R DIO SICK Main sponsor 2 / 2009 Electric Repair Enterprise Una produzione Artissima MAIN SECTION 1/9 unosunove, Roma; Air De Paris, Paris; Loraini Alimantiri Gazonrouge, Athens; Andersen’s Contemporary, Copenhagen; Art : Concept, Paris; Artericambi, Verona; Alfonso Artiaco, Napoli; Enrico Astuni, Bologna, Pietrasanta; BALICEHERTLING, Paris; Laura Bartlett, London; Bortolami, New York; Isabella Bortolozzi, Berlin; Bernard Bouche, Paris; Bugada & Cargnel, Paris; Cardi Black Box, Milano; carlier | gebauer, Berlin; Chert, Berlin; Antonio Colombo, Milano; Continua, San Gimignano, Beijing, Le Moulin; Raffaella Cortese, Milano; Corvi-Mora, London; Guido Costa, Torino; Ellen de Bruijne, Amsterdam; Monica De Cardenas, Milano, Zuoz; Massimo De Carlo, Milano; Alessandro De March, Milano; Elizabeth Dee, New York; frank elbaz, Paris; Evergreene, Geneva; Fonti, Napoli; Enrico Fornello, Milano; Carl Freedman, London; freymond-guth & co, Zurich; gb agency, Paris; gdm, Paris; Gentili Apri, Berlin; Glance, Torino; Grimm, Amsterdam; Harris Lieberman, New York; Reinhard Hauff, Stuttgart; Hotel, London; IBID PROJECTS, London; In Arco, Torino; Alison Jacques, London; Jarach, Venezia; Kamm, Berlin; francesca kaufmann, Milano; Klosterfelde, Berlin; Bruce Conner, Si avvicina Artissima 16, la terza edizione della Fiera da me diretta. La qualità e la reputazione di questo evento sono cresciuti in modo sensibile dal 2007. Diverse importanti gallerie italiane e internazionali sono tornate – o vengono per la prima volta – a Torino, dimostrando in questo modo di apprezzare le linee guida che hanno ispirato il nostro lavoro, come la politica intransigente sulla qualità degli espositori, la diversificazione degli eventi e delle proposte culturali, la scelta di costruire una fiera di piccole dimensioni e concentrata sulla ricerca contemporanea. Per Artissima il 2009 rappresenta un anno particolarmente significativo: presenteremo infatti a novembre un ambizioso progetto dedicato al rapporto tra Arti visive e Teatro. Per cinque giorni, durante la Fiera, quindici artisti saranno impegnati in cinque diversi teatri cittadini. Si tratta di un progetto curatoriale inedito e molto complesso dal punto di vista logistico. Michelangelo Pistoletto, con Anno Uno - Terzo Paradiso, metterà in scena al Teatro Regio la storia dell’umanità, da Caino e Abele fino ai nostri giorni, mentre i Gelitin porteranno a Torino una decina di artisti e performer islandesi, con i quali daranno vita ad un teatro dionisiaco e dell’assurdo. Cao Fei presenterà al teatro Astra un video in anteprima mondiale, di fronte al quale diversi ballerini danzeranno secondo coreografie ispirate al teatro di propaganda cinese. Pablo Bronstein metterà in scena al Carignano Phèdre, una “danza parlata” barocca, e a seguire Jim Shaw suonerà una musica semi-improvvisata, una sorta di finto concerto gospel, con strumenti creati da lui stesso e diverse apparecchiature elettroniche. La domenica altri dieci artisti saranno impegnati in una non-stop di otto ore, all’interno di una sorta di piccolo “distretto teatrale”, composto da Cavallerizza Reale e Teatro Gobetti. Questa nonstop comprende alcuni eventi piuttosto eccezionali. Tra questi ricordiamo due pièce teatrali di Guy de Cointet (1934-1983), leggendario artista francese trasferitosi a Los Angeles alla fine degli anni Sessanta, i cui testi teatrali hanno influenzato diversi artisti della west coast, come ad esempio Mike Kelley. Altrettanto eccezionale è la presenza nel nostro programma di Matt America is Waiting, 1982 Artissima 16 Mullican, il quale realizza dal 1978 performance sotto ipnosi: si tratta – come afferma l’artista stesso – di un genere estremo di teatro nel quale non c’è copione, ma solo l’inconscio dell’artista dal quale scaturisce una situazione reale, impossibile da prevedere così come da replicare. Siamo infine lieti di presentare quest’anno, nell’ambito di Artissima Fumetto, la prima mostra italiana della giovane canadese Geneviève Castrée, disegnatrice e cantate di grande talento. Geneviève si esibirà con un concerto anche a Torino, presso Palazzo Birago, martedì 3 novembre, la serata di inaugurazione della sua mostra. Rimanendo in tema di musica: la giornata di domenica 8 novembre si concluderà con un concerto presso il Teatro Carignano, realizzato in collaborazione con il festival di musica elettronica Club to Club e il Teatro Stabile di Torino. Suoneranno nel corso della serata la nuova star austriaca Soap&Skin, la band newyorchese The Present e il gruppo italiano Marlene Kuntz. Insomma quella di Artissima sarà una settimana intensa ed imperdibile, tra collezionismo, teatro, performance e musica contemporanea. È possibile prenotare i biglietti dei teatri e dei concerti sul nostro sito web, www.artissima.it. Andrew Kreps, New York; Krinzinger, Vienna; Le Case d’Arte, Milano; Kate MacGarry, London; Magazzino d’Arte Moderna, Roma; Primo Marella, Milano, Beijing; Kamel Mennour, Paris; Meyer Riegger, Karlsruhe, Berlin; Francesca Minini, Milano; Massimo Minini, Brescia; Monitor, Roma; Museum 52, London, New York; Neu, Berlin; Franco Noero, Torino; nogueras blanchard, Barcelona; Noire, Torino; Nordenhake, Berlin, Stockholm; Lorcan O’Neill, Roma; Maureen Paley, London; francescopantaleone, Palermo; Parra & Romero, Madrid; Alberto Peola, Torino; Peres Projects, Berlin, Los Angeles; Giorgio Persano, Torino; Friedrich Petzel, New York; Photo&Contemporary, Torino; Photology, Milano, Bologna; Francesca Pia, Zurich; Pianissimo, Milano; Pinksummer, Genova; Gregor Podnar, Berlin, Ljubljana; Produzentengalerie, Hamburg; ProjectB, Milano; ProjecteSD, Barcelona; prometeogallery, Milano, Lucca; RAM, Roma; Raucci/Santamaria, Napoli; Regina, Moscow; Sonia Rosso, Torino; Lia Rumma, Milano, Napoli; S.A.L.E.S., Roma; Esther Schipper, Berlin; Rüdiger Schöttle, Munich; Suzy Shammah, Milano; Side 2, Tokyo; Škuc, Ljubljana; franco soffiantino, Torino; Sprovieri, London; Sutton Lane, London, Paris; Jiri Svestka, Prague; T293, Napoli; TaiK, Helsinki, Berlin; The Modern Institute, Glasgow; TUCCI RUSSO, Torre Pellice; Vistamare, Pescara; Vitamin Creative Space, Guangzhou, Beijing; Barbara Weiss, Berlin; Max Wigram, London; Xippas, Paris, Pacy sur Eure, Athens; ZERO..., Milano Andrea Bellini Direttore di Artissima NEW ENTRIES Per l’edizione 2009 di New Entries, la sezione dedicata a gallerie emergenti che abbiano aperto da meno di 5 anni e presenti in Fiera per la prima volta, il Consiglio Direttivo e il Comitato Consultivo di Artissima hanno selezionato 19 gallerie provenienti da 8 paesi. La selezione di quest’anno include alcuni dei nomi più interessanti della scena internazionale dell’arte giovane. Vi saranno tre nuovissime gallerie italiane: Norma Mangione di Torino, Federica Schiavo di Roma e A Palazzo di Brescia, a dimostrazione dell’importante ruolo ricoperto attualmente dall’Italia in questo settore della scena artistica internazionale. Berlino, senz’altro la città più vivace per quanto riguarda l’arte contemporanea, quest’anno è rappresentata da sei gallerie: da quelle sperimentali come Lüttgenmeijer, Sommer & Kohl e Circus ad altre che occupano una diversa posizione nel panorama ARTISSIMA 16 Internazionale d’Arte Contemporanea a Torino Lingotto Fiere, 6–8 novembre 2009 PRESENT FUTURE p. 2 Giovani talenti emergenti CONSTELLATIONS p. 4 Installazioni, sculture e grandi lavori ACCECARE L’ASCOLTO p. 7 Action, Behaviour, Performance, Instant theatre in Turin ARTISSIMA CINEMA p. 14 Black Curtains. Arte, teatro e cinema artistico come ŻAK | BRANICKA, Maribel López e DUVE. Due gallerie hanno stand monografici: la New Galerie de France di Parigi con Jonathan Delachaux e la galleria Paolo Maria Deanesi di Rovereto con Diango Hernàndez. Le gallerie Fortescue Avenue di Londra, mother’s tankstation di Dublino, Federico Bianchi di Lecco e WILFRIED LENTZ di Rotterdam sono tra le più importanti e attive gallerie d’Europa, mentre la galleria Miguel Abreu di New York e la galleria Gaga di Mexico City rappresentano alcune tra le più radicali posizioni dell’arte americana attuale. I visitatori potranno ammirare anche la renwick gallery di New York e la galleria Parrotta di Stoccarda. Le gallerie: A Palazzo, Brescia; Miguel Abreu, New York; Federico Bianchi, Lecco; Circus, Berlin; Paolo Maria Deanesi, Rovereto; DUVE, Berlin; Fortescue Avenue, London; Gaga, Mexico City; WILFRIED LENTZ, Rotterdam; Maribel López, Berlin; Lüttgenmeijer, Berlin; Norma Mangione, Torino; mother’s tankstation, Dublin; New Galerie de France, Paris; Parrotta, Stuttgart; renwick, New York; Federica Schiavo, Roma; Sommer & Kohl, Berlin; ŻAK | BRANICKA, Berlin, Cracow RADIO SICK Present Future p. 2 PRESENT FUTURE È da nove anni che Present Future si propone come importante piattaforma di lancio per le giovani generazioni di talenti emergenti. Evento unico nel panorama delle fiere d’arte, Present Future è per il pubblico e i critici una vetrina sulle nuove tendenze della scena artistica internazionale. Guidato da un team di curatori che seleziona con cura i lavori più rappresentativi in studi e gallerie di tutto il mondo, e sotto il vaglio di un’attenta giuria che premia l’artista più interessante, Present Future da sempre punta l’obiettivo sulla ricerca artistica più avanzata. I lavori di 18 artisti sono stati selezionati quest’anno da: Jimena Acosta Romero, Adam Carr, Simone Menegoi e Aurélie Voltz, che ha coordinato il team. Present Future sarà suddiviso in quattro aree uguali in ciascuna delle quali ogni curatore realizzerà una mostra collettiva o quattro singole esposizioni, proponendo un proprio personale percorso artistico. I diversi background e interessi nell’arte emergente dei curatori potranno così offrire ai visitatori punti di vista differenziati. I curatori hanno scelto giovani artisti ancora sconosciuti in Italia, i cui nomi però sono già alla ribalta in paesi come Stati Uniti, Messico, Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera e Lituania. JIMENA ACOSTA ROMERO Questa mostra presenterà quattro artisti, le cui opere trovano incroci e corrispondenze spontanee e dinamiche. Il riferimento costante a icone e concetti culturali provenienti da un archivio di conoscenze – siano esse di cultura, archeologia, letteratura, design, storia – intessono sottilmente la loro pratica artistica. Mariana Castillo Deball, ad esempio, si ispira all’archeologia e a scrittori latinoamericani come Borges, mentre Jorge Méndez Blake usa il libro come oggetto ed esamina la Biblioteca. Edgar Orlaineta rivisita alcuni protagonisti del design italiano, e Paolo Chiasera analizza i processi cognitivi e mnemonici propri e degli spettatori. Lavorando con media diversi, gli artisti di questa mostra esplorano e ripensano la cultura, la storia, la memoria e i modi in cui vengono conservate. MARIANA CASTILLO DEBALL (1975) BARBARA WIEN, BERLIN • Mariana Castillo Deball ha basato il proprio lavoro sullo studio dei metodi di creazione di archivi, riportando in esso tali pratiche. La ricerca dell’artista ha toccato argomenti molto particolari, che vanno da un archivio di materiali scultorei ai principi dell’archeologia. Anche la letteratura, in particolare quella di scrittori latinoamericani come Jorge Luis Borges, ha permeato la sua pratica artistica. Le sue opere, pur sviluppate in un contesto di arte visiva, sono pervase di sensibilità letteraria, spesso articolando narrazioni complesse che possono richiamare le opere narrative. • Deball vive e lavora ad Amsterdam. Fra le sue mostre più recenti: Kaleidoscopic Eye alla Kunst Halle Sankt Gallen (Svizzera, 2009), DO UT DES. Objectif_ exhibitions (Belgio, 2008) e These Ruins You See al Museo Carrillo Gil (Città del Messico, 2006). PAOLO CHIASERA (1978) FRANCESCA MININI, MILANO + PSM, BERLIN • Il lavoro di Paolo Chiasera usa media diversi come scultura, pittura, disegno e fotografia. La maggior parte delle volte, tuttavia, la sua struttura concettuale si sviluppa sotto forma di un archivio dei pensieri, delle immagini e delle icone culturali dell’artista. Chiasera, dunque, svela il significato e i processi cognitivi coinvolti della creazione del senso dell’opera d’arte. A Present Future esporrà Black Brain, un progetto partito nel 2008 che vuole rappresentare la fragilità dell’appropriazione dell’immagine da parte degli spettatori. • Chiasera vive e lavora a Berlino. Fra le sue mostre più recenti ricordiamo Under the Open Sky (MARTa Herford, 2009) e Condensed Heidegger’s Hut, (PSM Gallery, Berlino). Tra i suoi prossimi progetti vi sono Hybris (Francesca Minini, Milano) e The Yellow House (S. M. A. K. Stedelijk Museum Voor Actuele Kunst, Gand). ADAM CARR Quattro artisti, quattro presentazioni, un solo curatore • Il lavoro di Jorge Méndez Blake esplora la letteratura classica e il suo posto nella cultura popolare contemporanea, mettendo sotto esame la struttura attuale della biblioteca e il modo in cui essa contiene la conoscenza e partecipa alla creazione della storia ufficiale. La sua ricerca riguarda anche il ripensare l’architettura che dà forma alle biblioteche, mettendone in discussione forma, contenuto e contesto. Lo scopo di Méndez Blake è far sì che le opere letterarie divengano un elemento formale dell’opera d’arte, oggetti che la strutturino anziché semplici storie nella memoria dei lettori. • Méndez Blake vive e lavora in Messico, a Guadalajara. Quest’anno esporrà in personali alla Meessen de Clercq Gallery, Bruxelles e alla OMR, Città del Messico, e in collettive alla 1301PE, Los Angeles e alla Leme Gallery, San Paolo. Attualmente è artist resident in Spagna al LABoral Art Center, Gijon. Anche se gli artisti che ho selezionato per questa edizione di Present Future condividono percorsi di lavoro simili e sovrapposti, nonché campi di investigazione e idee concettuali comparabili, l’essenza dell’invito per partecipare ad Artissima – vale a dire, selezionare quattro artisti e le loro rispettive gallerie – sarà rispecchiata nel modo in cui essi verranno presentati: in quattro mostre separate. Ciò mira a creare una piattaforma che consente grande concentrazione e attenzione nei confronti degli artisti e del loro lavoro, dove fondamentalmente l’enfasi sarà posta sulla loro prassi artistica e sulle loro particolari tendenze di lavoro come singoli individui. Inoltre, per la maggior parte degli artisti selezionati, Present Future offre l’occasione per una prima personale in Italia. EDGAR ORLAINETA (1972) NINA BEIER E MARIE LUND (1976 e 1975) JORGE MÉNDEZ BLAKE (1974) OMR, MEXICO CITY SARA MELTZER, NEW YORK • Edgar Orlaineta ha sviluppato un ampio corpus di opere che partono dal design e dall’architettura modernista, che inglobano e decostruiscono pezzi iconici del periodo e ne esplorano criticamente ideali e principi. Anche se il suo lavoro è per lo più di tipo scultoreo, Orlaineta ha di recente esplorato la stampa, e per Present Future produrrà una serie di stampe che partono dal design italiano e da alcuni dei suoi protagonisti come Munari, Sottsass e Ponti, e dal rapporto fra design, arte e artigianato. • Orlaineta vive e lavora a Città del Messico. Fra i suoi ultimi progetti: Of all the things we’ve made (a cura di Mauricio Marcin al Museo de la Ciudad de México. Città del Messico, 2009) e Spirits (Sara Meltzer, New York, 2008). Quest’anno ha ricevuto la prestigiosa borsa “Sistema Nacional de Creadores de Arte, FONCA” in Messico. spazi espositivi e l'esposizione stessa. L’opera per Present Future metterà in evidenza diversi punti di vista carenti nel contesto della fiera d'arte, sia a livello concettuale che letterale. • Attualmente residente a Nottingham, in Gran Bretagna, Chaffe ha tenuto mostre in una gran varietà di spazi espositivi quali ad esempio la galleria Tulips & Roses, Vilnius; Moot, Nottingham; la galleria Johann König, Berlino; la CAC, a Vilnius e presso la Kadist Art Foundation, Parigi. GINTARAS DIDŽIAPETRIS (1985) TULIPS & ROSES, VILNIUS • Rifuggendo deliberatamente da alcuni dei più comuni metodi di divulgazione sinonimo di comunicazione nell'arte contemporanea e nella promozione della carriera di un artista, Didžiapetris costringe con il suo lavoro a rileggere e rivedere l’atto della delucidazione e visione di un’opera d'arte. La memoria, il tempo e la loro rappresentazione sembrano i temi centrali di ricerca e ridefinizione per Didžiapetris, la cui opera regolarmente si occupa e al tempo stesso esula dal concetto, dal tema o dalla tesi di una esposizione. • Didžiapetris (nato nel 1985) è un artista che vive e lavora a Vilnius, Lituania. DAN REES (1982) CROY NIELSEN, BERLIN • Sebbene l’opera di Nina Beier e Marie Lund, artiste che lavorano tra Berlino e Londra, nasca e si caratterizzi spesso come collaborazione, nella loro pratica artistica occupano una posizione di tutto rilievo anche molte opere firmate individualmente. Il loro lavoro funziona come una sfida, una sfida che amplia i confini di ciò che costituisce l’opera d’arte e l’oggetto artistico, e in cui la performance, il performativo e i ruoli della percezione e dell'interpretazione sono continuamente rivisti, ridefiniti e rafforzati. • Beier e Lund hanno entrambe studiato presso il Royal College of Art di Londra. Di recente hanno tenuto loro mostre personali presso le gallerie De Vieesthal, Middleburg, Croy Nielsen, Berlino, Proyectos Monclova, Città del Messico e Laura Bartlett, Londra. TOMAS CHAFFE (1981) MOOT, NOTTINGHAM • La pratica artistica di Tomas Chaffe, artista che vive e lavora a Nottingham, intende esplorare e agire in risposta alle questioni sociali e culturali, nonché agli aspetti ambientali – in modo sia specifico sia più pervasivo – che plasmano, definiscono e operano sul contesto usato per esporre le opere d’arte. Il suo lavoro vuole analizzare i meccanismi che esercitano un effetto sulla ricezione dell'arte, mettendo inoltre in dubbio ciò che definisce gli TANYA LEIGHTON, BERLIN • L’opera di Rees coltiva un approccio nostalgico, biografico e pieno di arguzia alla costruzione dell'arte. Erudito eppure apparentemente informale, il suo lavoro attraversa una varietà di media, sulla scorta dei tanti punti di partenza e strategie che costituiscono l'assoluta diversità del suo approccio all'arte. Video, fotografia, audio, e più di recente scultura e pittura, vengono usati per creare un legame fra la sua famiglia, la famiglia dell'arte concettuale, le figure popolari e il suo paese natale nel Galles, spesso sotto forma di gioco sull'arte e sull'arte che crea se stessa. • Rees, che vive a Berlino, ha tenuto varie mostre personali presso Tanya Leighton, Berlino; Art 40, Basilea; Galerie Andreas Huber e T293, Napoli. Ha partecipato a mostre collettive presso le gallerie ProjecteSD, Barcellona; Croy Nielsen, Berlino; Tulips & Roses, Vilnius e Yvon Lambert, Parigi. RADIO SICK Present Future p. 3 ADRIEN MISSIKA & STÉPHANE BARBIER BOUVET, Fabriques. Cen- tre d’art contemporain, Geneva, 2009. Works: Einfühlung, Fabriques and Stock. Photo: Adrien Missika, 2009. KARIM GHELLOUSSI, La paura blu (études et chutes), 2006. Courtesy Galerie Catherine Issert, Saint Paul. DAN REES, Stink Myself Dinosaur Love, 2009. Courtesy Tanya Leighton Gallery, Berlin. EDGAR ORLAINETA, Chance encounter of Achille Castiglioni, Pier Giacomo Castiglioni and Yves Klein on a dissecting table (George Nakashima), 2009. Courtesy Sara Meltzer Gallery, New York. SIMONE MENEGOI / // / / Nick Laessing, Adrien Missika + Stéphane Barbier Bouvet, Gyan Panchal e Samuel Richardot sono cinque artisti europei emersi negli ultimi anni: uno scultore (Panchal), un pittore (Richardot), un fotografo (Missika) che collabora con un designer radicale (Barbier Bouvet) e un artista che non è legato ad alcun mezzo espressivo in particolare (Laessing). La selezione è stata fatta sulla base dell’originalità e della forza delle singole personalità, senza farsi limitare da un tema. A posteriori, dall’accostamento delle opere sembra emergere un discorso i cui estremi sono l’astrazione e i materiali (Panchal, Richardot, Barbier Bouvet), l’immagine e l’immaginario (Missika, Laessing). Come titolo è stato scelto un ideogramma tipografico: cinque linee, una per artista. NICK LAESSING (1973) FAYE FLEMING & PARTNER, GENEVA • Nick Laessing rievoca personaggi e vicende degli ultimi due secoli che si collocano nella zona grigia fra la scienza ufficiale e le innumerevoli ricerche pseudo-scientifiche fiorite parallelamente ad essa, dalla ricerca di una fonte di energia perpetua (sulla quale l’artista raccoglie documenti da anni) agli esperimenti sull’antigravità. Laessing non mira a confermare né a smentire presunte scoperte e invenzioni. Con i suoi video, installazioni e macchinari mette in luce la tensione utopica che anima le figure di ricercatori outsider e il fascino del loro lavoro, facendo di quest’ultimo una metafora dell’arte stessa come ricerca inesauribile. • Laessing ha studiato all’accademia di Düsseldorf e alla Royal Academy di Londra. Vive a Berlino. Fra le mostre personali recenti: Excerpts from a Diary, Arcade Gallery, London e Galleria Norma Mangione, Torino (con Kit Craig), entrambe 2009; We all Turn this Way, Serpentine Gallery, Londra (evento in coll. con Athanasios Argianas), 2008. ADRIEN MISSIKA (1981) BLANCPAIN ART CONTEMPORAIN, GENEVA + STÉPHANE BARBIER BOUVET (1981) • A un secolo e mezzo dalla sua invenzione, la fotografia è ormai una realtà autonoma: le fotografie ci parlano meno del mondo che di altre fotografie. Adrien Missika sembra partire da questa considerazione. Nelle sue mostre espone, dandogli pari dignità, scatti acquistati su Internet e realizzati da lui stesso, “artistici” e scientifici, di paesaggi reali o ricostruiti in studio, alla ricerca di un’impossibile sintesi di tutto ciò che la fotografia è, o può essere, oggi. A Present Future, Missika esporrà le sue immagini su supporti creati dall’artista-designer Stéphane Barbier Bouvet, con il quale collabora al progetto curatoriale 1m3. • Missika ha studiato all’Ecole Cantonale d’Art di Losanna. Vive tra Ginevra e Losanna. Fra le mostre personali del 2009: HMI, Palais de Tokyo, Parigi; Fabriques, Centre d’art contemporain, Ginevra; Space Between, Rencontres internationales de photographie, Arles. • Barbier Bouvet ha studiato all’Ecole Cantonale d’Art di Losanna. Vive tra Losanna e Berlino. Fra le mostre recenti: Hespérides II, Musée Cantonal des Beaux Arts, Losanna e Fabriques, Centre d’Art Contemporain, Ginevra, entrambe nel 2009; Le Jardin d’Hiver, Galerie 1m3, Losanna, 2008. GYAN PANCHAL (1973) FRANK ELBAZ, PARIS • Le austere sculture di Gyan Panchal parlano il linguaggio dell’astrazione ma sono intimamente legate alla materia. Realizzate prevalentemente con materiali sintetici, portano i segni di azioni che possono far pensare a test industriali: esposizione a un forte calore, abrasione, acidatura, eccetera. Gli accostamenti fra i materiali e il modo di manipolarli nascono da riflessioni sulle materie prime, sulle tecnologie con cui vengono trasformate, sulla loro evoluzione nel corso della storia umana. Si innesca così un discorso artistico complesso, che coniuga la forma alla cultura materiale, all’archeologia, all’ecologia. • Panchal ha studiato alla Jan van Eyck Academie di Maastricht. Vive a Parigi. Fra le mostre personali recenti: The arch as a rainbow of shells, frank elbaz, Parigi e Brick says: I like an arch, Le Spot, Le Havre, entrambe nel 2009; Cairn, Palais de Tokyo, Parigi, 2008. AURÉLIE VOLTZ an opened window, a piece of feldspar in his hand Questa collettiva presenterà quattro artisti europei che lavorano con scultura, pittura e disegno, spesso sotto forma di installazioni. Apparirà uno spirito comune, realizzato con mezzi diversi, incarnato nelle tracce di un lungo viaggio nel tempo e nello spazio. Personaggi, animali, paesaggi, barche, oggetti organici rappresenteranno gli elementi di una storia, di un universo personale, da reinventare nella mente dello spettatore. PETER BÖHNISCH (1977) FERENBALM-GURBRÜ STATION, KARLSRUHE • I disegni di Peter Böhnisch rappresentano ogni tipo di figure: persone, animali e creature leggendarie, come anche personaggi familiari della religione, del mito e delle favole. Il suo repertorio di immagini e simboli non è più da ascrivere a un continuum spazio-tenporale, ma si apre al nostro immaginario collettivo e a risultati stratificati. Le sue opere fanno risuonare un’eco, come le immagini di un sogno che lavora con ricordi e frammenti del presente producendo un senso di riconoscimento che non ha ancora salde radici nella realtà. Il suo versatile uso dei colori, dei media e dei supporti cartacei esalta le sue rappresentazioni altamente peculiari, trasformandole in minuscole scene o ampi panorami. • Böhnisch vive e lavora a Berlino. Fra le sue mostre più recenti: Neues aus den Löwengrube (Städtische Galerie, Waldkraiburg 2009); Humus (Giti Nourbakhsch, Berlino 2008) ; Works on paper (Kunstverein, Bremerhaven 2008; Ferenbalm-Gurbrü Station, Karlsruhe 2007). SAMUEL RICHARDOT (1982) BALICEHERTLING, PARIS • Alcuni intendono la superficie di un quadro come uno schermo su cui appaiono delle immagini; altri, come un supporto materiale su cui viene esercitata un’azione materiale. La pittura di Samuel Richardot si colloca in modo originale fra queste due posizioni. Le sue tele di piccolo formato studiano in modo analitico le possibilità di materiali e tecniche eterodossi, come le bruciature; le sue tele di grande formato usano questi effetti, insieme alla pittura ad acrilico, per creare composizioni in cui forme indefinibili, a volte vagamente figurative, fluttuano su vaste distese bianche. Recentemente ha creato alcune composizioni orizzontali con le carte usate come elementi preparatori delle opere su tela. • Richardot ha studiato all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi. Vive in Francia. Mostre personali recenti: La Galerie, Noisy Le Sec (Parigi), 2009; BALICEHERTLING, Parigi, 2008. Fra le collettive: Le Printemps de Septembre, Tolosa, 2008. LUCA FRANCESCONI (1979) UMBERTO DI MARINO ARTE CONTEMPORANEA, NAPOLI • Attraverso la propria ricerca, Luca Francesconi rilegge tematiche esistenziali da un punto di vista contemporaneo, sia per mezzo della sperimentazione con media diversi che della metafora. Il suo lavoro, nutrito delle sue esperienze di performer, è giunto a comprendere in modo nuovo l’interazione col mondo della natura. Il suo forte interesse per l’arte popolare, l’antropologia e la ruralità ha spesso prodotto sculture questioning umili e antistoriche tradizioni artistiche italiane, europee o del mondo. I suoi materiali primitivi, come terra fluviale, bronzo, legno di salice, calcare e letame, sono spesso usati per il loro significato, che si fa metafisico, permeato di valenze spirituali ed energia latente. • Francesconi vive e lavora tra Milano e Parigi. Di recente ha esposto in varie sedi museali, fra le quali il Palais de Tokyo, Parigi (Spy numbers, 2009), la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone (im03 _ L’Immagine sottile, GC.AC, 2009) e la Maison Populaire di Montreuil (L’Homme nu, 2007). KARIM GHELLOUSSI (1977) CATHERINE ISSERT, ST. PAUL DE VENCE • Le sculture di Karim Ghelloussi, realizzate con vari tipi di collage, rivelano le operazioni successive eseguite dall’artista. Chi guarda può facilmente ripercorrere a ritroso la linea della creazione. Frammenti di materiali differenti (per esempio tavole di legno e polistirene), insieme a pezzi di vita quotidiana come oggetti trovati, cianfrusaglie vecchie o kitsch, si ritrovano assemblati in modo apparentemente innocuo, ma che poi rivela un’incredibile profondità di significato. Il prestito, la citazione e il ritaglio sono punti di partenza per qualcosa che è simile alla fiction, a una storia da raccontare. Questo potenziale narrativo non dà sempre inizio al processo della narrazione, ma è aperto all’immaginazione e alla fantasia. • Ghelloussi ha studiato alla Villa Arson di Nizza, dove vive e lavora attualmente. Ha esposto in varie sedi, fra cui Paradise Row Gallery, Londra nel 2009; Crac, Sète nel 2008 e Tank Loft, Chongqing, Cina, nel 2007. ALEX MÜLLER (1971) VERA GLIEM, COLOGNE • I dipinti e le sculture di Alex Müller svelano la loro storia per mezzo del collage, riassemblando immagini e materiali in cui ricorrono segni e oggetti che creano una narrazione apparentemente chiusa, risuonando col subconscio. Materiali vecchi e in disuso sono mescolati con una pletora di figure, alcune mitiche e fantasmatiche, altre che richiamano gli idoli artistici di Alex Müller o persone del suo passato. Caso, intuizione e associazioni, unite a grande coerenza cromatica e formale, creano un universo senza tempo, pieno di poesia. • Müller ha studiato alla Hochschule für Bildende Kunst di Braunschweig. Le sue ultime personali si sono tenute alla Staatliche Kunsthalle di BadenBaden e alla Tanja Pol Galerie di Monaco di Baviera. Present Future è realizzato in collaborazione con illycaffè, da nove anni partner di Artissima in questo progetto. RADIO SICK In fiera p. 4 CONSTELLATIONS Questa spettacolare sezione di Artissima ospita in un ampio percorso a carattere museale installazioni, sculture, video e grandi lavori di artisti celebri e emergenti. Nove opere sono state selezionate per questa edizione, tra tutte quelle proposte dalle gallerie partecipanti alla Fiera, da Heike Munder, direttrice del Migros Museum Für Gegenwartskunst, Zurigo. MARINA ABRAMOVIĆ, Art must be beautiful, artist must be beautiful, 1975, Lia Rumma, Milano/Napoli. JOHN ARMLEDER, Untitled, 2008, Massimo De Carlo, Milano. STEFAN BURGER, Jump into the void under inspection of a commission of experts, 2006, freymond-guth & co, Zurich + Laura Bartlett, London. RICHARD HUGHES, Superking, 2008, The Modern Institute, Glasgow. IRWIN, Corpse of Art, 2003-2004, Gregor Podnar, Berlin/Ljubljana. DAVID NOONAN, Untitled, 2009, Hotel, London. SEB PATANE, Absolute Körperkontrolle, 2006, Maureen Paley, London + Fonti, Napoli. SANTIAGO SIERRA, Dientes de los ultimos gitanos de Ponticelli, 2008, prometeogallery, Milano/Lucca. JOANNE TATHAM & TOM O’SULLIVAN, Inner becomes outer and outer becomes other or You’ve gotta get into it to get out of it, 2007, Francesca Pia, Zurich + The Modern Institute, Glasgow. FRANZ WEST, Senza titolo, 1989, RAM, Roma JOHN ARMLEDER Untitled, 2008 Massimo De Carlo, Milano MARINA ABRAMOVIĆ Art must be beautiful, artist must be beautiful, 1975 Lia Rumma, Milano/Napoli RADIO SICK In fiera p. 5 THE STORE Artissima presenta per la prima volta in Italia, e in una fiera, THE STORE, un progetto del giovane curatore inglese Adam Carr, inaugurato nel 2008 presso la galleria Tulips & Roses di Vilnius. THE STORE è pensato come un vero e proprio negozio dove oggetti d’arte realizzati da un gruppo di 30 artisti internazionali emergenti saranno in vendita a prezzi decisamente bassi e talvolta addirittura offerti gratuitamente. Multipli, poster, shopper, fette di torta, un paio di chiavi, riviste: tutta una serie di oggetti creati appositamente per Artissima. THE STORE è anche l’occasione per offrire una riflessione critica sul ruolo dell’oggetto d’arte e su quello del consumatore, che diventa partecipante attivo di un progetto d’arte: infatti acquisendo un’opera a THE STORE il visitatore ne trasformerà lo spazio, assumendo così il ruolo di curatore. Opere di: Olivier Babin, Nina Beier, Stella Capes, Tomas Chaffe, Etienne Chambaud, Jason Dodge, Gintaras Didžiapetris, Claire Fontaine, Ryan Gander, Liam Gillick, Loris Gréaud, Arunas Gudaitis, Henrik Plenge Jakobsen, Gabriel Kuri, Juozas Laivys, Flávia Müller Medeiros, Darius Mikšys, Jonathan Monk, Paola Pivi, Dan Rees, Yann Sérandour, Dexter Sinister, Andreas Slominski, Ron Terada, Mungo Thomson, Mario Garcia Torres, Bedwyr Williams Altri progetti: Top 100 di Davide Bertocchi, Dot Dot Dot di Dexter Sinister, Lester & Malasauskas di Raimundas Malasauskas & Gabriel Lester, Old News di Jacob Fabricius, illy Art Collection, PAPERWALL della Galleria Sonia Rosso FRANZ WEST Senza titolo, 1989 RAM, Roma ASCOLTA CHI SCRIVE “Ascolta chi scrive” è un’iniziativa di Artissima dedicata al grande pubblico che ad ogni edizione riscuote sempre maggiore successo. Critici e giornalisti che si occupano di arte o di economia all’interno di importanti testate nazionali e straniere accompagnano i visitatori, come “guide” d’eccezione, in un percorso di propria scelta tra gli stand delle gallerie, seguendo tematiche, tipologie di opere o artisti, diverse tendenze, linguaggi o mezzi espressivi. Anche nel 2009 appassionati d’arte o neofiti delle fiere d’arte contemporanea potranno godere di questa straordinaria opportunità. JOANNE TATHAM & TOM O’SULLIVAN Inner becomes outer and outer becomes other or You’ve gotta get into it to get out of it, 2007 Francesca Pia, Zurich + The Modern Institute, Glasgow Aderiscono a questo progetto: Flavio Albanese, direttore Domus; Alessio Ascari, direttore Kaleidoscope; Roberta Bosco, El Pais; Marco Carminati, Il Sole24Ore; Aldo Cazzullo, Corriere della Sera; Cathryn Drake, Artforum; Giusy Ferrè, RCS; Alessandra Mammì, L’Espresso; Adriana Polveroni, D La Repubblica delle Donne; Marino Sinibaldi, direttore Radio 3 RAI; Mariuccia Casadio/Luca Stoppini, Vogue Italia; Massimiliano Tonelli, direttore Exibart; Marco Vallora, La Stampa; Giorgio Verzotti, ArtKey. Le “visite guidate” possono essere prenotate al numero 011 19744106 o inviando una mail a [email protected]. RADIO SICK In fiera UN’ISTANTANEA DEL SISTEMA DELL’ARTE OGGI Nel 2008 Artissima ha dato il via ad un nuovo progetto editoriale con la casa editrice JRP|Ringier, pubblicando “Collezionare Contemporaneo”, uno libro di interviste a un gruppo selezionato di collezionisti internazionali. Quest’anno il nuovo volume sarà dedicato alle gallerie con una serie di interviste esclusive, curate da Andrea Bellini, a 50 galleristi emergenti o già consolidati in tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dal Medio all’Estremo Oriente, dal Centro al Sud America, all’Australia. p. 6 Acquisizioni istituzionali F R A C Anche nel 2009, il FRAC – Fondo Regionale Arte Contemporanea Regione Piemonte – metterà a disposizione 150.000 euro finalizzati all’acquisizione di opere di giovani artisti nel corso di Artissima 16. Dal 2007, nel corso della Fiera, sono stati selezionati 26 lavori di Lara Almarcegui, Giorgio Andreotta Calò, Rosa Barba, Iñaki Bonillas, Tobias Buche, Etienne Chambaud, Keren Cytter, Sebastian Diaz Morales, Sam Durant, Jimmie Durham, Cyprien Gaillard, Vidya Gastaldon, Lothar Hempel, Ian Kiaer, Robert Kusmirowski, Josephine Meckseper, Tom Molloy, Lisa Oppenheim, Gyan Panchal, Evariste Richer, Bojan Šarčević, Reena Spaulings, Ignacio Uriarte, Clemens von Wedemeyer. Il Comitato curatoriale è composto da: Christine Macel, curatrice Centre National d’Art et de Culture Georges Pompidou, Parigi; Francesco Manacorda, curatore Barbican Art Gallery, Londra; Agustin Pérez Rubio, direttore, MUSAC Museo de Arte Contemporaneo Castilla y Léon, Léon. Il FRAC ha come obiettivo la promozione e diffusione dell’arte contemporanea tra i giovani e sul territorio, quindi le opere della collezione sono destinate ad essere esposte in vari spazi pubblici e artistici regionali. Le interviste raccolte in questa pubblicazione rappresentano una straordinaria istantanea del sistema dell’arte di oggi, ne riflettono cultura, umori e atteggiamenti di fondo. I galleristi parlano dell’ambiente nel quale operano, del loro rapporto con gli artisti, delle cose che detestano o che invece amano di più del proprio mestiere. In molti casi danno anche preziosi consigli ai giovani collezionisti, su come orientarsi nel costruire la propria collezione, ed anche suggerimenti a potenziali giovani galleristi, su come costruire il proprio programma e su come districarsi in questo ambiente così complesso. Come nel caso di “Collezionare Contemporaneo” (...), anche questa iniziativa editoriale è stata “pensata” come contributo ad una maggiore comprensione del sistema dell’arte del nostro tempo. (Andrea Bellini, estratto dall’introduzione al catalogo). Attualmente la collezione è in mostra presso Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella fino al 10 gennaio 2010. Il libro è realizzato in collaborazione con Nationale Suisse. Maurizio Cattelan, A Perfect Day, 1999 I PREMI AD ARTISSIMA PREMIO ILLY PRESENT FUTURE PREMIO ETTORE FICO Promosso da illycaffè, in collaborazione con Artissima, al fine di attrarre l’attenzione della critica e del pubblico sui giovani artisti e offrire loro un concreto riconoscimento, il Premio illy Present Future giunge nel 2009 alla sua nona edizione. Durante la Fiera, una giuria di curatori internazionali esaminerà i lavori esposti nella speciale sezione ad inviti Present Future, dedicata ai talenti emergenti, e assegnerà all’artista ritenuto più meritevole il Premio consistente in 10.000 euro. Inoltre al vincitore sarà data la possibilità di proporre un progetto per la realizzazione di una nuova “illy Art Collection”. Quest’anno la giuria del Premio illy è composta da: Jens Hoffmann, direttore CCA Wattis Institute for Contemporary Arts, San Francisco; Hans-Ulrich Obrist, co-direttore mostre e programmi, direttore progetti internazionali, Serpentine Gallery, Londra; Alexis Vaillant, critico e curatore indipendente, co-fondatore Toasting Agency (1999-2005), Parigi. Nel 2008 il Premio è stato vinto dall’americano Mateo Tannatt, rappresentato dalla Galleria Marc Foxx di Los Angeles. Artissima 16 annuncia un nuovo Premio destinato a un giovane artista presente con una o più opere negli stand delle gallerie partecipanti alla prossima edizione della Fiera. Il Premio Ettore Fico, istituito dalla Fondazione Ettore Fico di Torino, consta di 15.000 euro e verrà assegnato all’artista che si distinguerà per l’utilizzo di nuovi mezzi espressivi attraverso la ricerca innovativa, la forza creatrice e il rigore intellettuale. L’opera o le opere acquisite, entreranno a far parte della collezione inalienabile della Fondazione Ettore Fico e verranno lasciate in prestito al FRAC, il Fondo Regionale d’Arte Contemporanea della Regione Piemonte. La giuria che selezionerà l’artista vincitore nel corso di Artissima è composta da: Luca Massimo Barbero, direttore MACRO, Roma; Andrea Busto, direttore artistico Fondazione Ettore Fico, Torino, direttore CRAA (Centro Ricerca Arte Attuale) – Villa Giulia, Verbania; Ludovico Pratesi, direttore Centro d’Arte La Pescheria, Pesaro e Palazzo Fabroni, Pistoia; Letizia Ragaglia, direttrice Museion, Bolzano. I quattro giurati verranno affiancati in un’ultima selezione da: Renato Alpegiani, collezionista, e da Ines Sacco Fico, presidente Fondazione Ettore Fico. I giurati si impegneranno a sostenere l’opera del vincitore attraverso una mostra personale nei musei da loro diretti. Inoltre, un volume monografico bilingue verrà pubblicato in occasione della prima esposizione pubblica dell’artista selezionato. Con questo Premio la Fondazione Ettore Fico intende inaugurare una nuova formula di sostegno all’arte contemporanea al fine di valorizzare, in termini strategici e finanziari, la ricerca dei nuovi talenti e divulgarne la creatività su tutto il territorio nazionale. PREMIO GUIDO CARBONE Il Premio Guido Carbone, istituito da Artissima nel 2006 in memoria del gallerista torinese, è riservato alle gallerie della sezione New Entries. Il Premio, di 5.000 euro, verrà assegnato da una giuria internazionale i cui membri nel 2009 sono: Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Andrea Viliani, direttore Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento; Marc-Olivier Wahler, direttore Palais de Tokyo, Parigi; Laura Viale, artista, membro permanente in rappresentanza del comitato promotore del Premio. I giurati, nella loro selezione, terranno conto in primo luogo del lavoro di ricerca e di promozione di giovani artisti svolto dalle gallerie. Nel 2009 il Premio è stato vinto dalla galleria BALICEHERTLING di Parigi. FONDAZIONE PER L’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA CRT La Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha stanziato 300.000 euro per l’acquisizione di opere in occasione di Artissima 16. Le opere andranno ad arricchire la collezione della Fondazione e saranno esposte presso la GAM Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e il Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli. La Fondazione costituita nel 2000 con l’obiettivo di arricchire e valorizzare il patrimonio culturale ed artistico del territorio, ha destinato negli anni importanti risorse all’acquisto delle opere destinate ai due musei che in questo modo hanno avuto la possibilità di aumentare il proprio prestigio mettendo a disposizione del pubblico e delle altre istituzioni italiane e straniere un eccezionale patrimonio artistico. Oggi, insieme alle acquisizioni, la Fondazione è anche impegnata alla definizione e realizzazione di azioni e progetti per lo sviluppo, il rafforzamento e l’efficienza del sistema Torino Piemonte dell'Arte Moderna e Contemporanea. RADIO SICK Accecare l’ascolto. AC T I O N , B E H AV I O U R , P E R F O R M A N C E , I N S TA N T TH EAT RE I N T U RI N Accecare l’ascolto Aveugler l’écoute — Blinding the ears ACTION, BEHAVIOUR, PERFORMANCE, INSTANT THEATRE IN TURIN Ideazione e curatela: Andrea Bellini Curatori: Defne Ayas, Andrea Busto, Cecilia Canziani, Yann Chateigné Tytelman, Luigi Coppola, Ilaria Gianni, Davide Quadrio, Caterina Riva, Francesco Stocchi, Aurélie Voltz ANTONIO REZZA & FLAVIA MASTRELLA BAHAMUTH TEATRO ASTRA Mercoledì 4 novembre – ore 21.00 JOANNE TATHAM & TOM O’SULLIVAN THE STORY OF HOW WE CAME TO BE HERE, WHAT WE DID BEFORE WE GOT HERE, HOW YOU HAVE FORGOTTEN WHY YOU ASKED US HERE AND WHY WE CANNOT REMEMBER WHY WE CAME, OR: IS THIS WHAT BRINGS THINGS INTO FOCUS ? TEATRO GOBETTI Domenica 8 novembre – ore 14.00 GELITIN ALL OR THE JUST, I 120 MINUTI DI TORINO TRIS VONNA-MICHELL PHOTOGRAPHY IS MY PUNISHMENT TEATRO REGIO Giovedì 5 novembre – ore 22.30 CAVALLERIZZA REALE Domenica 8 novembre – ore 15.00 MICHELANGELO PISTOLETTO ANNO UNO, TERZO PARADISO NICO VASCELLARI MONOLOGO SENZA TITOLO TEATRO REGIO Venerdì 6 novembre – ore 21.00 CAVALLERIZZA REALE, MANICA CORTA Domenica 8 novembre – ore 16.00 CAO FEI RMB CITY OPERA GUY DE COINTET GOING TO THE MARKET — AT SUNRISE A CRY WAS HEARD TEATRO ASTRA Sabato 7 novembre – ore 11.00 e 17.00 TEATRO GOBETTI Domenica 8 novembre – ore 17.00 PABLO BRONSTEIN PHÈDRE JIMMY RASKIN THE DISCIPLE’S PREMATURE NOSTALGIA TEATRO CARIGNANO Sabato 7 novembre – ore 18.30 CAVALLERIZZA REALE, MANEGGIO Domenica 8 novembre – ore 18.00 JIM SHAW A TONE, MEANT FOR YOUR SINS STEVEN CLAYDON BESTIARY TEATRO CARIGNANO Sabato 7 novembre – ore 20.30 MATT MULLICAN READING THAT PERSON CAVALLERIZZA REALE, MANEGGIO Domenica 8 novembre – ore 11.00 BEDWYR WILLIAMS MINI BUS CAVALLERIZZA REALE, MANICA CORTA Domenica 8 novembre – ore 12.00 CAVALLERIZZA REALE, MANICA CORTA Domenica 8 novembre – ore 19.00 ERIK & HARALD THYS THE AUTOMOBILE TEATRO GOBETTI Domenica 8 novembre – ore 20.00 SOAP & SKIN THE PRESENT MARLENE KUNTZ CONCERTO TEATRO CARIGNANO Domenica 8 novembre – ore 20.30 __________________________________________ p. 7 RADIO SICK Accecare l’ascolto. AC T I O N , Quest’anno, per la prima volta, Artissima ha deciso di concentrare i propri progetti culturali su un unico grande percorso tematico. Si tratta di una non-stop di cinque giorni interamente dedicata alla relazione tra Arti visive e Teatro. Il titolo, Accecare l’ascolto, si ispira al teatro di Carmelo Bene. Il grande attore italiano si è battuto contro tutta la tradizione moderna del teatro borghese, contro il suo naturalismo, contro il teatro di testo. È alla sua idea di teatro come “non luogo” oppure “luogo del tutto”, di teatro come “atto”, che Artissima dedica questi cinque giorni torinesi. Da mercoledì 4 a domenica 8 novembre uno straordinario gruppo di artisti internazionali — appartenenti a generazioni diverse, ma tutte figure essenziali in quel territorio di interazione tra Arti visive e Teatro — lavoreranno in cinque famosi teatri della città: Teatro Regio, Teatro Carignano, Cavallerizza Reale, Teatro Gobetti e Teatro Astra. Il progetto è stato reso possibile grazie a: Fondazione Teatro Regio di Torino Fondazione del Teatro Stabile di Torino Fondazione Teatro Piemonte Europa B E H AV I O U R , P E R F O R M A N C E , I N S TA N T T H EAT RE I N T U RI N p. 8 MICHELANGELO PISTOLETTO ANNO UNO – TERZO PARADISO FLAVIA MASTRELLA E ANTONIO REZZA BAHAMUTH GELITIN ALL OR THE JUST, I 120 MINUTI DI TORINO Flavia Mastrella, scultrice, e Antonio Rezza, attore e performer, sono una delle coppie più anticonvenzionali del teatro italiano. Procedono improvvisando senza comunicare per sorprendersi e per sfuggire alla noia. In totale libertà, Flavia disorganizza le forme e Antonio le parole; insieme vanno poi a perfezionare l’ibrido. All’inizio dell’idea c’è sempre l’opera che solo dopo accoglie il corpo. Il filo conduttore di questo incedere è doppio, le sollecitazioni sensoriali multiple. Giocando con la potenzialità espressiva dei volumi, Antonio dà connotati realistici e vitalità allo spazio preesistente; Flavia realizza i suoi Habitat in assoluta indipendenza: per necessità di comunicazione i due trasferiscono l’opera all’interno del teatro. La poetica del frammento diventa narrazione frammentaria, emergono ritmi contemporanei in uno spazio senza tempo. La ricerca espressiva di Antonio Rezza, oltre al frammento, si volge in molteplici direzioni indagando anche il concetto di cattivo gusto, di banalità e la parola “sformattata”. Per raggiungere il “bello” Rezza usa un linguaggio ai limiti dell’inestetico. “L’inserimento delle urla come suono costituisce il nuovo orecchio di uno spettacolo per soli occhi. Le urla sono fatte di vocali allungate che cingono la preda del concetto e la mandano a morire nella testa di chi ignaro si attarda a capire. Io sono il mio tamburo e mi suono al ritmo mio”. Bahamuth è l’essere supremo, che dopo breve apparizione si sottrae al tempo e al giudizio. L’allestimento di Bahamuth è un movimento di espansione delle sculture in tasca, materia appena accennata, composta con il criterio del mare... Ma come Bahamuth sostiene il mondo, così le immagini si sovrappongono. E il gran finale, con i personaggi a fare la figura degli sguatteri mentre l’autore che li muove è il gerarca dalla lingua biforcuta. L’autore è il male dell’opera. FM e AR È vero, ed è esattamente ciò che vedete. Niente effetti speciali. Niente e nessuno pretende che sia diverso da quello che sembra. Questo impegno scaturisce da una necessaria auto provocazione che si rispecchia nella loro creatività. Una gran frittata. Un’anarchia organizzata in cui il caso cessa di essere caso, stringendo la relazione fra il banale e l’impossibile, lo stereotipo e lo schianto. Riguarda la creazione di un’atmosfera, e che il risultato sia duraturo o effimero, passa in secondo piano. Come dice Tobias, “l’improvvisazione è viva, la puoi sempre portare in giro”. E questa vitalità genera pura creazione. Riguarda la nascita di nuove immagini, non la ri-creazione, perché la loro pratica intende aggiungere, non togliere. Aggiungere sempre di più, ma senza accumulare. Le cose si muovono o cambiano prima che il tempo le afferri. Ciò che espongono rispecchia la natura del lavoro, rendendo le mostre e le azioni ugualmente transitorie. La prossima volta tutto ricomincerà, in modo sempre nuovo. Una parte dell’arte dei Gelitin porta una data di scadenza, catalizzando tutta la sua energia nel momento, nella sensazione o nel ricordo dell’atto. Questo rivela un approccio puro e romantico verso la procedura adottata. Senza feticci, la maggior parte dei loro progetti attraversa il mito con il passaparola. L’interesse per il processo, la passione per l’atto del fare per mezzo di una fusione del collettivo e del personale, definiscono il processo insolitamente naturale dei Gelitin. Non si può distinguere chi ha fatto la tal scultura o la tal plastilina, e alla fine non importa realmente. È il gruppo che prevale sull’individuo, dando una forma colorata all’atmosfera circostante. FS Anno Uno viene rappresentato per la prima volta a Roma, al Teatro Quirino nel 1981, interpretato dagli abitanti di Corniglia e da alcuni membri della famiglia Pistoletto. Anno Uno si presenta come opera compiuta in sé, ma è anche frammento di un’esperienza artistica che si estende fuori dai canoni della prassi teatrale. È parte di una collaborazione che unisce ogni tipo di persona, così come le varie forme espressive: dall’arte visiva, al teatro, alla musica, alla danza. Lo spettacolo può essere considerato un quadro parlante, una scultura vivente, e nel contempo può essere ascoltato come una composizione in cui le frasi letterarie scorrono su uno spartito musicale. È la rappresentazione di una città dove le persone sono l’architettura. È la civiltà che immobilizza la gente sotto le sue pesanti strutture. È l’eterna città o “la città eterna” dentro cui si ode lo scandire del tempo fino alla pietrificazione. L’opera viene riproposta al Castello di Rivoli (1991) e al Marstall Theater di Monaco di Baviera (1994) con il titolo Anno Uno Anno Bianco. Nel testo originario viene una inserita una composizione musicale, scritta e cantata da Cristina Pistoletto, basata su articoli di giornali relativi agli eventi del 1989 (caduta del muro di Berlino, piazza Tienanmen, ecc.). Al Teatro Regio di Torino, Michelangelo Pistoletto, coerentemente con la sua più attuale ricerca artistica, presenta in anteprima Anno Uno, Terzo Paradiso in cui integra la sua visione del Terzo Paradiso. Alla performance partecipano ancora gli abitanti di Corniglia, alcuni facenti parte del gruppo storico e altri che rappresentano la continuità generazionale, alcuni membri della famiglia Pistoletto e un terzo nucleo di persone facenti parte di Cittadellarte, la Fondazione creata a Biella dall’artista. Il testo si arricchisce di una rivisitazione storica della composizione sonora, che ripercorre i momenti salienti della nostra storia contemporanea fino alla caduta delle Torri Gemelle e di una nuova parte ispirata all’idea di Terzo Paradiso. Il Terzo Paradiso è l’accoppiamento fertile tra il Primo e il Secondo paradiso. Il Primo è il Paradiso Naturale dove tutto è regolato dall’intelligenza della natura stessa. Il Secondo è il Paradiso Artificiale, quello sviluppato dall’intelligenza umana, fatto di bisogni, di piaceri artificiali. Il pericolo di una sempre più imminente tragica collisione fra queste due sfere è ormai annunciato in ogni modo. È per evitare di proseguire verso questo catastrofico avvenimento che si deve concepire il progetto globale del Terzo Paradiso. LC FLAVIA MASTRELLA & ANTONIO REZZA, Bahamuth. Photo: Flavia Mastrella. GELITIN, La Louvre - Paris, Musée d’art moderne de la ville de Paris, 2008, Photo: Maria Ziegelboeck. MICHELANGELO PISTOLETTO, Anno Uno, Roma, Teatro Quirino, 17 marzo 1981, Photo: P. Mussat Sartor RADIO SICK Accecare l’ascolto. AC T I O N , B E H AV I O U R , P E R F O R M A N C E , I N S TA N T TH EAT RE I N T U RI N p. 9 JIM SHAW A TONE, MEANT FOR YOUR SINS CAO FEI RMB City Opera Davide Quadrio e Defne Ayas di Arthub hanno chiesto a Cao Fei di creare un progetto per la messa in scena di uno spettacolo basato su RMB City, città e comunità sperimentali fondate su internet nel mondo virtuale di Second Life. Il progetto, commissionato da Artissima in collaborazione con Depart Foundation, Arthub e la compagnia di produzione Far East Far West (Hong Kong), è una produzione originale che parte da un’opera “Yang Ban Xi” e la ripropone per l’occasione sia al Teatro Astra che nel mondo virtuale di RMB City. Lo “Yang Ban Xi” era l’unica forma di intrattenimento approvata dal governo cinese durante la Rivoluzione Culturale, quando invece l’opera tradizionale era vietata. Si tratta di una serie di produzioni propagandistiche (film musicali, balletti e opere) che sono stati in seguito adattati e trasformati in film. La nozione di intrattenimento che Cao Fei esprime in RMB City fa un esplicito rimando all’estetica dello “Yang Ban Xi” ma in una prospettiva contemporanea. In questo contesto, Cao Fei amplia il progetto virtuale e gli elementi di RMB City per creare un ambiente multi-dimensionale che prevede interazioni con i new media e interventi coreografici di danza e teatro che potenziano questo spettacolo virtuale cinese post-comunista. Per l’artista, RMB City è effettivamente realtà, anche se noi la consideriamo il contrario della realtà perché esiste solo nel regno delle reti digitali. Nel mettere in scena RMB City Opera, Cao Fei intende parlare della relazione tra le due “realtà” piuttosto che sottolineare la loro relatività. Come a dire, viviamo in un’era digitale, passiamo gran parte del nostro tempo su internet, e questo è virtuale? Nient’affatto. In questo mondo abbiamo identità multiple e al tempo stesso dobbiamo gestire realtà multiple. RMB City è uno spazio teatrale mobile. In quanto tale la città è un palco che esisterà solo per pochi momenti in una realtà teatrale all’interno del Teatro Astra. Niente di più e niente di meno: un avvenimento che ritornerà rapidamente al suo elemento naturale di accessibilità virtuale… DQ curato e prodotto da Depart Foundation, Roma, Arthub, Shanghai e in co-produzione con Far East Far West, Hong Kong PABLO BRONSTEIN PHÈDRE Per il Teatro Carignano Pablo Bronstein coreografa Phèdre, la tragedia che racconta il desiderio semi-incestuoso della regina per il figliastro Ippolito, figlio del re di Atene Teseo. L’opera di Racine costituisce lo scheletro e il libretto di un balletto in cui si intrecciano dialogo e danza neo-barocca. Nel suo approccio postmoderno Bronstein utilizza la citazione e la giustapposizione, e insieme a lui i ballerini del Balletto dell’Esperia sviluppano movimenti che derivano dalla gestualità narrativa barocca impersonando i principi della “sprezzatura”, cioè l’arte di dimostrare nonchalance e raffinatezza per mezzo della postura del corpo. Sul palco un pianoforte a coda accompagnerà la performance, e al centro dell’azione verrà posta una decorazione barocca. Bronstein e Caterina Riva, anch’essi visibili sul palco, impersoneranno i commentatori e avranno la possibilità di rivolgersi ai danzatori durante il balletto. CR Dalla fine degli anni ’70, le opere tormentate di Jim Shaw abbracciano un’ampia gamma di media: dalla pittura al disegno, dalla scultura al video, dalla installazione alla performance. Dal 2001, la sua esplorazione dell’inconscio americano si è concentrata soprattutto sul ciclo Oist, un corpo di opere che si basa su una religione fondata sul concetto di divinità femminile, del tempo che scorre a ritroso, della fugacità dello spirito e del divieto sull’arte figurativa. Accecare l’ascolto sarà l’occasione per scoprire la musica di Oist. Jim Shaw e i suoi collaboratori eseguiranno un programma musicale semi-improvvisato usando gli strumenti di Oist mischiati a suoni elettronici. L’artista descrive questo progetto come “una sorta di finto concerto gospel accompagnato da un light-show che si basa su varie proiezioni DVD di tessuti turbinanti, zombie in giacca e cravatta e filmati di precedenti performance dal vivo”. Sul palco ci sarà una serie di strumenti creati appositamente per l’occasione. La performance si baserà principalmente sull’improvvisazione vocale e strumentale oltre che su famosi motivi folk interpretati in stile Oist. La formazione è composta da musicisti professionisti; Jim Shaw intende suonare la pedal steel guitar, ma userà anche la voce. L’improvvisazione vocale è un elemento importante della musica di Oist, anche se viene usata in modo molto particolare. Per Jim Shaw, questo stile musicale di Oist affonda le sue radici in quella di Sun Ra, una particolare miscela di jazz americano classico e improvvisazioni rituali, influenze tradizionali e suoni d’avanguardia, una sorta di “esotismi futuristi”. La musica di Oist ha una funzione rituale. È radicata nella cultura popolare americana e contiene in sé molti rimandi alla vecchia America, anche se è per lo più improvvisata ed è contraddistinta da una parte vocale molto singolare. L’artista cita la musica pigmea come esempio di uno degli stili che più apprezza, soprattutto per la particolare vocalità che la contraddistingue. YC MATT MULLICAN READING THAT PERSON Quando Matt Mullican realizza una performance sotto ipnosi, dando libero corso alle emozioni del proprio inconscio, in quel momento egli rivela l’esistenza di «That Person» («l’Altro»). Si innesca, allora, un dialogo, un confronto, quasi una lotta senza fine tra Matt A, l’artista, il performer, e Matt B, il suo alter ego in forma di subconscio. Se il primo mantiene il controllo delle sue azioni ed è cosciente del pubblico a lui vicinissimo, il secondo agisce senza preoccuparsi della scena, rivelando talvolta i pensieri inquieti dell’artista, le sue fobie, le sue angosce. Questo stato di trance – sorta di schizofrenia controllata - è diventato una vera e propria metodologia creativa, che permette a Matt Mullican di lavorare sotto l’influenza di «That Person». Prediligendo il «Mondo Soggettivo» e tentando quindi di accostarsi a una nuova definizione del «reale», l’artista invita a riflettere sulla questione dell’essenza dell’essere. In Reading That Person realizzato in occasione di Artissima, Matt Mullican procederà alla lettura della trascrizione di una performance precedente, quindi proietterà delle immagini e il video propriamente detto. In questo modo, l’artista intende proiettarsi nello spirito originario della performance, lasciando che i segni visivi, il linguaggio, le onomatopee e l’atmosfera generale seducano il suo inconscio. Sulla scena trasformata in spazio di vita, dal letto pieghevole al tavolo e dalla sedia allo schermo, con tutta probabilità Matt Mullican canterà, declamerà, borbotterà, si verserà un po’ di caffè, striscerà sul pavimento, ficcherà la testa nel cuscino e disegnerà delle volute sulla sua lavagna. AV CAO FEI RMB City Opera, 2009, Medium: Second Life, Courtesy RMB City, RMB City Project è sviluppato da Cao Fei (SL: China Tracey) e Vitamin Creative Space, Facilitator: Uli Sigg (SL: UliSigg Cisse). PABLO BRONSTEIN Balletto Neoclassico, 2007, Performance a Palazzo Saluzzo Paesana (Torino), 16 Maggio 2007, Con la collaborazione di Fondazione T.N.T., Liceo Coreutico Teatro Nuovo, Torino, Mostra personale alla Galleria Franco Noero (Torino), Maggio-Giugno 2007. JIM SHAW Into the Vacuum Body Organ, 2009, courtesy dell’artista. MATT MULLICAN Under Hypnosis (performance alla Tate Modern, London), 2007, Photo: Sheila Burnett copyright Tate, courtesy Galleria Massimo De Carlo, Milano e Klosterfelde, Berlin RADIO SICK Accecare l’ascolto. AC T I O N , B E H AV I O U R , P E R F O R M A N C E , I N S TA N T T H EAT RE I N T U RI N p. 10 JOANNE TATHAM E TOM O’SULLIVAN THE STORY OF HOW WE CAME TO BE HERE, WHAT WE DID BEFORE WE GOT HERE, HOW YOU HAVE FORGOTTEN WHY YOU ASKED US HERE AND WHY WE CANNOT REMEMBER WHY WE CAME, OR: IS THIS WHAT BRINGS THINGS INTO FOCUS? BEDWYR WILLIAMS MINI BUS Tornavo a casa un giorno su un minibus con altri quattro artisti in residenza – quando i freni si ruppero su un passo di montagna. Bedwyr Williams è un artista gallese che lavora con la performance e l’installazione. L’artista, con impegno critico da una parte e humour surrealistico dall’altra, esplora tematiche della contemporaneità quali identità, luoghi e cultura, spesso prendendo spunto per le proprie opere dalla sua stessa vita. Bedwyr Williams ha rappresentato il Galles alla Biennale di Venezia del 2005 con il suo progetto Basta. Come spesso accade nelle sue opere, Minibus nasce in parte dalla sua precedente performance Methodist to my Madness (2009). In questa nuova performance, l’azione ha luogo subito dopo un incidente automobilistico in cui quattro artisti in residenza sono usciti di strada mentre tornavano alla loro residenza. Quattro dei cinque artisti erano spiriti liberi che non seguivano le regole e non indossavano la cintura di sicurezza. Bedwyr Williams invece l'aveva allacciata ed è l'unico superstite: è il suo monologo – calato nello spettrale paesaggio di un valico alpino – a costituire la performance. I rapporti fra gli artisti attraversano l’intera gamma dei sentimenti, dall'indifferenza all'amore, per arrivare all'odio e alla violenza, a seconda della combinazione delle varie personalità. Minibus, attraverso l’umorismo nero e un'acuta capacità di osservazione, contesta le regole e le convenzioni della condizione di artista in residenza, svelandone agli spettatori il lato più nascosto. CC e IG curato e prodotto da Nomas Foundation, Roma BEDWYR WILLIAMS, Mini Bus, video still. JOANNE TATHAM E TOM O’SULLIVAN, You have forgotten why you asked me here; I cannot remember why I came, 2005 TRIS VONNA-MICHELL Auto-Tracking: On- going Segments, 2008, Performance da Jan Mot, Brussels, Courtesy: Jan Mot, Brussels, © Filip Vanzieleghem. NICO VASCELLARI, Masticando i miei denti dietro una porta chiusa (Chewing my teeth behind a closed door), 2009, Fotografia, Courtesy dell’artista e Monitor, Rome, Photo: Marco Anelli. Da quindici anni Joanne Tatham e Tom O’Sullivan esplorano con le loro opere altamente teatrali i rapporti conflittuali fra arte, linguaggio e significato. Il duo artistico di Glasgow pensa il proprio processo artistico come un modo di trasporre da un medium all'altro, dall'opera al documento, dal testo alla performance ecc., una serie di convenzioni culturali legate all'arte d'avanguardia e alla cultura popolare, alla critica istituzionale e agli studi sociali, allo scopo di verificare la loro adeguatezza come elementi strutturali dei sistemi di fede contemporanei. Prima di questo nuovo progetto, Tatham e O’Sullivan hanno realizzato altre due performance dal vivo, nelle quali erano già centrali i concetti di parodia, assurdo e referenzialismo: Slapstick Mystics with Sticks (2004) e Think Think Thingamajig, What do you represent? (2006-7). Il lavoro presentato a Torino è una performance basata su un monologo pronunciato da un unico performer sul palco del Teatro Gobetti. Il monologo prende la forma della "shaggy dog story", una storia lunga e intricata che segue in una certa misura le regole della barzelletta narrativa. Il progetto ha avuto inizio nel 2005, quando l'artista Alan Michael chiese a Joanne Tatham di scrivere un testo per una pubblicazione che stava preparando. Si tratterà di una sorta di “testo ritrovato e costruito” con le parole dell'artista, che usava strategie simili a quelle impiegate di solito nelle opere artistiche. E le fonti si trovano all'interno di un contesto di performance che attraversa i generi dell’one-man show, del vaudeville e del teatro dell'assurdo. Anche per questo nuovo progetto, come hanno già fatto in passato, gli artisti lavorano con forme gergali che attingono alle tradizioni vive e tuttora attuali del teatro e della performing art. Questo progetto site-specific, da una parte si ispira anche alle tradizioni del teatro popolare, nella misura in cui esse si intrecciano con la forma e il contesto nei quali lavoriamo. Il performer indosserà un particolare costume basato sull'immagine tradizionale del “vagabondo” in frac e cappello a cilindro scalcagnati, un archetipo usato come “espediente” per permettere al performer di adottare il ruolo del presentatore e rivolgersi direttamente agli spettatori. Questo progetto non riguarda solo il teatro, ma anche l’arte e il palcoscenico, sul quale ci saranno sculture dalla forma geometrica e con volti umani. Negli ultimi sei anni gli artisti hanno usato tali “mezzi” in varie opere, prima di tutto proprio come “accessori” a suggerire che il loro status sia quello di sostituti che rappresentano qualcosa di diverso da sé. Tali oggetti fanno parte della scena come “partecipanti attivi”. Sul palco possono essere usati come “controfigure” dell'oggetto d'arte, come grandi sculture che “attivano” lo spazio e il pubblico. YC NICO VASCELLARI MONOLOGO SENZA TITOLO TRIS VONNA-MICHELL PHOTOGRAPHY IS MY PUNISHMENT Fin dalla metà degli anni 2000 l’artista britannico Tris Vonna-Michell sviluppa un corpus di opere composite che funziona come una serie di capitoli di una storia non lineare. Questo progetto, sempre alimentato dal contesto dei suoi interventi, viene narrato nelle installazioni da lui create, che mescolano proiezioni, testi e oggetti. Tali elementi fanno da documenti e prove, frammenti o puntelli concettuali, sono messi insieme a creare oggetti mediatici misti o scene ridotte o minime, spazi che devono essere riempiti col tempo, il tempo di suoni e proiezioni, il tempo dell'artista come performer, il tempo conquistato del visitatore. Le storie di Vonna-Michell portano il pubblico in viaggi sorprendenti e pieni di energia il cui status è sempre sospeso e in corso, fra performance e narrazione, improvvisazioni vocali avant-garde e performance basata su documenti d'archivio, intrecciando storie e racconti diversi, confondendo il confine tra finzione e realtà. Per Accecare l’ascolto, l’artista ripercorre le tracce di un episodio che gli accadde nel 2006 a Torino, mentre visitava un cimitero. A Torino Tris Vonna-Michell reciterà una serie di monologhi all'interno di uno spazio e di un tempo specifico. Ogni monologo o capitolo avrà una durata compresa fra gli 8 e i 15 minuti. La performance si terrà alla Cavallerizza Reale a intervalli nel corso di un solo giorno, domenica 8 novembre 2009, nel tentativo di espandere una narrazione in corso cominciata anni fa, nella quale la città di Torino riveste un ruolo di particolare importanza: quello di prisma che incornicia e personifica diversi strati di conoscenza. Come accade spesso nei suoi lavori, l’artista giustapporrà e mescolerà differenti livelli narrativi, dalla storia della città a quella sua personale, dalla storia alla storia dell’arte. Questo tipo di “insieme” storico sarà eseguito e segmentato in parti diverse. YC Il lavoro di Nico Vascellari contamina media diversi, rimanendo costantemente in bilico tra presenza della dimensione scultorea e azione performativa. La partecipazione fisica di persone care all’artista nei suo lavori sottolinea come la componente emotiva sia rilevante nella sua poetica. A chi partecipa alle sue performance Vascellari non impone direttive, quasi sempre le azioni vengono definite attraverso il dialogo. “Non si tratta di teatro”, dice l’artista. Un altro aspetto molto significativo del’opera di Vascellari è l’utilizzo del suono. La musica che esegue o fa eseguire ha una connotazione fortemente contemporanea, pur risuonando di echi classici. A Torino l’artista sarà in scena con un progetto ancora senza titolo poiché l’oggettivazione dell’opera deve essere posteriore alla fase progettuale. Vi mando al più presto tutti i dettagli STOP Per il momento anticipo che si tratta di un monologo STOP Lo spazio che avrei pensato è quel piccolo teatro alla cavallerizza. STOP Il set sarà davvero minimo. Solo uno spot su di me, un microfono e la sua asta STOP Il progetto è molto delicato per cui non dovremo comunicare assolutamente nulla prima STOP Si può senz’altro dire che è un monologo e la mia ultima performance in Italia STOP. AB e NV RADIO SICK Accecare l’ascolto. AC T I O N , B E H AV I O U R , P E R F O R M A N C E , I N S TA N T TH EAT RE I N T U RI N p. 11 ERIK E HARALD THYS THE AUTOMOBILE STEVEN CLAYDON BESTIARY GUY DE COINTET GOING TO THE MARKET AT SUNRISE A CRY WAS HEARD Mary Ann Glicksmann, per molti anni musa di Guy de Cointet, propone due monologhi dell’artista francese, vissuto per lunghi anni a Los Angeles e scomparso nel 1983 a 49 anni. Noto per le ricerche sul linguaggio - qualcuno l’ha definito un “forgiatore di parole” - de Cointet ha realizzato disegni, dipinti, sculture, performance influenzando con il suo lavoro molti artisti americani come ad esempio Mike Kelley. È considerato un maestro della performance post-moderna nella scia di quel di teatro francese surreale che fonde farsa, assurdo ed elementi linguistici strutturali. De Cointet nei suoi lavori trae ispirazione da fonti diversissime: dai romanzi del XIX secolo alle soap opera televisive, dai giornali scientifici alla pubblicità, a brani di conversazioni colte al volo. Nelle due performance ricreate per Artissima Mary Ann Glicksmann racconta storie drammatiche, assurde e divertenti, quasi cogliendo le parole dai caratteri presenti sulle opere in scena. In Going to Market si narra una storia d’amore proprio attraverso un quadro. At Sunrise a Cry was Heard, è centrata invece sui segni indecifrabili che ricoprono un’opera: si raccontano le esperienze delle persone che hanno tentato di decodificarli, i luoghi in cui sono stati osservati, i suoni misteriosi che essi emettono. AAVV JIMMY RASKIN THE DISCIPLE’S PREMATURE NOSTALGIA Il protagonista di The Disciple’s Premature Nostalgia (La nostalgia prematura del discepolo) è il discepolo, un elemento-chiave nell’attuale ricerca estetico-filosofica di Jimmy Raskin, ispirata dal capitolo “Sui Poeti” di “Così parlò Zarathustra” di Friedrich Nietzsche. Il discepolo è costantemente confuso e il Nuovo Filosofo lotta per spiegargli la differenza fra il Poeta Puro – ovvero colui che “ha troppa fede nel significato” – e il nuovo Poeta Filosofo, che è morto, e gli espone le tecniche sovversive necessarie a mantenere in vita il significato in un mondo postmoderno. Ma il discepolo non coglie la lezione. In questo lavoro Raskin porta avanti il suo interesse per coloro che considerano il fallimento un qualcosa intrinseco all’atto di esprimersi. Immagini, oggetti scenici e diagrammi tratti dalla cosmologia dell’artista fanno da sfondo a un reading multimediale. Anche se la scena sarà realizzata in modo da sviluppare una nuova dimensione critica del testo, in questa rappresentazione, come in ogni azione di Jimmy Raskin, sono garantiti il divertimento e le sorprese poetiche. JR Steven Claydon è un artista di Londra. Nella sua opera mette in scena iconografie moderne e figure storiche che tracciano associazioni tra le strutture di potere contemporanee e ideologie antiquate. Affascinato dal significato intrinseco degli oggetti, Claydon sovverte ripetutamente le regole immutabili e prestabilite della percezione e della fruizione dell’opere d’arte. Nelle sculture, nei disegni e nei film che realizza, gli oggetti estrapolati dalla vita quotidiana vengono trasfigurati sfuggendo così a qualsiasi catalogazione, giudizio e gerarchia possibili. Bestiary, l’evento proposto per Artissima, è costituito da due parti convergenti e coesistenti. La performance nella sua interezza allude a un gioco di dubbia provenienza, un gioco antico, un gioco che sembra aver avuto un qualche significato rituale. Il film utilizza spezzoni di altri autori e altri girati dallo stesso Claydon per raccontare la storia di Bestiary suggerita dall’omonimo titolo. Ciascuno dei quattro giocatori-protagonisti è rappresentato da un motivo zoomorfico: lo scricciolo (trogladytus troglatytus), la vespa (vespula vulgaris), il gattino (felis catus) e il topo (mus musculus). Ciascuna di queste figure zoomorfe è anche rappresentata da un particolare leitmotif eseguito da uno specifico sintetizzatore analogico. Nella seconda parte del film assistiamo alla rappresentazione remota del gioco trasmessa attraverso un filmato ottenuto legando una telecamera ad un gatto spedito poi a girare tra i giardini e i vicoli di Londra, dove possiamo sperimentare in piccola parte delle decisioni, degli incontri e delle dispute territoriali tipiche delle ronde notturne feline. Il film e la performance culminano in una specie di caos post bellico: una miscela di sollievo e fatalismo che rivela le macchinazioni dei sistemi dello spettacolo e della sospensione dell’incredulità. SC GUY DE COINTET, Going to The Market, 1975, Performance al Tempo- rary Contemporary MOCA, Los Angeles, 1985 / At Sunrise a Cry was heard..., 1974, Performance al Biltmore Hotel, Los Angeles, 1976 Entrambe: performance di Mary Ann Duganne-Glicksman, © Estate of Guy de Cointet / Courtesy Air de Paris. JIMMY RASKIN The Disciple's Premature Nostalgia reading / performance, Courtesy dell’artista. STEVEN CLAYDON, Bestiary, 2009, Courtesy dell’artista. ERIK & HARALD THYS, The Automobile, 2008, Berlin Biennial, Courtesy Galerie Isabella Bortolozzi, Berlin Da 15 anni l’artista Harald Thys, che vive e lavora a Bruxelles, collabora liberamente con Jos de Gruyter nella produzione di video, fotografie e installazioni misteriose che rappresentano scene assurde in cui le situazioni apparentemente normali della vita quotidiana si trasformano in cupi tableaux teatrali, in cui compaiono personaggi immaginari in narrazioni bizzarre e sospese che spesso scivolano nel grand-guignol, nel gotico e nel grottesco. Fra evocazioni dell'avanguardia e reminiscenze hollywoodiane, queste opere sono anche piene di riferimenti storici e locali. Per Accecare l’ascolto, l’artista sviluppa l’aspetto freudiano di questa pratica artistica in collaborazione col fratello Erik Thys, psichiatra, musicista, compositore e attore, con cui Harald ha creato The Automobile, un progetto in corso sotto forma di conferenza, del quale Torino ospiterà una nuova versione su palcoscenico. Questa conferenza, scritta da due fratelli ossessionati dalle macchine fin dall’infanzia, è un esercizio di psicoanalisi dell’automobile che inizia con un’immagine della macchina del padre e porta il pubblico in viaggio per l’Europa occidentale e orientale, l’Asia e gli Stati Uniti. Gli artisti mostrano non solo l’effetto delle ideologie politiche sul design delle auto, ma anche il modo in cui la mente dei designer e degli amministratori delegati delle industrie automobilistiche, le forze naturali, la guerra e la morte incidono sull'identità spirituale delle auto. Alla fine si analizza l’identità dell'auto come specie autonoma e si esplora il suo impatto su persone e cose che la circondano. Incentrata su “la loro presenza, il loro potenziale, i loro pensieri, la loro solitudine”, The Automobile è uno “sguardo movimentato sugli oggetti… oggetti che sono lì, vengono guardati, usati in modo giusto o sbagliato e completamente dimenticati in un armadio, ma che sono soprattutto testimoni silenziosi delle azioni bizzarre compiute dagli esseri umani” piuttosto che un’analisi delle icone contemporanee. “In questo modo, il centro della conferenza sulle auto è che rifletto sullo sguardo che ho su questi oggetti e cerco di creare una trance in modo tradizionale”, dice l’artista. Insieme alla conferenza, gli artisti presentano una nuova pubblicazione basata su una collaborazione in corso con l’artista Richard Venlet: lo sviluppo di un automausoleum nelle regioni interne della Sicilia, costituito da moduli di cemento sovrapposti ognuno dei quali contiene una macchina. L’intera costruzione è enorme ed ampliabile, come un immenso cimitero di automobili o per ciò che ne resta. YC RADIO SICK Territori di mezzo – Arte e Teatro a Torino negli anni ’60 TORINO SPERIMENTALE 1959-1969 p. 12 ART-SEMBLE: incontri tra arte e teatro nella prima stagione dell’Arte Povera Maria Teresa Roberto Anteprima di una mostra Giorgina Bertolino e Francesca Pola Nella Torino artistica degli anni ’60 la parola “sperimentale” funziona spesso per circoscrivere una zona di contatto tra differenti ambiti disciplinari. Musica e arte, per esempio. Sperimentale è un luogo di relazioni operative e teoriche talora proficue, talora problematiche e destinate a esaurirsi. È la parola con cui si dichiara un’apertura alle probabilità della ricerca, una variante sottintesa all’accezione più ampia di sperimentazione, alla tensione verso il “nuovo”, al mito della scienza. Sperimentale è il Laboratorio di Pinot Gallizio, fondato ad Alba nel 1955 e attivo fino al 1960 come estensione della Bauhaus Immaginista di Asger Jorn e poi dell’Internazionale Situazionista. È la sede di articolazione linguistica, concreta e critica dei concetti di antibrevetto e di pittura industriale, che aprono un’altra relazione cruciale: quella tra libertà creativa e produzione seriale. Sperimentale è uno dei termini intorno a cui si aggregano i collettivi artistici attivi lungo il decennio: il CIRA, il Gruppo Sperimentale d’Arte di Torino, lo Studio di Informazione Estetica, il CRAS, i Corpi Plastici. Sperimentale è, ancora, il Museo che Eugenio Battisti concepisce a partire da un’inedita relazione tra istituzione e didattica, un “seminario”, come lo definirà, da condurre con continuità attraverso un gruppo di opere che registrano le ricerche artistiche in atto, donate alla Galleria Civica d’Arte Moderna torinese ed esposte qui nel 1967. La prospettiva con cui stiamo conducendo la preparazione della mostra Torino sperimentale 1959-1969. Una Storia della Cronaca. Il sistema delle arti come avanguardia - promossa dalla Regione Piemonte, Direzione Cultura, Turismo e Sport - Settore Promozione Attività Culturali, in programma nel febbraio 2010 negli spazi della sala Bolaffi a Torino - consiste innanzitutto nella mappatura di quegli episodi e spazi “transfrontalieri” che segnano i rapporti interdisciplinari dell’arte. “Territori di mezzo” (per riprendere l’immagine attorno alla quale Andrea Bellini ha condensato il progetto tematico sulla relazione tra Arti visive e Teatro che accompagna Artissima 16), terreni porosi, di scambi intenzionalmente ricercati dagli artisti ma forse ancor più consumati dai pubblici locali: dai frequentatori dell’Unione Culturale (a metà degli anni ’60 il nome fa da indice a una serie di “stagioni sperimentali”, con programmi a 360° su letteratura, cinema, teatro, musica, riflessione politica), dagli abbonati del Teatro Stabile (che intercettano, tra gli spettacoli più tradizionali, alcune delle piéce del Living Theatre o le “antologie-spettacolo” del ciclo Proposte, con Giulio Paolini, Ugo Nespolo, Luciano Fabro, allestite nel 1967 nella Sala delle Colonne del Teatro Gobetti), dai visitatori delle gallerie e dell’International Center of Aesthetic Research di Michel Tapié (Celant, nel 1993, lo definirà un “laboratorio sperimentale”), dagli habitué del Piper (un “pluriclub” che sin dalla progettazione si propone come spazio iper versatile) o del Deposito d’Arte Presente. Rispetto a un decennio già oggetto di circostanziate analisi, ricostruzioni e testimonianze (citeremo qui, tra le numerose altre, le mostre della Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino dedicata nel 1985 al suo Museo Sperimentale e Un’avventura internazionale. Torino e le arti 1950-1970, al Castello di Rivoli nel 1993), l’intenzione è quella di documentare, attraverso una mostra “consultabile” e strutturata come archivio-laboratorio, i meccanismi di funzionamento di un’offerta culturale che fa da “avanguardia” a quello che oggi chiamiamo “sistema”. Una ventina di opere di quel periodo funzioneranno da punti cardinali nella ricognizione di una geografia di spazi, da sfogliare, alla lettera, attraverso un corpus di documenti (cataloghi, fotografie, film e audio) accessibile grazie a un sistema multimediale. Spazi di relazioni dense sino all’assiepazione, come nel caso della Mostra della Moda Stile Costume che, durante Italia ’61, infrange le modalità lineari della ricostruzione storica per offrire al visitatore una multiformità di opere e oggetti, di connessioni e sollecitazioni sul tema. Uno dei suoi “fuochi” attivi è un teatro, il “Teatro dei mille” che, sotto la volta di Palazzo Vela, ospita quotidianamente spettacoli, sfilate, eventi. Lo Zoo, Bella gente, 18 aprile 1969, con Beppe Bergamasco, Claudia Fiorelli, Lionello Gennero, Dennis Kaufman, Nino Peluffo, Maria Pioppi, Michelangelo Pistoletto, Dino Saudino, Guido Scategni, Mike Wotell. Azione tenutasi durante l’apertura di Linee della giovane arte torinese, Salone delle mostre dell’Istituto San Paolo, Torino. Foto pubblicata sul catalogo della mostra. La sua arena, fisicamente aperta alla visione di una mostra che mescola passato, presente e futuro, cultura alta e popolare, può essere assunto come simbolo realizzato della mobilitazione, mentale e visiva, che si vuole per lo spettatore. Il teatro è certamente uno degli ambiti più interessanti sotto l’aspetto della circolazione delle idee, degli scambi e dell’incrocio dei pubblici dell’arte. Lo è, in particolare, grazie alla presenza del Living Theatre che, a Torino, con regolarità dal 1961 al 1969, tocca nel vivo della scena gli snodi di una riflessione sui ruoli e i modi dell’arte che eccede la pertinenza teatrale: arte e vita, arte e politica, opera e pubblico, autorialità, comunità. Per la prima volta in città con The Connection di Jack Gelber (insieme agli attori, c’è Cecil Payne, autore ed esecutore con altri cinque musicisti neri, dei brani jazz), al Carignano il 16 giugno per il cartellone di Italia ’61, il Living è in “esilio” dagli Stati Uniti. In viaggio per l’Europa, è nomade anche nei teatri torinesi, da quelli “borghesi” a quelli underground: Carignano, Gobetti, Unione Culturale, Piper, Alfieri. Con due prime nazionali (Antigone di Sofocle nella rielaborazione di Brecht, nel marzo 1967 e Paradise Now, nell’ottobre 1969) e con il repertorio pressoché completo (da The Brig di Kenneth Brown a Mysteries and Smaller Pieces, da Les bonnes e The Maids di Genet a Frankenstein di Shelley), il teatro “vivente” di Julian Beck e Judith Malina, provoca un pubblico dapprima “scarso, sconcertato, incuriosito”, poi quasi costretto a “reazioni difensive” e infine coinvolto, attivo, “in rivolta”, come riferiscono le cronache. L’intenzione, spiega Giorgio De Maria recensendo The Brig sull’ “Unità” il 17 marzo 1965, è di “rompere le barriere che separano tradizionalmente il pubblico dalla scena e dagli attori”. Attraverso una parabola di riferimenti che va da Pirandello ad Artaud, per mezzo di esercizi e tecniche di improvvisazione provate e alimentate in seno alla vita comunitaria e attraverso il superamento della nozione di regia a favore di un teatro collettivo, il Living giunge con Paradise Now (interrotto all’Alfieri dall’intervento della polizia) al pronunciamento di un invito che avrà a Torino una sua autonoma continuità. Il teatro è nella strada: lo Zoo in strada è sceso nel 1968 e, d’altro canto, nel 1969, su un muro del quartiere Le Vallette, la scritta “L’assemblea degli abitanti del quartiere sarà il teatro del quartiere” segnerà la nascita del nome Assemblea Teatro, un collettivo già attivo da due anni negli spazi fisici e sociali della città. La scena artistica italiana è stata attraversata, tra il 1967 e il 1968, da una idea di inammissibilità: del teatro in quanto finzione scenica, della ricerca artistica in quanto disciplina formale. L’accostamento dei due campi d’azione non è casuale, dal momento che il principale vettore di innovazione e sperimentazione fu, a quel tempo, il rifiuto e l’annullamento delle barriere disciplinari. Tra Torino e Roma, lungo lo stesso asse di relazioni e rapporti attraverso cui si configurò il nucleo germinale dell’Arte Povera, una nuova attitudine performativa investiva e trasformava il codificato rituale espositivo delle mostre personali e collettive, in un processo culminato a Roma, nel maggio del ’68, nelle venti serate del Teatro delle mostre, organizzate alla Tartaruga da Plinio De Martiis. Ma già nel giugno dell’anno precedente, all’Attico, Calvesi e Boatto avevano scelto, come sottotitolo di una collettiva che riuniva Ceroli, Gilardi, Kounellis, Pascali, Pistoletto e Schifano, una equazione programmatica, Lo spazio dello Spettacolo. Lo spazio degli Elementi. Nella stessa galleria romana Pistoletto inaugurò, nel febbraio del ’68, una personale che Argan accompagnò con una precisa notazione di metodo: “La mostra è il genere artistico che realizza la convergenza di arte e spettacolo”. L’artista torinese si limitò per l’occasione a esporre alcuni quadri specchianti e ad affittare scenari e costumi cinematografici, che durante l’inaugurazione furono indossati dai visitatori, nello spazio della galleria trasformato in un backstage di Cinecittà. Quella mostra appare, retrospettivamente, come il prologo dello Zoo. Cerimonie collettive, teatro di strada, giochi rituali, cortei, happening, traslazioni letterarie e, infine, il teatro: per due anni e mezzo lo Zoo, nucleo di artisti provenienti da esperienze diverse, sperimentò pratiche di collaborazione creativa, contro la divisione del lavoro, le barriere sociali, lo specialismo, le istituzioni. Ad Amalfi nell’estate del ’68 lo Zoo prese parte a Arte povera + azioni povere, la mostra organizzata da Marcello Rumma in cui Celant pose in primo piano il tema del rapporto tra arte e vita, dando spazio a quella vocazione performativa che qualche mese prima lo aveva portato a scegliere un riferimento al Teatro Povero di Jerzy Grotowsky per definire e identificare la nuova situazione artistica italiana. Lo Zoo concluse la sua attività nel 1970 con l’Uomo nero, un nucleo di progetti variamente classificabili – ricerca di una forma di scrittura scenica partecipativa, tentativo di vita comunitaria, eventi ospitati in spazi deputati all’arte, e un libro di Michelangelo Pistoletto che fin dal sottotitolo, Il lato insopportabile, annunciava la fine di quell’esperienza. Ma intanto, tra ’68 e ’69, anche Jannis Kounellis e Giulio Paolini inauguravano la loro esplorazionedecostruzione dello spazio scenico. Nella stagione ’68-’69 lo Stabile di Torino accettò la proposta di Carlo Quartucci di produrre I testimoni, un collage di testi di Tadeusz Rozewicz. Interessato fin dagli esordi a saggiare i nessi tra la cultura visiva contemporanea, da Rauschenberg a Dine, e il teatro, Quartucci invitò Kounellis a realizzare i materiali di scena per I Testimoni, e l’artista portò sul palco la lana, i sacchi, i carrelli metallici, la terra, il carbone che erano gli elementi ricorrenti delle sue installazioni. Si trattava di oggetti mobili, spostati dagli attori attraverso la scena, ma si trattava in primo luogo di rivelatori di energia, o al contrario di meccanismi di innesco di dispositivi entropici. Sullo sfondo, una grande uccelliera con gabbie popolate da uccelli di specie diverse costituiva una parete costantemente animata di energia vivente. Quando nel 1969 Paolini realizzò le scene per il Bruto II di Alfieri, sempre per lo Stabile di Torino, il suo intento era quello di rompere l’illusionismo prospettico, elaborando uno spazio scenico di piani paralleli, costruito da bianche cornici concentriche. Il processo di riduzione concettuale del Disegno geometrico del 1960 veniva così dilatato a scala ambientale. Per Paolini, scena e uditorio sono da allora parti indissolubili, unite dal gioco di traiettorie geometriche in cui si sostanzia il reciproco sguardo. La collaborazione di Quartucci e Carla Tatò con Kounellis e con Paolini non si è da allora mai interrotta, e Teatr’Arteria è, a Roma, l’edificio scenico in cui la memoria costantemente rielaborata di quarant’anni di esperienze continua a generare nuovi spazi drammaturgici. Lo Zoo, locandina per “Il tè di Alice”, Galerie Senatore, Stoccarda, 23 maggio 1969. RADIO SICK Artissima Cinema p. 14 Black Curtains. Arte, teatro e cinema Artissima Cinema porta il progetto Accecare l’ascolto anche all’interno della Fiera. Black Curtains propone un programma di proiezioni di tre giorni che esplora un’ampia gamma di pratiche audiovisive che vanno dalla nascita del cinema fino a oggi e gettano nuova luce sulle numerose e feconde relazioni tra arte, teatro e cinema. Si tratta di una serie di ventiquattro selezioni concepite appositamente da curatori d’arte internazionali che comprendono più di quaranta opere e documentari, video e archivi audiovisivi. Le proiezioni, della durata di un’ora circa, sono accompagnate dai commenti dei curatori, conferenze e conversazioni con gli artisti. Il progetto abbraccia tre diversi approcci: esplorazioni storiche con, ad esempio, tre nuovi film documentari in anteprima; opere contemporanee alla presenza, ove possibile, degli artisti; una particolare attenzione per la storia di Performa, New York, con un ricco programma di video curati da RoseLee Goldberg, direttrice di Performa e storica della performance. VENERDÌ, 6 NOVEMBRE 2009 Scena d’esposizione Letture di Richard Hamilton e Dieter Roth Selezione di Yann Chateigné Tytelman Opera audio degli artisti e amici Richard Hamilton e Dieter Roth, registrata presso la Haags Gemeentemuseum de L’Aia, e prima rappresentazione del loro lavoro, Die Grosse Bockwurst, con Kevin Atherton, Margaret Henry, Mark Boyle, Joan HilIs, Susan Boyd-Bowman, Mary Kelly, Ian Breakwell, Ron Kitaj, Maria Broodthaers, Robert Medley, David Brown, Bruce McLean, Marvin Brown, Jane Morant, Marc Chaimowiz, Sandy Nairne, Michael Craig Martin, Ruth Piercy, Rita Donagh, Barbara Reise, William Furlong, Martin Rewcastle, Gilbert & George, Norman Rosenthal, Peter Green, Dieter Roth, Nigel Greenwood, Nick Serota, Richard Hamilton, Duncan Smith, Jonathan Williams. I. Il presente A cura di Bernard Blistène, Béatrice Gross, Raffaella Cortese, Minhea Mircan, Agustin Pérez Rubio e Aurélie Voltz Artissima Cinema – Sala Azzurra, Padiglione 3, Lingotto 6 – 8 Novembre ore 12.30 / 20.00 Black Leotard Front Selezione di Aurélie Voltz. A seguire discussione con Daniel Schmidt Fondato nel 2000, il Black Leotard Front è costituito da quattro artisti: Delia R. Gonzalez, Gavin R. Russom, Christian Holstad e Daniel Schmidt. Il gruppo crea opere di danza e sulla danza usando scultura, fotografia, video e musica. Ex membri di Fancypantz, gruppo di Art Dance, il Black Leotard Front esplora la frontiera più contemporanea dell’interazione tra movimento e arte. Dopo un lungo periodo di performance private, il gruppo è apparso in pubblico nel 2002 a New York presso Gavin Brown, participant inc. e Peacock Hill. Aurélie Voltz è curatrice indipendente, Berlino. Coordinamento: Yann Chateigné Tytelman, responsabile dei progetti del CAPC, Museum of Contemporary Art di Bordeaux RoseLee Goldberg, direttrice di Performa, New York. PROGRAMMA VENERDÌ 6 NOVEMBRE 2009 Scena d’esposizione 12.30 – Letture di Richard Hamilton e Dieter Roth Il presente 13.00 – Dora García 14.30 – Heimo Zobernig 15.30 – Misurare lo schermo (Szabolcs Kisspál, Mircea Cantor, Guido van der Werve) 16.30 – Black Leotard Front 17.30 – Joan Jonas 18.00 – Christine Rebet e Marcelline Delbecq 19.00 – Burn Out & Ghost Riders SABATO 7 NOVEMBRE 2009 Esplorazioni storiche 12.30 – Richard Foreman 13.15 – Hocus Pocus: Magic in My Mind (Fritz Lang, Georges Méliès, Christopher Nolan) 14.00 – Bruce Conner: Film 15.30 – Raccontami ancora… di Guy de Cointet 16.30 – Cedric Price 17.30 – Lunari (50 anni di attività della Galleria l’Attico) 18.45 – La classe morta di Tadeusz Kantor Dora García Selezione di Agustin Pérez Rubio A seguire, discussione con Dora García Zimmer, Gespräche, 2006, 28 min Just because... Lenny Bruce in Sydney, 2008, 60 min Where do the characters go when the story is over? Parte prima & parte seconda, due film, 14 min. l’uno Dora García (1965, Valladolid, vive e lavora a Bruxelles), fin dall’inizio degli anni ’90 crea situazioni che modificano la tradizionale relazione tra artista, opera e spettatore. Usando video, scrittura e performance, l’artista si vede come una regista: immagina scenari e fornisce regole specifiche che determinano il comportamento dei suoi protagonisti (attori e spettatori), non per imporre uno scenario, ma per adattarsi alle reazioni dell’altro. Agustin Pérez Rubio è direttore del MUSAC, Museo de Arte Contemporaneo Castilla y Leon. Heimo Zobernig Selezione e presentazione di Bernard Blistène Nr.18, 2000, 13 min Operatrice di macchina: Alexandra Wolff Montaggio: Bernhard Riff A partire dagli anni ’80, l’artista austriaco Heimo Zobernig (1958) ha sviluppato un singolare corpo di opere che abbraccia i concetti di modernità e standardizzazione, ordine e politica del corpo, pittura e spettacolo... A seconda del contesto che esplora, l’artista usa una gamma molto ampia di medium estendendo la sua penetrante critica nei confronti dell’esibizione alla sfera collettiva e pubblica. La sua opera estremamente (non)teatrale include scultura, pittura, installazioni, architettura, video e grafica... Bernard Blistène è responsabile del Dipartimento dello Sviluppo Culturale del Centre Pompidou e direttore artistico del nuovo festival del Centre Pompidou, Parigi. Joan Jonas Selezione di Raffaella Cortese Wolf Lights, 2004, 2,49 min Mirror Improvisation, 2004, 6,35 min Begin Again, 2006, circa 10 min Melancholia, 2004/2005, circa 5 min Joan Jonas (1936, New York) è una personalità di grande rilievo che lavora con diversi media tra cui performance art, video art, scultura, cinema, fotografia e pittura. Ha studiato scultura e storia dell’arte presso la Columbia University e il Mount Holyoke College, oltre ad aver studiato danza con Trisha Brown presso la scuola del Boston Museum. I filmati di Jonas attingono all’essenziale connessione tra performing art e monitor, come media temporizzati particolarmente adatti a materializzare la psiche dell’artista. Esplorando la dislocazione dello spazio fisico e gli archetipi femminili mitici, l’opera di Jonas occupa una posizione di rilievo nello sviluppo dei primi video femministi e formalisti. Raffaella Cortese è direttrice della galleria Raffaella Cortese, Milano. DOMENICA 8 NOVEMBRE 2009 Memorie registrate: cinema, teatro e performance art Il meglio di Performa 05 e 07 12.30 – L’opera di Jesper Just 13.15 – Screen Play di Christian Marclay 13.45 – Daria Martin 14.30 – RoS Indexical di Yvonne Rainer 15.15 – The Revival di Adam Pendleton 16.30 – Tetti, rock club e road bomb (Christian Jankowski, Japanther, Nathalie Djurberg) – 17.15 – The Music of Regret di Laurie Simmons 18.00 – Coreografia concettuale (Markus Schinwald, Francis Alÿs, Jérôme Bel) E infine 19.00 – The Collected Live Recordings of Bob Dylan 1963-1995 di Mungo Thomson DORA GARCÌA Zimmer, Gespräche (“Rooms, Conversations”), 2006, video.MIRCEA CANTOR, Tracking Happiness, 2009, © Mircea Cantor, Courtesy dell’artista; Yvon Lambert, Paris and Dvir Gallery Tel Aviv. BLACK LEOTARD FRONT, Two For the Road, Eurotard Live Tour ’ 04, Public >, Parigi, Gennaio 2004, Photo: Daniel Schmidt. JOAN JONAS My New Theater VI – Good Night Good Morning ‘06, 2006. MARCELLINE DELBECQ, In Camera (The picture holds. The action and the sound stop), 2006/2007, (dettaglio). BRUCE CONNER, A Movie, 1958. DENISE DOMERGUE AND JANE ZINGALE, Tell Me, STUK, Leuven, Belgio, © marie de brugerolle. CEDRIC PRICE. POSTER PER L’ATTICO, 1976. ADAM PENDLETON AND RENEE NEUFVILLE The Revival, 2007. Photo: Paula Court. Courtesy Performa. FRANCIS ALŸS, Rehearsal II, 2005, Photo: Paula Court. MUNGO THOMSON, The Collected Live Recordings of Bob Dylan, 1963-1995. Misurare lo schermo (Szabolcs Kisspál, Mircea Cantor, Guido van der Werve) Selezione di Minhea Mircan Szabolcs Kisspál, Edging, 2003, 3 min Mircea Cantor, Tracking Happiness, 2009, 11 min Guido van der Werve, Nummer Twaalf, 2009, 40 min Si potrebbe pensare che Wittgenstein e Greenberg abbiano collaborato all’esperimento di Szabolcs Kisspál in cui le immagini di innumerevoli uccelli sono state montate in un’unica presenza archetipica che abita e definisce le coordinate fisiche e filosofiche dello schermo cinematografico. La processione coreografata del gesto verso l’oblio di Mircea Cantor suggerisce una sorta di “centro della storia”, quel locus evocato nell’osservazione di Nabokov secondo cui il futuro potrebbe essere “ciò che è obsoleto al contrario”. Nummer Twaalf di Van der Werve è un sistema di misurazione complesso che traccia corrispondenze tra gli scacchi, una partitura musicale priva d’intensità, la vastità del paesaggio e il numero delle stelle – il film è definito dalle figure della nostra incapacità di contare e calcolare. Mihnea Mircan è curatore d’arte indipendente, Bucarest. Christine Rebet e Marcelline Delbecq Selezione e presentazione di Béatrice Gross L’opera di Marcelline Delbecq rivela il potenziale cinematico della scrittura: una misteriosa voce fuori campo narra misteriose sequenze di realtà e finzione che si intrecciano. I suoi “film invisibili” proiettano parole nella visione mentale, chiamando in causa l’atto della percezione ottica. Nei suoi tormentati disegni animati, ambientati all’inizio del XX secolo, Christine Rebet mette in scena un cast di strani personaggi (performer di Coney Island, scialbi aristocratici, sorelle gemelle disorientate) ripercorrendo il trauma dei fallimenti personali e dei disastri storici. Béatrice Gross è curatrice e critica indipendente, New York. Burnout & Ghost Riders Selezione di Marc-Olivier Wahler Una selezione di video incentrata sulle performance nel motociclismo che mescola opere di vari artisti, film e video amatoriali. Con Lori Hersberger, Aaron Young, Sylvie Fleury, Euan McDonald, Ghost Rider, Valentino Rossi e Jorge Lorenzo, Claude Lelouche, Christian Marclay e Sergio Corbucci... Marc-Olivier Wahler è direttore del Palais de Tokyo, Parigi. RADIO SICK Artissima Cinema RoS Indexical di Yvonne Rainer Babette Mangolte, Yvonne Rainer’s RoS Indexical, 2007, 42 min Per Performa 07, Yvonne Rainer, innovativa e postmoderna coreografa, si è rifatta alla controversa prima del “Sagra della primavera” che scioccò il pubblico di Parigi nel 1913 con il suo vocabolario corporeo “primitivo” e la sua musica dissonante, per realizzare un’opera radicale di sua creazione. La performance che ne è conseguita, RoS Indexical, è stata documentata in questo filmato da Babette Mangoste, famosa fotografa di performance e cineasta. SABATO 7 NOVEMBRE 2009 II. Esplorazioni storiche A cura di Marie de Brugerolle, Massimo De Carlo, Jens Hoffmann, Armin Linke, Alexandra Midal, Heike Munder, Hans-Ulrich Obrist, Francesco Stocchi. L’Ontological-Hysteric Theater di Richard Foreman: una retrospettiva di più di 35 anni di attività Selezione di Massimo De Carlo 35+ Year Retrospective Compilation, USA, 2009, 1h 25min. Prodotto da Jay Sanders, montaggio di Alex Hubbard e Jay Sanders, sound editing di Jim’O’Rourke, commento audio di Richard Foreman in conversazione con Ken Jordan, pubblicato da Tzadik, 2009. Richard Foreman (1937, New York) è direttore artistico dell’Ontological Hysteric Theater, teatro non-profit da lui fondato nel 1968 e tuttora attivo. Ha scritto, diretto e ideato più di 50 commedie, oltre ad aver messo in scena molti classici e opere liriche in tutto il mondo. In questa compilation viene presentata un’ampia selezione di scene estrapolate dall’intera storia del suo teatro. Composta da Jay Sanders, è la prima documentazione video disponibile della storia dell’Ontological Hysteric Theater. Massimo De Carlo è direttore della Galleria Massimo De Carlo, Milano. Hocus Pocus: Magic in My Mind Conferenza di Alexandra Midal. Con sequenze di film di: Fritz Lang, Georges Méliès, Christopher Nolan. La conferenza esplora le trasformazioni critiche nella relazione all’interno dello spazio domestico, sia esso fisico o mentale, attraverso la prospettiva della magia. Le analisi delle sequenze filmiche sono adoperate come una cornice per registrare gli spostamenti del setting di configurazione, dall’ultimo appartamento di Carlo Mollino a Torino fino alla Le prieuré, l’ultima casa di Robert-Houdin, dai primi film di Georges Méliès ai video artistici contemporanei e alle loro circonvoluzioni. Alexandra Midal è teorica del design, Parigi. Cedric Price: un’intervista filmata con Hans-Ulrich Obrist Riprese e montaggio di Armin Linke e ZKM e degli studenti dell’HFG di Karlsruhe. Conferenza introduttiva di Hans-Ulrich Obrist con la partecipazione di Armin Linke e degli studenti. Il video è tratto da una discussione durata venti ore tra Hans-Ulrich Obrist e il leggendario architetto britannico Cedric Price (1934-2003) e filmata dall’artista Armin Linke. In questo video di 45 minuti, Price parla di The Fun Palace, opera da lui progettata alla fine degli anni ’60, ma mai realizzata, che può essere definito un modello per un’istituzione culturale transdisciplinare per il XXI secolo e di The Potteries Thinkbelt, modello per una scuola, ovvero una sorta di unità educativa mobile per il XXI secolo. Hans-Ulrich Obrist è direttore dei progetti internazionali della Serpentine Gallery di Londra. Armin Linke è artista e docente a Karlsruhe. Lunari (50 anni di attività della Galleria l’Attico) Selezione di Francesco Stocchi Conversazione di Francesco Stocchi e Fabio Sargentini Video, regia di Paolo Grassini, 55 min, 2008. L’Attico si avvicina più a una piattaforma artistica che a una semplice galleria, poiché tra le sue attività vi sono performance, pezzi interattivi, danza e teatro. Fin dalla fine degli anni ’60 Fabio Sargentini ha organizzato all’interno di questo suo spazio eventi eterogenei, dissolvendo la sottile linea che separa la danza dalle performance e dal teatro. Nel ’68 venne allestita Musica elettronica viva zuppa, serate di musica elettronica in cui Michelangelo Pistoletto e Simone Forti sperimentavano l’interazione con i musicisti orchestrati da Frederick Zewski. Nello stesso anno la galleria fu trasformata per un periodo in una palestra di “ginnastica mentale” dove si esibirono artisti quali Deborah Hay, Trisha Brown, Barbara Teitelbaum, Steve Paxton, Yvonne Rainer, Steve Reich, Philip Glass, Joan Jonas, Robert Whitman… Francesco Stocchi è curatore d’arte indipendente, Roma. Bruce Conner: Film Selezione e presentazione di Jens Hoffmann Durata: 79 min A Movie (1958), 12 min Cosmic Ray (1961), 4 min Ten Second Film (1965), 10 sec Breakaway (1966), 5 min Crossroads (1976), 36 min Valse Triste (1979), 5 min Mongoloid (1978), 3,5 min America Is Waiting (1982), 3,5 4min Easter Morning (2008), 10 min Bruce Conner (1937, McPerson, Kansas – 2008, San Francisco) ha collaborato con gli artisti beat e il rinascimento della poesia e dell’arte visiva in atto a San Francisco nel corso degli anni ’50 e in un primo momento è divenuto famoso per i suoi assemblaggi di objet trouvé. Il suo primo film, A Movie (1958), è costituito da centinaia di spezzoni preesistenti, tecnica cinematografica fino ad allora completamente sconosciuta. Con il loro stile frammentario, i film di Conner seguono chiaramente le orme dei suoi assemblaggi e spesso ruotano attorno ai temi della sessualità e della violenza, temi chiavi per capire lo spirito americano. Jens Hoffmann è direttore del CCA Wattis, San Francisco. Raccontami ancora… di Guy de Cointet Ritratto dell’artista realizzato da artisti Sequenze di un film di Marie de Brugerolle,1h, in corso d’opera. Presentazione dell’autore. Produzione: Entre2Prises, Parigi. Montaggio: Anne Lacour. Ritratto dell’artista realizzato da artisti, ovvero un film mosaico, che testimonia l’influenza di Guy de Cointet sulla scena californiana degli anni ’70. Si vedono i suoi spettacoli (The Bride Groom, Tell Me, Ethiopia, At Sunrise A Cry Was Heard...), i suoi oggetti, si sente lo stesso Guy de Cointet e si scopre la sua opera attraverso varie testimonianze di persone quali Michel Auder, Jane Zingale, Denise Domergue, Bob Wilhite, Helen Berlant, Larry Bell, Jeffrey Perkins, Mike Kelley, Paul McCarthy, Bill Leavitt, Gus Foster, Julien Bismuth... A poco a poco, viene a tratteggiarsi il ritratto di Guy de Cointet, figura segreta e ironica che da qualcuno è stato definito “Il Duchamp di Los Angeles”. Marie de Brugerolle è autrice, insegnante e curatrice d’arte, Lione. p. 15 La classe morta di Tadeusz Kantor Umarla Klasa (La classe morta), regista: Andrzej Wajda autore: Tadeusz Kantor, 1977, 1h 12 min Selezione di Heike Munder Il film di Andrzej Wajda prende il nome dalla produzione realizzata nel 1976 presso la galleria Krzysztofory dove aveva avuto luogo anche la prima de La classe morta (1975), l’opera teatrale più famosa di Kantor lontanamente ispirata a Tumore cervicale (1920) di Witkacy. La classe morta non si basa su un’azione concreta, ma è generata più da atti rituali, da una dinamica di movimento e immobilità strutturata attorno alla continua ripetizione di Valse François, motivo musicale di Zygmunt Krasiński. La produzione può essere letta come una miscela di teatro, happening con riferimenti biografici e installazione scultorea. Heike Munder è direttore del Migros Museum Für Gegenwartskunst, Zurigo. DOMENICA 8 NOVEMBRE 2009 III. Memorie registrate: cinema, teatro e performance art Il meglio di Performa 05 e 07 a cura di RoseLee Goldberg The Revival di Adam Pendleton The Revival, 2007, 66 min In The Revival, opera commissionata da Performa 07, l’artista Adam Pendleton ha fuso la tradizione e l’energia del risveglio religioso tipico degli stati meridionali degli Usa con pratiche di scrittura sperimentali. Questo video documenta l’elettrizzante spettacolo che ne è conseguito con la partecipazione di una comunità di cantanti, ballerini, artisti e poeti in uno spazio del tutto nuovo creato da Pendleton: il linguaggio come teatro visivo. Tetti, rock club e road bomb Christian Jankowski, Rooftop Routine, 2007, 5 min Japanther, Japanther in (3D), 2007, 28 min Nathalie Djurberg, Untitled (Working Title Kids & Dogs), 2007, 33 min In questa selezione mista vengono presentate tre commissioni realizzate per Performa 07, ciascuna delle quali è stata trasformata in un vero e proprio formato per la presentazione cinematografica: il primo si basa su una performance (il bizzarro Rooftop Routine di Jankowski), il secondo è la documentazione di una performance (Japanther in (3D) del gruppo art-rock Japanther), mentre il terzo è stato utilizzato come sfondo per una performance (Untitled Working Title Kids & Dogs) di Djurberg, un claymation intriso di humour nero. The Music of Regret di Laurie Simmons The Music of Regret, 2006, 40 min Co-commissionata e co-prodotta da Performa e Jeanne Greenberg Royatyn del Salon 94 per Performa 05, l’opera di debutto di Laurie Simmons come regista, The Music of Regret, è un mini-musical che esamina in tre racconti colmi di delusione e rimorso le quotidiane sfide della vita. Unendo cinema, teatro musicale, burattini e danza, il filmato presenta i protagonisti che ricorrono abitualmente nell’opera della Simmons, oggetti ambulanti, manichini ventriloqui e burattini vintage inclusi, e conta sulla partecipazione straordinaria dell’attrice Meryl Streep. Coreografia concettuale Selezione di RoseLee Goldberg Markus Schinwald, Ten in Love, 2006, 4 min Francis Alÿs, Rehearsal II, 2005, 15 min Jérôme Bel, Veronique Doisneau, 2004, 32 min Le opere di Markus Schinwald e Jérôme Bel sono state presentate all’interno della serie Dance After Choreography di Performa 07, mentre Rehearsal di Francis Alys è stato commissionato per Performa 05. In Ten in Love di Schinwald, misteriosi personaggi e inattesi dispositivi occupano un ambiente tutto bianco; in Rehearsal II di Alys uno striptease di due ore accompagnato da musica classica verifica le aspettative del pubblico, mentre in Veronique Doisneau di Bel una danzatrice appare da sola sul palco dell’Opera di Parigi e narra la storia della sua vita in quello che sarà l’ultimo spettacolo della sua carriera. L’opera di Jesper Just No Man is an Island, 2002, 4 min Bliss and Heaven, 2004, 8 min True Love is Yet to Come, 2005, 22 min Incaricato da Performa di creare la sua prima opera per la biennale 05, l’artista danese Jesper Just ha utilizzato una tecnologia tridimensionale d’avanguardia per True Love is Yet to Come, un’opera che esplora il tema dell’amore attraverso un intrigante cast tutto al maschile la cui nudità emotiva è sottolineata da una sensibilità da noir. Con un solo attore dal vivo che recita in mezzo a performer e set proiettati, la sorprendente performance di Just ha fissato nuove possibilità di presentare immagini live e registrate nello stesso spazio. Il programma presenta la documentazione di True Love assieme ad altri cortometraggi e video di Just. Screen Play di Christian Marclay Screen Play, 2005, 30 min In questa performance live, commissionata e prodotta da Performa e Eyebeam per Performa 05, tre gruppi diversi e contigui di musicisti leggono il collage filmico di Marclay come colonna sonora della loro performance. Daria Martin In the Palace, 2000, 7 min Loneliness and the Modern Pentathlon, 2004-2005, 18 min Harpstrings & Lava, 2007, 13 min Harpstrings & Lava, commissionata a Daria Martin per Performa 07, amplia l’opera della Martin, costituita da film eleganti e con colori vividi, che presentano il corpo umano come un contenitore altamente meccanizzato e astratto per emozioni intense. E infine The Collected Live Recordings of Bob Dylan 1963-1995 di Mungo Thomson Selezione di Adam Carr The Collected Live Recordings of Bob Dylan 1963-1995 (1999) è un’opera audio di Mungo Thomson, artista che vive tra Berlino e Los Angeles, interamente costituita dagli applausi del pubblico registrati sugli album live di Bob Dylan. Sia la voce che le canzoni di Bob Dylan sono stati eliminati, tranne quando l’artista parla dell’accoglienza delle sue canzoni e performance (…) il suono della parabola della venerazione e delle attese del pubblico, che cambia di carattere nel corso del tempo e assomiglia a onde e pioggia, produce sia un ritratto dell’artista in negativo, nell’arco di diversi decenni, che della ricezione stessa della sua opera. Adam Carr è curatore d’arte indipendente, Londra. RADIO SICK Artissima Fumetto Laisse faire Sono nata nel 1981 in Canada, in una cittadina vicino a Québec City. Mi sono presto appassionata alla scrittura e al disegno, e mi piacevano molto i fumetti. I miei preferiti erano Tintin, un classico, e Mafalda, che parlava della vita di una bambina argentina, dalle forti connotazioni politiche. Già da bambina ho capito che da grande avrei voluto disegnare fumetti, e ho dedicato moltissimo tempo a questa attività fin dall’età di quindici anni. Nei miei disegni cerco di aprirmi, di far conoscere le mie opinioni. Trovo che il disegno sia un modo fantastico di esprimersi. Il mio unico desiderio è quello di comunicare per mezzo dei particolari. Ho intitolato la mostra “Laisse Faire”, perché è un titolo che rende bene l’idea del mio lavoro degli ultimi due anni. Un franco-canadese come me direbbe “Laisse faire” per esprimere una certa impazienza nei riguardi di qualcuno che cerca di dargli una mano: è un’espressione perfetta per chi non lavora bene insieme agli altri. Tendo a occuparmi in prima persona della gran p. 16 Per la prima volta in Italia Geneviève Castrée, artista canadese, cantante e performer parte delle cose, pensando che nessun altro capisca come vanno fatte. Il che non è vero. È un mio difetto, e un difetto di molti miei personaggi. Molte delle persone che compaiono nei miei lavori hanno un’espressione frustrata. Sembrano diffidenti e amareggiati per qualcosa. Ad Artissima esporrò disegni realizzati nel 2008 e nel 2009. Si tratta soprattutto di fumetti su una scontrosa streghetta di nome“Ou”e sulle sue difficoltà di rapporto con il mondo, e di tre storie autobiografiche sulla mia esperienza di bambina e adolescente che cresce nel Québec. Ci saranno anche dei manifesti per i servizi pubblici e alcuni lavori che raccontano storie a sé. Credo nel fatto di realizzare storie che contengano dei messaggi, e nel far sì che chi guarda si ponga delle domande. Inoltre suono canzoni che sono versioni audio dei miei disegni, per quanto questo possa sembrare strano. Geneviève Castrée Per la terza edizione di Artissima Fumetto, Geneviève Castrée presenterà una selezione dei suoi lavori più significativi, acquarelli, tavole, disegni e si esibirà in una performance musicale live per la serata inaugurale della mostra, in un’anteprima ideale al programma culturale di Artissima 16 che quest’anno è dedicato proprio al rapporto tra Arti visive e Teatro: performance, azione, instant theatre. Geneviève attualmente vive e lavora nello stato di Washington (USA). Dopo aver collaborato con molte fanzines i suoi primi lavori sono apparsi su l’Oie de Cravan, un giornale di poesie. Fino ad oggi ha pubblicato quattro libri: “Lait Frappé”, “Roulathèque Roulathèque Nicolore”, “Pamplemoussi” e “Die Fabrik” (edito in Germania da Reprodukt). Nel 2006 alcuni suoi lavori sono stati presentati nella mostra Telling Tales: Contemporary Women Cartoonists, curata da Dan Nadel nella sua galleria. Nel 2008 ha avuto la sua prima personale a New York, alla galleria Adan Baumgold, dove ha esposto i disegni realizzati per Tout Seul dans la Forêt en Plein Jour. Avez vous peur? 2007, un libro sulle guerre, i conflitti e i lati oscuri della vita moderna. Geneviève è anche cantante e performer con il nome di Woelv e in questa veste ha girato tutto il mondo; inoltre ha pubblicato due dischi in vinile insieme ai libri “Pamplemoussi” e “Tout Seul dans la Forêt en Plein Jour”. Castrée ha collaborato a diverse riviste e partecipato a mostre in Canada, Stati Uniti, Giappone, Francia, Inghilterra, Slovenia e nei paesi scandinavi. Laisse Faire Geneviève Castrée Palazzo Birago Via Carlo Alberto 16 4 – 15 Novembre 2009 Vernissage 3 Novembre In collaborazione con Camera di commercio di Torino GENEVIÈVE CASTRÉE, Don’t stand in the door, 2009, 36x22.5 cm; Dans ma famille, on marche, 2009, 14x18 cm ARTISSIMA 16 Internazionale d’Arte Contemporanea a Torino 6 – 8 novembre 2009 Lingotto Fiere www.artissima.it [email protected] Fondazione Torino Musei Ufficio Stampa RADIO SICK Regione Piemonte Provincia di Torino Città di Torino adicorbetta [email protected] Tel. +39 02 89053149 Electric Repair Entreprise n.2 /2009 Camera di commercio di Torino Compagnia di San Paolo Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT Fondazione Torino Musei [email protected] Tel. +39 011 4429523 Direttore responsabile Andrea Bellini Main Sponsor UniCredit Group UniCredit Private Banking Partners Grey Goose illycaffè Nationale Suisse NOVA Investimenti Immobiliari Theatre Project Partner Depart Foundation In Kind Partners adele-c Fiat Group Galliano Habitat-Museo del Design Redazione Harula Peirolo Nicoletta Esposito Aurélie Voltz Assistente di Redazione Gloria Bartoli Hanno collaborato a questo numero Defne Ayas Giorgina Bertolino Andrea Busto Adam Carr Geneviève Castrée Yann Chateigné Tytelman Luigi Coppola Steven Claydon Flavia Mastrella e Antonio Rezza Simone Menegoi Francesca Pola Davide Quadrio Sergio Ricciardone Caterina Riva Maria Teresa Roberto Jimena Acosta Romero Guillaume Sorge Francesco Stocchi Traduzioni Virginie Paumier Simon Turner Valeria Caredda Sacha Lomnitz Laura Melosi Patrick Craigh Graphic design Chiara Figone Stampa Cast srl – Moncalieri Artissima srl Via Bertola 34 – 10122 Torino Tel. + 39 011 19744106 Fax + 39 011 19746106 [email protected] www.artissima.it Registrazione Tribunale di Torino n. 32 del 15/4/2008 RADIO SICK p. 17 In città Artissima Volume, la sezione della Fiera interamente dedicata alla musica proporrà, nell’ambito del progetto “Accecare l’ascolto”, un grande concerto al Teatro Carignano, in collaborazione con Prospettiva 09 / Teatro Stabile di Torino e Club to club, e speciali eventi musicali e dj-set in due serate “dopo fiera” al Circolo Esperia. Il programma è curato da Guillaume Sorge / Dirty Sound System, Parigi in collaborazione con Archive Journal, Berlino. Sorge, che è considerato uno dei più rappresentativi esponenti della scena elettronica francese, proporrà alcuni tra gli artisti internazionali più innovativi e sperimentali quali Soap & Skin, The Present, Marlene Kuntz, Tim Sweeney, Munk... DIRTY SOUND SYSTEM Dirty Sound System sono Clovis Goux e Guillaume Sorge, due esperti selezionatori francesi attualmente residenti a Parigi. Clovis e Guillaume, che dalla fine degli anni Novanta si sono occupati di numerose attività musicali, sono famosi per la loro ampia ed eclettica conoscenza della musica. Dirty è ormai un’etichetta a tutto campo che attira l’attenzione di importanti blog, giornalisti e dj a livello internazionale, e i suoi componenti sono continuamente in tour per il mondo fin dalla prima compilation del 2003, “Dirty Diamonds”. Grazie al loro lavoro di selezionatori, blogger (oltre mille visitatori al giorno su alainfinkielkrautrock) e dj hanno ottenuto un seguito mondiale, recentemente accresciuto dal successo della serie “Dirty edits”. Negli ultimi mesi la collaborazione con l’amico Pilooski ha attirato l’attenzione di molti, da Justice a Laurent Garnier, Optimo, Gille Peterson e anche della Adidas, che ha usato uno dei loro “dirty edits” per la sua ultima campagna mondiale. I dj set di Dirty Sound System usano un’amplissima gamma di musica, dalla disco, jackin’ techno e acid house alla migliore musica moderna. www.d-i-r-t-y.com www.alainfinkielkrautrock.com MUNK Munk è la band di Mathias Modica, uno dei due proprietari dell’etichetta tedesca Gomma. Mathias, che ha sangue tedesco e italiano, pubblica musica col nome di Munk, viaggia per il mondo come dj e con la band Munk gestisce l’etichetta Gomma insieme all’amico Jonas Imbery, realizza T-shirt, produce musica per sfilate di moda indipendente, allestisce installazioni sonore e organizza mostre (le esibizioni MondoGomma, che si sono tenute a Tokyo, Stoccolma, Berlino e altre città). La musica di Munk può essere descritta come un mix sporco di disco dura e musica psichedelica ed elettronica. Fra gli altri, Mathias ha già collaborato con Asia Argento, LCD Sound System e Rammellzee. www.myspace.com/munkfromgomma www.gomma.de ARTISSIMA VOLUME SOAP&SKIN TIM SWEENEY THE PRESENT Soap & Skin, al secolo Anja Plaschg, ha cominciato a esercitarsi 12 ore al giorno al piano, ha preso a suonare anche il violino e ha composto il suo primo brano di musica classica per la scuola di musica del suo paese, in Austria. Delusa e frustrata dall’offerta educativa del liceo artistico della vicina città di Graz, ha deciso di non frequentarlo più e fare invece domanda all’Accademia di Belle Arti di Vienna. Fra i due professori offertisi per prenderla nella loro classe, l’artista allora sedicenne ha scelto Daniel Richter; il rapporto con questo pittore anticonvenzionale si è però rivelato insoddisfacente, e dopo tre trimestri l’artista ha deciso di dedicarsi completamente alla sua musica. Nel 2005 ha caricato i suoi primi pezzi sulla propria pagina di Myspace inviandoli a varie etichette discografiche, e l’etichetta di musica elettronica berlinese Shitkatapult ha pubblicato una mini compilation che finiva a sorpresa col suo pezzo “Mr. Gaunt PT 1000”. La sua carriera ha cominciato a evolversi con una performance al Museo d’Arte Applicata di Vienna nell’estate del 2007, seguita da inviti negli USA. Nel novembre del 2008 l’artista è apparsa alla Sophiensaele di Berlino in “Nico – Sphinx aus Eis”, un’opera teatrale sulla vita di Nico, cantante dei Velvet Underground e musa di Andy Warhol. “Lovetune for Vacuum”, il suo primo album, è un insieme di dramma, conflitto interiore e malinconia. La sua forza sta nel paradosso: da una parte è un album di notevole maturità, dall’altra si nutre della sfrenata esuberanza propria dei giovani. Le canzoni sono state scritte fra il 2005 e il 2008 e registrate a casa di Anja, un’eroina tragica gettata nel presente come un tremolante fantasma vittoriano delle sorelle Brontë, troppo esperta del mondo per una ragazzina così giovane. Si possono trovare delle somiglianze fra lei e cantautrici come Cat Power e Scout Niblett: anche loro cantano accompagnandosi al pianoforte con sensibilità sacrificale e ispirano lo stesso senso di timore reverenziale fra i fans. Dal punto di vista musicale, invece, la grandeur scapigliata delle canzoni di Soap&Skin riecheggia il mondo, anch’esso stregato, di Kate Bush: anche lei fece la sua comparsa sulle scene musicali all’età di sedici anni con “Wuthering Heights” (“Cime tempestose”), un’ode musicale alla più grande love story gotica, in cui potremmo perfettamente immaginare Anja Plaschg nei panni del personaggio principale. Chiunque abbia assistito a uno spettacolo dal vivo di Soap&Skin, chiunque abbia sofferto insieme a lei mentre lancia il suo sguardo febbricitante sugli spettatori, arrendendosi a loro e alla propria musica, ora ansimando in cerca di aria, ora ululando come un lupo con la testa rovesciata all’indietro, fragile figura posseduta, riconoscerà la scintillante scienza mortale che annuncia un momento storico. Tim Sweeney, spinto dal fratello maggiore verso la musica elettronica, ha imparato presto a mixare e a 15 anni ha debuttato come dj nel circuito rave di Baltimora e Washington. Trasferitosi a New York nel 1999, si è iscritto alla New York University come studente di tecnologia musicale e ha subito condotto un programma radiofonico sulla frequenza AM della stazione studentesca universitaria. Quando il suo programma Beats in Space si è trasferito in FM e ha iniziato a trasmettere online in streaming e podcast su Beatsinspace.net, Sweeney ha cominciato ad attirare grande interesse internazionale grazie alla varietà di artisti e stili musicali delle due ore e mezza del suo programma nel quale, oltre ai suoi mix settimanali, gli ospiti portano pezzi di vario tipo: dallo stile avant-techno di Carl Craig e Superpitcher al disco-funk alterato di Padded Cell, al turntablism degli australiani The Avalanches. Fra gli altri ospiti: il duo Optimo di Glasgow, Ero Alkan di Londra e gli stimatissimi produttori di disco nordica Lindstrom e Prins Thomas. Pochi mesi dopo la nascita di Beats in Space, il caso ha voluto che Sweeney, in cerca di un concerto all’ormai chiuso Plant Bar nell’East Village, incontrasse la persona con cui avrebbe dato vita a una delle collaborazioni più fruttuose. Dopo aver consegnato il suo demo a Luke Jenner, che era allora il barista, e aver suonato lì per qualche mese, Sweeney ha conosciuto Tim Goldsworthy, che produceva The Rapture e stava per dar vita a un’etichetta nuova. L’artista lo conosceva grazie al suo lavoro con gli U.N.K.L.E. e la Mo’ Wax, che lo avevano influenzato molto al suo inizio come dj. Sweeney in seguito ha lavorato agli studi Plantain di Tim Goldsworthy e James Murphy, imparando molto da due produttori come loro, desiderosi di condividere le proprie conoscenze musicali e del processo di produzione. Da allora, il suo lavoro con la DFA lo ha portato a suonare il sassofono nel remix di “Dance To The Underground” dei Radio 4 e a mixare il set della DFA per un CD promo della rivista Muzik nel 2003, nonché a collaborare con Tim Goldsworthy nella compilation n. 2 e nell’Holiday Mix 2007 della DFA. The Present è il progetto musicale del leggendario musicista e produttore newyorchese Rusty Santos (Panda Bear ‘Person Pitch’, Born Ruffians ‘Red Yellow & Blue’, Animal Collective ‘Sung Tongs’). “Geniaccio iperattivo”, come lo descrive un gruppo che ha collaborato con lui, Rusty ha sempre rivolto la propria attenzione alla produzione di musica sperimentalmente ricca, restando tuttavia accessibile. Dopo molti anni e varie modalità di collaborazione, Rusty ha formato The Present insieme a Mina, pianista di formazione classica, e Jesse (Gang Gang Dance, White Magic) che regalano al suono una varietà di dimensioni aggiuntive. The Present ha inciso due album con la celebre etichetta LOAF (Extra Life, Gable, Seeland, Dark Captain Light Captain), ricevendo critiche strepitose da riviste come The Wire, Drowned in Sound, Dazed Digital, The Queitus, Pitchfork, Blurt e molte altre. La loro musica richiama compositori quali La Monte Young, Dmitri Shostakovich, Wolfgang Voigt, Cluster, Black Dice, Claude Debussy, Aphex Twin, Can, Arthur Russell, Boredoms e Brian Eno, senza tuttavia essere assimilabile alle loro composizioni. Il loro spettacolo è stato descritto come “un’esperienza più sensoriale che meramente uditiva” ed è la composizione che dà il titolo all’album, un epico brano di 35 minuti che non si sentiva dai tempi gloriosi di Popul Vuh in quanto cattura al meglio la straordinaria intensità del gruppo. www.myspace.com/soapandskin www.beatsinspace.net www.myspace.com/beatsinspace Per ascoltare l’ultimo album in streaming: “The Way We Are” online su: www.l-o-a-f.com/index.php?artist_id=91 MARLENE KUNTZ Tra i gruppi più importanti sulla scena rock negli ultimi due decenni, dagli esordi di album di culto come “Catartica” e “Il vile”, i Marlene Kuntz si sono via via ritagliati uno spazio sempre più personale e originale nel panorama nazionale, attraverso un’evoluzione artistica che li ha portati alle forme raffinate del loro più recente capitolo discografico inedito, intitolato “Uno” (2007). Nel successivo “Best of”, prima raccolta della loro carriera, oltre all’inedito “Il pregiudizio”, sono presenti tre cover: “Impressioni di settembre” (Premiata Forneria Marconi), “La libertà” (Giorgio Gaber) e “Non gioco più” (Mina). E nel 2009 prendono parte alla colonna sonora del film di Davide Ferrario “Tutta colpa di Giuda”, realizzando il tema principale intitolato “Canzone in prigione”. www.marlenekuntz.com www.myspace.com/marlenekuntzofficial RADIO SICK In città p. 18 EVENTI A TORINO E DINTORNI... CASTELLO DI RIVOLI MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA Gianni Colombo 16 settembre 2009 – 10 gennaio 2010 A cura di Carolyn Christov-Bakargiev, Castello di Rivoli e Marco Scotini, Archivio Gianni Colombo Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea organizza la più importante mostra retrospettiva dedicata all’opera dell’artista italiano Gianni Colombo (Milano, 1937 – Melzo, 1993), protagonista dell’arte cinetica internazionale. La rassegna include circa cento opere per le quali l’artista è diventato noto negli anni Sessanta e Settanta, tra cui una vasta selezione di quadri e sculture mobili, strutture di luce e diversi tra i suoi ambienti più rappresentativi. La mostra riunisce le opere chiave dell’artista: insieme ad una selezione di pitture e ceramiche – che rivelano le sue fonti in Paul Klee, Max Ernst e il Surrealismo – fanno parte della rassegna feltri (1958-59), Rilievi intermutabili (1959), le Superfici in variazione, le strutture elettromeccaniche di Strutturazioni pulsanti create a partire dal 1959, le Strutturazioni fluide realizzate dal 1960, nonché sei ambienti che vanno dalla Strutturazione cinevisuale abitabile del 1964 alla Topoestesia del 1977, fino allo Spazio curvo del 1992. È presente in mostra anche l’opera Opus incertum, ultimo lavoro dell’artista. FONDAZIONE MERZ Abbastanza inclinato da rotolare Inclined enough to roll Lawrence Weiner 30 ottobre 2009 – 10 gennaio 2010 A cura di Beatrice Merz La Fondazione Merz presenta un progetto speciale dell’artista concettuale Lawrence Weiner pensato appositamente per gli spazi della Fondazione. L’artista americano ha scelto di relazionarsi con lo spazio del museo e con il lavoro di Mario Merz progettando 3 grandi opere posizionate sia negli ambienti interni che esterni della Fondazione. Alla base del progetto c’è la storia dell’edificio, un’architettura industriale di grande valore storico per la città, che in origine produceva energia per le officine automobilistiche Lancia e che oggi è un contenitore di opere d’arte. Inoltre, come spesso accade nei lavori dell’artista, emerge una sottile riflessione sulla morfologia e geografia della città che lo ospita. Mi è venuta l’idea di un semplice fregio che, di fatto, stabilisce il tono della relazione tra il mio lavoro e il lavoro di Mario. Mette i tre lati dell’edificio in una prospettiva perfetta, lasciando che quello che io ritengo essere un edificio bellissimo si elevi nel panorama. Così introduce la mostra lo stesso Weiner. Le opere dell’artista saranno accompagnate, come di consueto, da opere di Mario Merz; tra queste, su specifica richiesta dello stesso Weiner, è stato selezionato un grande igloo con vetri, numeri e giornali. ASSOCIAZIONE BARRIERA Lili Reynaud-Dewar e Latifa Echakhch 9 novembre 2009 – 16 gennaio 2010 A cura di Salvatore Lacagnina Per la terza edizione dell’appuntamento “Colazione in Barriera”, organizzato in occasione di Artissima, l’Associazione Barriera e l’Istituto Svizzero di Roma presentano un progetto di Latifa Echakhch e Lili Reynaud-Dewar, legato a Torino e al quartiere multietnico di Barriera. La mostra sarà il risultato di un dialogo tra due artiste, che da tempo, pur conservando spiccate individualità e differenti approcci formali, riescono a dialogare su piattaforme culturali comuni. Latifa Echakhch unisce elementi tradizionali a istanze di carattere sociale. Le installazioni dell’artista di origine marocchina giocano sul concetto di spazio, sull’architettura e sugli stereotipi legati al tema dell’immigrazione o delle differenze culturali. Le sculture e le installazioni di Lili Reynaud-Dewar sono caratterizzate da forme geometriche elementari nelle quali l’artista inserisce spesso elementi tratti dal design e dalla grafica. Reynaud-Dewar si appropria di elementi della cultura underground, della cultura africana, di stereotipi della cultura occidentale, attraverso performance che si ispirano a situazioni rituali. GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI TORINO Una finestra aperta sul mondo dell’arte Il 24 ottobre ha inizio la nuova stagione della GAM 24 ottobre 2009 – 24 gennaio 2010 La GAM di Torino riapre i suoi spazi espositivi dopo un grande lavoro di progettazione e di riallestimento delle collezioni permanenti, oltre che per ridisegnare completamente la struttura delle sale dedicate alle mostre temporanee, alla Videoteca e ai Servizi Educativi. La suddivisione in ordine cronologico del percorso, che fino ad oggi ha caratterizzato una delle raccolte di arte moderna e contemporanea tra le più ricche d’Italia con la storica divisione in due piani dedicati all’Ottocento e al Novecento, viene sostituita da un ordinamento tematico, che permette al visitatore di riscoprire i capolavori e di analizzarli attraverso una nuova visione. Ogni anno saranno coinvolti esperti provenienti dalle più prestigiose università italiane, che penseranno 4 nuovi temi per dar vita a percorsi lungo i quali le opere saranno collocate. Il Teatro della Performance La nuova stagione espositiva della GAM prende il via con una grande mostra storica, curata da Danilo Eccher, dedicata alla ricerca performativa che, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, ha caratterizzato il lavoro di un gruppo di artisti determinando profondi sviluppi nei decenni successivi. Il Teatro della Performance presenta l’architettura e la fisicità del teatro che ha accolto l’azione, si sofferma sulla struttura scenica prodotta dall’artista, sullo spazio pensato, creato e spesso modificato dall’azione. In mostra lavori di Kazuo Shiraga, esponente del gruppo Gutai, Hermann Nitsch, Michelangelo Pistoletto, Gilbert & George, Marina Abramović, Paul McCarthy, e John Bock. Ian Kiaer GAM Underground Project è un vero e proprio spazio museale che la GAM mette a disposizione per l’espressione e lo studio dell’arte contemporanea attraverso un ciclo di mostre personali e collettive curato da Elena Volpato e una collana di cataloghi e libri d’artista. Dà il via al progetto la prima grande personale dedicata a Ian Kiaer. 21 installazioni raccontano dieci anni di lavoro, ricostruendo avventure creative nate talvolta a distanza di anni, ma derivanti dallo stesso ceppo di riferimenti concettuali ed estetici, dalla suggestione di un medesimo sogno architettonico e urbanistico, da un’utopia o dalla forza pittorica di un’unica immagine. PINACOTECA AGNELLI Premio Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli Siate grandi siate bambini Premiazione seconda edizione 7 novembre 2009 ore 12.00 Il vincitore della seconda edizione del Premio Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli verrà annunciato il 7 novembre 2009 in occasione di Artissima16. Il Premio è nato con l’obiettivo di sostenere e promuovere giovani artisti emergenti: all’iniziativa sono stati invitati a partecipare tutti gli studenti del Biennio specialistico delle 20 Accademie di Belle Arti italiane. Per questa seconda edizione ad ogni candidato è stato chiesto di elaborare un’opera appositamente concepita per una struttura pubblica della città di Torino, quest’anno individuata in Casa Ugi, la casa che accoglie le famiglie dei bambini in terapia oncologica a Torino. Il vincitore, selezionato da una giuria composta da Gae Aulenti, Marco Boglione, Paolo Colombo, Giovanna Forlanelli Rovati, Olga Gambari, Fabrizio Giugiaro, Eliana Guglielmi, Marisa Merz, Franco Noero, Tucci Russo, Catterina Seia e Suor Giuliana, riceverà un premio in denaro offerto dalla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di 10.000 € e una casa studio offerta da Robe di Kappa all’interno del Basic Village dove vivere e lavorare per un periodo di 3 mesi. L’opera vincitrice sarà donata ed esposta in via permanente nell’atrio di Casa Ugi. LUCI D’ARTISTA Dodicesima edizione Il 3 novembre si riaccendono a Torino le “Luci d’Artista”, spettacolari installazioni luminose firmate da celebri artisti contemporanei tra cui Daniel Buren, Nicola De Maria, Rebecca Horn, Joseph Kosuth, Luigi Mainolfi, Mario Merz, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio e molti altri. Un percorso ideale nelle vie e piazze della città, un vero museo all’aperto, che offre a cittadini e visitatori la possibilità di entrare in contatto diretto con l’arte contemporanea. La collezione si arricchisce nel 2009 di una nuova opera realizzata dell’artista torinese Marco Gastini, L’energia che unisce si espande nel blu – 33 telai di 3mx3 disposti su tre file, con luci blu, bianche e rosse – che verrà installata sul soffitto della Galleria Subalpina. “Luci d’artista” è uno degli appuntamenti di spicco del programma Contemporary Art Torino Piemonte, contenitore delle iniziative pubbliche e private legate alla contemporaneità che avvengono sul territorio. FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO Indagini di un cane Opere dalle collezioni FACE Fondazione DESTE Atene Fondazione Ellipse Cascais Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino La Maison Rouge Parigi Magasin 3 Stoccolma 21 ottobre 2009 – 7 febbraio 2010 La mostra presenta una selezione di circa 40 opere provenienti dalle collezioni delle cinque istituzioni, che hanno curato il progetto congiuntamente. Indagini di un cane prende il titolo da un racconto di Franz Kafka il cui protagonista, un cane, si interroga sul senso della “caninità”, ovvero sul senso della comunità. Proprio questa ricerca lo spinge ai margini della società, lo rende diverso da tutti quelli che non si pongono domande, eppure la sua solitudine esprime la forma più intensa di interesse per la comunità e i propri simili. Gli artisti in mostra condividono questa posizione eccentrica, elaborano un nuovo linguaggio per analizzare la situazione sociale e politica del proprio tempo, creano piccoli mondi che però sono aperti al mondo. Sperimentando nuove forme espressive, che sovvertono le regole del medium adottato, sia esso video o fotografia, scultura o installazione, gli artisti qui riuniti si pongono fuori dalle convenzioni linguistiche del proprio tempo per meglio analizzarlo, adottano la posizione della minoranza per avere la forza di contraddire l’ordine costituito, aprendo così lo spazio di esistenza ed espressione per nuove collettività, nuovi modi di essere insieme. PAV PARCO D’ARTE VIVENTE Greenhouse (Autumn) 31 ottobre – 31 dicembre 2009 a cura di Claudio Cravero Greenhouse (Autumn) prende spunto, sia nel nome sia concettualmente, dalla struttura ospitante: la serra. Greenhouse è infatti lo spazio, solitamente realizzato in vetro, che irradia e trasmette calore a tutti gli esseri viventi compresi nell’edificio; è l’architettura che, proprio in autunno, diventa metaforicamente custode della natura per la conservazione e preservazione di specie particolari in attesa dell’inverno. Attraverso differenti processi e pratiche artistiche esplorati nei lavori di Diego Bonetto, Nicola Toffolini e Laura Viale, la collettiva intende tracciare un ampio paesaggio di interpretazioni del vivente, del reale e del naturale. Parallelamente, negli spazi esterni del PAV, nell’ambito di VILLAGE GREEN, che già comprende La Folie du Pav di Emmanuel Louisgrand e Pedogenesis_Orto-Arca di Andrea Caretto e Raffaella Spagna, inaugura Scavo, l’installazione ambientale dell’artista spagnola Lara Almarcegui, una riflessione sulle diverse stratificazioni del suolo alla scoperta del passato sociale, geologico e industriale dell’area del parco presa in esame. VILLA GIULIA CRAA Centro Ricerca Arte Attuale – Verbania Art is the better life URS LÜTHI 31 ottobre 2009 – 20 dicembre 2009 Artista fondamentale per l’arte concettuale europea, Urs Lüthi fin dal 1970 sperimenta diverse tecniche artistiche tra cui la fotografia. L’arte di Lüthi è sempre sottilmente provocatoria e mette insieme una spiccata ironia con una ricerca formale assoluta ed estremamente controllata. Lüthi ha saputo elevare la propria autobiografia, il proprio Io e il proprio corpo, nelle sue varie fisiologiche trasformazioni, a un’unica e coerente opera d’arte. Spesso le sue opere sono raggruppate in dittici o trittici perché la sua esigenza è stata di dare una forma intellegibile e relazionabile con la storia dell’arte del presente e del passato. A Verbania verrà presentata l’intera serie di lavori dal titolo Trademarks realizzata nel 2006, in cui l’artista ha ripercorso la sua intera produzione in un’edizione di 143 lavori, una sorta di summa di quanto ha realizzato fino a oggi. Completano il percorso espositivo 10 sculture in bronzo della serie Spazio umano e una grande fotografia dal titolo Water, parte del ciclo “The remains of clarity” in cui ancora una volta l’acqua, come simbolo di vita, di movimento e di trasparenza, diventa un’icona delle molteplici possibilità delle forme dell’esistenza. NUOVI ARRIVI ST.ART ME UP 3 novembre – 4 dicembre Accademia Albertina delle Belle Arti Nel 2009 Nuovi Arrivi e Proposte si incontrano, integrando i loro obiettivi per rafforzare il sostegno alla scena artistica emergente di Città di Torino e Regione Piemonte. L’Accademia Albertina ospita una mostra di artisti under 35 attivi in Piemonte, italiani e non, selezionati da Maria Teresa Roberto, affiancata da una sezione inedita dedicata ai giovani curatori, invitati a proporre un progetto espositivo o di intervento artistico nel territorio. La sezione Zona Arrivi presenta inoltre i vincitori del Premio Passaporto 2008 di UniCredit Private Banking – Gruppo UniCredit. CLUB TO CLUB 09 INTERNATIONAL FESTIVAL OF ELECTRONIC ARTS AND MUSIC State of Indepen/Dance 5, 6, 7 novembre 2009, Torino / Bruxelles “Non puoi essere un vero Stato se non hai una birra e una compagnia aerea; una squadra di calcio o qualche bomba nucleare non guastano, ma l’essenziale è una birra” (F. Zappa). State of Indepen/Dance è il tema scelto per la nona edizione di Club To Club che, forte di un successo crescente che ha portato l’edizione 2008 a registrare un’affluenza intorno alle 20.000 persone, ha consolidato ulteriormente il suo livello qualitativo e l’identità a livello europeo nel circuito dei principali festival dedicati alla musica elettronica e alle avanguardie creative. Il concetto di indipendenza, creativa e musicale, sarà centrale rispetto al cartellone artistico di Club To Club, il festival internazionale di musiche e arti elettroniche di Torino che si svolgerà da giovedì 5 a sabato 7 novembre 2009, quest’anno ancora di più espanso nello spazio urbano, in luoghi straordinari come il Teatro Carignano, la Mole Antonelliana, il Teatro Gobetti, l’Espace, il Lingotto Fiere Padiglione 1, il Mirafiori Motor Village, in club come Hiroshima Mon Amour e al Libertine Supersport di Bruxelles. Sono questi gli artisti di Club To Club 09: Carl Craig (USA), Jeff Mills (USA), Laurent Garnier (Francia), Dj Pierre (USA), Marcel Dettmann (Germania), Moritz Von Oswald (Germania), Blixa Bargeld (Germania), Alexander Balanescu (Romania), Francesco Tristano (Lussemburgo), Teho Teardo (Italia), Joe Goddard degli Hot Chip (Inghilterra), Soap&Skin (Austria), The Present (USA), Tim Exile (Inghilterra), Martyn (Olanda), Jon Hopkins (Inghilterra), Hudson Mohawke (Scozia), Dorian Concept (Austria), Culoe De Song (Sudafrica), Seth Troxler (USA), Chiara Guidi (Italia), Filastine (USA), Optimo (Scozia), Optofonica (Italia, Olanda, Russia), Pathosformel (Italia), Scanner (Inghilterra), Shed (Germania), Steffi (Germania) e gli artisti della community di PiemonteGroove; altri nomi verranno annunciati nelle prossime settimane. La sfida di Club To Club 09 è quella di definire un immaginario indipendente rispondendo alla domanda: da chi o cosa essere indipendenti alla fine degli anni zero? Novità a Torino PA/PER VIEW – Art Book Fair Per la prima volta a Torino verrà presentata la nuova edizione di PA/PER VIEW art book fair, l’esclusiva fiera dell’editoria dedicata all’arte contemporanea che proporrà 25 editori internazionali di libri d’artista durante. Organizzata da MOUSSE, Milano, in collaborazione con MER. Paper Kunsthalle, la rassegna si svolgerà dal 6 all’8 novembre nei foyers del Teatro Gobetti e della Cavallerizza Reale che ospiteranno il progetto teatro di Artissima 16. L’eccellenza degli editori partecipanti offrirà un’esperienza nuova e stimolante a tutti gli appassionati d’arte e di libri e al grande pubblico della fiera negli affascinanti spazi dei teatri torinesi. PA/PER VIEW sarà l’occasione per scoprire i migliori titoli dei protagonisti della parola e delle immagine stampate. e inoltre... PALAZZO UFFICI DELLA PROVINCIA Corso Inghilterra 7/9 Zhang Dali. Il sogno proibito della nuova Cina 3 novembre – 3 dicembre 2009 TORINOver09 Ex cimitero San Pietro in Vincoli Francesco Arena – Progetto Speciale Stazioni Metropolitana Città di Torino Mostra collettiva Bluesoup Group, Maria Bruni, Diego Canato, Inez De Coo, Marco Evaristti, Cao Fei, Francesca Ferreri e Max Zarri, Amy Mc Donough, Bartolomeo Migliore, Brandon Morse, Alessandro Nassiri, Sergio Prego, Simone Settimo 6 novembre – 2 dicembre 2009 FONDAZIONE 107 Via Sansovino 234 A est di niente Arte contemporanea dell’Asia centrale postsovietica Fino al 9 novembre 2009 LAVANDERIA A VAPORE Parco della Certosa, Collegno Aeternitas, l’Attimo Celeste (Prima dell'Apocalisse) Corpicrudi Fino al 10 novembre 2009 RADIO SICK Notte delle Arti Contemporanee GUY DE COINTET , p. 20 At Sunrise a Cry was Heard..., 1974, Performance al Biltmore Hotel, Los Angeles, 1976, di Mary Ann Duganne-Glicksman, © Estate of Guy de Cointet / Courtesy Air de Paris SABATO 7 NOVEMBRE 2009 NOTTE DELLE ARTI CONTEMPORANEE SPECIALE APERTURA DELLE GALLERIE DALLE 21.30 ALLE 24.00 41 Artecontemporanea Via Mazzini, 41 Coincidenze Ada Mascolo – Marina Sagona Concept Room Strada Val Salice, 9 desideri / desidèri Maria Bruni Giampiero Biasutti Via della Rocca, 6b Il velo dell’aria Sandro De Alexandris Carlina galleria d’arte Piazza Carlo Emanuele II, 17a Mattia Moreni Guido Costa Projects Via Mazzini, 24 Love – trilogia dell’amore Gianluca e Massimiliano De Serio e/static > blank Via Reggio, 27 Paolo Piscitelli presents Unpacking Paolo Piscitelli Gagliardi Art System Corso Vittorio Emanuele II, 90 GoRe Daniele D’Acquisto XXL, rassegna grandi opere Daniel Glaser + Magdalena Kunz; Jelena Vasiljev Glance Via San Massimo, 45 new paintings Rebecca Saylor Sack In Arco Piazza Vittorio Veneto, 1/3 Gaze Heuristic (with droll) Tony Oursler Franco Masoero Via Giulia di Barolo, 13 Carol Rama. Collages e Bricolages Carol Rama Franco Noero Project Space Piazza Santa Giulia 0/F Andrew Dadson SiteSpecific Piazza Santa Giulia, 5 Rob Pruitt Noire Contemporary Art Via Piossasco, 29 Shirin Neshat e Shoja Azari Luce Gallery C.so San Maurizio, 25 Nadia Ayari Alberto Peola Arte Contemporanea Via della Rocca, 29 Botto e Bruno Norma Mangione Gallery Via Matteo Pescatore, 17 Kit Craig – Nick Laessing Giorgio Persano Piazza Vittorio Veneto, 9 Herbert Brandl Via Principessa Clotilde, 45 Luce a luce Nunzio Photo & Contemporary Via dei Mille, 36 Real Landscapes Thomas Wrede c/o Galleria ZABERT P.za Cavour 10 Bruce Nauman 1 Video Installation and works on paper Porta Palatina 13 Via Porta Palatina, 13 PHOTO Itd Per una nuova collezione di fotografia d’autore Oltre 60 artisti fotografi italiani Materia VS Forma / Forma VS Materia Incursione nel gioiello Contemporaneo Designer ed artisti vari Sonia Rosso Via Giulia di Barolo, 11/H Onomatopeia, part 1: Creeds Charles Avery Project Space In occasione del progetto “Nel nome del padre”: tre atti d’amore per Nabokov (uno di tre) Cristiano Godano franco soffiantino Via Rossini, 23 Tania Bruguera – Solo show Cesare Pietroiusti / Linda Fregni Nagler – Show Ermanno Tedeschi Gallery Via Carlo Ignazio Giulio, 6 Robert Sagerman Paolo Tonin Via San Tommaso, 6 Dino Pedriali, ventinove ritratti dei miei amici Dino Pedriali Tucci Russo Via Stamperia, 9 Torre Pellice (su appuntamento) Collettiva Giovanni Anselmo, Gianni Caravaggio, Tony Cragg, Francesco Gennari, Richard Long, Mario Merz, Paolo Mussat Sartor, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Alfredo Pirri, Paolo Piscitelli, Robin Rhode, Thomas Schütte, Conrad Shawcross, Jan Vercruysse Martano Via Principe Amedeo, 29 Mattia Moreni, ritorno a Torino Mattia Moreni E INOLTRE MOSTRE ED EVENTI IN MUSEI, ISTITUZIONI, SPAZI PUBBLICI E PRIVATI, LUOGHI INCONSUETI...