Teatro di Tradizione Dante Alighieri Fondazione Ravenna Manifestazioni Comune di Ravenna Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Emilia Romagna 2011-2012 Opera e danza: oltre l’immagine L’immagine di copertina, tratta dal Rinaldo di Händel nel celebrato allestimento di Pier Luigi Pizzi, scelta per rappresentare la stagione d’opera 2011–2012, rivela alcuni dei tratti più significativi che la caratterizzano. Innanzitutto l’impegno costante del Teatro Alighieri nel riproporre titoli rappresentativi di tutto il grande teatro musicale, dal barocco al contemporaneo passando per il melodramma, con una rinnovata attenzione agli allestimenti. Le scelte che hanno orientato in questi anni la curiosità verso nuovi titoli, la ricerca di giovani artisti da valorizzare, la promozione delle energie creative più vivaci del nostro paese e della nostra città, si coniuga in questa stagione con una più decisa volontà di porre in giusto risalto l’aspetto della regia e degli allestimenti scenici, proponendo alcuni lavori storici di grandi registi e scenografi quali Jean-Pierre Ponnelle con una delle sue ultime e più riuscite messe in scena, “L’occasione fa il Ladro” di Rossini, e Pier Luigi Pizzi, con la storica edizione del “Rinaldo” di Händel realizzata a Reggio Emilia nell’85, ripresa alla Scala nel 2005 e portata in tournée in tutto il mondo con straordinario successo. A loro si affianca il regista Marco Gandini, che, formatosi accanto a grandi maestri quali lo stesso Pizzi, Franco Zeffirelli, Filippo Crivelli, Hugo de Ana, Graham Vick, ha firmato produzioni in quasi tutti i teatri italiani e in molti dei più prestigiosi teatri d’opera a livello internazionale. Sarà sua “La bohème” nel nuovo allestimento coprodotto dal Teatro Alighieri coi Teatri di Tradizione della Toscana. Luca de Fusco, uno dei protagonisti della scena teatrale contemporanea, firma la regia de “L’opera da tre soldi”, produzione presentata nel 2011 al Napoli Teatro Festival Italia con protagonisti Massimo Ranieri e Lina Sastri. Nel piccolo gioiello di Benjamin Britten, “Il piccolo spazzacamino” (The little sweep), avremo modo di apprezzare le qualità di alcuni artisti della nostra città, dal regista Piero Fenati allo scenografo Ezio Antonelli, autore di una scena totalmente virtuale realizzata per il Teatro Alighieri nel 2003, sperimentando un uso poetico della tecnologia di cui è oggi apprezzato maestro in Italia e in Europa. con il contributo di partner teatroalighieri.org Analogo impegno a quello messo in campo sul fronte dell’opera, il Teatro Alighieri sta profondendo sulla danza. L’immagine simbolo che abbiamo scelto a rappresentare i cinque titoli della stagione, uno scatto “rubato” a The David Parsons Company, ben raffigura la ricerca di eleganza, di innovazione, di modernità e nello stesso tempo di grande rigore e classica plasticità che orienta le nostre scelte nel variegato panorama internazionale di generi e stili. Ecco che allora le espressioni più alte del folklore portate in scena dal Balletto Nazionale della Georgia con “Sukhishvili” si accostano senza stridore ad uno dei titoli più amati del balletto classico come “La Bayadère” nel nuovo allestimento del Balletto del Teatro Nazionale Slovacco di Bratislava. Alla già citata compagnia newyorkese Parsons Dance, una delle massime espressioni della danza moderna, si affianca una delle nostre più prestigiose compagnie, Aterballetto, che presenta l’ultima creazione di Mauro Bigonzetti in uno dei grandi classici della danza del ‘900, “Le Sacre”, per finire ad un’altra delle massime espressioni della danza contemporanea italiana quale la Compagnia Virgilio Sieni. Modernità e bellezza, classicità e dinamismo; le musiche scelte per molte delle coreografie in programma ne sono ulteriore espressione, da Händel – ancora Händel - che ritorna come colonna sonora ispiratrice di “Come un respiro”, l’altro lavoro presentato da Bigonzetti alle Variazioni Golberg di J.S.Bach eseguite al pianoforte da Riccardo Cecchetti per il “Solo Goldberg improvisation” di Virgilio Sieni. “Il nuovo cartellone del Teatro Alighieri che presentiamo oggi, in linea con le precedenti edizioni, propone dieci appuntamenti equamente distribuiti tra opera e danza. In un contesto sempre molto difficile per il settore ritengo per questo doveroso sottolineare ancora una volta il nostro debito di riconoscenza – afferma il sovrintendente Antonio De Rosa - ai benemeriti sostenitori della stagione d’Opera e di Danza, la Cooperativa Muratori e Cementisti Cmc, UniCredit e la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Grazie a loro ed al nostro pubblico abbiamo potuto tenere alto il profilo qualitativo della stagione. I nostri partner istituzionali, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia Romagna e Comune di Ravenna per il 2011 hanno erogato risorse in linea con gli anni precedenti. A loro dobbiamo essere grati. Infine, in questa occasione, voglio dire con chiarezza che tutto il mondo dello spettacolo in Italia ha un debito di riconoscenza con il Maestro Riccardo Muti, che lo scorso marzo ha convinto il Ministro Tremonti a non dar corso ai tagli programmati del Fondo Unico per lo Spettacolo. Senza quell’incontro oggi non avremmo potuto presentare una stagione d’opera.” “Cmc nel confermare anche per la stagione di opera e danza 2011-2012 del Teatro Alighieri il proprio sostegno – sottolinea il Presidente di Cmc Massimo Matteucci – è consapevole che le imprese e l’imprenditoria ravennate debbono fare la loro parte. Un tempo Cmc acquistò per i suoi soci una ricca biblioteca per affinarne la preparazione culturale: ora le necessità sono cambiate e vediamo che di anno in anno cresce l’interesse per le tante iniziative culturali che avvengono a Ravenna, e non solo. La musica e le antiche arti che hanno portato all’evoluzione dell’umanità vanno salvaguardate per un vero problema di civiltà. Noi siamo una cooperativa ed è connaturato alla nostra identità il compito di interagire con il territorio per migliorare la qualità della vita della nostra città.” “È con grande entusiasmo – afferma Stefano Rossetti, Responsabile PMI Rete Italia UniCredit – che continuiamo a sostenere le iniziative del Teatro Alighieri, legando il nome e l’impegno del nostro istituto ad un appuntamento di rilievo per la città, in linea con uno degli obiettivi principali del nostro Gruppo: essere vicini alla gente. Crediamo che la cultura, nelle sue diverse manifestazioni, sia insieme un pilastro e un volano per l’economia e lo sviluppo della realtà ravennate. E con coerenza, nel tempo, abbiamo legato il nome e l’impegno del Gruppo ad eventi volti ad accendere i riflettori sulle eccellenze e sulle potenzialità di questo territorio”. Il determinante contributo della Fondazione del Monte e dei parter CMC e UniCredit oltre a garantire continuità e qualità alla stagione d’opera e danza ci consente ancora una volta di mantenere inalterati i prezzi di abbonamenti e biglietti introducendo ulteriori agevolazioni per i più giovani come la speciale tariffa di soli 5 euro (valida in qualsiasi settore) per i ragazzi fino a 14. Sempre al pubblico dei giovani (fino ai 26 anni) sono dedicate tariffe speciali sia per l’acquisto dell’abbonamento (da 30 a 75 euro per l’opera e da 20 a 60 per la danza) oltre alla conferma dei ‘100 Carnet Alighieri’ introdotti con grande successo lo scorso anno e che con soli 48 euro (contro i 72 della tariffa intera), consentono di partecipare a 6 spettacoli scelti trasversalmente tra le stagioni del teatro ravennate, 2 di opera, 2 di danza e 2 di prosa. Sottoscrivendo infine la ‘classica’ formula dell’abbonamento (4 spettacoli sia per l’opera che per la danza), oltre a garantirsi lo stesso posto per tutti gli spettacoli, gli spettatori possono ottenere un significativo vantaggio economico risparmiando dal 20 al 25% rispetto all’acquisto dei singoli biglietti. I prezzi degli abbonamenti vanno dai 44 euro del loggione ai 140 della platea per l’opera e da 26 a 84 euro per la danza. Sempre agli abbonati è inoltre riservata la prelazione sull’acquisto dei biglietti per gli spettacoli fuori abbonamento con una tariffa speciale, ridotta del 20%, a cui non sarà applicata la maggiorazione del diritto di prevendita. Si rinnova infine l’apprezzata consuetudine con Prima dell’opera, il ciclo di incontri pomeridiani con critici e musicologi (sempre alle 17.30 nella sala Arcangelo Corelli) per la presentazione delle opere in cartellone, organizzato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Ravenna. Primo appuntamento (giovedì 1 dicembre) dedicato a “L’occasione fa il ladro” relatore Marco Beghelli, il 24 gennaio sarà la volta di Giancarlo Landini per “La bohème”, il 14 febbraio Daniele Spini presenterà “L’opera da tre soldi”, mentre per “Rinaldo” sarà la volta di Carla Moreni il 17 aprile. “Il piccolo spazzacamino”, fuori abbonamento della stagione che incrocia il cartellone di appuntamenti di “A scuola in teatro”, sarà presentato il 6 marzo dal direttore artistico Angelo Nicastro che ne illustrerà anche gli aspetti produttivi. Date da ricordare Rinnovo abbonamenti dal 17 ottobre al 3 novembre esclusivamente alla biglietteria del Teatro Alighieri. Nuovi abbonamenti dal 10 novembre in biglietteria, www.teatroalighieri.org e agli uffici IAT Prevendite biglietti dal 17 novembre. Prevendita ‘100 Carnet Alighieri’ dal 24 novembre. Info: 0544 249244, www.teatroalighieri.org OPERA Il primo titolo in programma sabato 10 e domenica 11 dicembre, presenta un celebre allestimento del grande regista e scenografo francese Jean-Pierre Ponnelle, protagonista assoluto della scena lirica internazionale assai noto anche per le numerose versioni filmate di opere liriche, prematuramente scomparso alle fine degli anni ottanta. L’occasione fa il ladro fu il suo ultimo allestimento rossiniano, uno degli ultimi in assoluto, nonché uno dei più belli e geniali qui ripreso da Sonja Frisell. Sono passati ventitré anni dalla prima pesarese e lo spettacolo non mostra una sola ruga, è fresco come e più di una nuova produzione. Ispirandosi al sottotitolo dell’opera, “il cambio della valigia”, Ponnelle fa sgorgare tutto magicamente da una valigia: scene, attrezzeria, perfino i cantanti sotto la direzione del servo Martino. L’incanto delle scene dipinte, delle cantinelle a vista, dei cieli, dei tiri e della graticcia, dei movimenti in quinta, la magia delle luci, la delicatezza delle tinte pastello, lo splendore dei costumi, evocano una sorta di carillon fiabesco colmo d’ironia, eleganza, gusto per il gioco teatrale, un classico che non ci si stanca mai di rivedere e che rivive grazie all’iniziativa dell’Accademia della Scala che lo ha riallestito coi suoi giovani interpreti, tutti fra i venticinque e i trent’anni. Fra essi spiccano la venticinquenne sudafricana Pretty Yende nei panni della primadonna Berenice e Leonardo Cortellazzi, uno degli elementi più promettenti del vivaio scaligero. Altro nome emergente è quello del direttore Daniele Rustioni, nato nell’83 e già proiettato a grandi traguardi internazionali – prossimo il suo debutto al Covent Garden con Aida. Sabato 28 gennaio e domenica 29 gennaio presenteremo una nuova produzione de La bohème in un nuovo allestimento realizzato con i tre Teatri di Tradizione della Toscana - Lucca, Pisa e Livorno - affidato alla regia di Marco Gandini con le scene di Italo Grassi, autori della Betulia Liberata di Mozart diretta da Riccardo Muti presentata a Ravenna Festival nel 2010. Il cast di Bohème, opera per antonomasia legata alla giovinezza, è composto da giovani e talentuosi artisti selezionati in lunghe sedute di audizione tra oltre centottanta candidati e sarà affidato alla guida esperta di Elio Boncompagni a capo dell’Orchestra e del Coro della Toscana. La bohème che andrà in scena al Teatro Alighieri vivrà di un allestimento ambientato alla fine dell’Ottocento, periodo corrispondente a quello della composizione del melodramma. Per assecondare la circolarità spaziale dell’opera, che si apre e si chiude nella soffitta dei giovani bohèmien, senza indugiare in pause dopo ogni atto che rischiano di spezzarne l’unità drammaturgica complessiva, sono state pensate scene che permettono di effettuare un unico lungo intervallo tra secondo e terzo atto. Per la prima volta sarà rappresentata al teatro Alighieri L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht e Kurt Weill, in programma martedì 21 e mercoledì 22 febbraio (recita fuori abbonamento giovedì 23 febbraio). Rappresentata per la prima volta al Theater am Schiffbauerdamm di Berlino, il 31 agosto del 1928, L’Opera da tre soldi (Die Dreigroschenoper) è la pièce che ha garantito a Brecht il maggior successo internazionale, anche grazie alla collaborazione di Kurt Weill, che assume un rilievo determinante per lo strettissimo legame tra testo e musica dei songs. Il dramma – in un prologo e tre atti – si rifà a L’Opera del mendicante (The Beggar’s Opera, 1728) di John Gay, parodia del melodramma e tagliente rappresentazione della malavita londinese del Settecento. Lo spettacolo, prodotto dal Napoli Teatro Festival Italia in coproduzione con il Teatro Stabile di Napoli e in collaborazione con il Teatro di San Carlo, viene presentato nella nuova traduzione di Paola Capriolo per la regia di Luca De Fusco. Al suo debutto nel ruolo intrigante del fascinoso delinquente protagonista, Mackie Messer, sarà Massimo Ranieri. L’attore napoletano, nato come interprete brechtiano con Giorgio Strehler, impegna qui tutte le proprie capacità di cantante, ballerino, interprete, acrobata, mattatore. Figurano al suo fianco Lina Sastri nei panni della prostituta Jenny, e Gaia Aprea che interpreta Polly, giovane moglie di Messer. Le scene di Fabrizio Plessi, tra i più grandi videoartisti italiani, riproducono una facciata del Cortile Quadrato del Real Albergo dei Poveri, l’immenso edificio settecentesco pensato da Ferdinando Fuga come ospizio-reclusorio di tutti i derelitti del Regno di Napoli. Dalle finestre si affacciano grandi televisori che trasmettono immagini via via sempre più vicine alla contemporaneità. I costumi di Giuseppe Crisolini Malatesta, come tutta la scena, giocano sulle svariate gradazioni del bianco e del nero, quasi che sulla scena si svolga un film degli anni Cinquanta. La musica di Kurt Weill, che affianca le atmosfere fumose dei cabaret della Repubblica di Weimar ai ritmi jazz d’oltreoceano, è affidata all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta da Francesco Lanzilotta. Un fuori abbonamento celebrerà Benjamin Britten, il grande compositore britannico di cui nel 2013 ricorrono i 100 anni dalla nascita. Il Piccolo Spazzacamino (The Little Sweep) fa parte di un geniale progetto di opera per bambini che Britten intitolò Facciamo un’opera! (Let’s make an Opera!) con il quale inaugura una formidabile formula di opera fatta assieme. Oltre ai sette bambini protagonisti del racconto sulla scena, ai quattro personaggi interpretati da adulti - cantanti professionisti - e a un coro di voci bianche, è infatti tutta la platea ad essere parte attiva della rappresentazione. Tutti sono chiamati a partecipare attivamente cantando le canzoni dell’opera come piccoli entusiasti cantori. Il successo fu straordinario fin dalla prima rappresentazione del 1949 e diede vita ad una nuova sensibilità nel porgere la musica ai bimbi, una via sulla quale si sono sviluppati innumerevoli programmi e innovativi percorsi didattici. Programmato per il pubblico scolastico, sarà accessibile a tutti in una recita speciale domenica 11 marzo alle 15,30. L’allestimento realizzato dal Teatro Alighieri nel 2003 con la Drammatico Vegetale - Ravenna Teatro, regia di Piero Fenati, scene e costumi di Ezio Antonelli, vede coinvolte altre realtà emergenti del panorama musicale cittadino, il Quartetto Fauves (Dario Cazzani,e Patrizio Castiglia violini, Elisa Floridia viola, Giacomo Gaudenzi, violoncello) nella sua versione Plus (con l’aggiunta cioè del pianoforte a 4 mani di Elisa Cerri e Davide Cavalli e delle percussioni di Daniele Sabatani) e il Coro “Libere Note” dei bambini della Scuola Primaria “F. Mordani” diretto da Elisabetta Agostini e Catia Gori. Direttore sarà Erasmo Gaudiomonte. La storica edizione del Rinaldo di Händel che Pier Luigi Pizzi realizzò a Reggio Emilia nell’85, ripresa fra gli altri dal Teatro Alla Scala nel 2005, ritorna sulle scene per iniziativa del Teatro Alighieri che la riallestirà con l’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone riportandola poi nella sua “nativa” Reggio Emilia e a Ferrara. Si tratta di uno fra i gli spettacoli più belli - ancora freschissimo nonostante i suoi quasi trent’anni - realizzati da Pizzi. In un marmoreo salone di palazzo secentesco i personaggi, in azzurro-oro i cristiani, in rossoporpora i saraceni, si muovono trasportati su «macchine» - siano cavalli, troni, barche o che altro - mosse da un formidabile squadrone di mimi. Diventano icone che rendono visibili i molteplici, prodigiosi «affetti» della partitura händeliana, rievocando il senso della «meraviglia» così centrale in questa drammaturgia, in un trionfo di luci e colori propri solo di chi abbia sopraffino gusto iconografico. Accanto a Dantone e alla Bizantina spiccano alcuni fra i massimi interpreti di questo repertorio: Maria Grazia Schiavo nei panni di Almirena, Riccardo Novaro in quelli di Argante, Roberta Invernizzi in Armida; Marina De Liso interpreterà il ruolo di Rinaldo. Anche questo capolavoro, in cui è contenuta una delle arie più note di tutta la letteratura musicale “Lascia ch’io pianga” - non si dimentichi che il trascuratissimo Händel è un caposaldo, come pochi altri, della storia dell’ opera –, viene rappresentato a Ravenna per la prima volta. DANZA Il sipario della stagione di danza si alzerà sabato 17 dicembre alle ore 20,30 (replica domenica 18 alle 15,30) con uno spettacolo folkloristico che si cala perfettamente nell’atmosfera natalizia, Sukhishvili, portato in scena dal Balletto Nazionale della Georgia su musiche tradizionali di autori anonimi del X e XII secolo eseguite dal vivo. Il Balletto Nazionale della Georgia, fondato a Tbilisi nel 1945 da Nina Ramishvili e Iliko Sukhishvili – ballerini e coreografi a cui lo Stato sovietico ha conferito molti riconoscimenti tra cui il “Premio di Stato dell’URSS” e il titolo di “Artisti del Popolo dell’URSS”– persegue l’intento di far conoscere le antiche danze popolari georgiane rinnovando e vivificando un repertorio antichissimo al quale ha guardato anche Marius Petipa. Lo spettacolo propone tre diversi stili coreografici che rispecchiano la storia di questo popolo: le danze di palazzo, il folklore cittadino di Tbilisi, le danze degli artigiani e dei venditori ambulanti. La prima forma di danza, austera e guerresca, è quella degli uomini fieri, abili manipolatori di spade e pugnali; la seconda è quella delle dame dalle bellissime vesti, che scivolano sul palcoscenico con estrema eleganza e dolcezza; la terza, quella paesana, è animata da mattacchioni e acrobati. La danza popolare trova qui una delle sue massime espressioni e si eleva ai vertici della tecnica e del virtuosismo fusi in armoniosa eleganza. Nel folto programma segnaliamo una delle più popolari danze caucasiche, Lemuri; la danza di guerra Khorumi; la danza delle amazzoni, Samani; la danza eseguita con le spade, Khevsuruli; l’antica danza nuziale ancora in uso in Ossetia, Simdi; la particolarissima coreografia che vede gli uomini danzare sulle punte degli stivali con una tecnica assai raffinata, Shejibri. Particolare attenzione è dedicata alla realizzazione dei costumi, firmati dal migliore scenografo e costumista del periodo sovietico, il georgiano Simon Virsaladze - vincitore del “Premio Lenin” e autore del décor dei più celebri balletti del Bolshoj - che è riuscito a riprodurre con filologica vivezza i tipici costumi delle molte regioni della Georgia. Il 2012 si apre sabato 14 gennaio alle ore 20.30 (replica domenica 15 ore 15.30), con un grande classico “sulle punte”, La Bayadère, il balletto che portò Petipa al trionfo nel Teatro Imperiale di San Pietroburgo, grazie ad un mix di componenti che nel secondo Ottocento era ritenuto irresistibile: esotismo, romanticismo, sentimentalismo, amori traditi, gusto per il soprannaturale. Ambientata in un’India non reale, la storia si svolge in una terra esotica ed antica, occasione perfetta per danze e scene di mimo con atmosfere sontuose e ricche che ben rientrano nel filone di quei balletti altamente spettacolari che mutuavano dal gusto per il grand-opéra francese; anche la musica segue una linea coloristica e descrittiva in perfetta sintonia con l’azione danzante creata dal coreografo. Il nome Bayadère deriva da “baiadere”, appellativo attribuito dai viaggiatori portoghesi alle danzatrici dei templi indiani, ritenendo che la loro attività principale fosse appunto “bailar”. In realtà il vero nome di queste fanciulle inaccessibili, predestinate al servizio divino nell’India meridionale, era “davidasi”, cioè “serve del dio”; i loro riti coreografici si svolgevano in adempimento a una pratica esclusivamente religiosa e secondo regole inderogabili codificate da un antichissimo trattato sanscrito. La Bayadère nella versione di Rafael Avnikjan e Karin Alaverdjan, ha debuttato nella scorsa stagione al Teatro Nazionale Slovacco di Bratislava, una delle istituzioni culturali più importanti del paese. Fondato nel 1920 e costituito di una sezione d’opera, di teatro e balletto, ha nella compagnia stabile di danza una delle sue più prestigiose espressioni. Gli appuntamenti con la danza si susseguono con cadenza mensile; Sabato 25 (20.30) e domenica 26 febbraio (15.30) l’appuntamento è con la danza esplosiva di The Parsons Dance Company che porterà a Ravenna un sunto delle creatività di David Parsons, da Remember me (2010) a Swing Shift (2003), da In the end (2005) alla celeberrima Caught (1982) definita dalla critica “una delle più grandi coreografie degli ultimi tempi”, l’indimenticabile cavallo di battaglia di David Parsons dove il protagonista è un unico danzatore che, sfidando le leggi della gravità, riesce ad attraversare il palcoscenico sospeso a mezz’aria. Vera e propria icona della post modern dance statunitense, Parsons incarna una danza piena di energia e positività, acrobatica e comunicativa al tempo stesso. La compagnia da lui fondata nel 1987, è tra le poche che, oltre ad essersi affermata sulla scena internazionale con sempre rinnovato successo, è riuscita a lasciare un segno nell’immaginario teatrale collettivo e a creare coreografie divenute veri e propri “cult” della danza mondiale. Sin dagli esordi, l’alta preparazione atletica degli interpreti e la grande capacità del fondatore di dare anima alla tecnica sono state gli elementi distintivi della Parsons Dance. Come ha scritto il New York Times, “I ballerini vengono scelti per il loro virtuosismo, energia e sex appeal, attaccano il pubblico come un ciclone, una vera forza della natura”. Le musiche sono varie quanto le coreografie e vanno da Rossini e Mozart al jazz di Phil Woods e Miles Davis, a Robert Fripp, dal chitarrista e fondatore dello storico gruppo rock inglese King Crimson, alla popolare musica della Dave Matthews Band. La Stagione Danza prevede un titolo fuori abbonamento con il quale si inaugura anche una nuova rassegna sulle forme della danza contemporanea dal titolo “ToDay, To Dance” realizzata in collaborazione con Cantieri Danza Ravenna e Nobodaddy/Ravenna Teatro. Solo Goldberg improvisation è lo spettacolo che il Teatro Alighieri inserisce come proprio contributo alla rassegna il 4 marzo alle ore 15.30, una produzione della compagnia Virgilio Sieni che vede in scena lo stesso coreografo/danzatore Virgilio Sieni assieme a Riccardo Cecchetti che al pianoforte esegue la celebre pagina delle Variazioni Goldberg di J.S. Bach. Solo Goldberg Improvisation rappresenta il manifesto dell’arte coreografica di Virgilio Sieni, emblema delle sue ricerche sul corpo e sui linguaggi della danza e dell’arte, sempre protese a oltrepassare gli approdi formali e le codificazioni. In questo lavoro la musica di Bach definisce una metrica e un’architettura immateriale in cui il danzatore si iscrive attuando un continuo ripensamento del corpo e accennando a un articolato percorso di figure prostrate, tratte dall’arte italiana dal ‘300 al ‘600. “Spoglio il corpo, o almeno tento di spogliare il corpo di quelle pratiche che comunque appaiono nel segno della danza, e nel canone sacro della musica finalizzata alla costruzione di una città aurea, vero sogno, vera realtà. “Sbrandello” con rigore il corpo, fissandomi con fatica e dolore tutte le volte, così come con leggerezza e voglia di attraversamento (di essere attraversati da qualcos’altro) sul senso di sparizione: muoversi per sparire, far pesare il corpo per lasciare solo orme e tracce. Penso che le Variazioni Goldberg – conclude Virgilio Sieni – non siano un invito alla danza, ma un atto di riflessione e introspezione dove niente appare se non un corpo “spellato”. Sabato 24 marzo alle ore 20.30 (replica domenica 25 alle 15.30) Mauro Bigonzetti presenta all’Alighieri la sua ultima creazione su La Sagra della Primavera di Igor Sravinskij, il grande capolavoro col quale si sono cimentati tutti i più grandi coreografi dal ‘900 a oggi. Le parole di Stravinskij indicano la forza di un’idea che si insinua, si deposita ed alla fine emerge: “Avevo solo il mio orecchio per aiutarmi. Ascoltai e scrissi ciò che avevo ascoltato. Io sono il vascello attraverso il quale è passata La Sagra”. L’ex direttore artistico di Aterballetto, ora coreografo principale, giunge alla sua personale Sagra (Le Sacre) dopo una lunga meditazione ritrova la stessa forza dell’idea ispiratrice: “Questa è la Sagra, nasciamo conoscendola, per anni si deposita, usa il nostro corpo come un vaso ed arriva poi il giorno in cui...”. In cui Bigonzetti ce ne dà una visione assolutamente personale. La scena è spoglia, solo corpi e musica; niente colori né altro, se non le luci disegnate da Carlo Cerri. L’idea iniziale è stata fin da subito quella di un lavoro nudo, artigianale, corpo, musica e luci. La nuova creazione sarà preceduta da Come un respiro su musica di Georg Friedrich Händel, coreografia dello stesso Bigonzetti che così la descrive: “Un soffio pervade ed attraversa questi pezzi Händeliani. Ricchi di una forza evocativa, catturano e trascinano in un vortice che sembra trasmettere una eco di spazi infiniti. La sintesi cristallina che li caratterizza esalta la materia pura, una materia fatta di tensioni e di movimento che sembra voler accogliere il respiro dell’universo. Su questo movimento il corpo, anche lui libero da orpelli per presentare la sua forma pura, costruirà le sue forme in uno spazio fisico che tenderà a fondersi in quel respiro di pura ed intima ispirazione.”