Scoprire Dio nella musica: il percorso di fede di un pianista iraniano Ci siamo imbattuti in un artista che con la sua vita sta dimostrando che l’incontro con la fede cristiana può avvenire secondo modalità che nemmeno immaginiamo. Parleremo di un pianista iraniano e della sua conversione: Ramin Bahrami, nato in una famiglia benestante dell’Iran, rimase folgorato dalla musica di Bach fin da giovane. Con l'avvento del regime degli Ayatollah ed a seguito della Rivoluzione contro lo Scià, il padre fu incarcerato con l'accusa di essere oppositore del nuovo regime, e morì in carcere nel 1991. Ramin fu costretto ad emigrare in Europa a 11 anni. L'intenzione era quella di recarsi in Germania (oggi vive a Stoccarda), patria originale della nonna paterna, ma il primo paese che lo accolse fu l'Italia, grazie ad una borsa di studio donatagli dall'Italimpianti grazie all'intervento dell'ambasciata italiana a Teheran. Bahrami, dopo aver trovato rifugio in Italia, ha potuto studiare il pianoforte e diplomarsi al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Artisticamente, quindi, è anche un figlio della nostra città... ma spiritualmente i suoi orizzonti sono assai più ampi. La ricerca interpretativa del pianista iraniano è attualmente rivolta alla produzione per pianoforte di Johann Sebastian Bach. Non c’è festival internazionale di richiamo che non lo abbia avuto tra i suoi interpreti. Bahrami continua a mostrare, con la sua vita e con la sua conversione, che Cristo può arrivare a toccare i nostri cuori in modi spesso sorprendenti, diversissimi da persona a persona tanto nella natura quanto nelle occasioni che la provocano. Il cuore di Ramin è stato toccato proprio attraverso Bach, compositore che lui ha tanto studiato ed amato: vari aspetti e varie motivazioni lo hanno portato ad una profonda conversione. Innanzitutto, un momento di forte depressione che lo aveva portato addirittura a pensare di abbandonare le scene; ma accanto a questo, c'è stata la sua famiglia d’origine, di cultura islamica ma attenta ad ascoltare anche le altre religioni; vi sono stati dei rapporti umani di grande arricchimento, come quello con la comunità del paese natale della moglie calabrese, che lo ha accolto “come un fratello”; ed infine c'è stato l’elemento legato alla sua carriera professionale. Johann Sebastian Bach è entrato in questo cammino di conversione come “la voce di Dio, la voce di qualcosa di soprannaturale”. Bahrami racconta Bach come “il compositore più perfetto, più profondo" in cui lui ha trovato sempre una fonte di energia continua che si rinnova ed accresce ascolto dopo ascolto. In diverse occasioni il pianista ha dichiarato lo stretto legame tra la musica che esegue e l’avvicinamento all’esperienza di Dio. Secondo Bahrami "ogni nota di Bach è ispirata da Dio e per questo è profondamente umana: nelle sue pagine si trovano tutte le voci, tutte le culture del mondo e la sua musica travalica ogni epoca suonando ancora come modernissima". La chiamata alla conversione viene ricordata dal pianista in un luogo preciso: una chiesa di Venezia. Notizie da Atlantide 47.2 dicembre 2013 pagina 1/2 Copia di questo articolo e dei precedenti numeri è reperibile all’indirizzo web www.parrocchiaredentore.it/atlantide Da quel giorno sente ripetere la chiamata soprattutto nella musica che ama maggiormente. Ramin è stato battezzato e, nel luglio di quest'anno, si è sposato con rito cattolico a Roma. Queste le sue parole nel definire la musica di Bach: "Una musica come la sua, in cui la molteplicità di voci si fa armonia, può essere uno strumento di educazione civica: insegna il rispetto in un mondo come quello contemporaneo, in cui tendiamo a schiacciare le voci degli altri per far emergere il nostro ego. Insegna, in uno spirito che oserei definire ecumenico, l’importanza dell’ascolto e del dialogo. E insegna l’umiltà: di fronte a Bach diventiamo tutti umili servitori perché nella sua musica c’è il più alto rimando a qualcosa di altro che trascende l’uomo, perché la più grande ispirazione del compositore tedesco è stato Dio: per tutta la vita Bach ha lavorato per Lui e ha scritto il suo nome indelebilmente in ogni partitura con le sue grandezze e le sue miserie di uomo tentato dal peccato, ma toccato dalla redenzione. Anche per questo, per la spiritualità che ogni sua nota trasuda, ritengo che Bach sia il compositore che meglio di tutti può donare la consolazione dello spirito a chi vive un momento di sofferenza." Aggiunge poi a proposito delle "Invenzioni a due e tre voci" di Bach, di cui è uscita da poco una pregevole registrazione: "Quella delle Invenzioni è una delle tappe più importanti per ogni musicista a livello artistico, ma soprattutto a livello umano: queste pagine sono l’emblema della possibilità di dialogo, brevi composizioni dove due voci si cercano e si parlano. E poi fanno spazio ad altre voci e il dialogo si allarga sino a diventare polifonia. […] In queste pagine senti che ogni voce è necessaria per l’altra e che ogni voce rispetta l’altra. […] Bach non condanna le differenze, ma le armonizza e le fa convivere. Ecco perché, insegnando a essere persone migliori, oggi potrebbe essere un modello di vita per molti.” Chiaramente qui non si tratta di dare una valutazione sull’efficacia o la potenzialità di smuovere le proprie corde più intime sull’ascolto di Bach (anche se l’ascolto delle Invenzioni è assolutamente consigliabile…), bensì di evidenziare e di cogliere il metodo che permette che un fenomeno di carattere artistico diventi parte scatenante di un processo personale ed intimo, come la conversione. Potrebbe essere l’occasione per non limitarsi - come accade spesso nella nostre giornate “sempre di corsa” ad un semplice “mi piace”, o eventualmente ad un ascolto che non ci coinvolge più di tanto: spesso dietro le note di un pianista (ma anche dietro i colori di un dipinto, o le parole di un romanzo) ci potremmo ritrovare a domandarci che cosa ci vuole dire l’artista o che cosa ci trasmette quello che sta suonando. Bahrami nello studio, nell’esecuzione e nell’interpretazione di Bach ha messo tutte le esperienze della sua vita, molto di più di quanto riveli la maestria e la perizia tecnica del pianista. Se imparassimo anche noi a mettere tutto il meglio di noi stessi nelle nostre prove di ogni giorno, a nostra volta ci potremmo scoprire esecutori di opere disegnate da una Sapienza assai più grande della nostra. Un richiamo per il cammino di ciascuno di noi, a vivere con cuore aperto e in ascolto di tutto ciò che ci circonda, per cogliere i segnali di bene che vengono inviati nella nostra vita, e renderla così più vera e più gioiosa in compagnia di Cristo: alla riscoperta del vero e del bello che Dio ha seminato nella nostra anima. Notizie da Atlantide 47.2 dicembre 2013 pagina 2/2 Copia di questo articolo e dei precedenti numeri è reperibile all’indirizzo web www.parrocchiaredentore.it/atlantide