>> La penisola salentina è costituita da rocce calcaree di età mesozoica. Queste rocce calcaree sono molto permeabili tanto che le acque superficiali si infiltrano rapidamente nel sottosuolo. Le acque migrano verso il basso sino a raggiungere le acque marine che dalla costa si sono infiltrate verso l’interno della penisola. Le acque dolci sono quindi costrette a interrompere il loro moto verso il basso e a dirigersi lateralmente verso la linea di riva dando luogo ad una falda carsica profonda. La stratificazione regolare dei calcari mesozoici si mostra molto deformata a formare delle pieghe . Gli strati hanno così subito una deformazione e sono stati scompaginati venendo a costruire una breccia a calcarei. Queste strutture sono probabilmente dovute a frane avvenute circa 65 milioni di anni fa. L’impatto maremoto su di una costa rocciosa produce frequentemente il distacco di blocchi rocciosi di grosse dimensioni. I blocchi sono costituiti da calcareniti del locale substrato. Essi sono strati staccati lungo piani di frattura,generalmente dalla parte emersa della costa. Una importante fase morfogenetica fu innescata delle rigide condizioni climatiche. Durante questo periodo,le forti condizioni meteorologiche resero particolarmente efficaci i processi connessi con il gelo e il disgelo ed indussero una modificazione della rapida scarpata della Torre dell’Alto. Al piede di questa parete si sviluppò una potente falda detritica. Le falde sono costituite da brecce cementate. La struttura della falda detritica indica che il costante accumulo di materiale fine,dovuto all’azione eolica. (da: “Lo scrigno di pietra” - Sansò-Vitale) PORTOSELVAGGIO E PALUDE DEL CAPITANO Parco Naturale Regionale - Nardò Gentilmente offerta da Antonio Elia Rizzo Il parco naturale regionale “Portoselvaggio e Palude del Capitano” è situato in provincia di Lecce (litoranea tra Porto Cesareo e Santa Caterina). Si estende per circa 300 ettari di pineta e 7 km di costa. Il parco presenta una grande biodiversità che permette di intraprendere i più svariati percorsi. Uno di questi è quello che vede la visita di: Torre Uluzzo – Grotta del Cavallo – Torre dell’Alto – Grotta di Capelvenere (chiamata così perché solo al suo interno cresce l’omonima felce); luoghi che è possibile raggiungere percorrendo sentieri situati nella pineta, ammirando le grande varietà di piante, comunemente conosciute con l’appellativo di “macchia mediterranea”, di cui il parco è dotata. Il percorso dura circa 3 ore e mezza ed è lungo circa 3 km, è abbastanza vario, si passa dal percorre gli ampi viali spartifiamme a stretti sentieri scoscesi; caratteristica è la grande scalinata di circa 200 scalini, che permette di arrivare alla Torre dell’Alto dal bosco. Torre Uluzzo e Torre dell’Alto sono torri costiere erette intorno alla seconda metà del XVI secolo per scopi difensivi (all’epoca le acque del Mediterraneo erano infestate dai saraceni, che erano dediti alla pirateria e al saccheggio delle città costiere) su volontà dell’imperatore Carlo V. Torre Uluzzo, invece, è situata nella Baia di Uluzzo. La Grotta del Cavallo equini, è importante perché al suo interno sono stati trovati resti umani risalenti al Homo Sapiens, che si pensava non fosse mai vissuto nella penisola italica. Realizzato da: Baglivo Natalia (geologa) Cardinale Dario (botanico) Cirignaco Julie (botanica) Martire Alberto (addetto alla fotografia) Rocca Gabriele (geologo) Specchia Giorgia (cronista) 3 Bs a.s. 2012/13 Flora del parco: LECCIO: Albero (altezza media circa 10 m), sempreverde dalla corteccia liscia di color grigio chiaro o scuro. Le foglie sono lanceolate o ellittiche, lunghe 3-8 cm, con margine intero o dentato, bianco tomentose o pubescenti nella pagina inferiore, coriacee scure e lucide in quella superiore. Nel periodo aprile maggio compaiono le infiorescenze, quelle maschili (amenti) sono costituiti da tanti piccoli fiori insignificanti portati su un rachide pendulo di 46 cm. Più tardi, a fine estate e in autunno, si notano le ghiande che assumono forma ovale e sono coperte per circa metà della cupola; essa è formatta da tante piccole squame vellutate, fittamente appressate. Il leccio ha una chioma molto fitta e a volte densa e inestricabile, e per via della sua fulgida crescita nell’antichità era il simbolo dell’incorruttibilità e dell’eterna giovinezza. CISTO DI MONTPELLIER: È un arbusto aromatico ghiandoloso-appiccicoso dell’altezza massima di 1 m. Le foglie sono sessili strettamente lanceolate di color verde scuro che cambiano in estate diventando brune, sono tomentose sulla pagina inferiore. Porta fiori bianchi del diametro di 2-3 cm in gruppi fino a 8 infiorescenze unilaterali. Fiorisce da aprile a giugno. È specie calcifuga quindi la si potrà mai trovare su suoli calcarei puri. OLIVASTRO: Arbusto spontaneo che cresce in forma cespugliosa ai margini delle campagne nei pressi delle zone coltivate a uliveto. Supera l’altezza di 1 m. Presenta foglie opposte, picciolate, non molto coriacee, lanceolate, larghe, con pagine superiore verde scuro e pagina inferiore verde chiaro. I fiori, bianchi, sono a grappolo. VERBENA ODOROSA: Pianta arbustiva alta dai 50 ai 150 cm, così chiamata per le sue foglie, perché emanano un gradevole profumo simile a quello della buccia del Limone. Presenta fiori tubolosi piccoli, bianchiazzurrini, raccolti in rade spighe; le foglie sono verticillate, oblunghe-lanceolate, appuntite, di color verde chiaro, minutamente denticolate ai margini. TIMO: È una pianta a portamento arbustivo, perenne, alta fino a 40-50 cm, con un fusto legnoso nella parte inferiore e molto ramificato, che forma dei cespugli molto compatti. Le foglie sono piccole e allungate con una colorazione variabile dal verde più o meno intenso, al grigio, all'argento, ricoperte da una fitta peluria in quasi tutte le specie. I fiori sono di colore bianco-rosato e crescono all'ascella delle foglie in infiorescenze a spiga e sono ad impollinazione entomofila (da insetti).I frutti sono degli acheni. La pianta è considerata appartenente al gruppo della "aromatiche". Ha infatti in ogni parte, ma soprattutto nelle foglie e nei fiori un odore gradevole ed aromatico. ASFODELO: Le foglie dell'asfodelo si presentano sotto forma di una rosetta di grosse foglie radicali, strette e lineari, con l'estremità appuntita.Dal centro della rosetta emerge uno stelo nudo che porta una spiga di fiori più o meno ramificata secondo le specie. La spiga è generalmente alta un metro o più.Hanno sei tepali (cioè non esiste distinzione visibile tra petali e sepali). I tepali sono bianchi con una striscia scura al centro.I frutti sono capsule tondeggianti e la radice è commestibile. ASPARAGO: È una specie dioica che porta cioè fiori maschili e femminili su piante diverse: i frutti (prodotti ovviamente solo dalle piante femminili) sono piccole bacche rosse contenenti semi neri. La pianta è dotata di rizomi fusti modificati che crescono sotto terra formando un reticolo; da essi si dipartono i turioni ovvero la parte epigea e commestibile della pianta. Nel caso di coltura forzata il turione si presenta di colore bianco mentre in pieno campo a causa della fotosintesi clorofilliana assume una colorazione verde. Se non vengono raccolti per il consumo dai turioni si dipartono gambi di lunghezza variabile da 1 a 1,5 m. Le foglie (cladòdi) di questa pianta sono minute e riunite in fascetti di 3-6. Geologia del parco La bellezza del paesaggio costiero di Porto Selvaggio, il quale è dominato dalla dorsale della Torre dell’ Alto che si estende da SE verso NO sino a Torre Nova, è determinata dalla trasparenza delle acque marine, ma soprattutto da numerosi siti a livello geologico (sette in tutto i siti presenti nella zona descritta). Infatti, sul fianco occidentale della dorsale vi è una gradinata costituita da sei terrazzi marini, dei piccoli residui ottenuti dagli avanzi di naufragi di fondali marini, causati da diversi fenomeni naturali, tra cui il sollevamento tettonico. Uno dei tipi principali di rocce più antiche che vi si possono visitare sono i calcari mesozoici. Essi sono delle rocce sedimentarie di origine marina e di colore bianco, formatesi durante il Mesozoico. Da queste rocce venivano estratti dei grandi blocchi di roccia. Ma ciò che caratterizza questo modello di rocce sono le rudiste, ossia i resti fossili di molluschi vissuti milioni di anni fa, che inizialmente erano delle conchiglie simili tra loro e che fungevano da grandi scogliere, difendendo il mare aperto dalle lagune. Queste, però, si estinsero insieme ai dinosauri 65 milioni di anni fa. I calcari presentano dei livelli in lamine che hanno dato vita ad una fauna di pesci fossili di tempi molto lontani e questa particolarità potrebbe essere spiegata da alcuni episodi di mortalità di massa. Sul fianco meridionale dell’insenatura di Portoselvaggio è possibile rivelare la presenza di sottili livelli e di noduli di selce, una vera rarità geologica nel Salento. La selce proviene dalla precipitazione chimica di silice prodotta da microrganismi radiolari e di diatomee. In quest’area è presente un muro in calcestruzzo che nasconde una sorgente costiera. La sorgente è una delle tante presenti nel Salento ed è alimentata da una estesa falda carsica presente nel sottosuolo di questa regione. Rudiste