ARTICOLO DI GIORNALE. DESTINAZIONE: PAGINA CULTURALE DI UN QUOTIDIANO Che cosa ha veramente detto Popper? Dopo aver assistito alla conferenza tenuta dal Prof. Carlo Monaco qualche dubbio è rimasto. Se infatti il titolo lasciava intuire che l’intervento avrebbe rivelato qualche preziosa verità tralasciata o non chiarita dai testi scolastici sul filosofo austriaco, non è stata questa la scelta del Professore, che ha invece optato per una rassegna dei principali argomenti trattati da Popper, riassumendoli e fornendo per ciascuno una sintesi delle più importanti conclusioni che se ne possono trarre. Se da un lato questa decisione lascia un po’ deluso chi cercava qualche dettaglio in più, non bisogna comunque dimenticare l’importanza divulgativa di fornire quelle fondamentali chiavi di lettura indispensabili al fine di agevolare la comprensione delle teorie di uno dei massimi pensatori contemporanei. Proprio il tema dell’importanza dei filosofi nel tempo anima le prime battute della conferenza. Dopo le presentazioni e i ringraziamenti di rito il Prof. Monaco ha fin da subito messo in chiaro un punto in particolare: l’uscita delle opere dei pensatori non coincide sempre (anzi, quasi mai) con il momento nel quale essi diventano famosi e le loro teorie sono oggetto di discussione negli ambienti intellettuali prima ancora che presso il grande pubblico. “Kierkegaard […] ha scritto i suoi libri nei primi anni dell’Ottocento, però non li ha letti nessuno”, fa notare Monaco. Solo cent’anni dopo il filosofo danese venne reso famoso attraverso l’opera di un altro autore. Un destino simile ha colpito le opere di Popper in Italia, per esempio “La società aperta e i suoi nemici”, pubblicato nel ’45 e giunto a noi solo negli anni ’70. Subito dopo il Professore definisce Popper “specchio del complicato XX secolo, un secolo difficile da definire”. Il compito dei filosofi contemporanei è reso arduo proprio da questa natura dell’epoca in cui vivono, epoca nella quale, al contrario dell’antica Grecia, la specializzazione delle conoscenze rende ormai quasi impossibile “riunire sotto termini razionali tutto lo scibile umano”. In questo panorama nel quale la Scienza è dominata dalla separazione tra le discipline la filosofia deve cambiare forma per tenere il passo e lo fa anche grazie agli sforzi di chi, come Popper, la interpreta come il sapere che unisce tra loro e dà fondamento alle scienze. La sua unicità sta però in particolare nel fatto che invece di osservare la realtà da una sola angolazione (come ad esempio fecero i Darwinisti, interpretando il mondo in funzione del principio di evoluzione) egli divenne un “antico Greco moderno”, che cerca la globalità dietro i frammenti, “il senso unitario”. Dopo una lunga parentesi biografica Monaco apre un ampio excursus su numerosi temi della filosofia in generale, mantenendo come filo conduttore la divisione della filosofia attuata da Aristotele nei quattro ambiti di Organon, Theorein, Etica e Poiein, per poi ricondursi a Popper affermando che quest’ultimo mosse la propria indagine proprio in queste quattro direzioni. Nell’ambito della logica Popper avversa l’empirismo, la cui bizzarra pretesa di conoscere il mondo utilizzando i soli sensi lo rende ascientifico, riconducendosi alla lezione di Kant, alla quale però aggiunge le proprie riflessioni, ad esempio sul valore della matematica come linguaggio umano anziché vera e propria struttura della realtà. Inoltre, essendo un razionalista, egli identifica la verità non con ciò che rispecchia la realtà ma in ciò che per mezzo della ragione l’uomo rappresenta della realtà. È a questo punto che il Prof. Monaco richiama il ben noto criterio della falsificabilità di Popper, secondo cui una teoria risulta scientifica solo se falsificabile. Dalla Scienza si allontanano così sia la Metafisica, sia la pretesa di raggiungere una qualunque Verità ultima. Monaco passa poi all’analisi delle posizioni etiche di Popper, definendolo “uno dei massimi teorici del liberalismo” del quale pone i due assiomi di divisione dei poteri e difesa delle libertà. Dopo essersi soffermato a lungo su quest’ultimo punto il Professore espone i capisaldi del liberalismo di Popper, tra i quali l’uso del termine “aperto” e l’avversione per il totalitarismo senza mancare di citare l’apparente contraddizione nella ostilità del filosofo nei confronti della diffusione televisiva e dei mass media. Giunge infine a delineare la “teoria del mondo tre”, sorta di compendio del pensiero popperiano, secondo la quale dopo i primi due mondi (fisico e mentale) ve n’è un terzo costituito dalle produzioni della mente umana come le opere artistiche e qualunque altra informazione pensata. La conoscenza umana si risolve dunque nel rapporto tra l’Io e questo terzo mondo. L’evento si conclude con le domande del pubblico, relative più alla società in generale che a Karl Popper. L’occasione si è comunque dimostrata interessante e la partecipazione ad incontri successivi è caldamente consigliata a chiunque possa essere ‘stuzzicato’ da questi temi. Alberto Soncini 5E Scientifico Popper, “un antico filosofo” nel ‘900 “Che cosa hanno veramente detto i filosofi?”, ecco il tema dibattuto nella giornata dell’11 febbraio nelle aule dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore Archimede di San Giovanni in Persiceto. Prende parola il Professor Massimo Pasquini, docente di filosofia e storia presso l’istituto, il quale, con poche battute, presenta l’iniziativa agli studenti presenti. Sarà Karl Raimund Popper il soggetto della conferenza, presentato dal Professor Pasquini come «il più importante epistemologo, filosofo della scienza, uno dei decisivi pensatori e filosofi della politica del ‘900». Nato nel 1902 a Vienna, Popper, è un filosofo di fama mondiale che tuttavia nel belpaese è andato incontro a una «sorte un po’ strana». Nonostante sia già noto in tutta Europa a partire dagli anni ’40, in Italia inizia ad essere discusso non prima degli anni ’70. Il Professore dell’Istituto cede quindi la parola all’atteso ospite: il Professor Carlo Monaco, ex docente di filosofia e storia presso l’Università degli studi di Bologna. Riprendendo quanto avviato dal Professor Pasquini, Carlo Monaco sottolinea subito come nella storia della filosofia sia importante chiedersi «quando gli autori diventano famosi»: data non necessariamente coincidente con l’uscita delle loro opere. Il Professor Monaco si presenta come un Demostene dei nostri giorni: «Cercherò di dire le cose in modo chiaro e semplice perché ho sempre cercato, nella mia carriera di insegnante, di rendere concetti complessi come quelli della filosofia, più chiari possibili in modo che arrivi il significato, senza banalizzare». Il Popper del Professor Monaco è «lo specchio di un secolo», il ‘900, un secolo «pesante» in cui il pensiero filosofico ha subito una profonda trasformazione. Quella del nostro tempo non è più la filosofia greca, la filosofia antica, che teneva unito tutto il sapere umano. Ogni scienza, soprattutto nel corso del ‘900, ha definito i propri confini e il vero problema al giorno d’oggi è la complessità che scaturisce da una così profonda specializzazione dei saperi. Ma Popper è un «vero filosofo», un Platone o un Aristotele del XX secolo, che cerca di mantenere unito il sapere, essendo però cosciente di quanto esso sia oggi frantumato. Il relatore passa quindi ad evidenziare il pensiero di Popper; un pensiero perfettamente in linea con la tradizione, in particolare con una delle massime autorità in campo filosofico: Aristotele. Quest’ultimo articolò l’indagine filosofica in quattro direzioni: l’Organon, ossia la logica; il Theorein cioè l’idea che si possa conoscere il mondo rispecchiandolo; l’Etica spiegata da una filosofia valutativa che cerca di proporre il miglior modello di comportamento; infine il Poiein, ossia la grandiosità creativa dell’uomo: la creazione artistica frutto della fantasia. Carlo Monaco mette quindi in luce il «contributo fondamentale» del filosofo viennese in questi campi. Anzitutto, per quanto riguarda la logica, Popper intende «evitare una deriva della filosofia epistemologica in una direzione chiamata Empirismo», una filosofia «bizzarra» piena di insidie e di illusioni. Egli deve affrontare il problema del rapporto fra Empirismo e Razionalismo, per definirne i limiti. Tutto ciò era già stato affrontato dal più grande filosofo moderno: Immanuel Kant. Quest’ultimo è come una «grande rotatoria del traffico» verso cui tutti arrivano e quando serve vi ritornano anche; egli è l’unico «punto di certezza» della filosofia occidentale. «Invece di Aristotele, se si vuole trovare un maestro più vicino a Popper, questo è Kant» afferma Carlo Monaco il quale, inoltre, definisce Popper «kantiano». Nella Critica della Ragion Pura Kant si pone 3 domande: se e come matematica, fisica e metafisica siano possibili come scienze. Popper, per quanto riguarda la matematica, assegna ad essa grande valore. Tuttavia si schiera contro il realismo matematico: «il valore della matematica è sicuramente importante ma non perché rispecchia il mondo, bensì perché è lo strumento più sofisticato che l’uomo è riuscito a inventare per spiegare il mondo». Il Professor Carlo Monaco prosegue descrivendo Popper come un razionalista secondo cui l’uomo possiede lo strumento per giudicare e costruire il proprio sapere: la ragione. «Popper ritiene che sia possibile sommare le conoscenze che le varie persone hanno perché tutte insieme formano questo comune denominatore che è la razionalità». Ne segue che le nostre conoscenze non sono realtà, bensì un mero modo con cui noi la rappresentiamo. Riguardo alla fisica quindi Popper sostiene che sia valida come scienza, ma essa non è in grado di misurare la realtà. Tuttavia ne costruisce delle immagini più o meno adeguate. Successivamente la conferenza giunge a uno dei punti chiave: Carlo Monaco analizza la «proposta complessiva» popperiana, cioè come funziona la ricerca scientifica nel nostro tempo. Il primo passo, dice Popper, è porsi una domanda. Questo ha un significato molto importante: ricerca vuol dire scoperta. In seguito si forma un’ipotesi e in base ad essa si compiono osservazioni e confronti con tutta la comunità scientifica; infine si formula una teoria. Per Popper teoria vuol dire risposta più aggiornata rispetto alle conoscenze in atto in una comunità scientifica. Tuttavia, sottolinea Monaco, tale risposta non va ritenuta Verità in senso assoluto, con la “V” maiuscola, bensì solo verità relativa alle conoscenze in atto in una data comunità, in un dato tempo. Una verità, quindi, con la “v” minuscola. Secondo Popper non è possibile raggiungere la Verità in senso definitivo. Si ha però la possibilità, per prove ed errori, a partire da un’ipotesi, di perfezionarla e «verificarla». Prosegue il Professore: «ho usato il verbo verificare. Popper non ama molto questo verbo, preferisce il verbo falsificare». Infatti nelle comunità scientifiche si ritiene «vero» ciò che alla luce delle conoscenze in atto viene ritenuto da tutti più aggiornato, ma si è sempre disposti ad accettare che qualcuno un giorno falsifichi quella teoria. Riguardo alla metafisica Popper osserva che le sue proposizioni non sono falsificabili e in quanto tali non sono scientifiche. Proseguendo la sua presentazione Carlo Monaco inizia a parlare della prassi: come si deve comportare l’uomo. Innanzitutto delinea il filosofo viennese come un «socialdemocratico». Egli è uno dei massimi teorici del liberalismo ma soprattutto è il teorico di quella che egli definisce «società aperta» ossia quella società fiduciosa nella vittoria della ragione, attraverso le relazioni e i confronti tra gli uomini. Da qui l’autore de “La società aperta e i suoi nemici” prende una posizione ostile nei confronti delle società totalitarie. Carlo Monaco fa notare come totalitario non sia sinonimo di tirannico, dispotico, illiberale. Spiega infatti che totalitarie sono tutte quelle società moderne dove il potere politico è in grado di controllare tutto, anche la vita dei cittadini. «Sono società che hanno una tecnologia dell’invasione, organizzano apparati non solo repressivi ma anche formativi, controllano l’educazione, il tempo libero». Infine il Professore indirizza il discorso verso i 3 mondi di Popper. Il Mondo 1 è il mondo fisico naturale. Il Mondo 2 è fatto dalla nostra mente, intesa come soggetto collettivo. Per finire c’è il Mondo 3 che costituisce l’insieme di tutti i prodotti dell’attività dell’uomo. Popper sostiene che in quest’ultimo mondo ci sia tutto. La vera conoscenza avviene attraverso un dialogo tra l’uomo stesso e il Mondo 3. La conferenza si conclude con il Professor Carlo Monaco che legge l’ultima frase dell’autobiografia di Popper dal titolo “La ricerca non ha fine”. Un passo conclusivo che riassume molto bene non solo i ragionamenti ma anche l’etica che sta dietro al titolo: «Se è esatta la mia congettura che noi cresciamo e diventiamo noi stessi solo nell’interazione con il Mondo 3 allora il fatto che noi tutti possiamo portare a questo mondo il nostro contributo, anche se piccolo, può essere di conforto a chiunque e specialmente a chi si sente di aver trovato nella lotta con le idee una felicità maggiore di quanto avesse mai potuto meritare». Il messaggio definitivo perciò è: bisogna ricercare costantemente e questa ricerca deve venire in interazione con il Mondo 3, costruito dall’uomo con il suo Poiein. Andrea Mattioli 5E Scientifico Popper: specchio di un secolo SAN GIOVANNI IN PERSICETO. Nella giornata dell’11 febbraio 2016, presso l’Istituto d’Istruzione Superiore Archimede si è tenuta un’interessante conferenza di Filosofia, la prima di una (si auspica) lunga serie di conferenze dal titolo “Che cosa hanno veramente detto i filosofi”. A portare al debutto l’iniziativa è stato il professore Carlo Monaco, docente di Filosofia e Storia nei licei e presso le Università di Bologna, Ravenna e Urbino. Nella sua attività politica e amministrativa è stato tra l’altro Assessore e Consigliere del Comune di Bologna, nonché Presidente dell’Istituto Regionale per l’Apprendimento. Dopo la pensione si è potuto dedicare alla stesura di diversi scritti, tra cui la riduzione teatrale del dialogo platonico Il Protagora. Carlo Monaco ha dato inizio alla sua conferenza dal titolo “Che cosa ha veramente detto Popper” facendo riflettere gli studenti sull’errore largamente diffuso di ritenere che la fama di un filosofo coincida sempre con la pubblicazione dei suoi scritti e sui rischi in cui si può incorrere nell’interpretare tale filosofo senza tenere presente il contesto storico in cui egli viveva. A questo riguardo ha portato l’esempio di Kierkegaard, Nietszche ma soprattutto di K. R. Popper (1902-1994) che fu trascurato in Italia fino agli inizi degli anni ’70. Monaco ritiene Popper lo specchio del Novecento, un secolo alquanto difficile e che ha portato a un’accelerazione senza precedenti delle dinamiche storiche, sociali ed economiche di tutta l’umanità, rendendole sempre più complesse. Anche la filosofia nel corso dei secoli fino al Novecento e ai giorni nostri è diventata complessa. Troppo, secondo Popper. La filosofia antica partiva da una disciplina specifica per poi costruirvi attorno una filosofia generale, come fece per esempio Pitagora, che partendo dalla Matematica ne estese poi i principi all’Astronomia, creando una filosofia d’insieme che comprendeva i più svariati campi del sapere. Tutto ciò non si ebbe più in seguito all’antica Grecia: ogni campo del sapere è diventato specializzato e isolato. Popper è colui che nel Novecento ha cercato di unificare il sapere dando alla filosofia la sua valenza generale, non volendola ridurre a materia specialistica come stava accadendo invece con tutti i filosofi dell’età moderna. Monaco definisce Popper “un antico filosofo greco che cerca di tenere riunito il sapere per evitare che si perda in troppe specializzazioni e che cerca di dare un senso unitario al mondo complesso nel quale si vive”. Proprio come un filosofo greco, in particolare Aristotele, Popper considera quattro parti della filosofia: la logica (organon); le idee (theorein); l’etica e la politica (prassein); la creazione (poiein). Il contributo popperiano nel campo della logica sta nell’evitare la deriva della filosofia epistemologica verso l’”empirismo cieco” baconiano. Per prendere le sue posizioni nella logica, Popper ritornò a Kant, colui che Monaco ritiene il punto di riferimento, il nodo tra le filosofie precedenti e tutte le filosofie successive. Popper considerava la matematica come un linguaggio e riteneva possibile la somma delle conoscenze di tutti gli uomini, poiché rappresentazioni della realtà da parte di esseri razionali: la fisica non è in grado di stabilire la realtà, ma solo di rappresentarla al meglio. Il Prof. Monaco ha così esposto le fasi della ricerca scientifica in accordo con le tesi di Popper: si parte da una domanda, dalla quale si formula una ipotesi di legge; sulla base di quest’ipotesi si passa all’osservazione e al confronto dei dati raccolti con la comunità; se i dati trovati mettono d’accordo la comunità scientifica, la teoria viene accettata e può essere considerata verosimile. Tuttavia in futuro questa legge potrà essere falsificata e successivamente aggiornata grazie al contributo di un altro scienziato. È il famoso principio di falsificabilità di Popper, che vedeva il progresso scientifico come un susseguirsi di prove e confutazioni che ci permettono di avvicinarci asintoticamente alla Verità, senza tuttavia mai raggiungerla. Per quanto concerne la filosofia politica Popper è stato un teorico del liberalismo, per cui lo Stato ha il compito di difendere le libertà; ciononostante lo Stato non deve essere “mamma del cittadino”, un bene in sé, ma deve intervenire il meno possibile, ovvero solo come mezzo per evitare che gli uomini eccedano. Monaco ha poi aperto una parentesi brillante e interessante sulla definizione di libertà e le sfumature che essa ha assunto fino ai giorni nostri. Tornando a Popper, Monaco ha passato in rassegna alcuni concetti salienti de La società aperta e i suoi nemici (Popper,1945): famoso libro del filosofo, il quale definisce “società aperta” una società in cui vi è libertà di circolazione, di opinione, di espressione. Dall’altro lato abbiamo invece le società totalitarie, che pervadono la vita privata dei cittadini usufruendo di un fitto apparato di controllo atto a reprimere le libertà civili. Monaco si è poi soffermato sulla critica di Popper ai marxisti, accusati di usare impropriamente il termine “capitalismo” solo per etichettare società da considerare a loro parere nemiche, cadendo così nell’errore di non riuscire più a distinguere tra società aperte e società totalitarie. Infine Monaco ha dedicato gli ultimi minuti del suo monologo a descrivere i mondi di Popper, soffermandosi soprattutto sul Mondo 3, in cui vive ogni produzione dell’attività umana e nell’ambito del quale bisogna attuare la ricerca, una ricerca che non ha però mai fine. La conferenza si è chiusa con le risposte del Professor Monaco, che con grande disponibilità e pazienza, ha chiarito i dubbi sollevati dagli studenti dell’Archimede sui temi trattati, offrendo ulteriori spunti di riflessione su questioni molto attuali. L’iniziativa ha visto un’ottima partecipazione da parte degli studenti e del corpo docente che sembra far ben sperare nella prosecuzione di questo progetto di approfondimento di Filosofia (e forse in futuro anche di Storia), che di certo ha arricchito consistentemente il bagaglio culturale degli alunni, dando loro anche nuovi strumenti sulla base dei quali sviluppare le proprie capacità critiche. Andrea Simeone 5E Scientifico Karl Popper: un Aristotele moderno Ci sono cose che bisogna provare nella vita. C'è chi sogna di provare una supercar su pista, chi volare su un deltaplano, chi andare nello spazio. In pochi però vorrebbero provare a capire profondamente una materia come la filosofia. Oggigiorno infatti essa è ritenuta inutile alla società ed è considerata oramai declinante, ma questo è dovuto al pensiero comune che, come dice Carlo Monaco, “spinge in un angolino il buon senso”. La potenza che però ha il pensiero filosofico quando si arriva a comprenderlo a pieno, dà sensazioni paragonabili ad una delle situazioni sopracitate. Tuttavia ci vogliono persone in grado di far comprendere a pieno il potenziale della filosofia e questo non è assolutamente facile; Carlo Monaco però, nella sua carriera di docente universitario di storia e filosofia a Bologna, Ravenna e Urbino, è riuscito ad apprendere il metodo migliore per riuscire a spiegare i complicati concetti filosofici in modo semplice ed efficace, senza mai banalizzarli. La sua conferenza intitolata "Che cosa ha veramente detto Popper" mi ha davvero segnato profondamente. La sua grande abilità oratoria mi ha permesso di comprendere, non solo quelli che sono i fondamenti della filosofia popperiana, ma anche di avere una visione d'insieme su quello che era il quadro storico del Novecento e di come le idee filosofiche si fossero evolute nel tempo. La sua analisi parte mettendo in evidenza come, nel ‘900, i filosofi non si occupassero più, come nella Grecia antica, di tutte le questioni della conoscenza; la filosofia infatti inizialmente era concepita come quel sapere che studia tutto ciò che riguarda il mondo, comprese quelle scienze che successivamente si divisero nei vari ambiti. Nel XX secolo, invece, non esistevano più i filosofi “propriamente detti” ma solo scienziati che nel loro ambito settoriale si occupavano anche di questioni filosofiche. Popper già da questo punto di vista si differenzia enormemente dai suoi contemporanei, in quanto tentò di mantenere unito tutto il sapere, di far tornare la filosofia ad occuparsi di tutti i suoi campi, ad avere la sua valenza globale, generale. Costruì” una filosofia che cerca di occupare l’insieme delle conoscenze”, afferma Monaco, “per evitare che si potesse perdere nelle grandi specializzazioni del nostro tempo”; ripristina la filosofia dei tempi di Aristotele e Platone. Il filosofo nacque e si formò in uno dei più vivaci ambienti europei del Novecento, Vienna. Questa grande città, in pochi anni, vide al suo interno i più importanti sviluppi in tutti i campi del sapere: Freud fa nascere la psicoanalisi, si sviluppa la pittura viennese, si ha l’ultimo Mahler e Schoenberg inventa la musica dodecafonica. Si ebbe inoltre la nascita del circolo di Vienna, dove, grazie alle discussioni dei più grandi scienziati dell'epoca, si arrivò a comprendere le più importanti scoperte scientifiche. Risulta quindi evidentemente come il luogo di nascita e di formazione del filosofo sia risultato estremamente stimolante per costui. Popper però dovette poi lasciare a malincuore la sua città natale a causa dell’annessione di questa da parte della Germania nazista. Proprio perché Popper tentò di ricostituire la filosofia come sapere globale del mondo, riutilizzò la divisione in 4 grandi campi effettuata da Aristotele: logica, ossia il funzionamento della nostra mente e la comprensione delle capacità di questa; filosofia teoretica, ossia l’idea di conoscere il mondo senza metterci nulla di nostro, studiarlo così com’è, rispecchiarlo oggettivamente; etica, che studia non solo cos’è il bene ed il male per l’individuo ma anche per la società, descrive come dobbiamo agire rettamente; Poiein (creare, far nascere dal nulla) la capacità dell’uomo di creare dal nulla le grandi idee, le grandi visioni. Popper contribuì in maniera significativa in ognuno di questi campi: nella logica evitò una deriva della filosofia epistemologica nell’empirismo, che si basa sulla conoscenza del mondo tramite i sensi. Nella sezione della filosofia teoretica Popper è considerato come un Kant moderno, poiché, tra i suoi studi, riflette anche sulle questioni già trattate da questo, come gli ambiti di possibilità e validità di matematica, fisica e metafisica. Per quanto riguarda la prima il filosofo illuminista la riteneva possibile come scienza perché utilizza i concetti puri, a priori, di spazio e tempo; Popper, tuttavia, ritiene che la matematica non sia la struttura del mondo, come affermato da Kant, ma “lo strumento più avanzato con il quale possiamo leggere questo” sottolinea il professore; è, quindi, contro il realismo matematico. La fisica, per il filosofo Prussiano, è possibile perché il nostro intelletto elabora il materiale inquadrato nello spazio e nel tempo e crea concetti, che sono figli dell’uso corretto della mente umana ma che non rispecchiano la realtà. Per Popper, invece, questa è un insieme di conoscenze che se usate correttamente possono permetterci di conoscere la realtà in cui viviamo; questa sembra uguale per tutti e, perciò, possiamo ritenerla come vera. Di conseguenza risulta fondamentale mettere in evidenza l'idea che Popper aveva della ricerca scientifica e di come questa dovesse funzionare: il primo punto era quello di porsi una domanda, successivamente era necessario porsi una ipotesi, effettuare un’osservazione, confrontare questa con la comunità scientifica, ed infine elaborare una teoria; tuttavia questa non è considerata dal filosofo austriaco come verità, ma solo come la teoria più aggiornata. Dopo aver creato questa teoria bisogna non provarla, come era tipico nell’indagine scientifica precedente, ma bensì falsificarla, per tentativi e confutazioni. Provarla infatti richiederebbe infiniti tentativi e risulta quindi molto più efficace provare a falsificarla. Per Popper è fondamentale l'idea che una teoria scientifica non è verità ma è l’ipotesi più verosimile riguardo quel argomento; per questo non si potrà mai giungere alla verità assoluta ma ci potremo avvicinare a questa solo asintoticamente. Se una teoria non viene falsificata allora è verosimile, solo fino a quando non viene falsificata da prove sperimentali. Infine per entrambi la metafisica è fallimentare come scienza perché quando si creano proposizioni metafisiche perdiamo il contatto con la realtà. Viene quindi considerata da Popper non falsificabile e per questo non verosimile ma solo plausibile e criticabile. Riguardo invece l’aspetto etico e politico, inizialmente fu un social-democratico ma nella seconda parte della sua vita divenne uno dei più grandi esponenti del liberalismo. È necessario sottolineare che questo termine ha due significati ben precisi: lo stato deve dividere il potere, e lo stato deve difendere la libertà. Per analizzare questa idea all'interno di Popper non si può prescindere dal citare la sua opera " la società aperta" scritta appositamente per misurare quanto uno stato sia liberale. Con l’utilizzo del termine “aperta” il filosofo intende una società nella quale si può entrare ed uscire senza dover essere controllati o monitorati, senza nessun tipo di censura, una società in cui i messaggi si scambiano apertamente; non invece come era stato durante i reggimenti totalitari della seconda metà del '900. Questi infatti potevano controllare tutto, anche la vita privata del cittadino. È poi impossibile, tracciando le fondamenta della filosofia popperiana, non parlare della grande teoria dei 3 mondi, afferma Monaco, che dimostra la sua grande passione per questa teoria. Per Popper infatti esistono 3 mondi: il mondo 1 che è considerato come il mondo materiale, fisico; il mondo 2 che è quello fatto dalla mente, l'io kantiano. Il mondo che però è sicuramente il più interessante e particolare è il mondo 3, il mondo nella quale sono contenute tutte le nostre conoscenze. “È l’insieme di tutti i prodotti dell’attività dell’uomo” asserisce il professore. È questa la dimensione dove tutte le creazioni umane sono contenute, dove la creazione dal nulla, il poiein, è contenuta. Si conclude così la conferenza di Carlo Monaco che chiude il suo discorso citando un passo di “La ricerca non ha fine” , l’autobiografia di Popper, che ci permette di comprendere l’importanza del mondo 3: “se è esatta la mia congettura, che noi cresciamo e diventiamo noi stessi solo con l’interazione con il mondo 3, allora il fatto che tutti possiamo portare a questo mondo il nostro contribuito , anche se piccolo, può essere di conforto a chiunque; e specialmente a chi si sente di aver provato, nella lotta con le idee, una felicità maggiore di quanto avesse mai potuto meritare”. Davide Pagano 5E Scientifico Popper, un tuffo nel passato Giovedì 11 febbraio 2016 nell’auditorium della scuola di istruzione superiore, ISIS Archimede, il professore Carlo Monaco ha tenuto la conferenza su “che cosa ha veramente detto Popper”. Laureato in giurisprudenza, ha insegnato per diversi anni storia e filosofia nei licei e successivamente all’università di Bologna. Svariati sono stati i ringraziamenti dell’oramai professore in pensione che ha cominciato sottolineando un problema che già il caro amico e professor Pasquini si era posto in merito al fatto che Popper in Italia prima della seconda metà del dopoguerra non era noto. Si deve tenere presente infatti che in tutta la storia della filosofia è importante porsi la domanda di quando gli autori diventino famosi e ciò non coincide necessariamente con l’uscita delle proprie opere. A testimonianza del fatto Carlo Monaco ha citato la figura di Friedrich Wilhelm Nietzsche, personalità “sofferente” e “disadattata” e che è diventata famosa grazie ad una necessità della sorella Elizabeth. Tutti questi esempi sono serviti a sottolineare che il discorso posto dal professor Pasquini è un discorso importate perché è necessario chiedersi quale sia il contesto storico in cui vengono portate a pubblicazione le idee di un autore e a tale proposito il professor Monaco ha citato nuovamente Popper che ha scritto uno dei suoi capolavori “La società aperta e i suoi nemici” durante la seconda guerra mondiale. A causa di ciò si è iniziato a leggerlo solamente negli anni settanta nelle traduzioni di Armando, pur essendo Popper un filosofo di tutto il novecento. Il professor Monaco lo definisce lo specchio di un secolo; un secolo “pesante” e difficile da definire tanto che se si dovesse farne una sintesi sorgerebbero non pochi problemi. Su questa linea il relatore non perde occasione di sottolineare il fatto che la filosofia vera, quella antica, greca aveva la caratteristica di voler dare una spiegazione la più globale possibile su come è fatto il mondo e su come l’uomo deve agire. Una pretesa questa, che la filosofia contemporanea ha perso a causa di una specializzazione del sapere. Ecco che a motivo di ciò Popper si propone come vero filosofo, il cui obiettivo è quello di mantenere unito il sapere e di dare alla filosofia una valenza generale, consapevole che oggi la conoscenza si è frantumata. È a questo punto che dopo un breve excursus sulla Vienna del XX secolo, che Monaco comincia a trattare il pensiero filosofico di Popper con chiarezza, peculiarità che lo ha distinto per tutto il dibattito. Ora il professore definisce Popper un filosofo in linea con la tradizione richiamandolo alla figura di Aristotele che aveva diviso la filosofia in 4 grandi campi: Organon ovvero la logica; il Theorein cioè l’idea che si possa conoscere il mondo rispecchiandolo così com’è; l’Etica ovvero sapere cosa è il bene o il male per la società sottolineando che non esistono forme di stato perfette ma bisogna ricercare “il minor male possibile” e infine Poiein ossia creare. Tante allora sono le nozioni su cui insiste il professore ma questo è il pensiero di Popper. Il contributo fondamentale che ha dato alla logica è stato quello di evitare la deriva della filosofia epistemologica nella direzione dell’empirismo definita dal professore una “bizzarra filosofia” che sostiene la supremazia dei sensi. In qualche modo Popper deve prendere posizione affrontando il problema della definizione dei limiti del rapporto tra empirismo e razionalismo. A tale proposito Monaco utilizza le testuali parole: “Popper si può considerare un ritorno a Kant”. Il professore arriva a sostenere che Kant è come “una grande rotatoria del traffico alla quale tutte le filosofie precedenti arrivano”, “l’unico punto di riferimento della filosofia”. Nella critica della ragion pura si era posto tre grandi dilemmi: se e come è possibile la matematica come scienza? se e come è possibile la fisica come scienza? E se come è possibile la metafisica come scienza? Popper ne dà una propria spiegazione. Pur assegnando grande valore alla matematica non ritiene che essa sia la struttura della realtà ma un linguaggio; per quanto riguarda la fisica certo ritiene che sia valida come scienza ma non che rispecchi la realtà bensì che sia figlia di un corretto uso delle forme della nostra mente. Monaco non si lascia sfuggire parola e definisce Popper un razionalista cioè “ritiene possibile sommare le conoscenze che le varie persone hanno perché tutte insieme formano questo comune denominatore che è la razionalità”. Seguendo questa logica Popper arriva a formulare la sua proposta più interessante. La ricerca scientifica funziona in questo modo: innanzitutto bisogna porsi una domanda e andare scoprire qualcosa. Poi si deve formulare una ipotesi e su questa ipotesi si deve andare ad osservare confrontandosi con la comunità scientifica e giungendo infine ad una teoria che sarà la riposta non “falsificata”. Monaco si sofferma a lungo sul fatto che la risposta a cui noi giungiamo non deve essere presa come verità in senso assoluto ma solamente come verità relativa; vera perché non è in contraddizione con le conoscenze in atto nella comunità scientifica. Nel mentre del discorso il professore si scusa di un particolare che erroneamente gli è sfuggito e rettifica dicendo che Popper non amava il termine “verificare” ma utilizzava piuttosto il verbo “falsificare”. Su questa linea il relatore infine mostra come Popper tratti la metafisica, le cui proposizioni non essendo falsificabili non sono nemmeno scientifiche. Conclusa la sezione sulla epistemologia popperiana Monaco introduce il discorso sulla prassi. Popper è definito dal professore un socialdemocratico. Da giovane ha coltivato idee di vicinanza con il marxismo e crescendo in questo clima a poco a poco ha rinforzato le sue convinzioni liberali diventando uno dei massimi teorici del liberalismo. Popper per misurare lo stato liberale ha utilizzato una terminologia particolare che ha dato il nome ad uno dei libretti scritti dallo stesso professore Carlo Monaco: l’aggettivo “aperta”. Sulla valenza di questo aggettivo il relatore si sente di dover chiarificare e comincia col dire che innanzitutto una società “aperta” è quella “società fiduciosa nella vittoria della ragione, attraverso le relazioni interpersonali”. Da qui uno dei capolavori del filosofo viennese: “la società aperta e i suoi nemici”. Carlo Monaco a questo punto ben evidenzia la distinzione tra stato “totalitario” e stato “dispotico” chiarificando il fatto che “totalitarie sono le società che hanno una tecnologia d’invasione, organizzano apparati non solo repressivi ma anche formativi, controllano l’educazione e il tempo libero”. Ogni aspetto della nostra esistenza è controllato e pianificato. Concludendo il professore indirizza il piano della riflessione sulla teoria dei tre mondi di Popper. Il mondo 1 fisico naturale, il mondo 2 della nostra mente intesa come soggetto collettivo e infine il mondo 3 che costituisce la totalità dei prodotti dell’azione attiva dell’uomo. Monaco termina la conferenza leggendo l’ultima frase dell’autobiografia di Popper dal titolo “la ricerca non ha fine” e riassumendo che: “se è esatta la mia congettura che noi cresciamo e diventiamo noi stessi solo nell’interazione con il mondo tre allora il fatto che noi tutti possiamo portare a questo mondo il nostro contributo, può essere di conforto a chiunque e specialmente a chi sente di aver trovato nella lotta con le idee una felicità maggiore di quanto avesse mai potuto meritare”. Emanuele Bacciarelli 5E Scientifico K.Popper: il moderno Aristotele La conferenza “Cosa ha veramente detto Popper” è stata tenuta dal professor Carlo Monaco, ex professore di Filosofia e Storia nella sezione liceale dell’IIS Archimede e successivamente alle Università di Bologna, Ravenna e Urbino, nonché presidente dell’Istituto Regionale per l’Apprendimento della Regione Emilia-Romagna e autore di numerose pubblicazioni di carattere scientifico, divulgativo, narrativo e drammaturgico. Questa conferenza è stata introdotta dal professor Pasquini il quale ha brevemente spiegato perché Popper è stato studiato in Italia solo in tempi recenti (principalmente dagli anni ’80 del secolo scorso), mostrando come l’ambiente italiano non fosse ancora aperto alla filosofia di Popper in quanto saturo di tre principali scuole di pensiero: il neo-idealismo hegeliano con gli epigoni di Croce e Gentile, il cattolicesimo di stampo tomista e il marxismo. Oltretutto, aggiunge il prof. Monaco, è molto importante ai fini della comprensione di un filosofo sapere quando egli è vissuto e in quale ambiente: Popper, definito dal professore come “specchio di un secolo” ricordando che nacque nel 1902 e morì nel 1994, iniziò i propri studi nel prolifico ambiente austriaco in un secolo drammatico e con una forte accelerazione delle trasformazioni della società. Come la storia è fatta di accelerazioni, afferma Monaco, così lo è anche la filosofia che è cambiata considerevolmente dai tempi dell’antica Grecia: la filosofia greca aveva infatti la caratteristica di cercare di spiegare in maniera più globale possibile com’è fatto il mondo e come comportarsi di conseguenza. Quest’operazione fu possibile per la mancanza delle moderne scienze che col tempo si sono sempre più separate cercando di spiegare dei fenomeni sempre più particolari. Un esempio fu Pitagora che cercò di unire l’astronomia e la musica sotto la matematica. Qualcuno perciò ritiene che la filosofia sia morta in quanto ha perso di senso, ma, spiega il professore, essa ha solo cambiato natura. Mentre i moderni filosofi tendono a essere specializzati, Popper non ha un baricentro, cerca un senso universale secondo la filosofia greca, come afferma anche nel suo libro “La ricerca non ha fine” (1974). Popper infatti ha molti punti di contatto con Aristotele: entrambi divisero la filosofia in diversi campi. Aristotele la divise in: Organon (logica) cioè come funziona la mente, quali strumenti possediamo per conoscere e se questi siano o no affidabili; Theoréin (letteralmente “vedere, osservare”) cioè conoscere il mondo, osservarlo, spiegarlo, descriverlo; Ethika (etica) cioè cos’è il bene e cos’è il male nella società, a questo proposito scrisse l’”Etica Nicomachea”, un’opera dedicata al figlio in cui invita a evitare gli eccessi di qualunque genere; inoltre polemizza col suo maestro Platone, che cercava la formulazione dello Stato perfetto, affermando che bisognasse costruire lo Stato più adatto, in quanto ogni Stato è diverso; “L’ottimo è nemico del bene” afferma il professor Monaco; Poiein (creare, far nascere dal nulla) l’attività creativa vera è data, secondo Aristotele, dall’ingegno artistico, fine a sé stesso e per questo più creativo della semplice tecnica e con un’unicità maggiore; per Aristotele sono le arti e tutto ciò che riguarda il plasmare la materia. Allo stesso modo Popper si concentrò sui vari campi della filosofia. Per quanto riguarda la logica Popper volle evitare una deriva della filosofia della scienza sia nell’empirismo (corrente secondo la quale le conoscenze umane derivino esclusivamente dai sensi e dall’esperienza nel mondo fattuale) che nell’idealismo (corrente che afferma la centralità della mente e del pensiero da cui dipende anche la realtà esterna): contro l’empirismo afferma che da solo non porta alla conoscenza scientifica perché bisogna integrare al semplice utilizzo dei sensi il lavoro fondamentale della mente, del pensiero; l’empirismo però serve per fondare la ricerca scientifica sulla realtà e non solo sul mondo metafisico o mentale come sostiene l’idealismo, non bisogna immaginare il mondo. Sul piano della conoscenza scientifica Popper (come afferma il professor Monaco) assegna un grande valore alla matematica, ma non è un realista, non crede che sia la struttura della realtà, è solo un linguaggio, lo strumento più sofisticato per conoscere il mondo. Popper è un razionalista, posto che tutti abbiamo lo stesso strumento per conoscere il mondo, cioè la mente, le conoscenze scientifiche sono confrontabili e il mondo sarà rappresentato alla stessa maniera per tutti. Popper si sforzò anche di trovare il corretto funzionamento della ricerca scientifica e la suddivide in tre fasi: 1. Il ricercatore si pone una domanda 2. Viene formulata un’ipotesi che porterà a diverse osservazioni che saranno eseguite anche dal resto della comunità scientifica (secondo la concezione moderna, con la collaborazione tra gli scienziati) 3. Si elabora una teoria, una risposta alla domanda iniziale; questa si potrà considerare come verosimile fino a che essa non verrà confutata da ulteriori esperimenti Per verificare infatti una teoria servirebbero infinite osservazioni, da qui il “Principio di falsificabilità” espresso da Popper. La Verità (intesa in termini assoluti) non potrà mai essere raggiunta, ma col procedere del tempo ci avviciniamo asintoticamente elaborando delle teorie sempre più verosimili. Proprio per questo la metafisica per Popper non si potrà mai ritenere vera o falsa, in quanto non si può falsificare. In ambito etico Popper ragiona soprattutto sulla politica. Fu da giovane un socialdemocratico per poi diventare liberale, il cittadino per Popper doveva quindi avere un ruolo attivo in politica. Successivamente rafforzò le proprie convinzioni liberali sostenendo il liberalismo politico secondo il quale lo Stato deve dividere il potere (esecutivo, legislativo e governativo) e devono essere difese le libertà e i diritti civili. Per quanto riguarda l’ambito politico Popper scrisse “Società aperta” (1945) in cui afferma che la società non deve subire delle censure, le informazioni devono essere libere perché c’è la fiducia che vinca la ragione, contrapposta alla società totalitaria in cui il potere politico controlla tutto, comprese le opinioni; quest’opera fece molto scalpore perché metteva sullo stesso piano il Nazismo e il Comunismo, visti entrambi come pericolosi per la società. Successivamente il professor Carlo Monaco si è soffermato sulla teoria del Mondo 3: mentre in passato si riteneva l’universo come dualistico (con Platone era diviso in Idee e mondo materiale, col cristianesimo in Spirito e Corpo, con Kant in Soggetto e Oggetto), Popper ritiene che esistano 3 mondi: Mondo 1: è il mondo finito, materiale Mondo 2: è la nostra mente, l’io kantiano Mondo 3: è l’insieme dei prodotti dell’attività dell’uomo, dove tutti i pensieri, le idee e la storia si trovano (arte, letteratura, filosofia, scienza, etc.) La formazione di una persona è quindi data dal continuo dialogo tra il Mondo 2 e il Mondo 3 e chiunque può contribuire alla formazione del Mondo 3, infatti, usando le parole di Einstein citate dal professore al termine della conferenza: “La più grande qualità dell’uomo è la fantasia”. Francesco Alfieri 5E Scientifico Popper, l'Aristotele del mondo di oggi Giovedì 11 febbraio 2016, nell'Auditorium dell'istituto ISIS Archimede di San Giovanni in Persiceto, si è tenuta la prima conferenza, promossa dal dipartimento di filosofia e storia dell'istituto, sul tema: "che cosa hanno davvero detto i filosofi"; ospite della manifestazione, il professore Carlo Monaco che ha illustrato la sua analisi su "che cosa ha davvero detto Popper". Carlo Monaco, laureato in Giurisprudenza, ha insegnato Filosofia e Storia nei Licei e successivamente alle Università di Bologna, Ravenna e Urbino. È stato presidente dell'Istituto Regionale per l'Apprendimento della Regione Emilia-Romagna. È autore di numerose pubblicazioni di carattere scientifico, divulgativo, narrativo e drammaturgico. «Quando gli autori diventano famosi?» Con questa domanda inizia l'analisi del prof. Monaco su Popper: molti autori non ebbero fama immediata con i loro scritti, ma furono discussi solo anni dopo, in un differente contesto storico. Così accadde per Søren Kierkegaard, Friedrich Nietzsche e, in Italia, per Popper. La causa principale della tardiva scoperta di Popper, fu 1' arretratezza del pensiero filosofico italiano, suddiviso prevalentemente in tre schieramenti: il Marxismo, il neo-idealismo di Croce e Gentile e la filosofia cattolica di stampo tomista e agostiniana. "Io se devo scegliere un epoca in cui avrei voluto vivere, sarei in imbarazzo tra l'Atene democratica di Pericle, tra la Firenze di Lorenzo il Magnifico e la Vienna del primo Novecento"; queste sono le parole iniziali usate dal professore Monaco nella descrizione dell'ambiente culturale viennese, capitale di ogni aspetto della cultura in quegli anni: ad esempio qui è nata la psicoanalisi di Freud; in ambito politico, sempre nella capitale austriaca nasce il Sionismo; senza dimenticare che sempre a Vienna inizia l'ascesa del nazismo di Hitler. Delineando il profilo di Popper, Monaco parla della sua vita sottolineando come il filosofo non sia cresciuto in una famiglia agiata; a Vienna, sua città natale, lavora come operaio per poi studiare matematica e iniziare qui la propria carriera di insegnante e filosofo. Costretto a lasciare la sua città, a causa dell'annessione dell'Austria alla Germania, nel 1937 si trasferisce in Nuova Zelanda; fa ritorno in Europa, a Londra, solo al termine della Seconda Guerra Mondiale; è nella capitale inglese che si stabilisce e dove muore nel 1994. Popper, l'Aristotele del mondo di oggi. Come 1' antico filosofo greco, Popper cerca di tenere unito il sapere per evitare che si perda in troppe specializzazioni e dare un senso unitario al mondo complesso in cui vive; infatti, come Aristotele, "non ha un baricentro", dice Monaco, " perché la sua formazione lo ha portato alla matematica, alla logica, ma anche alla politica". Per spiegare la filosofia di Popper occorre partire proprio dai grandi temi della dottrina aristotelica: dice Monaco che il pensiero di Popper è perfettamente in linea con la "tradizione" classica, non copiando ma bensì aggiornando il pensiero in un tempo dove il sapere si è frammentato in molte specializzazioni. "Kant: la grande rotatoria della filosofia". A Kant arrivano tutte le filosofie antiche, ma visto che in una "rotatoria" non si può stare fermi ogni corrente filosofica inizia a prendere la sua strada (ad esempio come hanno fatto gli idealisti) e, quando ci si accorge di non aver raggiunto la meta prefissata, si fa ritorno a Kant. Questa è la metafora con cui Monaco spiega il fatto che Popper si possa considerare un "ritorno a Kant", perché si pone le stesse domande critiche sui limiti e gli ambiti di valenza delle nostre conoscenze, che già il filosofo tedesco si era posto nel 1700. Nello specifico Popper affronta questa riflessione quando deve prendere una posizione tra empirismo e razionalismo, optando per quest'ultimo ritenendo che non sia vero ciò che rispecchia la realtà, ma ciò che noi costruiamo correttamente a partire dalla visione della realtà attraverso un proprio processo di elaborazione. Addentrandosi più profondamente nella filosofia popperiana, ci imbattiamo nel Principio di falsificabilità, il quale costituisce la linea di demarcazione tra le scienze e le metafisiche. Le prime sono verosimili non perché verificabili, bensì perché possono, e potranno, essere falsificate, mentre le altre non sono falsificabili quindi, per Popperà, sono solo plausibili. Passando al piano politico. Il Popper giovanile si avvicina alle idee marxiste. Quindi Popper e un socialdemocratico, il quale tende a vedere nell'intervento pubblico dello stato un ruolo attivo nei termini dello sviluppo sociale. Ma con il passare del tempo e con l'avvento del nazismo e del comunismo sovietico, inizia a propendere per il liberalismo, diventandone uno dei massimi teorici. "Il liberalismo politico consta di due assiomi", dice Monaco, "lo Stato deve garantire la divisione del potere e deve difendere le libertà": iniziando la sua analisi sulle libertà, il professore si focalizza sui diritti civili, che a suo dire non hanno il compito di dare dei dettami morali agli uomini perché è il cittadino a decidere con la propria testa, chiedendo allo Stato di intervenire soltanto qualora venga commesso un reato. Popper è un liberale pieno in questo senso; di indirizzo non conservatore poiché vede di buon occhio i processi in campo sociale. Negli ultimi anni della sua vita intraprende, da antesignano, una critica alla televisione, intravedendo in quello strumento un possibile mezzo che poteva arrecare, in modo subdolo, del danno ai cittadini. Quindi il concetto principale è che lo Stato, secondo Popper, non è un bene in sé, ma un mezzo necessario per garantire il "bene" ai cittadini. Si arriva così alla Società Aperta di Popper, dove si può entrare ed uscire liberamente, c'è uno scambio di opinioni dove ognuno può dire ciò che vuole perché si ha la fiducia che alla fine la ragione della collettività prevalga. Quindi Popper si oppone allo Stato Totalitario, che ha degli apparati e una tecnologia di controllo dei cittadini. La teoria del Mondo tre. Per Popper c'è il Mondo uno che è il mondo fisico naturale, il Mondo due è quello che Kant chiamava l'io psicologico e il Mondo tre è l'insieme di tutte le attività culturali. che l'uomo ha prodotto. In realtà ogni formazione vive immersa nel Mondo tre. "Anche se ci sembra di avere a che fare con il Mondo due, il Mondo tre è il vero mondo", precisa Monaco. In conclusione delle due ore di conferenza ci sono state alcune domande che hanno permesso degli approfondimenti soprattutto sulla filosofia politica di Popper. Nel complesso il professore Carlo Monaco è riuscito, come si era proposto inizialmente, ad analizzare efficacemente e chiaramente, facendo anche ampie digressioni di approfondimento, anche gli aspetti più complessi del pensiero di Popper, senza cadere in eccessive semplificazioni e banalizzazioni. Nicola Piacquadio 5E Scientifico SOMMINISTRAZIONE, CORREZIONE E REGIA PROF. MASSIMO PASQUINI