre in viaggio e
i miei bimbi stanno con i
nonni: senza il sostegno dei
miei non potrei fare il mio lavoro” ammette Viola che oggi
abita in una bella casetta bifamiliare, vicino all’Istituto Humanitas, insieme al marito e
ai genitori. La vita familiare
occupa tutto il poco tempo libero: “Il fine settimana lo vogliamo dedicare interamente
ai bimbi, siamo sempre insieme, noi quattro”. Due bambini bellissimi, Davide e Dario,
che già si appassionano alla
scienza. “Spesso, a Padova, venivano con me in laboratorio.
Oggi giocano con le ‘pozioni’,
che poi sono delle provette
dove mettiamo dell’acqua colorata”.
UNA CARRIERA
FULMINEA
Statistiche alla mano, essere professore a trentatré anni
in una università italiana è alquanto raro. Nel 2006, quando l’Ateneo di Milano la chiama, Antonella Viola lascia Padova, dove è assistant professor di patologia nella Facoltà
di medicina, nonostante l’esperienza entusiasmante all’Istituto Veneto di medicina
molecolare, con il quale continua ancora oggi a collaborare. Nello stesso anno, vince il
premio Giovane Ricercatore
EMBO, un prestigioso riconoscimento economico e morale dato a 21 giovani ricercatori europei con lo scopo di
aiutarli a inserirsi nella comunità scientifica internazionale.
Un particolare motivo di
orgoglio è l’ottenimento di un
finanziamento per un progetto di ricerca sul
carcinoma
della prostata da
parte
dell’esercito americano. “È un
progetto partito nel 2002 e gli
Stati Uniti continuano a finanziarlo. Oggi si tenta di trovare, per curare il cancro, delle
terapie alternative, come quelle basate sul potenziamento
del nostro sistema immunitario, perché ci sono casi in cui
nessuna cura è efficace. È
quanto accade nel cancro prostatico che ha già dato metastasi: negli ultimi cinquant’anni non si è fatto alcun progresso”. I primi finanziamenti
dagli USA sono arrivati grazie
a due idee di Antonella Viola:
indagare su cosa succede nell’ambiente che circonda il tumore e quale influenza ha la
relazione tra questo e il sistema immunitario e analizzare
direttamente gli esseri umani,
tramite la coltura in laboratorio delle cellule tumorali, invece di studiare i topi. Questo
progetto le è valso anche il
Cancer Research Institute
Award, riconoscimento statunitense dato ai migliori giovani scienziati che studiano il
cancro. “Abbiamo scoperto
che nell’ambiente tumorale i
linfociti sono presenti, ma
nar-
Armando Rotoletti
Armando Rotoletti
LA RICERCA CONTINUA
Armando Rotoletti
V I TA D I R I C E R C AT O R E
Antonella Viola con i figli Davide e Dario
cotizzati per l’effetto di due vere e proprie sentinelle che
enzimi. Li abbiamo riattivati, circolano nel sangue e nei
facendoli ripartire all’attacco vasi linfatici, a caccia del nedel tumore. Ora stiamo svi- mico. “Abbiamo pubblicato
luppando nuovi farmaci con sulla rivista Journal of Experimental Medicine i
lo scopo di risvegliare il sistema È un dovere risultati di un nostro studio sul
immunitario dei
mettersi
ruolo, del tutto
pazienti affetti da
al servizio inatteso, che giotumore”.
della
cano i mitocondri
Oggi Antonella
Viola è a capo di
comunità (piccoli organelli
intracellulari deun’équipe di otto
ricercatori che studia i mo- putati alla produzione di
delli di attivazione dei linfo- energia) nella migrazione dei
citi T, cellule del nostro siste- linfociti” spiega la giovane
ma immunitario che agisco- docente. “Ci occupiamo di
no in difesa dell’organismo sinapsi immunologica, quel
contro elementi riconosciuti particolare processo tramite il
come estranei. Il gruppo stu- quale i linfociti ricevono l’idia tutte le varie fasi di atti- dentikit del nemico da attacvazione di quelle che sono care, la fase più critica e deli6 Fondamentale gennaio 2008
cata della risposta immunitaria, perché se non va a buon
fine può accadere che l’agente patogeno abbia il sopravvento oppure che i linfociti si
scaglino contro l’organismo
stesso”.
LA RICERCA,
UNA VOCAZIONE
In laboratorio c’è un ambiente sereno: merito anche
di chi – come Antonella – riesce a coordinare i lavori
senza suscitare inutili e nocive competizioni. “Tra la stesura dei progetti di ricerca
per la richiesta di fondi, il
coordinamento dei ricercatori in laboratorio e le attività
di editorial board, cioè di
esperta chiamata a giudicare
le ricerche altrui prima della
loro pubblicazione, il tempo
scarseggia sempre e mi trovo
a lavorare anche la sera. Ora
sono stata anche chiamata a
diventare membro di una
commissione dell’Unione europea per la valutazione dei
progetti di ricerca, ma non
mi tiro indietro” spiega.
“Credo che sia un dovere dedicarsi a tutte le attività che
ci vengono proposte, per
mettere al servizio della comunità le nostre conoscenze,
per restituire in parte quanto
ci è stato dato per raggiungere tali livelli di conoscenza e
di competenze pratiche. Noi
ricercatori siamo investiti di
un compito importante: lavoriamo per l’umanità”.
Sacrifici insostenibili in
assenza di una grande passione, quasi una vocazione.
“Non credo si possa ‘fare’ la
ricercatrice, ricercatrici si
nasce. Dopotutto, il nostro è
il mestiere più bello del
mondo, ti permette di essere
creativo, completamente libero, nessuno ti dice cosa
devi fare e cosa devi pensare,
non ci sono orari, l’ambiente
lavorativo è gratificante
anche dal punto di vista delle
relazioni umane e si viaggia
tantissimo”. Una dichiarazione d’amore per l’attività che
svolge. Non solo. “La ricerca
è un’attività che ti plasma e
permea di sé tutti gli aspetti
della vita: e così si cerca qualcosa in più anche nelle relazioni interpersonali, nel rapporto coi figli e con il partner e persino nella spiritualità”. Dopo anni di spostamenti, proprio con l’arrivo a
Milano Antonella Viola ha
visto la sua famiglia riunita.
Il peregrinare è forse finito,
la ricerca continua.