Trento 16 mercoledì 13 agosto 2008 CAROVITA l'Adige IN DODICI MESI 4,1% 4,7% 7,1% -6,6% 5,7% In luglio record dell’inflazione al E le associazioni di tutela dei consumatori accusano: manca la concorrenza L’AUMENTO NAZIONALE LA CITTÀ PIÙ CARA SALGONO LE TARIFFE I CONSUMI NON ALIMENTARI AUMENTA IL FATTURATO Hanno contribuito soprattutto gasolio (+31,4%), benzina (+13,1), pasta (+24,7) e pane (+12,9) La città italiana dove i prezzi sono aumentati di più è Cagliari, ma nel Nord Est Trento detiene il record In aumento anche il costo dei trasporti, delle bevande alcoliche e dei tabacchi (+5,1%) Segno negativo per le vendite di generi non alimentari nei supermercati, la gente risparmia Il fatturato nell’alimentare è cresciuto più della media, nonostante la contrazione delle vendite 4% Autunno caldo per prezzi e salari I sindacati si preparano ad alzare le richieste ROBERTA BOCCARDI L’inflazione galoppa, e quello che ci aspetta sarà un autunno caldo, per la corsa inarrestabile dei prezzi e anche sul fronte sindacale. «Non è solo un problema di crescita dei costi delle materie prime e dell’energia, dopo le elezioni si è innescato un processo quasi incontrollabile e questo vuol dire che i furbetti sono tornati a colpire - dice Ruggero Purin, segretario della Cgil - è chiaro che in autunno dovremo avviare un confronto serrato con Purin: questo governo non dà risposte ai problemi veri del Paese che sono quelli delle famiglie che non arrivano alla fine del mese il governo, e aprire una fase decisa di mobilitazione». Alle richieste sindacali di una politica di sostegno dei redditi e delle pensioni, secondo il leader della Cgil, «le risposte che arrivano dal governo sono agli antipodi». «I veri problemi del Paese non sono i processi al premier, ma le condizioni di vita dei cittadini, per molti diventate insostenibili - continua Purin - e il nodo sta in una convinta politica a favore dei redditi più bassi per rilanciare i consumi. Invece hanno rimesso in discussione i diritti dei lavoratori, dilatato di nuovo il precariato, attenuato la lotta all’evasione, tagliato risorse alle autonomie locali mettendole in difficoltà sul versante dei servizi; sui redditi bassi c’è l’assegno alla povertà... una cosa incredibile, e la riduzione della pressione fiscale sullo straordinario che non è una risposta adeguata per garantire una maggiore disponibilità di reddito da lavoro». Inevitabile anche una ripresa delle richieste sul fronte salariale per Ermanno Monari, segretario della Uil. «Purtroppo è così, la politica e le parti sociali non sono stati in grado di fermare la corsa dei prezzi - dice il leader della Uil -, a questo punto dovremo far ripartire richieste che riequilibrino la perdita di potere d’acquisto dei salari». Purin e Monari condividono la proposta del segretario della Cisl, Nicola Ferrante di un «mister prezzi» locale, un’authority con forti poteri d’intervento per controlla- I mercati contadini Più mercatini di frutta e verdura per la vendita diretta dal produttore al consumatore. La richiesta avanzata dalle associazioni dei consumatori all’assessore provinciale Mellarini ha trovato una risposta soltanto parziale. Eppure è la ricetta giusta: vi sono produttori che potrebbero mettersi insieme e agevolare la vendita diretta. Finora però a Trento, una città di centomila abitanti, c’è solo quello del sabato in piazza Dante. re la filiera commerciale. «Chi fa il furbo va additato alla pubblica opinione per aiutare i consumatori a scegliere fra le varie offerte - conclude Monari -, e bisogna creare un meccanismo di concorrenza che possa portare se non all’abbassamento almeno ad una stabilizzazione dei prezzi». Ridurre i consumi allo stretto necessario per innescare un meccanismo virtuoso che dia libero sfogo alla concorrenza: è l’invito di Paolo Cunego del Comitato difesa consumatori. «Sarà un autunno caldo sul fronte dei prezzi - ribadisce - perché questi signori che speculano sulle spalle degli italiani non hanno ancora toccato il fondo mentre i cittadini comuni sì». Esempi di commercianti lungimiranti ci sono, come il benzinaio che nell’orario di chiusura del distributore sconta il carburante di 10 centesimi, o il barista che il caffè lo mette ancora a 85 centesimi. «Ma in Trentino, oltre al fenomeno turistico che fa lievitare i prezzi, esistono situazioni di cartello che impediscono di mantenere i prezzi a livelli normali - continua Cunego - e mancano la capacità e il coraggio di essere autonomi rispetto alle direttive delle associazioni di categoria. Soprattutto i contadini dovrebbero lasciar perdere consorzi e cooperative e vendere la merce ai mercatini». La possibilità di estendere la diffusione della vendita diretta dal produttore al consumatore, quantomeno per i prodotti ortofrutticoli, è una delle richie- Monari: politica e parti sociali non sono stati in grado di arrestare la corsa dei prezzi, ora bisogna riequilibrare ste avanzate a livello provinciale anche dall’Adoc (Associazione difesa e orientamento consumatori). «Un altro accorgimento che abbiamo suggerito è l’indicazione del doppio prezzo all’origine e finale per i prodotti di maggior consumo - spiega Sergio Groff - e per i carburanti, un intervento della Provincia che introita il 90% dell’imposizione fiscale». Le associazioni dei consumatori auspicano però anche un maggior sostegno sindacale per ottenere risposte più incisive dall’assessore al commercio Tiziano Mellarini. Chiedono interventi di sostegno per le piccole e medie aziende strozzate dalla riduzione dei margini di guadagno, ma non vogliono sentir parlare di un «mister prezzi» locale, che viene visto come un ulteriore appesantimento in termini di costi e burocrazia. «Che facciano funzionare gli strumenti che ci sono invece di inventarne di nuovi - dice Massimo Piffer, vicepresidente dell’Unione Commercio e presidente dei dettaglianti -, da tempo stiamo chiedendo l’Os- servatorio del commercio, uno strumento utilissimo per avere un bilancio aggiornato delle attività, capire quante chiudono e aprono, perché chiudono e in quali tipologie, eppure non decolla». La strategia portata avanti dall’Unione è chiara: più attenzione per un comparto che dal dopoguerra ad oggi ha reso vitale la nostra economia. «Si facciano investimenti anche in questo settore, soprattutto per sostenere quelle attività che sul territorio hanno una funzione sociale oltre che economica, perché dare un servizio significa mantenere viva una comunità - continua Piffer - in un momento di difficoltà si usino i soldi pubblici per sostenere settori che stanno soffrendo, piccoli operatori che sacrificano il loro salario per mantenere in vita queste attività». I prezzi corrono e i consumi calano. «La gente sta molto attenta a quello che spende, e riduce la spesa mediamente a ciò che serve - conferma Massimo Gallo, presidente dei dettaglianti di Confesercenti -. Tutti gli operatori risentono di un calo generalizzato delle vendite, ma mentre la grande distribuzione, più competitiva, riesce a tenere, la piccola e media distribuzione fa una gran fatica e perde nella macroregione del Nord-Est tra il 3,6% e il 4%. Ma il problema vero è che nell’ultimo quinquennio si sono contratti molto gli utili, perché le spese fisse di gestione dell’attività sono schizzate verso l’alto: oltre ad affitto e costi di energia, è aumentata la pressione fiscale nazionale e soprattutto locale». Sia Piffer sia Gallo riflettono sul dato dell’inflazione, che in luglio si è attestata al 4%. «Non è poco - dice Gallo - ma non basta a spiegare la situazione attuale, con le famiglie italiane sempre più in difficoltà che non riescono ad arrivare alla fine del mese. A mio avviso, ai beni di prima necessità del comparto alimentare, al costo dell’energia e dei carburanti, vanno aggiunte altre spese che di fatto vanno considerate di prima necessità, perché nessuno può farne ameno, emi riferisco ad esempio alle assicurazioni e alle banche». «Tutti a far di conto sulla zucchina che aumenta e cala - aggiunge Piffer - quando la spesa alimentare incide sul salario per il 15%, 18%. L’inflazione è generata principalmente dal costo delle materie prime e dell’energia che, nella filiera della produzione, producono aumenti a due cifre».