Politecnico di Milano
Scuola di Architettura e Società
Corso di Laurea Magistrale in Architettura
Orientamento in Progettazione dell’Architettura Sostenibile
Anno Accademico 2010/2011
HOUSING SOCIALE: UNA RETE DI SERVIZI
spazi comuni, attrezzature e terzo settore come parti
integranti dell’abitare
Tesi di laurea di:
LORENZA POLLAVINI Relatore
PROF. ANDREA CAMPIOLI
matr. 740522
INDICE
Introduzione
PARTE I
1.
La questione abitativa in Italia
1.1 La questione abitativa: problema nazionale
1.2 La domanda sociale dell’abitare
1.2.1 Anziani
1.2.2 Famiglie mono-genitoriali
1.2.3 Popolazione straniera
1.2.4 Domanda temporanea
1.3 Una nuova strategia per risolvere il problema abitativo
2.
Housing sociale
2.1 Il contesto culturale
BOX 1: Il piano Ina-Casa: i nuovi quartieri in Italia negli anni 50
2.2 L’emergenza abitativa oggi
2.3 Social Housing: una possibile risposta
2.4 Definire l’housing sociale
2.5 La diversità europea
2.6 Il finanziamento del social housing
2.7 Cambiamenti delle dinamiche abitative
2.8 Esempi di social housing in Europa
2.9 Housing sociale in Italia
2.10 Esempi di social Housing in Italia
2.11 Concorso Abitare Sociale
BOX 2: Gallaratese: nuove residenze sociali
2.12 La fondazione Cariplo: Fondazione Housing Sociale
PARTE II
3.
Figino: il Borgo sostenibile
3.1 Il contesto territoriale
3.3 Sistemi-servizi
3.4 Tipologie di alloggio
4.
Alloggio come servizio
4.1 Flessibilità distributiva
BOX 3: Izola: loggia vista mare
4.2 Flessibilità d’uso
BOX 4: Ingolsadt: un alloggio tante esigenze
BOX 5: Rota: complesso di edilizia popolare
5.
Attrezzature come servizio
5.1 Attrezzature comuni: servizi per i residenti
5.2 Cohousing: condivisione degli spazi
BOX 6: Svezia: Stolplyckan, un cohousing di 184 appartamenti
BOX 7: Urban village Bovisa: il primo co-housing italiano
5.3 Foyer: nuovo modello abitativo
BOX 8: Foyer Milano: autonomia abitativa per i giovani
6.
Strutture come servizio
6.1Strutture di assistenza: servizi per il quartiere e la città
6.2 Il Terzo Settore
6.3Strutture di servizio alla persona e alla collettività
6.3.1 Servizio socio-assistenziali
6.3.2 Servizi socio-educativi
6.3.3 Servizi per il tempo libero
6.4 Funzioni compatibili con la residenza
6.5 Strutture per l’assistenza residenziale
6.5.1 Le comunità familiari
6.5.2 Le comunità educative
6.5.3 Case accoglienza
BOX 9: Villaggio Barona: un intervento dal carattere innovativo
PARTE III
7. Soluzioni progettuali
7.1 Il progetto
7.2. Alloggio come servizio
7.2.1 Alloggio minimo_50 mq
7.2.2 Alloggio intermedio_75mq
7.2.3 Alloggio maggiore_100 mq
7.3 Attrezzature come servizio
7.3.1 Lavanderia
7.3.2 Utensileria
7.3.3 Sala lettura
7.3.4 Living Room
7.3.5 Bike sharing
7.3.6 Portineria
7.3.7 Solarium
7.4 Strutture come servizio
7.4.1 Asilo nido
7.4.2 Centro anziani
7.4.3 Palestra
7.4.4 Alloggio protetto
BOX 10: Casa famiglia
8. Soluzioni costruttive
8.1 Sistema costruttivo
8.1.1 Analisi dei carichi
8.1.2 Predimensionamento pilastri
8.1.3 Predimensionamento travi
8.2 Materiali
8.2.1 Struttura portante
8.2.2 Sistema Gasbeton®
8.2.3 Serramenti a tutta altezza
8.2.4 Schermature
Conclusioni
Bibliografia
INDICE IMMAGINI
CAPITOLO 2
Figura 1_ Copertina secondo fascicolo
Figura 2_ Planimetria generale
Figura 3_ Sezione appartamento
Figura 4_ Prospetto via Harrar
Figura 5_ Prospetto via Dessiè
Figura 6_ Adelaide Wharf Londra
Figura 7_ Luis Blanc Parigi
Figura 8_ Luis Blanc vista notturna
Figura 9_ Carabenchel Madrid
Figura 10_ Thin Flats
Figura 11_ Edilizia residenziele Siviglia
Figura 12_ Donnybrok Londra
Figura 13_ Social Housing Madrid
Figura 14_ Social Housing Parigi
Figura 15_ Vista rivestimento in metallo
Figura 16_ Quartiere sull’acqua Stoccolma
Figura 17_ Iroko Housing Londra
Figura 18_ GWL Terrein Amsterdam
Figura 19_ vista interna Generation Housing
Figura 20_ Distribuzione a ballatoio
Figura 21_ Parkrand Amsterdam
Figura 22_ BedZED Londra
Figura 23_ Schizzo case popolari Ancona
Figura 24_ Render housing sociale Torino
Figura 25_ Render progetto via Giambellino Milano
Figura 26_ Render via Civitavecchia Milano
Figura 27_ Vista corte interna piazza Dateo Milano
Figura 28_ Asilo Nido
Figura 29_ Centro anziani
Figura 30_ Volumetria mista
Figura 31_ Vista torre
Figura 32_ Muro collina come barriera
CAPITOLO 3
Figura 33_ Inquadramento territoriale
Figura 34_ Area di progetto
Figura 35_ Infrastrutture
CAPITOLO 4
Figura 36_ Prospetto Izola
Figura 37_ Dettaglio loggia
Figura 38_ Logge prismatiche
Figura 39_ Connessione tra i gradi di privatizzazione/socializzazione
Figura 40_ Connessione tra gradi di privatizzazione/socializzazione
Figura 41_ Vista prospetto
Figura 42_ Viale pedonale
Figura 43_ Complesso di edilizia popolare
Figura 45_ Vista prospetto esterno
Figura 46_ Vista prospetto interno
CAPITOLO 5
Figura 47_ Sala comune
Figura 48_Vista esterna casa comune
Figura 49_ Vista interna sala comune
Figura 50_ Laboratorio/utensileria
Figura 51_ Linkoping
Figura 52_ Alloggi per anziani
Figura 53_ Urban village Bovisa
Figura 54_ Piante piano terra/mansarda
Figura 55_ Foyer residenza per studenti
CAPITOLO 6
Figura 56_ Ingresso Villaggio Barona
Figura 57_ Residenza sociale
Figura 58_ Pensionato sociale
Figura 59_ Micro nido
Figura 60_ Palestra polifunzionale
Figura 61_ Serra comune
Figura 62_ Associazioni del Terzo Settore
CAPITOLO 7
Figura 63_ mastermind generale
Figura 64_ Schema concettuale, alloggio connesso ai servizi
Figura 65_ Schema concettuale aggregazione degli spazi
Figura 66_ Schema funzionale
Figura 67_ Prospetto sud
Figura 68_ Alloggio minimo 50mq
Figura 69_ Alloggio intermedio 75 mq
Figura 70_ Alloggio maggiore 100mq
Figura 71_ Vista interna sala lettura
Figura 72_ Vista interna living room
Figura 73_ Attività svolte nel living room nell’arco della giornata
Figura 74_ Vista spazio aperto di pertinenza dell’asilo nido
Figura 75_ Vista interna centro ricreativo per anziani
Figura 76_ Attività svolte nella palestra nell’arco della giornata
Figura 77_ Vista interna alloggio protetto
INTRODUZIONE
A partire dalla metà degli anni 90 si è riscontrato un generale aumento
dei prezzi del mercato immobiliare, a confronto di una ridotta crescita dei
redditi familiari, creando problematiche abitative soprattutto nella aree
metropolitane.
Negli ultimi anni la domanda abitativa ha subito delle trasformazioni
significative, diventando più articolata e complessa, infatti è oggi
caratterizzata dalla presenza di domande atipiche generate ad esempio
dall’aumento di single, di famiglie mono-genitoriali, di immigrati, di
lavoratori temporanei e dall’allargamento dell’emergenza casa a fasce
della popolazione intermedie, fino a pochi anni fa non toccate da questo
disagio.
Lo scopo fondamentale di ogni politica abitativa è quello di garantire a
tutta la popolazione un alloggio adeguato per qualità, dimensione e costi.
Ma non solo, tali politiche si pongono anche altri obiettivi come quello
di combattere l’esclusione sociale, di sostenere il mix sociale e di offrire
1
adeguati servizi.
Queste trasformazioni e il nuovo scenario creatosi hanno aumentato
l’interesse per l’housing sociale che affronta il tema della casa con un
approccio multidimensionale, prendendo in esame da una parte l’aspetto
residenziale e immobiliare, dall’altro quello sociale e dei servizi. Tale
approccio fa si che si sviluppino progetti residenziali da programmi di
supporto, di sostegno e di facilitazioni della convivenza con l’obiettivo di
rafforzare la sostenibilità delle comunità locali.
Affrontare il tema dell’housing sociale significa pertanto affrontare il
tema degli alloggi in stretta relazione con i servizi, fornendo gli strumenti
necessari a coloro che sul mercato non riescono a soddisfare la propria
esigenza abitativa, sia per ragioni economiche, sia per l’assenza di
un’offerta adeguata.
In un intervento di housing sociale è di particolare importanza considerare
gli aspetti abitativi non come un fine, ma come uno degli elementi da
valorizzare all’interno di un approccio complesso che dedica particolare
attenzione alle tematiche di carattere sociale.
Un approccio integrato prevede un processo che metta a sistema le singole
parti del progetto con l’inserimento di servizi locali e urbani che vanno a
rafforzare il rapporto con il quartiere e di servizi residenziali collaborativi
che favoriscano il senso di comunità e appartenenza.
Fin dal passato il tema dei servizi è stato al centro degli interventi di edilizia
residenziale pubblica, soprattutto in Europa, considerandoli sia come
integrazione tra residenza e spazi di servizio, sia come combinazione tra
strutture residenziali e funzioni di servizio al quartiere e alla città.
Rispetto al passato deve essere fatto uno sforzo maggiore, oggi infatti il
lavoro progettuale non si deve interessare e limitare solo alle domande
espresse all’interno del settore urbano, ma è necessario andare a verificare
le risorse e le disponibilità già presenti sul luogo.
Un’attenta analisi delle organizzazioni presenti sul luogo, il loro operato e
2
le loro richieste sono fattori importanti che devono essere valutati per far
sì che i nuovi spazi e i nuovi servizi dell’insediamento incontrino l’offerta
già presente sul luogo e la valorizzino.
Pertanto è nello sviluppo del rapporto tra residenza e dimensioni di
servizio diversamente declinate che si sviluppa l’innovazione per un
nuovo modello di social housing.
La prima parte del lavoro vuole quindi analizzare questi cambiamenti,
le esigenze abitative e a domanda sociale, con alcuni accenni alla storia
dell’edilizia popolare in Italia, in particolare rivolgendo uno sguardo al
Piano Ina-Casa che ha caratterizzato l’edilizia popolare negli anni 50.
La seconda parte vuole invece rileggere la relazione tra casa e servizi in
modo da garantirne significatività e soprattutto efficacia per delineare un
orientamento progettuale.
Per effettuare una più attenta interpretazione e una lettura dei servizi
necessari ad un intervento di housing sociale è necessario inizialmente
individuare il target della domanda abitativa, composto principalmente
da single, famiglie mono-genitoriali, immigrati, lavoratori temporanei e
anziani, ognuno dei quali presenta esigenze differenti.
La risposta a tali esigenze determina l’inquadramento generale dei servizi
necessari.
Il primo e fondamentale servizio che un progetto di social-housing deve
offrire ai suoi ospiti è sicuramente l’abitazione, un alloggio economico
che soddisfi le differenti esigenze degli utenti.
Questo tema deve essere affrontato con particolare attenzione, come
già detto, la domanda abitativa è mutata negli ultimi anni, i nuovi nuclei
familiari sono spesso formati da poche persone, o, addirittura, da
persone sole che siano esse anziane piuttosto che lavoratori, studenti,
migranti o separati. Tale situazione tende a favorire abitazioni con tagli
medio piccoli, bilocali e trilocali, dotati però di un elevata flessibilità
che consenta all’appartamento di seguire, in parte, le trasformazioni e i
3
cambiamenti nel tempo delle esigenze spaziali e funzionali espresse dal
nucleo beneficiario.
Per tale motivo una delle caratteristiche che gli alloggi devono avere
è sicuramente la flessibilità e la capacità di adattamento alle diverse
esigenze.
Un secondo tipo di servizio è dato dalle attrezzature connesse alle
residenze, come gli spazi di servizio ad uso condominiale.
Questi spazi sono destinati alle famiglie che abitano lo stabile, devono
quindi essere rivolti a tutti i condomini, dai bambini agli anziani, dalle
famiglie ai single.
Anche questi spazi devono adattarsi alle esigenze dei diversi utenti, che
hanno necessità differenti anche dovute alle diverse fasce d’età.
Tra questi spazi ad esempio possono esserci un servizio di portierato, un
centro d’ascolto, una lavanderia o spazi per il sostegno scolastico.
Infine l’ultima categoria di servizi è rappresentata dalle strutture di
servizio al quartiere e alla città.
Questi servizi mettono in relazione l’intervento di housing sociale con il
contesto in cui vengono inseriti.
Come detto in precedenza è fondamentale la relazione con associazioni e
realtà locali che non solo consente di aumentare le probabilità di successo
dei servizi attivati, ma anche di stabilire un rapporto positivo con la
popolazione locale portata a ritrovare dei punti di riferimento all’interno
del progetto.
Questa categoria di servizi comprende ampie possibilità d’intervento, tali
servizi possono quindi essere ulteriormente suddivisi in sotto-categorie.
Il primo gruppo comprende i servizi alla persona e alla collettività quali
ad esempio asili nido, centri diurni per l’assistenza e la cura, accoglienza
per stranieri, poliambulatori, ma anche attrezzature sportive e spazi per
il tempo libero.
4
Il secondo gruppo invece prevede tutte le funzioni compatibili con la
residenza come spazi commerciali, ristoranti, bar ed esercizi pubblici.
Infine l’ultimo gruppo comprende strutture per l’assistenza residenziale
come ad esempio mini-alloggi per anziani, per famiglie solidali oppure
comunità alloggio ossia strutture residenziali collettive nelle quali gli
ospiti sono in grado di gestirsi con relativa autonomia rivolte ragazze
madri, disabili lievi, comunità per l’accoglienza di minori.
L’integrazione tra residenza e altri servizi ha come obiettivo quello di
rendere i nuovi insediamenti residenziali, non dei luoghi “dormitorio”,
ma di accoglienza in cui popolazioni differenti per età, per cultura e
per estrazione sociale trovino sia risposta abitativa, sia un’integrazione
reciproca.
Questa multifunzionalità, data proprio dall’integrazione tra residenza e
servizi, permette di vivere i nuovi spazi con diverse attività e con continuità
durante la giornata (piani terra, spazi verdi, spazi di relazione), creando
dei “borghi” attivi e vitali.
L’obiettivo è quello di rendere le nuove aree residenziali dei luoghi in cui
sia piacevole risiedere, in cui si conosca uno sviluppo economico locale e
in cui si soddisfino i bisogni emergenti dei nuovi nuclei familiari.
Sviluppando le tre categorie di servizi individuate, si vogliono definire una
serie di elementi guida per suggerire un orientamento progettuale per la
realizzazione di progetti di housing sociale, che presentino un adeguato
rapporto tra residenza e servizi.
Verranno analizzate le esigenze dei possibili utenti di questi nuovi alloggi,
individuando poi le risposte a livello architettonico.
Questi elementi guida verranno infine utilizzati per presentare una
proposta progettuale per un complesso di housing sociale per il quartiere
di Figino, soggetto del concorso internazionale Abitare Sociale1.
5
LA QUESTIONE ABITATIVA IN ITALIA
LA QUESTIONE ABITATIVA: PROBLEMA NAZIONALE
01
In Italia un numero sempre maggiore di persone e in particolare di famiglie
è toccato direttamente dal problema della casa, in taluni casi questo
problema assume i caratteri di una vera e propria emergenza abitativa.
La questione abitativa rappresenta oggi uno dei problemi più urgenti in
tutto il territorio nazionale.
Questo tipo di disagio non si riferisce solo alla necessità di un alloggio
adeguato e dignitoso, ma considerando tale disagio sotto un più ampio
profilo, può essere la causa di più ampi fattori, portando a un disagio
sociale più complesso.
Incidendo sulla coesione sociale la questione abitativa genera un impatto
sull’intero sviluppo delle città e sulla crescita del paese. A questo proposito
si possono sottolineare alcuni aspetti generati dalla questione abitativa:
− ritardo nel processo di autonomia dei giovani per la difficoltà di
trovare alloggi a prezzi accessibili, rallentando la creazione di
7
nuove famiglie
−
rallentamento della mobilità abitativa per motivi di lavoro, causato
dalla difficoltà di trovare un alloggio vicino al luogo di lavoro
−
disagio del mondo universitario e della ricerca a causa della
mancanza di alloggi per giovani studenti fuori-sede, tale processo
non permette alle università italiane di attirare “intelligenze”
dall’Italia e dall’estero presso gli Atenei
Questo fenomeno si è manifestato negli ultimi anni attraverso:
−
aumento del pendolarismo, a causa dell’abbandono delle città
−
aumento di situazioni di sovraffollamento da parte dei residenti,
in particolare tra stranieri e studenti
−
peggioramento delle condizioni abitative di alcune famiglie
costrette a vivere in situazioni precarie in alloggi non adeguati
−
aumento dell’impoverimento delle famiglie a causa dell’aumento
degli affitti e dei canoni del mutuo
È pertanto necessario interpretare il disagio abitativo come un aspetto
della nuova questione sociale che si delinea a seguito delle trasformazioni
sociali ed economiche negli ultimi decenni.
Il primo aspetto che interessa il disagio abitativo riguarda l’aspetto
economico; il costo dell’abitare, rappresentato dal pagamento di un canone
di locazione, o dal versamento di una rata di mutuo, sta aumentando in
tutto il Paese, e in Lombardia in particolare, sia se considerato in valore
assoluto, sia se calcolato come incidenza sulla spesa per i consumi delle
famiglie.
Da un’analisi condotta1 è stato misurato il disagio delle famiglie per
l’acquisto della prima casa, individuando l’incidenza del mutuo sul reddito
familiare.
“I risultati mostrano che, nel 2002, il costo del mutuo per l’acquisto
1
A cura di Alessandra Graziani, “ La nuova dimensione del disagio
abitativo: statistiche e previsione degli esperti di settore” tratto da Studi e Note di
Economia 2004. Fonte Internet
8
dell’abitazione ha un valore annuo di oltre 5000 euro e un’incidenza
media del 17% sul reddito familiare. […] Nel 15% dei casi tale incidenza
è compresa tra il 20% e il 30% del reddito e configura una situazione di
disagio medio.”2 Mentre per l’11% delle famiglie l’incidenza del muto è
superiore al 30% costituendo un grave problema finanziario.
La situazione non migliora se si analizza l’incidenza del costo dell’affitto
sul reddito familiare.
Fonte1_ elaborazione Banca d’Italia 2004
Dall’analisi emerge che per il 20% delle famiglie affittuarie in Italia il costo
dell’affitto incide per il un valore superiore al 30%”, creando un grave
disagio finanziario alle famiglie.
Si può stimare dunque che, per oltre il 10% delle famiglie italiane, il costo
della casa incida in modo significativo sul bilancio familiare.
Fonte2_ elaborazione Banca d’Italia 2004
Tale disagio è dovuto in gran parte allo scarso spessore del mercato
dell’affitto nazionale, causato dall’aumento delle abitazioni di proprietà.
Infatti il tasso di proprietà dell’abitazione in Italia è tra i più elevati in
Europa, mentre il mercato degli affitti è carente e il mercato immobiliare
ha contato un aumento consistente dei prezzi e delle locazioni.
Questo dato ha contribuito, per molti anni, alla mancata considerazione
della questione abitativa nell’agenda politica nazionale.
Secondo i dati Istat nel 2008 l’81% delle famiglie possiede la casa in cui
vive, mentre il 17% delle famiglie vive in affitto.
Questi dati distanziano l’Italia dalla maggior parte degli altri paesi europei.
La spesa media per il canone locativo è salito a 362 euro mensili, con
differenze territoriali.
L’incidenza del costo degli affitti incide in modo sempre più accentuato
sul reddito delle famiglie, ad esempio l’incidenza della locazione di
un’abitazione di 70 mq sul reddito delle famiglie italiane è passata dal
10% degli anni Novanta all’attuale 17%, registrando un incremento del
74%.
2
Ibidem
9
Si può dire che in Italia, rispetto alle altre nazioni europee, manca
una politica adeguata che favorisca la realizzazione di case a costi
accessibili. Proprio in questo settore i governi di altri paesi europei stanno
sperimentando nuove forme di politiche per la casa .
Queste nuove forme di politiche per la casa mirano a creare un’offerta
abitativa che si trovi in una posizione intermedia, tra la casa sociale e il
libero mercato, tale da soddisfare la reale esigenza delle famiglie.
LA DOMANDA SOCIALE DELL’ABITARE
Per le questioni fino ad ora spiegate una quota di nuclei familiari si trova
oggi in difficoltà nell’affrontare la spesa dell’abitazione in assenza di un
intervento da parte del decisore pubblico.
Fonte3_ CECODHAS 2007
Secondo i dati pubblicati dalla Regione Lombardia la domanda complessiva
di sostegno per l’accesso alla casa interessa circa 270.000 nuclei familiari
pari al 7% dei nuclei residenti.
L’offerta di alloggi disponibili a canone agevolato ricopre solo il 58% con
quasi 160.000 unità abitative presenti sull’intero territorio regionale.
Il Servizio Politiche per la Casa del Comune di Milano, nel descrivere
l’articolazione della domanda abitativa del comune, individua nuovi
soggetti che la caratterizzano, al primo posto le famiglie di nuova
formazione, gli immigrati extracomunitari, la domanda temporanea,
espressa dai city users, lavoratori e studenti universitari fuori sede e la
domanda sociale ed emergenziale costituita da una quota di popolazione
in condizioni di disagio, economico o di altro tipo.
Per definire un quadro della domanda di casa a Milano è necessario partire
prima di tutto dalle famiglie; la famiglia è infatti l’unità di riferimento per
l’analisi della situazione abitativa.
Le trasformazioni demografiche e sociali intervenute negli ultimi decenni
hanno introdotto cambiamenti molto significativi all’interno di esse.
Negli ultimi anni si sono verificati una grande crescita del numero di
10
famiglie e una forte riduzione del numero medio dei componenti.
Un interessante fenomeno che ha caratterizzato le famiglie negli ultimi
decenni è sicuramente la diminuzione della dimensione delle famiglie
stesse, questo fenomeno è rilevabile anche dall’analisi della distribuzione
dei nuclei familiari per numero di componenti, caratteristica fondamentale
in rapporto alle necessità di alloggio.
I dati indicano chiaramente una diminuzione di quelli composti da tre e
quattro componenti a favore di nuclei formati da solo due persone.3
Famiglie e numero medio componenti_Milano
Le famiglie formate da uno o due componenti costituiscono circa il 69%
dei nuclei familiari.4
Diverse sono le ragioni di tale fenomeno.
Il primo rimanda alla diminuzione delle nascite e quindi alla minor
incidenza di famiglie con più di due figli e all’aumento di coppie senza
figli.
Un secondo fattore è riconducibile al processo di nuclearizzazione, ossia
alla diminuzione delle famiglie estese, alla tendenza cioè a costituire più
nuclei familiari autonomi.
È interessante analizzare i tipi familiari presenti sul territorio e quali sono
le caratteristiche dell’utenza.
Fonte4_Regione Lombardia
Come indicato dai dati del censimento del 2001, la maggior parte delle
famiglie giovani abitano in affitto, mentre al crescere delle classe di età
del capofamiglia, scende nettamente la quota di famiglie che vivono in
locazione, aumentando quelli che vivono in proprietà.
Tale fenomeno è dovuto a differenti ragioni, in primo luogo si sottolinea
l’inopportunità delle classi più giovani di procedere all’acquisto della casa,
in quanto la situazione familiare e le scelte abitative sono più soggette a
cambiamenti ed evoluzioni.
In secondo luogo tale scelta è dovuta alla maggior difficoltà dal punto di
vista economico di procedere all’acquisto, dovuta anche a una capacità
reddituale inferiore.
3
aprile 2007
4
Regione Lombardia, “Uno sguardo alla domanda abitativa a Milano”
Dati Istat 2001
11
Le nuove povertà abitative si sono manifestate all’interno di un più ampio
processo di mutamento della domanda sociale.
Il disagio abitativo non riguarda però solo le fasce in assoluto più deboli
della popolazione.
Vi è una vasta area, che potremmo definire grigia, di persone che si
trovano a fronteggiare il problema abitativo pur potendo contare su un
reddito e su una condizione di relativa stabilità.
Se da un lato come detto in precedenza ciò è dovuto alle trasformazioni
demografiche, dall’altro lato è dovuto all’aumento dell’impoverimento e
alla crescita della vulnerabilità sociale.
Come è stato già detto i cambiamenti che si sono registrati nelle
configurazioni familiari, con la riduzione dei componenti dei nuclei,
con l’aumento di famiglie non tradizionali, quali ad esempio single,
con famiglie mono genitoriali e con l’aumento sempre crescente della
popolazione anziana e degli immigrati, hanno portato ad un incremento
della domanda abitativa atipica.
Alcune categorie di cittadini risentono maggiormente della nuova pesante
situazione di povertà, tra questi ci sono sicuramente le persone anziane e
i pensionati, ma anche i giovani che si trovano alle prese con un difficile
ingresso nel mondo del lavoro.
Inoltre la situazione è aggravata dalla presenza di oltre 3 milioni di
immigrati che, generalmente, possono contare su redditi molto bassi in
rapporto ai costi del paese, incrementando così l’emergenza sociale.
Si tratta di un’area di persone che incontra il problema della casa nella
ricerca di un’abitazione a costi accessibili, ma anche, spesso nella difficoltà
di mantenere la casa in cui vive, sia che si tratti di un appartamento in
affitto, sia di proprietà.
I profili della domanda sono molto articolati e differenziati per età,
professione, composizione familiare e cultura, richiedono pertanto delle
risposte adeguate alle diverse esigenze.
12
Gli interventi devono essere misti e integrati nei diversi tessuti insediativi,
caratterizzati da modelli abitativi con tagli di alloggio altrettanto misti.
Gli anziani rappresentano il 18,4% della popolazione; si tratta di oltre ANZIANI
10,5 milioni di individui, tra i quali le persone con oltre 80 anni sono circa
2,5 milioni.5
Tra le persone sole viene rilevata una povertà maggiore della media in
generale, ma in modo molto più marcato tra gli anziani: più di una persona
anziana su quattro che vive sola ha un reddito inferiore alla soglia di
povertà.
In Italia gli anziani vivono fondamentalmente in famiglia, tale scelta è
spesso legata a condizioni di salute precarie.
L’anziano deve essere trattato come una persona dalle esigenze particolari,
che possono essere risolte nella progettazione anche con dispositivi
tecnici che consentano di aggirare alcuni limiti fisici.
Una condizione di precarietà, anche estrema, può, inoltre essere causata FAMIGLIE MONOGENITORIALI
dall’aumento delle separazioni familiari, fenomeno in costante crescita
negli ultimi anni.
Nel corso degli anni si è passati dal dato di 185 separazioni del 1997 a
273 separazioni ogni 1000 matrimoni nel 2007.6
Tra le famiglie mono-genitoriali, invece, la maggior diffusione della povertà
coinvolge in modo esclusivo le famiglie giovani, con figli minorenni: quasi
un genitore su tre vive con un reddito inferiore alla soglia di povertà.
Le difficoltà di questo tipo di famiglia a sostenere i costi della casa sono
confermati dai dati disponibili a livello nazionale, che riguardano in modo
indifferenziato proprietà e locazione: i single, anziani e non, e i genitori
soli con figli presentato la più alta incidenza della spesa per la casa sul
5
aprile 2007
6
Regione Lombardia, “Uno sguardo alla domanda abitativa a Milano”
Dati Istat 2001
13
reddito.
Nuclei monogenitoriali per sesso del genitore
Le famiglie mono-genitoriali vedono inoltre moltiplicare le proprie
difficoltà dal problema della conciliazione del lavoro e cura da parte
dell’unico genitore, generalmente la madre.
Per questa categoria è emerso, dall’analisi del tipo di situazione abitativa,
che la locazione risulta la situazione più diffusa, in particolare a Milano.
Fonte5_ Fondazione Anci ricerche
Se da un lato si rileva che la famiglia italiana è profondamente
mutata, rispetto ai decenni passati, componendosi di pochi individui,
contemporaneamente i flussi migratori determinano condizioni
contrapposte, perché portatori di tradizioni, culture e modelli di vita
differenti.
POPOLAZIONE STRANIERA I flussi migratori sono all’origine di una nuova e forte domanda sociale di
abitazioni, la possibilità di disporre di un’abitazione dignitosa rappresenta
un passaggio fondamentale per ogni progetto di inclusione delle persone
e delle famiglie migranti.
In Italia la popolazione straniera residente è cresciuta del 151% nel periodo
tra il 2003-2009, arrivando a sfiorare i 3,9 milioni di unità nel 2009 e a
rappresentare il 6,5% della popolazione nazionale.7
Popolazione straniera residente al 1 gennaio_ anni 2003/2009
La popolazione straniera, per quanto riguarda il Comune di Milano, risulta
il 13,6% della popolazione, la fascia di età è piuttosto giovane, con un età
compresa tra i 30 e 49 anni, con provenienza del tutto eterogenea.
Gli immigrati vivono, all’inizio del loro soggiorno, una situazione abitativa
spesso estremamente precaria, in condizioni di sovraffollamento.
Fonte6_Fondazione Anci ricerche
I servizi che si correlano all’abitare in questo caso sono per lo più socio
culturali, legati all’intermediazione culturale, alla comprensione della
cultura del paese ospitante, all’acquisizione linguistica, vale a dire a tutti
quei servizi che contribuiscono ad alleviare alcune delle difficoltà più
urgenti soprattutto nei primi periodi, quando le risorse economiche date
7
Febbraio 2010
14
Fondazione Anci ricerche, “I comuni e la questione abitativa”, Edizione
dall’occupazione non sono ancora sufficientemente accumulate.
Gli studenti fuori sede, quei lavoratori che si trovano spesso a cambiare DOMANDA TEMPORANEA
città, quali ad esempio consulenti d’azienda, professionisti della
comunicazione e dello show-business e i lavoratori legati ai numerosi
eventi che si tengono a Milano, formano il popolo temporaneo di Milano.
Oltre ad una domanda composta da uno status elevato esiste anche una
domanda temporanea di soggetti deboli.
Questi soggetti deboli possono essere i senza fissa dimora, italiani o
stranieri, oppure persone in condizioni lavorative precarie.
Un problema di ricerca di alloggio a costi contenuti è quello vissuto dagli
studenti universitari fuori sede.
Si tratta di una problematica che rischia, in molti casi, di precludere la
possibilità di seguire un corso di studi per quegli studenti che non hanno
risorse economiche sufficienti.
L’offerta pubblica, o comunque regolata, di alloggi per studenti è a
tutt’oggi estremamente ridotta. Secondo i più recenti dati del Ministero
Università e della Ricerca scientifica a fronte di un numero di studenti fuori
sede di 637.595 per l’a.a. 2007-2008, il totale di posti letto disponibili è
di 54.209.8
Il tema degli studenti è particolarmente importante in Lombardia che sta
diventando una regione ad altissima intensità di popolazione studentesca,
al cui bisogno di abitare non si riesce a dare una risposta a causa della
rigidità dei criteri di assegnazione degli alloggi.
Gli studenti fuori sede a Milano raggiungono circa i 70.000, mentre
l’offerta abitativa di università pubbliche e private ricopre solo il 5% della
domanda.9
Negli ultimi anni si è diffusa la consapevolezza che un’offerta adeguata di
8
MIUR, “Direzione Generale per lo Studente e il Diritto allo Studio”
10/82008. Fonte Internet
9
Ibidem
15
case per studenti permette di ottenere una più equilibrata distribuzione
sociale delle opportunità, una maggiore mobilità studentesca e,
soprattutto, contribuisce a diminuire l’elevato tasso di abbandono degli
studi universitari. La residenza universitaria non è più l’alloggio per i
giovani che se ne vogliono andare da casa, ma un servizio funzionale allo
studio, un luogo di socializzazione e di incontro con altre culture.
Secondo i dati Istat riguardanti i fenomeni migratori interni, gli spostamenti
interni sono aumentati, nel periodo 2002-2006 si contano in media circa
1,3 milioni di trasferimenti all’anno.
Pur verificando un aumento della mobilità interna, l’Italia si caratterizza
per un grado di mobilità geografica mediamente basso.10
E’ evidente che questa immobilità all’interno del paese è dovuta
principalmente alla questione abitativa, che diventa un nodo cruciale.
La disponibilità di alloggi per chi si trasferisce per motivi di lavoro è un
fattore essenziale per innestare elementi di flessibilità e di dinamismo nel
mercato del lavoro nazionale.
La bassa percentuale di case in affitto che caratterizza l’Italia rispetto alla
gran parte dei paesi europei, così come la forte differenza nel costo delle
case tra le diverse aree geografiche del paese rappresentano gravi fattori
di rigidità rispetto alle esigenze del mercato del lavoro.11
1.3 Una nuova strategia per risolvere il problema abitativo
La famiglia, dunque, sta cambiando, e da molti punti di vista, come è
stato detto.
Per comprendere fino in fondo la portata dei cambiamenti occorre dunque
prendere in considerazione una molteplicità di aspetti.
Infanzia, adolescenza, giovinezza, età adulte e vecchiaia hanno subito
10
Secondo i dati pubblicati dall’OCSE, nel 2003 in Italia solo lo 0,6% della
popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni risultava aver cambiato regione nel corso
dell’anno, rispetto al 1,4 della Germania, il 2,1% della Francia e il 2,3% del Regno Unito. I.
Cipolletta, “Mercato degli affitti, regole e mobilità” Progetto Concorrenza di Confindustria
2006. Fonte Internet
11
I. Cipolletta, “Mercato degli affitti, regole e mobilità” Progetto
Concorrenza di Confindustria 2006. Fonte Internet
16
una progressiva dilatazione, determinando profonde modificazioni anche
nei contenuti di queste fasi della vita.
I fattori che ne cambiano la fisionomia modificano anche le reti sociali in
cui è inserita, trasformando i rapporti di comunicazione, scambio e aiuto
che rivestono un ruolo fondamentale per la conservazione di adeguati
livelli di benessere degli individui, sostenendo i membri della famiglia
nelle difficoltà quotidiane e di fronte agli imprevisti, consentendo loro
di ampliare orizzonti e opportunità, di ridurre l’incertezza e ottenere
solidarietà e compagnia.
Modificandosi, come visto, i nuclei familiari, necessariamente vengono
a modificarsi anche le necessità e le esigenze abitative. Per soddisfare
tali esigenze è necessario intervenire con nuovi modelli abitativi; questi
modelli devono da una parte soddisfare la necessità di abitazione,
caratterizzata da un’elevata flessibilità per adattarsi al mutamento delle
esigenze nel tempo; dall’altra devono garantire una maggiore coesione
sociale, tramite la realizzazione di servizi connessi all’abitazione, che
permettano di instaurare rapporti di scambio, di aiuto e di sostegno agli
individui più deboli.
Come detto già nell’analisi del mercato abitativo in Italia, rispetto al resto
d’Europa le famiglie italiane trovano più conveniente acquistare la casa
piuttosto che vivere in affitto, a causa degli alti tassi d’affitto.
Questo fenomeno è dovuto alla mancanza, per decenni, di una politica
che incentivasse la locazione a scapito della vendita degli alloggi.
“Solo recentemente, per ragioni quasi essenzialmente di ordine economico,
lo Stato e le amministrazioni ai vari livelli hanno concordato lo strumento
fondamentale per rispondere alla richiesta di alloggi. Sono stati introdotti
a tal proposito dalla legislazione nazionale incentivi per la creazione delle
agenzie per la locazione, che fanno capo al Comune”.12
Tra le nuove iniziative innovative da parte degli enti locali per
incentivare l’affitto delle case, vi è senza dubbio “il tentativo di creare
12
Indagine: “Social Housing e agenzie pubbliche per la casa”. Realizzato
da CENSIS in collaborazione con Federcasa. Fonte Internet
17
un’offerta di alloggi in locazione a canone moderato o sostenibile (cioè
significativamente più basso di quello di mercato), per quei ceti mediobassi tagliati fuori dalla possibilità di accedere all’edilizia sociale e che non
sono in grado di sostenere i costi locativi del mercato né di impegnarsi
nell’acquisto di una abitazione.”13
L’alloggio sociale, l’edilizia agevolata e l’affitto a canone concordato
sono tipologie di interventi che bene possono interessare e risolvere il
problema della cosiddetta fascia grigia ( la fascia di utenti rappresentante
parte della domanda emergente).
Tuttavia rimane sempre aperto il problema della scarsità delle risorse
messe a deposizione per avviare forme e per sopperire all’esigenza
dell’edilizia sovvenzionata: molto ancora si potrebbe fare.
Infatti, la fascia grigia non potendo accedere direttamente all’edilizia
sovvenzionata si rivolge all’edilizia convenzionata e/o agevolata in
proprietà o in locazione contribuendo a farne aumentare la domanda.
“L’edilizia convenzionata e/o agevolata, che si rivolge alla fascia grigia, è
volta a favorire la costruzione di alloggi da destinare a prima abitazione,
sia in proprietà che in locazione, a costi inferiori rispetto a quelli di
mercato mediante contributi pubblici. I contributi sono concessi attraverso
cooperative e imprese di costruzione che, a seguito della partecipazione ai
bandi di concorso regionali, sono ammesse ai finanziamenti per realizzare
alloggi aventi caratteristiche e tipologie stabilite e a costi inferiori rispetto
a quelli correnti”.14
In conclusione potremmo dire che, incentivando le diverse forme di
affitto (soprattutto quello a canone concordato) ed incentivando forme
alternative all’acquisto della casa rappresenta una soluzione appropriata
per disincentivare l’acquisto delle case, normalizzare il mercato ed
avvicinare le famiglie alla locazione, più dinamica e flessibile che meglio
si può adattare ad alcune delle nuove esigenze delle famiglie (maggiore
mobilità lavorativa, flessione nel lavoro, etc).
13
Indagine: “Social Housing e agenzie pubbliche per la casa”. Realizzato
da CENSIS in collaborazione con Federcasa. Fonte Internet
14
Ibidem
18
HOUSING SOCIALE
CONTESTO CULTURALE
02
In Italia la questione abitativa ha assunto spesso, nell’arco della storia,
un carattere di emergenza, per questo si può dire che sia un problema
strutturale, con caratteristiche che cambiano nel tempo, ma con cui
dobbiamo continuare a fare i conti.
Nel dopoguerra le politiche abitative sono state caratterizzate da progetti
e da pianificazioni di grande valore strategico come il Piano Ina Casa, che
ha permesso lo sviluppo della produzione edilizia privata nella fase della
ricostruzione.
Il Piano Ina Casa ha permesso da un lato di far partire la ripresa
imprenditoriale e dall’altro lato ha orientato il mercato, creando un
riferimento per nuovi modelli di produzione.
19
BOX1
Il piano Ina-Casa: i nuovi quartieri in Italia negli anni 50
I quartieri Ina-Casa rappresentano un prodotto significativo di una
fase importante dell’architettura italiana del Novecento, quella della
ricostruzione, e per questa sua natura di testimonianza storica, costituisce
un patrimonio per tutto il paese.
Il 28 febbraio 1949 il Parlamento italiano approva il progetto di legge
proposto dal ministro Amintore Fanfani, “Provvedimenti per incrementare
l’occupazione operaia”.
Con la legge n.43 prende il via il più consistente programma di edilizia
pubblica che fino ad allora l’Italia avesse conosciuto.
“La concezione del piano è partita dalla visione del disagio di tante migliaia
di disoccupati colpiti, non solo nel fisico per mancanza del pane, ma anche
nello spirito perché privati del loro lavoro come completamento della
propria personalità”.15 “Questa visione ha ispirato ad un uomo di governo
(Fanfani) l’idea di fare appello alla solidarietà di tutti perché l’operaio
che lavora e guadagna la sua giornata dia la possibilità, mediante un suo
contributo, ad altri che non lavorano di ritornare nel consorzio civile a
produrre e guadagnare”.16
“Il piano per la costruzione di case per lavoratori è nato- afferma Fanfaniper la preoccupazione, in me vivissima fin dai primi mesi dell’assunzione
del ministero del Lavoro, di ricercare un contributo al riassorbimento
dei troppi disoccupati italiani. Reputai utile rivolgere il mio sguardo alle
costruzioni edilizie, visto che [...] esse sono le più capaci a fungere da
volano nel sistema economico.”17
La legge stabilisce che il piano venga finanziato con un sistema misto
15
l’Italia degli anni
16
17
20
A cura di Paola Di Biagi, “La grande ricostruzione: il piano Ina-Casa e
50”, 2001 Roma, Editore Donzelli
Ibidem
Ibidem
al quale dovranno partecipare lo Stato, i datori di lavoro e il lavoratori
dipendenti attraverso una trattenuta sul salario mensile.
Tre le diffidenze e i timori generali verso una complessa macchina di
burocratica il funzionamento del piano è affidato a un organismo
centralizzato snello.
Vengono istituiti due organi: il “Comitato di attuazione”, organo normativo
e deliberante, che emana le norme, distribuisce i fondi e gli incarichi,
svolge una vigilanza generale e la “Gestione Ina-Casa”, che ha l’incarico di
occuparsi degli aspetti architettonici e urbanistici del piano, oltre a quelli
amministrativi e di controllo dell’operato degli enti periferici.
In entrambe le categorie sono rappresentati tutte le categorie interessate:
datori di lavoro, pubblica amministrazione, lavoratori, associazioni
tecniche.
Nel 1954 viene istituito “l’Ente gestione del servizio sociale” che gestisce
i centri sociali dei quartieri, coordina gli assistenti sociali, promuove
inchieste sugli abitanti dei nuovi complessi.
La vastità del programma edilizio d questo piano richiede un particolare
senso di responsabilità, si tratta di evitare qualsiasi spesa superflua
pensando che ogni vano che si riesca a costruire in più del previsto andrà
ad alleviare il disagio di un lavoratore privo di abitazione; si tratta di
studiare gli ambienti e gli spazi in modo da far coincidere il comfort e
l’accoglienza con una perfetta funzionalità.
Il 7 luglio 1949 a Colleferro, nei pressi di Roma, si inaugura il primo
cantiere, il 31 ottobre sono in funzione 649 cantieri.
A pieno regime la macchina realizza settimanalmente 2800 alloggi,
permettendo di assegnare ogni sette giorni la casa a circa 560 famiglie
italiane.
Scartata la strada di procedere attraverso l’adozione di progetti-tipo,
la Gestione stabilisce una serie di concorsi, nazionali e locali per la
formazione di un albo dei progettisti.
21
Il piano produce un rilancio delle professioni legate all’edilizia, quasi un
terzo degli architetti e ingegneri attivi in Italia lavorano al progetto InaCasa.
L’obiettivo della Gestione Ina-Casa è quello di diffondere un certo standard
qualitativo a tutti gli interventi, per raggiungere tale risultato, oltre a
rifiutare i progetti tipo, vengono redatti piccoli manuali con l’intento di
“guidare” la progettazione di alloggi, edifici e quartieri.
I manuali
I fascicoli dell’Ina-Casa vanno considerati per la loro intenzione manifesta
di promuovere la realizzazione di insediamenti dai caratteri fino a quel
momento inediti, accompagnando il processo dall’ideazione al collaudo,
tessendo una rete normativa in grado di orientare i comportamenti
progettuali e costruttivi.
Il testo normativo nel suo complesso (due fascicoli prodotti nel 1949 e nel
1950 e due nel 1956) tratteggia una strategia fondata su raccomandazioni
e suggerimenti.
Questi manuali non dettano delle regole, ma propongono dei
suggerimenti per evitare un’eccessiva omogeneità e standardizzazione
alle realizzazione del piano; per questo essi intendono costruire un punto
di partenza chiaramente determinato, ma soggetto a interpretazioni
diverse, ugualmente buone.
Figura 1_ Copertina secondo fascicolo
Nel primo fascicolo del 1949, “Suggerimenti, norme e schemi per la
elaborazione e presentazione dei progetti” la regola tecnica tesa a guidare
la progettazione degli alloggi viene espressa figurativamente attraverso
abachi, ovvero con una casistica di schemi planimetrici che mostrano le
possibili soluzioni distributive.
Gli schemi sono raggruppati per i 4 tipi edilizi ammessi: casa multi piano
continua o isolata, casa a schiera a 1 o 2 piani, con riferimento alla diversa
capacità abitativa degli alloggi e ai modi d’uso degli ambienti.
Ne consegue un repertorio di 81 tipi ideali che possono essere adattati a
condizioni differenti.
22
Indubbiamente è stato più complesso definire delle norme relative alla
composizione urbanistica, a causa della molteplicità delle variabili che
intervengono nel dare la forma a un quartiere.
Sono però presenti all’interno del manuale una serie di esempi e 21 regole
progettuali, ciascuna dedicata a un requisito qualificante dell’urbanistica
organica: l’attenzione per i caratteri figurativi dei luoghi, la creazione
di ambienti raccolti e composti e di scorci prospettici gradevoli; la cura
per il verde, il suo volume, la sua forma e soprattutto la varietà nella
composizione degli edifici.
In manuale sottolinea la necessità di costruire allontanandosi dai
modi tradizionali: l’isolato chiuso, l'allineamento lungo il filo stradale,
l’addensamento dell’edificato attorno a pochi e ristretti spazi aperti.
Il piano propone invece una bassa densità di popolazione, la presenza di
vegetazione e di garantire sole, luce e visuali liberi.
I tipi edilizi dovranno essere articolati, uniti in serie continua o spezzata,
e il numero dei piani differenziato per comporre un’insieme vario.
È l’ambiente naturale, irregolare e variabile, a definire la composizione
urbanistica, esso non si presta ad accogliere composizioni urbanistiche
rigidamente geometriche, soprattutto in zone non pianeggianti.
In particolare la diversificazione compositiva viene cercata tra i diversi
quartieri e all’interno di uno stesso quartiere.
La massa edilizia deve differenziarsi in settori, in unità abitative.
Il fascicolo ricorda inoltre che il paesaggio va salvaguardato e che la sua
tutela è affidata allo Stato pertanto le nuove attività edilizie devono attenersi
al principio di evitare interventi atti ad alterare il paesaggio naturale, nelle
varie regioni italiane, cercando anzi di valorizzarli maggiormente.
I nuovi quartieri e i principi insediativi devono fondersi sullo spazio
aperto, sul suo disegno e la sua funzione.
Il consiglio dato dal manuale agli architetti è quello di occuparsi in primo
luogo alle caratteristiche spaziali delle vie e delle piazze e secondariamente
23
agli aspetti architettonici delle nuove costruzioni.
Con il fascicolo del 1956 “Guida per l’esame dei progetti delle costruzioni
Ina-Casa da realizzare nel secondo settennio” viene fornito un bilancio,
anche dal punto di vista normativo, dei primi sette anni dell’applicazione
del piano.
Si torna a parlare di edifici, alloggi quartieri e problemi costruttivi che
sono sorti nei primi anni.
La sperimentazione porta a escludere o a considerare marginali alcune
soluzioni come gli edifici più alti di 3 piani, alloggi ai piani terra,
appartamenti duplex in ambienti urbani e scale comuni non coperte.
Vengono invece identificate delle soluzioni migliori di altre come la
separazione della cucina dalla zona soggiorno, ripostigli incassati, lavatoi
interni e balconi in aggiunta alle logge.
Questa revisione porta alla limitazione ulteriore dei tipi edilizi ammessi
e ad aumentare complessivamente le superfici minime degli alloggi per
includere funzioni che nella prospettiva razionalista, inizialmente accolta,
venivano centralizzate.
Questa revisione, introdotta con il nuovo fascicolo, accorcia le distanze
tra la casa popolare e quella borghese, essendo quest’ultima il riferimento
implicito per soluzioni alternative a quelle nuove che avevano riscontrato
dei problemi.
Tecniche edilizie
Qual’è il tipo di costruzione indicato all’epoca del piano Ina-Casa?
Si tratta di un modello costruttivo molto ben determinato, delineato
con sufficiente precisione nei suggerimenti emessi a più riprese dalla
Gestione Ina-Casa, definito compiutamente nel capitolato generale e più
dettagliatamente nei capitolati speciali apportati dalle stazioni appaltanti
e infine puntualmente applicato nella realizzazione.
È un sistema basato su un’equilibrata combinazione di elementi murari e
di elementi in cemento armato, tutti realizzati in opera.
24
Per quanto riguarda il ruolo strutturale bisogna distinguere tra case basse
e case alte.
Negli edifici bassi la funzione portante è ancora affidata a pareti di
mattoni, mentre nelle torri o negli edifici in linea la stabilità è affidata
a una struttura a scheletro indipendente in cemento armato. Anche in
questi casi, però, si mantiene la conformazione tipica della costruzione
muraria.
Ad esempio nella casa A di Figini e Pollini nel quartiere Harrar a Milano,
nonostante la tipologia a duplex e ballatoi, la griglia di pilastri rispetta
tutte le regole della buona costruzione muraria, con luci limitate, sbalzi
contenuti, aperture piccole anche nelle pareti arretrate della loggia.
Alla base del nuovo realismo che caratterizza l’architettura del quartiere
è ancora lo stesso eterogeneo apparecchio in muratura e in cemento
armato messo a punto prima della guerra.
Questo modello costruttivo è basato sull’equilibrata combinazione
di elementi murari e in cemento armato, e prevede la realizzazione
dell’edificio interamente in opera con procedimenti artigianali.
Le facciate sono semplici, ma tuttavia articolate, rese familiari da logge e
coperture a tetto, segnate da cordoli e intelaiature, arricchite da griglie e
trame operate nel corpo della parete, distinte dal colore, mai tagliate da
astratte aperture ma, al contrario, guarnite di robuste finestre complete
di persiane, scossaline e soglie.
Nonostante differenze anche vistose tra ambiti geografici, la costruzione
Ina-Casa tende ad assumere un carattere sostanzialmente omogeneo: è
una costruzione di natura essenzialmente muraria, sebbene sottoposta a
un processo di sofisticato affinamento, legato al largo impiego di elementi
in cemento armato.
Resta perfettamente riconoscibile lo “stile Ina-Casa” anche quando, in
alcune opere, evolve in una versione più matura.
Questo tipo di costruzione eterogenea, presente già nei modernismi
di inizio secolo ed entrato, per così dire, nel patrimonio genetico della
25
costruzione italiana, resta alla base della costruzione Ina-Casa.
Il patrimonio Ina-Casa, costituito da edifici, complessi edilizi e interi
quartieri, è il risultato di un vasto e organico piano di edilizia residenziale
pubblica realizzato in settenni, tra il 1949 e il l963, nella fase di passaggio
dalla ricostruzione postbellica al boom economico.
MILANO: Quartiere in via Dessiè di Figini e Pollini(1950-1958)
All’inizio degli anni cinquanta le iniziative dell’Ina-Casa insieme a quelle
dell’istituto autonomo per le case popolari e del comune, costituiscono a
Milano i capisaldi per una nuova crescita urbana.
Tuttavia, in quel periodo la nuova scala del fenomeno urbano non trova a
Milano né un quadro normativo adeguato né un effettivo investimento nel
settore delle infrastrutture, in particolare quelle del trasporto, necessaria
all’attuazione del decentramento introdotto con il nuovo piano regolatore.
Figura 2_ Planimetria generale
In questo quadro un caso particolare è rappresentato dal quartiere InaCasa Harar in via Dessié a Milano.
Figini, Pollini e Ponti definiscono un piano per il quartiere che deve sorgere
nella zona di San Siro, tra via Novara e Harar.
Il quartiere, pur essendo situato in periferia, non è da considerarsi come
un quartiere satellite, ma come un nuovo quartiere urbano a contatto del
quale si verranno in seguito a saturare le aree adiacenti.
La sua dislocazione deve essere valutata in relazione al sistema di
mobilità, entro un disegno complessivo che ridefinisce entro uno schema
multipolare la relazione centro-periferia, fino ad allora basato su un
impianto mono centrico.
Figura 3_ Sezione appartamento
L’edificazione viene concentrata in pochi edifici multi piano per consentire
di liberare il suolo e realizzare ampie aree verdi, le vie di grande traffico
vengono allontanate dagli spazi di vita, dove sono previsti esclusivamente
percorsi pedonali; grande importanza viene attribuita al soleggiamento e
all’aerazione degli alloggi.
Il progetto è definito da nove edifici lineari, alti cinque o sei piani e
26
disposti ortogonalmente a coppie, delimitano una serie di insulae di case
unifamiliari a schiera, attorno a un’area centrale destinata al verde e ai
servizi di quartiere.
La composizione degli edifici alti si snoda lungo il cosiddetto “asse vitale
del quartiere”, un percorso pedonale parallelo a via Dessié che collega
la fermata del tram con il centro di vita dell’insediamento, in cui sono
collocati bar, ristoranti, negozi primari e secondari, cinema e ambulatori.
Su questo percorso di apre la grande area verde centrale nella quale sono
previsti l’asilo nido, la scuola elementare e le attrezzature sportive .
All’interno del piano predisposto da Figini, Pollini e Ponti, i singoli edifici
vengono realizzati da esponenti di spicco del razionalismo milanese, quali
Piero Bottoni, Paolo Antonio Chessa, lo stesso Ponti, Gianluigi Reggio e
Mario Taverotto.
Figini e Pollini sviluppano e realizzano tre progetti: quelli per un edificio
a ballatoio con alloggi duplex e per alcune delle insulae.
Figura 4_ Prospetto Via Harrar
L’edificio a ballatoio è orientato nord-sud ed è costituito da tre serie di
alloggi in duplex sovrapposti più un piano terreno porticato, in parte
destinato alle cantine.
Figini e Pollini si misurano con la tipologia a ballatoio studiando una
sezione dell’alloggio- su due livelli con soggiorno passante e parzialmente
a doppia altezza- che consente di non aprire alcuna finestra sul percorso
di distribuzione (l’illuminazione è comunque assicurata da un’apertura
posta al livello superiore della doppia altezza e dalle finestre sul lato
opposto).
L’edificio si estende in lunghezza per circa centocinquanta metri, è
organizzato in tre segmenti, con le scale di accesso ai ballatoi poste al
centro di ciascuno, all’interno del corpo di fabbrica.
Il prospetto a nord è impaginato secondo uno schema a fasce orizzontali,
l’elemento dominante è il ballatoio ripreso dalla sequenza dei balconi
appena aggettanti in corrispondenza del livello superiore della doppia
altezza.
Figura 5_ Prospetto Via Dessiè
27
Nel prospetto sud viene marcata la scansione modulare del taglio
strutturale, realizzato in calcestruzzo a vista.
Nel progetto per le insulae le case sono di due tipi: il tipo a R ripropone la
sezione degli alloggi del duplex, con il soggiorno a doppia altezza, il tipo
a S è invece a un solo piano.
Il tema del centro sociale diventa un tema ricorrente nei quartieri di
edilizia pubblica.
Figini e Pollini anticipano il programma funzionale messo a punto da
Ina-Casa, vengono infatti inseriti un asilo nido, con annesso consultorio
pediatrico, sale riunioni, una biblioteca e l’ufficio per l’assistente sociale.
L’edificio è a un piano, con copertura a falde inclinate nella stessa
direzione (non a capanna), che ripropongono il carattere delle insulae.
La composizione è organizzata in due corpi paralleli separati da un
percorso centrale: quello minore, destinato ai servizi si configura come
un volume pieno di muratura in mattoni faccia a vista, l’altro, che contiene
le aule e i locali di soggiorno per il bambini, si apre verso il giardino.
Al centro, in corrispondenza del refettorio, l’edificio viene scavato per
accogliere il volume aggettante, pressoché cubico, in cui è collocato
l’asilo nido.
ROMA: Quartiere Tiburtino (1950-1954)
Il cantiere del Tiburtino viene avviato nel mese di ottobre del 1950.
L’equipe di progettazione nasce dalla fusione di due gruppi capeggiati da
Ridolfi e da Quaroni.
Il luogo dell’insediamento si presenta fortemente vincolato dal tracciato
della strada da cui prende il nome e da una strada ad essa parallela,
prevista dal piano regolatore.
Ridolfi e Quaroni dividono l’area in due zone, una pianeggiante che
diventerà il cuore pubblico del quartiere, l’altra in una zona più defilata,
che si estende in lieve ascesa, è caratterizzata da fabbricati che affrontano
la pendenza slittando e con rampe e gradinate pedonali che raccordano
28
le corti aperte.
I modelli di organizzazione plani-volumetrica del quartiere ricalcano quelli
indicati nei suggerimenti di Ina-Casa, in cui si dice che “la casa dovrà
contribuire alla formazione dell’ambiente urbano [...] senza le ripartizioni,
indefinite e monotone, della sistemazioni a scacchiera” e che saranno
“le condizioni del terreno, il soleggiamento, il paesaggio, la vegetazione,
l’ambiente preesistente a suggerire la composizione planimetrica”.18
Il progetto Tiburtino ha seguito queste “regole”, i fabbricati ripetitivamente
snodati che delimitano lo spazio tra gli edifici, danno forma a luoghi che
sembrano susseguirsi casualmente ed aprono suggestivi scorci prospettici
e visuali mai monotone.
Si tratta tuttavia di una spontaneità studiata, ponendo particolare
attenzione al disegno degli spazi destinati alla socializzazione, sia le
piazze, gli slarghi, le strade carrabili lungo cui si svolge la vita di relazione
a scala di quartiere, sia gli spazi di vicinato più intimi e domestici.
Anche se in apparenza vi è una forte riferimento alla tradizione costruttiva
romana, in realtà, viene seguito il procedimento costruttivo affermatosi in
Italia nella prima metà del secolo, cioè il procedimento che impiega muri
portanti e solai in laterocemento.
Questa semplice soluzione costruttiva dà modo di realizzare maglie
murarie scatolari dove i muri di mattoni portanti, i muri di facciata e il
muro di spina centrale, vengono disposti longitudinalmente a sostenere
i solai.
Essa consente di variare la posizione dei muri trasversali, ma costringe a
limitare e mantenere pressoché costante la larghezza dei fabbricati, tutti
a doppio corpo.
Le case fino a cinque piani, sono dunque costruite con muri portante,
mentre per le otto case alte 6 e 7 piani viene utilizzato uno scheletro di
cemento armato.
18
A cura di Rinaldo Capomolla, Rosalia Vittorini, “L’architettura InaCasa:(1949-1963) aspetti e problemi di conservazione e recupero”, 2003, Roma, Edizione
Gangemi
29
Al Tiburtino, dunque, non solo non viene compiuta alcuna innovazione
costruttiva, ma non viene neanche tentata la rielaborazione delle due
tecniche, quella muraria con inserti di cemento armato e quella dello
scheletro di cemento armato.
Lo sforzo progettuale si concentra unicamente sul disegno dei prospetti,
per i quali vengono riproposte le articolazioni tipiche della costruzione
muraria, dal basamento fino al coronamento e alla copertura.
All’inizio degli anni sessanta ha luogo un importante momento di
riflessione critica. Da una parte si proposero alcuni punti del funzionalismo,
diventando standard dello stato con la legge ponte del ‘68, dall’altra
venne sottolineata la dimensione territoriale degli interventi.
Si fa strada un’idea dell’architettura per l’abitare che, dilatando la scala e le
forme, intende proporre non volumi isolati ma macrostrutture alternative
a forme e funzioni della città.
Iniziando dal progetto di Ludovico Quaroni delle Barene di San Giuliano del
1960 sino ad arrivare al Corviale di Mario Fiorentino del 1975, questa fase
segna un contributo importante della cultura italiana in cui architettura e
urbanistica tentano una sintesi disciplinare.
Questi progetti vengono mal realizzati, con fasi scollegate tra servizi e
le residenze, spesso rimanendo incompleti. Il problema dell’utenza è
sottostimato.
In questo periodo appare sepolta l’esperienza che maturò nel secondo
settennio del periodo Ina-Casa in cui si prese coscienza che l’abitazione
popolare è un servizio alla persona; che dalla persona bisogna partire
perché l’abitazione divenga occasione di crescita e non per una nuova, e
più frustrante, esperienza di marginalità.
Si registra la dismissione dell’approccio all’abitare come servizio.
30
I quartieri presentano spesso una rete di circolazione carrabile
sovrabbondante e inutilizzabile che rende inservibile grandi porzioni di
terreno.
La dotazione di zone verdi è generica per attribuzione funzionale e, in
poco tempo, si trasforma in attrattore di marginalità e degrado.
Nel corso degli anni 70 si è registrata un’importante espansione del
mercato privato, generando una situazione di disequilibrio e una vera e
propria crisi dell’edilizia pubblica.
Proprio gli anni 70 rappresentano un interessante caso, sono infatti gli
anni di una profonda crisi degli equilibri abitativi.
Diversi fattori quali, una congiuntura economica difficile, la crescita
del costo del denaro, la progressiva riduzione del mercato degli affitti
generano una vera e propria crisi del mercato edilizio, con un quota
crescente del patrimonio non utilizzato e l’aumento del numero di sfratti.
Si fa sempre maggiore una domanda sociale, che non trova una soluzione
concreta, aumenta la fascia media che non riesce ad accedere al mercato
di proprietà.
Inoltre in questo periodo vengono individuate nuove formule in grado
di abbassare il costo di costruzione e di offrire abitazioni a prezzi
convenzionati anche attraverso la possibilità di ricorrere a mutui a tassi
ridotti rispetto a quelli di mercato.
Tramite i crediti agevolati anche la popolazione che rientra nelle fasce
medie di reddito ha la possibilità di entrare nel mercato immobiliare
abbinando le quote di risparmio con i mutui a tassi ridotti.
Con queste nuove politiche tra gli anni 70 e gli anni 80 la domanda
abitativa viene profondamente mutata e modificata, permettendo ai
soggetti di fascia media di acquistare la casa di proprietà.
Questo tipo di situazione porta a un contributo decisivo a quel processo
di rincorsa alla proprietà che determinerà una sensibile e progressiva
riduzione del patrimonio abitativo da destinare all’affitto, ponendo le
31
premesse per un nuovo disequilibrio, quale oggi si sta manifestando.
In quegli anni questo fenomeno non era percepito come un problema o un
pericolo, ma, anzi, veniva vissuto come un aspetto fortemente positivo
che ha caratterizzato tutti gli anni 80.
A partire dagli anni 90, l’aumento del numero di famiglie ha incrementato
la domanda primaria di abitazioni, questo fenomeno è accentuato e
sostenuto dalle dinamiche migratore, che caratterizzano questi anni, e
dall’aumento delle separazioni e delle divisioni dei nuclei familiari.
Il risultato di questo fenomeno è una crescita rilevante e progressiva della
domanda aggiuntiva che ha esercitato una nuova pressione sull’offerta.
Questa fase espansiva del mercato immobiliare è però caratterizzata
da un nuovo fattore: la domanda principale non è più una sola, ma è
caratterizzata da una varietà di domande che vanno a incidere su un’offerta
già di per sé poco adeguata.
La domanda abitativa vede al primo posto le nuove famiglie, le famiglie
di nuova formazione, caratterizzate sia da giovani che da separati e da
famiglie mono-genitoriali.
Un altro tipo di domanda, sempre più consistente e destinata ad aumentare
sempre più, è definita dagli immigrati.
Infine l’ultimo settore che caratterizza la domanda abitativa comprende la
domanda temporanea espressa sia dai lavoratori sia dagli studenti fuori
sede.
Il dinamismo del mercato immobiliare degli ultimi anni sta determinando
un nuovo squilibrio e fa emergere le nuove forme di disagio abitativo che
sconfinano in vere e proprie emergenze.
Ancora una volta si riapre la questione abitativa, intesa come necessità di
politiche riguardanti il bisogno di soluzioni innovative che tengano conto
delle caratteristiche dei nuovi soggetti che compongono la domanda
abitativa.
Alla base di questo disagio abitativo ci sono principalmente fattori di tipo
32
economico e reddituale, infatti è in forte crescita il livello di indebitamento
delle famiglie, che comporta una vulnerabilità maggiore per quei soggetti
delle fasce medie e basse.
L’EMERGENZA ABITATIVA OGGI
L’attuale emergenza abitativa è molto differente dal passato. Circa
trent’anni fa la domanda era diversa, prima di tutto meno povera,
numerosa e compresa in una fascia sociale di elevata omogeneità. La
risposta a tali esigenze era obbligata proprio perché la sua dimensione e
il suo potenziale carattere strumentale rientrava nel quadro motivazionale
alla base delle politiche sociali e abitative.
Lungo gli ultimi vent’anni la domanda povera di abitazione è andata
radicalmente modificandosi fino ad assumere svariate e numerose
caratteristiche: una sorte di disagio pluridimensionale ad assetto variabile.
I programmi di edilizia sociale devono essere visti come operazioni in
grado di inserirsi in una strategia di riequilibrio tra domanda e offerta
abitativa.
Devono inoltre essere letti come strumenti da collegare alle politiche
di sostegno all’occupazione in una logica di forte integrazione tra
costruzione e fornitura dei servizi.
Vista la frammentarietà della domanda abitativa, non è possibile pensare
che oggi una sola e unica politica possa rispondere al problema abitativo.
É necessario effettuare una frammentazione del mercato, sviluppando
un’analisi che classifichi il mercato in termini di fabbisogni, esigenze e
aspettative diversificate.
Le politiche devono essere differenziate e mirate per rispondere alle
esigenze dei diversi soggetti che compongono la domanda, dai senza
casa, alle fasce sociali che non riescono ad accedere al mercato abitativo,
agli extracomunitari, ai giovani.
In questo senso va sicuramente recuperata e ripensata l’esperienza
33
dell’edilizia sovvenzionata e dell’edilizia convenzionata integrata,
adeguandola alle nuove esigenze e alla frammentazione della domanda
sul territorio, attraverso come si è detto una centralità delle funzioni
residenziali e dei servizi.
In particolare deve essere posta particolare attenzione al campo dell’affitto;
la formula della locazione per periodi medio-lunghi deve dare risposte sia
in termini di flessibilità che di temporaneità. Questo fattore è ancora più
importante in un periodo in cui il modo di lavorare, la maggiore mobilità
lavorativa, soprattutto per i giovani, richiede una adeguata politica sociale
che si adegui alle esigenze di mobilità, soprattutto per quanto riguarda il
tema della casa.
Infatti molti segmenti della nuova domanda che non trova risposte
adeguate è espressione dei cambiamenti e delle trasformazioni nei rapporti
di lavoro, su cui peseranno sempre di più la flessibilità contrattuale e i
processi di delocalizzazione.
Da questa nuova domanda abitativa nasce la necessità di introdurre
nuove proposte per la realizzazione di alloggi destinati a questi soggetti
deboli della fascia intermedia, ossia alloggi destinati a quella fascia di
popolazione che non rientra nelle graduatorie degli alloggi pubblici, ma
che non trova un’offerta adeguata nel mercato libero.
Molto spesso l’edilizia sociale è spesso costellata da una serie di
insoddisfazioni da parte degli abitanti, in particolare si discute della
qualità degli interventi.
Agli interventi passati si possono infatti attribuire aspetti negativi che
hanno portato alla realizzazione di complessi non adatti o non adeguati
al trattamento del problema della casa.
Alcuni interventi, concepiti secondo delle politiche settoriali, hanno
incrementato la marginalizzazione dei soggetti residenti che, già
trovandosi in condizioni disagiate, venivano ancora di più emarginate,
creando una maggiore separazione tra le pratiche abitative domestiche e
34
quelle collettive, legate al consumo e alla socializzazione.
Anche lo spazio aperto collettivo non è sempre stato progettato in
modo opportuno, non è stato ideato come un progetto sociale capace di
considerare gli spazi aperti come spazi di relazione di opportunità.
Infine i tipi edilizi e i tagli degli alloggi hanno opposto, in passato,
un’eccessiva inerzia alla flessibilità, necessaria per rappresentate i profili
familiari in mutamento.
Per questi motivi negativi attribuiti agli interventi passati di edilizia
popolare, oggi la realizzazione di alloggi sociali è soggetta a ripensamenti
e a cambiamenti, a volte radicali, rispetto al passato.
In primo luogo i nuovi interventi di edilizia sociale prevedono l’integrazione
di attività produttive e commerciali per contrastare la mono funzionalità
dei quartiere, questo tipo di intervento permette poi di ampliare la gamma
dei servizi connessi alla residenza.
Di particolare importanza è anche la progettazione degli spazi collettivi,
con la realizzazione di luoghi centrali e vivi è possibile favorire l’insorgere
di nuove pratiche di aggregazione sociale.
L’aggregazione sociale viene poi favorita da una diversificazione dei
profili sociali e etnici degli abitanti, la presenza di diverse categorie di
abitanti garantisce una maggiore coesione sociale, riducendo i caratteri
di uniformità del quartiere.
Infine molta importanza deve essere data all’alloggio con la realizzazione
di tagli diversi per consentire imprevedibili modi di impiego e per far
fronte ai mutamenti delle configurazioni familiari nel tempo.
La qualità dei progetti si raggiunge quindi con una giusta coesione tra
alloggi, flessibili e di tagli differenti e un programma dei servizi presenti
di sostegno alla residenza.
In conclusione da un piano casa come quello pensato per la ricostruzione
è necessario passare a un piano che leghi la costruzione o il recupero
di alloggi da destinare alle classi sociali deboli nell’ottica, però, della
35
reintegrazione sociale.
L’alloggio assume quindi la funzione di inserimento e di riscatto, in termini
di dignità e di immissione in un nuovo percorso personale e familiare.
SOCIAL HOUSING: UNA POSSIBILE RISPOSTA
L’obiettivo di interventi di housing sociale è quello di incrementare il mix
sociale, promuovendo la coesione sociale.
La risposta a tali esigenze può essere soddisfatta tramite interventi di
housing sociale, in quanto tali interventi non sono rivolti solo alla carenza
quantitativa degli alloggi o al problema dell’onerosità.
Infatti mentre da una parte l’housing sociale permette di soddisfare i
bisogni abitativi garantendo abitazioni adeguate a prezzi accessibili,
dall’altra parte pone attenzione alla qualità degli alloggi e degli spazi di
relazione.
Grazie ad un approccio integrato con le realtà locali, come imprese,
scuole, rappresentatrici locali e fornitori di servizi si rendono tali aree
luoghi in cui è piacevole risiedere, incrementando lo sviluppo economico
locale e, allo stesso tempo, soddisfacendo i bisogni emergenti dei nuovi
nuclei familiari.
DEFINIRE L’HOUSING SOCIALE
Dare una definizione di social housing, non è facile, in quanto questo
termine viene utilizzato in tutta Europa in modo diverso, nonostante le
situazioni abitative nazionali siano abbastanza eterogenee.
Il Parlamento europeo ha approvato il 10 maggio 2007 una nuova proposta
di risoluzione “Politica degli alloggi e politica regionale.”
In questa proposta si sottolineano in particolare tre tematiche ritenute
essenziali:
−
36
dimensione sociale, sottolineando i temi della segregazione
sociale, delle persone senza fissa dimora, delle periferie urbane soggette
a criminalità, delle immigrazioni
−
dimensione energetica ed ambientale
−
dimensione del coordinamento, sottolineando i temi di
sussidiarietà, auspicando un coordinamento orizzontale tra i soggetti che
si occupano di alloggio a livello europeo, nazionale e locale
Si può considerare come definizione quella proposta dal Cecodhas19
(Comitato europeo per la promozione del diritto alla casa) che definisce
l’housing sociale come “ l’insieme delle attività atte a formate alloggi
adeguati, attraverso regole certe di assegnazione, a famiglie che hanno
difficoltà nel trovare un alloggio alle condizioni di mercato perché incapaci
di ottenere credito o perché colpite da problematiche particolari”.
Con il termine housing sociale in Italia si attribuisce un significato più
circoscritto, indicando gli interventi di politica abitativa di interesse
pubblico che si differenziano dai tradizionali interventi di edilizia pubblica
poiché vedono la partecipazione di soggetti privati e non profit.
A livello normativo l’housing sociale è stato formalizzato con la definizione
di “Edilizia residenziale sociale” e di “Alloggio sociale”.
Con il Decreto del Ministero delle Infrastrutture n.3904 del 22 aprile 2008
si definisce l’alloggio sociale come “l’unità immobiliare adibita ad uso
residenziale in locazione permanente che svolge la funzione di interesse
generale, nella salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio
abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado
di accedere alla locazione di alloggi nel mercato libero.
19
CECODHAS, fondata nel 1988, è la rete europea per la promozione del
diritto a un alloggio dignitoso per tutti. Riunisce 46 federazioni nazionali e regionali che
rappresentano un totale di oltre 22.000 organizzazioni dell’alloggio sociale (enti pubblici,
enti privati senza scopo di lucro e cooperative di abitazione) in 19 paesi europei, con
un’offerta di oltre 21 milioni di alloggi. La sezione italiana è costituito dalle tre principali
associazioni di settore: Federcasa, Federabitazione-Confcooperative e Ancab-Legacoop.
L’organizzazione lavora con la Commissione europea per promuovere e sviluppare
la riqualificazione energetica nell’edilizia residenziale sociale del vecchio continente,
attraverso un lavoro di coordinamento delle federazioni presenti in tutti gli stati membri. 37
L’alloggio sociale si configura come elemento essenziale del sistema di
edilizia residenziale sociale costituito dall’insieme dei servizi abitativi
finalizzati al soddisfacimento delle esigenze primarie”.20
Con questo decreto si allarga l’erogazione del servizio di edilizia
residenziale sociale sia ad enti pubblici sia ad enti privati.
Si determina inoltre che “il servizio di edilizia residenziale sociale viene
erogato da operatori pubblici e privati prioritariamente tramite l’offerta
di alloggi in locazione alla quale va destinata la prevalenza delle risorse
disponibili, nonché il sostegno all’accesso alla proprietà della casa,
perseguendo l’integrazione di diverse fasce sociali e concorrendo al
miglioramento di vita dei destinatari.”21
I concetti evidenziati nel decreto indicano quale sia la strategia abitativa
che, con il social housing si intende perseguire.
Queste definizioni ci permettono di sottolineare gli aspetti peculiari, sui
quali si ha un consenso europeo, attribuiti al social housing:
−
il ruolo fondamentale che gli è attribuito è quello di soddisfare i
bisogni abitativi delle famiglie meno abbienti sia in termini di accesso che
di permanenza in abitazione dignitosi a prezzi accessibili
−
incrementare l’offerta di questi alloggio tramite la costruzione, la
gestione e l’affitto di alloggi sociali
−
definizione di criteri di assegnazioni degli alloggi in termini sia
socio-economici, sia per altri motivi di vulnerabilità
“L’alloggio sociale deve essere adeguato, salubre, sicuro e costruito o
recuperato nel rispetto delle caratteristiche tecnico-costruttive indicate
agli articoli 16 e 43 della legge 5 agosto 1978, n. 457.
Nel caso di servizio di edilizia sociale in locazione si considera adeguato
un alloggio con un numero di vani abitabili tendenzialmente non inferiore
ai componenti del nucleo familiare - e comunque non
20
Art.1 comma 2.
21
Art.1 comma 4.
38
Decreto del Ministero delle Infrastrutture n.3904 del 22 aprile 2008,
Decreto del Ministero delle Infrastrutture n.3904 del 22 aprile 2008,
superiore a cinque - oltre ai vani accessori quali bagno e cucina. L’alloggio
sociale deve essere costruito secondo principi di sostenibilità’ ambientale
e di risparmio energetico, utilizzando, ove possibile, fonti energetiche
alternative.”
Nelle definizioni prima citate si riscontra la necessità di affrontare il
tema dell’housing sociale con un approccio multidimensionale, avendo
particolare cura non solo dell’aspetto immobiliare, ma anche di quello
sociale con servizi, sviluppando all’interno dei progetti programmi di
supporto, accompagnamento e facilitazioni della convivenza per far
sviluppare e rafforzare le comunità locali.
Il principale scopo dell’housing sociale è quello di migliorare le condizioni
delle persone che ne fanno uso, in cui l’importante non è solo avere
un proprio alloggio, ma anche sviluppare una realtà di vicinato con un
contesto abitativo sociale e dignitoso.
Si può quindi sottolineare un aspetto dell’housing sociale, non più di
natura immobiliare o finanziaria, ma dal punto di vista strettamente
sociale.
Sotto questo aspetto si possono includere diverse iniziative che operano
nel settore sociale, come agenzie immobiliari sociali che sostengono
famiglie, in condizioni di fragilità, nella ricerca di un alloggio adeguato;
oppure la presenza di alloggi per l’inclusione sociale, che si rivolgono a
un target specifico, quali, immigrati e rifugiati, persone in emergenza a
causa di uno sfratto o familiari di malati ricoverati lontano da casa.
Infine possono coinvolgere residenze di tipo comunitario, con la presenza
di mini alloggi con servizi comuni destinati alla socializzazione, rivolti a
persone anziane, a ragazze madri o a minori.
Generalmente i protagonisti di queste espressioni dell’housing sociale
sono i soggetti del terzo settore, in accordo con gli enti locali.
In conclusione si può dire che un intervento di housing sociale sia generato
da una serie di azioni programmate che promuovono la coesione sociale
sul territorio, occupandosi in particolare della fascia di disagio sociale
39
non estremo, ossia rivolgendosi a chi non rientrando nei benefici pubblici
non riesce ad accedere al mercato libero.
Tutto questo viene realizzato con la collaborazione tra diversi soggetti,
pubblici, privati e non profit, cercando di integrare politiche della casa
con politiche sociali, accostando interventi edilizi con interventi di
accompagnamento sociale.
LA DIVERSITÀ EUROPEA
A livello europeo si riscontrano diversi trend che si modificano a seconda
del paese e del luogo preso in esame.
Esistono grandi differenze tra i Paesi europei per ciò che riguarda le
dimensioni del settore dell’affitto sociale, come differenti sono i criteri di
allocazione.
Si possono riscontrare principalmente due criteri:22
−
modello universalistico, considera il bene abitativo come
una responsabilità pubblica nei confronti dell’intera popolazione.
L’assegnazione degli alloggi avviene tramite liste d’attesa con o senza
criteri di priorità, mentre gli enti locali riservano un certo numero di
alloggi vacanti per quei nuclei familiari che presentano un urgente
bisogno abitativo. Tra i Paesi che utilizzano questo modello si trovano
Svezia, Danimarca e Paesi Bassi.
−
modello “targeted” si basa invece sull’assunzione che gli obiettivi
delle politiche abitative siano realizzati in misura prevalente del mercato,
e riconosce come beneficiarie del social housing solo quelle famiglie per
le quali il mercato non è in grado di provvedere a un’abitazione dignitosa
a prezzi accessibili.
Questo modello può essere a sua volta suddiviso in due sottogruppi,
l’approccio generalista che assegna gli alloggi ai nuclei familiari che
ricadono al di sotto di un reddito, e segue la tradizione di social housing
22
M. Baldini, M. Federici, “Il social housing in Europa”, CAAP ,
Dipartimento di Economia Politica, Università di Modena e Reggio Emilia. Fonte: Internet
40
propria dell’Europa Occidentale, che si rivolgeva ai lavoratori e ai
percettori di redditi medi. In quest’approccio gli affitti sociali hanno un
livello massimo fisso, e le famiglie beneficiano di indennità abitative che
sulla base del reddito coprono parte dell’affitto.
Il secondo approccio è quello residuale, che concentra su una categoria
più ristretta di beneficiari, tipicamente i nuclei familiari più disagiati, quali
disabili, disoccupati, anziani, genitori soli. Generalmente a tale approccio
corrisponde l’assegnazione diretta di una sistemazione da parte delle
autorità locali in base al bisogno.
Se da un lato i Paesi che ricadono nella categoria universalistica tendono
ad avere una minore percentuale di stock in proprietà rispetto ai Paesi
che hanno un approccio targeted, dall’altro gli Stati di tipo generalista
presentano un settore privato degli affitti piuttosto ristretto mentre quelli
di tipo residuale mostrano un mercato privato degli affitti di dimensione
maggiori rispetto a quello sociale.
Una volta definiti i criteri per l’accesso, l’effettiva assegnazione degli
alloggi avviene generalmente sulla base di liste d’attesa e criteri di priorità,
che possono essere cronologici o socio-economici.
Un sistema innovati per l’assegnazione degli alloggi è stato invece
introdotto per la prima volta dalla città di Delft, nei Paesi Bassi, ed è
ora applicato anche in Inghilterra. Esso vuole essere un sistema basato
sulle preferenze degli utenti, oltre che su criteri di bisogno: le Housing
Associations pubblicano su giornali o siti internet specializzati un lista
dei propri alloggi vacanti e i candidati per il social housing possono
presentare domanda per l’alloggio, scegliendo quello che più si addice
alla proprie esigenze. L’effettiva assegnazione avviene poi sulla base di
criteri di priorità, di età, di tempo. 23
Gli operatori attivi nel settore del social housing sono responsabili di
diverse attività, necessarie per l’erogazione finale del servizio: la scelta
del promotore incaricato della costruzione di alloggi sociali, la costruzione
materiale, il finanziamento, la proprietà legale delle strutture di social
23
M. Baldini, M. Federici, “Il social housing in Europa”, CAAP ,
Dipartimento di Economia Politica, Università di Modena e Reggio Emilia. Fonte: Internet
41
housing, la loro gestione e la pianificazione di una strategia.
Oggi in Europa il concetto di social housing tende a comprendere oltre
allo stock abitativo pubblico una serie di associazioni e fondazioni
volontarie e senza scopo di lucro, di società pubbliche o private senza
scopo di lucro, di organizzazioni cooperative e anche investitori privati
che forniscono social housing.
In tutta Europa si registra negli ultimi anni un progressivo decentramento
delle competenze e responsabilità in campo abitativo dallo Stato centrale
alle amministrazioni regionali e locali.
Il settore privato risulta sempre più coinvolto nel social housing, in
particolare nelle attività di costruzione e di finanziamento.
Le organizzazioni private volontarie senza scopo di lucro sono riconosciute
come un valido strumento per la fornitura di social housing in sostituzione
a quella statale. Il ruolo di questo settore è diffuso soprattutto nell’Europa
occidentale, nel Regno Unito e nei Paesi Scandinavi.
IL FINANZIAMENTO DEL SOCIAL-HOUSING
Il finanziamento del social housing si presta a molteplici soluzioni, che
vedono ai propri estremi l’impegno pubblico e quello privato.
I Paesi Bassi forniscono l’esempio di un settore di social housing reso
finanziariamente indipendente dal governo centrale: a partire dal 1995,
quando il governo annullò i prestiti pendenti e cancellò i sussidi, gli
investimenti delle housing associations sono finanziati da prestiti ottenuti
sul mercato dei capitali.
L’eliminazione dei sussidi alle housing associations è stato possibile
perché nei Paesi Bassi il settore degli alloggi sociali dati in affitto è
particolarmente ampio e le housing associations presentano una solida
struttura finanziaria, che consente loro di ottenere prestiti a tassi di
interesse inferiori al 1%.24
24
42
Ibidem
In tutta Europa, fino agli anni 80, il finanziamento dei nuovi interventi di
social housing avveniva invece per la maggior parte attraverso prestiti
statali.
Il settore degli alloggi sociali richiede infatti prestiti a lungo termine e
solo il finanziamento pubblico poteva garantire bassi tassi di interesse
sul privato.
Un importante contributo al finanziamento degli investimenti viene anche
dalla mobilitazione dei risparmi, istituzionali e privati. Per quanto riguarda
i primi, gli attori più importanti sono rappresentati dai fondi pensione e
dalle compagnie di assicurazione.
Un altro strumento per generare risorse a basso costo è rappresentato
dai “revolving funds”, utilizzati in particolare in Francia ed Austria. Questi
fondi ricevono sussidi che successivamente sono convertiti in prestiti
a lungo termine e a basso tasso di interesse per il social housing. Il
rimborso del prestito va ad aumentare le risorse del fondo, cosicché i
sussidi possono essere ridotti ed eventualmente soppressi.
Infine il ruolo dei sussidi, i cosiddetti “object subsidies”, il cui scopo è
quello di ridurre i costi per la costruzione e i costi operativi. Una tendenza
in Europa è quella di spostare i sussidi direttamente al soggetto, chiamati
anche housing allowances o housing benefits: essi sono legati al reddito
e alle caratteristiche del nucleo familiare. Sono in questo modo più
flessibili, poiché possono diminuire o aumentare quando si modificano i
redditi o le dimensioni del nucleo.
CAMBIAMENTI DELLE DINAMICHE ABITATIVE
In tutta Europa il settore del social housing si trova a doversi confrontare
con i processo di cambiamento che stanno interessando il mercato e la
società.
La domanda di alloggi sociali è esposta alle pressioni delle dinamiche
demografiche e sociali.
43
La popolazione europea sta invecchiando, tale fenomeno è dato
dall’allungamento della speranza di vita e dalla diminuzione delle nascite
in tutta Europa; secondo stime Eurostat la percentuale di ultraottantenni
è destinata a triplicare nel 2050.
Una popolazione più anziana necessita di una maggiore assistenza
sociale, e di abitazioni adeguate per standards di sicurezza e assenza di
barriere architettoniche.
Questo dato è ancora più importante se si considera che una grande
percentuale di anziani vive da sola.
La dinamica che vede la riduzione delle dinamiche dei nuclei familiari non
riguarda solo gli anziani, ma l’intera società nel suo complesso.
Aumentano infatti i nuclei composti da una sola persona, parallelamente
aumenta il numero di nuclei familiari che domandano un alloggio.
Sulla base di queste dinamiche demografiche e sociali, cambia dunque il
profilo dell’utente di social housing: ci si allontana dal modello tradizionale
di famiglia, mentre aumentano le cosiddette famiglie allargate o viceversa
nuclei di un solo componente e di genitori soli e si registra una forte
presenza di immigrati.
Il social housing deve quindi rispondere a queste nuove domande e
bisogni.
Se da un lato la domanda per il social housing è cambiata, dall’altro si
tratti di una domanda che è fortemente sbilanciata rispetto all’offerta.
Molti Paesi, tra cui anche l’Italia, registrano infatti una domanda molto
maggiore rispetto all’offerta.
Le politiche abitative, a partire dagli anni 80, hanno subito un costante
e generale riassetto, caratterizzato principalmente da una riduzione
dell’intervento pubblico.
Nei Paesi europei i principali fatti che hanno caratterizzato il social
housing sono stati il decentramento delle politiche abitative, la riduzione
del finanziamento pubblico e la privatizzazione dello stock abitativo
44
pubblico.
Il processo che ha visto il cambiamento del ruolo dello Stato si è affermato
a partire dagli anni 80 e ha comportato il trasferimento delle competenze
e responsabilità in materia abitativa dal livello centrale al livello regionale
o locale.
Con questo intervento si intendeva rendere le politiche abitative più
flessibili e rispondenti alle esigenze locali, stabilendo interazioni più
strette tra attori locali e famiglie beneficiarie.
Sempre negli anni 80 si è anche riscontrata la dinamica di privatizzazione
dello stock abitativo sociale; questo può avvenire con diverse modalità.
Una di queste è il trasferimento di tutti i diritti di proprietà agli affittuari
residenti.
In Inghilterra il principio del “right to buy” prevede infatti la possibilità per
gli affittuari di acquistare a prezzi scontati gli alloggi di housing sociale
nei quali risiedono da un sufficiente periodo di tempo.25
In altri Paesi, come ad esempio la Finlandia sono invece previste forme di
proprietà condivisa, in base a questi schemi l’individuo acquista una parte
dell’abitazione e sulla restante paga un affitto scontato all’organizzazione
responsabile, spesso l’housing association.
Infine la privatizzazione può essere realizzata anche con operazioni di
trasferimento dello stock pubblico ad altre entità legali, quali housing
association o cooperative.
Oltre alla privatizzazione, che ha contribuito a restringere il settore del
social housing in molti Paesi, il sistema abitativo si è progressivamente
aperto alle pressioni economiche e al mercato diventando più competitivo.
Il decentramento delle politiche e la riduzione dei finanziamenti pubblici
hanno nel complesso significato maggiori libertà e responsabilità per
molti operatori di social housing, anche la sfida di perseguire i propri
obiettivi sociali con minori risorse pubbliche.
25
Cinque anni per i contratti in affitto stipulati a partire dal 18 gennaio
2005, due anni per i contratti precedenti.
45
Negli ultimi tempi tutte queste dinamiche hanno portato i governi dei Paesi
europei a rivedere le proprie priorità in materia abitativa. La necessità di
ridurre i crescenti costi abitativi ha portato a concentrare la fornitura di
alloggi sociali sui gruppi con bisogni speciali, come disabili, anziani e
giovani nucleo familiari o con redditi particolarmente bassi.
La concentrazione delle famiglie più disagiate negli alloggi sociali può
avere però alcune conseguenze negative, come l’effetto di esclusione
degli utenti o la presenza di barriere all’effettiva integrazione sociale a
causa dell’esclusione dai principali servizi.
Per fronteggiare l’insufficiente offerta di alloggi a prezzi accessibili i
governi hanno quindi previsto nuovi finanziamenti e programmi per
promuovere la costruzione di questo tipo di alloggi.
Gli operatori di social housing hanno infine risposto ai cambiamenti
sociali, economici e politici degli ultimi decenni diversificando la propria
offerta.
I servizi alla persona forniti dagli operatori di social housing mirano a
migliorare la qualità della vita degli utenti. Innanzitutto si rivolgono a
quegli utenti, anziani e disabili, che hanno bisogno di assistenza e
sostegno. Ciò può significare fornire assistenza domiciliare, facilitare
l’accesso ai servizi sanitari o organizzare attività ricreative. In Paesi come
il Regno Unito e Paesi bassi spesso sono gli stessi operatori responsabili
degli alloggi sociali a provvedere a tali servizi in partnership con altre
organizzazioni specializzate; tuttavia, anche laddove non si occupano
personalmente della fornitura del servizio, le organizzazioni di housing
operano per crearne le basi, adeguando le condizioni strutturali degli
alloggi alle esigenze degli utenti o prevedendo le aree comuni dove tali
servizi possono essere forniti.
I servizi alla persona possono essere suddivisi in tre gruppi:
−
servizi di lusso, rivolti agli affittuari più benestanti per accrescere
l’attrattiva dell’unità abitativa.(ad esempio servizi per gli acquisti)
−
46
servizi per l’inclusione sociale, aiutando gli utenti a superare i
problemi che ostacolano la loro partecipazione alla vita sociale attiva (ad
esempio servizi per l’infanzia, sostegno all’inserimento nel mercato del
lavoro)
−
servizi che rendono possibile una minore spesa per gli affittuari
del social housing (ad esempio contratti collettivi per energia o per
assicurazioni, servizi di lavanderia e pulizia)26
I servizi al territorio mirano invece a migliorare le condizioni dell’area o
della comunità all’interno della quale le associazioni di social housing
operano. Questi servizi, come ad esempio un circolo ricreativo, un centro
ambulatoriale o progetti per le attività dei bambini, possono essere forniti
da operatori esterni su basi contrattuali, oppure da squadre di specialisti
istituiti dagli operatori stessi di social housing.
In molti Paesi europei, quali ad esempio Regno Unito e Paesi Bassi, queste
associazioni rivestono un ruolo crescente anche nel rinnovamento del
territorio urbano e, in collaborazione con altri enti locali e regionali,
lavorano alla sua gestione.
Queste attività riguardano l’ambiente, la sicurezza e soprattutto la
coesione sociale.27
Per realizzare tutto il proprio potenziale, però, il social housing deve
essere integrato con altre politiche pubbliche riguardanti l’occupazione, i
trasporti, la salute, l’istruzione e la pianificazione urbana: ciò è necessario
per soddisfare i bisogni locali di ciascuna area urbana. Un approccio
integrato, quindi, per quanto riguarda i diversi ambiti delle politiche, ma
un integrato anche a livello di attori: tali iniziative richiedono infatti il
coinvolgimento di attori locali pubblici e privati, quali enti ed associazioni
locali, forze dell’ordine imprese e servizi, scuole nonché la partecipazione
dei singoli privati cittadini.
26
M. Baldini, M. Federici, “Il social housing in Europa”, CAAP ,
Dipartimento di Economia Politica, Università di Modena e Reggio Emilia. Fonte: Internet
27
Il Consiglio Euopeo definisce coesione sociale “la capacità di una società
di assicurare il benessere di tutti i suoi membri, minimizzando le diseguaglianze ed
evitando polarizzazioni”
47
ALCUNI ESEMPI DI HOUSING SOCIALE IN EUROPA
Adelaide Wharf: intervento di housing sociale
Città: Distretto di Hackeney; Londra
Studio di progettazione: Alloford Hall Monagam Architetti
Anno di realizzazione: 2006-2007
Numero alloggi: 73 alloggi a libero mercato, 74 di housing sociale, 33
in affitto a canone camierato, 41 destinati al Progetto Keyworker. Totale
alloggi 147
Adelaide Whrft è un progetto innovati che comprende 147 abitazione e
650 mq di spazi dedicati a uso ufficio.
Il progetto prevede la realizzazione di alloggi sociali da destinare a fasce
bisognose ed alloggi da destinare al mercato libero. Tale soluzione
permette di garantire un equilibrato mix sociale, che permette di evitare
l’esclusione sociale degli abitanti.
L’area di progetto è situata sul canale Regent a Hackney, un quartiere di
Londra destinato alla riqualificazione urbana.
Figura 6_ Adelaide Wharf_Londra
48
L’edificio è composto da da sei piani fuori terra ed è circondato su tre lati
da un’ampia area verde, mentre sul quarto lato affaccia sul canale.
Alloggi sociali in Louis Blanc, Parigi
Città: Parigi
Anno di realizzazione: 2005-2006
Studio di Progettazione: ECDM Architectes
Numero alloggi: 17 alloggi sociali
Eseguito su incarico della Regìe Immobilière de la Ville de Paris (RIVP),
società semi-pubblica che gestisce e costruisce alloggi sociali per conto
del Comune di Parigi, l’edificio si sviluppa su un piccolo lotto di 550 mq,
in 45 rue Louis Blanc, a Parigi.
Il progetto iniziale prevedeva la costruzione di uno stabile con 13 unità
abitative sociali a elevata qualità ambientale; i progettisti ne proposero
e ne realizzarono però 17, di cui 2 senza barriere architettoniche, di
metratura variabile tra i 50 e 112 mq, alcune provviste di balcone o
terrazze.
Figura 7_ Luis Blanc_Parigi
L’edificio si sviluppa su 7 piani fuori terra, verso la rue Louis Blanc, e due
sul fronte opposto.
La struttura portante visibile determina la totale flessibilità degli alloggi.
La suddivisione interna è realizzata con partizioni di cartongesso, sistema
costruttivo a secco di semplice e rapida esecuzione. Gli architetti hanno
scelto di valorizzare la zona dedicata la living/pranzo, lasciano la cucina
a vista nella maggior parte dei casi, oppure direttamente comunicante, e
riducendo al minimo gli spazi di distribuzione.
Figura 8_ Luis Blanc_vista notturna
49
102 appartamenti a Carabanchel
Città: Madrid, Spagna
Anno di realizzazione: 2004-2007
Studio di Progettazione: Dosmasuno Arquitectos Numero alloggi: 102 alloggi sociali
Il progetto del collettivo Dosmasunos arquitectos fa parte del programma
municipale della città di Madrid che prevede la costruzione di 59.000
alloggi da realizzare entro il 2011, tra cui 32.500 di iniziatva pubblica. Il
nucleo abitativo base è un appartamento di 42 mq con soggiorno, camera,
bagno e cucina, ripetuto per 102 volte.
Figura 9_ Carabanchel_Madrid
La pianta è studiata per avere la migliore esposizione del soggiorno e della
camera, verso sud; la fascia dei servizi, bagno e cucina, è posizionata a
nord, con affaccio sul cortile.Solo ad alcuni alloggi sono aggiunti i moduli
di ampliamento: un modulo singolo, composto da una camera di 9mq,
oppure un modulo doppio, di 20 mq, con due camere e un bagno. Tale
soluzione ha permesso di ottenere appartamenti di differente taglio da
42, 53 o 66 mq.
Questo accorgimento consente di rispondere alle diverse esigenze della
committenza, che richiedeva 52 alloggi con una camera da letto, 35 con
due camere e 15 con tre camere.
50
Thin Flats a Philadelphia
Città: Philadelphia, USA
Anno di realizzazione: 2008
Studio di progettazione: Dosmasuno Arquitectos
Numero di alloggi:102 alloggi sociali
Il progetto, denominato Thin Flats, è stato sviluppato all’interno di una
serie più ampia di interventi di recupero di edifici residenziali realizzati
dal team Onion Flats.
L’intero edificio, a pianta rettangolare, si sviluppa su 5 livelli, compresi il
piano terra e la copertura piana. Dal punto distributivo, prevede 8 unità
abitative che si sviluppano su 2 livelli, destinando a ciascuna una porzione
di verde privato. Per le unità inferiori, è stato ricavato, sul lato nord,
un giardino esclusivo con relativo posto auto. Per gli appartamenti che
occupano il secondo e terzo piano, è stato previsto un giardino pensile in
copertura, con zone living pavimentate con lastre di calcestruzzo riciclato.
Particolarità di questa costruzione è la profondità delle stecche, in
rapporto 4 a 1 rispetto alla facciata, è stato necessario introdurre lucernari
in copertura per illuminare la parte interna e l’utilizzo di pareti in vetro
traslucido, dal punto di vista distributivo, collocando nella parte centrale
i servizi, lesone cucine e i collegamenti verticali.
Figura 10_Thin Flats
51
Siviglia: edilizia residenziale pubblica
Città: Umbrete, Siviglia, Spagna
Anno di realizzazione: 2008
Studio di Progettazione: Solinas+Verd Arcquitectos
Numero alloggi: 26 alloggi
Il progetto di 26 alloggi di edilizia economica popolare nasce da un
concorso bandito nel 2002 dal Governo spagnolo. Il progetto prevede
una tipologia residenziale “tipo” che occupa un lotto di circa 6x15m, che
si ripete in tutto il lotto.
La superficie dell’intero lotto viene interamente occupata da una serie di
volumi, pieni e vuoti che, sulla strada si presentano come fronte unico.
All’interno l’unità abitativa, distribuita su 70 mq, si organizza in un
susseguirsi di volumi disposti in un’alternanza di spazi chiusi e aperti.
Figura 11_ Edilizia residenziale_Siviglia
Ogni alloggio si sviluppa attorno a due patii, il primo che funge da zona
di filtro con l’esterno, serve all’occorrenza anche dome parcheggio
dell’automobile; il secondo dove è stato piantato un albero di limoni, è
una zona più intima e nascosta, su cui si aprono la cucina e il salotto.
La scala che porta al piano superiore occupa una spazio a doppia altezza,
caratterizzato da un soffitto a voltine; una passerella al primo piano
collega le due camere da letto e una terrazza solarium posta al disopra
del salone.
52
Donnybrook quartiere residenziale a Londra
Città: Quartiere Donnybrook Londra Anno di realizzazione: 2004-2006
Studio di Progettazione: Peter Barber Architects
Numero alloggi: 26 alloggi
Il quartiere residenziale Donnybrook, situato a sud di Victoria Park a
Hackney, è uno dei progetti maggiormente premiati e studiati da quando,
nel 2002, ha vinto il concorso Innovetions in Housing.
Il quartiere è organizzato secondo tre strade che riprendono l’andamento
dell’esistente e alla cui intersezione si apre la piazza del quartiere. L’idea
della strada pedonale come spazio per la vita collettiva recupera alcune
delle più importanti sperimentazioni residenziali inglesi e attinge dalla
tradizione mediterranea di spazio pubblico. Lo schema prevede un
appartamento con giardino al piano terra e un alloggio duplex al piano
superiore, senza il tradizionale giardino, ma con uno spazio privato
aperto di 32 mq. L’innovazione tipologica è rappresentata dal sistema
distributivo dei duplex: l’accesso agli appartamenti avviene da una corte
al primo piano collegata, mediante una scala direttamente alla strada.
Tale scelta garantisce ad ogni alloggio il suo ingresso indipendente e
diretto dallo spazio collettivo pubblico della strada pedonale.
Figura 12_Donnybrook_Londra
53
Housing sociale a Madrid
Città: Madrid, Spagna
Anno di realizzazione: 2006-2007
Studio di Progettazione: B+DU Estudio de Arquitecctura
Numero alloggi: 141 alloggi
Figura 13_ Social Housing_Madrid
54
L’intervento per Carabanchel 11 sorge in un’area periferica della città
individuata per un nuovo complesso di residenze sociali. Il progetto
prevede la realizzazione di un quartiere residenziale complesso che,
con l’alternarsi di volumi alti e bassi a varia densità, spazi privati e spazi
pubblici, mix tipologico e paesaggi aperti, sembra condensare la città
in poco più di un ettaro. La matrice compositiva del tessuto abitativo
dei 141 appartamenti (con due, tre e quattro camere da letto), molti dei
quali con accesso diretto da strada, è caratterizzata con patii e percorsi
coperti da vegetazione sospesa tra le recinzioni delle ville. Il complesso è
studiato come ua piastra piegata a forma di J, dove la densa area centrale
delle abitazioni a due piani è chiusa a nord da un edificio a sei piano con
attivo e a sud da un edificio più basso, che si pongono come veri elementi
di delimitazione e di accesso al quartiere.
Abitazioni sociali a Parigi
Città: Parigi, Francia
Anno di realizzazione: 2007-2009
Studio di Progettazione: Chartier.Corbasson Architects
L’edificio, formata da cinque piani con l’attico arretrati e il piano terra
destinato ad attività commerciali, ospita undici alloggi, da 60 a 90 mq,
interamente esposti su strada.
Tra la nuova facciata e la testata del vecchio edificio si è creato un volume
che contiene le scale e l’ascensore, oltre alla distribuzione ai piani e una
serie continua di balconi.
Figura 14_ Social Housing_Parigi
Mostra una pelle di metallo traforato che gioca con la luce creando insoliti
disegni che richiamano l’attenzione.
Un velo metallico costruito dall’alternarsi di pannelli fissi scorrevoli,
regolabili dagli utenti, permette, associato alle finestre dotate di doppi
vetri, di contenere il consume energetico e l’inquinamento acustico.
Figura 15_ Vista rivestimento in metallo
55
Hammarby Sjostad, la città d’acqua
Città: Stoccolma, Svezia
Anno di realizzazione: in corso
Studio di Progettazione: team vario Numero alloggi: alloggi in affitto, alloggi in proprietà indivisa, alloggi di
proprietà a libero mercato. Totale alloggi realizzati 8.000
Hammarby Sjostad, detta anche città d’acqua, è un quartiere che si è
sviluppato in una vasta area di duecento ettari, su un ex area industriale a
sud di Stoccolma, tra il lago Malaren, principale fonte di energia, e il parco
Sickla. Nei primi anni ‘90 il Comune di Stoccolma promuove un piano
di riqualificazione dell’ex area industriale in dismissione, con l’obiettivo
di soddisfare il crescente fabbisogno abitativo e di sperimentare forme
dell’abitare sostenibile.
Figura 16_ Quartiere sull'acqua_Stoccolma
Questa piccola città ideale, priva di barriere architettoniche, è il risultato
di un programma integrato di interventi, in quanto è dotata di alloggi,
servizi, spazi pubblici, aree verdi ed è autosufficiente dal punto di vista
energetico.
Hammarby Sjostad offre una pluralità di tipologie architettoniche e una
mescolanza di proposte per l’accessibilità (alloggi a libero mercato, in
affitto, in proprietà indivisa), articolazione corrispondente a una ricca
e diversificata composizione sociale, anche perché in Svezia il settore
housing sociale è rivolto indistintamente a tutte le fasce sociali.
56
Iroko Housing co-operative
Città: Londra, Inghilterra
Anno di realizzazione: 2001
Studio di Progettazione: Atelier Ullmann-Ebner
Numero alloggi: 59 appartamenti
La Cooperativa di Iroko rientra negli interventi di riqualificazione di Coin
Street, un quartiere nell’area centrale del South Bank di Londra, che
si è sviluppato grazie alla partecipazione arriva della comunità locale,
caratterizzandosi per il mix funzionale di alloggi sociali, servizi, officine
gestite, spazi pubblici ed attività ricreative e culturali.
Iroko è una cooperativa edilizia promossa dal Coin Street Community
Builders, al fine di soddisfare i bisogni socio-abitativi dei residenti e di
promuovere la sperimentazione di nuove forme dell’abitare sostenibile.
L’intervento è costituito da alloggi sociali in proprietà indivisa: gli alloggi
sono di proprietà dell’intera comunità (nessuno dei soci ha diritto di
acquisto) e vengono assegnati in godimento a tempo indeterminato ai
membri della cooperativa, che hanno la responsabilità di prendere parte
attiva alla gestione del complesso residenziale e nelle decisioni della
comunità.
Figura 17_ Iroko Housing_ Londra
Oltre la varietà tipologica, che per l’abbattimento delle barriere
architettoniche.
57
GWL Terrein: il quartiere ecologico
Città: Amsterdam, Olanda Anno di realizzazione: 1999
Studio di Progettazione: KCAP, West8
Numero alloggi: 150 a libero mercato, 450 housing sociale, di cui 300
in affitto a canone calmierato e 150 in vendita a prezzi calmierato
GWL Terrein, realizzato su iniziativa pubblica all’interno di un’area
dismessa della città di Amsterdam, è un quartiere residenziale ad alta
densità, che rappresenta la sperimentazione di nuove forme dell’abitare
sostenibile e responsabile.
L’intervento si presenta come un insieme di alloggi, servizi, spazi pubblici
e spazi verdi.
Figura 18_ GWL Terrein_Amsterdam
Il mix funzionale, la pluralità tipologica e la mescolanza di forme di
godimento (alloggi destinati al mercato libero, alloggi in affitto a canone
calmierato) corrispondono ad una ricca e diversificata composizione
sociale.
Tra gli edifici, al posto di strade carrabili e parcheggi, si articolano sentieri,
piste ciclabili ed aree verdi: di contano 172 auto e 1346 biciclette, il 73%
degli spostamenti avviene a piedi o in bici, il 17% con trasporto pubblico
e solo il 10% con l’auto.
58
Generation Housing in Vienna
Città: Vienna, Austria Anno di realizzazione: 1996-2000
Studio di Progettazione: Atelier Ullmann+ Ebner
Numero alloggi: 6 masionettes, 30 alloggi assistiti, 12 minilofts, 40
appartamenti
Questo intervento di edilizia sociale è stato curato dall’Atelier Franziske
Ullmann + Peter Ebenr, ed è stato realizzato in occasione di un concorso
di progettazione in collaborazione con un investitore privato.
Figura 19_ vista interna Generetion Housing
Generation housing è collocato nel quartiere a sud di Vienna e offre un
insieme integrato di funzioni e alloggi destinati a una ricca e diversificata
rappresentanza di residenti, sia per età che per genere. L’edificio situato al
centro del quartiere, consente il passaggio pedonale pubblico attraverso
il cortile aperto del fabbricato lasciato aperto, in modo da permettere
di raggiungere il giardino vicino. Al piano terra si trovano gli esercizi
commerciali e il primo piano è destinato a uffici, studi medici e servizi per
l’infanzia. Dal secondo al quarto piano sono distribuiti gli appartamenti e
le maisonettes in affitto di varie metrature. Nell’ala ovest del complesso
sono concentrati gli spazi per le attività comunitarie, un luogo di ritrovo
dedicato agli anziani, i mini alloggi per i giovani e per le giovani coppie e
le residenze assistite ai piani superiori.
L’intervento si colloca all’interno di un’area urbana di recente
realizzazione, destinata a raccogliere nuovi residenti e si propone di offrire
a genitori e relativi figli l’opportunità di vivere vicini e gode del supporto
reciproco, pur vivendo in maniera indipendente. Inoltre, versando una
cifra supplementare, gli anziani possono richiedere l’assistenza sociale. È
doveroso dire che si tratta di un progetto che funziona grazie alla buona
volontà e la grande impegno logistico dell’investitore.
Figura 20_ Distribuzione a ballatoio
59
Parkrand, un quartiere con vista sul parco
Città: Amsterdam, Olanda
Anno di realizzazione: 2006-2007
Studio di Progettazione: MVRDV
Numero alloggi: totale 600 alloggi
Il quartiere è situato in una zona occidentale di Amsterdam, limitrofa
al parco Eendracht, dove in passato sorgeva una città giardino costruita
tra gli anni ‘50 e ‘60. l’intervento costituisce il progetto pilota della
riqualificazione urbana del quartiere, con il quale si tenta di superare il
modello mono-funzionale di città giardino.
Figura 21_ Parkrand_Amsterdam
Come previsto dal piano urbanistico del 1998, questo complesso,
restituisce infatti un’identità al luogo, e crea una continuità spaziale tra
lo stesso parco e il quartiere. Parkrand è un edificio composto da pieni
e vuoti, e presenta un blocco aperto e arioso di 135 m di lunghezza
per 34 m di larghezza. Il complesso residenziale è costituito da cinque
torri, collegate tra loro da alcuni volumi “ponte” di connessione dei due
livelli. Grazie alle grandi aperture che caratterizzano la composizione
architettonica dell’intervento, dagli appartamenti dell’edificio è possibile
godere di viste panoramiche sul parco, anche dagli alloggi retrostanti.
Il complesso offre alloggi in affitto a costi calmierati e a canoni sociali, che
propongono un’elevata qualità abitativa, grazie alla dotazione di finestre
e balconi che garantiscono la luminosità delle stanze. Il complesso
propone spazi comuni all’aperto, una terrazza, un soggiorno, una sala da
pranzo, una stanza per la lettura e una dedicata ai bambini.
60
Un progetto di housing sociale: BedZED
Città: Sutton, Surrey, Londra
Anno di realizzazione: 1999-2002
Studio di Progettazione: Bill Dunster Architetti
Numero alloggi: 34 a libero mercato, 48 di housing sociale
L’esperienza BEDZED, realizzata in un sobborgo londinese, è caratterizzata
dall’allargamento delle tematiche dell’housing sociale al concetto di città
compatta, efficiente dal punto di vista della sostenibilità ambientale.
Bedzed si pone come una alternativa al modello espansione periferica delle
row house londinesi e come dimostrazione della possibilità di liberare
ampi spazi verdi a parità dell’indice di fabbricabilità territoriale. Tutto ciò
rispettando tutte le caratteristiche dell’housing sociale. La sostenibilità è
infatti giocata in modo approfondito su tre fattori: social amnity, finacial
effevtivness e reduced environmental impact.
Per quanto attiene a quest’ultimo aspetto, a parte l’uso del verde come
strumento primario di mitigazione ambientale, si deve citare il fatto che
il controllo delle condizioni ambientali interne è ottenuto attraverso il
comportamento spontaneo degli edifici.
Figura 22_ BedZED_Londra
Si tratta di veri e propri “zero heating building”, basati su un ricorso
massivo alla captazione diretta dell’energia solare e alla ventilazione
naturale. È però da evidenziare come la concettualizzazione del progetto
è fortemente legata alle condizioni climatiche del sito.
61
HOUSING SOCIALE IN ITALIA
L’Italia sconta il ritardo rispetto agli altri paesi europei dove la creazione
di edifici sociali è andata di pari posso con la riqualificazione di intere
aree urbane.
Il recente dibattito sul Piano Casa e la necessità di avviare un piano
infrastrutturale per risolvere l’emergenza abitativa in Italia ha rilanciato
la discussione sul tema dell’alloggio sociale, trasversale a numerosi altri
temi di sviluppo urbano: la riqualificazione delle periferie, l’inclusione
delle fasce più deboli della popolazione e l’integrazione degli immigrati
nelle aree urbane sono alcune delle principali istanze legate al problema
dell’housing, declinato in modo diverso in città e regioni europee.
In un paese come l’Italia, dove lo stock di immobili disponibili per l’affitto
è sempre stato notevolmente ridotto rispetto ad altri Paesi europei, anche
il patrimonio di edilizia sociale pubblica ha avuto ed ha tuttora dimensioni
decisamente modeste.
Solo il 4% dell’intero patrimonio abitativo italiano è costituito da alloggi
pubblici, rispetto al 20% della Francia o al 40% dei Paesi Bassi.
Abitazioni sociali in affitto per 100 famiglie
L’80% dell’intero patrimonio abitativo italiano è di proprietà, contro il
restante 20% in affitto: una soglia limite, che avvicina il nostro paese a
Grecia, Spagna e Portogallo.
Uno scenario completamente diverso rispetto a quello della Scandinavia,
dove soltanto una quota tra il 50 e il 60% è costituito da abitazioni di
proprietà.
In Italia l’offerta abitativa sociale è straordinariamente bassa, circa 5
abitazioni per 100 famiglie, contro una media europea tre volte superiore,
16 abitazioni per 100 famiglie, al punto da costituire una macroscopica
Fonte 7: Eurostat
anomalia rispetto al panorama europeo.28
Nel nostro paese dunque la protezione sociale offerta ai nuclei familiari
28
Novembre 1997
62
CNEL, “Sistemi abitativi e politiche di social housing in Europa”,
economicamente e socialmente deboli nel settore abitativo risulta
decisamente carente e comunque non confrontabile con quella esistente
nei paesi europei con analogo livello di sviluppo e ricchezza.
Il piano prioritario su cui intervenire, quello che richiede le azioni più
urgenti, è costituito dal comparto di famiglie a basso reddito in affitto nel
settore profit.
L’assegnazione di una casa popolare resta un miraggio. I tempi d’attesa
per le famiglie iscritte alle graduatorie sono indefiniti, i nuovi bandi o gli
aggiornamenti risultano essere un esercizio di stile, una pura formalità.
Ad esempio il Comune di Napoli, per mancanza di offerte, non aggiorna
più le graduatorie dal 2000.29
Fino al 1998 si costruivano circa 25mila nuovi alloggi l’anno, ma dal
1998 il trend è calato e attualmente si costruiscono soltanto cinquemila
abitazioni all’anno.
Secondo un’indagine del centro studi Nomisma, nel nostro paese per
coprire per fabbisogno sociale mancano all’appello un milione di alloggi.
E nel frattempo le situazioni di bisogno aumentano.
Oltre a chi è in condizioni di povertà tali da potersi permettere di vivere
soltanto in una casa popolare e nella maggior parte dei casi si tratta di
anziani, esiste una fetta di popolazione che appartiene al ceto medio la
quale, pur non volendo o avendo i requisiti per andare in un alloggio di
edilizia residenziali pubblica, non ha i mezzi per stare sul mercato.
Si tratta dei giovani, degli studenti e dei lavoratori precari. Secondo
Nomisma esprimono una domanda potenziale di case in affitto a canone
moderato almeno 900mila giovani, 150mila studenti e 100mila lavoratori
pendolari. Inoltre è necessario considerare che ci sono anche gli immigrati
a esprimere un forte bisogno abitativo, sempre secondo Nomisma, dei
circa 2,7 milioni di regolari residenti registrati nel 2006, sono circa un
milione quelli che vivono in abitazioni precarie o comunque in condizioni
di disagio.30
29
30
Rivista, “L’industria delle costruzioni” n°407, 2009
Rivista, “L’industria delle costruzioni” n°407, 2009
63
È nelle città che si avvertono le principali conseguenze di questa mancanza
di alloggi. Il mix sociale si è realizzato portando tensioni e senso di
insicurezza in quei condomini dove convivono persone anziani e gruppo
immigrati.
Favorire una migliore convivenza tra nuovi e vecchi inquilini è uno dei
problemi principali a cui si sta cercando di far fronte attraverso le figure
dei mediatori culturali.
Alcuni enti locali hanno infatti assunto delle specifiche figure professionali
inviate nei quartieri per facilitare la convivenze tra anziani ed immigrati,
risolvendo controversie e garantendo la vivibilità dei condomini tanto da
esser stati inviati anche in strutture che non fanno parte del patrimonio
abitativo sociale.
L’housing sociale in Italia non è solo un’evoluzione dell’edilizia popolare,
ma un insieme eterogeneo di esperienze a cavallo tra intervento pubblico,
no profit e spontaneismo “sociale” finalizzati a garantire un alloggio a
quanti non riescono a soddisfare il proprio bisogno sul mercato abitativo.
Housing Sociale è un termine ampio che indica, anche, residenze di prima
accoglienza e progetti di auto-costruzione, condomini sociali e forme
di coabitazione, servizi di supporto immobiliare e interventi per affitti
a canoni moderati. Insomma, tante risposte ad un unico problema: il
disagio abitativo.
64
ESEMPI DI HOUSING SOCIALE IN ITALIA
Housing sociale Sanpolino, Brescia
Città: San Polo di Benevolo, Brescia
Anno di realizzazione: 2006-2008
Studio di Progettazione: Mauro Galantino
Numero alloggi: 293 alloggi
Il progetto per il quartiere Sanpolino è l’esito di un concorso di
progettazione del 2002 per il completamento di San Polo di Benevolo,
in un’area a ridosso della metropolitana sopraelevata e aperta verso il
paesaggio montuoso.
L’edificio/isolato si articola in parti che, pur nell’unitarietà urbanistica
stabilita dalle norme (edificio ad isolato urbano) e nell’unitarietà
costruttiva stabilita dalla base comune dei due interrati, godono di
relativa autonomia nella declinazione tipologica e compositiva. Elemento
unificante dell’isolato, anche visivamente contraddistinto dalla differenza
cromatico-materica, è lo zoccolo commerciale, su cui tutti i corpi di fabbrica
poggiano, che diviene, al primo livello (+4.5 da terra, come prescritto dal
bando), elemento connettivo e spazio di pertinenza ( giardini pensili e
spazio pubblico di gioco bimbi) delle residenze.
Gli alloggi variano dimensionalmente dai 36 mq dei monolocali agli 80
mq dei quadrilocali e sono tutti dotati di almeno un balcone.
65
Alloggi popolari ad Ancona
Città: Ancona
Anno di realizzazione: 2006-2008
Studio di Progettazione: Cherubino Gambardella
Numero alloggi: 12 alloggi
La Casa Sociale ad Ancona, dodici appartamenti di dimensione compresa
tra i 65 e i 95 mq, ognuno con cantina e posto auto coperto, sorge su
un’area periferica di 1200mq in pendenza verso una valle e da cui si vede
il mare.
Figura 23_ Schizzo case popolari_Ancona
L’intervento è composto da un unico edificio su due livelli, articolato in
due blocchi secondo l’alternanza tra pieno e vuoto, ovvero in base ala
relaziona tra spazio pubblico e collettivo e quello privato.
L’edificio lineare verso il monte, resto poroso dal sistema di percorsi aerei
coperti che, attraverso uno spazio collettivo conducono ai singoli alloggi,
risolve il tema del vuoto.
Una lunga pensilina ne definisce il fronte su strada e verso la città, segna
l’ingresso all’edificio, copre i posti auto, le terrazze e gli spazi aperti
collettivi e, ripiegando, ne caratterizza le testate laterali.
Lo spazio da attraversare, con passaggi e aree di sosta, costituisce il filtro
tra lo spazio urbano e la dimensione più privata dell’alloggio.
L’organizzazione interna degli alloggi risente dell’andamento articolato
del fronte e della posizione dei blocchi edificati sul lotto: le stanze e
gli ingressi, posizionati verso il monte, seguono uno schema regoalre,
mentre le zone giorno, aperte verso la valle e il panorama lontano, hanno
un’impostazione lineare, ma più libera, seguendo le pieghe del muro che
articola la facciata.
66
Housing sociale: un intervento sperimentale a Torino
Città: Torino
Anno di realizzazione: 2009-2010
Studio di Progettazione: Studio Costa&Parteners Numero alloggi: 183 alloggi
Il progetto, che rientra nei programmi di housing Sociale del Comune di
Torino, si pone come progetto pilota in una realtà urbana dinamica che sta
seguendo un processo di rinnovamento sociale, culturale ed economico.
L’edificio, che occuperà circa 10.000mq di superficie, prevede 183 unità
residenziali con circa 470 posti letto. Il complesso edilizio è costituito da
due corpi di fabbrica entrambi di nove piani collegati da un blocco dei
collegamenti verticali.
Figura 24_ Render housing sociale_Torino
La previsione è quella di destinare gli alloggi a diverse forme di residenza
sociale temporanee: foresteria, residence, campus e albergo.
Agli spazi residenziali saranno affiancati servizi di diverso genere quali
ambulatori medici a prezzi calmierati, bar, ristoranti, attività aggregative
e di sostegno reciproco che diventeranno “punto di riferimento” destinati
sia agli ospiti dell’Albergo sociale che agli abitanti del quartiere: un
progetto innovativo, capace di offrire un valore aggiunto in termini di
qualità architettonica, di risparmio energetico e di impatto ambientale.
67
Abitare a Milano: via Giambellino
Città: Milano
Anno di realizzazione: 2007-2010
Studio di Progettazione: Arch. Andrea Sechi Numero alloggi: 196 alloggi
Figura 25_ Render progetto via Giambellino_Milano
Le nuove residenze saranno inserite all’interno di un parco pubblico
e offriranno 196 nuovi alloggi di diverse tipologie. Il disegno a “L”
dell’edificio principale, sviluppato sul perimetro dell’area dell’esistente
Chiesa, sarà composto di cinque piani per il tratto principale e di 18 per
la torre che concluderà l’edificio all’estremo Sud. Le 4 ulteriori strutture,
disegnate a “duna”, ospiteranno attività commerciali e un asilo nido di 45
posti per bambini di età compresa tra gli 0 e i 3 anni. Due strade situate
ai lati opposti dell’intervento permetteranno di accedere ai parcheggi
pubblici e alle rampe dei due parcheggi interrati a servizio delle nuove
residenze.
Un nuovo parco di circa mq 11.000 collegherà, attraverso una passerella
ciclo-pedonale, il quartiere Giambellino e la parte di città situata al di là
della linea ferroviaria e del Naviglio -p.zza Negrelli.
Saranno, inoltre, presenti servizi rivolti agli adolescenti e ai giovani. In
particolare si prevede di realizzare al piano terreno di uno degli edifici
un ampliamento della biblioteca comunale già presente in via Odazio,
mentre al primo piano è prevista una sala multifunzionale a disposizione
della stessa biblioteca e degli abitanti, oltre ad uno spazio bar - caffetteria.
La forte carenza di posti nido nella zona, ha suggerito l’inserimento
nel progetto di un nuovo asilo, con uno spazio verde e collocato in una
posizione allo stesso tempo più protetta dalla sede stradale ma di facile
accesso.
68
Abitare a Milano: via Civitavecchia
Città: Milano
Anno di realizzazione: 2006-2009
Studio di Progettazione: Arch. Lorenzo Consalez
Numero alloggi: 110 alloggi
Il progetto prevede la realizzazione di edifici residenziali, un nuovo parco
pubblico, attività commerciali e servizi dedicati al quartiere e alla città. Il
parco, di circa 14.500 mq., creerà continuità tra la città e il Parco Lambro.
Obiettivi ultimi del progetto sono favorire lo sviluppo residenziale e
urbanistico di questa zona ed attrarre nuove attività commerciali.
I quattro edifici previsti dal progetto, per un totale di 110 alloggi di
tipologia varia, avranno quattro/cinque piani e saranno posti al confine
tra la piazza che dà su via Cazzaniga e il parco. La continuità tra parco
e città sarà il tema dominante delle nuove strutture, soprattutto a livello
architettonico e in particolar modo nei piani terra che saranno fortemente
integrati con il verde.
Figura 26_ Render via Civitavecchia_Milano
Le aree pubbliche saranno attrezzate e favoriranno la rivitalizzazione di
quest’area periferica. Priorità sarà data all’accoglienza e al ristoro per
i cittadini residenti, per il nuovo polo terziario RCS e per il “turismo”
sportivo e ricreativo del parco. Il nuovo quartiere offrirà servizi utili anche
al resto della città. Si prevede, infatti, la realizzazione di un “Centro per
la cura e il benessere con l’acqua” connesso ad un bar-caffetteria, dove
si sfrutteranno i benefici dell’acqua per il relax e la cura del corpo e dove
sarà possibile effettuare attività basate sull’acquaticità per genitori e figli.
Verrà inoltre realizzato un micro-nido di 30 posti, destinato a bimbi da 1
a 3 anni.
69
Abitare a Dateo
Città: Milano
Anno di realizzazione: 2006-2009
Ente promotore: Comune di Milano Numero alloggi: 157 alloggi
Figura 27_ Vista corte interna, piazza Dateo_Milano
70
Il Comune di Milano, sul proprio immobile di P.le Dateo 5, ha promosso
un progetto sperimentale di assegnazione degli alloggi e gestione
dello stabile, denominato Abito a Dateo, basato sul mix sociale, sulla
compresenza di diverse funzioni (residenza, servizi e commercio) e
sull’integrazione tra dimensione abitativa e dei servizi. Lo stabile di P.le
Dateo 5 è composto da 10 scale per un totale di 157 appartamenti di
diversa metratura: poco meno di due terzi sono alloggi di dimensioni
medio-grandi, idonei ad ospitare nuclei familiari da tre, quattro o più
componenti; la restante parte è composta da appartamenti più piccoli.
L’Amministrazione, oltre a garantire la diversificazione delle famiglie
assegnatarie dal punto di vista economico e sociale, ha voluto assicurare
una congrua presenza di famiglie giovani, anche con minori a carico. Tale
scelta è motivata dalla volontà di contribuire a fornire una risposta al
fenomeno sempre più diffuso di progressiva fuoriuscita delle famiglie
giovani da Milano alla ricerca di soluzioni abitative a prezzi più sostenibili.
Il piano terra dello stabile è totalmente destinato a servizi per il quartiere
e attività commerciali (negozi di vendita al dettaglio come cartoleria, bar,
libreria, parrucchiere etc...). Per quanto riguarda i servizi, sul lato di via
Goldoni si affacciano l’asilo nido, l’ufficio dei custodi sociali e gli alloggi
protetti per anziani. Inoltre, in viale dei Mille 1, ha sede AgenziaUni
– Agenzia per i Servizi agli Studenti Universitari - un servizio di scala
cittadina che si occupa prioritariamente di agevolare il processo di ricerca
di una soluzione abitativa adeguata da parte degli studenti fuori sede che
frequentano gli atenei milanesi.
CONCORSO ABITARE MILANO
L’Amministrazione del Comune di Milano ha deciso di reimmettere sul
mercato alcuni territori di sua proprietà da destinare per la realizzazione
di interventi di edilizia residenziale sociale.
Il Comune intende avviare un percorso di progettazione complesso e aperto
a diversi e molteplici contributi cogliendo l’occasione dell’emergenza
abitativa per aprire una fase di ricerca e di riflessione sull’abitare la città
nella dimensione urbana e sociale.
Per tale motivo è stato emanato un concorso di progettazione, Abitare a
Milano, Nuovi spazi urbani per gli insediamenti di edilizia sociale.
Le risposte progettuali dovranno definire il progetto complessivo del nuovo
quartiere e un approfondimento tipologico, aperto anche a sperimentare
nuovi approcci, attento a definire l’articolazione tra alloggi destinati
a differenti utenze, il rapporto con lo spazio di relazione e collettivo,
i caratteri qualitativi, funzionale e prestazionali dell’alloggio, nonché la
qualità dello spazio aperto e dei servizi.
In particolare all’interno del bando di concorso viene sottolineata
l’importanza della relazione tra servizi e residenza.
Le aree in cui il concorso vuole intervenire sono quartieri che hanno una
storia e un campo di pratiche consolidate, per tale motivo occorre avere
uno sguardo orientato al riconoscimento delle risorse e delle disponibilità
presenti localmente.
Le nuove opportunità spaziali proposte nei progetti devono incontrare
riscontro delle offerte locali, questo per evitare che le strutture di servizio
restino vuote, o mal gestite risultando abbandonate o sotto utilizzate per
un arco di tempo sufficientemente lungo. Se le strutture non riescono
a rispondere efficientemente alla domanda inizialmente riconosciuta si
rischia di aggiungere degrado, creando spazi sede di attività impropri e
fuori controllo.
È nello sviluppo del rapporto tra residenza e dimensione di servizio
diversamente declinate che si sostanzia l’innovazione del modello di
71
intervento pubblico.
La relazione tra i servizi acquista in significatività ed efficacia in termini
di:
−
alloggio come spazio dinamico
−
attrezzature per le nuove famiglie ospitate nell’edificio
−
combinazione tra residenza e funzioni di servizio al quartiere e
alla città31
Il concorso vuole estendere a tutti gli alloggi la ricerca di soluzioni
tipologiche dinamiche e flessibili, tali da rendere gli appartamento più
disponibili ad accogliere forme di adattamento in modo da renderli
appropriati alle trasformazioni del nucleo familiare e dei suoi abitanti.
Inoltre viene richiesto di ricercare uno stretto rapporto tra l’edificio e gli
spazi per i servizi ai suoi abitanti, ciò comporta la previsione di spazi
adibiti a servizi destinati alle nuove famiglie in ciascun edificio.
In ultimo il bando sottolinea l’importanza di inserire strutture di servizio
per il quartiere e la città, in quanto i nuovi progetti devono rappresentare
anche un’opportunità utile a rispondere a debolezze ed esigenze locali.
Questo deve incentivare ad usare le nuove strutture e i nuovi luoghi,
aperti allo scambio con il contesto, come delle vere e proprie opportunità
spaziali, come recapiti per l’inserimento e lo sviluppo di iniziative
preesistenti o per nuove attività.
BOX 2
Gallaratese: nuove residenze sociali
Il nuovo quartiere residenziale del Gallaratese si colloca in un lotto stretto
e lungo, confinante con aree rurali in corso di trasformazione; per un area
di 33.500 mq.
31
Concorso internazionale, Bando Abitare Milano: nuovi spazi urbani per
gli insediamenti di edilizia sociale
72
Le condizioni al contorno hanno dettato le scelte importanti del progetto:
la posizione degli edifici in corrispondenza di coni di apertura del
Gallaratese, la pianificazione di una collina verde e l’andamento del parco
che delimita l’abitato e lo difende dall’intorno rumoroso.
Il progetto del gruppo MAB arquitectura è risultato il vincitore per uno dei
lotti previsti dal concorso Abitare Milano, bandito dal Comune di Milano
nel 2005.
Esso ha previsto la realizzazione di 184 alloggi, per un totale di 500
residenti, di servizi e spazi pubblici. Attualmente è occupato oltre l’80%
delle abitazioni e sono in fase di assegnazione gli spazi commerciali.
Il progetto propone un modello abitativo in cui la residenze è supportata
da una forte struttura di spazi pubblici e di servizi che creano nuove
sinergie con il quartiere esistente e garantiscono un corretto inserimento
del nuovo complesso residenziale all’interno del quartiere. Il concetto di
abitare non si riduce solo alla superficie minima dell’appartamento, ma
si estende agli spazi comunitari come sale riunioni, lavanderie, depositi,
agli spazi aperti, agli spazi gioco del parco e ai servizi sociali come l’asilo
nido, il centro socio-culturale e il centro diurno per gli anziani. Questi
servizi si rivolgono a tutte le fasce d’età dai bambini agli anziani.
Figura 28_ Asilo nido
L’intervento, focalizzato su una delle più importanti questioni che
riguardano la città, la relazione tra vita sociale, dimensione pubblica e
comunità di vicinato, si caratterizza per un concetto di co-abitazione
tra residenze e spazio pubblico, dove gli abitanti possono vivere in un
ambiente pedonalizzato ben supportato da infrastrutture, commercio e
servizi pubblici.
L’insediamento diventa attrazione per tutto il quartiere grazie agli spazi
commerciali e le caffetterie che contribuiscono a caratterizzare il nuovo
intervento.
Il parco e lo spazio pubblico permettono di mettere in relazione gli edifici,
le zone verdi e i percorsi in un discorso continuo, omogeneo e unitario.
Il tracciato ordinatore è generato in relazione alla volontà di creare una
Figura 29_ Centro anziani
73
sequenza di spazi pubblici, di blocchi edilizi, spazio verde, aree di sosta
attrezzate, servizi, percorsi pedonali e ciclabili.
Un percorso pedonale est-ovest organizza l’insieme, realizzando le fasce
verdi a nord e sud. A sud il parco è dotato di aree attrezzate distinte per
uso e qualità dei materiali e si configura come un’estensione della via
Appennini, diventando così spazio pubblico per l’intero quartiere.32
Figura 30_ Volumetria mista
Gli edifici residenziali si vanno ad inserire all’interno del lotto in
corrispondenza delle interruzioni degli edifici di via Appennini. Tale
soluzione permette il massimo soleggiamento e garantisce una migliore
vista agli appartamenti. I quattro edifici sono caratterizzati da una
volumetria mista, che alterna torri a edifici in linea; sul lato a sud invece si
innalzano quattro torri di otto e dieci piani che collegano l’insediamento
alla città consolidata.
La densità costruttiva consente di lasciare una importante distanza tra gli
edifici, sono così definite quattro piazze sulle quali affacciano i servizi
comuni.
I blocchi residenziali sono allineati lungo il percorso pedonale interno
e intercettano il declivio verde in modo che il parco divenga parte del
paesaggio.
Anche il verde segue una gerarchia e logica distributiva in relazione
all’ambiente e al contesto: il fronte nord del parco, la collina verde, è più
irregolare, con alberi alti, mentre sul lato sud, verso il quartiere esistente,
gli spazi diventano più urbani, con isole di alberi bassi posti secondo una
distribuzione geometrica.33
Questo lato del parco ospita aree attrezzare e spazi gioco. Il trattamento
delle superfici a piano terra è caratterizzato da differenti materiali, quali
pietra, legno, prato, cespugli e alberi, che garantiscono complessità d’uso
e di viste.
Figura 31_ Vista torre
Il problema acustico e di inquadramento prodotto dal traffico della via
Gallarate è risolto con la creazione di un sistema inclinato con aperture
32
33
74
Rivista, Arketipo n°49 Dicembre 2010, Il Sole24Ore
Rivista, Arketipo n°49 Dicembre 2010, Il Sole24Ore
e chiusure che consentono sia collegamenti visivi con il paesaggio
circostante sia isolante acustico.
Il sistema muro-collina di altezza variabile viene ritagliato secondo le
linee di accesso pedonale e accoglie al suo interno, in spazi semi ipogei,
piccoli padiglioni di servizio al quartiere; ogni elemento è appositamente
progettato, gli arredi urbani, i sistemi di illuminazione, la pavimentazione
e le superfici degli involucri costituiscono una sequenza armonica ove
nulla è lasciato al caso.
Tutti i parcheggi sono collocati in un livello interrato che occupa una
superficie complessiva di 9000 mq.
Il progetto prevede la realizzazione di 184 appartamenti, di diverso
taglio, principalmente di tre e quattro locali, la distribuzione degli alloggi
è molto flessibile; gli spazi distributivi sono ridotti al minimo.
Gli appartamenti sono stati progettati in risposta alle esigenze espresse
dalla committenza, con tagli variabili per differenti nuclei familiari: da un
minimo di 50 mq a un massimo di 100 mq, gli utenti vanno da 2 a 6 per
alloggio.34
Figura 32_ Muro collina come barriera
La distribuzione è caratterizzata da costanti e variabili che consentono
di ottimizzare le soluzioni, con vani cucine e servizi igienici definiti in
base a un numero limitato di tipi, camere doppie e singole, soggiorni
che evidenziano una buona riflessione sull’uso degli spazi, sottolineata
anche da una gestione flessibile della cucina, che può essere integrata o
separata mediane ante scorrevoli.
Nella progettazione degli alloggi particolare attenzione è stata attribuita
all’esposizione solare est/ovest e alla ventilazione incrociata.
Ogni appartamento gode di grandi vetrate ad alto rendimento termoacusitico e di logge schermate opportunamente da schermature in
alluminio, che permettono la creazione di luoghi privati di transizione tra
interno ed esterno.
Il rigore con il quale è stato impostato il progetto planimetrico, con
34
Rivista, Arketipo n°49 Dice
75
moduli che si ripetono, ma si alternano nella sovrapposizione verticale,
garantisce che la composizione dei prospetti non risulti omogenea né
banale. I serramenti minimi negli spazi destinati a servizi e alle zone notte
si alternano con le ampie vetrate dei soggiorni che affacciano sulle logge,
ben segnando la funzione diurna degli spazi.
Il sistema costruttivo si identifica come una buona soluzione in
ragione del budget tipico di un intervento di housing sociale: soluzioni
tradizionali, ma controllate e scelte con l’obiettivo di ottenere un buon
livello prestazionale complessivo.
La composizione dei prospetti è rigorosa, monocromatica, definita da
pochi materiali: intonaco, alluminio e vetro.
Gli elementi si ripetono e si abbinano definendo variabili all’interno di
una griglia omogenea e ripetitiva. I volumi degli edifici risultano neutri
rispetto al colore degli spazi pubblici e delle essenze arboree, quasi a
voler sottolineare che sono proprio questi gli elementi forti del sistema
di quartiere.
La struttura è costituita da un reticolo di calcestruzzo armato e solai di
latero-cemento; la chiusura verticale pluristrato è realizzata con blocchi
di calcestruzzo cellulare ad alta inerzia termica intonacati, un capotto,
costituito da pannelli di poliuretano in corrispondenza della struttura,
intonaco finito con una rasatura traspirante a base di silicati, colorata in
pasta.
I serramenti, appositamente progettati e realizzati su misura, sono
tutti di alluminio con taglio termico e vetrocamera per garantire un
alto rendimento termo-acustico, con differenti soluzioni: scorrevoli in
corrispondenza delle logge, singoli o abbinati su due piani, con pannello
sandwich opaco in corrispondenza del solaio, a tutta altezza nei piani
terra e nella zona dei servizi di quartiere.
I sistemi oscuranti sono realizzati con ante ripiegabili di alluminio in
corrispondenza dei serramenti e con lamelle fisse, anch’esse di alluminio,
nelle logge, delimitate da parapetti con profili pieni verticali di acciaio
vernicato.
76
LA FONDAZIONE CARIPLO: FONDAZIONE HOUSING SOCIALE
La fondazione Cariplo è un soggetto filantropico che concede contributi a
fondo perduto alle organizzazioni del Terzo settore per la realizzazione
di progetti di utilità sociale.
La Fondazione è un ente privato che opera per la promozione del bene
pubblico. Il suo obiettivo non è sostituire, ma sostenere i soggetti non
profit, pubblici o privati, soprattutto per individuare bisogni emergenti
dare risposte nuove a problemi radicati.
La Fondazione Housing Sociale è legata alla storia del Progetto Housing
Sociale della Fondazione Cariplo. (www.fondazionecariplo.it)
La Fondazione Cariplo inizia a intervenire nel settore dell’housing
sociale a partire dall’anno 2000, attraverso l’approccio tradizionale delle
erogazioni a fondo perduto sulla base di bandi.
Le principali attività connesse alla Fondazione Housing Sociale si possono
riassumere in tre punti:
la promozione di iniziative di finanza etica, e in particolare di fondi
immobiliari dedicati all’housing sociale
la sperimentazione di modelli gestionali innovativi e non profit
il paternariato pubblico-privato, finalizzato ad elaborare i contenuti delle
iniziative in modo coordinato e sussidiario rispetto alle politiche abitative
Il progetto Housing Sociale ha una duplice funzione:
impresa economica, in quanto definisce livelli di investimento molto
significativi che hanno richiesto la definizione di solide modalità di
gestione che fornissero agli investitori privati le necessarie garanzie
istituzionale, in quanto mira a produrre non solo delle iniziative ma anche
nuove proposte e modelli organizzativi che mostrino come la Pubblica
Amministrazione, il Terzo Settore e gli operatori privati possano diventare
soggetti per affrontare il bisogno abitativo.
Il principale obiettivo che ha stimolato l’elaborazione del Progetto Housing
77
Sociale è stata la percezione di un bisogno emergente, al cui centro vi
era la casa, ma dove la casa era soprattutto il comune denominatore di
problematiche più estese e complesse. A partire dal 2000, anno in cui
la Fondazione Cariplo ha iniziato a finanziare i primi progetti in questo
settore, il tema immobiliare è quindi sempre stato considerato in modo
connesso a problematiche sociali e organizzative.
Lo sviluppo delle attività ha messo a fuoco i contenuti essenziali
dell’abitare sostenibile e solidale, indicando con chiarezza che lo sforzo
progettuale doveva rivolgersi principalmente agli aspetti immateriali,
abbinando alla realizzazione delle infrastrutture fisiche dell’abitare anche
la realizzazione di infrastrutture organizzative, che permettessero di
realizzare interventi per il territorio facendo leva anche sulle risorse del
territorio stesso.
Alla base del progetto c’è il ruolo del Gestore Sociale che svolge,
direttamente o indirettamente, tutte le attività connesse alla gestione
degli immobili e della comunità, occupandosi delle relazioni con gli
inquilini, dell’incasso dei canoni per conto del Fondo e della gestione
dell’abitato, intesa anche come valorizzazione del luogo e delle relazioni
con l’ambiente circostante.
78
FIGINO IL BORGO SOSTENBILE
03
IL CONTESTO TERRITORIALE
Il quartiere Figino è collocato a nord-ovest di Milano al confine con i
comuni di Pero, Rho e Settimo Milanese.
L’area in cui il progetto si colloca è al di là della zona abitata di Figino e
delimitata da via Rosario a nord, da via Silla a est, dal fontanile materno a
ovest, mentre a sud confina con una vasta area agricola comunale.
Il quartiere è facilmente accessibile, grazie alle importanti infrastrutture
che circondano il quartiere, questo aspetto genera tuttavia forti criticità sia
all’interno dello spazio abitato con un elevato traffico di attraversamento,
sia al margine del quartiere con la presenza di fenomeni di degrado e di
illegalità.
All’interno del quartiere si riscontra una forte presenza di anziani (18%)
che vivono il quartiere durante tutta la giornata, inoltre è presente una
buona parte di popolazione attiva che, però lavorando o studiando in
altre zone della città non è presente durante la giornata.
Figura 33_ Inquadramento territoriale
79
Infine un altro dato significativo è data dall’incidenza della popolazione
straniere (2%) dato molto interiore alla media di Milano (7%).
La presenza di pochi abitanti durante l’arco della giornata fa si che i
servizi di supporto alla vita quotidiana siano scarsi e scadenti.
Figura 34_ Area di progetto
Per i servizi come la scuola media pubblica, le strutture sanitarie, lo
sportello bancario, l’ufficio postale o la biblioteca la popolazione residente
a Figino di sposta abitualmente a Settimo Milanese, a Quinto Romano o
a Bonola.
Solo per i servizi sportivi esiste una buona dotazione, sostenuta da
un’utenza in larga parte proveniente da fuori Figino.
Mentre per quanto riguarda il trasporto pubblico un’unica linea di autobus
collega Figino con le fermate della metropolitana MM1 di Molino Dorino
e De Angeli.
UN CONCORSO PER FIGINO
Figura 35_ Infrastrutture
Il concorso per la realizzazione di un borgo sostenibile per Figino si
colloca all’interno di un percorso di partenariato tra il Comune di Milano,
la Fondazione Cariplo e la Fondazione Housing Sociale.
Il Comune di Milano ha infatti indetto due concorsi nel programma Abitare
sociale, per due zone di Milano, una delle quali è appunto Figino.
L’obiettivo del comune è quello di creare nuove strutture di housing
sociale inseriti in nuovi quartiere che rispondano ai canoni di sostenibilità.
La visione del concorso è quella di creare per Figino un Borgo sostenibile,
sottolineando con Borgo la dimensione sociale che si vuole dare al
concorso incentivando le reti relazionali che sviluppano tematiche e stili
di vita sostenibili.
Il nuovo spazio pubblico che si vuole creare nell’area identificata, vuole
essere uno spazio usufruibile da tutti gli abitanti di Figino.
Gli spazi aperti e gli spazi pubblici assumono, in un intervento di housing
80
sociale, una particolare importanza in quanto rappresentano il luogo di
scambio, di relazione e di incontro.
La progettazione degli spazi aperti deve essere in grado di garantire
una certa continuità paesaggistica, in modo da sfumare i diversi livelli di
appartenenza al luogo, dal pubblico al privato, senza creare delle vere e
proprie barriere.
Lo spazio aperto deve essere organizzato in modo consentire una chiara
separazione tra gli spazi accessibili al pubblico, siano essi aperti o chiusi,
dagli spazi destinati agli inquilini, questa separazione deve però avvenire
senza barriere fisiche non mitigate come ad esempio le recinzioni, in
quanto compromettono l’integrazione tra le persone.
Questa separazione sarà quindi dettata principalmente da elementi
paesaggistici e dall’inserimento degli edifici.
Strategico sarà anche l’inserimento dei servizi, che a seconda della loro
funzione possono generare diverse tipologie di spazi aperti.
SISTEMI-SERVIZI
Oltre all’importanza data allo spazio aperto, nel bando di concorso viene
sottolineata la necessità di una attenta integrazione tra la residenza e i
servizi.
Viene introdotto il concetto di sistemi-servizio ossia la realizzazione di
servizi composti da una pluralità di funzioni collegati fra loro.
I sistemi-servizio vogliono integrare funzioni a scala urbana con servizi
rivolti al vicinato o alle sole residenze, connesse tra loro da una specifica
tematica comune ad esempio la salute.
Questi servizi hanno infatti un duplice compito, da una parte devono
soddisfare i bisogni dei residenti, dall’altra devono generare occasione di
incontro e di socializzazione alla comunità locale.
I sevizi locali e urbani che, oltre a supportare la nuova comunità locale si
81
aprono alla realtà locale preesistente, permettono il consolidamento del
tessuto sociale, facilitando l’integrazione.
Questi servizi possono essere pensati per alcune categorie di utenza
come ad esempio gli anziani o i bambini, l’apertura a tutta la comunità
permette una maggiore integrazione e genera interessanti interazioni.
Sono inoltre richiesti dal bando i servizi integrativi all’abitare, cioè spazi
destinati in modo esclusivo ai residenti dei nuovi edifici; questi spazi
hanno il compito di rendere più vivibile lo spazio residenziale e allo stesso
tempo permette agli utenti di interagire tra loro per la realizzazione di un
beneficio riconosciuto dalla comunità, come ad esempio la cura del verde
condominiale.
Vivendo questi spazi gli utenti assumono un duplice ruolo quello di
beneficiari e quello di attore dei servizi.
All’interno di questi spazi gli utenti hanno la possibilità di socializzare
riducendo l’emarginazione sociale, le persone vengono così stimolate a
organizzarsi e a collaborare tra loro per trovare soluzioni ai problemi
della vita quotidiana.
Viene inoltre richiesta la presenza di servizi residenziali, questo tipo di
servizio è destinato ai soggetti del Terzo Settore, che li utilizzano per
ospitare persone con bisogni particolari, quali ad esempio condizioni di
svantaggio e di autonomia ridotta o per necessità di protezione.
Questi servizi vengono gestiti da organizzazioni specializzate nei particolari
bisogni, assicurando anche adeguati programmi di accompagnamento;
per adattarsi alle diverse necessità questo tipo di alloggio avrà un certo
grado di libertà e flessibilità.
Infine, vista la carenza di servizi di supporto alla vita quotidiana, è richiesto
l’inserimento di funzioni compatibili con la residenza sia di carattere
commerciale, piccole attività commerciali e di servizi di base come uno
sportello bancario, un ufficio postale, un supermercato e una biblioteca.
82
83
TIPOLOGIE DI ALLOGGI
Sicuramente il primo dei servizi che il concorso per Figino deve fornire è
un’adeguata offerta di alloggi.
La loro progettazione deve presentare una particolare attenzione alla
disposizione, all’organizzazione spaziale e all’offerta
di tipologie
abitative che trovi un buon equilibrio tra varietà e flessibilità.
Per questo il concorso stabilisce tre tipologie di alloggi che si differenziano
per superficie e per utenza che dovrà accogliere:
Alloggio di tipo A: 100 mq
Alloggio di tipo B: 75 mq
Alloggio di tipo C: 50 mq
Della prima categoria, ossia dell’alloggio di tipo A, rientra un utenza
numerosa quali ad esempio, famiglie numerose, mamme di giorno,
famiglie solidali e alloggi studio.
84
Nell’alloggio da 75 mq invece è prevista un’utenza composta da giovani
coppie e piccole famiglie.
Infine il taglio dimensionale più piccolo è destinato a un utenza singola, ad
anziani, a persone diversamente abili autosufficienti o ad alloggi studio.
85
ALLOGGIO COME SERVIZIO
04
FLESSIBILITÀ DISTRIBUTIVA
II primo servizio è sicuramente quello dell’alloggio.
“Le case e le forme dell’abitare devono essere congruenti con i bisogni
degli abitanti” (A.Tosi).
Questa affermazione che può sembrare banale, sottolinea, invece, il
problema di garantire un alloggio adeguato alle diverse tipologie di
utenti.
Quali sono infatti i bisogni degli abitanti? Come visto nel capitolo
precedente la domanda abitativa è caratterizzata da soggetti molto
diversi, per età, professione, cultura e condizione sociale, pertanto anche
i bisogni sono molto diversi tra loro.
La casa convenzionale, prodotta a partire dagli anni Cinquanta dall’industria
edilizia, è oggi ritenuta inadeguata per soddisfare le esigenze sempre
diverse delle famiglie e, malgrado la riduzione dei nuclei familiari, appare
piccola e inadeguata.
87
La particolarità delle residenze destinate all’housing sociale sta nel fatto
che esse siano indirizzate a particolari categorie di abitanti.
In un momento come quello attuale, caratterizzato da una grande varietà
e instabilità della domanda abitativa, acquista particolare importanza
la possibilità di modificare l’alloggio per garantire maggiori utilizzi nel
corso del tempo.
Il tema della flessibilità può essere visto come una possibile soluzione a
tale necessità, in quanto può rispondere alla varietà e all’instabilità della
domanda abitativa.
La flessibilità consiste essenzialmente dell’adottare come riferimento il
modello dell’automobile, vale a dire assumere la strategia di moltiplicare
le opzioni per cercare di rispondere alle diverse domande dell’abitante,
individuando poi, all’interno di ciascuna tipologia d’utenza, gamme
variabili in rapporto al potere d’acquisto di ciascun inquilino. Secondo
questo modello è possibile predisporre abitazioni per famiglie nucleari
classiche, per famiglie numerose, monoparentali, alloggi per giovani e
per anziani.
La flessibilità è quindi il tema fondamentale nella progettazione degli
alloggi in un intervento di housing sociale.
“La riduzione dei componenti all’interno della famiglia, l’aumento
di persone sole, come spiegato precedentemente, l’estensione della
precarietà della vulnerabilità sociale e la conseguente necessità di
contenere i costi per la casa, spingono a preferire tagli medio piccoli
(bilocali e trilocali) caratterizzati dalla ricerca di un elevato livello di
flessibilità che consenta all’appartamento di seguire, almeno in parte,
le trasformazioni e i cambiamenti nel tempo delle esigenze spaziali e
funzionali espresse dal nucleo beneficiario.”35
Le diverse condizioni sociali fanno emergere sempre più spesso nuove
esigenze, che si vanno a riflettere sui progetti di housing sociale,
ad esempio, la presenza sempre crescenti di anziani, di disabili e di
35
Concorso internazionale, Bando Abitare Milano: nuovi spazi urbani per
gli insediamenti di edilizia sociale
88
utenze deboli, a carico dei nuclei familiari, richiedono spazi destinati e
adeguatamente attrezzate, ma perfettamente integrati con la residenza
primaria.
L’abitazione standard, ideata per soddisfare le esigenze di gran parte
delle famiglie, rivela oggi la più totale inadeguatezza in una situazione
in continuo cambiamento, dove le preferenze, le ambizioni e i consumi,
tendono alla massima personalizzazione.
I principali fattore che rendono inadeguata l’abitazione standard sono
principalmente dovuti al profondi sconvolgimenti nella percezione e nella
fruizione dell’abitazione generati dalle trasformazioni dell’organizzazione
e dei compiti strutturali della famiglia contemporanea rispetto al passato.
Le ripercussioni che i mutamenti che coinvolgono al famiglia attuale hanno
sugli spazi abitavi si possono riscontrare dall’analisi delle reinterpretazioni
effettuate dagli utenti stessi all’interno delle proprie abitazioni.
In primo luogo si riscontra la volontà di personalizzare e rendere meno
anonimo il proprio spazio, il requisito dell’identità è difficilmente
esprimibile attraverso parametri tecnici, ma è quello che più condiziona
gli atteggiamenti della domanda nel campo delle abitazioni.
Le principali esigenze che un alloggio deve soddisfare si possono
riassumere in due punti:
-
creazione di spazi nuovi, modificabili all'interno dell'ambiente,
tali spazi sono necessari per salvaguardare le singole esigenze degli
occupanti dell'alloggio, per garantire la privacy e l'isolamento necessario;
-
possibilità di modificare l'alloggio in relazione all'evoluzione del
nucleo familiare. Questo fattore introduce il tema dell'adattabilità, che
sottolinea la necessità di creare spazi dinamici che si modificano nel
tempo al variare delle esigenze dei suoi utenti.
Gli spazi dell'alloggio non devono essere pensati in modo statico e
rigidamente predestinati, ma è opportuno individuare diversi gradi di
89
flessibilità. Concepire un'abitazione dinamica vuol dire progettare un
alloggio che sappia adeguarsi alle evoluzioni della famiglia in modo
semplice, economico e facilmente gestibile.
Seguire l'evoluzione del nucleo domestico in un periodo di tempo medio
lungo da un punto di vista progettuale comporta l'introduzione della
dimensione temporale nello spazio abitativo, definendo progetti che
predispongano condizioni per variare l'alloggio nel tempo.
Le ipotesi di flessibilità dell'alloggio si possono riassumere in tre
categorie:36
- Modificare la distribuzione interna di un alloggio mantenendo costante la
superficie, per consentire la separazione di porzioni che possono divenire
autonome. Tale operazione può per esempio, essere facilmente attuabile
mediante la previsioni di impianti multipli e l'incremento di ingressi, in
rapporto a un connettivo già predisposto.
-Aumento della superficie abitabile all'interno di volumi globali costanti,
mediante la chiusura di logge, l'integrazione di spazi progettati come
superfici di riserva per le abitazioni, il frazionamento di volumi a doppia
altezza in alloggi duplex, appositamente predisposti.
Modificandosi determinate condizioni all'interno di un nucleo familiare
è possibile che emerga la necessità di variare le soluzioni distributive
rispetto a quelle dell'alloggio iniziale. Per esempio la presenza di una
persona anziana o di un figlio che diviene adulto può comportare la
necessità di individuare uno spazio autonomo, anche se magari in diretto
rapporto con la cellula originaria.
Per far fronte a queste possibili esigenze future è opportuno in sede
di progetto definire quali predisposizioni consentano di variare o
moltiplicare il numero di unità riducendo al minimo gli interventi sulle
murature o sugli impianti.
In alloggi di modeste dimensioni, la realizzazione di più ingressi per
36
Giuseppe Turchini, Manuela Grecchi, “Nuovi modelli per l’abitare”,
2006, Milano, Il Sole24Ore
90
abitazione, permette in futuro di rendere indipendenti diversi ambienti
della stessa unità abitativa creando la possibilità di utilizzare una porzione
di alloggio per usi differenti e indipendenti.
Questo intervento permette di utilizzare l'alloggio con modalità differenti,
come ad esempio per usi lavorativi con la realizzazione di uno studio
indipendente oppure permette di ospitare ad esempio una persona
anziana o un adulto garantendo l'indipendenza e la privacy necessaria.
Nella realizzazione di alloggi duplex è possibile introdurre delle apposite
predisposizioni costruttive per permettere di incrementare la superficie
all'interno del volume corrispondente all'unità residenziale.
Questo tipo di intervento può avvenire in diversi modi o chiudendo
parzialmente o totalmente una loggia, come spiegato precedentemente,
oppure frazionando gli spazi a doppia altezza con soppalchi sulla zona
giorno o con soppalchi chiusi.
Per garantire questa flessibilità all'interno dell'unità abitativa è necessario,
in fase di progetto, verificare i rapporti aeroilluminanti anche dopo i futuri
cambiamenti possibili.
In fase progettuale è opportuno predisporre, sia il sistema strutturale,
predisponendo il possibile incremento delle solette, ma anche il sistema di
partizioni interne, caratterizzato da elevata flessibilità, quindi facilmente
spostabile e sostituibile qualora si richiedesse un nuovo assetto.
Per garantire un facile montaggio e smontaggio degli elementi che
determinano le partizioni interne, è opportuno predisporre il progetto
con componenti leggeri, in modo da garantire la possibilità di modificare
l'assetto interno a seconda delle esigenze degli utenti.
Quando un alloggio presenta una loggia o uno spazio esterno privato
gli interventi più semplici per incrementare la superficie dell'alloggio è
quello di chiudere tali spazi in modo da incrementare la superficie dei
vani collegati o di crearne di nuovi.
Questa operazione deve risultare non troppo onerosa e compatibile
91
con i regolamenti vigenti, per questo è necessario in fase progettuale,
predisporre gli interventi per consentire la chiusura e la variazione
distributiva interna, ad esempio controllando i rapporti aeroilluminanti
dei locali interessati.
La chiusura attraverso elementi mobili di spazi esterni privati
opportunamente predisposti a questo scopo, come le logge appunto,
concede molti vantaggi dal punto di vista della flessibilità dell'abitazione.
La chiusura di un loggia, per ampliare la superficie dell'alloggio, comporta
necessariamente la riduzione dello spazio aperto privato connesso
all'abitazione, è pertanto consigliabile, ove possibile, l'inserimento di più
spazi aperti di pertinenza dell'alloggio, in modo da garantirne uno anche
in futuro.37
Oltre all’incremento della superficie dell’alloggio la chiusura temporanea
delle logge permette un uso continuativo di questi spazi nell’arco
dell’anno, poiché consente da una parte l’utilizzo degli stessi anche
nella stagione invernale o in condizioni climatiche sfavorevoli, dall’altra
di creare serre o giardini d’inverno, ovvero degli spazi verdi utilizzabili
anche in periodi non estivi.
La flessibilità nel tempo che richiede maggiore complessità è quella che
apporta, insieme all’aumento della superficie iniziale, un incremento
di volume dell’alloggio. Questa soluzione si presta a essere realizzata
con minori difficoltà in edifici di altezza limitata come ad esempio nelle
tipologie a schiera.
Individuato il nucleo originario dell’abitazione minima. Ampliamenti
del volume iniziale della costruzione possono avvenire entro i limiti di
superficie fissati dalla predisposizione di una piattaforma, attrezzata
con la necessaria dotazione impiantistica, sulla quale si localizzeranno i
volumi aggiuntivi.
Questi ultimi sono, nella maggior parte degli edifici che adottano tale
principio, concepiti per essere prodotti in auto-costruzione dagli stessi
37
Giuseppe Turchini, Manuela Grecchi, “Nuovi modelli per l’abitare”,
2006, Milano, Il Sole24Ore
92
utenti e di conseguenza, per facilitare le operazioni di costruzione, sono
realizzati in materiali leggeri come legno e acciaio.
BOX 3
Izola: loggia vista mare
Città: Izola, Slovenia
Anno di realizzazione: 2003-2005
Soggetto Promotore: Slovenia Housing Fund
Numero alloggi: 30 appartamenti
Studio di Progettazione: OFIS Arhitekti
Figura 36_ Prospetto Izola
Nel 2003 la Slovenia Housing Fond ha indetto un concorso nazionale per
la realizzazione di alcuni edifici residenziali a basso costo nella città di
Izola, un piccolo paese poco distante da Lubiana e a pochi chilometri da
Trieste sulle coste slovene del Mar Adriatico.
Il progetto vincitore risulta essere quello degli OFIS, premiato per
l’originalità dell’impianto, per la massima flessibilità degli spazi interni
e l’estrema economicità della soluzione architettonica realizzata per
ottanta dollari a metro quadrato.
Le due palazzine residenziali realizzate, sono caratterizzate da cinque
piani fuori terra e sono posizionate su di un promontorio prospiciente la
baia di Izola e circondato da colline.
Le scelte stilistiche che caratterizzano il complesso residenziale sono
state fortemente determinate dal contesto naturalistico circostante e
dalla posizione panoramica del sito.
La maglia strutturale è costituita da travi e pilastri in calcestruzzo armato ed
è stata appositamente studiata in modo da non vincolare la distribuzione
93
interna degli alloggi e massimizzare la flessibilità organizzativa. I pilastri
infatti sono stati collocati in corrispondenza dei muri perimetrali, così da
lasciare completamente libera la pianta interna e contestualmente fornire
un sostegno al complesso sistema di logge della facciata.
Tutto il progetto è concepito come un continuo rapporto tra spazio esterno
ed ombra, utilizzando questi elementi, tipici del paesaggio mediterraneo,
come elementi portanti, integrati alla struttura dell’edificio.
Questo rapporto tra esterno ed ombra è rappresentato dall’elemento
architettonico simbolo di questo progetto: la loggia.
Ogni appartamento è, infatti dotato di una veranda, fornendo così uno
spazio all’aperto che è intimo, collegato con l’interno, ombreggiato e
ventilato naturalmente.
Gli appartamenti vengono ombreggiati e ventilati grazie a pannelli laterali
perforati e schermi tessili colorati e semi trasparenti.
Figura 37_Dettaglio loggia
I punti forti del progetto, che hanno permesso la sua realizzazione, sono
l’economicità, la razionalità e le caratteristiche funzionali, ma soprattutto
il progetto è risultato vincente per il buon rapporto tra volumetria del
progetto e flessibilità delle piante.
Gli appartamenti di taglio differente sono circa 30 e le loro dimensioni
vanno da alloggi studio di piccole dimensioni ad alloggi composti da più
di tre camere.
Anche gli spazi interni sono realizzati con attenzione e razionalità per
ottimizzare la fruizione dello spazio interno e sono arredati in modo
sobrio ed essenziale in accordo con gli standard abitativi sloveni.
Le zone giorno e le camere sono collocate a ridosso delle facciata, per
permettere la vista sul paesaggio circostante, marino o collinare a seconda
dell’esposizione, mentre i locali di servizio occupano la parte più interna
a ridosso del corridoio distributivo.
La ricerca della flessibilità abitativa diviene così il filo conduttore del
progetto interno degli alloggi e ne determina conseguentemente anche
94
le scelte distributive e tipologiche. Il tema è declinato in modo sapiente
attraverso l’adozione di sistemi di pannellature scorrevoli che permettono
di modificare gli spazi in funzione delle esigenze dei singoli fruitori.
La vivacità e variabilità degli spazi si riflette fortemente in facciata,
caricando il progetto di grande originalità.
Indubbiamente è questo l’elemento decisivo che connota l’intero progetto.
I due fronti principali delle palazzine sono pensati come un sistema di
logge e aggetti tridimensionali perfettamente integrati alla verticalità
dell’edificio al quale conferiscono un’intensa plasticità.
Il disegno è stato messo a punto attraverso alcune suggestioni derivanti
dal contesto edilizio e naturale in cui si colloca l’intervento.
Da un lato, il progetto popone una rilettura in chiave architettonica della
struttura geometrica degli alveari delle api e delle relative arnie adottate
dai numerosi apicultori localizzati nell’entroterra; dall’altro, evoca il vivace
contesto edilizio della cittadina dove nel centro storico sono osservabili
numerosi interventi di personalizzazione di balconi e facciate, operati nel
tempo, mediante tende colorate e pannellature sgargianti.38
Ciascuna loggia è stata pensata come una struttura metallica indipendente
a autoportante appesa al fronte, come fosse una scatola.
Tutte le unità sono dotate di una veranda che fornisce uno spazio esterno,
privato, completamente fruibile e all’occorrenza integrabile nell’alloggio.
La struttura prismatica dell’aggetto è stata progettata per ottimizzarne
l’uso, infatti ciascun elemento è condiviso, nella massima privacy da due
appartamenti posti uno sopra l’altro.
Figura 38_ Logge prismatiche
Se l’appartamento superiore infatti può godere del bancone vero e
proprio, quello inferiore nello stesso punto sfrutta l’aggetto per integrarvi
il sistema di ombreggiamento scorrevole.
Il complesso gioco degli aggetti della facciata è pensato per assicurare
spazi privati al riparo da occhi indiscreti, grazie alla posizione alternata e
38
Frames : Architettura dei serramenti : bimestrale di tecnologia,
progetto e architettura per la qualità di porte e finestre; N. 141 (2009)
95
sfaldata sia in orizzontale che in verticale in prospetto.
Tutte le verande sono state progettate per enfatizzare lo scorcio del
panorama naturale circostante, infatti la particolare configurazione crea
una sorta di cornice tridimensionale che sottolineala vista prospettica
verso il contesto.
La variabilità dello spazio interno degli appartamento assume una duplice
connotazione, da un lato funzionale dell’altro prospettica, proprio grazie
al gioco degli elementi tessili posti in facciata.
La mobilità della tenda da sole permette di modificare continuamente la
vista all’interno degli alloggi verso il contesto, come se la loggia fungesse
da grande zoom ottico.
Nel contempo il gioco cromato delle tende contribuisce a connotare
e personalizzare i singoli alloggi non solo dall’esterno, dando una
immediata riconoscibilità agli utenti del proprio appartamento, ma anche
dall’interno, creando suggestive atmosfere colorate.
Le logge rappresentano anche un efficace sistema passivo di climatizzazione
degli ambienti interni in tutte le stagioni. Durante il periodo invernale
infatti i raggi del sole vengono convogliati all’interno dell’alloggio
attraverso le ampie vetrate; e la struttura chiusa e compatta della loggia
consente il ristagno di aria calda con la conseguente creazione di una
zona cuscinetto più mite e temperata. Durante il periodo estivo, invece,
grazie al sistema integrato di tende avvolgibili la loggia si trasforma in un
soggiorno aperto, coperto e ombreggiato.
FLESSIBILITÀ D’USO
Da sempre, il rapporto che ognuno ha con lo spazio abitativo è altamente
soggettivo ed anche se si può immaginare quale sia l’uso dello spazio
quando si progetta un ambiente, esistono infiniti aspetti che non possono
essere presi in considerazione.
96
La famiglia contemporanea riserva una quota crescente dei propri interessi
e dei proprio consumi alle relazioni sociali, in passato prerogativa della
famiglia borghese medio-alta e oggi pratica diffusa tra tutte le classi
sociali.
L’esigenza di incontrarsi, di relazionarsi con il prossimo e di conseguenza
di ricevere e ospitare, è un effetto della mobilità individuale e del crollo
delle relazioni parentali, che fa si che amici e conoscenti occupino una
porzione rilevante di quello spazio una volta destinato ai parenti. Mentre
in passato erano soprattutto gli obblighi di status a stimolare i rapporti
sociali, questi si sono fatti oggi molto schietti e meno formali.
Parallelamente al bisogno di stare insieme, l’uomo contemporaneo
esprime anche il bisogno di stare solo.
Pertanto affrontare il tema della flessibilità d’uso, significa andare a
valutare e individuare gli spazi impersonali, ossia tutti quegli ambienti
che possono svolgere funzioni differenti, che accolgono le attività dei
singoli componenti oppure individuare quei locali che possono essere
resi indipendenti dal resto dell’alloggio per la realizzazione di funzioni
particolari.
La risposta alle esigenze è quella di non stabilire più una rigida
demarcazione tra zona giorno, la parte pubblica, e la zona notte, la parte
tradizionalmente più privata dell’alloggi, ma piuttosto di ridefinire gli
spazi d’uso in rapporto a esigenze in continua evoluzione.
Per garantire flessibilità d’uso è opportuno modificare i rapporti tra i
singoli locali, andando a ridistribuire degli spazi in rapporto alle funzioni
e la reciproca posizione all’interno dell’alloggio.
Non tutti i locali di un alloggio richiedono gli stessi gradi di libertà,
è necessario individuare quali locali necessitano di un maggior
frazionamento per accogliere funzioni diverse e quali invece devono
essere dotati di funzioni definite.
Secondo uno studio condotto sull’abitazione39 si può stilare una
39
Paola Coppola Pignatelli, “I luoghi dell’abitare: note di progettazione”
1985, Roma, edizione Officina
97
classificazione del rapporto tra gli spazi appartenenti alla sfera pubblica
e privata:
-
privato individuale, è il rifugio più intimo nel quale l'individuo può
appartarsi, anche dalla famiglia. Lo spazio per il riposo, il raccoglimento,
la meditazione, la creazione
Figura 39_ Connessione tra i gradi di
privatizzazione/socializzazione
-
privato familiare, è lo spazio destinato alle attività collettive come
il pranzo e lo svago
-
il privato di gruppo, è rappresentato dagli spazi comuni a un
gruppo di alloggi, affidati alla gestione diretta degli abitanti
L’individuazione dei progressivi livelli d’intimità da frapporre tra vita privata
e vita di relazione permette di progettare adeguatamente la dimensione e
l’organizzazione dei diversi ambiti spaziali che si differenziano per il tipo
di attività più o meno privata che accolgono.
Tra gli spazi che richiedono maggiore flessibilità d’uso c’è sicuramente
la zona soggiorno; è in sostanza lo spazio meno definito e definibile
dell’abitazione, estremamente legato a condizioni oggettive della
composizione del nucleo familiare.
Figura 40_ Connessione tra gradi di
privatizzazione/socializzazione
Lo spazio del soggiorno, o zona giorno ha sempre assunto un ruolo
centrale nella vita dell’abitazione, e attorno ad esso gravitano tutti gli
altri spazi.
Per risolvere questo spazio le soluzioni possono essere molteplici, in ogni
caso è fondamentale il rapporto che questo locale ha con gli altri ambienti.
La caratteristica di questo spazio è quella di essere da una parte un
spazio collettivo, con funzione di ospitalità e di scambi relazionali, si può
quasi definire la zona pubblica della casa, dall’altro nello stesso ambiente
possono essere svolte attività individuali e singole.
Per tale motivo è molto importante definire all’interno dello spazio giorno
alcune “nicchie” private, in cui è possibile svolgere attività singole senza
compromettere lo spazio collettivo.
98
La divisione dello spazio collettivo tramite ante mobili, schermi o arredi
può permettere di realizzare spazi più privati che possono essere destinati
a funzioni differenti, in modo da rendere polivalente lo stesso ambiente.
Queste soluzioni garantiscono ad ogni singolo componente di svolgere le
proprie attività ritagliandosi la propria dimensione all’interno dello spazio
comune.
Seppur dividendo gli spazi singoli, più raccolti e privati dagli spazi
comuni è importante mantenere una percezione complessiva del volume,
la suddivisione non deve avvenire tramite una separazione netta dei
locali, ma deve essere organizzato in un unico spazio aperto; ciò avviene
facilmente con la realizzazione di spazi giorni a doppia altezza.
Il doppio volume permette di organizzare il suo interno con dei soppalchi,
che possono essere considerati spazi più intimi e privati, ma in stretto
contatto con lo spazio collettivo.
L’organizzazione degli spazi all’interno di alloggi duplex consente
maggiori possibilità, sia in termini di definizione e uso degli spazi, sia
in rapporto all’architettura e percezione dei volumi, attribuendo anche
all’altezza un ruolo importante.
Le case popolari di Adolf Loos proponevano il tema dell’affaccio interno
e della doppia altezza, ogni mini alloggio disponeva di un soppalco per la
camera da letto a giorno, alta poco più di due metri.40
Un’altra soluzione per gli spazi di soggiorno è quella del soggiorno
centrale su cui affacciano gli altri locali. In questo caso deve essere posta
particolare attenzione ai rapporti aeroilluminanti, in quanto, generalmente,
questo ambiente è di vaste dimensioni, poiché ingloba anche funzioni di
disimpegno e di distribuzione.
Il soggiorno centrale, che generalmente ha anche la funzione di ingresso,
è visto come una successione di spazi in cui si svolgono attività differenti
anche contemporaneamente, questi spazi possono essere separati tra
loro tramite pareti mobili o arredi, tali da permettere l’aggregazione di
40
Giuseppe Turchini, Manuela Grecchi, “Nuovi modelli per l’abitare”,
2006, Milano, Il Sole24Ore
99
questi spazi in uno spazio unico.
A fronte dei cambiamenti subito dal ruolo della cucina, che varia anche
in rapporto alla cultura e alle caratteristiche del contesto, è necessario
prevedere anche per questo ambiente gradi di flessibilità maggiori.
Lo spazio della cucina è suscettibile di differenti interpretazioni, assume
un ruolo centrale nella vita comune del nucleo familiare, può essere
inteso come angolo cottura oppure come un ambiente specializzato per
la preparazione del cibo che comprende anche il pranzo.
Le soluzioni possibili possono variare molto tra loro, a seconda delle
tradizioni, della abitudini consolidate e delle differenti esigenze.
La cucina può essere considerata in modo tradizionale, ossia un ambiente
in cui si ingloba anche la possibilità di pranzare. Questo tipo di soluzione
però è sfavorevole in alloggi di piccole dimensioni, in quanto attribuire
molto spazio alla cucina ridurrebbe la superficie di locali destinati ad altre
funzioni.
Una seconda ipotesi è quella di progettare la cucina come spazio tecnico,
occupando uno spazio minimo, schermato ma che affaccia sulla zona
pranzo.
Tale soluzione permette di garantire maggiore superficie al soggiorno e
agli spazi comuni e di relazione.
Con questa soluzione all’interno di un unico ambiente possono essere
svolte funzioni molto differenti tra loro anche contemporaneamente.
La soluzione del problema della flessibilità della cucina-pranzo consiste
principalmente del prevedere un rapporto variabile dell’ambiente per la
preparazione del cibo con lo spazio giorno dell’alloggio.
In questo modo è possibile contrarre o dilatare le dimensioni della cucina
in relazione ai differenti tipi di pasti nell’arco della giornata, in base ai
quali varia l’abitudine al consumo con o senza gli altri membri della
famiglia e quindi il numero degli utenti presenti contemporaneamente.
In conclusione la casa contemporanea non può essere una macchina per
100
l’abitare destinata a soddisfare solo i bisogni biologici, ma deve essere
concepita come un luogo complesso in cui coesistono esigenze diverse di
privacy, di apertura e interazione con il mondo.
BOX 4
Ingolstadt:un alloggio tante esigenze
Città: Ingolstadt, Germania
Anno di realizzazione: 1997
Studio di progettazione: Meck Architekten
Il progetto rappresenta la seconda fase di un intervento il cui fine era il
rinnovamento di una zona nel cuore della città vecchia. Il tema è quello
dell’integrazione tra differenti tipologie sociali: anziani, portatori di
handicap, famiglie monoparentali e famiglie numerose.
La flessibilità e la variazione tipologica rappresentano il tema progettuale
dominante, che viene sviluppato mediane un’ampia zona di distribuzione
centrale pensata per facilitare la comunicazione tra gli abitanti.
Spazi comuni, terrazze, connettivo orizzontale e verticale sono
perfettamente integrati per consentire l’accesso indiscriminato a ogni
spazio e funzione, compreso il piano interrato destinato ai parcheggi.
L’intervento complessivo è costituito su tre aree tra loro integrate, la
prima area è destinata alle famiglie con reddito basso, ed è costituito
da alloggi duplex di dimensioni minime. La parte centrale è destinata a
un’utenza protetta, con tipi di alloggi su un unico piano, infine la terza è
occupata da alloggi per studenti, di dimensione minime organizzate su
più livelli.
Figura 41: Vista prospetto
Nel settore destinato a un’utenza anziana e diversamente abile, il piano
terra è occupato da alloggi che si proiettano direttamente sui giardini
101
comuni.
Il tipo proposto per gli anziani consente di definire variabili all’interno
dello spazio predefinito. All’interno la zona living può variare la sua
funzione diventando camera da letto oppure zona giorno. La cucina è
pensata per accogliere diverse abitudini, può essere un ambiente chiuso
o aperto sulla zona giorno.
Figura 42_ Viale pedonale
Anche gli alloggi di dimensioni minime hanno doppio affaccio per
garantire anche a chi ha ridotte capacità motorie di godere delle migliori
esposizioni.
Le pareti interne sono leggere e smontabili per garantire variazioni nel
tempo.
Sul lato est si sviluppa l’ampio connettivo, progettato non solo come zona
di transito ma anche come luogo di incontro. I percorsi sono calibrati in
relazione alle condizioni di ridotta mobilità e, pertanto, ogni ballatoio
serve solamente due alloggi per piano.
In facciata i pannelli opachi prefabbricati si alternano ai serramenti a tutta
altezza, oscurabili mediante griglie scorrevoli. La massima apertura del
serramento e il leggero parapetto in bacchette di metallo consentono la
vista e il rapporto con l’esterno anche a persone su sedie a rotelle.
L’insieme degli edifici, di dimensione volutamente modeste, definisce un
modello urbano impostato sulla socializzazione e sull’equilibrio tra spazi
aperti e volumi costruiti.
“Vivere in modo integrato significa consentire la coabitazione di differenti
generazioni, gruppi etnici con differenti esigenze, disabili e anziani che
richiedono l'eliminazione di barriere non solamente architettoniche”.
102
BOX 5
Rota: complesso di edilizia popolare
Città: Rota, Spagna
Anno di realizzazione: 2001-2004
Soggetto Promotore: Junta de Andalucia
Numero alloggi: 90 appartamenti
Studio di Progettazione: Guillermo Vazquez ConsuegraIl complesso è
situato in un’area di espansione a nord della cittadina di Rota, Spagna.
Il progetto è risultato il vincitore di un concorso nazionale bandito dalla
Junta de Andalucia. Il blocco, composto da 90 appartamenti, occupa il
lotto terminale di un insediamento di residenze a basso costo, regolato
da un piano particolareggiato che prevede una conformazione a corte per
tutti gli isolati.
La scelta di partenza è stata quella di discostarsi dalla tipologia classica
dell’edilizia popolare, del blocco chiuso che determina un limite marcato
tra spazio interno privato e spazio esterno pubblico.
Figura 43_ Complesso di edilizia popolare
La connessione diretta dei due spazi è, al contrario, il tema dominante
del progetto; l’idea è quella di rendere lo spazio interno, normalmente
introspettivo e chiuso, in uno spazio teso e dinamico.
Per tale motivo sono state conferite al blocco edilizio una serie di
frammentazioni, spezzature e deformazioni.
Mentre i prospetti esterni mantengono gli allineamenti tradizionali,
all’interno è sperimentata una variazione. La contrapposizione è netta
e rivela il duplice carattere dell’intervento: all’esterno l’edificio ha il
compito di stringere una relazione con il contesto, all’interno invece crea
103
uno spazio intimo e privato.
La corte assume quindi una forma irregolare, formata da linee e
da andamenti mutevoli, generando continui cambi di direzione sui
prospetti interni, tale soluzione genera degli effetti di luce ed ombre che
caratterizzano l’intera corte.
Rispetto ai muri piatti e uniformi, scanditi da finestre quadrate che
compongono le facciate esterne, l’interno si piega in spezzate multiple
creando uno spazio singolare all’interno del lotto.
Questo spazio si collega al mondo esterno grazie a un taglio obliquo
ricavato nel fronte nord, che guarda il paesaggio esterno.
Figura 45_ Vista prospetto esterno
Il complesso ha la forma di una U e sul lato opposta all’apertura, l’edificio
è scavato al piano terra, per permettere di instaurare una relazione con
il boulevard che costituisce l’asse generatore dell’intera urbanizzazione.
Con questa soluzione inoltre, si genera un passaggio coperto che
determina l’ingresso principale al complesso residenziale e si configura
come un filtro tra la città e il giardino interno, uno spazio di transizione
tra il pubblico e il privato.
L’interno del complesso è pensato come uno spazio collettivo, destinato
a coloro che abitano questo luogo, uno spazio architettonico da vivere e
che comunica direttamente con lo spazio esterno pubblico.
Questo spazio è stato lasciato il più possibile naturale, è infatti
caratterizzato da un leggero strato di terra e presenta alcuni alberi, che
creano delle zone d’ombra nei mesi più caldi.
Gli ingressi alle unità abitative sono protette da queste alberature, in
totale si contano dieci nuclei di collegamenti verticali che presentano un
accesso al piano terra. Questo collegamento si restringe ai piani superiori
per lasciare spazio a patii interni.
Figura 46_ Vista prospetto interno
104
Gli alloggi rispondono a tagli differenti, in particolare sono presenti 60
alloggi da tre locali, tre di questi sono destinai a portatori di handicap, 17
appartamenti di due locali e 13 alloggi più ampi formati da quattro locali.
La struttura organizzativa del blocco permette di differenziare chiaramente
tre fasce longitudinali che ne determinano la distribuzione.
La fascia più esterna, modulare, ospita le camere da letto, quella centrale
i locali di servizio e le scale mentre la fascia interna, di spessore variabile
comprende i soggiorni, le cucine e i patii comuni.
Tutte le zone giorno sono rivolte verso la corte interna per garantire una
migliore visuale agli alloggi.
La distribuzione interna garantisce la massima flessibilità, è possibile
infatti intervenire sulla zona notte, rivolta all’esterno, per variare il numero
di stanze da letto presenti.
Alle diverse tipologie di appartamento corrisponde una diversa superficie
di zona giorno, tale soluzione è resa possibili grazie all’irregolarità dei
prospetti interni alla corte.
Gli spazi assumo caratteri di grande neutralità e flessibilità, in grado di
adattarsi e di rispondere in maniera adeguata alle logiche in continua
evoluzione che determinano l’uso di alloggi contemporanei.
Infine sono presenti 48 parcheggi sotterranei, con ingresso indipendente;
la differenza di quota presente nel lotto ha permesso di alzare il blocco
di 60 cm rispetto alla strada, per garantire una ventilazione naturale
dei parcheggi sotterranei e per garantire agli alloggi al piano terra una
maggiore privacy.
Per quanto riguarda l’uso dei materiali il calcestruzzo a vista prevale
nell’intero edificio e rende l’idea di un volume continuo in cui sono scavate
le finestre, con un andamento regolare, delle camere da letto.
Se sui fronti esterni l’immagine è quella della ripetizione di uno stesso
elemento, le pareti interne sono caratterizzate da fasce di finestre
orizzontali anteposte alle cucine, ai soggiorni e ai patii.
In corrispondenza di questi elementi a cielo aperto le finestre a nastro si
interrompono e la continuità spaziale della corte interna è lasciata alle
bande di cemento che corrono lungo tutto il perimetro.
105
ATTREZZATURE COME SERVIZIO
ATTREZZATURE COMUNI: SERVIZI PER I RESIDENTI
05
Come detto nel capitolo precedente, la riduzione dei componenti delle
famiglie porta ad una riduzione della superficie utile interna degli alloggi.
Questa riduzione può essere compensata dall’introduzione di spazi
comuni all’interno degli edifici di tipo collettivo e riservati ai nuovi abitanti
delle case.
Questi spazi, che si potrebbero chiamare spazi destinati ai “servizi
integrativi all’abitazione” permettono ai residenti di incontrarsi,
socializzarsi e favoriscono l’integrazione sociale di chi vi abita.
Inoltre questi servizi strettamente connessi all’abitazione possono
generare anche un risparmio per i residenti, basti pensare ad un locale
lavanderia comune o a uno spazio deposito per carrozzine, passeggini e
biciclette, ma anche un locale con attrezzi fai da te per effettuare piccoli
lavori di manutenzione all’interno dell’edificio.
107
Gli spazi comuni possono anche prevedere una sala multifunzionale,
progettata con attenzione e di qualità, in cui realizzare corsi di teatro e
di danza, per fare attività fisica, organizzare feste, aperitivi serali e per
organizzare incontri.
Tutte queste attività, oltre a generare una maggiore coesione sociale,
permette al complesso residenziale di diventare dei piccoli attrattori
locali a partire dai quali avviare processi di scambio e di interazione con
il contesto e l’intorno.
Anche il servizio di portierato e in particolare i locali adibiti ad ospitare tale
servizio, potrebbero essere messi in relazione con i locali multifunzionali
per costituire un’occasione di scambio, gestito e controllato, tra interno
ed esterno.
Per favorire le occasioni d’incontro è importante, in fase di progettazione,
collocare tali spazi vicino alle zone di passaggio, in modo che risultino
facilmente accessibili.
Le vie d’accesso e i tragitti pedonali devono essere pensati per aiutare
le persone ad orientarsi e a individuare gli accessi principali, collocare
gli spazi comuni in angoli strategici potrebbe favorire l’afflusso delle
persone, in tutte le ore del giorno, diurne e serali.
Questo aspetto favorisce sia il senso di sicurezza e offre occasioni di
incontro e di scambio tra le persone.
Gli spazi di relazione sono fondamentali anche per la convivenza tra i
residenti, le soluzioni da proporre devono essere differenti per evitare
conflitti e per soddisfare le esigenze molteplici proprie di particolari
categorie sociali, come i bambini, gli adolescenti e gli anziani.
CO-HOUSING: CONDIVISIONE DEGLI SPAZI
La condivisione degli spazi è alla base del modello abitativo, sviluppato in
gran parte d’Europa: il Cohousing.
Con il termine co-housing si intende una tipologia di abitazione
108
collaborativa nella quale i residenti partecipano attivamente nella
progettazione e nella scelta del proprio vicinato. I residenti accettano di
vivere come una comunità in cui le abitazione private, che rimangono
un’inviolabile spazio di privacy, vengono completate da aree comuni che
incoraggiano l’interazione sociale.
Gli spazi privati contengono tutte le caratteristiche delle case convenzionali,
ma i residenti inoltre possono accedere a ulteriori attrezzature e strutture
comuni come giardini, lavanderie, sale hobbies, cucine e sale comuni. La
gestione della comunità è direttamente a carico dei residenti senza che
venga a crearsi una leadership dominante. Le attività svolte all’interno
degli spazi comuni non devono generare alcun redditto per i singoli
residenti.
L’esperienza del co-housing nasce nel nord Europa nel corso degli anni
‘60, e ad oggi è diffusa specialmente in Danimarca, Svezia, Olanda,
Inghilterra, Stati Uniti, Canada e Giappone.
Figura 47_ Sala comune
Il primo co-housing nasce per iniziativa privata; Jan Godmand Hoyer,
architetto danese, è considerato il padre del co-housing.
Nel 1972, nei pressi di Copenhagen, l’architetto danese progetta e realizza
il Skraplanet, il primo co-housing.Il progetto consiste in 33 case singole o
con muro divisorio in comune, terrazzate con piano interrato, sviluppate
su tre livelli fuori terra.
Le abitazioni sono posizionate attorno alla casa comune. La vita della
comunità si fonda su relazioni, fonte di capitale sociale, ma è anche la
cura dei bambini il fine e al contempo il mezzo di socializzazione.
In Italia si è riscontrato un forte interesse al fenomeno, e in tempi
recentissimi si
stanno realizzando alcuni progetti, ma in termini
quantitativi il fenomeno resta comune marginale.
Gli spazi comuni, come si è detto, costruiranno la massima espressione
della funzione sociale e di collaborazione degli interventi edilizi di
coabitazione.
In essi i coabitanti coltiveranno molti dei propri interessi, singolarmente
109
o in gruppo, daranno luogo ad assemblee, mostre, laboratori, officine di
riparazione, luoghi di uso comune come lavanderie, stirerie o palestre.
La presenza di spazi verdi, intesi come cortili interni, giardini pensili,
terrazzi comuni o privati, solarium, ballatoi, consentiranno ai bambini di
fruire di spazi protetti e salubri dove vivere in libertà senza le restrizioni
imposte dagli attuali modelli abitativi condominiali e gli anziani di godere
di un microclima controllato e sano, prolungando le proprie prospettive
di vita.
La disponibilità di alcune attrezzature comuni, tecnologiche e di servizio,
costituisce inoltre un indiscutibile vantaggio economico per gli abitanti.
La possibilità di dotarsi di locali e strutture accessorie comuni consente di
ridurre la metratura degli alloggi privati, razionalizzando gli spazi interni
singoli, ed il relativo costo di costruzione.
Inoltre, a parità di dotazioni tecnologiche, la comunanza degli usi e
delle utenze, con opportune contabilizzazioni individuali, consente di
avvalersi di prodotti di alta qualità, distribuendo sulla collettività le spese
di acquisto e di gestione.
Figura 48_ Vista esterna casa comune
La disponibilità di spazi comuni possono essere aperti occasionalmente,
al quartiere per ospitare mostre, cineforum, seminari o altre attività,
rappresenta, infine, una preziosa prospettiva di socializzazione e di rilancio
anche culturale per tutta l’area urbana o rurale in cui l’insediamento si
colloca.
La casa comune, che completa le abitazioni individuali e offre il posto per
le attività comunitarie, è il cuore di una comunità di co-housing.
Figura 49_Vista interna sala comune
È il posto per i pasti in comune, per i the pomeridiani, per i giochi dei
bambini, per la lavanderia e per molte altre attività sia organizzate che
informali.
Spesso, i servizi condivisi vanno oltre la casa comune e possono includere
serre, officine del meccanico e, in alcuni casi una piscina e un campo da
tennis.
110
Queste possibilità offrono sia benefici pratici che sociali. Per esempio un
laboratorio comune, sostituisce il bisogno che ogni famiglia tenga in casa
gli attrezzi per le riparazioni di biciclette, mobili o auto.
I residenti, non solo hanno accesso a una migliore attrezzatura, ma,
mentre sono in laboratorio, può capitare loro di godere della compagnia
e dell’aiuto di altri residenti che utilizzano contemporaneamente il locale
o che vi passano per caso.
Il concetto di uno spazio comune all’interno di un complesso abitativo
non è di per sé inusuale. Molti condomini convenzionali hanno una sala
comune o una parte adibita a club house, ma tali spazi differiscono dalla
casa comune tipica del co-housing per il modo di utilizzo. In genere,
una club house viene usata per assemblee di condominio, affittata
individualmente dei residenti per organizzarci feste private o qualche
corso di ginnastica.
Figura 50_Laboratorio/Utensileria
Generalmente, è di dimensioni limitate con spazio sufficiente solo per
avvenimenti occasionali.
Al contrario, la casa comune di un co-housing è aperta tutto il giorno
e viene considerata una parte importante della vita quotidiana della
comunità.
Con l’evoluzione del co-housing, la casa comune è andata aumentando
di dimensioni e d’importanza. Oggi, è frequente che si decida di ridurre
le dimensioni degli alloggi privati per poter avere spazi comuni più ampi.
Questi cambiamenti sono stati dettati dall’esperienza.
Con il tempo, ad esempio, la condivisione dei pranzi ha avuto un enorme
successo e oggi la maggior parte dei nuovi co-housing prevedono tutti
i pasti serali in comune, a cui partecipano regolarmente oltre la metà
dei residenti. Per questo motivo, nei co-housing di recente realizzazione
viene destinato ampio spazio ad una confortevole sala da pranzo con
annessa una grande cucina. In genere, è prevista anche una stanza per i
giochi dei bambini.
Le caratteristiche specifiche della casa comune dipendono dagli interessi
111
e dai bisogni dei residenti. Il suo utilizzo può cambiare nel tempo a
seconda delle esigenze della comunità.
Consentendo ai residenti di conoscersi, di scoprire i rispettivi interessi e
di condividere le reciproche esperienze, i servizi e le attività in comune
contribuiscono molto alla creazione di una comunità affiatata. Queste
amicizie si espandono poi ad altre aree. La casa comune è un elemento
essenziale. Senza di essa sarebbe difficile mantenere vivo il senso di
comunità. È un valore aggiunto anche per il resto del vicinato.
La gestione del co-housing è responsabilità dei residenti, siano essi
locatari o proprietari. Le decisioni principali vengono prese durante gli
incontri comunitari, che di solito si svolgono una volta al mese e che
prevedono l’istituzione di un forum per discutere questioni e risolvere
problemi specifici.
Le responsabilità della gestione e della programmazione della vita del cohousing sono distribuite tra diversi gruppi di lavoro a cui tutti gli adulti
hanno l’obbligo di partecipare.
Generalmente, compiti come la preparazione dei pasti comuni e le pulizie
sono svolti a rotazione.
Come in un qualunque altro gruppo di persone. È inevitabile che alcuni
dei residenti abbiano l’impressione di fare di più di quello che spetterebbe
loro e che altri invece non facciano abbastanza. Nella maggior parte dei
casi, mano a mano che i residenti si conoscono meglio, le responsabilità
comunitarie diventano meno formalmente strutturate.
In un sistema in cui la gestione è dei residenti i problemi non possono
essere imputati a qualcun altro. I residenti se ne devono assumere le
responsabilità, se gli edifici non vengono mantenuti adeguatamente
saranno loro a dover pagare le riparazioni, se le attività comunitarie sono
organizzate male ci rimettono tutti.
112
BOX 6
Svezia: Stolplyckan, un co-housing di 184 appartamenti
Città: Linköping, Svezia
Anno di realizzazione: 2001-2004
Numero alloggi: 184 appartamenti
Oggi in Svezia ci sono circa 50 co-housing, la maggior parte dei quali
sono pubblici, di proprietà delle amministrazioni locali o di privati. Si può
tranquillamente dire che, mentre negli anno ‘60 la motivazione principale
che spingeva le persone a vivere in co-housng era di natura politica, oggi
le ragioni sono più pratiche. Un’attività frequente nei co-housing svedesi
è quella di preparare e consumare assieme i pasti, il che rappresenta il
doppio vantaggio di facilitare la conoscenza dei propri vicini e di dare
risposta concreta a un problema piuttosto pratico, soprattutto a chi lavora
tutto il giorno.
La frequenza dei pasti in comune varia da una sola volta al mese, a quattro
volte a settimana. Un altro spazio comune in numerosi co-housing è la
presenza di una stanza dove la gente può portare abiti, libri, giochi e
oggetti che non usa più e prendere qualcos’altro di utile.
Stolplyckan, a Linköping, è la più grande realtà di co-housing in Svezia,
con 184 appartamenti raggruppati in 13 caseggiati, realizzati con un
sistema di camminamenti che li collegano tra loro.
Figura 51_ Linköping
A Linköping, l’area dove è stato realizzato Stolplyckan, esistevano
in precedenza delle abitazioni fine dell’800 in condizioni sanitarie
inadeguate.
L’area non era particolarmente centrale, ma con lo sviluppo della città,
divenne sempre più importante e la municipalità iniziò ad acquistare una
113
parte degli edifici con l’idea di destinarli ad attività diverse. Nel gennaio
del 1977, su un giornale locale apparve un articolo dal titolo: “Costruite
co-housing a risparmio energetico a Linköping!”41. A lanciare l’invito
era un gruppo di donne che cercavano di promuovere il co-housing a
Linköping. La motivazione veniva dalla loro esperienza di donne, dalle
difficoltà incontrate a combinare il ruolo di lavoratrici a tempo pieno con
quello di madri ecc.
L’amministrazione locale, riconoscendone la validità sociale, sostenne
l’iniziativa e nel 1980 venne realizzato il primo lotto e la gente cominciò
a trasferirvisi. Una delle particolarità di Stolplyckan è quella di riunire
esperienze diverse sotto lo stesso tetto.
Oltre ai circa 140 appartamenti in affitto, il grande edificio ospita anche
35 appartamenti che funzionano come “struttura” per anziani e l’ufficio
della società che se ne prende cura e fornisce loro i servizi. Al momento vi
si trova anche una residenza protetta per persone colpite dalla sindrome
di Asperger e un centro di salute diurno.
Figura 52_ Alloggi per anziani
Come di norma in tutti i co-housing, anche a Stolplyckan, ognuno ha il
suo appartamento dove rifugiarsi quando vuole stare da solo. La cosa
speciale di questo posto sono gli spazi comuni, popolarmente chiamati
“i 2000 metri quadri di zona giorno” a disposizione di chi vive qui.
In questi ambienti sono collocati un centro sportivo, una stanza per
lavorare al telaio, una falegnameria, una sala da musica (completa
di strumenti), una sala da biliardo e un laboratorio di ceramica.
Ci sono anche degli spazi più ampi, utilizzati come bar o caffè e anche
due appartamenti per parenti o amici, che i residenti possono affittare
al costo di 3 euro a notte. Se ancora non basta, c’è anche una cucina
industriale e un salone per i pasti in comune.
Di giorno, tutti questi spazi sono usati dall’amministrazione locale (il
centro di salute diurno, le attività per gli anziani, la scuola quando è in
funzione ecc.) e, dopo le 18 sono a disposizione delle persone che vivono
negli appartamenti “normali”.
41
Terranova
114
M. Lietaert, “Cohousing e condomini sociali”, 2007, Firenze, aam
Tali spazi sono a disposizione gratuita a parte l’uso degli appartamenti
extra il cui costo peraltro va solo a coprire le spese di pulizia. Per il resto
non costa assolutamente nulla utilizzare la vasta gamma di possibilità
offerte da Stolplyckan, perfino il legno della falegnameria è gratis.
Il sistema è mantenuto attivo dalla gente che vive lì. Ognuno ha il suo
turno come responsabile delle prenotazioni e custode del grosso mazzo
di chiavi che danno accesso alle varie stanze.
Quando ci si trasferisce a Stolplyckan, con una spesa di circa 6 euro
all’anno, si diventa automaticamente membri dell’associazione di
inquilini con il diritto di voto. I fondi derivanti dalle iscrizioni, sono una
base economica importante per le attività della casa.
Oltre a questi, sono la principale fonte di introiti dall’amministrazione
pubblica locale.
L’associazione di Stolplyckan sceglie un comitato di nomina il quale a
sua volta propone le candidature per il consiglio locale di Stolplyckan. Il
compito del consiglio è di supervisionare le attività della casa, di cambiare,
se necessario, le regole del co-housing e di rappresentare gli abitanti negli
incontri mensili con il locatore e gli altri proprietari dell’immobile.
Ogni lunedì gli abitanti di uno dei tredici caseggiati si riuniscono e
preparano la cena per il resto della comunità. La partecipazione questa
attività non è obbligatoria, ma è incoraggiata dal consiglio e dal gestore
dell’immobile in quanto stimola la pratica di buon vicinato e lo svolgersi
delle attività di cohousing.
Il costo per chi mangia è di 2 euro per gli adulti e un euro per i bambini e
normalmente, col tempo, i costi e i ricavi del pasto si compensano.
Fin dall’inizio degli anni Ottanta, i residenti pubblicano un giornale
locale: Stolplyckeditningen per tenere tutti informati di quanto accade nel
cohousing. Chiunque a Stolplyckan è libero di scrivere sul giornale o, per
i più piccoli, di disegnare.
Il problema più grande è invece quello della pianificazione e
dall’organizzazione necessarie per gestire senza inciampi la condivisione:
115
come prenotare la macchina? Chi è il responsabile per gli aspetti
finanziari? A chi spetta far riparare il mezzo? ecc. Questi problemi, di
difficile soluzione, hanno ritardato per parecchi anni la realizzazione
della condivisione di automobili. Finché un giorno si è presentata una
compagnia di car sharing con auto ibride (benzina e metano).
Così dall’autunno del 2004, a Stolplyckan è attivo un sistema di
condivisione di due grosse Volvo V70. Il sistema di prenotazione è
ingegnoso: si prenota attraverso internet e quando arriva l’ora di usare
la macchina, si riceve un sms. Quando si risponde all’sms, la macchina
si sblocca automaticamente ed è pronta a partire. La chiave è già in
macchina, ma il motore non parte se non viene sbloccato dalla risposta
all’sms. Una volta utilizzata, si parcheggia l’auto, lasciando le chiavi nel
cruscotto. La macchina si blocca automaticamente e in seguito si riceve
una fattura per l’esatto utilizzo del mezzo.
In Italia, ad oggi, all’attivo risultano sei progetti di co-housing, alcuni già
in dirittura d’arrivo. La società che in Italia gestisce la loro realizzazione
è la Cohousign Venture, il cui compito è innanzitutto quello di reperire,
attraverso un gruppo di professionisti, le aree più adatte al tipo di
coabitazione. Alla società spetta inoltre il compito di verificare la fattibilità
del progetto, assistere le famiglie nella costruizione della nuova comunità,
attivare sistemi per la ricerca dei co-residenti, fornire consulenze legali e
infine gestire i rapporti con le imprese di costruzione.
La maggior parte dei progetti di co-housing nasce dalla volontà di un
gruppo di amici o conoscenti che decidono di intraprendere un processo
che li porterà alla realizzazione di una vera e propria comunità.
In altri casi è invece la società di accompagnamento che si occupa della
formazione dei gruppi di co-residenti.
Questa attività richiede un tempo vario che, generalmente, va dai sei ai
nove mesi, nel quale si cerca di mettere assieme soggetti che abbiano
la stessa idea di condivisione che non si limita solo alla spartizione
degli spazi comuni, ma si spinge alla scelta delle soluzioni progettuali e
116
tecnologiche per le proprie abitazioni e soprattutto ad un modo comune
di concepire la vita che parte proprio dalla dimensione quotidiana.
Il buon esito di queste operazioni si esplica innanzitutto in un abbattimento
dei costi fissi poiché uso e proprietà sono ripartiti su più persone. Inoltre
la convivenza tra più generazione e gli scambi di vicinato possono
indurre una riduzione di alcuni cosiddetti “costi sociali” legati alla cura e
all’assistenza.
BOX 7
Urban village Bovisa: il primo co-housing italiano
Il capoluogo lombardo è la prima città in cui sbarca la modalità abitativa
volta a condividere spazi e servizi pur mantenendo la propria abitazione
privata: dall’orto collettivo alla baby sitter in comune fino al car sharing.
L’Urban Village Bovisa 01 si trova a Milano in via Dodandoni 12 nell’area
industriale dismessa di Bovisa, nei pressi della sede del Politecnico
e a ridosso della nuova sede dell’Accademia di Brera, in un’area già a
destinazione residenziale.
Figura 53_Urban village Bovisa
Il progetto, avviato nel 2005 e da poco concluso, consiste in trentadue
unità abitative, di differenti tagli e schemi tipologici, disposte attorno ad
un’ampia corte di 400 mq, dotate di garage e giardino, 700mq di spazi
comuni e una piscina di 12 metri con solarium, posta sua una grande
terrazza.
L’intervento è stato progettato dall’architetto Luca Beverina e prevede 32
unità incorporabili con tipologie e tagli diversi per cerare una comunità
residenziale viva e intergenerazionale.
Suggestivo l’approccio architettonico scelto: senza stravolgere
completamente l’originaria struttura industriale, infatti, si sono sfruttati
agli ampi spazi per rivestirli di luce e utilizzarli come supporto per i
pannelli solari, impianti centralizzati di riscaldamento a basso consumo,
117
isolamenti ad alto rendimento.
Gli spazi interni si compongono di loft, mansarde, duplex e appartamenti
con soluzioni che variano da 53 ai 140 mq.
All’interno lo spazio è modulato con soluzione open-space e soppalchi
che contribuiscono a movimentare l’ambiente e guadagnando così spazi
funzionali e pienamente fruibili.
Figura 54_ Piante piano terra/mansarde
Già ventisei famiglie hanno aderito al progetto e acquistato le loro
abitazioni, entrando così a far parte della più grande comunità residenziale
mai formata in Italia. Principalmente sono giovani coppie, giovani famiglie,
ma anche alcuni membri della terza età.
La comunità da subito ha iniziato a riunirsi per stilare la “carta
costituzionale” dell’Urban Village e definire le caratteristiche e le
sistemazioni dei loro spazi comuni, nonché le forme di governo della
comunità nascente. Inoltre, in maniera collettiva e partecipata, sono
stati progettati gli spazi previsti nell’intervento: il living condominiale, la
lavanderia, la sala hobby, l’area della piscina e l’ampio giardino.
FOYER: NUOVO MODELLO ABITATIVO
Il Foyer è un modello abitativo di matrice europea che costituisce
un’innovazione per garantire un aiuto al bisogno di autonomia personale
ed economica dei giovani.
I Foyer sono strutture, nate nel secondo dopoguerra in Francia e
sviluppatesi anche in Gran Bretagna, che offrono una soluzione abitativa,
in modo integrato, ai giovani garantendo qualità e una serie di servizi
combinati, creando un vero e proprio percorso di accompagnamento
all’autonomia.
Con questo modello abitativo si vuole incentivare l’uscita di casa dei giovani,
favorendo il passaggio all’autonomia spesso ostacolato da contingenze
socio-economiche quali la mancanza di disponibilità economiche.
Possiamo dire che questo sistema abitativo si basi su due elementi
118
pricipali:
-
soluzioni abitative a costi ridotti ma di qualità, generalmente
queste caratteristiche non sono disponibili sul libero mercato, il sistema
vuole diventare una soluzione intermedia tra un alloggio privato e un
alloggio comunitario. Questo fattore è sottolineato anche dalla presenza
di una combinazione/interconnessione di spazi privati del singolo e spazi
di uso e di gestione comune. Oltre agli spazi comuni di aggiungono anche
servizi che aiutano a migliorare la qualità della vita dei giovani residenti e
quella dell'intero quartiere. La caratteristica principale di questi alloggi è
la temporaneità, coerente con l'obiettivo di sostegno in una specifica fase
del percorso di vita.
-
sostegno alla costruzione di una propria autonomia personale, sia
dal punto di vista organizzativo, sia da un punto di vista psicologico e
lavorativo. Questo sostegno avviene grazie alla dimensione comunitaria,
caratterizzata quindi da scambi e sostegno reciproco tra i residenti
del foyer, il cui percorso di crescita si arricchisce anche grazie alla
partecipazione e alla gestione degli spazi comuni. Un aiuto avviene
poi dalla presenza di un soggetto che si occupa della struttura e che
interagisce con i residenti aiutandoli nella gestione quotidiana e materiale
degli spazi e dei servizi, nell'organizzazione delle attività del tempo libero,
verificando l'andamento dei percorsi personali, analizzando problemi e
difficoltà specifici. Il sostegno avviene infine con l'integrazione di servizi
più specializzati e strutturati connessi in particolare alla formazione e
all'inserimento lavorativo. Questo aspetto garantisce anche un supporto
alla ricerca di una soluzione abitativa autonoma successiva al foyer.
Si può dire che il modello foyer sia un sistema innovativo del concetto
di co-housing finalizzato però alla combinazione dell'autonomia
dell'abitare provato con i vantaggi di servizi e spazi condivisi, inoltre
viene incrementata l'offerta di alloggi in locazione per i giovani a costi
molto contenuti, integrando anche un sostegno alla fase di avviamento
dei percorsi di autonomia abitativa.
Infine il modello foyer consente l'integrazione del progetto stesso con il
119
contesto in cui si colloca grazie ad un'offerta di spazi e servizi anche agli
abitanti del quartiere e della città.
BOX 8
Foyer Milano: autonomia abitativa per i giovani
Il progetto Foyer Milano mira a realizzare un modello foyer per la
città di Milano, realizzando una struttura per i giovani partendo dalla
ristrutturazione di alcune unità immobiliari inutilizzate del Comune di
Milano nel quartiere di S. Ambrogio I. Questo intervento permetterà di
realizzare 32 posti letto e un’ampia dotazione di servizi connessi.
Il quartiere S. Ambrogio è un grande quartiere di ERP 42 con una prevalenza
Figura 55_ Foyer residenza per studenti
di alloggi a canone sociale, il quartiere si trova nella periferia sud di Milano,
tra via Famagosta e il parco agricolo a sud di Milano. I due complessi
residenziali sono uno di proprietà del Comune di Milano e l’altro dell’Aler
Milano.
Dopo l’attuazione dei piani di riscatto da parte degli inquilini, i due
quartiere oggi sono caratterizzati da una proprietà mista, pubblico e
privato, con una partecipazione della proprietà pubblica pari a circa il
45% (498 alloggi su 1.096). Per quanto riguarda la proprietà comunale
invece la proprietà sale a quasi il 90% per il complesso dell’Aler (1.058
alloggi su 1.216).
Il complesso di edifici di proprietà del Comune è costituito da 4 edifici
in linea con andamento curvilineo, al centro è presente un ampio spazio
aperto, prevalentemente pedonale con ampie aree alberate. All’interno
di questo spazio sono presenti anche alcuni servizi di base, ad esempio
una chiesa, alcune scuole e un Centro Psico Sociale connesso alla vicina
Azienda Ospedaliera S. Paolo.
Tra i servizi è da sottolineare la presenza di un grande edificio polifunzionale
che si sviluppa su 3 piani e che ospita spazi per il commercio come un
42
Ediliza Residenziale Pubblica, consiste nel patrimonio di alloggi pubblici
affittati a costo contenuto per i cittadini meno abbienti, realizzato con il concorso totale o
parziale dello Stato o di altri enti pubblici
120
supermercato di piccola dimensione, un bar, un panettiere, un macellaio
e un fruttivendolo. All’interno sono presenti anche ulteriori servizi come
una biblioteca, un centro di aggregazione e un servizio per mamme e
bambini.
Il quartiere presenta una tendenza di progressivo invecchiamento della
popolazione, fenomeno dovuto alla scarsa mobilità delle famiglie residenti
e soprattutto si registra un forte declino delle zone commerciali.
I grandi spazi verdi e gli spazi destinati ai servizi costituiscono delle
potenzialità in termini qualitativi, ma tuttavia non sono sufficientemente
valorizzati.
Infine si può dire che il quartiere sebbene costruito in zona periferica, sia
oggi ben servito dal trasporto pubblico grazie all’arrivo della linea 2 della
metropolitana e a numerose linee di superfici ed è inglobato nel tessuto
urbano.
Il nuovo progetto foyer per i giovani prevede la realizzazione di una struttura
diffusa che si sviluppa negli spazi delle ex portinerie non utilizzate. Con
questa iniziativa si vuole da una parte introdurre una risorsa residenziale
rivolta esclusivamente ai giovani, portando nuovi residenti a interagire
con il quartiere, dall’altro si prevede l’introduzione di funzioni di servizio
di aperture agli abitanti, contribuendo a promuovere modalità di utilizzo
degli spazi pubblici, permettendo di vivere il quartiere in modo nuovo e
più vitale.
L’introduzione di un foyer per giovani inserisce un nucleo giovane e
attivo all’interno del quartiere, basandosi sulla condivisione degli spazi e
sull’autogestione di alcuni servizi.
Con il progetto si vogliono riqualificare gli appartamenti, generalmente
bilocali, al piano rialzato utilizzati in passato come portinerie, attualmente
non utilizzate.
La ristrutturazione di questi spazi permette di creare una struttura diffusa
e integrata nel quartiere, con la realizzazione di 32 posti letto connessi a
diversi servizi.
121
In particolare il progetto è formato da due moduli:
-
il primo modulo (modulo A) prevede la realizzazione dei servizi,
questi sono composti da uno spazio (ex portineria) che verrà riqualificata
totalmente, con il recupero della doppia altezza e adibita a spazi di servizio
per tutti gli abitanti del foyer, come la reception, punto internet, servizio
di orientamento alla locazione e una lavanderia. Altri due ex portinerie
saranno invece adibite a spazi per i servizi rivolti a tutto il quartiere e alla
città. Questi spazi si caratterizzano come spazi polifunzionali, come spazi
per le attività legate al tempo libero degli abitanti, sale per proiezioni,
laboratori culturali e sale studio.
-
il secondo modulo (modulo B) rappresenta le unità abitative
vere e proprie, coincidono con 16 ex portinerie, che opportunamente
ristrutturate, saranno composte da 2 camere singole dotate si servizi
igenici e angolo cottura comune, gli abitanti potranno usufruire anche di 4
box, che verranno adattati per ospitare servizi comuni per gli abitanti del
foyer, come locali per il deposito di biciclette, locali cantina, utensileria.
Oltre all'articolazione degli spazi è necessario definire alcuni elementi
122
essenziali che caratterizzano il modello del foyer, individuando i destinatari
di questo progetto, gli elementi che contraddistinguono questo nuovo
modo di abitare e la tipologia di servizi da attivare.
Per quanto riguarda i destinatari, il progetto si rivolge a lavoratori, giovani
in ricerca di occupazione, studenti-lavoratori tra i 18 e i 30 anni.
L'obiettivo è infatti quello di garantire delle risposte abitative a quei
giovani che, disponendo di risorse economiche proprie, non riescono
a trovare risposte nel mercato privato della locazione, per questo le
tariffe del foyer sono inferiori a quelle di mercato, inoltre permettono
condizioni di agevolate di accesso, sia da un punto di vista economico che
organizzativo, ad esempio gli appartamenti sono completamente arredati
e non richiedono un investimento iniziale.
Come visto in precedenza il target di riferimento non è contraddistinto da
una situazione di disagio, ma più che altro dalla fragilità che caratterizza
il passaggio alla vita adulta, problematiche connesse alla fine del percorso
formativo e all'ingresso nel modo del lavoro.
In quest'ottica il foyer non è da considerare come una struttura
assistenziale, ma come una proposta intermedia tra il mercato libero e
l'edilizia residenziale pubblica.
Il progetto di foyer è definito da una forma intermedia tra l'abitazione
autonoma e forme di co-abitazione, infatti a ogni utente è garantita la
privacy e l'autonomia con camere singole, la condivisione dei servizi come
bagni e cucine avviene con piccoli gruppi massimo 4 persone, rendendoli
responsabili della gestione dell'appartamento.
Altri spazi invece sono condivisi con tutti gli abitanti del foyer, questi
spazi sono ad esempio la sala internet, la sala tv, lavanderia, il deposito
biciclette, questa soluzione permette di rendere la soluzione abitativa
completa e di qualità, mantenendo allo stesso tempo costi sostenibili da
giovani con redditi bassi.
L'organizzazione e la gestione degli spazi abitativi avviene tramite
l'autogestione il coinvolgimento dei giovani residenti. É prevista comunque
123
la presenza di una equipe del foyer, incaricata di svolgere sia attività
amministrative di base, sia di interagire con gli abitanti, per promuovere
le attività di autogestione e per fornire un punto di riferimento per il
confronto e la verifica del proprio percorso personale.
L'equipe si occupa di aiutare i giovani residenti, valutando la situazione
lavorativa e personale, garantendo un aiuto per cercare sul mercato
privato le offerte abitative adeguate alle loro necessità.
Questo servizio di orientamento e informazione sarà aperto non solo ai
residenti del foyer, ma a tutto i giovani del Comune, fornendo in questo
modo un servizio a tutta la città.
Anche altri spazi polifunzionali potranno essere utilizzati, con modalità
differenti, dai cittadini esterni al foyer. L'interazione con le realtà locali
in cui è inserito il progetto avviene tramite la gestione dei servizi e dallo
svolgimento di attività negli spazi a disposizione.
Questa apertura al quartiere fa si che il foyer diventi un'occasione di
crescita e di sviluppo per tutto il contesto, la relazione con il quartiere
consente da una parte di aumentare le possibilità di successo dei servizi
inseriti in termini sociali ed economici, dall'altra parte permette di
lavorare in un'ottica di promozione locale con l'obiettivo di aumentare la
dimensione attrattiva del quartiere nel suo complesso.
Infine l'apertura di questi servizi diviene un elemento fondamentale per
garantire una sostenibilità economica alla struttura, garantendo ricavi
diversi rispetto alla locazione degli alloggi.
É auspicabile che questi spazi assumano un carattere culturale, artistico
e formativo e che entrino in stretta relazione con il contesto del quartiere
ERP, individuando i bisogni degli inquilini come servizi di cura per
l'infanzia, spazi aggregativi per famiglie ed anziani.
124
STRUTTURA COME SERVIZIO
STRUTTURE DI ASSISTENZA: SERVIZI PER IL QUARTIERE E LA CITTÀ
06
Con il termine assistenza si indicano comunemente interventi generici
di soccorso rivolti ad individui bisognosi che temporaneamente o
permanentemente non sono in grado di risolvere in modo autonomo la
propria situazione di indigenza.
Ciò che caratterizza questi interventi è la volontarietà dell’atto, generalmente
determinato dalla generosità e dalla misericordia del benefattore, la cui
azione è motivata non solo dal riconoscimento discrezionale dello stato
di bisogno del destinatario, ma anche e soprattutto dalla valutazione delle
circostanze e delle cause che determinano tale stato quali “meritevoli” di
sostegno.
L’assistenza sociale si configura sempre più come un diritto del cittadino
che si trova in stato di bisogno ad essere aiutato. Con l’espressione
assistenza sociale si identifica oggi l’insieme degli interventi rivolti a
contrastare e potenzialmente a superare situazione di indigenza attraverso
125
i servizi sociali e aiuti finanziari.
IL TERZO SETTORE
Il Piano di Zona della città di Milano individua un modello di welfare,
fortemente marcato dal privato sociale.43
Il P.d.Z vuole promuovere e potenziare non solo gli aspetti che riguardano
la maggiore interazione tra servizi sociali, ma estende il campo anche
ad altri ambiti settoriali: educazione e formazione, sanità, casa, lavoro,
politiche giovanili.
Nell’intento di procedere con decisione sul terreno delle politiche sociali,
volte a dare o a restituire autonomia e dignità alle persone in difficoltà,
il P.d.Z. vede la compartecipazione del Terzo Settore e del Volontariato
con il Comune di Milano riguardo la programmazione e la gestione di
rilevanza sociale.44
In questa ottica che il Piano di Zona agisce posizionando la famiglia al
centro delle sue politiche, quale soggetto attivo capace di produrre una
quota rilevante di capitale sociale.
Occorre considerare la famiglia non solo come consumatore passivo di
servizi, ma anche come soggetto attivo, capace di produrre essa stessa
una quota rilevante di capitale sociale primario.
Essa è in grado di fornire irrinunciabile contributo, mediante le proprie
reti associative alla costruzione delle politiche sociali.
43
Parlando di privato sociale ci si riferisce ai soggetti del terzo settore e
del volontariato.
44
Il Terzo Settore a Milano (P.d.Z. 2009\2011)
n. 1 Ufficio Volontariato e terzo settore
n. 2 grandi A.S.P. (Aziende di Servizi alle Persone);
n. 50 associazioni riconosciute (con D.P.R.);
n. 147 Fondazioni e altri Enti morali di diritto privato;
n. 396 Organizzazioni di Volontariato ex L. R. 1/2008 in cui sono impegnati ben
35.370, più 35.141 donatori di sangue;
n. 147 Associazioni familiari,
n.210 cooperative sociali;
n.13 Banche del tempo con 582 soci;
n.119 gruppi di self-help;
n.2 sportelli scuola-volontariato
126
L’obiettivo del Piano di Zona è quello di dare vita a servizi incentrati
direttamente sulla famiglia ed espressamente dedicati ai nuclei familiari:
da quelli volti a favorire la formazione di nuove famiglie fino a quelli per
sostenere le famiglie già in essere.
L’Ufficio Volontariato e Terzo Settore costituisce un punto di snodo e
di presidio per il coordinamento e una presenza efficace e coordinata
sull’intero territorio, uno strumento aggregativo, di orientamento e
di sensibilizzazione tanto più efficace quanto più vicino ai servizi che
strutturalmente operano a diretto contatto sia con le Organizzazione di
volontariato sia con i cittadini.
È anche per raggiungere tale obiettivo che sono state fondate le “Banche
del Tempo”, queste strutture hanno lo scopo di promuovere il bene
relazionale e la solidarietà, lo scambio di servizi e attività tra le persone,
favorendo anche la nascita di nuovi rapporti amicali; è un luogo dove
si mettono in moto una molteplicità di scambi con pari dignità, volti al
soddisfacimento di bisogni materiali, relazionali e culturali. Non è prevista
alcuna transizione in denaro o valori nello scambio.
L’unità di misura degli scambi tra i soci, nel dare e nel ricevere, è il tempo
impegnato, il cui valore prescinde dalla tipologia di prestazione offerta.
Anche le cooperative sociali hanno un ruolo di partenariato attivo, pur
assumendo come perno il privato sociale, svolgendo un compito di
pubblica utilità, dando il proprio contributo per il diritto all’accesso ai
servizi, alla casa e al lavoro.
Lo spirito d’impresa fa si che la partecipazione alla gestione di servizi
alla persone produca anche valore di relazione e che l’inserimento e
l’integrazione lavorativa delle persone svantaggiate produca cittadini e
non assistiti.
Con il Piano di Zona si vuole inoltre integrare le attività e le politiche a
sostegno delle famiglie con bisogni di tipo abitativo e la riqualificazione
dei quartieri, in funzione di una migliore vivibilità della città.45
45
Piano di Zona di Milano 2009\2011
127
Viene proposta l’iniziativa Abitare Milano con la quale l’Amministrazione
Comunale metterà a disposizione del patrimonio pubblico più di 1.000
nuovi alloggi di edilizia sociale.
Una delle caratteristiche prioritarie degli interventi di Abitare Milano,
risiede nella stretta relazione tra la messa a disposizione di alloggi di
qualità e l’insediamento di funzioni di servizio, fondamentali per due
aspetti:46
-
vanno a soddisfare bisogni rilevati nei quartieri
-
costituiscono dotazione essenziale, affinché l'inserimento del
nuovo peso insediativo e, quindi, di nuove famiglie avvenga in maniera
organizza nel contesto di intervento
Nel percorso di progettazione per questi quartiere, è stato ritenuto
fondamentale andare a individuare anche funzioni non residenziali quali
ad esempio commercio, artigianato e terziario, oltre a servizi integrativi
alla residenza, volti a garantire la presenza di funzioni di supporto ai
residenti e spazi per le attività collettive. Inoltre si prevedono servizi
rivolti al quartiere e alla città, tali da rispondere a bisogni non soddisfatti,
ma anche da permettere lo scambio sociale tra il nuovo quartiere e il
contesto di riferimento.
L'obiettivo è quello di evitare forme di concentrazione del disagio, che
spesso contraddistingue i quartieri di edilizia residenziale pubblica e di
articolare la composizione sociale all'interno dei nuovi quartieri, tramite
l'attivazione di servizi in modo più integrato possibile con le caratteristiche
sociali dei nuovi insediamenti, nelle loro componenti di disagio come in
quelle di risorsa.
Se, come visto in precedenza, consideriamo la casa come un sevizio alla
città è interessante allargare lo sguardo al sistema dei servizi urbani
inteso nella sua complessità e articolazione.
La casa diventa quindi un'occasione di cucitura, di connessione e
di integrazione tra funzioni differenti; la casa diventa un punto di
congiunzione all'interno di luoghi non più mono-funzionali e rigidi,
46
128
Ibidem
diventa un progetto progetto urbano e non più solo un progetto edilizio.
La realizzazione di nuovi progetti abitativi deve rappresentare anche
un'opportunità utile per soddisfare e per rispondere alle esigenze e alle
debolezze locali.
L'obiettivo dei nuovi insediamenti di housing deve essere anche quello
di utilizzare i nuovi luoghi e le nuove strutture che si vengono a creare
per generare un maggiore scambio e coesione con il contesto in cui si
inseriscono.
L'intervento abitativo deve diventare quindi l'occasione per ospitare non
solo le funzioni residenziali, ma anche quelle compatibili con la residenza,
in particolare funzioni mancanti o carenti all'interno del territorio.
Le funzioni che possono essere inserite all'interno dei nuovi interventi di
housing possono essere suddivise in tre categorie:47
-
Funzioni di servizio alla persona e alla collettività: si intendono
cioè quelle struttura di servizio alla persone come asili nido, centri diurni
per l'assistenza e la cura per anziani e disabili, centri di accoglienza per
stranieri, poliambulatori medici, attrezzature per il tempo libero.
-
Funzioni compatibili con la residenza: ossia esercizi commerciali,
attività produttive ed esercizi pubblici a supporto dei nuovi complessi
residenziali.
-
Strutture per l'assistenza residenziale: tramite la realizzazione
di mini alloggi per anziani, per il sostegno all'autonomia per persone
diversamente abili. Tra le strutture per l'assistenza residenziale possono
rientrare anche comunità alloggio per ospitare ragazze madri, minori e
disabili.
Il bisogno quindi non si limita all'alloggio, ma si estende alla necessità di
servizi di assistenza e di cura. Alloggi e servizi diventano così un tutt'uno.
Da una parte gli alloggi con una tipologia coerente allo svolgimento dei
servizi permettono una quotidianità decorosa a chi si trova in difficoltà;
dall'altra parte i servizi diventano il perno fondamentale per il supporto
47
Concorso internazionale, Bando Abitare Milano: nuovi spazi urbani per
gli insediamenti di edilizia sociale
129
alla esigenze.
FUNZIONI DI SERVIZIO ALLA PERSONA E ALLA COLLETTIVITÀ
I servizi alla persona si caratterizzano per una molteplicità di attività in
cui è prevista la fornitura di un servizio, sia di prima necessità che di
carattere opzionale, che comporta una relazione diretta con l’utente.
Si ritiene opportuno identificare tre principali aree in cui si possono
raggruppare i servizi alla persona, necessari all’interno di un progetto di
housing.
_ Servizi sociali e socio assistenziali
_ Servizi socio-educativi
_ Servizi per il tempo libero
Ogni area fa riferimento a bisogni individuali di natura diversa, legati gli
uni ad uno stato di necessità psico-fisica, gli altri al sostegno educativo,
allo svago e alla necessità di incontro e socializzazione.
SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI I servizi socio-assistenziali che possono essere integrati con un progetto
di residenza sociale possono suddividersi in due categoria, la prima che
prevede i servizi in ambito sanitario, di cura alla persona, la seconda che
include invece tutti i servizi che favoriscono e incrementano l'integrazione
sociale del cittadino, in particolare rivolti ai cittadini stranieri.
Tra i servizi sanitari si possono individuare diverse tipologie di assistenza
a seconda dell'utenza a cui si rivolge.
I servizi rivolti agli anziani possono essere di vario tipo, ad esempio i
servizi di assistenza domiciliare, che garantisce l’assistenza sanitaria e
sociale nel proprio domicilio a soggetti non totalmente autonomi, con
l’obiettivo di consentire la permanenza nel proprio ambiente di vita ed
evitare il ricovero determinato da ragioni sociali o motivi di organizzazione
sanitaria.
Il servizio è rivolto in particolare agli anziani non autosufficienti o quasi
130
non autosufficienti che vivono soli o in nuclei familiari che non sono in
grado di garantire una compiuta assistenza.
I servizi domiciliari possono essere rivolti anche a persone diversamente
abili, tali servizi offrono l’opportunità di sperimentare situazioni di
progressivo distacco dalla famiglia, sia per soggetti giovani per alleggerire
il carico di assistenza da parte della famiglia, sia per soggetti in età
avanzata che hanno genitori ultraottantenni, anch’essi in situazioni di
fragilità fisica e sociale.
Infine tra i servizi socio-assistenziali si possono riscontrare le residenze
sanitarie assistenziali, cioè istituti di ricovero che accolgono persone
anziane non autosufficienti, non più in grado di rimanere al proprio
domicilio, a causa delle loro condizioni di salute e di autonomia.
Questi centri possono essere temporanei o a tempo indeterminato,
offrono agli ospiti sia una sistemazione residenziale con un’impronta più
domestica, organizzata in modo da rispettare il bisogno individuale di
riservatezza e di privacy, stimolando al tempo stesso la socializzazione
degli ospiti, sia un’assistenza individualizzata, orientata alla tutela e al
miglioramento dei livelli di autonomia, al mantenimento degli interessi
personali e alla promozione del benessere.
Il secondo tipo di servizi socio-assistenziali si individuano tra i servizi di
integrazione sociale rivolti in particolare agli stranieri che vivono in Italia.
I servizi per stranieri offrono aiuto, incrementano l’aggregazione sociale
o semplicemente forniscono informazioni utili per inserimento nella
società.
I centri di aggregazione vogliono favorire l’integrazione degli
extracomunitari nell’ambito del territorio comunale e promuovere la
conoscenza e la valorizzazione delle loro espressioni culturali, ricreative,
sociali e religiose attraverso il perseguimento di particolari obiettivi come:
-
fornire un servizio di ascolto delle esigenze e delle richieste
provenienti dall'utenza extracomunitaria, di orientamento e di formazione
131
in merito alle risorse disponibili sul territorio e di erogazione di specifici
servizi
-
fornire un punto aggregativo e integrativo delle diverse presenze
etniche a carattere ricreativo e culturale
-
perseguire attività di informazione di sensibilizzazione della
popolazione autoctona sul fenomeno dell'immigrazione e delle sue
ripercussioni sociali e culturali.
SERVIZI SOCIO-EDUCATIVI I servizi socio-educativi si rivolgono principalmente alla prima infanzia,
cioè ai bambini dai 0-3 anni.
Infatti le esigenze di lavoro e di tempo libero di uno o di entrambi i genitori,
la carenza di strutture pubbliche per l'infanzia, le diverse necessità
organizzative della famiglia moderna hanno portato ad un graduale
aumento della domanda, durante tutto l'anno, di servizi finalizzati alla
custodia temporanea di neonati, bambini in tenera età e ragazzi più grandi,
con svolgimento di attività ludiche, ricreative, sportive, di animazione e
di studio.
L'incremento delle attività di sostegno al nucleo familiare in situazione
di particolare criticità trova una risposta significativa nella vasta gamma
di centri educativi che garantiscono un sussidio rispetto alle attività
scolastiche.
Inoltre le condizioni economiche sono fortemente cambiate, è cambiata la
consapevolezza educativa e sono profondamente diversificate le modalità
di organizzazione della famiglia, si assiste ad una nuova flessibilità nei
tempi di organizzazione della vita quotidiana.
Per questi motivi un modello unico e uguale di assistenza scolastica ha
difficoltà a rispondere a una domanda tanto diversificata.
Il primo servizio educativo di interesse pubblico, che può essere inserito
in un contesto di social-housing è l'asilo nido, che accoglie bambini dai
3 ai 36 mesi d’età, concorrendo, con la famiglia, alla loro educazione e
132
formazione.
In particolare l’asilo
affettive, personali e
sviluppo psico-fisico
assistenza sanitaria e
nido è rivolto a sollecitare le attività cognitive,
sociali del bambino, assicurandogli un adeguato
e garantendogli, nel contempo, una preventiva
psico-pedagogica.
Inoltre la presenza di un asilo nido nei complessi di housing sociale
permette di facilitare ai genitori l’accesso al lavoro, nonché l’inserimento
sociale e lavorativo della donna.
I centri socio-educativi per persone diversamente abili sono strutture
integrate non residenziali che accolgono giornalmente soggetti con
notevole compromissione dell’autonoma nelle funzioni elementari.
I centri mirano alla crescita evolutiva dei soggetti nella prospettiva di
una progressiva e costante socializzazione con l’obiettivo, da un lato,
di sviluppare, pur nella consapevolezza dei limiti oggettivi, le capacità
individuali, dall’altro, di operare per il massimo mantenimento dei livelli
acquisiti.
Ne consegue che tali centri offrono ai loro utenti la specifica e continua
assistenza, nonché gli interventi socio-educativi mirati e personalizzati di
cui essi hanno bisogno.
In questo tipo di centro, l’utenza trova una struttura di appoggio alla vita
familiare, fatti di spazi educativi e ricrearvi diversificati.
Quando si parla di servizi per il tempo libero si intendono differenti spazi SERVIZI PER IL TEMPO LIBERO
destinati sia ad attività ludiche e di svago per differenti fasce d’età, sia ad
attività sportive vere e proprie.
Le struttura sportive, quali palestre, piscine e campi da gioco, possono
essere strutture da integrare all’interno di complessi residenziali sia per
garantire ai residenze delle strutture valide per lo svago il tempo libero,
sia per rendere il quartiere vivo e attivo durante tutta la giornata, evitando
di creare quartieri dormitorio.
133
Inoltre la presenza di strutture sportive, aperte all’intera città, permette
di integrare gli alloggi sociali con il contesto in cui si inserisce, fornendo
un servizio per l’intero quartiere.
Mentre le strutture sportive sono rivolte a tutte le fasce d’età dai più
piccoli agli anziani offrendo corsi adatti alle diverse esigenze, è necessario
garantire anche delle strutture ricreative diurne rivolte a categorie speciali,
come possono essere i giovani e gli anziani.
Per i primi è importante garantire un luogo di incontro e di socializzazione,
un posto protetto e controllato in cui si possano svolgere le più viarie
attività, sia ricreative che scolastiche.
Per gli anziani è importante invece garantire uno spazio di socializzazione,
che permetta agli anziani di sentirsi meno soli e svolgere attività ricreative.
Di grande importanza per l’aggregazione sociale dei giovani sono i centri
ricreativi in cui si svolgono attività ricreative e di tempo libero, utili per
una concreta politica di prevenzione e socializzazione.
I destinatari dei centro sono generalmente i minori dai 5 ai 14 anni, è
compito dei centri ricreativi diurni, oltreché svolgere funzioni di assistenza
custodialistica, educare i minori alla vita di comunità e a favorire lo
sviluppo e l’espressione delle sue capacità creative e a sua formazione
culturale, integrando il ruolo della famiglia e della scuola.
Di analoga natura sono i centro di aggregazione giovanile, rivolto a
un’utenza di età maggiore rispetto ai centri ricreativi.
La finalità di questi centri è quella di favorire un corretto sviluppo
della personalità nei giovani e di impedire l’insorgere di condizioni che
potrebbero produrre disadattamento.
Lo scopo del centro è quello di offrire ai giovani occasioni di impegno e di
utilizzo del tempo libero, la possibilità di partecipare ad iniziative aventi
contenuti formativi, educativi e socializzanti.
Il centro diventa quindi fulcro di attività di vario genere educative, culturali,
134
ricreative e sportive.
I destinatari di questi centri sono tutti i giovani e gli adolescenti, tali centri
si rivolgono in particolare a soggetti in condizioni di emarginazione e a
ragazzi per i quali, dopo l’orario scolastico, non esistono opportunità
aggregative e ricreative né familiari né collettive. I soggetti in condizione
di emarginazione non devono però prevalere numericamente sul flusso
complessivo degli utenti, essi infatti devono rappresentare una “presenza”
all’interno di una consistente utenza indifferenziata.
Per quanto riguarda invece l’utenza anziana, è importante garantire degli
spazi ricreativi a loro destinati.
Il centro diurno per anziani, anche in appoggio al servizio di assistenza
domiciliare, costituisce un luogo d’incontro sociale, culturale e ricreativo
e può fornire, tuttavia, anche servizi di mensa, di lavanderia e di stireria.
Questo tipo di servizio è una struttura che accoglie vari servizi aperti alla
comunità, particolarmente predisposti per soddisfare le esigenze della
popolazione anziana.
In esso vengono organizzati ed esplicate viarie attività; quindi si configura
come luogo di attrazione, di incontro, di vita di relazione, il centro tende
cioè ad offrire attrezzature adatte a sopperire alle varie carenze che
spesso l’anziano si trova a subire nell’ambito della propria vita domestica,
quindi esplica una precisa funzione integrativa e di sostegno, che tende a
favorire la permanenza degli anziani nella loro abitazioni.
Si tratta di luoghi dove si organizzano attività ricreative,
come gite, feste sociali, giochi e manifestazioni culturali, che
permettono all’anziano di non rimanere e di non sentirsi isolato.
Ma si tratta anche di centri dove impegnarsi in attività socialmente utili,
magari affiancando il Comune nello svolgimento delle sue mansioni.
Curare il verde pubblico, custodire e occuparsi della manutenzione degli
impianti sportivi, contribuire alla sorveglianza nelle scuole, prendersi
cura di anziani non autosufficienti o di disabili, sono solo alcuni esempi
135
di attività che vedono impegnati gli anziani iscritti ai centri.
FUNZIONI COMPATIBILI CON LA RESIDENZA
La presenza di un nuovo quartiere determina la necessità di inserire
servizi compatibili con la residenza, sia intesi come servizi di quartiere
come servizi postali, banche e farmacie, sia strutture commerciali di
vario genere, esercizi pubblici quali ristoranti, bar e attività produttive
artigianali.
STRUTTURE PER L’ASSISTENZA RESIDENZIALE
Le strutture di assistenza residenziale, come mini alloggi per anziani o
sostegno all’autonomia, hanno come obiettivo, oltre a quello di fornire
assistenza alle persone più disagiate, di rendere i nuovi insediamenti
residenziali dei recapiti per popolazioni differenti.
Tra le strutture per l’assistenza residenziale possiamo prendere in
esame le comunità familiari e le comunità educative, per l’accoglienza
e l’assistenza di minori in difficoltà e case accoglienza che invece si
rivolgono al sostegno di adulti in difficoltà, come persone senza fissa
dimora, ragazze madri o semplicemente alloggi temporanei per pazienti
ricoverati negli ospedali e i loro accompagnatori.
LE COMUNITÀ FAMILIARI Le comunità familiari sono famiglie o individui che accolgono soggetti
particolarmente bisognosi, per un periodo limitato di tempo, attraverso
la pratica dell’affido, al fine della reintegrazione nel nucleo familiare
d’origine. Si tratta pertanto di una sostituzione temporanea della famiglia
d’origine. Questa tipologia di affido, incrementato di circa il 10% nell’anno
2008 rispetto al 200748, è stato, in collaborazione con 41 associazioni
del Privato Sociale, ripensato e riformato dall’Ente pubblico attivando i
Protocolli d’Intesa, per favorire e incentivare nuove forme di supporto e
48
Comune di Milano, Piano di Zona della Città di Milano, Deliberazione di
Consiglio Comunale n. 23 del 15.06.2009
136
recepimento delle famiglie disponibili.
Le comunità educative offrono un servizio-educativo finalizzato al LE COMUNITÀ EDUCATIVE
reinserimento sociale, abitativo e lavorativo del soggetto particolarmente
bisognoso.
In particolare le comunità educative accolgono, a tempo pieno e parziale,
minori per i quali sia accertata l’impossibilità di garantire l’assistenza,
l’educazione e l’istruzione con interventi diversi.
Le comunità ospitano minori provenienti da un ambito territoriale limitato,
tale da consentire facili rapporti dei minori stessi con le loro famiglie
e l’ambiente d’origine o comunque di appartenenza: in tal senso esse
sono organizzate come comunità aperte, tali da realizzare interscambi
reali con l’ambiente esterno e, di norma, non devono essere dotate di
strutture scolastica interna, consentendo ai minori la frequenza delle
scuole esterne.
Le strutture di supporto ai senza dimora si suddividono in centro di CASE ACCOGLIENZA
prima, seconda e terza accoglienza. I centro si differenziano per modalità
e durata dell’ospitalità che offrono, e per i progetti di reintegrazione
sociale che attivano.
In ogni centro vi è un rigido regolamento, i cui ospiti sono tenuti a
rispettare. Ogni struttura ha determinati principi di selezione, per genere,
età, alcuni centri sono specializzati in supporto di soggetti con gravi
problemi psichici, altri si riferiscono a stranieri con o senza permesso
di soggiorno, altri ancora offrono accoglienza alle madri sole con figli, a
minori abbandonati, e carcerati con problemi di reinserimento, rifugiati
politici e tossicodipendenti.
La prima accoglienza, il cosiddetto dormitorio, opera sull’emergenza. Il
periodo di permanenza non supera solitamente uno o due mesi, al fine di
coprire un bacino d’utenza numeroso. Alcuni dormitori svolgono servizio
solo in caso di emergenza. L’accesso alla struttura di prima accoglienza
137
avviene solitamente attraverso il servizio prestato dai centri di ascolto,
ma può avvenire anche direttamente previo colloqui o di accettazione.
Spesso questo tipo di strutture offre anche la cena e la colazione.
Nei centri di seconda accoglienza il tempo di ospitalità varia da due
mesi fino ad un anno. In queste strutture si lavora maggiormente sulla
responsabilizzazione dell’individuo, che viene infatti coinvolto in attività
legate al mantenimento dalla struttura e si cerca di impostare una
reintegrazione lavorativa, oltre che sociale ed abitativa.
La terza accoglienza dovrebbe essere la fase finale della riqualificazione
della propria indipendenza. Le associazioni che si occupano di terza
accoglienza mettono a disposizione per un tempo limitato un appartamento
a una o più persone che vengono seguire nel percorso di reinserimento.
Infine vi sono strutture che offrono ospitalità temporanea per pazienti
ricoverati negli ospedali cittadini e i loro accompagnatori.
138
BOX 9
Villaggio Barona: un intervento dal carattere innovativo
Città: Milano
Anno di realizzazione: 2001-2008
Studio di Progettazione: arch. P. L. Saccheri
Numero alloggi: 82 alloggi, 50 posti letto, 4 mini alloggi
Il quartiere Barona si trova nella periferia sud di Milano, zona interessata
da processi di progressiva dismissione.
L’area in cui è inserito il progetto del villaggio è di circa tre ettari, di
proprietà della Fondazione Cassoni.
Il progetto del Villaggio Barona è emblematico in quanto ha sperimentato
nuove soluzioni in tema housing sociale, riuscendo nella riqualificazione
di un’area urbana degradata di cui ne ha ridisegnato non solo l’aspetto di
periferia ma anche il contenuto sociale.
Si tratta di una esperienza che ha scommesso sulla possibilità di collocare
al centro della vita del quartiere una serie di realtà e di situazioni sociali
tradizionalmente poste al margine.
Figura 56_ Ingresso Villaggio Barona
Dal punto di vista dell’articolazione funzionale il progetto prevede
integrazione tra diversi servizi, affianca infatti residenze in locazione a
canoni moderati, commercio, servizi alla persona, attività di promozione
culturale, strutture ricreative e di accoglienza temporanea e spazi pubblici
aperti al quartiere e all’intera città.
L’obiettivo del progetto è quello di creare un luogo d’incontro in cui
vengono soddisfatti i bisogni dell’intera comunità e le esigenze delle
persone che vivono in condizioni di disagio.
139
Questo tipo di esperienza ha voluto inserire al centro della vita del
quartiere una serie di realtà e di situazioni sociali che generalmente sono
poste ai margini.
L’idea che sostiene il progetto è quella di integrare funzioni di interesse
pubblico e risposte a bisogni diffusi nella comunità locale con interventi
sociali ricolti a categorie svantaggiate e marginali utilizzando lo spazio
fisico come occasione per promuovere l’incontro tra gruppi sociali
differenti.
Il Villaggio è suddiviso in cinque ambiti funzionali; la residenza sociale, il
commercio, il pensionato sociale integrato, i servizi alla persona e il verde
pubblico.
Sono previsti settantotto alloggi di edilizia sociale in locazione a canone
moderato, spazi per il commercio e piccole attività di artigianato connesse
con le funzioni di servizio alla residenza.
Inoltre sono presenti 120 posti letto per studenti o giovani lavoratori, un
parco pubblico attrezzato, una palestra, una sala lettura e, infine, una
sala per incontri aperta a tutto il quartiere.
Sono presenti quattro comunità alloggio, destinate ad anziani, malati
terminali, ragazze madri e disabili intellettivi, si inseriscono infine
all’interno del quartiere diverse strutture di servizio destinate alle famiglie
in difficoltà con bambini in età prescolare, anziani autosufficienti, disabili
fisici e psichici.
Edifici per la residenza sociale
Il complesso residenziale è organizzato in due corpi di fabbrica ed ospita
un totale di ottantadue appartamenti di diverse dimensioni, da monolocali
ad alcuni quadrilocali.
Gli alloggi sono esclusivamente in locazione in parte a “canoni molto
sociali” destinati a quella fascia di popolazione più debole, altri sono in
locazione a canone concordato per famiglie meno disagiate.
140
Alla base del complesso residenziale è presente una galleria commerciale
coperta, che genera nella parte centrale una piazza pedonale che si apre
verso il giardino pubblico.
Pensionato sociale
Il pensionato sociale ospita circa 30 persone in camere doppie o camere
singole con spazi comuni, come la sala lettura e l’angolo cottura.
Sono inoltre presenti quattro mini alloggi con spazi comuni.
Il complesso si divide in cinque nuclei, tre di questi sono destinati alle
permanenze lunghe riservati in particolare agli studenti e ai lavoratori.
Gli altri due nuclei sono invece destinati a soggiorni brevi, utilizzati come
ostello/foresteria per giovani.
Infine i quattro mini alloggi, composti da camera, soggiorno con angolo
cottura e spazi comuni sono destinati a madri sole con bambini che si
trovano in difficoltà.
Questi nuclei mono-genitoriali, segnalati dai servizi sociali, necessitano
di un sostegno educativo e di un percorso di accompagnamento
all’autonomia abitativa ed economica.
All’interno dei cinque nuclei sono presenti spazi comuni, come sale
lettura, per lo svago e piccole cucine, che permettono l’integrazione
e la socializzazione degli ospiti del pensionato, possono quasi essere
definite come delle piazze semi-private dove avvengono scambi, incontri
e relazioni.
Figura 58_ Pensionato Sociale
Edifici per servizi speciali
A nord dell'area è presente un corpo di fabbrica a due piani fuori terra in
cui sono inserti i servizi alla persona .
L'edificio è arretrato rispetto al fronte strada di una decina di metri, in cui
sono inseriti i parcheggi e alcune aree verdi.
141
All'interno dell'edificio sono ospitate le attività di servizio alla persona e
le iniziative di accompagnamento sociale.
Figura 59_Micro-nido
Tra i diversi servizi ospitati si possono trovare servizi di sostengo e di
cura come un centro diurno per anziani autosufficienti, in cui si svolgono
attività di svago e di aggregazione; un micro-nido “il Giardino”per bambini
che vengono da famiglie disagiate; il Centro Psico Sociale dell'ospedale
San Paolo e infine un centro di aggregazione per persone diversamente
abili.
Infine sono presenti strutture per l'intero quartiere come ad esempio la
palestra polifunzionale.
Parco pubblico
All’interno del Villaggio Barona è presente un parco di uso pubblico che
occupa una superficie di circa 22mila mq.
All’interno del parco trovano spazio un’area attrezzate per il gioco
dei bambini, nelle vicinanze delle residenze, un campo polifunzionale
all’aperto per lo svolgimento di attività sportive, una zona a prato per il
ritrovo e l’aggregazione e infine uno spazio per esposizioni all’aperto.
Il parco pubblico è recintato ed è aperto alla città in orari e modalità
prestabilite, tramite quattro ingressi.
Figura 60_Palestra polifunzionale
I collegamenti interni sono esclusivamente ciclo-pedonali e oltre a
collegare le diverse aree del villaggio permettono la connessione con il
resto del quartiere.
Infine un ruolo di grande importanza all’interno del progetto Barona, è
occupato dalle associazioni che forniscono servizi di supporto ai residenti
e al quartiere.
Figura 61_ Serra comune
142
Il Villaggio Barona rappresenta una sfida impegnativa intrapresa da alcune
realtà di terzo settore. E’ una dimostrazione concreta della possibilità
di intervenire con progetti di qualità in un ambito, quello dell’housing
sociale, tanto rilevante per la società quanto fino a pochi anni fa trascurato
dalle politiche pubbliche e dal mercato.
L’obiettivo del Villaggio Barona è tuttavia quello di mostrare che gli
interventi di housing sociale possono essere progettati, realizzati e
gestiti ponendo al centro le situazioni di svantaggio, di esclusione,
di vulnerabilità che – sempre più numerose – normalmente vengono
considerate marginali e da contenere il più possibile, recuperando in
questo modo parte della distanza tra il sistema dell’offerta abitativa e
le molte aree della domanda di casa ancora insoddisfatte. Gli aspetti di
maggiore innovazione e sperimentazione del Villaggio Barona sono:49
-
Intervento promosso, realizzato e gestito da un proprietario
privato ‘sociale’, uno dei pochi casi nel settore dell’housing sociale in
Italia.
-
Forte interazione tra il promotore dell’intervento ed alcune realtà
fortemente radicate nel territorio ed attive nel campo del disagio.
-
Definizione di nuove procedure di attuazione urbanistica
realizzando, attraverso una forma di asservimento perpetuo all’uso
pubblico, un intervento integrato dal punto di vista funzionale su un’area
destinata a servizi collettivi.
-
La marginalità sociale viene posta al centro di una nuova comunità,
evitando di mantenerla nascosta e vissuta in modo ‘marginale’ come in
genere avviene.
-
Vi è una forte attenzione anche all’apertura dei servizi al quartiere
e alla promozione culturale, non solo con riferimento all’assistenza e
presa in carico dei soggetti più deboli, ma anche per servizi commerciali
e di altra natura.
-
Creazione di un mix di assegnazione, cercando di bilanciare le
varie situazioni di disagio e di ospitare anche “famiglie ordinarie” disposte
a sostenere dall’interno le finalità del progetto.
-
Promozione dello scambio solidale in natura, attraverso un
49
www.villaggiobarona.it
143
contratto di locazione che incentiva forme di mutuo-aiuto tra le famiglie e
di sostegno volontario alle realtà più deboli presenti nel Villaggio.
Tra le principali associazioni del terzo settore che si riscontrano all’interno
del progetto si possono nominare le principali:
_ Progetto accoglienza: il progetto si occupa di donne senza fissa dimora
e richiedenti asilo politico: oltre a organizzare numerose occasioni di
incontro e conoscenza per il sostegno del progetto, supporta le attività di
un centro d’ascolto.
_ Laboratorio arcobaleno: al Laboratorio Arcobaleno si offre accoglienza
a persone con disagio psichico, per le quali vengono elaborati progetti
riabilitativi personalizzati; gli obiettivi vengono indicati dal medico
psichiatra di riferimento che specifica anche la durata. Il progetto può
avere molteplici finalità: risocializzazione, promozione culturale, percorsi
di autonomia, propedeutica al lavoro, osservazione e valutazione delle
capacità lavorative.
_ Appartamento protetto: in collegamento con l’Azienda Sanitaria Locale
accoglie a tempo determinato persone portatrici di disagio psichico.
L’obiettivo è permettere loro di vivere un periodo di allontanamento dalla
famiglia o dai referenti abituali, in vista della crescita dell’autonomia e
dell’autostima.
_ Il Giardino: l’asilo nido per famiglie con bambini da 1 a 3 anni. È uno
spazio pensato e voluto per i bambini e per le loro famiglie. Attraverso lo
strumento privilegiato di un asilo nido, il Giardino si propone di lavorare
insieme ai genitori, per aiutarli nelle esigenze pratiche, per sostenerli nel
loro ruolo di educatori ed infine per creare una rete di comunicazione tra
le diverse famiglie.
_Progetto giovani: è attento ai minori a rischio, nei confronti dei quali
svolge soprattutto un’azione preventiva, in particolare dando vita ad un
doposcuola e a momenti di aggregazione. Continua la sua collaborazione
con le scuole medie del territorio per il sostegno scolastico di ragazzi in
difficoltà.
Figura 62_ Associazioni del Terzo Settore
144
_Insieme nella speranza: nella zona si occupa di malati oncologici e di
AIDS nella fase avanzata della malattia, presso il loro domicilio, nel loro
ambito familiare. Offre attenzione al malato e sostegno alla sua famiglia
con una relazione di ascolto attivo. Risponde inoltre a necessità di
accompagnamento per controlli ospedalieri, per sedute di chemioterapia
e radioterapia o commissioni varie. I volontari sono preparati da momenti
di confronto e da una formazione permanente. Il progetto collabora con
la ASL di zona e con i Servizi Sociali.
_ Progetto culturale: Ereditando l’ossatura di un circolo culturale presente
in zona da alcuni anni si costituisce come “Progetto ASP” nel 2006. E’
finalizzato alla promozione culturale ponendo particolare attenzione
al contesto territoriale di riferimento. Le principali linee di intervento
sono istituire un luogo stabile di programmazione e di realizzazione di
interventi culturali che si configuri nel tempo come una presenza ed un
riferimento significativo in particolare per le scuole, per le famiglie, per i
giovani della zona; sostenere, attraverso specifiche attività, un approccio
orientato allo scambio e all’integrazione tra le molteplici culture presenti
nel quartiere e nella città; rafforzare la rete dei contatti tra soggetti,
organismi ed istituzioni già presenti nella zona; e infine promuovere l’ASP
ed i valori da essa sostenuti.
_ Le Spighe: rivolge la propria attenzione all’handicap fisico. La sua azione
si concretizza nell’organizzare momenti di ritrovo, di festa, uscite e brevi
vacanze. Gestisce inoltre un’attività di laboratorio nel quale vengono
realizzati piccoli assemblaggi.
_ Progetto terza età: : L’ambito di impegno è quello degli anziani
autosufficienti o non più tali; offre loro diversi servizi, nella linea di una
presa in carico, in collaborazione con le strutture pubbliche, qualora
l’anziano si trovi in condizioni di particolare difficoltà. I servizi vanno
dalla proposta di momenti di aggregazione e di svago alla compagnia,
dall’accompagnamento al “Pronto intervento” nei mesi estivi (quest’ultimo
come componente del Coordinamento Volontariato Terza Età).
145
SOLUZIONI PROGETTUALI
IL PROGETTO
07
Il percorso progettuale è iniziato dal masterplan generale presentato dallo
studio Sarno Group per il concorso Abitare Sociale1, Borgo sostenibile a
Figino.
Il progetto è composto da una serie di corti che si aprono lungo un
percorso pedonale centrale, le corti si aprono proiettandosi verso gli spazi
aperti, accogliendo la campagna al loro interno, creando quelle unità di
vicinato che rappresentano l’aspetto più tipico della vita del borgo.
Le caratteristiche della corte, presenti su tutto il territorio circostante,
diventano gli elementi da valorizzare e da trasportare nel progetto delle
nuova unità di quartiere, creando degli ambiti contigui ma distinti, che
rappresentano i diversi momenti del vivere comunitario.
Per tale motivo è stata utilizzata nel progetto la tipologia a corte come
nucleo fondamentale del sistema insediativo, ricreando e riproponendo
la complessità propria del borgo e del suo tracciato. Il nuovo intervento
147
appare quindi come un estensione dei concetti caratterizzanti
l’insediamento storico che vengono però rivisitati e riassemblati in base
alle attuali esigenze.
La viabilità e l’organizzazione degli spazi comuni risentono anch’essi in
questo processo, attraverso la creazione di un asse pedonale principale,
su cui si aprono le piazze e gli spazi di carattere pubblico, i servizi di
maggior interesse i il commercio.
Questo sistema ricrea la connessione diretta tra piazza ed edificio pubblico
proprio del centro storico preesistente, dove l’asse di attraversamento
sfocia nella piazza verso gli edifici di maggiore rappresentanza. Per
rafforzare il concetto di continuità funzionale, tipologica e morfologica
del nuovo intervento è prevista una forte interconnessione di percorsi alle
varie scale, che garantisce l’unità tra centro storico e nuova urbanizzazione.
Figura 63_ Masterplan generale
148
La tesi ha voluto sviluppare, a scala architettonica, la connessione tra
residenza e servizi, concependo la corte come un sistema, o meglio una
rete, di servizi e residenze.
La corte individuata per il progetto si colloca a nord dell’area, ai margini
della città costruita.
La corte è formata da due blocchi, uno a C e l’altro a L, che affacciano su
uno spazio aperto interno di pertinenza.
Il blocco a C presenta tre corpi scala ognuno dei quali serva due alloggi,
mentre il corpo a L è formato da due corpi scala.
La prima parte del lavoro è stata quella di individuare i servizi necessari
sia ai residenti dell’edificio sia all’intero quartiere.
Come detto in precedenza, infatti Figino presenta delle grosse carenze
nell’ambito dei servizi, pertanto non è da escludere che i servizi che si
vanno ad inserire possano essere utilizzati dall’intera popolazione.
Figura 64_ Schema concettuale, alloggio connesso ai
servizi
Per questo motivo, si è pensato di inserire all’interno della corte sia servizi
dedicati esclusivamente ai residenti, sia servizi aperti anche ad un’utenza
esterna.
Anche grazie al bando di concorso, sono stati individuati i servizi necessari;
lavanderie, utensilerie, sala lettura, living room e il solarium sono i servizi
dedicati interamente ai residenti, mentre asilo nido, centro anziani, bike
sharing e palestra sono invece i servizi dedicati all’intero quartiere.
Infine un servizio “atipico”, che non rientra nelle categorie precedenti, che
è stato inserito, è l’alloggio protetto, ossia un alloggio atto a ospitare una
casa famiglia per minori.
Come detto in precedenza l’idea progettuale era quella di andare a
definire una rete di servizi, per rafforzare questa idea e per permettere
l’integrazione sociale dei residenti, che voglio ricordare nuovamente è
l’obiettivo principale dell’housing sociale, si è pensato di inserire i servizi
ai diversi piani dell’edificio.
Si è ritenuto opportuno, infatti, non separare nettamente i servizi dalla
Figura 65_ Schemi concettuali, aggregazione degli
spazi
149
residenze e neanche destinare il piano terra ai soli servizi.
Solo alcuni servizi, che richiedono maggiore relazione con lo spazio
aperto, come ad esempio l’asilo e il centro anziani, sono stati inseriti a
piano terra, con uno spazio verde di pertinenza.
Per rendere maggiormente riconoscibili i servizi e la loro posizione
all’interno dell’edificio si è ritenuto opportuno differenziare in prospetto
i servizi.
Per tale motivo si è pensato di creare degli aggetti in corrispondenza dei
servizi, caratterizzati da grandi aperture vetrate.
Figura 66_ Schema funzionale
Per caratterizzare maggiormente i servizi e sottolineare la loro importanza
all’interno dell complesso edilizio sono state inserite, sulle vetrate grandi
scritte che identificano i differenti servizi.
La prensenza di grandi vetrate in aggetto in rapporto con le finestre alte
e strette che definiscono gli alloggi permette di individuare facilmente i
servizi dall’esterno, creando in prospetto una rete di residenze e servizi.
L’obiettivo del progetto, è quello di grantire ad ogni alloggio uno spazio
comune aggiuntivo, permettendo quindi una riduzione delle superfici
degli alloggi e uno spazio verde di pertinenza.
Riprendendo al classificazione dei servizi fatta in precedenza, vorrei ora
analizzare nel dettaglio i servizi inseriti.
Figura 67_ Prospetto sud
150
ALLOGGIO COME SERVIZIO
Il bando di concorso indica tre tipologie abitative che corrispondono a tre
tagli dimensionali degli alloggio.
L’alloggio di dimensioni maggiori prevede un quadri-trilocale da 100 mq
di superficie lorda calpestabile, un alloggio intermedio da 75 mq inteso
come bi-trilocale e infine un taglio più piccolo mono-bilocale di 50 mq.
Questi parametri, indicati dal bando, costituiscono dei minimi prestazionali
che devono essere garantiti.
È necessario porre particolare attenzione alla disposizione,
all’organizzazione spaziale e all’offerta di tipologie abitative che trovi
un buon equilibrio tra varietà, flessibilità e ottimizzazione del processo
costruttivo.
Ad ogni tipologia di alloggio è attribuita una specifica utenza, che
caratteristiche e necessità differenti.
Il taglio dell’alloggio minore è appartamento bilocale destinato a single, ALLOGGIO MINIMO_ 50 MQ
studenti ed anziani.
Dalla necessità funzionalista di avere una netta suddivisione tra zona
giorno e zona notte, affinché le attività quotidiane siano ben distinte, è
stato pensato lo schema dell’alloggio con ambienti sperati e contrapposti.
In tal soluzione la zona giorno, con cucina aperta, è fatta precedere alla
zona notte localizzata sul fronte opposto.
La zona giorno prevede la realizzazione di un unico spazio di circa 25 mq
suddivisa in zona soggiorno e zona cucina.
Questo spazio concentra in un unico locale le funzioni svolte dalla sala
da pranzo e dal salotto. Esso è sua lo spazio relax con zona divani e
televisione, sia spazio di ricevimento con la zona pranzo.
Il progetto vuole definire chiaramente lo spazio di competenza della zona
151
pranzo e della zona relax.
La possibilità di separare lo spazio cucina, tramite una parete apribile,
conferisce al soggiorno una qualità diversa.
Dalla zona giorno si accede alla zona notte. Questa zona è suddivisa in tre
spazi, disimpegno, bagno e camera da letto.
Il disimpegno, necessario per creare un filtro tra due diverse zone
dell’alloggio, si trasforma in guardaroba.
Lo spazio di distribuzione si amplia per lasciare posto agli armadi che
altrimenti dovrebbero trovare posto negli ambienti di soggiorno o camera
da letto, destinati a ospitare abiti e biancheria, ma anche stoviglie e
materiale d’uso comune.
Figura 68_ Alloggio minimo 50 mq
Il bagno, come la cucina, costituisce una delle parti fisse dell’alloggio. Le
caratteristiche del bagno sono dettate rigidamente dal D.M. 5 luglio 1975.
E’ da preferire l’inserimento del piano doccia al posto della vasca, in quanto
l’abitudine a una pulizia personale quotidiana, da compiersi efficacemente
e celermente, la necessità di ridurre il consumo di acqua portano a relegare
la vasca da bagno a un elemento di lusso, la cui utilizzazione comporta un
consumo d’acqua difficilmente accettabili. (120-160 litri d’acqua, contro
i 35-50 litri per una doccia di cinque minuti.).
La camera da letto, pensata per due persone, ha una dimensione (14 mq)
tale da poter accogliere anche un tavolo di studio oppure una poltrona per
leggere, con questa soluzione la camera dal letto viene utilizzata come
spazio di relax (o studio-lavoro), estendendo oggettivamente lo spazio
soggiorno e consentendo di separare attività tra loro non compatibili.
ALLOGGIO INTERMEDIO_75 MQ Il taglio intermedio, composto da un locale giorno-cucina, e due camere
da letto con servizi è destinato ad accogliere giovani coppie, piccole
famiglie o alloggi studio.
Come per il taglio più piccolo anche questo alloggio presenta una spazio
di soggiorno-cucina, diviso nettamente dalla zona notte.
152
Le spazio giorno è di dimensioni tali da permettere di creare uno spazio
studio e uno spazio relax con divani e televisione.
Anche in questo caso la cucina risulta separata dallo spazio soggiorno
tramite una parete mobile.
In corrispondenza dello spazio soggiorno si accede a una loggia di 7 mq,
tale loggia ha una profondità di 2,5 m tale da collocare un tavolo per 4
persone.
La zona notte è separata dalla zona giorno tramite un disimpegno,
anche in questo caso questo spazio può essere utilizzato come spazio
guardaroba.
Dal questo spazio si accede alle due camere da letto.
Una delle due camere da letto può ospitare uno o due letti singoli,
lasciando uno spazio per lo studio, adattabile con il bisogno di spazio di
un bambino/adolescente.
Figura 69_ Alloggio intermedio 75 mq
Per un giovane, dalla scuola dell’obbligo al termine dell’università, la
camera da letto è un luogo di studio, relax, posto dove potersi isolare,
soggiorno dove ricevere gli amici.
Essa deve contenere un armadio, il letto, una scrivania, un a libreria e
sedie, per tale motivo è necessario pensare questi spazi con dimensioni
adeguati, i 9 mq stabiliti dal D.M risultano insufficienti. Tutte queste
ragioni portano a indicare 12 mq come spazio necessario.
Questa tipologia di alloggio risulta essere il taglio maggiore, destinato ad ALLOGGIO MAGGIORE_100MQ
ospitare famiglie numerose e famiglie solidali.
Anche in questo caso la zona giorno e la zona notte sono nettamente
separate.
La zona giorno è formata da una cucina abitabile e una zona soggiorno,
suddivisa in zona relax con divani e televisione e zona studio-ufficio.
La cucina viene definita abitabile in quanto al suo interno non soltanto si
153
cucina, ma è attrezzata anche per il pranzo.
Concentrando la zona pranzo all’interno della cucina, viene a liberarsi la
zona soggiorno, destinata così ad ospitare esclusivamente le attività di
relax o di studio.
La suddivisione di questo spazio in due zone distinte permette di svolgere
all’interno dello stesso ambiente funzioni differenti.
Figura 70_ Alloggio maggiore 100 mq
Il disimpegno che separa la zona notte dalla zona giorno svolge anche
in questo caso la funzione di guardaroba e permette l’accesso alle tre
camere da letto e al doppio bagno.
Oltre a una camera matrimoniale sono state inserite due camere singole
o doppie di dimensioni maggiori per permettere di inserire spazi dedicati
al gioco o allo studio.
In questa tipologia di alloggio sono stati inseriti due bagni, uno di
dimensioni maggiori, con areazione naturale, l’altro di dimensioni minori
con areazione meccanica, con accesso diretto dalla camera matrimoniale.
Anche questo alloggio è dotato di una loggia con accesso diretto dalla
zona giorno. Lo spazio all’aperto è di dimensioni tali da permettere di
inserire un tavolo per il pranzo per 4-5 persone. Le dimensioni della loggia
permettono di ospitare anche uno spazio ripostiglio, indispensabile per
custodire materiale di pulizia e di piccola manutenzione.
ATTREZZATURE COME SERVIZIO
Come detto in precedenza all’interno del complesso residenziale sono
state inserite delle attrezzature di carattere comunitario per i residenti
dell’housing sociale.
Queste attrezzature hanno molteplici funzioni, infatti da una parte
incrementano la metratura degli alloggi, fornendo ai residenti spazi
comuni in cui svolgere attività che non si riescono a svolgere nell’alloggio,
dall’altra forniscono spazi di relazione, di socializzazione, incrementando
l’integrazione sociale dei residenti.
154
Questi servizi sono collocati ai diversi piani dell’edificio, tali da essere
raggiunti dai residenti con estrema facilità.
La presenza di locali lavanderia e di un’utensileria permette di utilizzare in
maniera differente lo spazio all’interno degli alloggi, altrimenti destinato
al lavaggio e alla manutenzione.
Nell’intero complesso sono presenti tre locali lavanderia, due inserite nel LAVANDERIA
blocco a C e una inserita nel blocco verso ovest.
Ogni locale è fornito di lavatrici, asciugatrici e con uno spazio adibito a
stenditoio.Inoltre è data la possibilità ai residenti di utilizzare il ferro da
stiro.
Tra i servizi presenti nell’edificio vi è anche un’utensileria, collocata nel UTENSILERIA
blocco est.
Questo luogo può essere utilizzato da tutti i residenti per effettuare
piccole manutenzioni, lavori fai da te e lavori manuali.
L’attrezzatura specifica presente è in dotazione all’intero condominio.
Sempre nel blocco ad est, è presente una sala lettura/ biblioteca.
SALA LETTURA
Questo servizio permette ai residenti di avere una piccola biblioteca,
arricchita dai residenti stessi, sempre a disposizione. In questo spazio
ogni residente può portare i libri che desidera e lasciarli a disposizione
degli altri, generando uno scambio “culturale” tra i residenti.
La sala lettura è organizzata su due piani, con uno spazio a doppia altezza
che affaccia sul corte interna.
Questo spazio è anche organizzato come area relax dove poter leggere o
semplicemente riposarsi.
Figura 71_ Vista interna sala lettura
155
LIVING ROOM Questo spazio è sicuramente il cuore dell’intero complesso di housing
sociale, è attrezzata sia per ospitare cene e pranzi comuni, sia per
garantire uno spazio di relazione, di socializzazione per tutti i residenti.
La living room è aperta tutto il giorno e viene considerata una parte
fondamentale della vita quotidiana dei residenti.
Nell’arco della giornata può essere utilizzata per il gioco da mamma con
bambini, per lo studio da giovani studenti o come ritrovo serale tra amici.
Il suo utilizzo può cambiare nel tempo adattandosi alle esigenze dei
residenti e alle loro necessità.
La cucina permette di organizzare regolarmente cene e pranzi comunitari,
permettendo la socializzazione degli abitanti. Inoltre permette
l’integrazione degli stranieri, garantendo un arricchimento culturale per
tutti i residenti, tramite ad esempio cene a tema, dove vengono proposte
cene multietniche.
Figura 72_ Vista interna living room
Questo spazio è stato inserito a piano terra, affaccia direttamente sulla
corte tramite delle ampie vetrate, per permettere anche di usufruire dello
spazio verde circostante.
Figura 73_ Attività svolte nel living room nell’arco della
giornata
BIKE SHARING Sempre a piano terra è presente un servizio di bike sharing, dove ogni
residente può usufruire di biciclette per ogni età.
Le biciclette ad uso gratuito sono in dotazione all’intero edificio, spetterà
poi ai residenti preoccuparsi della loro manutenzione.
Si può pensare di estendere questo servizio anche a motorini e macchine,
tramite l’inserimento di car-sharing.
Il car-sharing potrebbe essere inserito con la presenza di due o tre
macchine all’interno del parcheggio utilizzabili dai residenti. Ad esempio
si potrebbe utilizzare il sistema adottato nel complesso di Stolplyckan in
Svezia di cui si è parlato precedentemente.
156
Il servizio di portineria non viene considerato come una portineria PORTINERIA
tradizionale, ma piuttosto come una portineria sociale.
Si possono rivolgere infatti al personale della portineria tutti gli inquilini
che vogliono segnalare difficoltà nei rapporti di vicinato o lo stato di
conservazione delle loro abitazioni.
Il compito della portineria è quello di migliorare la vivibilità, non soltanto
sanando i conflitti tra inquilini, ma anche combattendo l’isolamento di
alcune categorie più deboli.
La portineria vuole quindi rappresentare un presidio stabile per la gestione
positiva delle relazioni si avvarrà di uno sportello aperto al pubblico
dove operatori appositamente formati per la mediazione dei conflitti
effettueranno attività di accoglienza, di ascolto e interventi concreti.
Questo locale è stato inserito a piano terra, dove può controllare l’intera
corte e può essere facilmente raggiunto da chiunque ne avesse bisogno.
In entrambi i blocchi residenziali sono presenti due solarium, dove ogni SOLARIUM
residente può trovare un spazio dedicato al relax.
Questo spazio oltre ad essere utilizzato per il riposo può essere utilizzato
per i giochi per i bambini o utilizzato per organizzare feste estive
all’aperto.
STRUTTURE COME SERVIZIO
Le strutture inserite all’interno del progetto si suddividono in funzioni
di servizio alla persona e alla collettività e in strutture per l’assistenza
domiciliare.
Nella prima categoria, ossia nelle funzioni di servizio alla persona
rientrano i servizi socio educativi, individuati nell’asilo nido e il centro
anziani e i servizi per il tempo libero, come la palestra.
Questi servizi possono essere utilizzati, oltre che dai residenti, anche
157
dall’intera popolazione di Figino, andando quindi ad arricchire i carenti
servizi di quest’area.
Infine l’alloggio protetto rientra nella categoria di struttura per l’assistenza
domiciliare, in particolare dedicato a una casa famiglia che accoglie minori
in temporanea difficoltà.
ASILO NIDO
L’asilo nido è il primo servizio di interesse pubblico che è stato inserito
nel progetto, la struttura è atta a ospitare bambini dai 3 ai 36 mesi. Tale
struttura è di particolare importanza, sia per i bambini che possono
trovare un luogo che sviluppi le loro attività cognitive, affettive, personali
e sociali, sia per i genitori, in particolare per le madri, per le quali è
facilitato l’accesso al lavoro.
L’accesso all’asilo nido è prevalentemente rivolto ai bambini residenti
all’interno del complesso di social-housing, ma non è da escludere
l’apertura anche ai bambini abitanti nel quartiere di Figino.
Figura 74_ Vista spazio aperto di pertinenza dell’asilo nido
Le dimensioni dell’asilo sono contenute, è presente una sola aula gioco,
che può ospitare 10\15 bambini.
La struttura ospita i bambini per l’intera giornata, pertanto il servizio
mensa viene fornito dall’esterno e viene svolto in una parte dell’aula.
Come detto l’asilo accoglie bambini dai 3 ai 36 mesi, è quindi stato
necessario introdurre un stanza riposo attrezzata con culle e lettini e con
tutto il necessario per accogliere bambini di questa età.
Infine l’asilo è attrezzato di uno spazio aperto recintato, dove i bambini
possono giocare in assoluta sicurezza.
CENTRO ANZIANI Il centro anziani è stato pensato come un luogo di ritrovo per persone
della terza età. Lo spazio è organizzato con tavoli per svolgere attività
ludiche, come il gioco delle carte e con una zona divani per il relax.
Questo servizio costituisce un luogo d’incontro sia culturale che ricreativo,
che permette all’anziano, spesso solo, di socializzare.
158
Anche questo servizio è stato pensato a piano terra, in modo da poter
essere raggiunto con facilità anche da persone con difficoltà motorie,
inoltre tale soluzione permette di svolgere alcune attività anche all’aperto.
Questo servizio può essere anche collegato ad altre attività, è possibile
infatti che gli ospiti del centro anziani usufruiscano la palestra per svolgere
attività motoria di gruppo ed organizzata.
Inoltre è possibile inserire nello spazio aperto di pertinenza dei piccoli
orti, gestiti autonomamente dagli anziani.
Anche questo servizio è aperto a tutti gli anziani del quartiere, sia quelli
che abitano all’interno del complesso di housing sociale sia per quelli
residenti altrove.
Figura 75_ Vista interna centro ricreativo per anziani
La palestra vuole essere un piccolo spazio dove svolgere attività motorie PALESTRA
per tutte le età.
Nelle differenti fasce orarie possono essere svolte attività motorie dedicate
a persone anziane, attività destinate a bambini e infine possono essere
organizzati corsi di ginnastica per giovani ed adulti.
Una parte di questo spazio può essere attrezzata con macchinari per il
fitness, mentre una parte più ampia per svolgere attività libere e corsi
organizzati.
Figura 76_Attività svolte nella palestra nell’arco della
giornata
All’interno del progetto è stato inserito un alloggio protetto per ALLOGGIO PROTETTO
l’accoglienza di minori che si trovano in temporanea difficoltà.
Le comunità residenziali per minori, accolgono bambini e ragazzi che
presentano situazioni di disagio familiare o sociale pregiudizievoli per
la loro crescita e la loro realizzazione o che si trovano in particolare
momenti di bisogno.
Figura 77_ Vista interna alloggio protetto
159
BOX 10
La casa famiglia
Sinteticamente possiamo definire una comunità come un luogo, in genere
una casa o un appartamento, in cui un gruppo di ragazzi e/o bambini, di
solito non più di una decina, vivono insieme ad alcuni adulti, mediamente
quattro o cinque.
In alcuni casi i ragazzi vivono stabilmente in comunità, in altri casi
rientrano in famiglia uno o più giorni la settimana.
Una comunità di accoglienza è un ambiente di vita che intende rispondere
ai bisogni di minori temporaneamente allontanati dal loro nucleo familiare,
garantendo un luogo si vita e di relazioni in cui essi possano trovare
risposte personalizzate al loro diritto ad un crescita equilibrata e tutto il
sostengo di cui ogni minore normalmente necessita per affrontare i suoi
compiti di crescita.
La comunità è in genere un luogo di passaggio e, pur se nel quotidiano
svolge compiti e funzioni di sostituzione dei genitori naturali, non intende
prenderne il posto, e sostiene, invece, nel bambino l’appartenenza alla
sua famiglia.
Nella gestione dei progetti d’intervento, relativi ai minori che ospita, la
comunità si colloca nella rete dei servizi che a vario titolo di occupano
di tutela minorile e con essi collabora in maniera coordinata e sinergica.
Gli obiettivi che la comunità si prefigge possono essere intesi,
fondamentalmente, come processi evolutivi, e a questo riguardo essa si
connota come:
-
un luogo per la costruzione dell'identità personale, nel quale
si cerca di dare continuità alla storia del bambino, aiutandolo a dare
significato a ciò che è stato, e a costruire nuovi significati per il presente
e per il futuro;
-
160
un luogo per la costruzione dell'identità sociale, nel quale costruire
relazioni significative sul piano del riconoscimento di se stesso e degli
altri;
-
un luogo per la ridefinizione del rapporto con l'ambiente, in
comunità il bambino può imparare ad appartenere alla sua famiglia senza
esserne sovrastato, senza soccombere di fronte ai problemi che essa
esprime e senza soggiacere alla sua incapacità educativa.
La vita che costituisce la comunità non si esaurisce all'interno della stessa:
ognuno ha le sue attività, i suoi luoghi, le sue relazioni all'esterno della
comunità. Per questo si presta attenzione a valorizzare le altre risorse
educative di cui il bambino dispone, a partire da quelle d'importanza
fondamentale, presenti della sua famiglia, fino a tutti quei rapporti positivi
che il bambino riesce a intessere partecipando alla vista scolastica e alle
opportunità della vita sociale del territorio.
L'apertura della comunità all'esterno si esprime in un altro senso: la
comunità si pone come occasione per far sviluppare una maggior attenzione
alle problematiche minorili, favorendo riflessioni e consapevolezze,
proponendo e collaborando all'attuazione di interventi preventivi al
disagio, affiancando e sostenendo altre forme di solidarietà.
Gli alloggi protetti sono normati dal D.M. 21-05-2001, n. 308
Regolamento concernente “Requisiti minimi strutturali e organizzativi
per l’autorizzazione all’esercizio dei servizi e delle strutture a ciclo
residenziale e semi residenziale”.
In tale norma sono fissati i requisiti minimi strutturali e organizzativi
per l’autorizzazione all’esercizio dei servizi e delle strutture a ciclo
residenziale.
La comunità deve essere collocata in appartamenti di civile abitazione,
con una superficie non inferiore a 100 mq e non superiori a 250 mq.
L’alloggi, fermo restando il possesso dei requisiti previsti dalle norme
vigenti in materia urbanistica, edilizia, abbattimento delle barriere
architettoniche, igiene e sicurezza, deve essere garantire adeguati spazi.
Ogni appartamento può ospitare un massimo di 10 minori e deve essere
161
dotato del personale con funzione educativa-assistenziale, in particolare
deve essere garantita la presenza di almeno un educatore nelle ore
notturne.
L’appartamento deve garantire sia spazi personali per gli ospiti, con
camere da letto a due o tre posti, con una superficie non inferiore a 20
mq, con adeguati spazi studio e gioco individuali.
Per quanto riguarda i servizi igienici è opportuno distinguere i servizi
destinati ai bambini/e e quello destinato al personale addetto.
Nel caso di case famiglia per bambini da 0 ai 6 anni devono essere previsti
sanitari di dimensioni ridotte, ad un altezza non superiore a 30 cm, e
lavandini, anch’essi di dimensioni adeguate per un’altezza non superiore
a 45-50 cm.
Gli spazi comuni quali soggiorno, cucina funzionale e spazio gioco,
devono permettere buone condizioni di vivibilità ed essere idonei alla
tipologia di ospiti.
162
SOLUZIONI COSTRUTTIVE
SISTEMA COSTRUTTIVO
08
I due edifici presentano una struttura in cemento armato, sono composti
da un struttura dilatata planimetricamente, con un’estensione altimetrica
massima di 5 piani fuori terra per il primo edificio e di 4 piani fuori terra
per il secondo.
Al di sotto del livello del terreno entrambi presentano poi un piano
interrato adibito a parcheggio e a locali di servizio.
La struttura dell’edificio è una struttura travi pilastri in calcestruzzo
armato; presenta una griglia strutturale di 5 metri per 5,5 metri.
I pilastri presentano una sezione quadrata di 30 centimetri per lato,
mentre le travi hanno una sezione rettangolare, in spessore di solaio, di
60x30 cm.
Nell’edificio ad est gli alloggi sono serviti da tre corpi scala, in getto in
calcestruzzo con funzione di controvento della struttura puntiforme, il
secondo edificio invece è servito da due corpi scala, anch’essi in getto in
calcestruzzo.
Sono previsti infine solai di 30 cm in latero-cemento, completati con
163
massetto impianti, con pannelli radianti per il riscaldamento degli alloggi e
dei servizi e infine con pavimentazione in gres porcellanato di dimensioni
di 50x30.
ANALISI DEI CARICHI S1_Solaio intemedio
Materiale Unità di Misura
intonaco
spessore[m]0,020
densità
[Kg/m3]
1800,000
peso
[Kg/m2]
36,000
pignatte
spessore[m]0,120
densità
[Kg/m3]
450,000
peso
[Kg/m2]
54,000
getto in cls
spessore[m]0,063
densità
[Kg/m3]
2400,000
peso
[Kg/m2]
151,200
rete elettrosaldata
spessore[m]
densità
[Kg/m3]
7800,000
peso
[Kg/m2]
2,290
travetto
spessore[m]0,032
densità
[Kg/m3]
2400,000
peso
[Kg/m2]
76,800
armatura travetto
spessore[m]0,00038
densità
[Kg/m3]
7800,000
peso
[Kg/m2]
2,964
massetto impianti
spessore[m]0,10000
densità
[Kg/m3]
500,000
peso
[Kg/m2]
50,000
isolante in fibra di legno celenit fl/45
spessore[m]0,01000
densità
[Kg/m3]
50,000
peso
[Kg/m2]
0,500
pannelli radianti
spessore[m]0,08000
densità
[Kg/m3]
100,000
peso
[Kg/m2]
8,000
pavimentazione
spessore[m]0,01000
densità
[Kg/m3]
30,000
peso
[Kg/m2]
0,300
totale carichi permanenti[Kg/m2]
382,054
totale carichi variabili (destinazione uso residenziale) [Kg/m2] 200,000
164
S2_ Solaio copertura
Materiale Unità di Misura
intonaco
spessore
[m]
0,020
densità
[Kg/m3]
1800,000
peso
[Kg/m2]
36,000
pignatte
spessore
[m]
0,120
densità
[Kg/m3]
450,000
peso
[Kg/m2]
54,000
getto in cls
spessore
[m]
0,063
densità
[Kg/m3]
2400,000
peso
[Kg/m2]
151,200
rete elettrosaldata
spessore
[m]
densità
[Kg/m3]
7800,000
peso
[Kg/m2]
2,290
travetto
spessore
[m]
0,032
densità
[Kg/m3]
2400,000
peso
[Kg/m2]
76,800
armatura travetto
spessore
[m]
0,00038
densità
[Kg/m3]
7800,000
peso
[Kg/m2]
2,964
isolante in fibra di legno celenit fl/45
spessore
[m]
0,10000
densità
[Kg/m3]
50,000
peso
[Kg/m2]
5,000
guaina impermeabilizzante
spessore
[m]
0,00100
densità
[Kg/m3]
peso
[Kg/m2]
0,220
massetto di pendenza
spessore
[m]
0,10000
densità
[Kg/m3]
500,000
peso
[Kg/m2]
50,000
ghiaia tonda
spessore
[m]
0,05000
densità
[Kg/m3]
1700,000
peso
[Kg/m2]
85,000
totale carichi permanenti
[Kg/m2] 463,474
totale carichi variabili
(carico da neve) [Kg/m2] 120,000
165
166
S3_Solaio contro terra
Materiale Unità di Misura
intonaco
spessore
[m]
0,020
densità
[Kg/m3]
1800,000
peso
[Kg/m2]
36,000
pignatte
spessore
[m]
0,120
densità
[Kg/m3]
450,000
peso
[Kg/m2]
54,000
getto in cls
spessore
[m]
0,063
densità
[Kg/m3]
2400,000
peso
[Kg/m2]
151,200
rete elettrosaldata
spessore
[m]
densità
[Kg/m3]
7800,000
peso
[Kg/m2]
2,290
travetto
spessore
[m]
0,032
densità
[Kg/m3]
2400,000
peso
[Kg/m2]
76,800
armatura travetto
spessore
[m]
0,00038
densità
[Kg/m3]
7800,000
peso
[Kg/m2]
2,964
isolante in fibra di legno celenit fl/45
spessore
[m]
0,10000
densità
[Kg/m3]
50,000
peso
[Kg/m2]
5,000
massetto impianti
spessore
[m]
0,10000
densità
[Kg/m3]
500,000
peso
[Kg/m2]
50,000
pannelli radianti
spessore
[m]
0,08000
densità
[Kg/m3]
100,000
peso
[Kg/m2]
8,000
pavimentazione
spessore
[m]
0,01000
densità
[Kg/m3]
30,000
peso
[Kg/m2]
0,300
totale carichi permanenti[Kg/m2]
386,554
totale carichi variabili (destinazione uso residenziale) [Kg/m2] 200,000
Il totale dei carichi permanenti è pari a 2000 Kg/m², mentre il totale dei
carichi variabili è pari a 920 Kg/m²
167
PREDIMENSIONAMENTO PILASTRI
PREDIMENSIONAMENTO TRAVI
totale carichi permanenti
[Kg/m2] 1996,190
totale carichi variabili
[Kg/m2] 920,000
area d’influenza
[m2]
35,000
totale carico agente su un pilastro
[Kg]
69866,650
gg1,3
gq1,5
carico complessivo Nsd
[Kg]
139127
ipotizzo la percentuale di armatura del pilastro pari a A’s/b²=1%
calcestruzzo Rck30
fcd[mpa]
15,63
[kg/cm²]
156,3
fyd[mpa]
400
[kg/cm²]
4000
dalla formula nsd=b²fcd+a’sfyd ricavo b²
b²[cm²]
708,75
lato pilastro[cm]
26,62
dimensione pilastro[cm]
30x30
totale carichi permanenti
[Kg/m2] 463,5
totale carichi variabili
[Kg/m2] 200,0
area d’influenza[m2]
35,0
luce[m]
5,0
travetto[m]
5,5
calcestruzzo Rck30
fcd[mpa]
15,63
[kg/cm²]
156,3
fyd[mpa]
400
[kg/cm²]
4000
ipotizzo una trave in spessore di altezza 30 cm
gg1,3
gq1,5
momento di progetto Msd
[N]
15512
d (distanza dal ferro)
[cm]
27
armatura tesa As[cm²]
17
11 f 18[cm²]
28
armatura compressa As
[cm²]
8
6 f 18[cm²]
15
base trave[cm]
556
dimensioni trave[cm]
60x30
168
MATERIALI
La struttura portante in calcestruzzo armato prevede l’utilizzo di acciaio STRUTTURA PORTANTE
B450C e di cemento portland C25/30
L’acciaio utilizzato comprende: barre d’acciaio tipo B450C (Ø =18 mm)
Il cemento Portland utilizzato è di tipo C25/30
-resistenza a compressione cubica caratteristica Rck ³ 30 N/mm2
-resistenza a compressione cilindrica caratteristica fck ³ 25 N/mm2
I tamponamenti esterni e i tramezzi sono stati realizzati con blocchi SISTEMA GASBETON®
Gasbeton®.
Questo sistema costruttivo comporta numerosi vantaggi, in quanto la
struttura cellulare del materiale e l’elevato standard qualitativo degli
elementi si esprimono oltre che nelle prestazioni fisco_meccaniche,
anche in una serie di vantaggi specifici che ottimizzano sia le operazioni
di cantiere dia le funzioni d’impiego.
Per i tamponamenti esterni sono stati scelti blocchi di 40 cm di spessore;
la struttura cellulare del calcestruzzo aerato garantisce prestazioni di
isolamento termico e di resistenza meccanica uniche, creando un vero
proprio muro isolante grazie al sistema di cavità d’aria che consente di
raggiungere una trasmittanza termica pari a 0,20 W/m²K.
Tale sistema costruttivo permette di garantire anche un buon isolamento
acustico come in particolare tra alloggio e alloggio.
Per questo sono stati utilizzati blocchi di spessore di 20 cm che garantisce
la protezione di 48 dB, garantendo l’isolamento dei rumori provenienti
dagli alloggi circostanti.
I tamponamenti esterni invece hanno una protezione maggiore, fino a 52
dB, garantendo la protezione ai rumori provenienti dall’esterno.
La superficie finestrata caratterizza l’intera facciata e allo stesso tempo FINESTRE A TUTTA ALTEZZA
determina la distinzione tra gli alloggi e i servizi.
169
Gli alloggi sono caratterizzati da finestre a tutta altezza, tale apertura
permette la compenetrazione tra spazio interno e spazio esterni,
incrementando la superficie di captazione del flusso luminoso e solare e
offre garanzie di massima visuale.
L’involucro diventa permeabile, assume la rappresentazione del pieno o
del vuoto, chiuso o aperto in funzione dell’apertura totale o parziale del
serramento.
I serramenti in alluminio utilizzati si articolano in una porzione fissa ed
una mobile, posta nella parte alta del serramento.
La possibilità di aprire in modo indipendente la parte alta del serramento
permette di raggiungere condizioni di comfort termico e di economicità.
Gli spazi dedicati ai servizi sono invece caratterizzati da grandi aperture
vetrate, anche in questo caso i serramenti inseriti sono in alluminio, a
differenza degli infissi degli alloggi una parte dell’infisso è scorrevole.
SCHERMATURE L’utilizzo di serramenti a tutta altezza libera il rapporto di dipendenza
tra infissi interni e sistemi di schermature, ampliando la funzionalità di
questi ultimi.
L’utilizzo di dispositivi complementari al serramento, da un lato interferisce
con la fruizione visiva, la ventilazione e la possibilità di affaccio, dall’altro
contribuisce a integrare le prestazioni del serramento stesso relativamente
alla sicurezza, alla resistenza, alle intrusioni, alla privacy, all’isolamento
termico ed acustico ed al controllo del flusso luminoso e solare.
Per questi motivi sono state scelte delle schermature scorrevoli in
alluminio, che permettono la schermature della radiazione solare
all’interno dell’alloggio.
170
CONCLUSIONI
Con questo progetto di tesi si è cercato di sottolineare l’importanza dei
servizi in un complesso di housing sociale, non solo a scala territoriale,
ma soprattutto a scala di edificio.
In particolare si è voluto sviluppare il ruolo dei servizi nella reintegrazione
sociale degli abitanti, in modo che l’abitazione divenga occasione di
crescita e non di una nuova esperienza di marginalità.
Infatti mentre da una parte l’housing sociale permett di soddifare i bisogni
abitativi, garantendo abitazioni adeguate a prezzi accessibili, dall’altra
parte pone particolare attenzione alla qualità degli alloggi, degli spazi di
relazione e dei servizi a diposizione dei residenti.
Questo può essere realizzato solo con la collaborazione tra diversi soggetti,
pubblici, privati e non profit, cercando di migliorare le condizioni delle
persone che ne fanno uso, in cui l’importante non è solo avere il proprio
alloggio, ma anche sviluppare una realtà di vicinato con un contesto
abitativo sociale e dignitoso.
171
Per questo motivo si è cercato di sviluppare una rete, a scala architettonica,
tra gli alloggi e gli spazi comuni, siano essi attrezzature comuni o servizi
sociali.
In conclusione si vuole sottolineare che il concetto di housing sociale
in Italia non è solo un’evoluzione dell’edilizia popolare, ma un insieme
eterogeneo di esperienze a cavallo tra un intervento pubbico e non profit
finalizzate a garantire un alloggio a quanti non riescono a soddifare il
proprio bisogno sul mercato abitativo.
172
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L'industria delle costruzioni:rivista tecnica
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dell'Associazione
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L'industria delle costruzioni rivista tecnica dell'Associazione
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Normative
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2008
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