di Massimo Melis
Wall?E è un robottino compattatore di rifiuti solidi urbani. Da 700
anni compatta e accumula parallelepipedi di immondizia, disegnando il nuovo sky line di una
metropoli in un mondo in cui gli esseri umani sono oramai estinti da secoli.
Wall?E da perfetto “Travet” del futuro monta e smonta dal lavoro con il salire e scendere del
sole, si porta dietro la sua gavetta in cui mette alcuni degli strani oggetti quotidiani appartenuti
agl’uomini , e la notte torna a dormire nel suo container insieme alla sua unica amica, una
blatta indistruttibile.
Questa routine viene interrotta dall’arrivo di Eve, un robot supertecnologico potentissimo che
con la sua etica ferrea, farà innamorare il nostro Wall?E ; trascinandolo in un odissea
strabiliante, sino a diventare, suo malgrado, il leader di un gruppo di robot freak, svirgolati, fuori
di transistor, sulla nave madre che tiene in crociera nello spazio, gli ultimi esseri umani, in
attesa di un nuovo mondo in cui vivere.
Questo ultimo lavoro di animazione della Pixar è un vero gioiellino, una chicca per i cinéfili
appassionati di fantascienza . Il film riesce ad essere poetico , divertente, impegnato con una
leggerezza invidiabile. Le citazioni sono tantissime, da Alien (Wall?E che si allontana dalla nave
madre dentro la capsula di salvataggio) a E.T., da Guerre stellari (Wall?E si esprime come il
robot non antropomorfo di Guerre Stellari, R2-D2) all’immenso 2001 Odissea nello spazio di
Kubrick , fra tutti, il più omaggiato dagli sceneggiatori.
Una delle strategie vincenti di questo film è stata quella di non dare ai protagonisti, ( robot
/uomini ) i volti di attori famosi per creare una facile e sterile identificazione che sfrutta solo la
moda o l’attore del momento, ma dare ai robot sentimenti universali, e dotarli di un etica
propria, di una serie di valori che danno spessore ai personaggi e ne condizionano le azioni.
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Wall?E
è
piccolo
guai, fa tenerezza per la sua dolcezza , fa ridere per la sua comicità involontaria, ma ragiona
come una macchina ( la scena del cucchiaio-forchetta è esemplare), lo stesso fa Eve
implacabile nella sua determinazione nel seguire la sua “Direttiva”come solo gli esseri di sesso
femminile sanno essere.
Ma c’è di più , c’è Asimov con le tre leggi della Robotica, c’è Blade Runner, c’è uno
spassoso e terribile HAL 9000 che compare in tutti i ritratti dei capitani succedutosi al comando
della astronave madre, sempre più obesi per la totale inattività fisica, svolta totalmente dalle
macchine.
La prima mezz’ora di film è muta, attraverso la magia delle immagini (l’ unico sonoro è
costituito dalle canzoni di Hellò Dolly), noi respiriamo Poesia, in mezzo all’ unico tappeto di
immondizia che avvolge la Terra.
La cura per i dettagli è maniacale, piccole cose che apparentemente scorrono veloci sullo
schermo non immediatamente registrate, come lo sfocarsi delle lenti della macchina da presa ,
fanno dimenticare che si è in un film d’animazione, in cui non possono esserci gli effetti tipici
delle riprese reali. Un punto di non ritorno per l’animazione digitale.
In questo film potè più la sceneggiatura della regia, i tempi, i ritmi, i colpi di scena, i momenti
romantici, l’azione sono al servizio dei personaggi, totalmente.
Quando Wall?E galleggia nello spazio con Eve, nelle orecchie risuonano le note del valzer di
Strauss.
La recensione di Elisabetta Randaccio: Wall-e
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