R DIO SICK
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2 / 2009
Electric Repair Enterprise
Una produzione Artissima
MAIN SECTION
1/9 unosunove, Roma; Air De Paris, Paris; Loraini
Alimantiri Gazonrouge, Athens; Andersen’s Contemporary, Copenhagen; Art : Concept, Paris; Artericambi, Verona; Alfonso Artiaco, Napoli; Enrico
Astuni, Bologna, Pietrasanta; BALICEHERTLING,
Paris; Laura Bartlett, London; Bortolami, New York;
Isabella Bortolozzi, Berlin; Bernard Bouche, Paris;
Bugada & Cargnel, Paris; Cardi Black Box, Milano; carlier | gebauer, Berlin; Chert, Berlin; Antonio Colombo, Milano; Continua, San Gimignano,
Beijing, Le Moulin; Raffaella Cortese, Milano;
Corvi-Mora, London; Guido Costa, Torino; Ellen de
Bruijne, Amsterdam; Monica De Cardenas, Milano,
Zuoz; Massimo De Carlo, Milano; Alessandro De
March, Milano; Elizabeth Dee, New York; frank
elbaz, Paris; Evergreene, Geneva; Fonti, Napoli;
Enrico Fornello, Milano; Carl Freedman, London;
freymond-guth & co, Zurich; gb agency, Paris;
gdm, Paris; Gentili Apri, Berlin; Glance, Torino;
Grimm, Amsterdam; Harris Lieberman, New York;
Reinhard Hauff, Stuttgart; Hotel, London; IBID
PROJECTS, London; In Arco, Torino; Alison Jacques, London; Jarach, Venezia; Kamm, Berlin; francesca kaufmann, Milano; Klosterfelde, Berlin;
Bruce Conner,
Si avvicina Artissima 16, la terza edizione della
Fiera da me diretta. La qualità e la reputazione
di questo evento sono cresciuti in modo sensibile
dal 2007. Diverse importanti gallerie italiane e
internazionali sono tornate – o vengono per la
prima volta – a Torino, dimostrando in questo
modo di apprezzare le linee guida che hanno
ispirato il nostro lavoro, come la politica intransigente sulla qualità degli espositori, la diversificazione degli eventi e delle proposte culturali, la
scelta di costruire una fiera di piccole dimensioni
e concentrata sulla ricerca contemporanea. Per
Artissima il 2009 rappresenta un anno particolarmente significativo: presenteremo infatti a novembre un ambizioso progetto dedicato al
rapporto tra Arti visive e Teatro. Per cinque
giorni, durante la Fiera, quindici artisti saranno
impegnati in cinque diversi teatri cittadini. Si
tratta di un progetto curatoriale inedito e molto
complesso dal punto di vista logistico. Michelangelo Pistoletto, con Anno Uno - Terzo Paradiso, metterà in scena al Teatro Regio la storia
dell’umanità, da Caino e Abele fino ai nostri
giorni, mentre i Gelitin porteranno a Torino una
decina di artisti e performer islandesi, con i quali
daranno vita ad un teatro dionisiaco e dell’assurdo. Cao Fei presenterà al teatro Astra un video
in anteprima mondiale, di fronte al quale diversi
ballerini danzeranno secondo coreografie ispirate
al teatro di propaganda cinese. Pablo Bronstein
metterà in scena al Carignano Phèdre, una
“danza parlata” barocca, e a seguire Jim Shaw
suonerà una musica semi-improvvisata, una sorta
di finto concerto gospel, con strumenti creati da
lui stesso e diverse apparecchiature elettroniche.
La domenica altri dieci artisti saranno impegnati
in una non-stop di otto ore, all’interno di una
sorta di piccolo “distretto teatrale”, composto da
Cavallerizza Reale e Teatro Gobetti. Questa nonstop comprende alcuni eventi piuttosto eccezionali. Tra questi ricordiamo due pièce teatrali di
Guy de Cointet (1934-1983), leggendario artista
francese trasferitosi a Los Angeles alla fine degli
anni Sessanta, i cui testi teatrali hanno influenzato diversi artisti della west coast, come ad
esempio Mike Kelley. Altrettanto eccezionale
è la presenza nel nostro programma di Matt
America is Waiting, 1982
Artissima
16
Mullican, il quale realizza dal 1978 performance
sotto ipnosi: si tratta – come afferma l’artista
stesso – di un genere estremo di teatro nel quale
non c’è copione, ma solo l’inconscio dell’artista
dal quale scaturisce una situazione reale, impossibile da prevedere così come da replicare.
Siamo infine lieti di presentare quest’anno,
nell’ambito di Artissima Fumetto, la prima mostra italiana della giovane canadese Geneviève
Castrée, disegnatrice e cantate di grande talento. Geneviève si esibirà con un concerto
anche a Torino, presso Palazzo Birago, martedì
3 novembre, la serata di inaugurazione della sua
mostra. Rimanendo in tema di musica: la giornata di domenica 8 novembre si concluderà con
un concerto presso il Teatro Carignano, realizzato in collaborazione con il festival di musica
elettronica Club to Club e il Teatro Stabile di
Torino. Suoneranno nel corso della serata la
nuova star austriaca Soap&Skin, la band newyorchese The Present e il gruppo italiano
Marlene Kuntz.
Insomma quella di Artissima sarà una settimana
intensa ed imperdibile, tra collezionismo, teatro, performance e musica contemporanea. È
possibile prenotare i biglietti dei teatri e dei
concerti sul nostro sito web, www.artissima.it.
Andrew Kreps, New York; Krinzinger, Vienna; Le
Case d’Arte, Milano; Kate MacGarry, London; Magazzino d’Arte Moderna, Roma; Primo Marella, Milano, Beijing; Kamel Mennour, Paris; Meyer
Riegger, Karlsruhe, Berlin; Francesca Minini, Milano; Massimo Minini, Brescia; Monitor, Roma;
Museum 52, London, New York; Neu, Berlin;
Franco Noero, Torino; nogueras blanchard, Barcelona; Noire, Torino; Nordenhake, Berlin, Stockholm; Lorcan O’Neill, Roma; Maureen Paley,
London; francescopantaleone, Palermo; Parra &
Romero, Madrid; Alberto Peola, Torino; Peres Projects, Berlin, Los Angeles; Giorgio Persano, Torino;
Friedrich Petzel, New York; Photo&Contemporary,
Torino; Photology, Milano, Bologna; Francesca Pia,
Zurich; Pianissimo, Milano; Pinksummer, Genova;
Gregor Podnar, Berlin, Ljubljana; Produzentengalerie, Hamburg; ProjectB, Milano; ProjecteSD, Barcelona; prometeogallery, Milano, Lucca; RAM,
Roma; Raucci/Santamaria, Napoli; Regina, Moscow; Sonia Rosso, Torino; Lia Rumma, Milano,
Napoli; S.A.L.E.S., Roma; Esther Schipper, Berlin;
Rüdiger Schöttle, Munich; Suzy Shammah, Milano;
Side 2, Tokyo; Škuc, Ljubljana; franco soffiantino,
Torino; Sprovieri, London; Sutton Lane, London,
Paris; Jiri Svestka, Prague; T293, Napoli; TaiK,
Helsinki, Berlin; The Modern Institute, Glasgow;
TUCCI RUSSO, Torre Pellice; Vistamare, Pescara;
Vitamin Creative Space, Guangzhou, Beijing; Barbara Weiss, Berlin; Max Wigram, London; Xippas,
Paris, Pacy sur Eure, Athens; ZERO..., Milano
Andrea Bellini
Direttore di Artissima
NEW ENTRIES
Per l’edizione 2009 di New Entries, la sezione dedicata a gallerie emergenti che abbiano aperto da
meno di 5 anni e presenti in Fiera per la prima
volta, il Consiglio Direttivo e il Comitato Consultivo di Artissima hanno selezionato 19 gallerie provenienti da 8 paesi.
La selezione di quest’anno include alcuni dei nomi
più interessanti della scena internazionale dell’arte
giovane. Vi saranno tre nuovissime gallerie italiane:
Norma Mangione di Torino, Federica Schiavo di
Roma e A Palazzo di Brescia, a dimostrazione dell’importante ruolo ricoperto attualmente dall’Italia
in questo settore della scena artistica internazionale.
Berlino, senz’altro la città più vivace per quanto riguarda l’arte contemporanea, quest’anno è rappresentata da sei gallerie: da quelle sperimentali come
Lüttgenmeijer, Sommer & Kohl e Circus ad altre
che occupano una diversa posizione nel panorama
ARTISSIMA 16
Internazionale d’Arte Contemporanea a Torino
Lingotto Fiere, 6–8 novembre 2009
PRESENT FUTURE
p. 2
Giovani talenti emergenti
CONSTELLATIONS
p. 4
Installazioni, sculture e grandi lavori
ACCECARE L’ASCOLTO
p. 7
Action, Behaviour, Performance,
Instant theatre in Turin
ARTISSIMA CINEMA
p. 14
Black Curtains. Arte, teatro e cinema
artistico come ŻAK | BRANICKA, Maribel López
e DUVE. Due gallerie hanno stand monografici: la
New Galerie de France di Parigi con Jonathan Delachaux e la galleria Paolo Maria Deanesi di Rovereto con Diango Hernàndez. Le gallerie Fortescue
Avenue di Londra, mother’s tankstation di Dublino,
Federico Bianchi di Lecco e WILFRIED LENTZ di
Rotterdam sono tra le più importanti e attive gallerie
d’Europa, mentre la galleria Miguel Abreu di New
York e la galleria Gaga di Mexico City rappresentano alcune tra le più radicali posizioni dell’arte
americana attuale. I visitatori potranno ammirare
anche la renwick gallery di New York e la galleria
Parrotta di Stoccarda.
Le gallerie:
A Palazzo, Brescia; Miguel Abreu, New York; Federico Bianchi, Lecco; Circus, Berlin; Paolo Maria
Deanesi, Rovereto; DUVE, Berlin; Fortescue Avenue, London; Gaga, Mexico City; WILFRIED
LENTZ, Rotterdam; Maribel López, Berlin; Lüttgenmeijer, Berlin; Norma Mangione, Torino; mother’s tankstation, Dublin; New Galerie de France,
Paris; Parrotta, Stuttgart; renwick, New York; Federica Schiavo, Roma; Sommer & Kohl, Berlin; ŻAK
| BRANICKA, Berlin, Cracow
RADIO SICK
Present Future
p. 2
PRESENT FUTURE
È da nove anni che Present Future si propone come importante piattaforma
di lancio per le giovani generazioni di talenti emergenti. Evento unico nel
panorama delle fiere d’arte, Present Future è per il pubblico e i critici una
vetrina sulle nuove tendenze della scena artistica internazionale. Guidato
da un team di curatori che seleziona con cura i lavori più rappresentativi in
studi e gallerie di tutto il mondo, e sotto il vaglio di un’attenta giuria che
premia l’artista più interessante, Present Future da sempre punta l’obiettivo
sulla ricerca artistica più avanzata.
I lavori di 18 artisti sono stati selezionati quest’anno da: Jimena Acosta
Romero, Adam Carr, Simone Menegoi e Aurélie Voltz, che ha coordinato il
team. Present Future sarà suddiviso in quattro aree uguali in ciascuna delle
quali ogni curatore realizzerà una mostra collettiva o quattro singole
esposizioni, proponendo un proprio personale percorso artistico. I diversi
background e interessi nell’arte emergente dei curatori potranno così offrire
ai visitatori punti di vista differenziati.
I curatori hanno scelto giovani artisti ancora sconosciuti in Italia, i cui nomi
però sono già alla ribalta in paesi come Stati Uniti, Messico, Germania,
Francia, Regno Unito, Svizzera e Lituania.
JIMENA ACOSTA ROMERO
Questa mostra presenterà quattro artisti, le
cui opere trovano incroci e corrispondenze
spontanee e dinamiche. Il riferimento costante
a icone e concetti culturali provenienti da un
archivio di conoscenze – siano esse di cultura,
archeologia, letteratura, design, storia –
intessono sottilmente la loro pratica artistica.
Mariana Castillo Deball, ad esempio, si ispira
all’archeologia e a scrittori latinoamericani
come Borges, mentre Jorge Méndez Blake
usa il libro come oggetto ed esamina la
Biblioteca. Edgar Orlaineta rivisita alcuni
protagonisti del design italiano, e Paolo
Chiasera analizza i processi cognitivi
e mnemonici propri e degli spettatori.
Lavorando con media diversi, gli artisti
di questa mostra esplorano e ripensano
la cultura, la storia, la memoria e i modi
in cui vengono conservate.
MARIANA CASTILLO DEBALL (1975)
BARBARA WIEN, BERLIN
• Mariana Castillo Deball ha basato il proprio lavoro
sullo studio dei metodi di creazione di archivi, riportando in esso tali pratiche. La ricerca dell’artista
ha toccato argomenti molto particolari, che vanno
da un archivio di materiali scultorei ai principi dell’archeologia. Anche la letteratura, in particolare
quella di scrittori latinoamericani come Jorge Luis
Borges, ha permeato la sua pratica artistica. Le sue
opere, pur sviluppate in un contesto di arte visiva,
sono pervase di sensibilità letteraria, spesso articolando narrazioni complesse che possono richiamare le opere narrative.
• Deball vive e lavora ad Amsterdam. Fra le sue mostre
più recenti: Kaleidoscopic Eye alla Kunst Halle
Sankt Gallen (Svizzera, 2009), DO UT DES. Objectif_ exhibitions (Belgio, 2008) e These Ruins You
See al Museo Carrillo Gil (Città del Messico, 2006).
PAOLO CHIASERA (1978)
FRANCESCA MININI, MILANO + PSM, BERLIN
• Il lavoro di Paolo Chiasera usa media diversi come
scultura, pittura, disegno e fotografia. La maggior parte
delle volte, tuttavia, la sua struttura concettuale si sviluppa sotto forma di un archivio dei pensieri, delle immagini e delle icone culturali dell’artista. Chiasera,
dunque, svela il significato e i processi cognitivi coinvolti della creazione del senso dell’opera d’arte. A Present Future esporrà Black Brain, un progetto partito
nel 2008 che vuole rappresentare la fragilità dell’appropriazione dell’immagine da parte degli spettatori.
• Chiasera vive e lavora a Berlino. Fra le sue mostre
più recenti ricordiamo Under the Open Sky (MARTa
Herford, 2009) e Condensed Heidegger’s Hut, (PSM
Gallery, Berlino). Tra i suoi prossimi progetti vi sono
Hybris (Francesca Minini, Milano) e The Yellow
House (S. M. A. K. Stedelijk Museum Voor Actuele
Kunst, Gand).
ADAM CARR
Quattro artisti, quattro presentazioni,
un solo curatore
• Il lavoro di Jorge Méndez Blake esplora la letteratura classica e il suo posto nella cultura popolare
contemporanea, mettendo sotto esame la struttura
attuale della biblioteca e il modo in cui essa contiene la conoscenza e partecipa alla creazione della
storia ufficiale. La sua ricerca riguarda anche il ripensare l’architettura che dà forma alle biblioteche, mettendone in discussione forma, contenuto
e contesto. Lo scopo di Méndez Blake è far sì che
le opere letterarie divengano un elemento formale
dell’opera d’arte, oggetti che la strutturino anziché
semplici storie nella memoria dei lettori.
• Méndez Blake vive e lavora in Messico, a Guadalajara. Quest’anno esporrà in personali alla Meessen
de Clercq Gallery, Bruxelles e alla OMR, Città del
Messico, e in collettive alla 1301PE, Los Angeles e
alla Leme Gallery, San Paolo. Attualmente è artist
resident in Spagna al LABoral Art Center, Gijon.
Anche se gli artisti che ho selezionato
per questa edizione di Present Future
condividono percorsi di lavoro simili e
sovrapposti, nonché campi di investigazione
e idee concettuali comparabili, l’essenza
dell’invito per partecipare ad Artissima –
vale a dire, selezionare quattro artisti e
le loro rispettive gallerie – sarà rispecchiata
nel modo in cui essi verranno presentati:
in quattro mostre separate. Ciò mira a
creare una piattaforma che consente
grande concentrazione e attenzione nei
confronti degli artisti e del loro lavoro,
dove fondamentalmente l’enfasi sarà posta
sulla loro prassi artistica e sulle loro
particolari tendenze di lavoro come singoli
individui. Inoltre, per la maggior parte
degli artisti selezionati, Present Future
offre l’occasione per una prima personale
in Italia.
EDGAR ORLAINETA (1972)
NINA BEIER E MARIE LUND (1976 e 1975)
JORGE MÉNDEZ BLAKE (1974)
OMR, MEXICO CITY
SARA MELTZER, NEW YORK
• Edgar Orlaineta ha sviluppato un ampio corpus di
opere che partono dal design e dall’architettura
modernista, che inglobano e decostruiscono pezzi
iconici del periodo e ne esplorano criticamente
ideali e principi. Anche se il suo lavoro è per lo più
di tipo scultoreo, Orlaineta ha di recente esplorato
la stampa, e per Present Future produrrà una serie
di stampe che partono dal design italiano e da alcuni dei suoi protagonisti come Munari, Sottsass
e Ponti, e dal rapporto fra design, arte e artigianato.
• Orlaineta vive e lavora a Città del Messico. Fra i
suoi ultimi progetti: Of all the things we’ve made
(a cura di Mauricio Marcin al Museo de la Ciudad
de México. Città del Messico, 2009) e Spirits (Sara
Meltzer, New York, 2008). Quest’anno ha ricevuto
la prestigiosa borsa “Sistema Nacional de Creadores de Arte, FONCA” in Messico.
spazi espositivi e l'esposizione stessa. L’opera per
Present Future metterà in evidenza diversi punti di
vista carenti nel contesto della fiera d'arte, sia a livello concettuale che letterale.
• Attualmente residente a Nottingham, in Gran Bretagna, Chaffe ha tenuto mostre in una gran varietà di
spazi espositivi quali ad esempio la galleria Tulips &
Roses, Vilnius; Moot, Nottingham; la galleria Johann
König, Berlino; la CAC, a Vilnius e presso la Kadist
Art Foundation, Parigi.
GINTARAS DIDŽIAPETRIS (1985)
TULIPS & ROSES, VILNIUS
• Rifuggendo deliberatamente da alcuni dei più comuni metodi di divulgazione sinonimo di comunicazione nell'arte contemporanea e nella promozione
della carriera di un artista, Didžiapetris costringe
con il suo lavoro a rileggere e rivedere l’atto della
delucidazione e visione di un’opera d'arte. La memoria, il tempo e la loro rappresentazione sembrano
i temi centrali di ricerca e ridefinizione per Didžiapetris, la cui opera regolarmente si occupa e al
tempo stesso esula dal concetto, dal tema o dalla tesi
di una esposizione.
• Didžiapetris (nato nel 1985) è un artista che vive
e lavora a Vilnius, Lituania.
DAN REES (1982)
CROY NIELSEN, BERLIN
• Sebbene l’opera di Nina Beier e Marie Lund, artiste che lavorano tra Berlino e Londra, nasca e si caratterizzi spesso come collaborazione, nella loro
pratica artistica occupano una posizione di tutto rilievo anche molte opere firmate individualmente. Il
loro lavoro funziona come una sfida, una sfida che
amplia i confini di ciò che costituisce l’opera d’arte e
l’oggetto artistico, e in cui la performance, il performativo e i ruoli della percezione e dell'interpretazione
sono continuamente rivisti, ridefiniti e rafforzati.
• Beier e Lund hanno entrambe studiato presso il
Royal College of Art di Londra. Di recente hanno
tenuto loro mostre personali presso le gallerie De
Vieesthal, Middleburg, Croy Nielsen, Berlino, Proyectos Monclova, Città del Messico e Laura Bartlett, Londra.
TOMAS CHAFFE (1981)
MOOT, NOTTINGHAM
• La pratica artistica di Tomas Chaffe, artista che
vive e lavora a Nottingham, intende esplorare e
agire in risposta alle questioni sociali e culturali,
nonché agli aspetti ambientali – in modo sia specifico sia più pervasivo – che plasmano, definiscono
e operano sul contesto usato per esporre le opere
d’arte. Il suo lavoro vuole analizzare i meccanismi
che esercitano un effetto sulla ricezione dell'arte,
mettendo inoltre in dubbio ciò che definisce gli
TANYA LEIGHTON, BERLIN
• L’opera di Rees coltiva un approccio nostalgico,
biografico e pieno di arguzia alla costruzione dell'arte. Erudito eppure apparentemente informale, il
suo lavoro attraversa una varietà di media, sulla
scorta dei tanti punti di partenza e strategie che costituiscono l'assoluta diversità del suo approccio all'arte. Video, fotografia, audio, e più di recente
scultura e pittura, vengono usati per creare un legame fra la sua famiglia, la famiglia dell'arte concettuale, le figure popolari e il suo paese natale nel
Galles, spesso sotto forma di gioco sull'arte e sull'arte che crea se stessa.
• Rees, che vive a Berlino, ha tenuto varie mostre
personali presso Tanya Leighton, Berlino; Art 40,
Basilea; Galerie Andreas Huber e T293, Napoli. Ha
partecipato a mostre collettive presso le gallerie ProjecteSD, Barcellona; Croy Nielsen, Berlino; Tulips
& Roses, Vilnius e Yvon Lambert, Parigi.
RADIO SICK
Present Future
p. 3
ADRIEN MISSIKA & STÉPHANE BARBIER BOUVET, Fabriques. Cen-
tre d’art contemporain, Geneva, 2009. Works: Einfühlung, Fabriques and
Stock. Photo: Adrien Missika, 2009. KARIM GHELLOUSSI, La paura blu
(études et chutes), 2006. Courtesy Galerie Catherine Issert, Saint Paul.
DAN REES, Stink Myself Dinosaur Love, 2009. Courtesy Tanya Leighton
Gallery, Berlin. EDGAR ORLAINETA, Chance encounter of Achille Castiglioni, Pier Giacomo Castiglioni and Yves Klein on a dissecting table
(George Nakashima), 2009. Courtesy Sara Meltzer Gallery, New York.
SIMONE MENEGOI
/ // / /
Nick Laessing, Adrien Missika + Stéphane
Barbier Bouvet, Gyan Panchal e Samuel
Richardot sono cinque artisti europei
emersi negli ultimi anni: uno scultore
(Panchal), un pittore (Richardot), un
fotografo (Missika) che collabora con
un designer radicale (Barbier Bouvet) e
un artista che non è legato ad alcun mezzo
espressivo in particolare (Laessing).
La selezione è stata fatta sulla base
dell’originalità e della forza delle singole
personalità, senza farsi limitare da un tema.
A posteriori, dall’accostamento delle opere
sembra emergere un discorso i cui estremi
sono l’astrazione e i materiali (Panchal,
Richardot, Barbier Bouvet), l’immagine
e l’immaginario (Missika, Laessing).
Come titolo è stato scelto un ideogramma
tipografico: cinque linee, una per artista.
NICK LAESSING (1973)
FAYE FLEMING & PARTNER, GENEVA
• Nick Laessing rievoca personaggi e vicende degli
ultimi due secoli che si collocano nella zona grigia
fra la scienza ufficiale e le innumerevoli ricerche
pseudo-scientifiche fiorite parallelamente ad essa,
dalla ricerca di una fonte di energia perpetua (sulla
quale l’artista raccoglie documenti da anni) agli
esperimenti sull’antigravità. Laessing non mira a
confermare né a smentire presunte scoperte e invenzioni. Con i suoi video, installazioni e macchinari
mette in luce la tensione utopica che anima le figure
di ricercatori outsider e il fascino del loro lavoro,
facendo di quest’ultimo una metafora dell’arte
stessa come ricerca inesauribile.
• Laessing ha studiato all’accademia di Düsseldorf
e alla Royal Academy di Londra. Vive a Berlino.
Fra le mostre personali recenti: Excerpts from a
Diary, Arcade Gallery, London e Galleria Norma
Mangione, Torino (con Kit Craig), entrambe 2009;
We all Turn this Way, Serpentine Gallery, Londra
(evento in coll. con Athanasios Argianas), 2008.
ADRIEN MISSIKA (1981)
BLANCPAIN ART CONTEMPORAIN, GENEVA
+ STÉPHANE BARBIER BOUVET (1981)
• A un secolo e mezzo dalla sua invenzione, la fotografia è ormai una realtà autonoma: le fotografie
ci parlano meno del mondo che di altre fotografie.
Adrien Missika sembra partire da questa considerazione. Nelle sue mostre espone, dandogli pari dignità, scatti acquistati su Internet e realizzati da lui
stesso, “artistici” e scientifici, di paesaggi reali o ricostruiti in studio, alla ricerca di un’impossibile sintesi di tutto ciò che la fotografia è, o può essere,
oggi. A Present Future, Missika esporrà le sue immagini su supporti creati dall’artista-designer
Stéphane Barbier Bouvet, con il quale collabora al
progetto curatoriale 1m3.
• Missika ha studiato all’Ecole Cantonale d’Art di Losanna. Vive tra Ginevra e Losanna. Fra le mostre personali del 2009: HMI, Palais de Tokyo, Parigi;
Fabriques, Centre d’art contemporain, Ginevra;
Space Between, Rencontres internationales de photographie, Arles.
• Barbier Bouvet ha studiato all’Ecole Cantonale
d’Art di Losanna. Vive tra Losanna e Berlino. Fra le
mostre recenti: Hespérides II, Musée Cantonal des
Beaux Arts, Losanna e Fabriques, Centre d’Art Contemporain, Ginevra, entrambe nel 2009; Le Jardin
d’Hiver, Galerie 1m3, Losanna, 2008.
GYAN PANCHAL (1973)
FRANK ELBAZ, PARIS
• Le austere sculture di Gyan Panchal parlano il linguaggio dell’astrazione ma sono intimamente legate
alla materia. Realizzate prevalentemente con materiali sintetici, portano i segni di azioni che possono
far pensare a test industriali: esposizione a un forte
calore, abrasione, acidatura, eccetera. Gli accostamenti fra i materiali e il modo di manipolarli nascono
da riflessioni sulle materie prime, sulle tecnologie
con cui vengono trasformate, sulla loro evoluzione
nel corso della storia umana. Si innesca così un discorso artistico complesso, che coniuga la forma alla
cultura materiale, all’archeologia, all’ecologia.
• Panchal ha studiato alla Jan van Eyck Academie di
Maastricht. Vive a Parigi. Fra le mostre personali recenti: The arch as a rainbow of shells, frank elbaz, Parigi e Brick says: I like an arch, Le Spot, Le Havre, entrambe nel 2009; Cairn, Palais de Tokyo, Parigi, 2008.
AURÉLIE VOLTZ
an opened window, a piece
of feldspar in his hand
Questa collettiva presenterà quattro
artisti europei che lavorano con scultura,
pittura e disegno, spesso sotto forma
di installazioni. Apparirà uno spirito
comune, realizzato con mezzi diversi,
incarnato nelle tracce di un lungo viaggio
nel tempo e nello spazio. Personaggi,
animali, paesaggi, barche, oggetti organici
rappresenteranno gli elementi di una
storia, di un universo personale, da
reinventare nella mente dello spettatore.
PETER BÖHNISCH (1977)
FERENBALM-GURBRÜ STATION, KARLSRUHE
• I disegni di Peter Böhnisch rappresentano ogni
tipo di figure: persone, animali e creature leggendarie, come anche personaggi familiari della religione,
del mito e delle favole. Il suo repertorio di immagini e simboli non è più da ascrivere a un continuum
spazio-tenporale, ma si apre al nostro immaginario
collettivo e a risultati stratificati. Le sue opere fanno
risuonare un’eco, come le immagini di un sogno che
lavora con ricordi e frammenti del presente producendo un senso di riconoscimento che non ha ancora
salde radici nella realtà. Il suo versatile uso dei colori, dei media e dei supporti cartacei esalta le sue
rappresentazioni altamente peculiari, trasformandole in minuscole scene o ampi panorami.
• Böhnisch vive e lavora a Berlino. Fra le sue mostre
più recenti: Neues aus den Löwengrube (Städtische
Galerie, Waldkraiburg 2009); Humus (Giti Nourbakhsch, Berlino 2008) ; Works on paper (Kunstverein, Bremerhaven 2008; Ferenbalm-Gurbrü Station,
Karlsruhe 2007).
SAMUEL RICHARDOT (1982)
BALICEHERTLING, PARIS
• Alcuni intendono la superficie di un quadro come uno
schermo su cui appaiono delle immagini; altri, come un
supporto materiale su cui viene esercitata un’azione materiale. La pittura di Samuel Richardot si colloca in
modo originale fra queste due posizioni. Le sue tele di
piccolo formato studiano in modo analitico le possibilità
di materiali e tecniche eterodossi, come le bruciature;
le sue tele di grande formato usano questi effetti, insieme alla pittura ad acrilico, per creare composizioni in
cui forme indefinibili, a volte vagamente figurative,
fluttuano su vaste distese bianche. Recentemente ha
creato alcune composizioni orizzontali con le carte usate
come elementi preparatori delle opere su tela.
• Richardot ha studiato all’Ecole Nationale Supérieure
des Beaux-Arts di Parigi. Vive in Francia. Mostre personali recenti: La Galerie, Noisy Le Sec (Parigi), 2009;
BALICEHERTLING, Parigi, 2008. Fra le collettive: Le
Printemps de Septembre, Tolosa, 2008.
LUCA FRANCESCONI (1979)
UMBERTO DI MARINO ARTE CONTEMPORANEA, NAPOLI
• Attraverso la propria ricerca, Luca Francesconi rilegge tematiche esistenziali da un punto di vista
contemporaneo, sia per mezzo della sperimentazione con media diversi che della metafora. Il suo
lavoro, nutrito delle sue esperienze di performer, è
giunto a comprendere in modo nuovo l’interazione
col mondo della natura. Il suo forte interesse per
l’arte popolare, l’antropologia e la ruralità ha spesso
prodotto sculture questioning umili e antistoriche
tradizioni artistiche italiane, europee o del mondo. I
suoi materiali primitivi, come terra fluviale, bronzo,
legno di salice, calcare e letame, sono spesso usati
per il loro significato, che si fa metafisico, permeato
di valenze spirituali ed energia latente.
• Francesconi vive e lavora tra Milano e Parigi. Di
recente ha esposto in varie sedi museali, fra le quali il
Palais de Tokyo, Parigi (Spy numbers, 2009), la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone
(im03 _ L’Immagine sottile, GC.AC, 2009) e la Maison
Populaire di Montreuil (L’Homme nu, 2007).
KARIM GHELLOUSSI (1977)
CATHERINE ISSERT, ST. PAUL DE VENCE
• Le sculture di Karim Ghelloussi, realizzate con
vari tipi di collage, rivelano le operazioni successive
eseguite dall’artista. Chi guarda può facilmente ripercorrere a ritroso la linea della creazione. Frammenti di materiali differenti (per esempio tavole di
legno e polistirene), insieme a pezzi di vita quotidiana come oggetti trovati, cianfrusaglie vecchie o
kitsch, si ritrovano assemblati in modo apparentemente innocuo, ma che poi rivela un’incredibile
profondità di significato. Il prestito, la citazione e il
ritaglio sono punti di partenza per qualcosa che è simile alla fiction, a una storia da raccontare. Questo
potenziale narrativo non dà sempre inizio al processo della narrazione, ma è aperto all’immaginazione e alla fantasia.
• Ghelloussi ha studiato alla Villa Arson di Nizza,
dove vive e lavora attualmente. Ha esposto in varie
sedi, fra cui Paradise Row Gallery, Londra nel 2009;
Crac, Sète nel 2008 e Tank Loft, Chongqing, Cina,
nel 2007.
ALEX MÜLLER (1971)
VERA GLIEM, COLOGNE
• I dipinti e le sculture di Alex Müller svelano la
loro storia per mezzo del collage, riassemblando
immagini e materiali in cui ricorrono segni e oggetti che creano una narrazione apparentemente
chiusa, risuonando col subconscio. Materiali vecchi
e in disuso sono mescolati con una pletora di figure,
alcune mitiche e fantasmatiche, altre che richiamano gli idoli artistici di Alex Müller o persone del
suo passato. Caso, intuizione e associazioni, unite
a grande coerenza cromatica e formale, creano un
universo senza tempo, pieno di poesia.
• Müller ha studiato alla Hochschule für Bildende
Kunst di Braunschweig. Le sue ultime personali si
sono tenute alla Staatliche Kunsthalle di BadenBaden e alla Tanja Pol Galerie di Monaco di Baviera.
Present Future è realizzato in collaborazione con
illycaffè, da nove anni partner di Artissima in
questo progetto.
RADIO SICK
In fiera
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CONSTELLATIONS
Questa spettacolare sezione di Artissima ospita in un ampio percorso a carattere museale installazioni, sculture, video e
grandi lavori di artisti celebri e emergenti. Nove opere sono state selezionate per questa edizione, tra tutte quelle proposte
dalle gallerie partecipanti alla Fiera, da Heike Munder, direttrice del Migros Museum Für Gegenwartskunst, Zurigo.
MARINA ABRAMOVIĆ, Art must be beautiful, artist must be beautiful, 1975, Lia Rumma, Milano/Napoli. JOHN ARMLEDER, Untitled, 2008, Massimo De Carlo, Milano. STEFAN BURGER, Jump into the void under inspection of a commission of experts, 2006, freymond-guth & co, Zurich + Laura Bartlett, London. RICHARD HUGHES, Superking, 2008, The Modern Institute, Glasgow. IRWIN, Corpse of Art, 2003-2004, Gregor Podnar,
Berlin/Ljubljana. DAVID NOONAN, Untitled, 2009, Hotel, London. SEB PATANE, Absolute Körperkontrolle, 2006, Maureen Paley, London + Fonti, Napoli. SANTIAGO SIERRA, Dientes de los ultimos gitanos de Ponticelli,
2008, prometeogallery, Milano/Lucca. JOANNE TATHAM & TOM O’SULLIVAN, Inner becomes outer and outer becomes other or You’ve gotta get into it to get out of it, 2007, Francesca Pia, Zurich + The Modern Institute,
Glasgow. FRANZ WEST, Senza titolo, 1989, RAM, Roma
JOHN ARMLEDER
Untitled, 2008
Massimo De Carlo, Milano
MARINA ABRAMOVIĆ
Art must be beautiful, artist must be beautiful, 1975
Lia Rumma, Milano/Napoli
RADIO SICK
In fiera
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THE STORE
Artissima presenta per la prima volta in Italia, e in una fiera, THE STORE, un progetto del
giovane curatore inglese Adam Carr, inaugurato nel 2008 presso la galleria Tulips &
Roses di Vilnius. THE STORE è pensato come un vero e proprio negozio dove oggetti
d’arte realizzati da un gruppo di 30 artisti internazionali emergenti saranno in vendita a
prezzi decisamente bassi e talvolta addirittura offerti gratuitamente. Multipli, poster, shopper, fette di torta, un paio di chiavi, riviste: tutta una serie di oggetti creati appositamente
per Artissima. THE STORE è anche l’occasione per offrire una riflessione critica sul ruolo
dell’oggetto d’arte e su quello del consumatore, che diventa partecipante attivo di un
progetto d’arte: infatti acquisendo un’opera a THE STORE il visitatore ne trasformerà lo
spazio, assumendo così il ruolo di curatore.
Opere di: Olivier Babin, Nina Beier, Stella Capes, Tomas Chaffe, Etienne Chambaud,
Jason Dodge, Gintaras Didžiapetris, Claire Fontaine, Ryan Gander, Liam Gillick, Loris
Gréaud, Arunas Gudaitis, Henrik Plenge Jakobsen, Gabriel Kuri, Juozas Laivys, Flávia
Müller Medeiros, Darius Mikšys, Jonathan Monk, Paola Pivi, Dan Rees, Yann Sérandour, Dexter Sinister, Andreas Slominski, Ron Terada, Mungo Thomson, Mario Garcia
Torres, Bedwyr Williams
Altri progetti: Top 100 di Davide Bertocchi, Dot Dot Dot di Dexter Sinister, Lester &
Malasauskas di Raimundas Malasauskas & Gabriel Lester, Old News di Jacob Fabricius,
illy Art Collection, PAPERWALL della Galleria Sonia Rosso
FRANZ WEST
Senza titolo, 1989
RAM, Roma
ASCOLTA CHI SCRIVE
“Ascolta chi scrive” è un’iniziativa di Artissima dedicata al grande pubblico che ad ogni
edizione riscuote sempre maggiore successo. Critici e giornalisti che si occupano di arte o di
economia all’interno di importanti testate nazionali e straniere accompagnano i visitatori,
come “guide” d’eccezione, in un percorso di propria scelta tra gli stand delle gallerie,
seguendo tematiche, tipologie di opere o artisti, diverse tendenze, linguaggi o mezzi espressivi.
Anche nel 2009 appassionati d’arte o neofiti delle fiere d’arte contemporanea potranno godere
di questa straordinaria opportunità.
JOANNE TATHAM & TOM O’SULLIVAN
Inner becomes outer and outer becomes other or
You’ve gotta get into it to get out of it, 2007
Francesca Pia, Zurich + The Modern Institute, Glasgow
Aderiscono a questo progetto:
Flavio Albanese, direttore Domus; Alessio Ascari, direttore Kaleidoscope; Roberta Bosco,
El Pais; Marco Carminati, Il Sole24Ore; Aldo Cazzullo, Corriere della Sera; Cathryn
Drake, Artforum; Giusy Ferrè, RCS; Alessandra Mammì, L’Espresso; Adriana Polveroni,
D La Repubblica delle Donne; Marino Sinibaldi, direttore Radio 3 RAI; Mariuccia
Casadio/Luca Stoppini, Vogue Italia; Massimiliano Tonelli, direttore Exibart; Marco Vallora,
La Stampa; Giorgio Verzotti, ArtKey.
Le “visite guidate” possono essere prenotate al numero 011 19744106 o inviando una mail
a [email protected].
RADIO SICK
In fiera
UN’ISTANTANEA DEL SISTEMA DELL’ARTE OGGI
Nel 2008 Artissima ha dato il via ad un
nuovo progetto editoriale con la casa editrice JRP|Ringier, pubblicando “Collezionare Contemporaneo”, uno libro di
interviste a un gruppo selezionato di collezionisti internazionali. Quest’anno il
nuovo volume sarà dedicato alle gallerie
con una serie di interviste esclusive, curate da Andrea Bellini, a 50 galleristi
emergenti o già consolidati in tutto il
mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dal
Medio all’Estremo Oriente, dal Centro al
Sud America, all’Australia.
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Acquisizioni istituzionali
F R A C
Anche nel 2009, il FRAC – Fondo Regionale Arte Contemporanea Regione Piemonte – metterà a disposizione 150.000
euro finalizzati all’acquisizione di opere di
giovani artisti nel corso di Artissima 16. Dal
2007, nel corso della Fiera, sono stati selezionati 26 lavori di Lara Almarcegui, Giorgio Andreotta Calò, Rosa Barba, Iñaki
Bonillas, Tobias Buche, Etienne Chambaud,
Keren Cytter, Sebastian Diaz Morales, Sam
Durant, Jimmie Durham, Cyprien Gaillard,
Vidya Gastaldon, Lothar Hempel, Ian Kiaer,
Robert Kusmirowski, Josephine Meckseper,
Tom Molloy, Lisa Oppenheim, Gyan Panchal, Evariste Richer, Bojan Šarčević,
Reena Spaulings, Ignacio Uriarte, Clemens
von Wedemeyer.
Il Comitato curatoriale è composto da:
Christine Macel, curatrice Centre National
d’Art et de Culture Georges Pompidou, Parigi; Francesco Manacorda, curatore Barbican Art Gallery, Londra; Agustin Pérez
Rubio, direttore, MUSAC Museo de Arte
Contemporaneo Castilla y Léon, Léon.
Il FRAC ha come obiettivo la promozione
e diffusione dell’arte contemporanea tra i
giovani e sul territorio, quindi le opere
della collezione sono destinate ad essere
esposte in vari spazi pubblici e artistici regionali.
Le interviste raccolte in questa pubblicazione rappresentano una straordinaria
istantanea del sistema dell’arte di oggi,
ne riflettono cultura, umori e atteggiamenti di fondo. I galleristi parlano dell’ambiente nel quale operano, del loro
rapporto con gli artisti, delle cose che
detestano o che invece amano di più del
proprio mestiere. In molti casi danno
anche preziosi consigli ai giovani collezionisti, su come orientarsi nel costruire
la propria collezione, ed anche suggerimenti a potenziali giovani galleristi, su
come costruire il proprio programma e
su come districarsi in questo ambiente
così complesso. Come nel caso di “Collezionare Contemporaneo” (...), anche
questa iniziativa editoriale è stata “pensata” come contributo ad una maggiore
comprensione del sistema dell’arte del
nostro tempo.
(Andrea Bellini, estratto dall’introduzione al catalogo).
Attualmente la collezione è in mostra
presso Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella fino al 10 gennaio 2010.
Il libro è realizzato in collaborazione con
Nationale Suisse.
Maurizio Cattelan, A Perfect Day, 1999
I PREMI AD ARTISSIMA
PREMIO ILLY
PRESENT FUTURE
PREMIO
ETTORE FICO
Promosso da illycaffè, in collaborazione con Artissima, al fine di attrarre l’attenzione della critica e del pubblico sui giovani artisti e
offrire loro un concreto riconoscimento, il Premio illy Present Future giunge nel 2009 alla sua nona edizione. Durante la Fiera, una
giuria di curatori internazionali esaminerà i lavori esposti nella speciale sezione ad inviti Present Future, dedicata ai talenti emergenti,
e assegnerà all’artista ritenuto più meritevole il Premio consistente
in 10.000 euro. Inoltre al vincitore sarà data la possibilità di proporre
un progetto per la realizzazione di una nuova “illy Art Collection”.
Quest’anno la giuria del Premio illy è composta da: Jens Hoffmann,
direttore CCA Wattis Institute for Contemporary Arts, San Francisco;
Hans-Ulrich Obrist, co-direttore mostre e programmi, direttore
progetti internazionali, Serpentine Gallery, Londra; Alexis Vaillant,
critico e curatore indipendente, co-fondatore Toasting Agency
(1999-2005), Parigi.
Nel 2008 il Premio è stato vinto dall’americano Mateo Tannatt,
rappresentato dalla Galleria Marc Foxx di Los Angeles.
Artissima 16 annuncia un nuovo Premio destinato a un giovane
artista presente con una o più opere negli stand delle gallerie partecipanti alla prossima edizione della Fiera.
Il Premio Ettore Fico, istituito dalla Fondazione Ettore Fico di
Torino, consta di 15.000 euro e verrà assegnato all’artista che si
distinguerà per l’utilizzo di nuovi mezzi espressivi attraverso la
ricerca innovativa, la forza creatrice e il rigore intellettuale.
L’opera o le opere acquisite, entreranno a far parte della collezione
inalienabile della Fondazione Ettore Fico e verranno lasciate in prestito al FRAC, il Fondo Regionale d’Arte Contemporanea della
Regione Piemonte.
La giuria che selezionerà l’artista vincitore nel corso di Artissima
è composta da: Luca Massimo Barbero, direttore MACRO,
Roma; Andrea Busto, direttore artistico Fondazione Ettore Fico,
Torino, direttore CRAA (Centro Ricerca Arte Attuale) – Villa
Giulia, Verbania; Ludovico Pratesi, direttore Centro d’Arte La
Pescheria, Pesaro e Palazzo Fabroni, Pistoia; Letizia Ragaglia,
direttrice Museion, Bolzano. I quattro giurati verranno affiancati
in un’ultima selezione da: Renato Alpegiani, collezionista, e da
Ines Sacco Fico, presidente Fondazione Ettore Fico.
I giurati si impegneranno a sostenere l’opera del vincitore attraverso
una mostra personale nei musei da loro diretti. Inoltre, un volume
monografico bilingue verrà pubblicato in occasione della prima
esposizione pubblica dell’artista selezionato.
Con questo Premio la Fondazione Ettore Fico intende inaugurare
una nuova formula di sostegno all’arte contemporanea al fine di
valorizzare, in termini strategici e finanziari, la ricerca dei nuovi
talenti e divulgarne la creatività su tutto il territorio nazionale.
PREMIO
GUIDO CARBONE
Il Premio Guido Carbone, istituito da Artissima nel 2006 in memoria
del gallerista torinese, è riservato alle gallerie della sezione New Entries.
Il Premio, di 5.000 euro, verrà assegnato da una giuria internazionale i cui membri nel 2009 sono: Patrizia Sandretto Re Rebaudengo,
presidente Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Andrea
Viliani, direttore Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento;
Marc-Olivier Wahler, direttore Palais de Tokyo, Parigi; Laura Viale,
artista, membro permanente in rappresentanza del comitato promotore del Premio. I giurati, nella loro selezione, terranno conto in
primo luogo del lavoro di ricerca e di promozione di giovani artisti
svolto dalle gallerie. Nel 2009 il Premio è stato vinto dalla galleria
BALICEHERTLING di Parigi.
FONDAZIONE PER
L’ARTE MODERNA E
CONTEMPORANEA CRT
La Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha stanziato 300.000 euro per
l’acquisizione di opere in occasione di
Artissima 16. Le opere andranno ad arricchire
la collezione della Fondazione e saranno esposte presso la GAM Galleria d’Arte Moderna
e Contemporanea di Torino e il Museo di Arte
Contemporanea Castello di Rivoli.
La Fondazione costituita nel 2000 con
l’obiettivo di arricchire e valorizzare il patrimonio culturale ed artistico del territorio, ha
destinato negli anni importanti risorse all’acquisto delle opere destinate ai due musei
che in questo modo hanno avuto la possibilità di aumentare il proprio prestigio mettendo a disposizione del pubblico e delle
altre istituzioni italiane e straniere un eccezionale patrimonio artistico.
Oggi, insieme alle acquisizioni, la Fondazione è anche impegnata alla definizione e
realizzazione di azioni e progetti per lo sviluppo, il rafforzamento e l’efficienza del sistema Torino Piemonte dell'Arte Moderna e
Contemporanea.
RADIO SICK
Accecare l’ascolto. AC T I O N ,
B E H AV I O U R , P E R F O R M A N C E , I N S TA N T TH EAT RE I N T U RI N
Accecare l’ascolto
Aveugler l’écoute — Blinding the ears
ACTION, BEHAVIOUR, PERFORMANCE, INSTANT THEATRE IN TURIN
Ideazione e curatela: Andrea Bellini
Curatori: Defne Ayas, Andrea Busto, Cecilia Canziani,
Yann Chateigné Tytelman, Luigi Coppola, Ilaria Gianni, Davide Quadrio,
Caterina Riva, Francesco Stocchi, Aurélie Voltz
ANTONIO REZZA &
FLAVIA MASTRELLA
BAHAMUTH
TEATRO ASTRA
Mercoledì 4 novembre – ore 21.00
JOANNE TATHAM & TOM O’SULLIVAN
THE STORY OF HOW WE CAME TO BE HERE, WHAT WE DID
BEFORE WE GOT HERE, HOW YOU HAVE FORGOTTEN WHY YOU ASKED US
HERE AND WHY WE CANNOT REMEMBER WHY WE CAME, OR:
IS THIS WHAT BRINGS THINGS INTO FOCUS ?
TEATRO GOBETTI
Domenica 8 novembre – ore 14.00
GELITIN
ALL OR THE JUST,
I 120 MINUTI DI TORINO
TRIS VONNA-MICHELL
PHOTOGRAPHY IS MY PUNISHMENT
TEATRO REGIO
Giovedì 5 novembre – ore 22.30
CAVALLERIZZA REALE
Domenica 8 novembre – ore 15.00
MICHELANGELO PISTOLETTO
ANNO UNO,
TERZO PARADISO
NICO VASCELLARI
MONOLOGO SENZA TITOLO
TEATRO REGIO
Venerdì 6 novembre – ore 21.00
CAVALLERIZZA REALE, MANICA CORTA
Domenica 8 novembre – ore 16.00
CAO FEI
RMB CITY OPERA
GUY DE COINTET
GOING TO THE MARKET —
AT SUNRISE A CRY WAS HEARD
TEATRO ASTRA
Sabato 7 novembre – ore 11.00 e 17.00
TEATRO GOBETTI
Domenica 8 novembre – ore 17.00
PABLO BRONSTEIN
PHÈDRE
JIMMY RASKIN
THE DISCIPLE’S PREMATURE NOSTALGIA
TEATRO CARIGNANO
Sabato 7 novembre – ore 18.30
CAVALLERIZZA REALE, MANEGGIO
Domenica 8 novembre – ore 18.00
JIM SHAW
A TONE,
MEANT FOR YOUR SINS
STEVEN CLAYDON
BESTIARY
TEATRO CARIGNANO
Sabato 7 novembre – ore 20.30
MATT MULLICAN
READING THAT PERSON
CAVALLERIZZA REALE, MANEGGIO
Domenica 8 novembre – ore 11.00
BEDWYR WILLIAMS
MINI BUS
CAVALLERIZZA REALE, MANICA CORTA
Domenica 8 novembre – ore 12.00
CAVALLERIZZA REALE, MANICA CORTA
Domenica 8 novembre – ore 19.00
ERIK & HARALD THYS
THE AUTOMOBILE
TEATRO GOBETTI
Domenica 8 novembre – ore 20.00
SOAP & SKIN
THE PRESENT
MARLENE KUNTZ
CONCERTO
TEATRO CARIGNANO
Domenica 8 novembre – ore 20.30
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RADIO SICK
Accecare l’ascolto. AC T I O N ,
Quest’anno, per la prima
volta, Artissima ha deciso di
concentrare i propri progetti
culturali su un unico grande
percorso tematico. Si tratta
di una non-stop di cinque
giorni interamente dedicata
alla relazione tra Arti visive
e Teatro. Il titolo, Accecare
l’ascolto, si ispira al teatro
di Carmelo Bene. Il grande
attore italiano si è battuto
contro tutta la tradizione
moderna del teatro borghese,
contro il suo naturalismo,
contro il teatro di testo.
È alla sua idea di teatro come
“non luogo” oppure “luogo
del tutto”, di teatro come
“atto”, che Artissima dedica
questi cinque giorni torinesi.
Da mercoledì 4 a domenica
8 novembre uno straordinario
gruppo di artisti internazionali
— appartenenti a generazioni
diverse, ma tutte figure
essenziali in quel territorio
di interazione tra Arti visive
e Teatro — lavoreranno in
cinque famosi teatri della
città: Teatro Regio, Teatro
Carignano, Cavallerizza Reale,
Teatro Gobetti e Teatro Astra.
Il progetto è stato reso possibile grazie a:
Fondazione Teatro Regio di Torino
Fondazione del Teatro Stabile di Torino
Fondazione Teatro Piemonte Europa
B E H AV I O U R , P E R F O R M A N C E , I N S TA N T T H EAT RE I N T U RI N
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MICHELANGELO PISTOLETTO
ANNO UNO – TERZO PARADISO
FLAVIA MASTRELLA E
ANTONIO REZZA
BAHAMUTH
GELITIN
ALL OR THE JUST, I 120 MINUTI DI
TORINO
Flavia Mastrella, scultrice, e Antonio Rezza, attore e performer, sono una delle coppie più anticonvenzionali del teatro italiano. Procedono
improvvisando senza comunicare per sorprendersi e per sfuggire alla noia. In totale libertà,
Flavia disorganizza le forme e Antonio le parole;
insieme vanno poi a perfezionare l’ibrido. All’inizio dell’idea c’è sempre l’opera che solo
dopo accoglie il corpo. Il filo conduttore di questo incedere è doppio, le sollecitazioni sensoriali
multiple. Giocando con la potenzialità espressiva
dei volumi, Antonio dà connotati realistici e vitalità allo spazio preesistente; Flavia realizza i suoi
Habitat in assoluta indipendenza: per necessità
di comunicazione i due trasferiscono l’opera all’interno del teatro. La poetica del frammento diventa narrazione frammentaria, emergono ritmi
contemporanei in uno spazio senza tempo. La ricerca espressiva di Antonio Rezza, oltre al frammento, si volge in molteplici direzioni indagando
anche il concetto di cattivo gusto, di banalità e la
parola “sformattata”. Per raggiungere il “bello”
Rezza usa un linguaggio ai limiti dell’inestetico.
“L’inserimento delle urla come suono costituisce
il nuovo orecchio di uno spettacolo per soli
occhi. Le urla sono fatte di vocali allungate che
cingono la preda del concetto e la mandano a morire nella testa di chi ignaro si attarda a capire. Io
sono il mio tamburo e mi suono al ritmo mio”.
Bahamuth è l’essere supremo, che dopo breve
apparizione si sottrae al tempo e al giudizio. L’allestimento di Bahamuth è un movimento di
espansione delle sculture in tasca, materia appena
accennata, composta con il criterio del mare...
Ma come Bahamuth sostiene il mondo, così le
immagini si sovrappongono.
E il gran finale, con i personaggi a fare la figura
degli sguatteri mentre l’autore che li muove è il
gerarca dalla lingua biforcuta. L’autore è il male
dell’opera.
FM e AR
È vero, ed è esattamente ciò che vedete. Niente
effetti speciali. Niente e nessuno pretende che sia
diverso da quello che sembra. Questo impegno
scaturisce da una necessaria auto provocazione
che si rispecchia nella loro creatività. Una gran
frittata. Un’anarchia organizzata in cui il caso
cessa di essere caso, stringendo la relazione fra il
banale e l’impossibile, lo stereotipo e lo schianto.
Riguarda la creazione di un’atmosfera, e che il
risultato sia duraturo o effimero, passa in secondo piano.
Come dice Tobias, “l’improvvisazione è viva, la
puoi sempre portare in giro”. E questa vitalità genera pura creazione. Riguarda la nascita di nuove
immagini, non la ri-creazione, perché la loro pratica intende aggiungere, non togliere. Aggiungere
sempre di più, ma senza accumulare.
Le cose si muovono o cambiano prima che il
tempo le afferri. Ciò che espongono rispecchia la
natura del lavoro, rendendo le mostre e le azioni
ugualmente transitorie. La prossima volta tutto
ricomincerà, in modo sempre nuovo. Una parte
dell’arte dei Gelitin porta una data di scadenza,
catalizzando tutta la sua energia nel momento,
nella sensazione o nel ricordo dell’atto. Questo
rivela un approccio puro e romantico verso la
procedura adottata. Senza feticci, la maggior
parte dei loro progetti attraversa il mito con il
passaparola. L’interesse per il processo, la passione per l’atto del fare per mezzo di una fusione
del collettivo e del personale, definiscono il processo insolitamente naturale dei Gelitin. Non si
può distinguere chi ha fatto la tal scultura o la tal
plastilina, e alla fine non importa realmente. È il
gruppo che prevale sull’individuo, dando una
forma colorata all’atmosfera circostante.
FS
Anno Uno viene rappresentato per la prima volta
a Roma, al Teatro Quirino nel 1981, interpretato
dagli abitanti di Corniglia e da alcuni membri
della famiglia Pistoletto.
Anno Uno si presenta come opera compiuta in sé,
ma è anche frammento di un’esperienza artistica
che si estende fuori dai canoni della prassi teatrale.
È parte di una collaborazione che unisce ogni tipo
di persona, così come le varie forme espressive:
dall’arte visiva, al teatro, alla musica, alla danza.
Lo spettacolo può essere considerato un quadro
parlante, una scultura vivente, e nel contempo può
essere ascoltato come una composizione in cui le
frasi letterarie scorrono su uno spartito musicale.
È la rappresentazione di una città dove le persone
sono l’architettura. È la civiltà che immobilizza la
gente sotto le sue pesanti strutture. È l’eterna città
o “la città eterna” dentro cui si ode lo scandire del
tempo fino alla pietrificazione.
L’opera viene riproposta al Castello di Rivoli
(1991) e al Marstall Theater di Monaco di Baviera (1994) con il titolo Anno Uno Anno Bianco.
Nel testo originario viene una inserita una composizione musicale, scritta e cantata da Cristina
Pistoletto, basata su articoli di giornali relativi
agli eventi del 1989 (caduta del muro di Berlino,
piazza Tienanmen, ecc.).
Al Teatro Regio di Torino, Michelangelo Pistoletto, coerentemente con la sua più attuale ricerca artistica, presenta in anteprima Anno Uno,
Terzo Paradiso in cui integra la sua visione del
Terzo Paradiso.
Alla performance partecipano ancora gli abitanti
di Corniglia, alcuni facenti parte del gruppo storico e altri che rappresentano la continuità generazionale, alcuni membri della famiglia Pistoletto
e un terzo nucleo di persone facenti parte di Cittadellarte, la Fondazione creata a Biella dall’artista. Il testo si arricchisce di una rivisitazione
storica della composizione sonora, che ripercorre
i momenti salienti della nostra storia contemporanea fino alla caduta delle Torri Gemelle e di una
nuova parte ispirata all’idea di Terzo Paradiso.
Il Terzo Paradiso è l’accoppiamento fertile tra il
Primo e il Secondo paradiso. Il Primo è il Paradiso Naturale dove tutto è regolato dall’intelligenza della natura stessa. Il Secondo è il Paradiso
Artificiale, quello sviluppato dall’intelligenza
umana, fatto di bisogni, di piaceri artificiali. Il
pericolo di una sempre più imminente tragica
collisione fra queste due sfere è ormai annunciato
in ogni modo. È per evitare di proseguire verso
questo catastrofico avvenimento che si deve concepire il progetto globale del Terzo Paradiso.
LC
FLAVIA MASTRELLA & ANTONIO REZZA, Bahamuth. Photo: Flavia Mastrella. GELITIN, La Louvre - Paris, Musée d’art moderne de la ville de Paris,
2008, Photo: Maria Ziegelboeck. MICHELANGELO PISTOLETTO, Anno
Uno, Roma, Teatro Quirino, 17 marzo 1981, Photo: P. Mussat Sartor
RADIO SICK
Accecare l’ascolto. AC T I O N ,
B E H AV I O U R , P E R F O R M A N C E , I N S TA N T TH EAT RE I N T U RI N
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JIM SHAW
A TONE, MEANT FOR YOUR SINS
CAO FEI
RMB City Opera
Davide Quadrio e Defne Ayas di Arthub hanno
chiesto a Cao Fei di creare un progetto per la
messa in scena di uno spettacolo basato su RMB
City, città e comunità sperimentali fondate su internet nel mondo virtuale di Second Life.
Il progetto, commissionato da Artissima in collaborazione con Depart Foundation, Arthub e la
compagnia di produzione Far East Far West
(Hong Kong), è una produzione originale che
parte da un’opera “Yang Ban Xi” e la ripropone
per l’occasione sia al Teatro Astra che nel mondo
virtuale di RMB City. Lo “Yang Ban Xi” era
l’unica forma di intrattenimento approvata dal governo cinese durante la Rivoluzione Culturale,
quando invece l’opera tradizionale era vietata. Si
tratta di una serie di produzioni propagandistiche
(film musicali, balletti e opere) che sono stati in
seguito adattati e trasformati in film. La nozione
di intrattenimento che Cao Fei esprime in RMB
City fa un esplicito rimando all’estetica dello
“Yang Ban Xi” ma in una prospettiva contemporanea. In questo contesto, Cao Fei amplia il progetto virtuale e gli elementi di RMB City per
creare un ambiente multi-dimensionale che prevede interazioni con i new media e interventi coreografici di danza e teatro che potenziano questo
spettacolo virtuale cinese post-comunista. Per
l’artista, RMB City è effettivamente realtà, anche
se noi la consideriamo il contrario della realtà perché esiste solo nel regno delle reti digitali. Nel
mettere in scena RMB City Opera, Cao Fei intende parlare della relazione tra le due “realtà”
piuttosto che sottolineare la loro relatività. Come
a dire, viviamo in un’era digitale, passiamo gran
parte del nostro tempo su internet, e questo è virtuale? Nient’affatto. In questo mondo abbiamo
identità multiple e al tempo stesso dobbiamo gestire realtà multiple. RMB City è uno spazio teatrale mobile. In quanto tale la città è un palco che
esisterà solo per pochi momenti in una realtà teatrale all’interno del Teatro Astra. Niente di più e
niente di meno: un avvenimento che ritornerà rapidamente al suo elemento naturale di accessibilità virtuale…
DQ
curato e prodotto da
Depart Foundation, Roma, Arthub, Shanghai
e in co-produzione con Far East Far West, Hong Kong
PABLO BRONSTEIN
PHÈDRE
Per il Teatro Carignano Pablo Bronstein coreografa Phèdre, la tragedia che racconta il desiderio semi-incestuoso della regina per il figliastro
Ippolito, figlio del re di Atene Teseo.
L’opera di Racine costituisce lo scheletro e il libretto di un balletto in cui si intrecciano dialogo
e danza neo-barocca. Nel suo approccio postmoderno Bronstein utilizza la citazione e la
giustapposizione, e insieme a lui i ballerini del
Balletto dell’Esperia sviluppano movimenti che
derivano dalla gestualità narrativa barocca impersonando i principi della “sprezzatura”, cioè
l’arte di dimostrare nonchalance e raffinatezza
per mezzo della postura del corpo. Sul palco un
pianoforte a coda accompagnerà la performance, e al centro dell’azione verrà posta una
decorazione barocca. Bronstein e Caterina Riva,
anch’essi visibili sul palco, impersoneranno i
commentatori e avranno la possibilità di rivolgersi ai danzatori durante il balletto.
CR
Dalla fine degli anni ’70, le opere tormentate di
Jim Shaw abbracciano un’ampia gamma di
media: dalla pittura al disegno, dalla scultura al
video, dalla installazione alla performance. Dal
2001, la sua esplorazione dell’inconscio americano si è concentrata soprattutto sul ciclo Oist, un
corpo di opere che si basa su una religione fondata
sul concetto di divinità femminile, del tempo che
scorre a ritroso, della fugacità dello spirito e del
divieto sull’arte figurativa. Accecare l’ascolto sarà
l’occasione per scoprire la musica di Oist.
Jim Shaw e i suoi collaboratori eseguiranno un
programma musicale semi-improvvisato usando
gli strumenti di Oist mischiati a suoni elettronici.
L’artista descrive questo progetto come “una
sorta di finto concerto gospel accompagnato da
un light-show che si basa su varie proiezioni
DVD di tessuti turbinanti, zombie in giacca e cravatta e filmati di precedenti performance dal
vivo”. Sul palco ci sarà una serie di strumenti
creati appositamente per l’occasione. La performance si baserà principalmente sull’improvvisazione vocale e strumentale oltre che su famosi
motivi folk interpretati in stile Oist. La formazione è composta da musicisti professionisti; Jim
Shaw intende suonare la pedal steel guitar, ma
userà anche la voce. L’improvvisazione vocale è
un elemento importante della musica di Oist,
anche se viene usata in modo molto particolare.
Per Jim Shaw, questo stile musicale di Oist affonda le sue radici in quella di Sun Ra, una particolare miscela di jazz americano classico e
improvvisazioni rituali, influenze tradizionali e
suoni d’avanguardia, una sorta di “esotismi futuristi”. La musica di Oist ha una funzione rituale.
È radicata nella cultura popolare americana e
contiene in sé molti rimandi alla vecchia America, anche se è per lo più improvvisata ed è contraddistinta da una parte vocale molto singolare.
L’artista cita la musica pigmea come esempio di
uno degli stili che più apprezza, soprattutto per
la particolare vocalità che la contraddistingue.
YC
MATT MULLICAN
READING THAT PERSON
Quando Matt Mullican realizza una performance
sotto ipnosi, dando libero corso alle emozioni del
proprio inconscio, in quel momento egli rivela
l’esistenza di «That Person» («l’Altro»). Si innesca, allora, un dialogo, un confronto, quasi una
lotta senza fine tra Matt A, l’artista, il performer,
e Matt B, il suo alter ego in forma di subconscio.
Se il primo mantiene il controllo delle sue azioni
ed è cosciente del pubblico a lui vicinissimo, il
secondo agisce senza preoccuparsi della scena, rivelando talvolta i pensieri inquieti dell’artista, le
sue fobie, le sue angosce. Questo stato di trance –
sorta di schizofrenia controllata - è diventato una
vera e propria metodologia creativa, che permette
a Matt Mullican di lavorare sotto l’influenza di
«That Person». Prediligendo il «Mondo Soggettivo» e tentando quindi di accostarsi a una nuova
definizione del «reale», l’artista invita a riflettere
sulla questione dell’essenza dell’essere.
In Reading That Person realizzato in occasione di
Artissima, Matt Mullican procederà alla lettura
della trascrizione di una performance precedente,
quindi proietterà delle immagini e il video propriamente detto. In questo modo, l’artista intende proiettarsi nello spirito originario della performance,
lasciando che i segni visivi, il linguaggio, le onomatopee e l’atmosfera generale seducano il suo inconscio. Sulla scena trasformata in spazio di vita,
dal letto pieghevole al tavolo e dalla sedia allo
schermo, con tutta probabilità Matt Mullican canterà, declamerà, borbotterà, si verserà un po’ di
caffè, striscerà sul pavimento, ficcherà la testa nel
cuscino e disegnerà delle volute sulla sua lavagna.
AV
CAO FEI RMB City Opera, 2009, Medium: Second Life, Courtesy RMB
City, RMB City Project è sviluppato da Cao Fei (SL: China Tracey) e Vitamin
Creative Space, Facilitator: Uli Sigg (SL: UliSigg Cisse). PABLO
BRONSTEIN Balletto Neoclassico, 2007, Performance a Palazzo Saluzzo
Paesana (Torino), 16 Maggio 2007, Con la collaborazione di Fondazione
T.N.T., Liceo Coreutico Teatro Nuovo, Torino, Mostra personale alla Galleria
Franco Noero (Torino), Maggio-Giugno 2007. JIM SHAW Into the Vacuum
Body Organ, 2009, courtesy dell’artista. MATT MULLICAN Under
Hypnosis (performance alla Tate Modern, London), 2007, Photo: Sheila Burnett copyright Tate, courtesy Galleria Massimo De Carlo, Milano e Klosterfelde, Berlin
RADIO SICK
Accecare l’ascolto. AC T I O N ,
B E H AV I O U R , P E R F O R M A N C E , I N S TA N T T H EAT RE I N T U RI N
p. 10
JOANNE TATHAM E
TOM O’SULLIVAN
THE STORY OF HOW WE CAME TO BE
HERE, WHAT WE DID BEFORE WE GOT
HERE, HOW YOU HAVE FORGOTTEN WHY
YOU ASKED US HERE AND WHY WE CANNOT REMEMBER WHY WE CAME, OR: IS
THIS WHAT BRINGS THINGS INTO FOCUS?
BEDWYR WILLIAMS
MINI BUS
Tornavo a casa un giorno su un minibus con altri
quattro artisti in residenza – quando i freni si ruppero su un passo di montagna.
Bedwyr Williams è un artista gallese che lavora
con la performance e l’installazione. L’artista, con
impegno critico da una parte e humour surrealistico dall’altra, esplora tematiche della contemporaneità quali identità, luoghi e cultura, spesso
prendendo spunto per le proprie opere dalla sua
stessa vita. Bedwyr Williams ha rappresentato il
Galles alla Biennale di Venezia del 2005 con il suo
progetto Basta.
Come spesso accade nelle sue opere, Minibus
nasce in parte dalla sua precedente performance
Methodist to my Madness (2009).
In questa nuova performance, l’azione ha luogo
subito dopo un incidente automobilistico in cui
quattro artisti in residenza sono usciti di strada mentre tornavano alla loro residenza.
Quattro dei cinque artisti erano spiriti liberi che
non seguivano le regole e non indossavano la cintura di sicurezza. Bedwyr Williams invece l'aveva
allacciata ed è l'unico superstite: è il suo monologo
– calato nello spettrale paesaggio di un valico
alpino – a costituire la performance.
I rapporti fra gli artisti attraversano l’intera gamma
dei sentimenti, dall'indifferenza all'amore, per arrivare all'odio e alla violenza, a seconda della
combinazione delle varie personalità.
Minibus, attraverso l’umorismo nero e un'acuta capacità di osservazione, contesta le regole e le convenzioni della condizione di artista in residenza,
svelandone agli spettatori il lato più nascosto.
CC e IG
curato e prodotto da Nomas Foundation, Roma
BEDWYR WILLIAMS, Mini Bus, video still. JOANNE TATHAM E TOM
O’SULLIVAN, You have forgotten why you asked me here; I cannot remember why I came, 2005 TRIS VONNA-MICHELL Auto-Tracking: On-
going Segments, 2008, Performance da Jan Mot, Brussels, Courtesy: Jan
Mot, Brussels, © Filip Vanzieleghem. NICO VASCELLARI, Masticando
i miei denti dietro una porta chiusa (Chewing my teeth behind a closed
door), 2009, Fotografia, Courtesy dell’artista e Monitor, Rome, Photo:
Marco Anelli.
Da quindici anni Joanne Tatham e Tom O’Sullivan esplorano con le loro opere altamente teatrali
i rapporti conflittuali fra arte, linguaggio e significato. Il duo artistico di Glasgow pensa il proprio processo artistico come un modo di trasporre
da un medium all'altro, dall'opera al documento,
dal testo alla performance ecc., una serie di convenzioni culturali legate all'arte d'avanguardia e
alla cultura popolare, alla critica istituzionale e
agli studi sociali, allo scopo di verificare la loro
adeguatezza come elementi strutturali dei sistemi
di fede contemporanei. Prima di questo nuovo
progetto, Tatham e O’Sullivan hanno realizzato
altre due performance dal vivo, nelle quali erano
già centrali i concetti di parodia, assurdo e referenzialismo: Slapstick Mystics with Sticks (2004)
e Think Think Thingamajig, What do you represent? (2006-7). Il lavoro presentato a Torino è
una performance basata su un monologo pronunciato da un unico performer sul palco del Teatro
Gobetti. Il monologo prende la forma della
"shaggy dog story", una storia lunga e intricata
che segue in una certa misura le regole della barzelletta narrativa. Il progetto ha avuto inizio nel
2005, quando l'artista Alan Michael chiese a
Joanne Tatham di scrivere un testo per una pubblicazione che stava preparando. Si tratterà di
una sorta di “testo ritrovato e costruito” con le
parole dell'artista, che usava strategie simili a
quelle impiegate di solito nelle opere artistiche. E
le fonti si trovano all'interno di un contesto di
performance che attraversa i generi dell’one-man
show, del vaudeville e del teatro dell'assurdo.
Anche per questo nuovo progetto, come hanno
già fatto in passato, gli artisti lavorano con forme
gergali che attingono alle tradizioni vive e tuttora
attuali del teatro e della performing art. Questo
progetto site-specific, da una parte si ispira anche
alle tradizioni del teatro popolare, nella misura
in cui esse si intrecciano con la forma e il contesto nei quali lavoriamo. Il performer indosserà
un particolare costume basato sull'immagine tradizionale del “vagabondo” in frac e cappello a
cilindro scalcagnati, un archetipo usato come
“espediente” per permettere al performer di adottare il ruolo del presentatore e rivolgersi direttamente agli spettatori.
Questo progetto non riguarda solo il teatro, ma
anche l’arte e il palcoscenico, sul quale ci saranno
sculture dalla forma geometrica e con volti
umani. Negli ultimi sei anni gli artisti hanno usato
tali “mezzi” in varie opere, prima di tutto proprio
come “accessori” a suggerire che il loro status sia
quello di sostituti che rappresentano qualcosa di
diverso da sé. Tali oggetti fanno parte della scena
come “partecipanti attivi”. Sul palco possono essere usati come “controfigure” dell'oggetto d'arte,
come grandi sculture che “attivano” lo spazio e il
pubblico.
YC
NICO VASCELLARI
MONOLOGO SENZA TITOLO
TRIS VONNA-MICHELL
PHOTOGRAPHY IS MY PUNISHMENT
Fin dalla metà degli anni 2000 l’artista britannico
Tris Vonna-Michell sviluppa un corpus di opere
composite che funziona come una serie di capitoli
di una storia non lineare. Questo progetto, sempre
alimentato dal contesto dei suoi interventi, viene
narrato nelle installazioni da lui create, che mescolano proiezioni, testi e oggetti. Tali elementi
fanno da documenti e prove, frammenti o puntelli
concettuali, sono messi insieme a creare oggetti
mediatici misti o scene ridotte o minime, spazi che
devono essere riempiti col tempo, il tempo di
suoni e proiezioni, il tempo dell'artista come performer, il tempo conquistato del visitatore. Le storie di Vonna-Michell portano il pubblico in viaggi
sorprendenti e pieni di energia il cui status è sempre sospeso e in corso, fra performance e narrazione, improvvisazioni vocali avant-garde e
performance basata su documenti d'archivio, intrecciando storie e racconti diversi, confondendo il
confine tra finzione e realtà. Per Accecare
l’ascolto, l’artista ripercorre le tracce di un episodio che gli accadde nel 2006 a Torino, mentre visitava un cimitero. A Torino Tris Vonna-Michell
reciterà una serie di monologhi all'interno di uno
spazio e di un tempo specifico. Ogni monologo o
capitolo avrà una durata compresa fra gli 8 e i 15
minuti. La performance si terrà alla Cavallerizza
Reale a intervalli nel corso di un solo giorno, domenica 8 novembre 2009, nel tentativo di espandere una narrazione in corso cominciata anni fa,
nella quale la città di Torino riveste un ruolo di
particolare importanza: quello di prisma che incornicia e personifica diversi strati di conoscenza.
Come accade spesso nei suoi lavori, l’artista giustapporrà e mescolerà differenti livelli narrativi,
dalla storia della città a quella sua personale, dalla
storia alla storia dell’arte. Questo tipo di “insieme”
storico sarà eseguito e segmentato in parti diverse.
YC
Il lavoro di Nico Vascellari contamina media diversi, rimanendo costantemente in bilico tra
presenza della dimensione scultorea e azione
performativa.
La partecipazione fisica di persone care all’artista nei suo lavori sottolinea come la componente emotiva sia rilevante nella sua poetica. A
chi partecipa alle sue performance Vascellari
non impone direttive, quasi sempre le azioni
vengono definite attraverso il dialogo. “Non si
tratta di teatro”, dice l’artista. Un altro aspetto
molto significativo del’opera di Vascellari è
l’utilizzo del suono. La musica che esegue o fa
eseguire ha una connotazione fortemente contemporanea, pur risuonando di echi classici.
A Torino l’artista sarà in scena con un progetto
ancora senza titolo poiché l’oggettivazione
dell’opera deve essere posteriore alla fase progettuale.
Vi mando al più presto tutti i dettagli STOP Per
il momento anticipo che si tratta di un monologo STOP Lo spazio che avrei pensato è quel
piccolo teatro alla cavallerizza. STOP Il set
sarà davvero minimo. Solo uno spot su di me,
un microfono e la sua asta STOP Il progetto è
molto delicato per cui non dovremo comunicare
assolutamente nulla prima STOP Si può senz’altro dire che è un monologo e la mia ultima
performance in Italia STOP.
AB e NV
RADIO SICK
Accecare l’ascolto. AC T I O N ,
B E H AV I O U R , P E R F O R M A N C E , I N S TA N T TH EAT RE I N T U RI N
p. 11
ERIK E HARALD THYS
THE AUTOMOBILE
STEVEN CLAYDON
BESTIARY
GUY DE COINTET
GOING TO THE MARKET AT SUNRISE A CRY WAS HEARD
Mary Ann Glicksmann, per molti anni musa di
Guy de Cointet, propone due monologhi dell’artista francese, vissuto per lunghi anni a Los Angeles e scomparso nel 1983 a 49 anni. Noto per
le ricerche sul linguaggio - qualcuno l’ha definito
un “forgiatore di parole” - de Cointet ha realizzato disegni, dipinti, sculture, performance influenzando con il suo lavoro molti artisti
americani come ad esempio Mike Kelley. È considerato un maestro della performance post-moderna nella scia di quel di teatro francese surreale
che fonde farsa, assurdo ed elementi linguistici
strutturali. De Cointet nei suoi lavori trae ispirazione da fonti diversissime: dai romanzi del XIX
secolo alle soap opera televisive, dai giornali
scientifici alla pubblicità, a brani di conversazioni colte al volo. Nelle due performance ricreate per Artissima Mary Ann Glicksmann
racconta storie drammatiche, assurde e divertenti, quasi cogliendo le parole dai caratteri presenti sulle opere in scena. In Going to Market si
narra una storia d’amore proprio attraverso un
quadro. At Sunrise a Cry was Heard, è centrata
invece sui segni indecifrabili che ricoprono
un’opera: si raccontano le esperienze delle persone che hanno tentato di decodificarli, i luoghi
in cui sono stati osservati, i suoni misteriosi che
essi emettono.
AAVV
JIMMY
RASKIN
THE DISCIPLE’S PREMATURE NOSTALGIA
Il protagonista di The Disciple’s Premature Nostalgia (La nostalgia prematura del discepolo) è il
discepolo, un elemento-chiave nell’attuale ricerca
estetico-filosofica di Jimmy Raskin, ispirata dal
capitolo “Sui Poeti” di “Così parlò Zarathustra” di
Friedrich Nietzsche. Il discepolo è costantemente
confuso e il Nuovo Filosofo lotta per spiegargli
la differenza fra il Poeta Puro – ovvero colui che
“ha troppa fede nel significato” – e il nuovo Poeta
Filosofo, che è morto, e gli espone le tecniche
sovversive necessarie a mantenere in vita il significato in un mondo postmoderno. Ma il discepolo
non coglie la lezione. In questo lavoro Raskin
porta avanti il suo interesse per coloro che considerano il fallimento un qualcosa intrinseco all’atto di esprimersi. Immagini, oggetti scenici e
diagrammi tratti dalla cosmologia dell’artista
fanno da sfondo a un reading multimediale.
Anche se la scena sarà realizzata in modo da sviluppare una nuova dimensione critica del testo, in
questa rappresentazione, come in ogni azione di
Jimmy Raskin, sono garantiti il divertimento e le
sorprese poetiche.
JR
Steven Claydon è un artista di Londra. Nella sua
opera mette in scena iconografie moderne e figure
storiche che tracciano associazioni tra le strutture
di potere contemporanee e ideologie antiquate.
Affascinato dal significato intrinseco degli oggetti, Claydon sovverte ripetutamente le regole
immutabili e prestabilite della percezione e della
fruizione dell’opere d’arte. Nelle sculture, nei
disegni e nei film che realizza, gli oggetti estrapolati dalla vita quotidiana vengono trasfigurati
sfuggendo così a qualsiasi catalogazione, giudizio
e gerarchia possibili. Bestiary, l’evento proposto
per Artissima, è costituito da due parti convergenti e coesistenti. La performance nella sua interezza allude a un gioco di dubbia provenienza,
un gioco antico, un gioco che sembra aver avuto
un qualche significato rituale. Il film utilizza
spezzoni di altri autori e altri girati dallo stesso
Claydon per raccontare la storia di Bestiary suggerita dall’omonimo titolo. Ciascuno dei quattro
giocatori-protagonisti è rappresentato da un motivo zoomorfico: lo scricciolo (trogladytus troglatytus), la vespa (vespula vulgaris), il gattino (felis
catus) e il topo (mus musculus). Ciascuna di queste figure zoomorfe è anche rappresentata da un
particolare leitmotif eseguito da uno specifico
sintetizzatore analogico. Nella seconda parte del
film assistiamo alla rappresentazione remota del
gioco trasmessa attraverso un filmato ottenuto legando una telecamera ad un gatto spedito poi a girare tra i giardini e i vicoli di Londra, dove possiamo sperimentare in piccola parte delle
decisioni, degli incontri e delle dispute territoriali
tipiche delle ronde notturne feline.
Il film e la performance culminano in una specie di
caos post bellico: una miscela di sollievo e fatalismo che rivela le macchinazioni dei sistemi dello
spettacolo e della sospensione dell’incredulità.
SC
GUY DE COINTET, Going to The Market, 1975, Performance al Tempo-
rary Contemporary MOCA, Los Angeles, 1985 / At Sunrise a Cry was
heard..., 1974, Performance al Biltmore Hotel, Los Angeles, 1976 Entrambe: performance di Mary Ann Duganne-Glicksman, © Estate of Guy
de Cointet / Courtesy Air de Paris. JIMMY RASKIN The Disciple's Premature Nostalgia reading / performance, Courtesy dell’artista. STEVEN
CLAYDON, Bestiary, 2009, Courtesy dell’artista. ERIK & HARALD
THYS, The Automobile, 2008, Berlin Biennial, Courtesy Galerie Isabella
Bortolozzi, Berlin
Da 15 anni l’artista Harald Thys, che vive e lavora
a Bruxelles, collabora liberamente con Jos de
Gruyter nella produzione di video, fotografie e installazioni misteriose che rappresentano scene assurde in cui le situazioni apparentemente normali
della vita quotidiana si trasformano in cupi
tableaux teatrali, in cui compaiono personaggi
immaginari in narrazioni bizzarre e sospese che
spesso scivolano nel grand-guignol, nel gotico e
nel grottesco. Fra evocazioni dell'avanguardia e
reminiscenze hollywoodiane, queste opere sono
anche piene di riferimenti storici e locali. Per Accecare l’ascolto, l’artista sviluppa l’aspetto
freudiano di questa pratica artistica in collaborazione col fratello Erik Thys, psichiatra, musicista, compositore e attore, con cui Harald ha
creato The Automobile, un progetto in corso sotto
forma di conferenza, del quale Torino ospiterà
una nuova versione su palcoscenico.
Questa conferenza, scritta da due fratelli ossessionati dalle macchine fin dall’infanzia, è un esercizio di psicoanalisi dell’automobile che inizia
con un’immagine della macchina del padre e
porta il pubblico in viaggio per l’Europa occidentale e orientale, l’Asia e gli Stati Uniti.
Gli artisti mostrano non solo l’effetto delle ideologie politiche sul design delle auto, ma anche
il modo in cui la mente dei designer e degli amministratori delegati delle industrie automobilistiche, le forze naturali, la guerra e la morte
incidono sull'identità spirituale delle auto. Alla
fine si analizza l’identità dell'auto come specie
autonoma e si esplora il suo impatto su persone
e cose che la circondano.
Incentrata su “la loro presenza, il loro potenziale,
i loro pensieri, la loro solitudine”, The Automobile è uno “sguardo movimentato sugli oggetti…
oggetti che sono lì, vengono guardati, usati in
modo giusto o sbagliato e completamente dimenticati in un armadio, ma che sono soprattutto testimoni silenziosi delle azioni bizzarre compiute
dagli esseri umani” piuttosto che un’analisi delle
icone contemporanee. “In questo modo, il centro
della conferenza sulle auto è che rifletto sullo
sguardo che ho su questi oggetti e cerco di creare
una trance in modo tradizionale”, dice l’artista.
Insieme alla conferenza, gli artisti presentano una
nuova pubblicazione basata su una collaborazione in corso con l’artista Richard Venlet: lo
sviluppo di un automausoleum nelle regioni interne della Sicilia, costituito da moduli di cemento sovrapposti ognuno dei quali contiene una
macchina. L’intera costruzione è enorme ed ampliabile, come un immenso cimitero di automobili o per ciò che ne resta.
YC
RADIO SICK
Territori di mezzo – Arte e Teatro a Torino negli anni ’60
TORINO
SPERIMENTALE
1959-1969
p. 12
ART-SEMBLE:
incontri tra arte e teatro nella
prima stagione dell’Arte Povera
Maria Teresa Roberto
Anteprima di una mostra
Giorgina Bertolino e Francesca Pola
Nella Torino artistica degli anni ’60 la parola
“sperimentale” funziona spesso per circoscrivere
una zona di contatto tra differenti ambiti disciplinari. Musica e arte, per esempio. Sperimentale
è un luogo di relazioni operative e teoriche talora
proficue, talora problematiche e destinate a esaurirsi. È la parola con cui si dichiara un’apertura
alle probabilità della ricerca, una variante sottintesa all’accezione più ampia di sperimentazione,
alla tensione verso il “nuovo”, al mito della
scienza. Sperimentale è il Laboratorio di Pinot
Gallizio, fondato ad Alba nel 1955 e attivo fino
al 1960 come estensione della Bauhaus Immaginista di Asger Jorn e poi dell’Internazionale Situazionista. È la sede di articolazione linguistica,
concreta e critica dei concetti di antibrevetto e di
pittura industriale, che aprono un’altra relazione
cruciale: quella tra libertà creativa e produzione
seriale. Sperimentale è uno dei termini intorno a
cui si aggregano i collettivi artistici attivi lungo
il decennio: il CIRA, il Gruppo Sperimentale
d’Arte di Torino, lo Studio di Informazione Estetica, il CRAS, i Corpi Plastici. Sperimentale è,
ancora, il Museo che Eugenio Battisti concepisce
a partire da un’inedita relazione tra istituzione e
didattica, un “seminario”, come lo definirà, da
condurre con continuità attraverso un gruppo di
opere che registrano le ricerche artistiche in atto,
donate alla Galleria Civica d’Arte Moderna torinese ed esposte qui nel 1967.
La prospettiva con cui stiamo conducendo la preparazione della mostra Torino sperimentale
1959-1969. Una Storia della Cronaca. Il sistema
delle arti come avanguardia - promossa dalla
Regione Piemonte, Direzione Cultura, Turismo
e Sport - Settore Promozione Attività Culturali,
in programma nel febbraio 2010 negli spazi della
sala Bolaffi a Torino - consiste innanzitutto nella
mappatura di quegli episodi e spazi “transfrontalieri” che segnano i rapporti interdisciplinari
dell’arte. “Territori di mezzo” (per riprendere
l’immagine attorno alla quale Andrea Bellini ha
condensato il progetto tematico sulla relazione
tra Arti visive e Teatro che accompagna Artissima 16), terreni porosi, di scambi intenzionalmente ricercati dagli artisti ma forse ancor più
consumati dai pubblici locali: dai frequentatori
dell’Unione Culturale (a metà degli anni ’60 il
nome fa da indice a una serie di “stagioni sperimentali”, con programmi a 360° su letteratura,
cinema, teatro, musica, riflessione politica), dagli
abbonati del Teatro Stabile (che intercettano, tra
gli spettacoli più tradizionali, alcune delle piéce
del Living Theatre o le “antologie-spettacolo”
del ciclo Proposte, con Giulio Paolini, Ugo Nespolo, Luciano Fabro, allestite nel 1967 nella
Sala delle Colonne del Teatro Gobetti), dai visitatori delle gallerie e dell’International Center of
Aesthetic Research di Michel Tapié (Celant, nel
1993, lo definirà un “laboratorio sperimentale”),
dagli habitué del Piper (un “pluriclub” che sin
dalla progettazione si propone come spazio iper
versatile) o del Deposito d’Arte Presente.
Rispetto a un decennio già oggetto di circostanziate analisi, ricostruzioni e testimonianze (citeremo qui, tra le numerose altre, le mostre della
Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino dedicata nel 1985 al suo Museo Sperimentale e
Un’avventura internazionale. Torino e le arti
1950-1970, al Castello di Rivoli nel 1993), l’intenzione è quella di documentare, attraverso una
mostra “consultabile” e strutturata come archivio-laboratorio, i meccanismi di funzionamento
di un’offerta culturale che fa da “avanguardia” a
quello che oggi chiamiamo “sistema”. Una ventina di opere di quel periodo funzioneranno da
punti cardinali nella ricognizione di una geografia di spazi, da sfogliare, alla lettera, attraverso
un corpus di documenti (cataloghi, fotografie,
film e audio) accessibile grazie a un sistema multimediale. Spazi di relazioni dense sino all’assiepazione, come nel caso della Mostra della Moda
Stile Costume che, durante Italia ’61, infrange le
modalità lineari della ricostruzione storica per offrire al visitatore una multiformità di opere e oggetti, di connessioni e sollecitazioni sul tema.
Uno dei suoi “fuochi” attivi è un teatro, il “Teatro
dei mille” che, sotto la volta di Palazzo Vela,
ospita quotidianamente spettacoli, sfilate, eventi.
Lo Zoo, Bella gente, 18 aprile 1969, con Beppe Bergamasco,
Claudia Fiorelli, Lionello Gennero, Dennis Kaufman, Nino
Peluffo, Maria Pioppi, Michelangelo Pistoletto, Dino Saudino,
Guido Scategni, Mike Wotell. Azione tenutasi durante l’apertura di Linee della giovane arte torinese, Salone delle mostre
dell’Istituto San Paolo, Torino. Foto pubblicata sul catalogo
della mostra.
La sua arena, fisicamente aperta alla visione di
una mostra che mescola passato, presente e futuro, cultura alta e popolare, può essere assunto
come simbolo realizzato della mobilitazione,
mentale e visiva, che si vuole per lo spettatore.
Il teatro è certamente uno degli ambiti più interessanti sotto l’aspetto della circolazione delle
idee, degli scambi e dell’incrocio dei pubblici
dell’arte. Lo è, in particolare, grazie alla presenza
del Living Theatre che, a Torino, con regolarità
dal 1961 al 1969, tocca nel vivo della scena gli
snodi di una riflessione sui ruoli e i modi dell’arte che eccede la pertinenza teatrale: arte e
vita, arte e politica, opera e pubblico, autorialità,
comunità. Per la prima volta in città con The
Connection di Jack Gelber (insieme agli attori,
c’è Cecil Payne, autore ed esecutore con altri cinque musicisti neri, dei brani jazz), al Carignano
il 16 giugno per il cartellone di Italia ’61, il Living è in “esilio” dagli Stati Uniti. In viaggio per
l’Europa, è nomade anche nei teatri torinesi, da
quelli “borghesi” a quelli underground: Carignano, Gobetti, Unione Culturale, Piper, Alfieri.
Con due prime nazionali (Antigone di Sofocle
nella rielaborazione di Brecht, nel marzo 1967 e
Paradise Now, nell’ottobre 1969) e con il repertorio pressoché completo (da The Brig di Kenneth Brown a Mysteries and Smaller Pieces, da
Les bonnes e The Maids di Genet a Frankenstein
di Shelley), il teatro “vivente” di Julian Beck e
Judith Malina, provoca un pubblico dapprima
“scarso, sconcertato, incuriosito”, poi quasi costretto a “reazioni difensive” e infine coinvolto,
attivo, “in rivolta”, come riferiscono le cronache.
L’intenzione, spiega Giorgio De Maria recensendo The Brig sull’ “Unità” il 17 marzo 1965, è
di “rompere le barriere che separano tradizionalmente il pubblico dalla scena e dagli attori”. Attraverso una parabola di riferimenti che va da
Pirandello ad Artaud, per mezzo di esercizi e tecniche di improvvisazione provate e alimentate in
seno alla vita comunitaria e attraverso il superamento della nozione di regia a favore di un teatro
collettivo, il Living giunge con Paradise Now
(interrotto all’Alfieri dall’intervento della polizia) al pronunciamento di un invito che avrà a
Torino una sua autonoma continuità. Il teatro è
nella strada: lo Zoo in strada è sceso nel 1968 e,
d’altro canto, nel 1969, su un muro del quartiere
Le Vallette, la scritta “L’assemblea degli abitanti
del quartiere sarà il teatro del quartiere” segnerà
la nascita del nome Assemblea Teatro, un collettivo già attivo da due anni negli spazi fisici e sociali della città.
La scena artistica italiana è stata attraversata, tra il
1967 e il 1968, da una idea di inammissibilità: del
teatro in quanto finzione scenica, della ricerca artistica in quanto disciplina formale.
L’accostamento dei due campi d’azione non è casuale, dal momento che il principale vettore di innovazione e sperimentazione fu, a quel tempo, il
rifiuto e l’annullamento delle barriere disciplinari.
Tra Torino e Roma, lungo lo stesso asse di relazioni
e rapporti attraverso cui si configurò il nucleo germinale dell’Arte Povera, una nuova attitudine performativa investiva e trasformava il codificato
rituale espositivo delle mostre personali e collettive, in un processo culminato a Roma, nel maggio
del ’68, nelle venti serate del Teatro delle mostre,
organizzate alla Tartaruga da Plinio De Martiis.
Ma già nel giugno dell’anno precedente, all’Attico,
Calvesi e Boatto avevano scelto, come sottotitolo di
una collettiva che riuniva Ceroli, Gilardi, Kounellis, Pascali, Pistoletto e Schifano, una equazione
programmatica, Lo spazio dello Spettacolo. Lo spazio degli Elementi.
Nella stessa galleria romana Pistoletto inaugurò, nel febbraio del ’68, una personale che Argan accompagnò con
una precisa notazione di metodo: “La mostra è il genere
artistico che realizza la convergenza di arte e spettacolo”. L’artista torinese si limitò per l’occasione a
esporre alcuni quadri specchianti e ad affittare scenari e
costumi cinematografici, che durante l’inaugurazione
furono indossati dai visitatori, nello spazio della galleria
trasformato in un backstage di Cinecittà.
Quella mostra appare, retrospettivamente, come il
prologo dello Zoo. Cerimonie collettive, teatro di
strada, giochi rituali, cortei, happening, traslazioni
letterarie e, infine, il teatro: per due anni e mezzo lo
Zoo, nucleo di artisti provenienti da esperienze diverse, sperimentò pratiche di collaborazione creativa, contro la divisione del lavoro, le barriere
sociali, lo specialismo, le istituzioni.
Ad Amalfi nell’estate del ’68 lo Zoo prese parte a
Arte povera + azioni povere, la mostra organizzata
da Marcello Rumma in cui Celant pose in primo
piano il tema del rapporto tra arte e vita, dando spazio
a quella vocazione performativa che qualche mese
prima lo aveva portato a scegliere un riferimento al
Teatro Povero di Jerzy Grotowsky per definire e identificare la nuova situazione artistica italiana.
Lo Zoo concluse la sua attività nel 1970 con l’Uomo
nero, un nucleo di progetti variamente classificabili
– ricerca di una forma di scrittura scenica partecipativa, tentativo di vita comunitaria, eventi ospitati in
spazi deputati all’arte, e un libro di Michelangelo
Pistoletto che fin dal sottotitolo, Il lato insopportabile, annunciava la fine di quell’esperienza.
Ma intanto, tra ’68 e ’69, anche Jannis Kounellis e
Giulio Paolini inauguravano la loro esplorazionedecostruzione dello spazio scenico.
Nella stagione ’68-’69 lo Stabile di Torino accettò la
proposta di Carlo Quartucci di produrre I testimoni,
un collage di testi di Tadeusz Rozewicz. Interessato
fin dagli esordi a saggiare i nessi tra la cultura visiva
contemporanea, da Rauschenberg a Dine, e il teatro,
Quartucci invitò Kounellis a realizzare i materiali
di scena per I Testimoni, e l’artista portò sul palco la
lana, i sacchi, i carrelli metallici, la terra, il carbone
che erano gli elementi ricorrenti delle sue installazioni. Si trattava di oggetti mobili, spostati dagli attori attraverso la scena, ma si trattava in primo luogo
di rivelatori di energia, o al contrario di meccanismi
di innesco di dispositivi entropici. Sullo sfondo, una
grande uccelliera con gabbie popolate da uccelli di
specie diverse costituiva una parete costantemente
animata di energia vivente.
Quando nel 1969 Paolini realizzò le scene per il
Bruto II di Alfieri, sempre per lo Stabile di Torino,
il suo intento era quello di rompere l’illusionismo
prospettico, elaborando uno spazio scenico di piani
paralleli, costruito da bianche cornici concentriche.
Il processo di riduzione concettuale del Disegno
geometrico del 1960 veniva così dilatato a scala ambientale. Per Paolini, scena e uditorio sono da allora
parti indissolubili, unite dal gioco di traiettorie geometriche in cui si sostanzia il reciproco sguardo.
La collaborazione di Quartucci e Carla Tatò con
Kounellis e con Paolini non si è da allora mai interrotta, e Teatr’Arteria è, a Roma, l’edificio scenico
in cui la memoria costantemente rielaborata di quarant’anni di esperienze continua a generare nuovi
spazi drammaturgici.
Lo Zoo, locandina per “Il tè di Alice”, Galerie Senatore,
Stoccarda, 23 maggio 1969.
RADIO SICK
Artissima Cinema
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Black Curtains. Arte, teatro e cinema
Artissima Cinema porta il progetto Accecare l’ascolto
anche all’interno della Fiera. Black Curtains propone
un programma di proiezioni di tre giorni che esplora
un’ampia gamma di pratiche audiovisive che vanno dalla
nascita del cinema fino a oggi e gettano nuova luce sulle
numerose e feconde relazioni tra arte, teatro e cinema.
Si tratta di una serie di ventiquattro selezioni concepite
appositamente da curatori d’arte internazionali che
comprendono più di quaranta opere e documentari,
video e archivi audiovisivi. Le proiezioni, della durata
di un’ora circa, sono accompagnate dai commenti dei
curatori, conferenze e conversazioni con gli artisti.
Il progetto abbraccia tre diversi approcci: esplorazioni
storiche con, ad esempio, tre nuovi film documentari
in anteprima; opere contemporanee alla presenza, ove
possibile, degli artisti; una particolare attenzione per
la storia di Performa, New York, con un ricco programma
di video curati da RoseLee Goldberg, direttrice di
Performa e storica della performance.
VENERDÌ, 6 NOVEMBRE 2009
Scena d’esposizione
Letture di Richard Hamilton e Dieter Roth
Selezione di Yann Chateigné Tytelman
Opera audio degli artisti e amici Richard Hamilton e Dieter Roth, registrata
presso la Haags Gemeentemuseum de L’Aia, e prima rappresentazione del
loro lavoro, Die Grosse Bockwurst, con Kevin Atherton, Margaret Henry,
Mark Boyle, Joan HilIs, Susan Boyd-Bowman, Mary Kelly, Ian Breakwell,
Ron Kitaj, Maria Broodthaers, Robert Medley, David Brown, Bruce
McLean, Marvin Brown, Jane Morant, Marc Chaimowiz, Sandy Nairne,
Michael Craig Martin, Ruth Piercy, Rita Donagh, Barbara Reise, William
Furlong, Martin Rewcastle, Gilbert & George, Norman Rosenthal, Peter
Green, Dieter Roth, Nigel Greenwood, Nick Serota, Richard Hamilton,
Duncan Smith, Jonathan Williams.
I. Il presente
A cura di Bernard Blistène, Béatrice Gross, Raffaella Cortese,
Minhea Mircan, Agustin Pérez Rubio e Aurélie Voltz
Artissima Cinema – Sala Azzurra, Padiglione 3,
Lingotto 6 – 8 Novembre ore 12.30 / 20.00
Black Leotard Front
Selezione di Aurélie Voltz.
A seguire discussione con Daniel Schmidt
Fondato nel 2000, il Black Leotard Front è costituito da quattro artisti:
Delia R. Gonzalez, Gavin R. Russom, Christian Holstad e Daniel Schmidt.
Il gruppo crea opere di danza e sulla danza usando scultura, fotografia,
video e musica. Ex membri di Fancypantz, gruppo di Art Dance, il Black
Leotard Front esplora la frontiera più contemporanea dell’interazione tra
movimento e arte. Dopo un lungo periodo di performance private, il
gruppo è apparso in pubblico nel 2002 a New York presso Gavin Brown,
participant inc. e Peacock Hill.
Aurélie Voltz è curatrice indipendente, Berlino.
Coordinamento:
Yann Chateigné Tytelman, responsabile dei progetti
del CAPC, Museum of Contemporary Art di Bordeaux
RoseLee Goldberg, direttrice di Performa, New York.
PROGRAMMA
VENERDÌ 6 NOVEMBRE 2009
Scena d’esposizione
12.30 – Letture di Richard Hamilton e Dieter Roth
Il presente
13.00 – Dora García
14.30 – Heimo Zobernig
15.30 – Misurare lo schermo
(Szabolcs Kisspál, Mircea Cantor, Guido van der Werve)
16.30 – Black Leotard Front
17.30 – Joan Jonas
18.00 – Christine Rebet e Marcelline Delbecq
19.00 – Burn Out & Ghost Riders
SABATO 7 NOVEMBRE 2009
Esplorazioni storiche
12.30 – Richard Foreman
13.15 – Hocus Pocus: Magic in My Mind
(Fritz Lang, Georges Méliès, Christopher Nolan)
14.00 – Bruce Conner: Film
15.30 – Raccontami ancora… di Guy de Cointet
16.30 – Cedric Price
17.30 – Lunari (50 anni di attività della Galleria l’Attico)
18.45 – La classe morta di Tadeusz Kantor
Dora García
Selezione di Agustin Pérez Rubio
A seguire, discussione con Dora García
Zimmer, Gespräche, 2006, 28 min
Just because... Lenny Bruce in Sydney, 2008, 60 min
Where do the characters go when the story is over?
Parte prima & parte seconda, due film, 14 min. l’uno
Dora García (1965, Valladolid, vive e lavora a Bruxelles), fin dall’inizio
degli anni ’90 crea situazioni che modificano la tradizionale relazione tra
artista, opera e spettatore. Usando video, scrittura e performance, l’artista
si vede come una regista: immagina scenari e fornisce regole specifiche
che determinano il comportamento dei suoi protagonisti (attori e spettatori), non per imporre uno scenario, ma per adattarsi alle reazioni dell’altro.
Agustin Pérez Rubio è direttore del MUSAC, Museo de Arte Contemporaneo Castilla y Leon.
Heimo Zobernig
Selezione e presentazione di Bernard Blistène
Nr.18, 2000, 13 min
Operatrice di macchina: Alexandra Wolff
Montaggio: Bernhard Riff
A partire dagli anni ’80, l’artista austriaco Heimo Zobernig (1958) ha sviluppato un singolare corpo di opere che abbraccia i concetti di modernità
e standardizzazione, ordine e politica del corpo, pittura e spettacolo... A
seconda del contesto che esplora, l’artista usa una gamma molto ampia di
medium estendendo la sua penetrante critica nei confronti dell’esibizione
alla sfera collettiva e pubblica. La sua opera estremamente (non)teatrale include scultura, pittura, installazioni, architettura, video e grafica...
Bernard Blistène è responsabile del Dipartimento dello Sviluppo Culturale
del Centre Pompidou e direttore artistico del nuovo festival del Centre
Pompidou, Parigi.
Joan Jonas
Selezione di Raffaella Cortese
Wolf Lights, 2004, 2,49 min
Mirror Improvisation, 2004, 6,35 min
Begin Again, 2006, circa 10 min
Melancholia, 2004/2005, circa 5 min
Joan Jonas (1936, New York) è una personalità di grande rilievo che lavora
con diversi media tra cui performance art, video art, scultura, cinema, fotografia e pittura. Ha studiato scultura e storia dell’arte presso la Columbia
University e il Mount Holyoke College, oltre ad aver studiato danza con
Trisha Brown presso la scuola del Boston Museum. I filmati di Jonas attingono all’essenziale connessione tra performing art e monitor, come
media temporizzati particolarmente adatti a materializzare la psiche dell’artista. Esplorando la dislocazione dello spazio fisico e gli archetipi femminili mitici, l’opera di Jonas occupa una posizione di rilievo nello
sviluppo dei primi video femministi e formalisti.
Raffaella Cortese è direttrice della galleria Raffaella Cortese, Milano.
DOMENICA 8 NOVEMBRE 2009
Memorie registrate: cinema, teatro e performance art
Il meglio di Performa 05 e 07
12.30 – L’opera di Jesper Just
13.15 – Screen Play di Christian Marclay
13.45 – Daria Martin
14.30 – RoS Indexical di Yvonne Rainer
15.15 – The Revival di Adam Pendleton
16.30 – Tetti, rock club e road bomb
(Christian Jankowski, Japanther, Nathalie Djurberg) –
17.15 – The Music of Regret di Laurie Simmons
18.00 – Coreografia concettuale
(Markus Schinwald, Francis Alÿs, Jérôme Bel)
E infine
19.00 – The Collected Live Recordings of Bob Dylan 1963-1995
di Mungo Thomson
DORA GARCÌA Zimmer, Gespräche (“Rooms, Conversations”), 2006, video.MIRCEA CANTOR,
Tracking Happiness, 2009, © Mircea Cantor, Courtesy dell’artista; Yvon Lambert, Paris and Dvir
Gallery Tel Aviv. BLACK LEOTARD FRONT, Two For the Road, Eurotard Live Tour ’ 04, Public
>, Parigi, Gennaio 2004, Photo: Daniel Schmidt. JOAN JONAS My New Theater VI – Good Night
Good Morning ‘06, 2006. MARCELLINE DELBECQ, In Camera (The picture holds. The action and
the sound stop), 2006/2007, (dettaglio). BRUCE CONNER, A Movie, 1958. DENISE DOMERGUE
AND JANE ZINGALE, Tell Me, STUK, Leuven, Belgio, © marie de brugerolle. CEDRIC PRICE.
POSTER PER L’ATTICO, 1976. ADAM PENDLETON AND RENEE NEUFVILLE The Revival, 2007.
Photo: Paula Court. Courtesy Performa. FRANCIS ALŸS, Rehearsal II, 2005, Photo: Paula Court.
MUNGO THOMSON, The Collected Live Recordings of Bob Dylan, 1963-1995.
Misurare lo schermo
(Szabolcs Kisspál, Mircea Cantor, Guido van der Werve)
Selezione di Minhea Mircan
Szabolcs Kisspál, Edging, 2003, 3 min
Mircea Cantor, Tracking Happiness, 2009, 11 min
Guido van der Werve, Nummer Twaalf, 2009, 40 min
Si potrebbe pensare che Wittgenstein e Greenberg abbiano collaborato
all’esperimento di Szabolcs Kisspál in cui le immagini di innumerevoli
uccelli sono state montate in un’unica presenza archetipica che abita e
definisce le coordinate fisiche e filosofiche dello schermo cinematografico.
La processione coreografata del gesto verso l’oblio di Mircea Cantor suggerisce una sorta di “centro della storia”, quel locus evocato nell’osservazione di Nabokov secondo cui il futuro potrebbe essere “ciò che è obsoleto
al contrario”. Nummer Twaalf di Van der Werve è un sistema di misurazione complesso che traccia corrispondenze tra gli scacchi, una partitura
musicale priva d’intensità, la vastità del paesaggio e il numero delle stelle
– il film è definito dalle figure della nostra incapacità di contare e calcolare.
Mihnea Mircan è curatore d’arte indipendente, Bucarest.
Christine Rebet e Marcelline Delbecq
Selezione e presentazione di Béatrice Gross
L’opera di Marcelline Delbecq rivela il potenziale cinematico della scrittura:
una misteriosa voce fuori campo narra misteriose sequenze di realtà e
finzione che si intrecciano. I suoi “film invisibili” proiettano parole nella
visione mentale, chiamando in causa l’atto della percezione ottica. Nei suoi
tormentati disegni animati, ambientati all’inizio del XX secolo, Christine
Rebet mette in scena un cast di strani personaggi (performer di Coney Island,
scialbi aristocratici, sorelle gemelle disorientate) ripercorrendo il trauma
dei fallimenti personali e dei disastri storici.
Béatrice Gross è curatrice e critica indipendente, New York.
Burnout & Ghost Riders
Selezione di Marc-Olivier Wahler
Una selezione di video incentrata sulle performance nel motociclismo che
mescola opere di vari artisti, film e video amatoriali. Con Lori Hersberger,
Aaron Young, Sylvie Fleury, Euan McDonald, Ghost Rider, Valentino Rossi
e Jorge Lorenzo, Claude Lelouche, Christian Marclay e Sergio Corbucci...
Marc-Olivier Wahler è direttore del Palais de Tokyo, Parigi.
RADIO SICK
Artissima Cinema
RoS Indexical di Yvonne Rainer
Babette Mangolte, Yvonne Rainer’s RoS Indexical, 2007, 42 min
Per Performa 07, Yvonne Rainer, innovativa e postmoderna coreografa, si
è rifatta alla controversa prima del “Sagra della primavera” che scioccò il
pubblico di Parigi nel 1913 con il suo vocabolario corporeo “primitivo” e
la sua musica dissonante, per realizzare un’opera radicale di sua creazione.
La performance che ne è conseguita, RoS Indexical, è stata documentata
in questo filmato da Babette Mangoste, famosa fotografa di performance
e cineasta.
SABATO 7 NOVEMBRE 2009
II. Esplorazioni storiche
A cura di Marie de Brugerolle, Massimo De Carlo, Jens Hoffmann, Armin Linke,
Alexandra Midal, Heike Munder, Hans-Ulrich Obrist, Francesco Stocchi.
L’Ontological-Hysteric Theater di Richard Foreman:
una retrospettiva di più di 35 anni di attività
Selezione di Massimo De Carlo
35+ Year Retrospective Compilation, USA, 2009, 1h 25min. Prodotto da
Jay Sanders, montaggio di Alex Hubbard e Jay Sanders, sound editing di
Jim’O’Rourke, commento audio di Richard Foreman in conversazione con
Ken Jordan, pubblicato da Tzadik, 2009.
Richard Foreman (1937, New York) è direttore artistico dell’Ontological
Hysteric Theater, teatro non-profit da lui fondato nel 1968 e tuttora attivo.
Ha scritto, diretto e ideato più di 50 commedie, oltre ad aver messo in scena
molti classici e opere liriche in tutto il mondo. In questa compilation viene
presentata un’ampia selezione di scene estrapolate dall’intera storia del suo
teatro. Composta da Jay Sanders, è la prima documentazione video disponibile della storia dell’Ontological Hysteric Theater.
Massimo De Carlo è direttore della Galleria Massimo De Carlo, Milano.
Hocus Pocus: Magic in My Mind
Conferenza di Alexandra Midal. Con sequenze di film di: Fritz Lang,
Georges Méliès, Christopher Nolan.
La conferenza esplora le trasformazioni critiche nella relazione all’interno
dello spazio domestico, sia esso fisico o mentale, attraverso la prospettiva della magia. Le analisi delle sequenze filmiche sono adoperate come
una cornice per registrare gli spostamenti del setting di configurazione,
dall’ultimo appartamento di Carlo Mollino a Torino fino alla Le prieuré,
l’ultima casa di Robert-Houdin, dai primi film di Georges Méliès
ai video artistici contemporanei e alle loro circonvoluzioni.
Alexandra Midal è teorica del design, Parigi.
Cedric Price: un’intervista filmata con Hans-Ulrich Obrist
Riprese e montaggio di Armin Linke e ZKM e degli studenti dell’HFG
di Karlsruhe.
Conferenza introduttiva di Hans-Ulrich Obrist con la partecipazione di
Armin Linke e degli studenti.
Il video è tratto da una discussione durata venti ore tra Hans-Ulrich Obrist
e il leggendario architetto britannico Cedric Price (1934-2003) e filmata
dall’artista Armin Linke. In questo video di 45 minuti, Price parla di The
Fun Palace, opera da lui progettata alla fine degli anni ’60, ma mai realizzata, che può essere definito un modello per un’istituzione culturale transdisciplinare per il XXI secolo e di The Potteries Thinkbelt, modello per
una scuola, ovvero una sorta di unità educativa mobile per il XXI secolo.
Hans-Ulrich Obrist è direttore dei progetti internazionali della Serpentine
Gallery di Londra. Armin Linke è artista e docente a Karlsruhe.
Lunari (50 anni di attività della Galleria l’Attico)
Selezione di Francesco Stocchi
Conversazione di Francesco Stocchi e Fabio Sargentini
Video, regia di Paolo Grassini, 55 min, 2008.
L’Attico si avvicina più a una piattaforma artistica che a una semplice galleria, poiché tra le sue attività vi sono performance, pezzi interattivi, danza
e teatro. Fin dalla fine degli anni ’60 Fabio Sargentini ha organizzato all’interno di questo suo spazio eventi eterogenei, dissolvendo la sottile linea che
separa la danza dalle performance e dal teatro. Nel ’68 venne allestita Musica elettronica viva zuppa, serate di musica elettronica in cui Michelangelo
Pistoletto e Simone Forti sperimentavano l’interazione con i musicisti orchestrati da Frederick Zewski. Nello stesso anno la galleria fu trasformata
per un periodo in una palestra di “ginnastica mentale” dove si esibirono artisti quali Deborah Hay, Trisha Brown, Barbara Teitelbaum, Steve Paxton,
Yvonne Rainer, Steve Reich, Philip Glass, Joan Jonas, Robert Whitman…
Francesco Stocchi è curatore d’arte indipendente, Roma.
Bruce Conner: Film
Selezione e presentazione di Jens Hoffmann
Durata: 79 min
A Movie (1958), 12 min
Cosmic Ray (1961), 4 min
Ten Second Film (1965), 10 sec
Breakaway (1966), 5 min
Crossroads (1976), 36 min
Valse Triste (1979), 5 min
Mongoloid (1978), 3,5 min
America Is Waiting (1982), 3,5 4min
Easter Morning (2008), 10 min
Bruce Conner (1937, McPerson, Kansas – 2008, San Francisco) ha collaborato
con gli artisti beat e il rinascimento della poesia e dell’arte visiva in atto a
San Francisco nel corso degli anni ’50 e in un primo momento è divenuto
famoso per i suoi assemblaggi di objet trouvé. Il suo primo film, A Movie
(1958), è costituito da centinaia di spezzoni preesistenti, tecnica cinematografica fino ad allora completamente sconosciuta. Con il loro stile frammentario, i film di Conner seguono chiaramente le orme dei suoi
assemblaggi e spesso ruotano attorno ai temi della sessualità e della violenza, temi chiavi per capire lo spirito americano.
Jens Hoffmann è direttore del CCA Wattis, San Francisco.
Raccontami ancora… di Guy de Cointet
Ritratto dell’artista realizzato da artisti
Sequenze di un film di Marie de Brugerolle,1h, in corso d’opera.
Presentazione dell’autore.
Produzione: Entre2Prises, Parigi. Montaggio: Anne Lacour.
Ritratto dell’artista realizzato da artisti, ovvero un film mosaico, che testimonia
l’influenza di Guy de Cointet sulla scena californiana degli anni ’70. Si vedono
i suoi spettacoli (The Bride Groom, Tell Me, Ethiopia, At Sunrise A Cry Was
Heard...), i suoi oggetti, si sente lo stesso Guy de Cointet e si scopre la sua
opera attraverso varie testimonianze di persone quali Michel Auder, Jane
Zingale, Denise Domergue, Bob Wilhite, Helen Berlant, Larry Bell, Jeffrey
Perkins, Mike Kelley, Paul McCarthy, Bill Leavitt, Gus Foster, Julien Bismuth...
A poco a poco, viene a tratteggiarsi il ritratto di Guy de Cointet, figura segreta
e ironica che da qualcuno è stato definito “Il Duchamp di Los Angeles”.
Marie de Brugerolle è autrice, insegnante e curatrice d’arte, Lione.
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La classe morta di Tadeusz Kantor
Umarla Klasa (La classe morta), regista: Andrzej Wajda
autore: Tadeusz Kantor, 1977, 1h 12 min
Selezione di Heike Munder
Il film di Andrzej Wajda prende il nome dalla produzione realizzata nel
1976 presso la galleria Krzysztofory dove aveva avuto luogo anche la
prima de La classe morta (1975), l’opera teatrale più famosa di Kantor
lontanamente ispirata a Tumore cervicale (1920) di Witkacy. La classe
morta non si basa su un’azione concreta, ma è generata più da atti rituali,
da una dinamica di movimento e immobilità strutturata attorno alla continua ripetizione di Valse François, motivo musicale di Zygmunt Krasiński.
La produzione può essere letta come una miscela di teatro, happening con
riferimenti biografici e installazione scultorea.
Heike Munder è direttore del Migros Museum Für Gegenwartskunst, Zurigo.
DOMENICA 8 NOVEMBRE 2009
III. Memorie registrate: cinema, teatro e performance art
Il meglio di Performa 05 e 07 a cura di RoseLee Goldberg
The Revival di Adam Pendleton
The Revival, 2007, 66 min
In The Revival, opera commissionata da Performa 07, l’artista Adam
Pendleton ha fuso la tradizione e l’energia del risveglio religioso tipico degli
stati meridionali degli Usa con pratiche di scrittura sperimentali. Questo
video documenta l’elettrizzante spettacolo che ne è conseguito con la partecipazione di una comunità di cantanti, ballerini, artisti e poeti in uno spazio del tutto nuovo creato da Pendleton: il linguaggio come teatro visivo.
Tetti, rock club e road bomb
Christian Jankowski, Rooftop Routine, 2007, 5 min
Japanther, Japanther in (3D), 2007, 28 min
Nathalie Djurberg, Untitled (Working Title Kids & Dogs), 2007, 33 min
In questa selezione mista vengono presentate tre commissioni realizzate per
Performa 07, ciascuna delle quali è stata trasformata in un vero e proprio formato per la presentazione cinematografica: il primo si basa su una performance
(il bizzarro Rooftop Routine di Jankowski), il secondo è la documentazione di
una performance (Japanther in (3D) del gruppo art-rock Japanther), mentre il
terzo è stato utilizzato come sfondo per una performance (Untitled Working
Title Kids & Dogs) di Djurberg, un claymation intriso di humour nero.
The Music of Regret di Laurie Simmons
The Music of Regret, 2006, 40 min
Co-commissionata e co-prodotta da Performa e Jeanne Greenberg Royatyn
del Salon 94 per Performa 05, l’opera di debutto di Laurie Simmons come
regista, The Music of Regret, è un mini-musical che esamina in tre racconti
colmi di delusione e rimorso le quotidiane sfide della vita. Unendo cinema,
teatro musicale, burattini e danza, il filmato presenta i protagonisti che ricorrono abitualmente nell’opera della Simmons, oggetti ambulanti, manichini ventriloqui e burattini vintage inclusi, e conta sulla partecipazione
straordinaria dell’attrice Meryl Streep.
Coreografia concettuale
Selezione di RoseLee Goldberg
Markus Schinwald, Ten in Love, 2006, 4 min
Francis Alÿs, Rehearsal II, 2005, 15 min
Jérôme Bel, Veronique Doisneau, 2004, 32 min
Le opere di Markus Schinwald e Jérôme Bel sono state presentate all’interno
della serie Dance After Choreography di Performa 07, mentre Rehearsal di
Francis Alys è stato commissionato per Performa 05. In Ten in Love di Schinwald, misteriosi personaggi e inattesi dispositivi occupano un ambiente tutto
bianco; in Rehearsal II di Alys uno striptease di due ore accompagnato da musica classica verifica le aspettative del pubblico, mentre in Veronique Doisneau
di Bel una danzatrice appare da sola sul palco dell’Opera di Parigi e narra la
storia della sua vita in quello che sarà l’ultimo spettacolo della sua carriera.
L’opera di Jesper Just
No Man is an Island, 2002, 4 min
Bliss and Heaven, 2004, 8 min
True Love is Yet to Come, 2005, 22 min
Incaricato da Performa di creare la sua prima opera per la biennale 05,
l’artista danese Jesper Just ha utilizzato una tecnologia tridimensionale
d’avanguardia per True Love is Yet to Come, un’opera che esplora il tema
dell’amore attraverso un intrigante cast tutto al maschile la cui nudità emotiva è sottolineata da una sensibilità da noir. Con un solo attore dal vivo che
recita in mezzo a performer e set proiettati, la sorprendente performance di
Just ha fissato nuove possibilità di presentare immagini live e registrate
nello stesso spazio. Il programma presenta la documentazione di True Love
assieme ad altri cortometraggi e video di Just.
Screen Play di Christian Marclay
Screen Play, 2005, 30 min
In questa performance live, commissionata e prodotta da Performa e Eyebeam per Performa 05, tre gruppi diversi e contigui di musicisti leggono
il collage filmico di Marclay come colonna sonora della loro performance.
Daria Martin
In the Palace, 2000, 7 min
Loneliness and the Modern Pentathlon, 2004-2005, 18 min
Harpstrings & Lava, 2007, 13 min
Harpstrings & Lava, commissionata a Daria Martin per Performa 07, amplia
l’opera della Martin, costituita da film eleganti e con colori vividi, che
presentano il corpo umano come un contenitore altamente meccanizzato
e astratto per emozioni intense.
E infine
The Collected Live Recordings of Bob Dylan 1963-1995
di Mungo Thomson
Selezione di Adam Carr
The Collected Live Recordings of Bob Dylan 1963-1995 (1999) è un’opera
audio di Mungo Thomson, artista che vive tra Berlino e Los Angeles, interamente costituita dagli applausi del pubblico registrati sugli album live
di Bob Dylan. Sia la voce che le canzoni di Bob Dylan sono stati eliminati,
tranne quando l’artista parla dell’accoglienza delle sue canzoni e performance (…) il suono della parabola della venerazione e delle attese del pubblico, che cambia di carattere nel corso del tempo e assomiglia a onde e
pioggia, produce sia un ritratto dell’artista in negativo, nell’arco di diversi
decenni, che della ricezione stessa della sua opera.
Adam Carr è curatore d’arte indipendente, Londra.
RADIO SICK
Artissima Fumetto
Laisse faire
Sono nata nel 1981 in Canada, in una cittadina
vicino a Québec City. Mi sono presto appassionata alla scrittura e al disegno, e mi piacevano
molto i fumetti. I miei preferiti erano Tintin, un
classico, e Mafalda, che parlava della vita di
una bambina argentina, dalle forti connotazioni politiche.
Già da bambina ho capito che da grande avrei voluto disegnare fumetti, e ho dedicato moltissimo
tempo a questa attività fin dall’età di quindici
anni. Nei miei disegni cerco di aprirmi, di far conoscere le mie opinioni. Trovo che il disegno sia
un modo fantastico di esprimersi. Il mio unico desiderio è quello di comunicare per mezzo dei particolari. Ho intitolato la mostra “Laisse Faire”,
perché è un titolo che rende bene l’idea del mio
lavoro degli ultimi due anni. Un franco-canadese
come me direbbe “Laisse faire” per esprimere una
certa impazienza nei riguardi di qualcuno che
cerca di dargli una mano: è un’espressione perfetta per chi non lavora bene insieme agli altri.
Tendo a occuparmi in prima persona della gran
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Per la prima volta in Italia Geneviève Castrée,
artista canadese, cantante e performer
parte delle cose, pensando che nessun altro capisca come vanno fatte. Il che non è vero. È un
mio difetto, e un difetto di molti miei personaggi.
Molte delle persone che compaiono nei miei
lavori hanno un’espressione frustrata. Sembrano
diffidenti e amareggiati per qualcosa.
Ad Artissima esporrò disegni realizzati nel 2008
e nel 2009. Si tratta soprattutto di fumetti su
una scontrosa streghetta di nome“Ou”e sulle sue
difficoltà di rapporto con il mondo, e di tre storie
autobiografiche sulla mia esperienza di bambina
e adolescente che cresce nel Québec. Ci saranno
anche dei manifesti per i servizi pubblici e alcuni
lavori che raccontano storie a sé.
Credo nel fatto di realizzare storie che contengano dei messaggi, e nel far sì che chi guarda si
ponga delle domande. Inoltre suono canzoni che
sono versioni audio dei miei disegni, per quanto
questo possa sembrare strano.
Geneviève Castrée
Per la terza edizione di Artissima Fumetto,
Geneviève Castrée presenterà una selezione dei
suoi lavori più significativi, acquarelli, tavole,
disegni e si esibirà in una performance musicale
live per la serata inaugurale della mostra, in
un’anteprima ideale al programma culturale di
Artissima 16 che quest’anno è dedicato proprio
al rapporto tra Arti visive e Teatro: performance,
azione, instant theatre.
Geneviève attualmente vive e lavora nello stato
di Washington (USA). Dopo aver collaborato
con molte fanzines i suoi primi lavori sono apparsi su l’Oie de Cravan, un giornale di poesie.
Fino ad oggi ha pubblicato quattro libri: “Lait
Frappé”, “Roulathèque Roulathèque Nicolore”,
“Pamplemoussi” e “Die Fabrik” (edito in
Germania da Reprodukt). Nel 2006 alcuni suoi
lavori sono stati presentati nella mostra Telling
Tales: Contemporary Women Cartoonists, curata
da Dan Nadel nella sua galleria. Nel 2008 ha
avuto la sua prima personale a New York, alla
galleria Adan Baumgold, dove ha esposto i disegni
realizzati per Tout Seul dans la Forêt en Plein Jour.
Avez vous peur? 2007, un libro sulle guerre, i conflitti e i lati oscuri della vita moderna. Geneviève
è anche cantante e performer con il nome di
Woelv e in questa veste ha girato tutto il mondo;
inoltre ha pubblicato due dischi in vinile insieme
ai libri “Pamplemoussi” e “Tout Seul dans la
Forêt en Plein Jour”. Castrée ha collaborato a
diverse riviste e partecipato a mostre in Canada,
Stati Uniti, Giappone, Francia, Inghilterra, Slovenia
e nei paesi scandinavi.
Laisse Faire
Geneviève Castrée
Palazzo Birago
Via Carlo Alberto 16
4 – 15 Novembre 2009
Vernissage 3 Novembre
In collaborazione con
Camera di commercio di Torino
GENEVIÈVE CASTRÉE, Don’t stand in the door, 2009, 36x22.5 cm; Dans ma famille, on marche, 2009, 14x18 cm
ARTISSIMA 16
Internazionale d’Arte
Contemporanea a Torino
6 – 8 novembre 2009
Lingotto Fiere
www.artissima.it
[email protected]
Fondazione Torino Musei
Ufficio Stampa
RADIO SICK
Regione Piemonte
Provincia di Torino
Città di Torino
adicorbetta
[email protected]
Tel. +39 02 89053149
Electric Repair Entreprise
n.2 /2009
Camera di commercio di Torino
Compagnia di San Paolo
Fondazione per l’Arte Moderna e
Contemporanea CRT
Fondazione Torino Musei
[email protected]
Tel. +39 011 4429523
Direttore responsabile
Andrea Bellini
Main Sponsor
UniCredit Group
UniCredit Private Banking
Partners
Grey Goose
illycaffè
Nationale Suisse
NOVA Investimenti Immobiliari
Theatre Project Partner
Depart Foundation
In Kind Partners
adele-c
Fiat Group
Galliano Habitat-Museo del Design
Redazione
Harula Peirolo
Nicoletta Esposito
Aurélie Voltz
Assistente di Redazione
Gloria Bartoli
Hanno collaborato a questo numero
Defne Ayas
Giorgina Bertolino
Andrea Busto
Adam Carr
Geneviève Castrée
Yann Chateigné Tytelman
Luigi Coppola
Steven Claydon
Flavia Mastrella e Antonio Rezza
Simone Menegoi
Francesca Pola
Davide Quadrio
Sergio Ricciardone
Caterina Riva
Maria Teresa Roberto
Jimena Acosta Romero
Guillaume Sorge
Francesco Stocchi
Traduzioni
Virginie Paumier
Simon Turner
Valeria Caredda
Sacha Lomnitz
Laura Melosi
Patrick Craigh
Graphic design
Chiara Figone
Stampa
Cast srl – Moncalieri
Artissima srl
Via Bertola 34 – 10122 Torino
Tel. + 39 011 19744106
Fax + 39 011 19746106
[email protected]
www.artissima.it
Registrazione Tribunale di Torino
n. 32 del 15/4/2008
RADIO SICK
p. 17
In città
Artissima Volume, la sezione
della Fiera interamente dedicata
alla musica proporrà, nell’ambito
del progetto “Accecare l’ascolto”,
un grande concerto al Teatro
Carignano, in collaborazione con
Prospettiva 09 / Teatro Stabile di
Torino e Club to club, e speciali
eventi musicali e dj-set in due
serate “dopo fiera” al Circolo
Esperia. Il programma è curato
da Guillaume Sorge / Dirty Sound
System, Parigi in collaborazione
con Archive Journal, Berlino.
Sorge, che è considerato uno dei
più rappresentativi esponenti della
scena elettronica francese, proporrà
alcuni tra gli artisti internazionali
più innovativi e sperimentali quali
Soap & Skin, The Present, Marlene
Kuntz, Tim Sweeney, Munk...
DIRTY
SOUND
SYSTEM
Dirty Sound System sono Clovis Goux e
Guillaume Sorge, due esperti selezionatori francesi attualmente residenti a Parigi. Clovis e
Guillaume, che dalla fine degli anni Novanta si
sono occupati di numerose attività musicali, sono
famosi per la loro ampia ed eclettica conoscenza
della musica. Dirty è ormai un’etichetta a tutto
campo che attira l’attenzione di importanti blog,
giornalisti e dj a livello internazionale, e i suoi
componenti sono continuamente in tour per il
mondo fin dalla prima compilation del 2003,
“Dirty Diamonds”. Grazie al loro lavoro di selezionatori, blogger (oltre mille visitatori al giorno
su alainfinkielkrautrock) e dj hanno ottenuto un
seguito mondiale, recentemente accresciuto dal
successo della serie “Dirty edits”. Negli ultimi
mesi la collaborazione con l’amico Pilooski ha
attirato l’attenzione di molti, da Justice a Laurent
Garnier, Optimo, Gille Peterson e anche della
Adidas, che ha usato uno dei loro “dirty edits”
per la sua ultima campagna mondiale. I dj set di
Dirty Sound System usano un’amplissima
gamma di musica, dalla disco, jackin’ techno e
acid house alla migliore musica moderna.
www.d-i-r-t-y.com
www.alainfinkielkrautrock.com
MUNK
Munk è la band di Mathias Modica, uno dei due
proprietari dell’etichetta tedesca Gomma. Mathias, che ha sangue tedesco e italiano, pubblica
musica col nome di Munk, viaggia per il mondo
come dj e con la band Munk gestisce l’etichetta
Gomma insieme all’amico Jonas Imbery, realizza
T-shirt, produce musica per sfilate di moda indipendente, allestisce installazioni sonore e organizza mostre (le esibizioni MondoGomma, che si
sono tenute a Tokyo, Stoccolma, Berlino e altre
città). La musica di Munk può essere descritta
come un mix sporco di disco dura e musica psichedelica ed elettronica. Fra gli altri, Mathias ha
già collaborato con Asia Argento, LCD Sound
System e Rammellzee.
www.myspace.com/munkfromgomma
www.gomma.de
ARTISSIMA VOLUME
SOAP&SKIN
TIM SWEENEY
THE PRESENT
Soap & Skin, al secolo Anja Plaschg, ha cominciato a esercitarsi 12 ore al giorno al piano, ha
preso a suonare anche il violino e ha composto il
suo primo brano di musica classica per la scuola
di musica del suo paese, in Austria. Delusa e frustrata dall’offerta educativa del liceo artistico
della vicina città di Graz, ha deciso di non frequentarlo più e fare invece domanda all’Accademia di Belle Arti di Vienna. Fra i due professori
offertisi per prenderla nella loro classe, l’artista
allora sedicenne ha scelto Daniel Richter; il rapporto con questo pittore anticonvenzionale si è
però rivelato insoddisfacente, e dopo tre trimestri
l’artista ha deciso di dedicarsi completamente
alla sua musica. Nel 2005 ha caricato i suoi primi
pezzi sulla propria pagina di Myspace inviandoli
a varie etichette discografiche, e l’etichetta di
musica elettronica berlinese Shitkatapult ha pubblicato una mini compilation che finiva a sorpresa col suo pezzo “Mr. Gaunt PT 1000”. La sua
carriera ha cominciato a evolversi con una performance al Museo d’Arte Applicata di Vienna
nell’estate del 2007, seguita da inviti negli USA.
Nel novembre del 2008 l’artista è apparsa alla
Sophiensaele di Berlino in “Nico – Sphinx aus
Eis”, un’opera teatrale sulla vita di Nico, cantante dei Velvet Underground e musa di Andy
Warhol. “Lovetune for Vacuum”, il suo primo
album, è un insieme di dramma, conflitto interiore e malinconia. La sua forza sta nel paradosso: da una parte è un album di notevole
maturità, dall’altra si nutre della sfrenata esuberanza propria dei giovani. Le canzoni sono state
scritte fra il 2005 e il 2008 e registrate a casa di
Anja, un’eroina tragica gettata nel presente come
un tremolante fantasma vittoriano delle sorelle
Brontë, troppo esperta del mondo per una ragazzina così giovane. Si possono trovare delle somiglianze fra lei e cantautrici come Cat Power e
Scout Niblett: anche loro cantano accompagnandosi al pianoforte con sensibilità sacrificale e
ispirano lo stesso senso di timore reverenziale fra
i fans. Dal punto di vista musicale, invece, la
grandeur scapigliata delle canzoni di Soap&Skin
riecheggia il mondo, anch’esso stregato, di Kate
Bush: anche lei fece la sua comparsa sulle scene
musicali all’età di sedici anni con “Wuthering
Heights” (“Cime tempestose”), un’ode musicale
alla più grande love story gotica, in cui potremmo perfettamente immaginare Anja Plaschg
nei panni del personaggio principale. Chiunque
abbia assistito a uno spettacolo dal vivo di
Soap&Skin, chiunque abbia sofferto insieme a
lei mentre lancia il suo sguardo febbricitante
sugli spettatori, arrendendosi a loro e alla propria
musica, ora ansimando in cerca di aria, ora ululando come un lupo con la testa rovesciata all’indietro, fragile figura posseduta, riconoscerà la
scintillante scienza mortale che annuncia un momento storico.
Tim Sweeney, spinto dal fratello maggiore verso
la musica elettronica, ha imparato presto a mixare e a 15 anni ha debuttato come dj nel circuito
rave di Baltimora e Washington. Trasferitosi a
New York nel 1999, si è iscritto alla New York
University come studente di tecnologia musicale
e ha subito condotto un programma radiofonico
sulla frequenza AM della stazione studentesca
universitaria. Quando il suo programma Beats in
Space si è trasferito in FM e ha iniziato a trasmettere online in streaming e podcast su Beatsinspace.net, Sweeney ha cominciato ad attirare
grande interesse internazionale grazie alla varietà
di artisti e stili musicali delle due ore e mezza
del suo programma nel quale, oltre ai suoi mix
settimanali, gli ospiti portano pezzi di vario
tipo: dallo stile avant-techno di Carl Craig e Superpitcher al disco-funk alterato di Padded Cell,
al turntablism degli australiani The Avalanches.
Fra gli altri ospiti: il duo Optimo di Glasgow,
Ero Alkan di Londra e gli stimatissimi produttori di disco nordica Lindstrom e Prins Thomas.
Pochi mesi dopo la nascita di Beats in Space, il
caso ha voluto che Sweeney, in cerca di un concerto all’ormai chiuso Plant Bar nell’East Village, incontrasse la persona con cui avrebbe dato
vita a una delle collaborazioni più fruttuose.
Dopo aver consegnato il suo demo a Luke Jenner, che era allora il barista, e aver suonato lì per
qualche mese, Sweeney ha conosciuto Tim Goldsworthy, che produceva The Rapture e stava per
dar vita a un’etichetta nuova. L’artista lo conosceva grazie al suo lavoro con gli U.N.K.L.E. e
la Mo’ Wax, che lo avevano influenzato molto al
suo inizio come dj. Sweeney in seguito ha lavorato agli studi Plantain di Tim Goldsworthy e
James Murphy, imparando molto da due produttori come loro, desiderosi di condividere le proprie conoscenze musicali e del processo di
produzione. Da allora, il suo lavoro con la DFA
lo ha portato a suonare il sassofono nel remix di
“Dance To The Underground” dei Radio 4 e a
mixare il set della DFA per un CD promo della
rivista Muzik nel 2003, nonché a collaborare con
Tim Goldsworthy nella compilation n. 2 e
nell’Holiday Mix 2007 della DFA.
The Present è il progetto musicale del leggendario musicista e produttore newyorchese Rusty
Santos (Panda Bear ‘Person Pitch’, Born Ruffians ‘Red Yellow & Blue’, Animal Collective
‘Sung Tongs’). “Geniaccio iperattivo”, come lo
descrive un gruppo che ha collaborato con lui,
Rusty ha sempre rivolto la propria attenzione alla
produzione di musica sperimentalmente ricca, restando tuttavia accessibile. Dopo molti anni e
varie modalità di collaborazione, Rusty ha formato The Present insieme a Mina, pianista di formazione classica, e Jesse (Gang Gang Dance,
White Magic) che regalano al suono una varietà
di dimensioni aggiuntive. The Present ha inciso
due album con la celebre etichetta LOAF (Extra
Life, Gable, Seeland, Dark Captain Light Captain), ricevendo critiche strepitose da riviste
come The Wire, Drowned in Sound, Dazed Digital, The Queitus, Pitchfork, Blurt e molte altre.
La loro musica richiama compositori quali La
Monte Young, Dmitri Shostakovich, Wolfgang
Voigt, Cluster, Black Dice, Claude Debussy,
Aphex Twin, Can, Arthur Russell, Boredoms e
Brian Eno, senza tuttavia essere assimilabile alle
loro composizioni. Il loro spettacolo è stato descritto come “un’esperienza più sensoriale che
meramente uditiva” ed è la composizione che dà
il titolo all’album, un epico brano di 35 minuti
che non si sentiva dai tempi gloriosi di Popul
Vuh in quanto cattura al meglio la straordinaria
intensità del gruppo.
www.myspace.com/soapandskin
www.beatsinspace.net
www.myspace.com/beatsinspace
Per ascoltare l’ultimo album in streaming:
“The Way We Are” online su:
www.l-o-a-f.com/index.php?artist_id=91
MARLENE KUNTZ
Tra i gruppi più importanti sulla scena rock negli
ultimi due decenni, dagli esordi di album di culto
come “Catartica” e “Il vile”, i Marlene Kuntz
si sono via via ritagliati uno spazio sempre più
personale e originale nel panorama nazionale, attraverso un’evoluzione artistica che li ha portati
alle forme raffinate del loro più recente capitolo
discografico inedito, intitolato “Uno” (2007).
Nel successivo “Best of”, prima raccolta della
loro carriera, oltre all’inedito “Il pregiudizio”,
sono presenti tre cover: “Impressioni di settembre” (Premiata Forneria Marconi), “La libertà”
(Giorgio Gaber) e “Non gioco più” (Mina). E nel
2009 prendono parte alla colonna sonora del film
di Davide Ferrario “Tutta colpa di Giuda”, realizzando il tema principale intitolato “Canzone in
prigione”.
www.marlenekuntz.com
www.myspace.com/marlenekuntzofficial
RADIO SICK
In città
p. 18
EVENTI A TORINO E DINTORNI...
CASTELLO DI RIVOLI
MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
Gianni Colombo
16 settembre 2009 – 10 gennaio 2010
A cura di Carolyn Christov-Bakargiev,
Castello di Rivoli e Marco Scotini,
Archivio Gianni Colombo
Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea organizza la più importante mostra retrospettiva dedicata
all’opera dell’artista italiano Gianni Colombo (Milano,
1937 – Melzo, 1993), protagonista dell’arte cinetica internazionale. La rassegna include circa cento opere per
le quali l’artista è diventato noto negli anni Sessanta e
Settanta, tra cui una vasta selezione di quadri e sculture
mobili, strutture di luce e diversi tra i suoi ambienti più
rappresentativi. La mostra riunisce le opere chiave
dell’artista: insieme ad una selezione di pitture e ceramiche – che rivelano le sue fonti in Paul Klee, Max
Ernst e il Surrealismo – fanno parte della rassegna feltri
(1958-59), Rilievi intermutabili (1959), le Superfici in
variazione, le strutture elettromeccaniche di Strutturazioni pulsanti create a partire dal 1959, le Strutturazioni
fluide realizzate dal 1960, nonché sei ambienti che
vanno dalla Strutturazione cinevisuale abitabile del
1964 alla Topoestesia del 1977, fino allo Spazio curvo
del 1992. È presente in mostra anche l’opera Opus incertum, ultimo lavoro dell’artista.
FONDAZIONE MERZ
Abbastanza inclinato da rotolare
Inclined enough to roll
Lawrence Weiner
30 ottobre 2009 – 10 gennaio 2010
A cura di Beatrice Merz
La Fondazione Merz presenta un progetto speciale
dell’artista concettuale Lawrence Weiner pensato appositamente per gli spazi della Fondazione.
L’artista americano ha scelto di relazionarsi con lo spazio
del museo e con il lavoro di Mario Merz progettando 3
grandi opere posizionate sia negli ambienti interni che
esterni della Fondazione.
Alla base del progetto c’è la storia dell’edificio, un’architettura industriale di grande valore storico per la città, che
in origine produceva energia per le officine automobilistiche Lancia e che oggi è un contenitore di opere d’arte.
Inoltre, come spesso accade nei lavori dell’artista,
emerge una sottile riflessione sulla morfologia e geografia della città che lo ospita. Mi è venuta l’idea di un
semplice fregio che, di fatto, stabilisce il tono della relazione tra il mio lavoro e il lavoro di Mario. Mette i tre
lati dell’edificio in una prospettiva perfetta, lasciando
che quello che io ritengo essere un edificio bellissimo si
elevi nel panorama. Così introduce la mostra lo stesso
Weiner. Le opere dell’artista saranno accompagnate,
come di consueto, da opere di Mario Merz; tra queste, su
specifica richiesta dello stesso Weiner, è stato selezionato
un grande igloo con vetri, numeri e giornali.
ASSOCIAZIONE BARRIERA
Lili Reynaud-Dewar e Latifa Echakhch
9 novembre 2009 – 16 gennaio 2010
A cura di Salvatore Lacagnina
Per la terza edizione dell’appuntamento “Colazione
in Barriera”, organizzato in occasione di Artissima,
l’Associazione Barriera e l’Istituto Svizzero di Roma
presentano un progetto di Latifa Echakhch e Lili
Reynaud-Dewar, legato a Torino e al quartiere multietnico di Barriera. La mostra sarà il risultato di un
dialogo tra due artiste, che da tempo, pur conservando
spiccate individualità e differenti approcci formali,
riescono a dialogare su piattaforme culturali comuni.
Latifa Echakhch unisce elementi tradizionali a istanze
di carattere sociale. Le installazioni dell’artista di origine marocchina giocano sul concetto di spazio,
sull’architettura e sugli stereotipi legati al tema dell’immigrazione o delle differenze culturali. Le sculture e le installazioni di Lili Reynaud-Dewar sono
caratterizzate da forme geometriche elementari nelle
quali l’artista inserisce spesso elementi tratti dal design
e dalla grafica. Reynaud-Dewar si appropria di elementi della cultura underground, della cultura africana,
di stereotipi della cultura occidentale, attraverso performance che si ispirano a situazioni rituali.
GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE
MODERNA E CONTEMPORANEA
DI TORINO
Una finestra aperta sul mondo dell’arte
Il 24 ottobre ha inizio la nuova stagione della GAM
24 ottobre 2009 – 24 gennaio 2010
La GAM di Torino riapre i suoi spazi espositivi dopo un
grande lavoro di progettazione e di riallestimento delle
collezioni permanenti, oltre che per ridisegnare completamente la struttura delle sale dedicate alle mostre temporanee, alla Videoteca e ai Servizi Educativi.
La suddivisione in ordine cronologico del percorso, che
fino ad oggi ha caratterizzato una delle raccolte di arte
moderna e contemporanea tra le più ricche d’Italia con la
storica divisione in due piani dedicati all’Ottocento e al
Novecento, viene sostituita da un ordinamento tematico,
che permette al visitatore di riscoprire i capolavori e di
analizzarli attraverso una nuova visione. Ogni anno saranno coinvolti esperti provenienti dalle più prestigiose
università italiane, che penseranno 4 nuovi temi per dar
vita a percorsi lungo i quali le opere saranno collocate.
Il Teatro della Performance
La nuova stagione espositiva della GAM prende il via
con una grande mostra storica, curata da Danilo Eccher,
dedicata alla ricerca performativa che, a partire dalla
fine degli anni Cinquanta, ha caratterizzato il lavoro di
un gruppo di artisti determinando profondi sviluppi nei
decenni successivi. Il Teatro della Performance presenta l’architettura e la fisicità del teatro che ha accolto
l’azione, si sofferma sulla struttura scenica prodotta
dall’artista, sullo spazio pensato, creato e spesso modificato dall’azione. In mostra lavori di Kazuo Shiraga,
esponente del gruppo Gutai, Hermann Nitsch, Michelangelo Pistoletto, Gilbert & George, Marina Abramović, Paul McCarthy, e John Bock.
Ian Kiaer
GAM Underground Project è un vero e proprio spazio
museale che la GAM mette a disposizione per l’espressione e lo studio dell’arte contemporanea attraverso un
ciclo di mostre personali e collettive curato da Elena
Volpato e una collana di cataloghi e libri d’artista. Dà il
via al progetto la prima grande personale dedicata a Ian
Kiaer. 21 installazioni raccontano dieci anni di lavoro,
ricostruendo avventure creative nate talvolta a distanza
di anni, ma derivanti dallo stesso ceppo di riferimenti
concettuali ed estetici, dalla suggestione di un medesimo sogno architettonico e urbanistico, da un’utopia o
dalla forza pittorica di un’unica immagine.
PINACOTECA AGNELLI
Premio Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
Siate grandi siate bambini
Premiazione seconda edizione
7 novembre 2009 ore 12.00
Il vincitore della seconda edizione del Premio Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli verrà annunciato il
7 novembre 2009 in occasione di Artissima16.
Il Premio è nato con l’obiettivo di sostenere e promuovere giovani artisti emergenti: all’iniziativa sono
stati invitati a partecipare tutti gli studenti del Biennio
specialistico delle 20 Accademie di Belle Arti italiane.
Per questa seconda edizione ad ogni candidato è stato
chiesto di elaborare un’opera appositamente concepita
per una struttura pubblica della città di Torino, quest’anno individuata in Casa Ugi, la casa che accoglie
le famiglie dei bambini in terapia oncologica a Torino.
Il vincitore, selezionato da una giuria composta da Gae
Aulenti, Marco Boglione, Paolo Colombo, Giovanna
Forlanelli Rovati, Olga Gambari, Fabrizio Giugiaro,
Eliana Guglielmi, Marisa Merz, Franco Noero, Tucci
Russo, Catterina Seia e Suor Giuliana, riceverà un
premio in denaro offerto dalla Pinacoteca Giovanni e
Marella Agnelli di 10.000 € e una casa studio offerta
da Robe di Kappa all’interno del Basic Village dove
vivere e lavorare per un periodo di 3 mesi. L’opera
vincitrice sarà donata ed esposta in via permanente
nell’atrio di Casa Ugi.
LUCI D’ARTISTA
Dodicesima edizione
Il 3 novembre si riaccendono a Torino le “Luci d’Artista”,
spettacolari installazioni luminose firmate da celebri
artisti contemporanei tra cui Daniel Buren, Nicola De
Maria, Rebecca Horn, Joseph Kosuth, Luigi Mainolfi,
Mario Merz, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto,
Gilberto Zorio e molti altri. Un percorso ideale nelle
vie e piazze della città, un vero museo all’aperto, che
offre a cittadini e visitatori la possibilità di entrare in
contatto diretto con l’arte contemporanea. La collezione
si arricchisce nel 2009 di una nuova opera realizzata
dell’artista torinese Marco Gastini, L’energia che unisce
si espande nel blu – 33 telai di 3mx3 disposti su tre file,
con luci blu, bianche e rosse – che verrà installata sul
soffitto della Galleria Subalpina.
“Luci d’artista” è uno degli appuntamenti di spicco del
programma Contemporary Art Torino Piemonte, contenitore delle iniziative pubbliche e private legate alla
contemporaneità che avvengono sul territorio.
FONDAZIONE SANDRETTO
RE REBAUDENGO
Indagini di un cane
Opere dalle collezioni FACE
Fondazione DESTE Atene
Fondazione Ellipse Cascais
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino
La Maison Rouge Parigi
Magasin 3 Stoccolma
21 ottobre 2009 – 7 febbraio 2010
La mostra presenta una selezione di circa 40 opere provenienti dalle collezioni delle cinque istituzioni, che hanno
curato il progetto congiuntamente. Indagini di un cane
prende il titolo da un racconto di Franz Kafka il cui protagonista, un cane, si interroga sul senso della “caninità”, ovvero sul senso della comunità. Proprio questa ricerca lo
spinge ai margini della società, lo rende diverso da tutti
quelli che non si pongono domande, eppure la sua solitudine esprime la forma più intensa di interesse per la comunità e i propri simili. Gli artisti in mostra condividono
questa posizione eccentrica, elaborano un nuovo linguaggio per analizzare la situazione sociale e politica del proprio tempo, creano piccoli mondi che però sono aperti al
mondo. Sperimentando nuove forme espressive, che sovvertono le regole del medium adottato, sia esso video o fotografia, scultura o installazione, gli artisti qui riuniti si
pongono fuori dalle convenzioni linguistiche del proprio
tempo per meglio analizzarlo, adottano la posizione della
minoranza per avere la forza di contraddire l’ordine costituito, aprendo così lo spazio di esistenza ed espressione per
nuove collettività, nuovi modi di essere insieme.
PAV PARCO D’ARTE VIVENTE
Greenhouse (Autumn)
31 ottobre – 31 dicembre 2009
a cura di Claudio Cravero
Greenhouse (Autumn) prende spunto, sia nel nome sia concettualmente, dalla struttura ospitante: la serra. Greenhouse
è infatti lo spazio, solitamente realizzato in vetro, che irradia
e trasmette calore a tutti gli esseri viventi compresi nell’edificio; è l’architettura che, proprio in autunno, diventa metaforicamente custode della natura per la conservazione e
preservazione di specie particolari in attesa dell’inverno.
Attraverso differenti processi e pratiche artistiche esplorati
nei lavori di Diego Bonetto, Nicola Toffolini e Laura Viale,
la collettiva intende tracciare un ampio paesaggio di interpretazioni del vivente, del reale e del naturale.
Parallelamente, negli spazi esterni del PAV, nell’ambito di
VILLAGE GREEN, che già comprende La Folie du Pav di
Emmanuel Louisgrand e Pedogenesis_Orto-Arca di Andrea
Caretto e Raffaella Spagna, inaugura Scavo, l’installazione
ambientale dell’artista spagnola Lara Almarcegui, una riflessione sulle diverse stratificazioni del suolo alla scoperta
del passato sociale, geologico e industriale dell’area del
parco presa in esame.
VILLA GIULIA
CRAA Centro Ricerca Arte Attuale – Verbania
Art is the better life
URS LÜTHI
31 ottobre 2009 – 20 dicembre 2009
Artista fondamentale per l’arte concettuale europea, Urs
Lüthi fin dal 1970 sperimenta diverse tecniche artistiche
tra cui la fotografia. L’arte di Lüthi è sempre sottilmente
provocatoria e mette insieme una spiccata ironia con una
ricerca formale assoluta ed estremamente controllata.
Lüthi ha saputo elevare la propria autobiografia, il proprio
Io e il proprio corpo, nelle sue varie fisiologiche trasformazioni, a un’unica e coerente opera d’arte. Spesso le sue
opere sono raggruppate in dittici o trittici perché la sua
esigenza è stata di dare una forma intellegibile e relazionabile con la storia dell’arte del presente e del passato.
A Verbania verrà presentata l’intera serie di lavori dal titolo Trademarks realizzata nel 2006, in cui l’artista ha ripercorso la sua intera produzione in un’edizione di 143
lavori, una sorta di summa di quanto ha realizzato fino a
oggi. Completano il percorso espositivo 10 sculture in
bronzo della serie Spazio umano e una grande fotografia
dal titolo Water, parte del ciclo “The remains of clarity”
in cui ancora una volta l’acqua, come simbolo di vita, di
movimento e di trasparenza, diventa un’icona delle molteplici possibilità delle forme dell’esistenza.
NUOVI ARRIVI
ST.ART ME UP
3 novembre – 4 dicembre
Accademia Albertina delle Belle Arti
Nel 2009 Nuovi Arrivi e Proposte si incontrano, integrando i loro obiettivi per rafforzare il sostegno alla scena
artistica emergente di Città di Torino e Regione Piemonte.
L’Accademia Albertina ospita una mostra di artisti under
35 attivi in Piemonte, italiani e non, selezionati da Maria
Teresa Roberto, affiancata da una sezione inedita dedicata
ai giovani curatori, invitati a proporre un progetto espositivo o di intervento artistico nel territorio.
La sezione Zona Arrivi presenta inoltre i vincitori del
Premio Passaporto 2008 di UniCredit Private Banking –
Gruppo UniCredit.
CLUB TO CLUB 09
INTERNATIONAL FESTIVAL OF
ELECTRONIC ARTS AND MUSIC
State of Indepen/Dance
5, 6, 7 novembre 2009, Torino / Bruxelles
“Non puoi essere un vero Stato se non hai una birra e
una compagnia aerea; una squadra di calcio o qualche
bomba nucleare non guastano, ma l’essenziale è una
birra” (F. Zappa). State of Indepen/Dance è il tema
scelto per la nona edizione di Club To Club che, forte
di un successo crescente che ha portato l’edizione 2008
a registrare un’affluenza intorno alle 20.000 persone,
ha consolidato ulteriormente il suo livello qualitativo
e l’identità a livello europeo nel circuito dei principali
festival dedicati alla musica elettronica e alle avanguardie creative. Il concetto di indipendenza, creativa e musicale, sarà centrale rispetto al cartellone artistico di
Club To Club, il festival internazionale di musiche
e arti elettroniche di Torino che si svolgerà da giovedì
5 a sabato 7 novembre 2009, quest’anno ancora di più
espanso nello spazio urbano, in luoghi straordinari
come il Teatro Carignano, la Mole Antonelliana, il Teatro
Gobetti, l’Espace, il Lingotto Fiere Padiglione 1, il
Mirafiori Motor Village, in club come Hiroshima Mon
Amour e al Libertine Supersport di Bruxelles. Sono
questi gli artisti di Club To Club 09: Carl Craig (USA),
Jeff Mills (USA), Laurent Garnier (Francia), Dj Pierre
(USA), Marcel Dettmann (Germania), Moritz Von
Oswald (Germania), Blixa Bargeld (Germania), Alexander Balanescu (Romania), Francesco Tristano
(Lussemburgo), Teho Teardo (Italia), Joe Goddard
degli Hot Chip (Inghilterra), Soap&Skin (Austria), The
Present (USA), Tim Exile (Inghilterra), Martyn (Olanda),
Jon Hopkins (Inghilterra), Hudson Mohawke (Scozia),
Dorian Concept (Austria), Culoe De Song (Sudafrica),
Seth Troxler (USA), Chiara Guidi (Italia), Filastine
(USA), Optimo (Scozia), Optofonica (Italia, Olanda,
Russia), Pathosformel (Italia), Scanner (Inghilterra),
Shed (Germania), Steffi (Germania) e gli artisti della
community di PiemonteGroove; altri nomi verranno
annunciati nelle prossime settimane. La sfida di Club
To Club 09 è quella di definire un immaginario indipendente rispondendo alla domanda: da chi o cosa
essere indipendenti alla fine degli anni zero?
Novità a Torino
PA/PER VIEW – Art Book Fair
Per la prima volta a Torino verrà presentata la nuova edizione di PA/PER VIEW art book fair, l’esclusiva fiera
dell’editoria dedicata all’arte contemporanea che proporrà 25 editori internazionali di libri d’artista durante.
Organizzata da MOUSSE, Milano, in collaborazione
con MER. Paper Kunsthalle, la rassegna si svolgerà dal
6 all’8 novembre nei foyers del Teatro Gobetti e della
Cavallerizza Reale che ospiteranno il progetto teatro di
Artissima 16.
L’eccellenza degli editori partecipanti offrirà un’esperienza nuova e stimolante a tutti gli appassionati d’arte
e di libri e al grande pubblico della fiera negli affascinanti spazi dei teatri torinesi. PA/PER VIEW sarà l’occasione per scoprire i migliori titoli dei protagonisti
della parola e delle immagine stampate.
e inoltre...
PALAZZO UFFICI DELLA PROVINCIA
Corso Inghilterra 7/9
Zhang Dali. Il sogno proibito della nuova Cina
3 novembre – 3 dicembre 2009
TORINOver09
Ex cimitero San Pietro in Vincoli
Francesco Arena – Progetto Speciale
Stazioni Metropolitana Città di Torino
Mostra collettiva
Bluesoup Group, Maria Bruni, Diego Canato,
Inez De Coo, Marco Evaristti, Cao Fei, Francesca
Ferreri e Max Zarri, Amy Mc Donough, Bartolomeo
Migliore, Brandon Morse, Alessandro Nassiri,
Sergio Prego, Simone Settimo
6 novembre – 2 dicembre 2009
FONDAZIONE 107
Via Sansovino 234
A est di niente
Arte contemporanea dell’Asia
centrale postsovietica
Fino al 9 novembre 2009
LAVANDERIA A VAPORE
Parco della Certosa, Collegno
Aeternitas, l’Attimo Celeste
(Prima dell'Apocalisse)
Corpicrudi
Fino al 10 novembre 2009
RADIO SICK
Notte delle Arti Contemporanee
GUY DE COINTET ,
p. 20
At Sunrise a Cry was Heard..., 1974, Performance al Biltmore Hotel, Los Angeles, 1976, di Mary Ann Duganne-Glicksman, © Estate of Guy de Cointet / Courtesy Air de Paris
SABATO 7 NOVEMBRE 2009
NOTTE DELLE ARTI CONTEMPORANEE
SPECIALE APERTURA DELLE GALLERIE
DALLE 21.30 ALLE 24.00
41 Artecontemporanea
Via Mazzini, 41
Coincidenze
Ada Mascolo – Marina Sagona
Concept Room
Strada Val Salice, 9
desideri / desidèri
Maria Bruni
Giampiero Biasutti
Via della Rocca, 6b
Il velo dell’aria
Sandro De Alexandris
Carlina galleria d’arte
Piazza Carlo Emanuele II, 17a
Mattia Moreni
Guido Costa Projects
Via Mazzini, 24
Love – trilogia dell’amore
Gianluca e Massimiliano De Serio
e/static > blank
Via Reggio, 27
Paolo Piscitelli
presents Unpacking
Paolo Piscitelli
Gagliardi Art System
Corso Vittorio Emanuele II, 90
GoRe
Daniele D’Acquisto
XXL, rassegna grandi opere
Daniel Glaser + Magdalena Kunz;
Jelena Vasiljev
Glance
Via San Massimo, 45
new paintings
Rebecca Saylor Sack
In Arco
Piazza Vittorio Veneto, 1/3
Gaze Heuristic (with droll)
Tony Oursler
Franco Masoero
Via Giulia di Barolo, 13
Carol Rama. Collages e Bricolages
Carol Rama
Franco Noero
Project Space
Piazza Santa Giulia 0/F
Andrew Dadson
SiteSpecific
Piazza Santa Giulia, 5
Rob Pruitt
Noire Contemporary Art
Via Piossasco, 29
Shirin Neshat e Shoja Azari
Luce Gallery
C.so San Maurizio, 25
Nadia Ayari
Alberto Peola Arte Contemporanea
Via della Rocca, 29
Botto e Bruno
Norma Mangione Gallery
Via Matteo Pescatore, 17
Kit Craig – Nick Laessing
Giorgio Persano
Piazza Vittorio Veneto, 9
Herbert Brandl
Via Principessa Clotilde, 45
Luce a luce
Nunzio
Photo & Contemporary
Via dei Mille, 36
Real Landscapes
Thomas Wrede
c/o Galleria ZABERT
P.za Cavour 10
Bruce Nauman
1 Video Installation
and works on paper
Porta Palatina 13
Via Porta Palatina, 13
PHOTO Itd Per una nuova
collezione di fotografia d’autore
Oltre 60 artisti fotografi italiani
Materia VS Forma /
Forma VS Materia
Incursione nel gioiello Contemporaneo
Designer ed artisti vari
Sonia Rosso
Via Giulia di Barolo, 11/H
Onomatopeia, part 1: Creeds
Charles Avery
Project Space
In occasione del progetto
“Nel nome del padre”:
tre atti d’amore per Nabokov
(uno di tre)
Cristiano Godano
franco soffiantino
Via Rossini, 23
Tania Bruguera – Solo show
Cesare Pietroiusti /
Linda Fregni Nagler – Show
Ermanno Tedeschi Gallery
Via Carlo Ignazio Giulio, 6
Robert Sagerman
Paolo Tonin
Via San Tommaso, 6
Dino Pedriali, ventinove
ritratti dei miei amici
Dino Pedriali
Tucci Russo
Via Stamperia, 9
Torre Pellice (su appuntamento)
Collettiva
Giovanni Anselmo,
Gianni Caravaggio, Tony Cragg,
Francesco Gennari, Richard Long,
Mario Merz, Paolo Mussat Sartor,
Giulio Paolini, Giuseppe Penone,
Alfredo Pirri, Paolo Piscitelli,
Robin Rhode, Thomas Schütte,
Conrad Shawcross, Jan Vercruysse
Martano
Via Principe Amedeo, 29
Mattia Moreni, ritorno a Torino
Mattia Moreni
E INOLTRE MOSTRE ED EVENTI IN MUSEI, ISTITUZIONI, SPAZI PUBBLICI E PRIVATI, LUOGHI INCONSUETI...