CAPITOLO SETTIMO I movimenti collettivi Paragrafo 7.1 Un

CAPITOLO SETTIMO
I movimenti collettivi
Paragrafo 7.1 Un chiarimento concettuale
Definizione:
I Movimenti sono espressione di uno scopo comune, che si realizza mediante un’azione
collettiva che opera al di fuori delle istituzioni esistenti ed è portata avanti con modalità
spesso non convezionali.
L’azione dei movimenti collettivi può essere diretta non solo a generare un cambiamento, ma
anche a opporvisi ed essa cerca di modificare la struttura.
I movimenti hanno sviluppato un livello relativamente basso di organizzazione e la loro
azione si esprime in forme non istituzionalizzate che li distingue dai soggetti più strutturati
come i partiti o i gruppi d’interesse.
I l concetto di movimento sociale rinvia alla spontaneità che è alla sua base ma poi sfocia
nella routinizzazione o cristallizzzazione dell’azione, quindi il movimento collettivo è
un’entità dinamica che nel corso della sua esistenza attraversa le seguenti fasi: la prima di
rottura nei confronti dell’assetto istituzionale. Quella dello scontro vero e proprio e infine
quello dell’influenza istituzionale.
1) lo stadio del fermento sociale (caratterizzato dall’assenza di organizzazione)
2) quello dell’eccitazione popolare ( in cui si cominciano a precisare gli obbiettivi
dell’azione)
3) quello della formalizzazione ( fase organizzativa );
4) infine lo stadio della “istituzionalizzazione”.
A seconda della fase i movimenti richiedono una leadership diversa con caratteristiche
specifiche : per esempio, nella fase di fermento sociale è necessario un agitatore, nella fase di
eccitazione popolare è necessario un profeta, se il movimento si trasformerà in
organizzazione formale sarà necessario un amministratore e infine un uomo di stato se il
movimento si trasforma in istituzione.
A volte un solo leader può riassumer in sé tutte le caratteristiche ma di solito sono necessarie
più figure.
Nel passato contava di più il carisma oggi si richiede di più la competenza tecnica dal leader
e le soluzioni ad hoc.
Per quanto riguarda le strategie e gli obbiettivi si ha il rifiuto della violenza, poiché essa
viene intesa solo come danno materiale. Le varie forme di protesta collettiva sono
riconducibili alla logica dei numeri, del danno materiale o della testimonianza.
Ogni movimento fa uso di simboli attraverso cui s’identifica e si distingue dagli altri
movimenti, fa uso inoltre di pratiche rituali per esempio rituali interni per l’ingresso di nuovi
partecipanti ed esterni come la partecipazione a manifestazioni come quelle del primo
maggio ecc., in questo modo si facilita la trasmissione dei contenuti dell’azione collettiva.
L’approccio dello studioso deve essere comunque multidimensionale perché il successo di
un movimento dipende d una pluralità di fattori:
a) le condizioni socio-economiche
b) la possibile correlazione tra l’affermazione di tale movimento e il declino di un certo tipo
di valori
c) la capacità di elaborazione simbolica dei capi e degli attivisti di un movimento.
Il successo dei movimenti dipende dalla loro capacità di rielaborare e produrre dei codici
culturali.
I movimenti, in definitiva, si sviluppano secondo un nesso di azione struttura e sono oggetti
contestuali e dinamici, essi cioè nascono si sviluppano e si trasformano in relazione a un preciso
contesto.
Inoltre essi svolgono un’attività di elaborazione e manipolazione simbolica che si innesta su di
una tradizione culturale condivisa e/o su specificità locali.
Paragrafo 7.2 Alcune prospettive di analisi
Uno dei modi di vedere i movimenti è quello di considerarli espressioni di azioni razionali
motivate da interessi di classe e dirette a provocare mutamenti radicali.
Questo modo è riconducibile all’ impostazione di Karl Marx: l’idea che l’azione dei movimenti
collettivi sia un’azione razionale, espressione di un conflitto è condivisa da coloro che si
occupano dei nuovi movimenti sia da quelli che si soffermano sulle condizioni che sono alla base
della mobilitazione.
Parsons ci dà un approccio basato sull’idea di un sistema composto da sottoinsiemi in equilibrio.
I movimenti collettivi sono una specie di elemento di disturbo che rompe l’equilibrio del sistema,
di conseguenza i movimenti occupano un ruolo marginale, come una sorta di trasformazioni che
si sono prodotte troppo in fretta.
Per Smelzer ci sono una serie di elementi che conducono alla mobilitazione. La sequenza nel cui
ambito ogni elemento aggiunge valore alla fase precedente è la seguente:presenza di fermento
politico sociale , sconnessine tra le varie parti del sistema, insorgenza e diffusione della credenza
generalizzata, fattori precipitanti, mobilitazione e conseguente azione di controllo.Due sono gli
elementi centrali: la presenza di tensioni strutturali e l’emergere di credenze generalizzate attorno
alle quali si coagula l’azione.
Un terzo approccio è quello di chi vede i movimenti, come gruppi la cui azione contribuisce al
fisiologico mutamento nella struttura.
Robert Merton vede nei movimenti collettivi la molla del mutamento della società.Egli dice che
l’intersecarsi nei movimenti di membri di vario status sociale costituisce motivo di profonde
fratture; pertanto necessario puntare sulle cosiddette risorse del gruppo, come le relazioni di
amicizia, il grado d’impegno ecc.
Negli Stati Uniti si è diffuso questo tipo di approccio. Si è visto come i movimenti sociali
organizzano il malcontento, contengono i costi dell’azione, crea e utilizza reti di solidarietà ,
incentiva i membri a ottenere consensi dall’esterno.
Paragrafo 7.3. Vecchi e nuovi movimenti collettivi
Oggi si parla di nuovi movimenti collettivi in cui emergono nuovi attori sociali delle società del
capitalismo moderno che sono definite come post-industriali o post-fordiste. Alaine Touraine
parla di società programmate, in cui la massa dei beni culturali assume quella centralità che i
beni materiali avevano nella società industriale.
I movimenti hanno un carattere culturale anziché materiale.
Nascono così i movimenti ad hoc es. i movimenti per la vita ecc., si è passati perciò dalle
motivazioni economiche a quelle di tipo personale e morale. Oggi non ci sono solo più le
industrie che producono beni di consumo materiali, ma anche le industrie culturali che
presuppongono anche chi detiene il monopolio dell’informazione.
In alcuni movimenti si può individuare una struttura profonda e una struttura di superficie, per
esempio quello ecologista non sembrerebbe avere una struttura profonda di obbiettivi. I
movimenti collettivi hanno la tendenza a contrapporsi alle istituzioni parlamentari , infatti essi
tendono a cambiare le istituzioni , ma nello stesso tempo garantiscono il funzionamento della
democrazia. Essi hanno un potenziale populista e uno elitista.Il primo dà una valutazione
positiva dei movimenti coll., l’altro coglie i rischi delle involuzioni in senso antidemocratico.
Ma i movimenti coll. Devono comunque essere in sintonia con l’idea della democrazia come
rispetto delle minoranze.
I movimenti possono posizioni di poter all’interno delle istituzioni. Essi si possono render visibili
con la partecipazione a commissioni d’esperti ad organismi consultivi e a promozioni e a
partecipazioni a forme di democrazia diretta come nel caso di leggi a iniziativa popolare o
referendum abrogativi.
L’analisi dei movimenti collettivi nell’era della globalizzazione pone due ordini di problemi:
l’uno relativo al senso dell’azione collettiva e alle possibili direzioni, l’altro riferito alla capacità
dei movimenti di operare effettive trasformazioni.
Esempio sono i mov. Ecologisti che lottando per la salvaguardia dell’ambiente inteso come
patrimonio sia locale che come patrimonio comune all’intera umanità e invece i movimenti
fondamentalisti che sono animati da una logica particolaristica alla quale corrisponde una mira
universalistica.
Un secondo aspetto riguarda l’impossibilità, secondo alcuni osservatori, da parte dei mov. Di far
fronte a problemi cruciali del nostro tempo quali per es. uno sterminio atomico o le esigenze del
terzo mondo cioè vi è stata una tendenza degli studiosi ad accentuare il protagonismo degli attori
sociali rispetto ai condizionamenti strutturali, e si avverte la necessità di un’analisi che tenga
conto del nesso azione struttura.