Salva come PDF - La Gazzella della Sera

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Curare correttamente l’orchidea
L’orchidea: una pianta dai fiori appariscenti ed eleganti
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Biologia
L’orchidea appartiene alla famiglia delle Orchidaceae, piante originarie di aree
tropicali e subtropicali di Asia, America Centrale e Sud America, alcune delle
quali in grado di assorbire dall’acqua le sostanze nutritive necessarie alla loro
sopravvivenza grazie alle radici aeree. La maggior parte di esse sono infatti
piante epifite; ciò vuol dire che non crescono sul terreno ma vivono e si ancorano
su tronchi o rami di alberi, soprattutto in foreste tropicali umide. Sulla superficie
delle loro radici è presente un velo sottile chiamato velamen, il cui compito è
assorbire l’umidità ambientale.
Le foglie appaiono, nella maggior parte dei casi, carnose e disposte alternate e
solo di rado l’una opposta all’altra, talvolta presenti in coppia oppure solitarie.
I fiori hanno la caratteristica struttura alare dotata di perigonio (l’involucro
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esterno che racchiude la parte sessuale del fiore) con 3 sepali superiori e 3 petali
inferiori. Uno dei petali è chiamato labello e si differenzia dagli altri per attirare
gli insetti impollinatori, mentre le dimensioni e il colore cambiano a seconda della
specie di orchidea.
Labello di Ophrys apifera che ricorda il corpo di un’ape
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Come si coltiva un’orchidea?
Girovagando in Internet si trovano spesso pareri contrastanti riguardo alla giusta
coltivazione delle orchidee.
Quanta luce? Come innaffiarle? Bisogna tagliare lo stelo una volta sfiorito?
Chi è alle prime armi potrebbe infatti incontrare qualche difficoltà nella loro cura.
Data la grande variabilità botanica, per ogni specie esistono specifici parametri di
coltivazione, ma vediamo come coltivare al meglio il genere Phalaenopsis, la
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classica orchidea che si trova in qualsiasi vivaio o negozio di fiori.
Una Phalaenopsis facilmente trovabile in
commercio
La luce
La Phalaenopsis richiede ambienti molto luminosi. In inverno può essere lasciata
a contatto diretto con la luce solare perché i raggi non sono ancora troppo forti da
arrecarle danno, mentre in estate è bene schermare la finestra con una tenda in
modo tale che comunque l’orchidea possa ricevere luce diretta senza però
scottarsi le foglie.
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Il vaso
Le orchidee vengono vendute nella maggior parte dei casi in un vaso di plastica
trasparente contenente pezzi di corteccia di abete chiamato bark. Un primo
consiglio è quello di mantenere questo substrato e non sostituirlo con un altro
tipo di terriccio per evitare il soffocamento delle radici che in natura sono aeree.
Il vaso di plastica così trasparente andrebbe lasciato principalmente per due
motivi:
– le radici effettuano la fotosintesi clorofilliana, perciò giovano della luce che
penetra attraverso il vaso
– è possibile tener controllato lo stato di salute delle radici stesse per regolarsi
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con l’innaffiatura. Se infatti le radici appaiono di un colore verde intenso e sono
turgide, vuol dire che sono cariche d’acqua; se invece appaiono di un colore
argento, l’orchidea necessita di essere innaffiata.
Le orchidee sono piante che amano l’umidità, quindi è importante assicurargliela
nebulizzando con acqua distillata le foglie al mattino (non i fiori) e utilizzando un
sottovaso contenente argilla espansa bagnata su cui va posato il vaso. L’acqua,
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evaporando, crea un microclima attorno all’orchidea garantendogli l’umidità.
Vaso di plastica trasparente e forato con sottovaso riempito di argilla espansa
L’acqua e le innaffiature
Sarebbe meglio utilizzare acqua distillata o acqua piovana e non quella di
rubinetto perché spesso ricca di calcare e cloro dannosi per la pianta.
L’innaffiatura ideale consiste nell’immergere il vaso in un contenitore riempito
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con acqua facendo attenzione a non far fuoriuscire la corteccia, lasciandolo a
bagno per 15-20 minuti in modo che il substrato s’impregni e lasciandolo in
seguito sgocciolare per evitare l’acqua in eccesso che potrebbe far marcire le
radici. Le innaffiature andrebbero ripetute nel momento in cui le radici tornano a
diventare argentee e non più verdi brillanti. Se le foglie tendono a ingiallire vuol
dire che l’orchidea è stata eccessivamente innaffiata, se invece le foglie
raggrinziscono è sintomo di carenza d’acqua.
Può accadere che boccioli ancora chiusi si secchino e caschino: questo può voler
significare che la pianta ha subito uno shock termico (non deve quindi essere
lasciata esposta a correnti di aria) o che l’ambiente della stanza è troppo secco
(evitare di porre l’orchidea vicino a un termosifone). L’ambiente ideale in cui far
crescere bene una Phalaenopsis è il bagno.
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La fertilizzazione
Per una corretta crescita la concimazione è fondamentale e la soluzione ideale
sono i concimi liquidi specifici per orchidee che si trovano in commercio. Questi
concimi apportano il giusto nutrimento sia per lo sviluppo delle foglie, sia per la
fioritura, ed è sufficiente diluirli in acqua.
La concimazione andrebbe ripetuta ogni 15 giorni.
Il rinvaso
Si effettua solo in caso di esemplari adulti quando le radici fuoriescono dal vaso o
quando la corteccia si decompone o ammuffisce e utilizzando un vaso trasparente
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forato per il drenaggio.
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La fioritura
La Phalaenopsis fiorisce da novembre ad aprile ma non è facile farla rifiorire.
Esistono diverse scuole di pensiero che suggeriscono come comportasi quando i
fiori cadono e gli steli si seccano: c’è chi suggerisce di tagliare l’intero stelo alla
base da cui dovrebbe rinascere uno stelo nuovo, e c’è invece chi consiglia di
tagliarlo dopo il primo nodo antecedente lo stelo secco.
Ogni orchidea tuttavia fa storia a sé, e con un po’ di fortuna e tanta pazienza, si
potrà osservare la propria Phalaenopsis rifiorire l’anno successivo.
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Gemma nuova di Phalaenopsis
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Fonti: Wikipedia, Ital-Agro
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