Vocabolario>*Funzionalismo: analisi di fenomeni sociali e culturali

6RFLRORJLD%
$UJRPHQWLGHOODVHWWLPDQDDSULOH
,OIXQ]LRQDOLVPRHLVXRLSUHVXSSRVWL
VocabolarioÅ*Funzionalismo: analisi di fenomeni sociali e culturali nei termini delle funzioni
(contributi) che essi svolgono per un sistema socioculturale
1.1. Il termine funzionalismo* è nato come etichetta teorica e accademica negli anni’ 50-’60
Il funzionalismo copre una vasta gamma di autori e filoni di pensiero che condividono comunque
un certo numero di presupposti centrali:
ÅLa società deve essere spiegata in termini di parti interrelate.(Si configura quindi come un
sistema*), che svolgono funzioni cruciali per la sopravvivenza e riproduzione sociale di quel
VocabolarioÅ: *sistema: insieme di parti stabilmente interrelate e dotato di confini rispetto
all’ambiente esterno. L’azione del sistema non può essere ricondotta alla semplice somma delle sue
parti.
ÅIl sistema possiede uno stato normale di funzionamento (equilibrio) che tende a ripristinare se
perturbato.
ÅE’ possibile individuare e classificare a-priori i SUHUHTXLVLWLIXQ]LRQDOL cioè i bisogni che
devono essere soddisfatti perché una società sopravviva. E si riproduca
ÅLa causa di certe pratiche sociali sta negli HIIHWWLche esse producono per la sopravvivenza del
sistema.
ÅLe pratiche sociali apparentemente inspiegabili si possono spiegare una volta chiaritane la
IXQ]LRQHVRFLDOH
1.2. Gli scenari.
Gli Stati Uniti e le grandi università dell’Est (come Harward e Columbia) dove si vuole sviluppare,
attraverso la sociologia un sapere codificato (paradigma) per l’analisi di sistemi sociali complessi e
differenziati come la società americana a partire dal secondo dopoguerra.
/HDYDQJXDUGLH
1.3.1.La sociologia classica di Durkheim (ne: Le regole del metodo sociologico, Le forme
elementari della vita religiosa, Il suicidio, ecc.)
La logica di tipo funzionalista è ravvisabile ad esempio nei seguenti assunti di Durkheim:
Åesistono bisogni individuabili a priori per la sopravvivenza della società: (quello fondamentale è
l’ integrazione o coesione della società)
Le punizioni dei crimini hanno l’importantissima funzione di ripristinare o rafforzare i valori
condivisi, violati dal crimine
La religione è una potente forza di integrazione sociale che inculca negli individui valori comuni.
Quanto meno socialmente strutturati sono l’appartenenza e la pratica religiosa (come nella religione
protestante) tanto più alto il rischio di anomia e quindi di disintegrazione sociale.
1.3.2 L’antropologia funzionalista (Malinowski e Radcliffe Brown) che si afferma contro il
diffusionismo e l’evoluzionismo della antropologia coloniale ottocentesca.
-Diffusionismo: le pratiche sociali tendono a trasmettersi gradualmente e a diffondersi in posti
diversi grazie a commerci, migrazioni, colonizzazioni.
-Evoluzionismo: le pratiche sociali nei diversi paesi devono raggiungere un grado di maturità che è
segnalato e misurato dai paesi occidentali evoluti. Tutte le pratiche sociali che si discostano da
quelle vigenti in quei paesi sono considerate primitive, irrazionali, inspiegabili.
ÅAntropologia funzionalista: il significato di un elemento sociale dipende dalla funzione che gli è
attribuita in quel certo contesto, cioè esso non può essere valutato indipendentemente da esso. I
significati di una pratica sociale, ammesso che questa si possa trasmettere, non possono essere
trasmessi tout court, ma vengono riadattati al contesto di arrivo.
ÅLe pratiche sociali adempiono una funzione in quel contesto se realizzano la soddisfazione dei
bisogni di quel dato contesto.
ÅNecessità di osservazioni empiriche e verifiche in loco; non bastano congetture basate su
narrazioni e documentazioni di seconda mano.
1.4. EreditàÅ Il concetto di cultura.
Malinowski e il concetto di culturaL1931."lDFXOWXUDFRPSUHQGHJOLDUWHIDWWLLEHQLLSURFHVVL
WHFQLFLOHLGHHOHDELWXGLQLHLYDORULFKHYHQJRQRWUDVPHVVLVRFLDOPHQWH
Oggi la culturaÅ.insieme di modi di agire, pensare, conoscere, condivisi da una collettività e
appresi e trasmessi socialmente.
L’antropologia funzionalista degli anni’ 30:
qualsiasi comportamento osservato in una società ( primitiva) per quanto irrazionale o
ingiustificato agli occhi dell’osservatore ( occidentale) va sempre collocato entro l’insieme più
generale di modi di pensare e di agire appresi, trasmessi e condivisi entro quello specifico contesto.
In quello specifico contesto ogni elemento del sistema si giustifica come organico e coerente a quel
sistema ( es. la danza della pioggia come funzionale all’integrazione del gruppo, ecc).
Å l’idea funzionalista della cultura sviluppata poi da Parsons, assegnerà alla cultura ( al sistema
culturale) una posizione sovraordinata agli altri sistemi (sociale, della personalità e biologico) in
quanto la cultura contiene tutte le informazioni ( cognitive, affettive, simboliche, pratiche,
normative, ecc.) che danno impulso e direzione agli altri e costituiscono il presupposto perché il
VLVWHPDQHOVXRFRPSOHVVRIXQ]LRQL
valori:XQRVWDQGDUGFROOHWWLYRFKHIRUQLVFHFULWHULGLJLXGL]LRFLUFDODVWLPDELOLWjHODSUHIHULELOLWj
GLGHWHUPLQDWLFRPSRUWDPHQWL
NormeYDORULHODERUDWLHIRUPDOL]]DWLLQPRGRSUHVFULWWLYL
Cognizioni:FRVWUXWWLFRQRVFLWLYLÅLGHHVHPSOLFLHFRPSOHVVHFUHGHQ]HVDSHULHPSLULFLWHRULH
VFLHQWLILFKHHFF
AffettLJDPPDGLHPR]LRQLDFFHWWDWHHDWWHVHLQVSHFLILFKHIRUPHHGRFFDVLRQL
6HJQLXQLWjPLQLPHGLVLJQLILFDWRQHFHVVLWjGLGLVWLQJHUHWUDFRQWHQXWLLQIRUPDWLYLHFRQWHQXWL
VLPEROLFRHVSUHVVLYLLQVHQVRIRUWHFKHFLRqULFKLHGRQRODSDUWHFLSD]LRQHHPRWLYDGHOVRJJHWWRLO
WHVFKLRVXXQDERWWLJOLDGLFRQHJULQDLQIRUPDLOWHVFKLRVXXQDWRPEDHYRFDHGDULIOHWWHUH
Modelli:FRPELQD]LRQLGLYDORULFRQVLGHUDWLQHOODORURUHDOL]]D]LRQHFRPSRUWDPHQWDOHHHVSUHVVLH
VLQWHWL]]DWLDWWUDYHUVRLOULIHULPHQWRDSHUVRQDJJLQRWL
Capacità, abilità tecniche
Il linguaggio
Å LOOLQJXDJJLRSDUODWRFRPHIRUPDGLFRPXQLFD]LRQHFRPSOHVVDFRVWLWXLWDGDOODFRPELQD]LRQH
YDULDELOHGLVLPEROLDSSUHVL1HOOLQJXDJJLRSDUODWROHSDUROHVRQRVLPEROLFKHVLFRPELQDQR
VHFRQGRUHJROHJUDPPDWLFDOLLQPRGRGDHVSULPHUHTXDOVLDVLLGHDODPHQWHXPDQDULHVFDD
SURGXUUH
ÅIpotesi della relatività linguistica ( E. Sapir, 1929): chi parla una determinata lingua deve
necessariamente interpretare il mondo attraverso le specifiche forme e categorie che la lingua gli
mette a disposizione. La lingua in altre parole seleziona, illumina, articola, del mondo quella
porzione rilevante per gli usi e gli scambi previsti in quella cultura. Talune lingue hanno molti più
vocaboli di altre per esprimere un certo concetto. Talune lingue prevedono l’uso di espressioni e di
formule di relazione ignote ad altre… esempi A sua volta le forme linguistiche sono legate certi
termini e certe combinazioni grammaticali e sintattiche in un certo modo anziché in un altro
&RQFHWWRGLUHODWLYLVPRFXOWXUDOH
atteggiamento cognitivo da non confondere con la
tolleranza culturale)Å vedi anche il capitolo su razzismo ed etnie ( Bagnasco et al.)
3OXUDOLVPRFXOWXUDOH
( presenza di diverse culture dotate di analoga legittimità ) e concetto di
subcultura (parte della cultura generale della società dotata di specifici valori, norme, modelli
suoi propri in riferimento a specifici ambiti di esperienza: subcultura giovanile, subcultura
deviante, eccÅspesso, specie in riferimento ad alcuni ambiti, si usa la semplice dizione
“cultura”anziché subcultura ( es: cultura giovanile, cultura operaia, ecc.) Quando la subcultura
si trovi in disaccordo radicale con la cultura dominante Å contro cultura.
In una società complessa l’esposizione del singolo alla massa dei prodotti culturali presenti in quella
società è limitata ed è filtrata dalla sua appartenenza a specifici gruppi (d’età, di lavoro, familiari,
sociali, etnici, ecc).
(VHUFL]L
Cultura è anche:?(crocettare le voci pertinenti):
a-l’arredo di un’aula scolastica
b-il motivo per cui si arrossisce o ci si scusa
c-la lunghezza di gonne o la larghezza dei pantaloni
e-la postura del corpo
f- l’uso di un elettrodomestico
g-l’uso dei colori come segnali-simboli
,O)XQ]LRQDOLVPRGL3DUVRQVHO
LQWHJUD]LRQHDWWUDYHUVRLYDORULFRQGLYLVL
Laureato in biologia, allievo di Malinowski, introduce e traduce Weber in America (1930).
Å Esponente della teoria volontaristica dell’azione (tentativo di integrare esigenze di
funzionamento sociale e adesione soggettiva alle norme e ai valori) ispirata a Weber, Durkheim,
Pareto, e all’economista neoclassico Marshall.
Parsons ispirandosi a Durkheim, Weber, Pareto e Marshall cercò di dimostrare che una società può
trovare il modo di organizzarsi razionalmente, non su base utilitaristica, ma volontaristica cioè di
adesione volontaria alla cultura e alle relative norme in vigore in quella società.
La Teoria dell’azione sociale, scritta nel 1937, si basa sul tentativo di leggere la società come
prodotto integrato di azione e struttura in cui si conciliano le esigenze funzionali del sistema con gli
orientamenti soggettivi degli individui, nell'
ipotesi che la personalità individuale rechi su di se, sotto
forma di motivazione all'
agire e di criteri morali, l'
impronta della cultura di quella società.
Lo sviluppo della personalità viene da Parsons ricondotto al sistema di ruoli della famiglia nucleare
(nucleare significa che sono presenti due generazioni: genitori e figli) nel cui ambito si svolge la
parte più importante della socializzazione degli individui.
Ogni società si attrezza per produrre sia le strutture che i valori atti a soddisfare le sue esigenze di
funzionamento. L’ipotesi di Parsons e che l’elemento fondamentale dell’azione sia l’orientamento
normativo (in altre parole il riferimento a valori e regole inscritte in un sistema culturale), ovvero un
fattore "indipendente" e "selettivo" il quale contribuisce in maniera decisiva, insieme alle condizioni
(date) in cui l'
atto si svolge, alla scelta dei mezzi operata dal soggetto, ma non controllata
interamente da lui. L'
orientamento dell'
attore sociale alla situazione risponde, almeno in parte a
determinazioni normative, rivelandosi così irriducibile sia ad un mero rapporto behavioristico tra
stimolo e risposta che ad una pura strategia di massimizzazione dell’utilità economica.
ÅSecondo 3DUVRQV esistono, nell'
agire sociale, elementi normativi irriducibili al postulato della
razionalità, e segnatamente della razionalità economica: il non averli saputi cogliere ha costituito
precisamente il limite dell'
utilitarismo, del positivismo e della scienza economica classica.Å
(Ancora studente all'
Amherst College, 3DUVRQV era stato attratto dalla complessità dei rapporti
intercorrenti tra strutture economiche e strutture sociali e politiche; ma fu durante la redazione della
tesi di dottorato che egli andò maturando la convinzione che una spiegazione meramente
economicistica del capitalismo moderno fosse assolutamente insufficiente: il capitalismo costituiva
sì per l'autore una istituzione eminentemente economica (basata su meccanismi di proprietà e
produzione), ma nettamente e profondamente dipendente da strutture sociali, valori, attitudini e
comportamenti non economici.
Å
L’ordine sociale si basa quindi su una base normativa e non utilitaristica. Questo significa che
l’individuo abbia chances di scelta.. Gli individui contribuiscono a rispondere ai bisogni della
società anche perseguendo i propri scopi, dal momento che questi sono inscritti nelle indicazioni
culturali e normative della società Ruolo chiave della socializzazione: se la socializzazione funziona
tutti i membri della società si atterranno a valori condivisi facendo nelle diverse situazioni la scelta
appropriata
2.1.La teoria dell’azione e le componenti strutturali dell’azione.
Necessità di individuare componenti stabili della società, altrimenti dette componenti strutturali.
9RFDERODULR
/HFRPSRQHQWLVWUXWWXUDOLÅ sono elementi relativamente costanti del sistema sociale, che cioè non
soffrono le oscillazioni di breve momento, ovvero che possono essere considerati costanti ai fini
dell’ analisi: Å sono i ruoli, le collettività, le norme e i valori.
5XROL Åè un cocnetto basilare per capire la doppia faccia che nel funzionalismo riveste l'azione
umana. La società prodiuce e distribuisce posizioni in base alle proprie esigenze di funzionamento.
Ogni ruolo richiede una identificazione tra sentire individuale e richieste fdi funzioanmento della
società. Questa identificazione si costruisce sulla base dei valori forniti dalla cultura di quella
società. I ruoli sono dunque modi di appartenenza alla collettività dei singoli individui socializzati
verso e identificati in quella certa posizione.ÅI ruoli sono oggi definibili come "insieme dei
comportamenti che tipicamente ci si può aspettare da una persona che fa parte di una collettività"
(CollettivitàÅ insieme di individui che si riconosce come unitaria rispetto a certi valori
NormeÅregole che strutturano l’azione in conformità a valori
9DORULÅ insieme di orientamenti coerente, condiviso entro una collettività, che è relativo al “dover
essere” di quella collettività, ovvero a comportamenti che si ritengono preferibili; esso viene
appreso e orienta l’azione dei membri di quella collettività..
,VWLWX]LRQH
per Parsons significaÅ la "traduzione degli elementi del sistema culturale che hanno portata
generale e più astratta (valori, ecc.) in elementi più specifici (norme di azione, ruoli) che esercitano
un controllo immediato sull’azione".
Esempio:
Ådai valori della giustizia Å all' apparato normativoÅ al sistema giudiziario-Åai ruoli
professionali di giudici, ecc.
Oggi parlando di istituzionalizzazione ci si riferisce anche a quell’insieme di elementi del sistema
sociale che è riconosciuto come stabile, durevole al di là dei singoli individui che vi agiscono,
capace di imporre e far rispettare regole. (anche Bagnasco, parte III, cap.V)
3/HDOWHUQDWLYHRIIHUWHDOO¶LQGLYLGXRQHOO¶HVHUFL]LRGLXQUXROR/HSDWWHUQYDULDEOHVH
O¶LQGLYLGXD]LRQHGHLFDUDWWHULHVVHQ]LDOLGHOODPRGHUQLWj
La concettualizzazione di Parsons viene fatta a partire dallo scenario del passaggio dalla società
tradizionale a quella moderna.
Il modello adottato è ancora quello dicotomico (Durkheim, Tonnies), ma reso analiticamente più
complesso (gli orientamenti moderni e tradizionali sono numerosi e articolati al proprio interno).
Le pattern variables (variabili modello) proposte da Parsons si configurano come cinque grandi
alternative o dilemmi strutturati che si pongono al singolo individuo. I criteri che l'individuo può
seguire quando si appresta a effettuare un certo tipo di azione sono limitati nell’ambito dell’offerta
del sistema.
ÅLa società moderna è tale in quanto si sta spostando dalla dimensione della Gemeinschaft
(comunità) a quella della Geselschaft (società. Su questo anche Bagnasco, parte I, cap. II:5 su" La
concettualizzazione della modernità in alcuni classici" Vedi anche appunti lezioni scorse.
A seconda dei contesti di azione l’individuo sceglie tra le seguenti alternative, la prima delle quali
richiama la dimensione della comunità di Tonnies (Gemeinschaft).
$VFUL]LRQH (giudizio in base a ciò che le persone sono :quality) /5HDOL]]D]LRQH (giudizio in base a
ciò che le persone fanno: performance)
'LIIXVLRQH (considerazione globale e per intero di una persona o di una situazione6SHFLILFLWj
(considerazione di aspetti parziali di persone o situazioni)
$IIHWWLYLWjdare libero corso ai sentimenti) /1HXWUDOLWjDIIHWWLYD (controllo dei sentimenti)
3DUWLFRODULVPR (orientamento secondo particolari situazioni /8QLYHUVDOLVPR orientamento in base a
criteri-valori, linee di azione generali
&ROOHWWLYLWj (orientamento dell’azione guidato dal riferimento alla collettività di cui fa parte)
/LQGLYLGXDOLVPR ( orientamento rispetto ai propri interessiÅego-centrismo)
Ogni settore di attività ha un pattern di orientamento preferenziale. (ad esempio la famiglia si
regola secondo il pattern dell'affettività, dell'
orientamento privato, della diffusione, del
particolarismo, ecc.)
Ogni ruolo sociale o professionale ha un pattern di orientamento preferenziale, in riferimento ad
azioni tipiche
ÅProfilo tipico di ruolo di un padre: affettività, orientamento all’interesse collettività (famiglia),
particolarismo, diffusione, ascrizione.
ÅProfilo tipico di un medico: neutralità affettiva, orientamento alla collettività, universalismo,
specificità, ascrizione.
3DUVRQVHLOFRQFHWWRGLFRQWUROORVRFLDOH
Il concetto di controllo sociale viene inteso da P. come insieme di meccanismi, processi, iniziative,
che una comunità elabora per assicurare la conformità alle norme e ai modelli, sia prevenendo la
devianza, sia riportando la devianza a conformità.
Åè basato sull’assunto che l’individuo è un animale morale, che fa proprie le norme della società in
cui vive.
Far propri valori e norme richiede meccanismi/processi/agenzie specifici.
Il primo meccanismo di controllo sociale è la socializzazione, la modalità più radicale ed efficace
di controllo sociale:Åperché avviene attraverso l’interiorizzazione dei valoriÅ genera dunque un
controllo anticipato (agenzie: famiglia, scuola)
Un secondo meccanismo di controllo sociale è dato dalle istituzioni (dal matrimonio alle istituzioni
terapeutiche, al pensionamento, ad altri riti di passaggio), in cui si regolano e stabilizzano
comportamenti specifici indicando tempi e modalità attese di entrata/uscita e gestione dei compiti in
ruoli Åsi tratta di un vero e proprio “controllo di processo” che avviene attraverso l’imposizione di
norme che consentono e vietano certi comportamenti in quel dato contesto e tempo sociale
Un terzo meccanismo di controllo sociale è la differenziazione sociale e la divisione del lavoro da
essa generataÅgli individui fanno capo a diversi ruoli che richiedono ad essi conformità alle
aspettative degli altri interdipendenti .
Å3LFFRORYRFDERODULR:
Le sanzioni sono gli strumenti generali del controllo sociale attraverso cui si premia, si incentiva o
si punisce un comportamento giudicato improprio, inadeguato, sbagliato, pericoloso, ecc.Åappunto
deviante.
Å qualunque sistema sociale di qualunque livello esercita un controllo sociale sui propri membri (
azienda, famiglia, banda , coppia, ecc.)
(VHUFL]L
8WLOL]]RGHOOHSDWWHUQYDULDEOHV
1.Il corteggiamento e le pattern variables:
quali scelte tipicamente guidano l’azione del corteggiamento secondo le pattern variables?
E il compiere un lavoro come quello del commerciante? .
E il lavoro di un docente universitario quando esamina i suoi allievi?
/HFULWLFKHGLYDULDSURYHQLHQ]DFKHVLSRVVRQRIDUHDOPRGHOORGHOO¶D]LRQHVRFLDOHGL
3DUVRQV
5.1. Le funzioni e la sopravvivenza del sistema e le critiche di Merton
a-l’universalità funzionale (considerare tutti gli elementi di un sistema come funzionali).
b-l’unità funzionale (tutte le parti cooperano alla sopravvivenza del tutto, di qui Åconsiderare come
indispensabile alla sopravvivenza di un sistema alti livelli di standardizzazione delle pratiche
sociali)
Dice MertonÅl’unità funzionale di una società è una variabile empirica che cambia da periodo a
periodo nella stessa società ed è diversa da una società all’altra. Non tutte le società hanno quel
grado di integrazione nel quale ogni pratica è funzionale per la società stessa. Ad esempio la
religione non è di per sé fattore di integrazione.
c-l’indispensabilità funzionale.:
Dice Merton Åsi può dire che è indispensabile quella certa funzione, non si può dire a priori che
quella funzione sia svolta da quella sola indispensabile istituzione (vedi anche prossimamente: il
concetto di alternative funzionali e disfunzioni). Indispensabilità della funzione e indispensabilità
di una certa istituzione o struttura o pratica sociale vanno quindi tenute analiticamente distinte
&ULWLFDVXOVLJQLILFDWRGHOFRQFHWWRGLYDORUH
-dice Merton ( e si riconosce oggi) che i sistemi normativi non sono sempre perfettamente coerenti
(vedi la teoria della devianza e il dilemma etico dello scienziato) (Merton) (su questo anche
Bagnasco: parte III, su "La cultura e le regole della società", cap. Valori, norme e istituzioni).
&ULWLFDVXOVLJQLILFDWRGHOFRQFHWWRGLUXROR
Non tutti le relazioni sociali si configurano come relazioni di ruolo. Ad esempio ci sono relazioni
costruite su specifiche situazioni, ma che non fanno necessariamente capo a ruoli come nell'
ambito
delle relazioni di rete (Boudon).
ÅNon tutte le relazioni di ruolo sono semplici e univoche . Infatti i sistemi normativi non sono
sempre perfettamente coerenti (vedi la teoria della devianza e il dilemma etico dello scienziato di
Merton.
-Il problema dei conflitti di ruolo (Merton): i ruoli possono dare indicazioni ambivalenti o
paradossali (Smelser).
Å-non è né assoluta né scontata la plasmabilità del soggetto di fronte ai messaggi societari. Ci sono
alti gradi di variabilità nell’interpretazione e nell’esecuzione dei ruoli (quindi di imprevedibilità del
comportamento).
(VWHQVLRQHGLQRUPHYDORULHUXROL
. hanno una portata non generale, ma circoscritta a particolari
cerchie sociali (vedi anche l'
interazionismo simbolico).
ÅImpossibilità di una piena integrazione (non identità tra fini individuali e fini della società. I fini
della società sono sempre fini propri della classe dominante) (critica proveniente da
un'
impostazione di tipo marxiano).
/¶HYROX]LRQHGHOODVRFLHWjPRGHUQDLQ3$56216
C'è una relazione tra Parsons e la tradizione di studi macrosociologici di tipo classificatoriodicotomico (Spencer, Toennies).
Per Parsons la modernità non è solo un di arrivo di una società ma è una proprietà-requisito da
mantenere.
Å
L’evoluzione verso la modernità significa
Differenziazione e specificità
DifferenziazioneÅdistribuzione di funzioni prima concentrate (oggi la comunità religiosa non può
essere una comunità politica, la famiglia non può essere un’impresa, la collettività culturale non può
essere una collettività giudiziaria).
specificità Å ridefinizione dei compiti con attribuzione di valori specifici. Ogni compito
distribuito, va etichettato in termini di valore. Non ci possono essere situazioni, attività, strutture
abbandonate alla contingenza—>tutto deve essere collocato in uno schema funzionale che esige
non solo che gli obiettivi si raggiungano, ma che i mezzi deputati a raggiungerli abbiano un senso
esplicito e conosciuto per il sistema.
Å
Condizioni strutturali della modernità.
:il mercato, la burocrazia, il sistema di stratificazione sociale*
ÅCondizioni processuali della modernità:
DGDWWLYLWj cioè capacità di una struttura di sormontare le difficoltà realizzando un ‘ampia varietà di
fini;
LQFOXVLRQHcioè capacità di coinvolgere, di “tirar dentro” individui al di là del loro status ascritto;
JHQHUDOL]]D]LRQHGHLYDORUL cioè diffusione di valori generalizzabili e poco discriminanti (religione
civile, cultura di pace, difesa del bambino, valori della vita, ecc).
%UHYLFRQVLGHUD]LRQLVXOODIXQ]LRQHGHOPHUFDWRHODVWUDWLILFD]LRQHVRFLDOH
in Parsons
7.1.MercatoÅ quel contesto di azioni in cui si rende possibile trasferire un bene da un venditore a
un compratore in cambio di denaro).
Dice Parsons: Il mercato è uno strumento della modernità perché ospita logiche di azione di tipo
universalistico e specifico e diffonde e promuove la razionalità economica
Il mercato istituzionalizzato è un mercato che si basa su valori condivisi, che ha superato gli
ostacoli e le resistenze di gruppi e ceti tradizionali ( vedi anche Bagnasco, parte quarta su
"Differenziazione e diseguaglianza", cap. Stratificazione e classi sociali).
-Dicono i critici:
Il mercato ha dei limiti.
ÅProblema della equità. Il mercato non garantisce che costi e vantaggi siano ripartiti in modo equo
ÅProblema del controllo dell’invasività del mercato
Å Problema della fiducia. In un clima scorretto delle relazioni economiche si richiedono controlli
costosi per ridurre l’opportunismo e si produce quindi inefficienza
7.2. Stratificazione
Dice Parsons:" in una società moderna e aperta l’esigenza di collocare e motivare gli individui nella
struttura sociale è soddisfatta attraverso il sistema di stratificazione sociale".
Å Nel sistema si distribuiscono diverse capacità individuali e diversa rilevanza delle funzioni
ÅLa stratificazione sociale raccorda capacità e rilevanza delle funzioni, disponendo individui
capaci e qualificati in posti in cui si svolgono funzioni importanti per il sistema Å
il ruolo dei costi e dei premi
Åla stratificazione sociale svolge dunque funzioni indispensabili alla sopravvivenza del sistema.
Dicono i critici
MarxÅla stratificazione sociale: non un dato naturale del sistema (secondo il Funzionalismo. la
stratificazione è collegata alla necessità di attribuire più ricompense economiche e sociali a quelli
che sono in grado di rispondere a specifiche esigenze di attività qualificate e per farlo si
sottopongono allo sforzo della formazione e della qualificazione) ma un dato storico, legato al
costituirsi di rapporti di diseguaglianza nella società capitalisticaÅ la diseguaglianza si esprime
nella divisione in classi sociali che hanno interessi irriducibili e contrapposti.( Bagnasco, parte lV,
Differenziazione e diseguaglianza, cap.su "Stratificazione sociale…")
,OPRGHOOR$*,/
Nella sua opera " The Social system " (Il sistema sociale) scritto nel 1951, Parsons propone il suo
noto schema di identificazione dei bisogni e delle funzioni fondamentali del sistema.
Semplificando molto si possono a priori identificare quattro requisiti (bisogni) fondamentali del
sistema:
-adattamento,
-raggiungimento dei fini,
-integrazione,
-mantenimento della struttura latente ovvero del modello culturale esistente.
L'acronimo( o sigla) è definito AGIL
$(GDSWDWLRQ) *(RDODWWDLQPHQW),LQWHJUDWLRQ)/(DWHQF\Å$*,/
A ciascun bisogno fanno capo specifiche funzioni esercitate da specifiche LVWLWX]LRQL
Vedi anche schema sul testo di Bagnasco (parte III Valori, norme e istituzioni, par su Tipi di
istituzioni).
8.1.Critiche e considerazioni dell’attualità del modello
ÅNon sempre l’agire delle istituzioni può rigidamente inquadrarsi in una e una sola casella (un
regime come quello cambogiano ai tempi della dittatura e molti altri simili a quello, non
distingue(va) tra istituzioni deputate alla gestione economica e quelle deputate alla gestione degli
affari politici.
8.11.Critiche provenienti da Merton
La sua critica dà luogo alla costruzione di un "paradigma alternativo" a quello definito del
funzionalismo assoluto di Parsons. Il paradigma funzionalista di Merton si definisce funzionalismo
relativo.
Concetti chiave:
a- equivalenti funzionali .
ÅConcentrano l’attenzione sulla gamma di variazioni possibili dell’elemento che in un dato caso
può soddisfare un requisito funzionale. Dato un certo bisogno o requisito da soddisfare è possibile
individuare più di un elemento che nel sistema è di fatto in grado di esercitare una data funzione,
anche se questa non è prevista e programmata da quel sistema sociale
b funzioni manifeste e funzioni latenti
Åb1.La funzione di una pratica è un effetto osservabile e perciò va distinto dalla motivazione che
sottende la pratica.
b2 Certe pratiche hanno funzioni che sono intese e riconosciute come tali dagli individui coinvolti.
funzioni manifeste, ma altre funzioni non sono né intese né riconosciute dagli individui coinvolti Å
funzioni latenti ( esempi fatti in classe)i
c) tensione strutturale
Ådiscontinuità e tensione tra cultura e struttura sociale
L’interdipendenza tra i vari elementi di un sistema sociale limita le effettive possibilità di
cambiamento cfr. la teoria della devianza come tensione tra mete culturali indicate dal sistema e
mezzi messi a disposizione dalla struttura
d) disfunzioni: una struttura sociale racchiude in sé forzature rappresentate dal mancato
adempimento da parte di certe strutture, degli scopi cui erano preposte, da cui rischi di squilibrio
e) meccanismi mediante i quali le funzioni vengono adempiute.Å in sociologia sono richieste
spiegazioni concrete e particolareggiate di come una determinata funzione si svolge. Occorre
pensare in termini di meccanismi (dispositivi che possono essere ricostruiti attraverso ipotesi sul
funzionamento concreto del sistema e accurate descrizioni empiriche).
d) WHRULDGLPHGLRUDJJLR: sta tra le ipotesi che si formulano abbondantemente durante la routine
quotidiana della ricerca e le speculazioni onnicomprensive basate su uno schema concettuale
unificato che mirano a spiegare tutte le uniformità empiricamente osservabili. Una teoria di medio
raggio. In sociologia le teorie di medio raggio occupano una posizione intermedia tra le teorie
generali dei sistemi sociali. Troppo remote da particolari categorie di comportamento per poter
fornire una spiegazione a quanto viene osservato e quelle dettagliate descrizioni di particolari che
non vengono minimamente generalizzate. Le teorie di medio raggio comportano naturalmente
astrazioni. Si tratta però di astrazioni abbastanza vicine ai dati da permetterne l’inclusione in
proposizioni empiricamente verificabili . Esse parlano di aspetti circoscritti dei fenomeni sociali. Si
parla di una teoria dei gruppi di riferimento e della privazione relativa, di una teoria del conflitto di
ruolo, di una teoria della devianza, così come si parla in altre discipline di una teoria dei prezzi , di
una teoria della malattia infettiva, o di una teoria cinetica dei gas.
$SSOLFD]LRQLGHOPHGLRUDJJLR
ODWHRULDGHOODSULYD]LRQHUHODWLYDHGHLJUXSSLGLULIHULPHQWR
La Teoria dei gruppi di riferimento e della privazione relativa ha inizio dalla semplice idea già
sviluppata in precedenza che gli individui prendano come base di valutazione e giudizio di se stessi
gli standard adottati dagli altri, secondo il loro significato. Alcune delle interferenze derivate da
questa idea sono palesemente in contrasto con il buon senso. il buon senso suggerirebbe ad esempio
che maggiori sono le perdite subite in un disastro generale da una famiglia più acuto sarà il senso di
privazione. Questa opinione si basa sull’assunto non verificato che l’ampiezza della perdita
effettiva sia correlata in modo lineare con la valutazione soggettiva della perdita stessa e che
questa valutazione derivi direttamente dalla immediata esperienza individuale. Ma la teoria della
privazione relativa conduce a un’ipotesi diversa: l’autovalutazione dipende dal confronto che gli
individui fanno tra la propria situazione e quella di altre persone che si giudica siano confrontabili
con se stessi . Questa teoria può dunque ipotizzare che e famiglie che hanno accusato gravi perdite
sperimenteranno un senso di privazione minore di quelle che hanno avuto perdite meno gravi, se si
trovano in una situazione che le porta a confrontarsi con persone che hanno sofferto perdite anche
maggiori. Le ricerche empiriche hanno dimostrato la validità della teoria della privazione relativa
piuttosto che le supposizioni di buon senso.
Questo modello è rinforzato dalla tendenza irrinunciabile nelle comunicazioni pubbliche, di
concentrarsi su le vittime più colpite dal disastro, che tendono a diventare gruppi di riferimento con
cui possono favorevolmente confrontarsi anche altre vittime…” (da R. K. Merton, Teoria e struttura
sociale , 1° ed. 1949).