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CHIODO DI GAROFANO
Eugenia caryophyllus
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Della famiglia delle Myrtacee, il chiodo di garofano è una pianta sempreverde
tropicale, che può raggiungere un’altezza fino a 14 m circa. Ha foglie lucide, di
colore verde scuro e piccoli fiori cremisi con petali gialli. Nei Paesi in cui cresce
vicino al mare, il suo inebriante profumo viene percepito dai naviganti ancor prima
che la terra sia visibile. La droga è costituita dai boccioli essiccati, di circa 12-16 mm,
che sono rosa “in vivo”, ma quando vengono essiccati assumono un tipico colore
marrone-rossiccio.
Già noto ai cinesi nel III secolo a.C., il chiodo di garofano è una spezia molto
antica, la cui popolarità in Europa risale al Medioevo, quando fu usata in cucina, ma
anche come antisettico e deodorante di ambiente.
In commercio si possono trovare i boccioli essiccati interi o in polvere; in effetti, è
preferibile acquistarli interi e poi macinarli all’occorrenza, in quanto la polvere tende
a diventare rancida, perdendo tutte le molecole volatili.
Il chiodo di garofano contiene numerose sostanze, quali la cariofillina, il furfurolo,
il salicitato di metile, l’orotato di manganese, la vanillina, l’eugenolo. Quest’ultimo,
in particolare, ha un’azione antiossidante più attiva di quella della vitamina C.
Quest’azione protegge gli alimenti dall’irrancidimento e difende l’organismo dai
radicali liberi. L’eugenolo viene usato dai medici dentisti come disinfettante ed
analgesico dentale.
Il chiodo di garofano eccita l’appetito e la digestione, è antifermentativo ed
antiputrefattivo, antisettico più del fenolo (Cavel) e disinfettante (Koscik). Vermifugo
e antielmintico (Cavier e Debelmas), protegge le vie respiratorie, ravviva e rinforza la
memoria. E’ riconosciuta una sua azione tonica sulla muscolatura uterina, per cui può
essere impiegato in alcuni disturbi ginecologici ed in gravidanza. Se usato in eccesso
provoca irritazione dei reni e delle vie urinarie.
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Bioterapia Nutrizionale
I chiodi di garofano vengono impiegati in Bioterapia Nutrizionale quando è
necessario neutralizzare una carica batterica che si teme possa essere presente in
qualche alimento; quando si vuole aumentare il potere antibiotico di una preparazione
bionutrizionale, oppure quando bisogna aiutare un soggetto affetto da patologie virali.
Una delle modalità di utilizzo dei chiodi di garofano è quella di aggiungerne alcuni
durante la cottura di un arrosto, quando si abbia il sospetto che la carne sia stata
troppo frollata e possa contenere dei batteri in replicazione. Nella preparazione del
brodo di pollo, impiegato nelle forme infettive di origine virale o batterica, si
inseriscono 3-4 chiodi di garofano nella cipolla che si mette a cuocere nel brodo, in
modo da aumentare la capacità terapeutica di questa associazione.
I chiodi di garofano possono essere molto utili in tutti gli impieghi bionutrizionali
della coppa di maiale. Quest’ultima, costituita dalle cotiche, dal muso, dallo zampetto
e dalle orecchie, è una carne a basso contenuto lipidico (per la pressatura subita
appena dopo la bollitura), con un’altissima percentuale di collagene, che serve intutte
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le malattie del tessuto connettivo e della pelle. Nella cottura della coppa si associano
la cipolla ed i chiodi di garofano, per garantire la sterilità di questo piatto, durante il
periodo di consumo da parte del paziente.
Tuttavia, il vero e proprio impiego terapeutico di questa spezia avviene con le tisane,
come quella preparata facendo bollire, per 7-8 minuti circa, una mela, un pezzetto di
cannella, 3-4 chiodi di garofano e la buccia di mezzo limone (vedi capitolo sulla
mela); in questo caso ogni componente ha una sua specifica azione, al fine di ottenere
un rimedio polivalente nelle forme infettive di natura virale e/o batterica. Nelle forme
influenzali in fase iniziale, un’azione antivirale specifica è quella del “vin brulé”, la
cui preparazione prevede l’impiego di chiodi di garofano, cannella, buccia di limone
con l’aggiunta finale di un cucchiaio di zucchero, prima di bruciare la parte alcolica
del vino.