STORIA DELLA CHIMICA Lewis e il legame chimico Nei primi anni del Novecento, dopo la scoperta dell’elettrone, chimici e fisici proposero diversi modelli che tentavano di descrivere la struttura dell’atomo. In questo stesso periodo si cercava di spiegare anche il legame chimico. Le prime teorie sul legame chimico Già nella seconda metà dell’Ottocento erano state elaborate delle teorie sul legame: una delle più accreditate era quella della valenza di Edward Frankland (18251899). Egli si era reso conto che la maggior parte degli elementi allora noti aveva un potere di combinazione fisso: elementi come l’idrogeno, il sodio, il cloro, che si combinano di solito con un atomo solo, hanno valenza 1; elementi che possono combinarsi con due atomi, come il calcio e l’ossigeno, hanno valenza 2, ecc. Basandosi proprio sulla teoria della valenza, il tedesco Friedrich August Kekulè von Stradonitz (1829-1896) aveva ideato un metodo per rappresentare la struttura delle molecole organiche. I quattro legami che gli atomi di carbonio (con valenza 4) potevano formare erano rappresentati da trattini: il metano per esempio si rappresentava come: H s H9 C9H s H Con la scoperta degli elettroni nel 1897 e la diffusione dei raggi X, le teorie sul legame chimico subirono delle modifiche. Verso la teoria dell’ottetto In particolare, fu presto chiaro che gli elettroni erano coinvolti nel meccanismo di formazione del legame e che ogni elemento della tavola periodica aveva un elettrone in più rispetto al precedente. Nel 1904 Richard Abegg (1869-1910) aveva capito che i gas nobili erano molto poco reattivi in virtù di una grande stabilità elettronica: i gas nobili non reagivano perché non avevano necessità di scambiare elettroni con gli altri atomi. Così il sodio, che ha un solo elettrone più del gas nobile argon, cedendo un elettrone assume stabilità elettronica analoga a quella di un gas nobile; il cloro, che ha invece un solo elettrone in meno del neon, se acquista un elettrone diventa a sua volta stabile come un gas nobile. Nel frattempo, si era capito che gli elettroni si distribuiscono nell’atomo in gusci o livelli: ciascun guscio può contenere un numero definito di elettroni e in particolare i gusci esterni sono completi quando ospitano otto elettroni (due nel caso del primo Periodo). I gas nobili hanno sempre i gusci esterni completi e la tendenza degli atomi nella formazione dei legami è raggiungere una condizione analoga: riempire completamente il guscio più esterno. Secondo Abegg pertanto gli atomi cedevano elettroni o li acquistavano per avere il guscio esterno completo. In pratica, Abegg utilizzava già quella che oggi è nota come regola dell’ottetto: così come tutti i gas nobili possiedono otto elettroni nel guscio elettronico più esterno, gli atomi hanno la tendenza ad acquistare o cedere elettroni in modo da avere a loro volta un ottetto nel livello elettronico più esterno. Con questa teoria si riusciva a spiegare il meccanismo di formazione degli ioni, ma non la formazione del legame oggi noto come covalente, per esempio nel caso di due atomi di cloro che si uniscono a formare la molecola Cl2. Furono Gilbert N. Lewis e Irving Langmuir (18811957) a proporre indipendentemente l’uno dall’altro una teoria sul legame più completa di quella di Abegg. Quando formano un legame, gli atomi tendono a completare il guscio esterno e a raggiungere l’ottetto in due modi: donando o cedendo elettroni (diventando così ioni), oppure mettendo in comune uno o più elettroni con l’atomo con cui formano il legame. Poiché è solo il comportamento degli elettroni del guscio esterno a influenzare la formazione del legame, in analogia con la teoria di Frankland questi elettroni sono detti elettroni di valenza. Intuizioni e limiti nel modello di Lewis Lewis propose anche un modo per rappresentare la distribuzione degli elettroni intorno all’atomo. Si trattava di un modello molto rudimentale noto come «atomo cubico», che però aveva il pregio di spiegare la formazione del legame. In un famoso articolo sulla teoria di legame, Lewis riprende la regola dell’ottetto: gli elettroni di valenza sono posti agli otto vertici del cubo che rappresenta l’atomo e il guscio di valenza risulta completo solo quando sono presenti otto elettroni. Be F Brady, Senese CHIMICA © Zanichelli 2008 Storia della chimica Gilbert Newton Lewis, chimico-fisico statunitense, nacque nel Massachusetts nel 1875 e morì nel 1946 a Berkeley (California) per cause misteriose, forse a seguito di un suicidio. Lewis, sposato e con tre figli, studiò e lavorò anche in Europa e in Asia, nelle Filippine. Negli ultimi anni della sua carriera insegnò all’Università di Berkeley in California. Gli scritti più importanti di Lewis sono legati alla teoria del legame: in particolare, nel 1923 pubblicò due libri, Thermodynamics and the Free Energy (Termodinamica ed energia libera), scritto insieme a Merle Randall, e Valence anche the Structure of Atoms and Molecules (La valenza e la struttura di atomi e molecole). LEWIS Gilbert Newton Lewis STORIA DELLA CHIMICA Be F Cl Cl I simboli di Lewis e la rappresentazione del legame che si poteva realizzare con la loro combinazione erano bidimensionali e non tenevano conto della repulsione tra elettroni né della reale disposizione geometrica degli atomi in una molecola. Per rappresentare la geometria molecolare, nel 1957 sarà introdotta la teoria VSEPR (Valence Shell Electron Pair Repulsion). La teoria acido-base di Lewis Nel 1923 Gilbert N. Lewis propose un’estensione della definizione di acidi e basi, che teneva conto della capacità di una specie chimica di accettare o donare una coppia di elettroni. La teoria fino ad allora accettata era quella di Brønsted e Lowry, che a sua volta completava la teoria di Arrhenius. Secondo Lewis, gli acidi sono sostanze in grado di accettare una coppia di elettroni (possono essere molecole o cationi, per esempio AlCl3 o Zn2⫹); le basi sono le sostanze in grado di cedere una coppia di elettroni (molecole o anioni, per esempio NH3 oppure OH⫺). Le reazioni di neutralizzazione tra un acido e una base di Lewis consistono nella formazione di un legame covalente di coordinazione tra acido e base. La novità della definizione di Lewis è che comprende la teoria di Brønsted e Lowry e che con essa aumentano le specie chimiche che possono essere classificate come acidi e come basi. Quando si sceglie la terminologia di Lewis, però, non si può utilizzare il concetto di acido e base coniugata, che si utilizza seguendo la teoria di Brønsted e Lowry. Note finali Lewis è stato uno dei primi grandi chimici degli Stati Uniti: oltre che per i suoi contributi alla teoria del legame e allo studio delle soluzioni acido-base, è ricordato anche per la definizione del concetto di attività in termodinamica e per essere stato il primo a coniare il termine «fotoni». Fu anche il primo a ottenere in laboratorio l’acqua pesante. Brady, Senese CHIMICA © Zanichelli 2008 Storia della chimica Oggi sappiamo inoltre che, anche se i simboli di Lewis sono ancora frequentemente utilizzati in particolare nella didattica, sia la natura dell’atomo sia la formazione del legame si spiegano tenendo conto delle nuove teorie quantistiche. LEWIS Il modello di Lewis si basava su alcuni postulati, secondo cui gli elettroni sono distribuiti tra un nucleo interno che rimane inalterato durante le trasformazioni chimiche e un nucleo esterno che può contenere da zero a otto elettroni (due nel caso di idrogeno ed elio) e che è implicato nella formazione del legame. Tra le maggiori intuizioni del modello di Lewis vi è il fatto che il legame sia dovuto a un doppietto di elettroni condivisi, che oggi spieghiamo con il principio di esclusione di Pauli e la meccanica quantistica. Intanto, nel 1913, quasi in contemporanea con la diffusione delle idee di Lewis, Niels Bohr aveva proposto il suo modello atomico, che teneva conto anche della quantizzazione delle orbite e che ben presto si impose nella comunità scientifica, pur con qualche modifica. Lewis allora si affrettò a modificare il suo «atomo cubico» per adattarlo alla teoria di Bohr, che però sarebbe stato a sua volta superato con la nascita della meccanica quantistica. Per rappresentare invece il legame tra due atomi, Lewis propose di utilizzare una simbologia (oggi si parla di simboli di Lewis) che riprendeva le formule di struttura di Kekulè: intorno al simbolo chimico di ogni elemento sono disegnati gli elettroni di valenza disposti a coppie; se sono coinvolti in un legame esso è rappresentato con un trattino: