dental dialogue ESTRATTO Riabilitazione implantoprotesica a carico immediato di arcate complete e finalizzazione tipo Toronto bridge. Case report teamwork media srl - Via Sicilia 21a - 25069 Villa Carcina (BS) Renato Rossi, Giuliano Malaguti, Ugo Consolo Estratto offerto da: estratto rossi.indd 1 Heraeus Kulzer srl Via Console Flaminio, 5/7 20134 Milano Tel. + 39 (02) 210094.272 Fax + 39 (02) 210094.288 www.heraeus-dental.it 17/03/14 15.41 TECNICA Riabilitazione implantoprotesica a carico immediato di arcate complete e finalizzazione tipo Toronto bridge. Case report Renato Rossi, Giuliano Malaguti, Ugo Consolo Questo articolo si pone l’obiettivo di presentare, attraverso l’analisi di un caso paradigmatico, alcune soluzioni in grado di semplificare e standardizzare alcune fasi cliniche e di laboratorio, per la realizzazione di una protesi fissa provvisoria a supporto implantare con carico e funzione immediati, e per la finalizzazione della stessa con protesi tipo Toronto Introduzione Report clinico protocolli di carico e funzione immediata riguardanti l’uso di protesi fissa implantosupportata per la riabilitazione di arcate edentule sono stati ampiamente documentati [1-3]. Questi concetti sono stati sviluppati per fornire restauri in un tempo ridotto, riducendo il discomfort del paziente e le cure postoperatorie, con un effetto psicologico favorevole per i pazienti [4-13]. Il posizionamento di impianti con funzione immediata ha dimostrato un’ottima prognosi longitudinale, sia con una configurazione implantare parallela [14-15] che “tiltata”, ovvero con gli impianti distali posizionati in modo angolato, per evitare interventi di chirurgia ossea additiva e ridurre le estensioni distali [16]. Questi risultati hanno trovato riscontro anche nelle analisi istologiche e istomorfometriche, che hanno mostrato livelli elevati di contatto osso-impianto nell’uomo in seguito a carico immediato [17]. I protocolli di carico immediato prevedono generalmente la consegna della protesi provvisoria in seguito al posizionamento implantare in un tempo limitato (24-48 ore). Il raggiungimento di un risultato clinico attendibile in questo lasso temporale è vincolato ad una corretta diagnosi, una scrupolosa pianificazione preoperatoria, e fasi cliniche e di laboratorio ben codificate e ripetibili. Un paziente di 65 anni è giunto alla nostra osservazione, lamentando difficoltà estetiche e funzionali connesse alla sua riabilitazione protesica incongrua. Il paziente è portatore da molti anni di protesi parziali rimovibili per la riabilitazione di un edentulismo di prima classe di Kennedy estremo, sia mascellare che mandibolare. Il paziente presenta inoltre perdita della dimensione verticale, che lo ha condotto ad acquisire una malocclusione scheletrica di terza classe (Figg. da 1 a 3). La valutazione iniziale del possibile posizionamento implantare ha compreso valutazioni cliniche extra- ed intra-orali, con e senza le protesi pre-esistenti, analisi delle protesi stesse, ed esami radiografici dell’osso residuo (Fig. 4). Per il trattamento delle problematiche del paziente e il raggiungimento del suo chief complaint, il piano di trattamento ha previsto la bonifica di entrambe le arcate e la realizzazione di una protesi fissa implantosupportata, dapprima provvisoria a carico immediato, quindi definitiva tipo Toronto. Vista la difficoltà tecnica di realizzare contemporaneamente un provvisorio fisso a carico immediato ad entrambe le arcate, è stato pianificato l’inserimento implantare inizialmente all’arcata mascellare, poi in quella mandibolare. In questo modo è possibile compensare il maggior tempo di guarigio- I 2 dental dialogue | anno XXI 1/2014 estratto rossi.indd 2 17/03/14 14.51 TECNICA Figg. 1a e 1b Fotografia iniziale del caso, in visione frontale e laterale. Si notino la perdita di supporto delle labbra e dei tessuti periorali conseguenti all’edentulismo pressoché completo riabilitato in modo incongruo Figg. 2a e 2b Fotografie intraorali con e senza il provvisorio pre-esistente. I due elementi residui in antagonismo mantengono una dimensione verticale d’occlusione, sebbene questa possa essere stata alterata dall’usura degli stessi Fig. 3 Vista laterale, che mostra la perdita di dimensione verticale con conseguente acquisizione di una malocclusione scheletrica di III classe, anche a causa del diverso pattern di riassorbimento dell’osso mascellare e mandibolare Fig. 4 Rx pre-operatoria dental dialogue | anno XXI 1/2014 estratto rossi.indd 3 3 17/03/14 14.51 TECNICA ne generalmente richiesto dalla scarsa qualità ossea all’arcata superiore, procedendo invece con la protesizzazione definitiva in contemporanea. All’arcata mascellare è stato pianificato il posizionamento di 6 impianti con una protesi fissa provvisoria, realizzata in materiale acrilico, che rimanga in situ per almeno 3 mesi prima della realizzazione della protesi definitiva. All’arcata mandibolare sono invece stati previsti 5 impianti, con una protesi provvisoria analoga. Durante la fase di studio iniziale, impronte in alginato delle arcate sono state rilevate, e modelli di studio in gesso tipo III montati in articolatore a valori medi per la fabbricazione della protesi provvisoria mandibolare e la pianificazione di quella mascellare. La registrazione dei rapporti intermascellari è stata condotta con valli in cera montati su basi di registrazione. Il montaggio dei denti è quindi stato provato per eseguire una valutazione estetica e fonetica prima di procedere alla bonifica. I denti utilizzati in questa tipologia protesica (Premium, Heraeus Kulzer, Germania) devono rispettare alcuni requisiti meccanici, morfologici ed estetici specifici per il loro utilizzo finale. Questa considerazione si applica già a partire dalla ceratura d’analisi, quando la scelta della morfologia dentale determina non solo la posizione dei denti artificiali del provvisorio, ma anche la pianificazione dei futuri siti implantari. L’utilizzo di elementi dentari troppo piccoli, infatti, può portare all’individuazione di siti implantari non ottimali. Attualmente sono presenti in commercio tipologie di denti per protesi mobile realizzate in vari materiali. Ai fini del carico immediato, questi denti devono essere facili da adattare, ma al contempo devono consentire il mantenimento dell’efficacia di taglio e della dimensione verticale d’occlusione con l’uso. I materiali di scelta sono pertanto rappresentati da denti in resina acrilica o composito. Il problema dell’usura di questi elementi è noto da tempo. Lo stesso Passamonti consigliava l’inserimento di restauri in amalgama o in oro nei denti acrilici per ovviare all’usura degli elementi di sostituzione [18]. Suzuki [19] ha misurato l’usura conseguente a carico ciclico di 4 tipologie di denti per protesi totale (compositi nanoriempiti, compositi microriempiti, acrilici cross-linked, e acrilici convenzionali) contrapposti a dentatura naturale. I denti in composito nanoriempito hanno mostrato la minor usura, seguiti da quelli in composito micro-riempiti e da quelli in acrilico cross-linked, seppur con differenze non sempre significative. I denti in acrilico convenzionale hanno invece subito un’usura significativamente maggiore. Ghazal et al. [20] hanno condotto uno studio in vitro finalizzato alla simulazione dell’usura conseguente al carico masticatorio di denti per protesi totale in ceramica feldspatica, composito nanoriempito e resina acrilica con riempitivo di uretano dimetacrilato (UDMA), contrapposti a denti naturali o allo stesso materiale. I denti in resina acrilica hanno mostrato un grado di usura significativamente superiore rispetto agli altri materiali, sia contrapposti a denti naturali che dello stesso materiale. Gli autori dell’articolo indicano i denti in composito nanoriempiti come la soluzione ottimale sia quando l’arcata antagonista è rappresentata da una protesi mobile (quindi con denti dello stesso materiale) sia quando è costituita da dentatura naturale. Gli stessi autori [21] hanno più di recente indagato l’usura in vitro delle stesse tipologie di 4 denti quando contrapposti a denti naturali, valutando anche gli effetti ai danni dei denti naturali usati come antagonisti. I denti in ceramica hanno mostrato un’usura significativamente inferiore rispetto a tutti gli altri gruppi di denti, ma hanno provocato un’abrasione dello smalto dentale delle superfici antagoniste. La resistenza dei denti in composito nanoriempito è risultata essere inferiore rispetto a quella dei denti in ceramica, ma superiore rispetto ai denti in resina convenzionale o modificata, pertanto alla minor perdita complessiva di dimensione verticale. Si evidenzia quindi l’importanza, al fine del mantenimento della dimensione verticale d’occlusione nel tempo e della resistenza all’usura, dell’utilizzo di denti di ultima generazione, quali per esempio quelli dotati di un micro- e nano-riempitivo brevettato (NanoPearls®) utilizzati nel caso presentato (Premium, Heraeus Kulzer, Germania). Per quanto riguarda la resina utilizzata per la costruzione del corpo protesico, ai fini dell’utilizzo della protesi totale come provvisorio fisso su impianti attraverso una trasformazione ambulatoriale della stessa, sono oggi disponibili diverse tipologie di resina acrilica, anch’esse soggette di studi. Gurbuz et al. [22] hanno confrontato in vitro la resistenza a fatica ad un carico che comporti una flessione di resine acriliche differenti: termo-polimerizzabile convenzionale, termo-polimerizzabile rapida, termo-polimerizzabile altamente riempita, fotopolimerizzabile a luce visibile e resina ed auto-polimerizzabile. La resina acrilica altamente riempita (come quella utilizzata nel caso descritto, PalaXpress® Ultra, Heraeus Kulzer GmbH, Hanau, Germania) ha mostrato una resistenza a fatica significativamente superiore rispetto alla resina autopolimerizzante e a quella fotopolimerizzabile con luce visibile, ed una resistenza superiore ma non in modo significativo rispetto alle altre 2 tipologie di resina termo-polimerizzabile. La qualità di tali resine assume significatività clinica al fine di ridurre il rischio di frattura del provvisorio, specialmente prima della completa osseointegrazione degli impianti. Suarez-Feito et al. [23] hanno esaminato in modo retrospettivo 242 casi consecutivi di carico immediato di arcate complete, riabilitati con un provvisorio fisso acrilico privo di rinforzo metallico. Essi hanno riscontrato fratture nell’8,26% dei casi, delle quali il 52% sono avvenute nelle prime 4 settimane. Il rischio di fratture del provvisorio è aumentato di 4,7 volte in caso di presenza di un restauro fisso implantosupportato come antagonista. Una protesi totale provvisoria mandibolare è stata quindi realizzata con resina acrilica altamente riempita e denti con micro- e nano-riempitivi per il giorno della chirurgia. Il paziente è stato anestetizzato con lidocaina 2% con adrenalina 1:100,000 e un’incisione in cresta è stata realizzata. Sono stati posizionati 6 impianti, 4 dei quali con andamento parallelo (Restore RBM, Keystone Dental, VR), i 2 più distali tiltati (Co-Axis, Southern Implants, SIR, VR) secondo quanto precedentemente pianificato (Fig. 5). L’utilizzo di impianti con piattaforma protesica angolata (Co-Axis) in corrispondenza degli impianti più distali ha consentito di compensare efficacemente l’inclinazione implantare. Tutti gli impianti sono stati inseriti con un torque maggiore di 35 Ncm. Consensualmente è stata eseguita la bonifica dell’arcata mandibolare, e la protesi provvisoria mandibolare è stata posizionata e ribasata con un materiale condizionante siliconico. dental dialogue | anno XXI 1/2014 estratto rossi.indd 4 17/03/14 14.51 TECNICA Fig. 5 Fotografia intraoperatoria del posizionamento dei sei impianti mascellari. Si notino i dispositivi di montaggio dei due impianti più distali, tiltati distalmente, che presentano una piattaforma protesica angolata rispetto all’asse lungo implantare. La vite protesica ha una fuoriuscita con angolazione di 12° differente, la cui emergenza è preferibile che sia in direzione mesiale e leggermente palatale, per semplificare le fasi protesiche Fig. 6 Impronta intraoperatoria tipo pick-up con portaimpronte standard eseguita sui MUA subito dopo la sutura dei lembi Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, in seguito al posizionamento implantare, sia esso con impianti paralleli o inclinati distalmente, occorre procedere con il rilievo delle impronte e la registrazione dei rapporti intermascellari, necessari per il carico immediato. A questo scopo alcuni protocolli includono l’uso di specifiche componenti transmucose che aiutano il clinico spostando più coronalmente l’interfaccia tra denti e impianti [24]. In questa tipologia rientrano anche i monconi multi-unit (MUA, Multi Unit Abutment), il cui utilizzo è stato introdotto prevalentemente per la correzione del disparallelismo implantare o per semplificare la gestione delle fasi di laboratorio, poiché eliminano le interferenze legate al dispositivo antirotazione e alla tipologia di connessione dell’impianto, specie se interna. Dal punto di vista clinico, l’utilizzo di MUA consente una importante semplificazione, permettendo di suturare i lembi prima del rilievo dell’impronta, evitando quindi disagio al paziente e riducendo i rischi legati alla contaminazione del sito con il materiale da impronta. Si consiglia di utilizzare monconi di lunghezza adeguata in funzione dello spessore dei tessuti molli perimplantari, prevedendo anche l’edema postoperatorio, in modo da semplificare il posizionamento del provvisorio e consentire l’accessibilità igienica nei giorni seguenti l’intervento. Altro suggerimento è quello di utilizzare MUA della stessa lunghezza su tutti gli impianti della stessa arcata candidati all’uso di tali monconi. Ciò semplifica il riposizionamento degli stessi nelle sedute successive, quando i MUA sono rimossi, nel caso il piano di trattamento preveda la realizzazione di una protesi con connessione diretta con la piattaforma implantare. I limiti dell’uso di MUA sono invece rappresentati dalla riduzione dello spazio protesico, specie nei casi con buona conservazione dell’osso residuo, e dall’inserzione di una componente intermedia, con il relativo rischio di allentamento o complicanze. Studi longitudinali hanno in realtà mostrato una grande affidabilità dei MUA anche per il supporto di protesi fisse definitive [16]. Posizionati i monconi e completata la sutura dei tessuti molli perimplantari, il clinico può rilevare l’impronta con la tecnica di scelta, generalmente pick-up con portaimpronte individuale (reso possibile dalla pianificazione pre-chirurgica) o standard adattato. Utilizzando i MUA, sarà necessario disporre della componentistica specifica corrispondente (transfer da impronta e analoghi da laboratorio) in numero adeguato. È sempre bene infatti predisporre una quantità maggiore di componenti rispetto a quanto previsto in fase di pianificazione, prevenendo eventuali rotture o inconvenienti. Nel caso in esame, sei MUA (Compact conical abutment, Southern Implants, SIR, VR) sono stati connessi agli impianti, con una forza di serraggio di 35 Ncm, consentendo di suturare le mucose prima della fase protesica. Un’impronta in polietere (Impregum, 3M Espe, MN, USA) è stata quindi rilevata con i transfer specifici per i MUA usando un portaimpronte standard in materiale plastico adattato per la tecnica pick-up (Fig. 6). Un modello di lavoro è stato quindi realizzato in gesso da articolatore tipo IV. Questo gesso viene preferito nelle fasi di carico immediato per l’estrema precisione e il ridotto tempo di presa. La registrazione dei rapporti intermascellari è spesso una fase complessa nei casi di carico immediato, anche per la scarsa compliance dei pazienti al termine della fase chirurgica. In questo caso, un vallo in cera realizzato su una base in resina acrilica fotopolimerizzabile avvitata ai monconi implantari ha consentito la registrazione dei rapporti intermascellari e una prova del montaggio dei denti della protesi provvisoria, usando la protesi totale mandibolare come antagonista (Fig. 7). Per quanto concerne la protesi provvisoria, l’uso di una protesi fissa avvitata è la soluzione più descritta in casi analoghi in letteratura. È necessario posizionare la protesi il prima possibile, per ridurre il dolore e l’influenza dell’edema postoperatorio sul riposizionamento del provvisorio a carico immediato [25-26]. dental dialogue | anno XXI 1/2014 estratto rossi.indd 5 5 17/03/14 14.51 TECNICA Fig. 7 Vallo ad ancoraggio implantare in resina acrilica fotopolimerizzabile, utilizzato sia per la registrazione dei rapporti intermascellari che per la prova del montaggio dei denti frontali Fig. 8 Provvisorio ultimato pronto per la consegna. Si noti la presenza di 12 elementi con un’estensione ridotta del cantilever distale, resa possibile dalla presenza di impianti tiltati nei settori posteriori Fig. 9 Rx post-operatoria di controllo Il provvisorio fisso a carico immediato è stato realizzato utilizzando dei cilindri provvisori per MUA, con un’armatura costituita da un filo metallico intrecciato, che ha l’intento di evitare l’ingestione accidentale o il movimento reciproco dei frammenti nell’eventualità di una frattura del provvisorio. L’utilizzo di impianti tiltati nelle posizioni più distali ha consentito di montare 12 denti sul provvisorio con un cantilever ridotto, riducendo quindi il rischio di sovraccarico sugli impianti stessi (Fig. 8). Il provvisorio è stato posizionato in situ a 6 ore dalla fine dell’intervento chirurgico, serrando manualmente le viti protesiche. Anche la protesi mobile totale mandibolare è stata consegnata. La realizzazione diretta della protesi provvisoria, a fronte della necessità di realizzare ex-novo tutto il corpo protesico nell’immediata fase post-chirurgica, consente di minimizzare le modifiche da fare agli elementi di sostituzione, e di ottimizzare il montaggio dei denti e la ceratura del corpo protesico in funzione dell’emergenza degli impianti. L’occlusione è stata controllata e ritoccata leggermente, cercando un contatto in centrica anche nel gruppo frontale, e una guida di gruppo in lateralità. Quest’ultima, pur non essendo l’occlusione ideale per la protesi totale dell’arcata antagonista, rappresenta lo schema occlusale che sarà da ricercare al momento della prevista trasformazione della protesi mandibolare in provvisorio fisso a carico immediato. È stata quindi eseguita un’ortopantomografia digitale di controllo (Fig. 9). 6 Fig. 10 Inserimento implantare precoce all’arcata mandibolare. Gli impianti distali, anch’essi tiltati distalmente, presentano un’emergenza della vite protesica diretta mesio-lingualmente Le suture sono state rimosse a una settimana dall’inserimento implantare e l’occlusione verificata. Ad un mese dall’inserimento implantare, con la medesima procedura chirurgica, 5 impianti mandibolari intraforamina sono stati inseriti, tiltando i due più distali (rispettivamente Restore RBM, Keystone Dental, e Co-Axis, Southern Implants) (Fig. 10). Anche in questo caso, 5 MUA sono stati connessi agli impianti (Figg. 11 e 12). La protesi totale provvisoria è stata utilizzata per la registrazione della DVO, rilevando un’impronta dei MUA con 3 viti di copertura degli stessi. Inoltre, un’impronta con tecnica pick-up utilizzando transfer specifici e un portaimpronte standard in plastica opportunamente forato è stata rilevata (Figg. 13 e 14). La protesi totale provvisoria mandibolare ha costituito la base di partenza per la realizzazione del provvisorio fisso a carico immediato di quest’arcata. Ciò consente, ove i parametri costruttivi e clinici siano corretti, di trasferire le informazioni relative a forma e posizione dei denti, relazione centrica e dimensione verticale d’occlusione al restauro su impianti. Le tecniche più comuni per la realizzazione dei provvisori prevedono l’esecuzione di protesi prefabbricate. dental dialogue | anno XXI 1/2014 estratto rossi.indd 6 17/03/14 14.51 TECNICA Fig. 11 Transfer da impronta per MUA in situ per impronta intraoperatoria con tecnica pick-up Fig. 12 Impronta intraoperatoria con portaimpronte del commercio opportunamente forato Fig. 13 Utilizzo di viti di guarigione sui MUA per il trasferimento dei rapporti intermascellari usando la protesi provvisoria ribasata con materiale da impronta Fig. 14 Le stesse viti della figura precedente, montate sul modello di lavoro, consentono di montare in articolatore modello e protesi provvisoria Fig. 16 Rx post-operatoria con provvisorio in situ Fig. 15 Provvisorio mandibolare ottenuto dalla trasformazione ambulatoriale della protesi totale mobile pre-esistente. Si noti, nuovamente, la presenza di 12 elementi con un cantilever distale di minima entità Una volta posizionati gli impianti, dei cilindri provvisori sono solidarizzati intraoralmente alle protesi con resina acrilica ad alto impatto (PalaXpress (r) Ultra, Heraeus Kulzer GmbH, Hanau, Germania) [27-30]. Una tecnica simile è rappresentata dalla conversione della protesi, che adatta la protesi preesistente quando questa sia congrua sui cilindri provvisori [31-32]. La protesi totale provvisoria del caso descritto in questo report è stata così trasformata in un provvisorio fisso avvitato implantosupportato a carico immediato, anch’esso con armatura in filo metallico intrecciato. L’inserzione di impianti tiltati nei settori posteriori ha consentito di minimizzare il cantilever posteriore, potendo così prevedere l’inserimento di un provvisorio con 12 elementi (Fig. 15). È stata eseguita un’ortopantomografia digitale di controllo (Fig. 16). dental dialogue | anno XXI 1/2014 estratto rossi.indd 7 7 17/03/14 14.51 TECNICA Fig. 17 Verifica dei contatti occlusali in centrica Fig. 18 Aspetto extraorale dei provvisori fissi a carico immediato Figg. 19a e 19b Guarigione dei tessuti a 3 mesi dall’ultima chirurgia Le suture sono state rimosse a 1 settimana dall’inserimento implantare, e l’occlusione verificata (Figg. 17 e 18). Il paziente è stato quindi seguito con controlli mensili. A 3 mesi dall’inserimento implantare, quando l’osteointegrazione è ottimale, sono state rilevate delle impronte definitive con tecnica pick-up e portaimpronte individuale (Figg. 19a e 19b). Verificata clinicamente e radiograficamente la qualità dei modelli maestro, due protesi totali a supporto implantare tipo Toronto sono state realizzate con tecnologia CAD-CAM. Le protesi, in titanio-resina acrilica, hanno previsto 12 elementi dentari per arcata, con uno schema occlusale semplificato (contatti puntiformi in centrica su tutti i denti, guida canina in lateralità) (Figg. 20a e 20b). Le protesi, eseguite le opportune verifiche estetiche, fonetiche e degli spazi igienici, sono state fissate e serrate a 32 Ncm sulla piattaforma implantare (Fig. 21). 8 Conclusioni Nel trattamento dell’edentulismo completo di entrambe le arcate con una protesi fissa a supporto implantare, sono stati realizzati provvisori fissi a carico immediato, con due tecniche differenti: realizzando il provvisorio immediatamente dopo il rilievo dell’impronta intraoperatoria all’arcata mascellare; adattando la protesi mobile all’arcata mandibolare. Nel primo caso è stato necessario procedere al rilievo dei rapporti intermascellari realizzando un vallo ancorato agli impianti, nel secondo la protesi pre-esistente ha consentito un corretto montaggio in articolatore. L’utilizzo di materiali idonei, quali impianti con piattaforma protesica angolata (Co-Axis, Southern Implants, SIR), denti e resina di ultima generazione (rispettivamente Premium e PalaXpress, entrambi Heraeus Kulzer), consente di standardizzare le procedure, riducendo i tempi operativi e minimizzando così i rischi. dental dialogue | anno XXI 1/2014 estratto rossi.indd 8 17/03/14 14.51 TECNICA Figg. 20a e 20b Guide in protrusiva e lateralità delle protesi definitive Fig. 21 Aspetto intra- ed extra-orale della protesi definitiva in titanio-resina. Si notino gli spazi per il corretto mantenimento igienico dental dialogue | anno XXI 1/2014 estratto rossi.indd 9 9 17/03/14 14.51 TECNICA Bibliografia Esposito M, Grusovin MG, Achille H, Coulthard P, Worthington HV. Interventions for replacing missing teeth: different times for loading dental implants. Cochrane database Syst Rev 2009;1:CD003878. 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Studio Odontoiatrico Associato Tondelli e Malaguti via Olimpia 1 • 42011 Bagnolo in Piano (RE) tel/fax +39 0522 951567 [email protected] 10 Prof. Ugo Consolo, Professore Ordinario, Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Odontoiatria e Protesi Dentaria, vice Direttore del Dipartimento Chirurgico, Medico, Odontoiatrico e di Scienze Morfologiche con Interesse Trapiantologico, Oncologico e di Medicina Rigenerativa, Università di Modena e Reggio Emilia. dental dialogue | anno XXI 1/2014 estratto rossi.indd 10 17/03/14 14.51 Pala Mix & Match Pala Premium / Pala Mondial / Pala Idealis I denti per protesi per il futuro That’s prosthetics. estratto rossi.indd 11 17/03/14 14.51 La salute orale nelle migliori mani Heraeus Kulzer S.r.l. - via Console Flaminio 5/7 - 20134 Milano - tel. +39 02 2100941 fax +39 02 210094282 - E-mail: [email protected] - www.heraeus-dental.it estratto rossi.indd 12 17/03/14 14.51