“RIPRISTINO DELLA DIMENSIONE VERTICALE IN PAZIENTE CON RIABILITAZIONE COMPLETA IMPLANTOPROTESICA POSTESTRATTIVA SUPERIORE ED INFERIORE” INTRODUZIONE Il successo della terapia implantare è ormai dimostrato con studi longitudinali che superano i 20 anni (1, 2, 3). Il protocollo di carico è stato successivamente modificato ed anche il carico immediato è stato validato scientificamente (4, 5, 6). Lʼevoluzione del protocollo è dovuta a mezzi diagnostici più accurati che permettono chirurgie più sofisticate; una miglior conoscenza e gestione dei tessuti molli e duri possono aiutarci a sfruttare situazioni anche non ottimali dal punto di vista biologico; infine un ampliamento delle morfologie e trattamenti di superficie degli impianti fanno si che i tempi di integrazione siano notevolmente ridotti. (7) Dallʼedentulia totale di unʼarcata, si è passati al trattamento implantare da una monoedentulia e successivamente allʼedentulia parziale fino ai casi più complessi di edentulia totale bilaterale. Il coinvolgimento delle due arcate prevede spesso il ripristino di una dimensione verticale andata perduta per cui bisogna adottare un protocollo facile da eseguire di riabilitazione funzionale gnatologica che permetta di produrre un manufatto immediato estetico e resistente. (8, 9) Nella fase di carico immediato il montaggio dei denti deve essere eseguito in modo che non si creino cantilever e deve essere realizzato un contatto di centrica lunga per evitare interferenze occlusali nei movimenti di lateralità, protrusione e retrusione al fine di non interferire con una corretta integrazione. MATERIALI E METODI Il paziente di anni 52 M.M. non fumatore con una buona situazione sistemica ad una prima indagine evidenzia problematiche estetico funzionali con una grande compromissione dei tessuti molli e presenza di protesi fissa parziale sui denti naturali non congrua. Ad un esame più approfondito gli elementi dentali non sembrano mantenibili e la carenza di elementi posteriori ha determinato una perdita della dimensione verticale, ma il supporto osseo e adeguato ad una soluzione implantoprotesica. Si procede quindi alla raccolta dati routinaria necessaria allo studio del caso e alla programmazione del piano di cura: documentazione fotografica, radiologica (OPT, TAC GENDEX CB 500), impronte per il confezionamento dei modelli di studio. Si procede con il rilevamento della centrica e dimensione verticale mediante un tampone in silicone (Gammasil TECA85) che viene inserito in bocca al paziente, comprimendolo sul palato e possibilmente sui trigoni. Successivamente il paziente dovrà masticare in centrica. Lʼanamnesi medica e odontoiatrica non hanno evidenziato patologie locali o sistemiche che controindicassero lʼuso di impianti osteointegrati per supporto delle protesi. Il piano di trattamento proposto al paziente prevede una riabilitazione a carico immediato con lʼinserimento di 4 impianti per arcata con tecnica di Malò (10). Dopo lʼapprovazione del piano di cura e il consenso informato, valutando la tipologia dei tessuti molli, la morfologia delle arcate, lo spazio protesico interarcata, la classe dentale, le curve di compenso e lʼesigenza estetica si procede alla realizzazione di una ceratura diagnostica con una nuova dimensione verticale per un ripristino estetico funzionale che viene sottoposta allʼattenzione del paziente e che servirà per la realizzazione delle dime chirurgiche che saranno utilizzate per una chirurgia computer orientata (11): una chirurgia tradizionale ove la progettazione al computer serve ad orientare lʼatto chirurgico senza che esista un rapporto diretto digitale tra la pianificazione e il posizionamento implantare (12). Il giorno prima dellʼintervento il paziente viene preparato farmacologicamente con un cocktail specifico (ansiolitico ATARAX e cortisone DELTACORTENE). Lʼintervento si realizza in sedazione cosciente endovenosa con il monitoraggio da parte dellʼanestesista. Dopo aver effettuato un anestesia plessica con adrenalina (1:50000 ECOCAIN Molteni Dental) per un miglior controllo dellʼemostasi vengono da prima estratti tutti gli elementi dentali. Si esegue quindi un lembo unico periostale a tutto spessore da 36 a 46 con svincolo sulla linea mediana ed esposizione dei forami mentonieri. Si continua con una osteoplastica non riduttiva, ma di regolarizzazione della cresta e alla preparazione dei siti implantari con lʼaiuto di una dima ad appoggio osseo e al posizionamento di due impianti dritti a livello di 32-42 di lunghezza 12 mm diamentro 4 mm e due impianti inclinati di lunghezza 14 mm diametro 4 mm in zona 34-44 secondo la tecnica di Malò (Blue Sky Bredent Medical Gmbh Senden Germania). Sugli impianti posizionati vengono collocati gli abutment Fast and Fixed avvitati a 25 Ncm per correggere il disparallelismo e si è procede alla sutura (Glycolon 4.0 Resorba). Terminato lʼintervento inferiore, si passa alla realizzazione del lembo mucoperiosteo a tutto spessore superiore da 16 a 26 senza rilasciamento e al posizionamento di 4 impianti analogamente allʼinferiore sfruttando una dima a posizione ossea due a posizione 11 – 21 di lunghezza 12 mm e diametro 4 mm e due inclinati sfruttando lʼosso a disposizione prima del seno mascellare di lunghezza 14mm e diametro 4mm in zona 14 -24. (Blue Sky Bredent Medical Gmbh Senden Germania). Si conclude con lʼinserimento degli abutment e sutura. La sottopreparazione del sito implantare, lʼancoraggio bicorticale e lʼassenza di maschiatura sono accorgimenti messi in atto per ottenere alti livelli di stabilità primaria delle fixure. Valori di torque di inserzioni superiori a 35 Ncm sono considerati adeguati per limitare i micromovimenti che potrebbero compromettere lʼosteointegrazione e non consentire lʼapplicazione di un protocollo di carico immediato. Proseguiamo con il posizionamento dei transfer ed il bloccaggio dei suddetti mediante unʼimpalcatura con filo interdentale cerato e Pattern Resin. Lʼimpronta viene presa con portaimpronte in plastica aperto nella parte superiore in modo da non avere interferenze con i transfer e il materiale da impronta (polivinilsilossano). Al termine della presa dellʼimpronta, si inseriscono i tappi di guarigione ed utilizzando il tampone centrico, confezionato precedentemente, si chiede al paziente di masticare. Gli spazi vuoti nel tampone lasciati dai denti estratti verranno riempiti con silicone fluido. Di conseguenza avremo la centrica esatta, data dal nostro tampone. Il paziente riportato a coscienza viene tenuto sotto osservazione nella stanza postchirurgica dove le zone dellʼintervento vengono sottoposte allʼazione di un laser a bassa frequenza 660nm (Photon Lase Dmc) (13) per aumentare la vascolarizzazione e favorire la guarigione. Il paziente viene quindi dimesso con copertura farmacologica: antibiotico (Augmentin, Glaxo Smith Kline) antinfiammatorio (Tachipirina 1000 Angelini Roma) cortisone (Bentelan Defiante Farmaceutica Portogallo) e applicazione di ghiaccio secco per le 24 ore successive. In laboratorio si passa al posizionamento degli analoghi nei modelli e alla colatura del modello master. La procedura di protesizzazione prosegue con il posizionamento delle torrette e la realizzazione della barra con Combolign Bredent. Si procede con il montaggio dei denti (Neo Lign Bredent), rispettando tutti i dati precedentemente raccolti. Occlusione centrica, dimensione verticale, colore e forma. Modellata la flangia in cera (Bredent), si prosegue con una mascherina in silicone (Gammasil TECA85) e successivamente il tutto viene vaporizzato con acqua calda per eliminare completamente le tracce di cera. I denti e la barra vengono sabbiati con biossido 105 m, si applica sui denti un agente legante (Palabond), quindi si procede con la zeppatura, rifinitura (rispettando la flangia, per una corretta igiene orale) ed infine la lucidatura del manufatto. Le informazioni ottenute ritornano in laboratorio per il montaggio dei denti senza che si creino nella fase immediata dei cantilever. Risulta desiderabile disporre lo schema occlusale in modo che le forze risultanti siano le più verticali possibili rispetto ai monconi multifunzionali. Nella maggior parte dei nostri pazienti lʼocclusione viene eseguita mediante il sistema “mortaio e pestello” come veniva enunciato da Gerber. Le cuspidi dei denti superiori presentano un raggio di curvatura ridotto rispetto alla cavità antagonista al fine di ottenere unʼocclusione tollerante che consente uno scivolamento dei denti antagonisti in tutte le direzioni senza ostacoli. Lʼaltra peculiarità di questa tecnica di montaggio viene denominata “montaggio multi localmente e indipendentemente stabile”. Multilocalmente stabile in quanto ogni unità masticante se sollecitata funzionalmente deve di per sé centrare la protesi contro il rispettivo mascellare evitandone lo scivolamento. Indipendentemente stabile in quanto durante la masticazione deve opporsi allo scivolamento indipendentemente dalle forze di ritenzione implantari per non interferire con i processi di osteointegrazione. Nella protesi provvisoria vengono montati denti acrilici che sono dotati di un aspetto estremamente naturale anche se presentano una scarsa resistenza allʼabrasione allʼusura che nonostante ciò può determinare, in alcuni casi un adattamento a eventuali variazioni occlusali valutato positivamente da alcuni autori. Il giorno seguente il manufatto viene inserito nella cavità orale del paziente. Si controlla che la base in resina appoggi sulla mucosa senza compressioni avendo una forma il più possibile ovoidale per consentire una corretta igiene orale e che la struttura calzi sulle connessioni implantari senza tensione. Le viti vengono serrate non singolarmente ma procedendo per gradi su tutte e 4 per arcata, i fori passanti vengono riempiti di teflon e successivamente con resina per impedire la contaminazione del foro e lʼaccumulo di cibo. Il paziente viene istruito per le manovre di igiene e mantenimento e congedato. Trascorso il tempo necessario per la completa osteintegrazione implantare si passa alla realizzazione del manufatto protesico definitivo con una procedura analoga a quella descritta per il provvisorio tenendo presente il rimodellamento dei tessuti in guarigione e le eventuali correzioni estetiche suggerite dal paziente. Le differenze sostanziali sono nella mesostruttura o nella scelta dei materiali. Assodato che gli impianti a questo punto sono integrati si privilegia una struttura che garantisca unʼelevata rigidità strutturale e unʼelevata resistenza ai carichi flettenti e alle torsioni. Si realizza così una struttura fresata in titanio estremamente precisa e che per lʼomogeneità dei materiali elimina inoltre il fenomeno del polimetallismo. La finitura del manufatto protesico viene quindi realizzata utilizzando denti in composito che hanno una notevole resistenza allʼabrasione grazie allʼaggiunta di additivi inorganici (granelli di quarzo) al nucleo costituito di resina, mediante un procedimento specifico detto “silanizzazione”. Sono prodotti molto versatili soprattutto nei casi in cui la distanza fra le creste risulti scarsa. Il manufatto protesico è quindi avvitato nel cavo orale facendo molta attenzione che la base protesica abbia un corretto rapporto con la mucosa sottostante e con i monconi implantari, e che i contatti, che nella protesi definitiva si estendono fino al primo molare siano corretti. DISCUSSIONI E RISULTATI Lʼanalisi della letteratura evidenzia come la metodica implantoprotesica All On Four sia una delle tecniche più innovative dellʼambito implantare e riabilitativo degli ultimi anni con elevate percentuali di successo a breve medio e lungo termine e con un elevato grado di soddisfazione da parte dei pazienti. È però particolarmente importante la selezione del paziente e la corretta esecuzione degli interventi sia dal punto di vista chirurgico e protesico seguendo un protocollo standard ripetibile e semplice. Il trattamento protesico dellʼedentulia ha come scopo il ripristino della funzione masticatoria del sistema stomatognatico dove il punto iniziale per costruire lʼocclusione e la corretta determinazione della relazione intermascellare orizzontale che serva a stabilire la posizione della mandibola. Il montaggio dei denti diatorici deve essere eseguito in modo da contribuire alla stabilità della protesi durante la funzione attraverso una corretta e mirata scelta della conformazione occlusale. Lʼobiettivo che si prefigge di raggiungere è unʼocclusione bilanciata bilaterale ovvero un contatto armonico dei denti posteriori durante i movimenti funzionali e parafunzionali tali da distribuire la forza occlusale armonicamente si tutti gli impianti. La scelta di questo iter terapeutico senza ridurre drasticamente gli inconvenienti meno gravi se pur fastidiosi che possono manifestarsi nella fase iniziale come piccole fratture della resina o perdita di singoli denti sia quelli drammatici come la frattura completa o parziale della protesi che possono compromettere la buona integrazione degli impianti. BIBLIOGRAFIA 1. Åstrand P, Ahlqvist J, Gunne J, Nilson H. Implant treatment of patients with edentulous jaws: A 20-year follow-up. Clin Implant Dent Relat Res 2008;10:207-217. 2. Ekelund JA, Lindquist LW, Carlsson GE, Jemt T. Implant treatment in the edentulous mandible: A prospective study on Brånemark system implants over more than 20 years. Int J Prosthodont 2003; 16:602-608. 3. Lekholm U, Gröndahl K, Jemt T. Outcome of oral implant treatment in partially edentulous jaws followed 20 years in clinical function. Clin Implant Dent Relat Res 2006;8:178-186. 4. Cochran DL, Morton D, Weber HP. 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