“La staffetta della fede” - predicazione di Dora Bognandi

LA STAFFETTA DELLA FEDE
Ebrei 11:32-12:2
Il capitolo 11 di Ebrei parla di uomini e donne che hanno segnato la storia del popolo di Dio
attraverso i secoli. Persone vissute in epoche diverse, ma legate da un comune denominatore: la
fede in Dio. La loro però non è una fede standardizzata.
Sono uomini e donne che hanno vissuto esperienze molto diverse: Abele, per la sua fede, viene
ucciso; Enoc, per la sua fede, è trasportato in cielo a vita eterna; Noè, per la sua fede, deve stare in
mezzo agli infedeli; Abramo, per la sua fede, deve uscirne fuori; Sara, per la sua fede, ottiene un
figlio; ad Abramo viene chiesto di sacrificarlo; Giuseppe, per la sua fede, finisce in Egitto; Mosè,
per fede, da ricco diventa un nomade ed esce dall’Egitto.
Ebrei 11:32-38 parla di sorti diverse per persone di fede: c’è chi ha grandi successi e chi soffre
persecuzioni.
Eb 12: 2 – Noi siamo circondati da una grande schiera di testimoni che vivono in aree diverse e
hanno esperienze diverse.
Se l’autore avesse potuto continuare a scrivere, che cosa avrebbe ancora scritto? Non lo sappiamo.
Certamente avrebbe inserito gli apostoli, ma resta il fatto che la storia è stata benedetta da persone
che, per la loro fede, sono stati degli apripista in vari settori.
Per fede Valdo di Lione (1140-1217 ca), uomo ricchissimo, si appassiona alla Parola di Dio e, in
cambio di un mulino dato a un prete, ottiene la traduzione in lingua volgare di diverse pagine della
Bibbia. Si spoglia dei suoi beni e comincia la sua predicazione itinerante distribuendo il testo sacro.
Per fede il tipografo Johan Gutenberg (1394 ca-1468), inventore dei caratteri mobili, come primo
libro stampò la “Bibbia delle 42 linee”, in latino, con 1282 pagine su due colonne di 42 righe, che
richiese a Gutenberg e ai suoi dipendenti quattro anni di lavoro, dal 1452 al 1456.
Per fede, il monaco Martin Lutero (1483-1546) scoprì il testo di Romani: “Il giusto vivrà per
fede” e diede origine alla Riforma protestante. I pilastri su cui si basa la Riforma e che ci
accompagnano ancora oggi, sono: Solo Cristo, sola fede, sola grazia, sola Scrittura.
Per fede Giovanni Calvino (1509-1564), giurista francese, convertitosi al protestantesimo, subì
varie intimidazioni. Visse una vita da fuggiasco e si rifugiò a Ginevra dove fondava, nel 1559,
un’Accademia per la formazione dei pastori protestanti.
Per fede, tra gli esuli protestanti in Svizzera, ci fu una numerosa colonia di italiani provenienti da
Lucca tra cui i Diodati. Giovanni Diodati studiò teologia presso l’Accademia di Calvino, divenne
pastore e tradusse dall’ebraico il I Testamento e dal greco il II Testamento.
Per fede, intorno alla fine del 1700, epoca del famoso Risveglio, sorsero in tutto il mondo molte
missioni che videro uomini e donne mettere in gioco la loro vita e la loro incolumità per portare il
vangelo a chi ancora non lo conosceva.
Per fede furono aperte ovunque scuole per insegnare a leggere la Bibbia.
Per fede, il 7 marzo 1804, il past. metodista Thomas Charles e altri pastori diedero vita alla SBBF
e decisero di stampare Bibbie a basso costo, senza note né commenti, in Inghilterra nel mondo.
1
E fu una rivoluzione culturale. Dal 1808, fu diffusa in Italia la Bibbia Diodati, elemento culturale e
sociale di primaria importanza: 20 milioni tra Bibbie e porzioni stampate.
Per fede tanti divennero contrabbandieri di Dio e altri colportori sfidando denunce, sequestri,
arresti, processi. Le sanzioni non riguardavano solo i colportori ma anche chi leggeva la Bibbia del
Diodati “infetta di calvinistico veleno”.
Siamo figli di queste persone, ma anche di altre più vicine a noi, come Ellen Harmon White
(1827-1915) che diede agli avventisti la visione di una chiesa mondiale; parlò dell’influenza
prenatale della mamma sul bambino; si impegnò affinché l’educazione scolastica promuovesse lo
sviluppo del corpo, della mente e dello spirito del bambino; scrisse molte pagine sulla salute; invitò
a scrivere e a diffondere libri e riviste; prese nette posizioni antischiaviste; promosse la figura delle
donne. Non si scrisse esclusivamente di teologia, ma per fede si occupò della società in cui visse.
Per fede James White combatté contro il fanatismo e inventò la Scuola del Sabato. Per fede
Georges King, che non riusciva a parlare in pubblico nonostante sentisse la vocazione al ministero
pastorale, andò di casa in casa a proporre le nostre pubblicazioni e inventò il colportaggio.
“Siamo … figli di Valdo e Lutero, di Wesley e di Miller, di Bates e di White: esseri umani, certo,
ma uomini e donne coraggiosi, capaci di porsi soli davanti a Dio, di interrogarlo nel pianto per notti
intere alla luce di poveri ceppi nel camino, contro il conformismo, il buonsenso, i luoghi comuni
santificati dalla società e dalla storia. Siamo figli di cercatori di perle rare e dimenticate nell’oceano
misterioso della Parola.
Siamo fratelli, poiché entrambi siamo figli della generosità e del sacrificio, siamo figli di uomini
come Bates che, già anziano, percorreva nella neve le mulattiere dell’Ontario per dire agli uomini
onesti il suo maranathà; siamo figli di James White che raggranellava nella stagione del fieno il
necessario per essere evangelista d’inverno; siamo figli di quelle famiglie che partirono per isole
lontane, nella consapevolezza di dare l’addio ai propri affetti in vista di una patria più grande e
gloriosa; siamo figli di quegli uomini e di quelle donne che si identificarono nel triplice angelo di
Apocalisse 14…” (Rolando Rizzo, Serrate le fila, serrate le fila” p. 5,6).
Ci manca il tempo di parlare di tanti altri che, per fede, ebbero grandi successi nella predicazione o
che per essa diedero la vita. Sono tanti, ma spesso sono lasciati soli. Nonostante ciò, il ruolo delle
minoranze è molto importante perché, malgrado i contrasti, riescono a incidere nella società.
Dove siamo noi? Dov’è la nostra fede? Facciamo parte di chi insegue un sogno, un ideale?
Non ignoriamo la nostra storia per capire meglio chi siamo. Ma non corriamo neppure il rischio di
stereotipare persone e situazioni. Sono state persone con i loro difetti e i loro limiti. Perché è
importante la storia? Per riviverla pedissequamente?
Perché conoscere la propria storia? Ha ripercussioni nella nostra vita? Abbiamo debiti di
riconoscenza verso altri? Possiamo imparare qualcosa dagli errori commessi? La storia ci spiega
qual è la nostra identità? Che senso dare a questa parola? Esiste un’identità avventista?
Il percorso che faremo da qui al 2017 sarà un’operazione amarcord o cercheremo di entrare dentro
la nostra storia per capirne il senso? Con l’aiuto del Signore, cercheremo di rileggere il passato,
vedendo in esso l’azione di Dio e la fede delle persone, senza mitizzare nessuno. Faremo questo
percorso per capire meglio chi siamo, per vivere più consapevolmente il nostro presente e per
tracciare meglio il futuro. Il Signore ci benedica.
Dora Bognandi
2