“Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta”

Poste Italiane S.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)
art. 1, comma 2, DCB Rovigo - Trimestrale
Contiene I.R.
PERIODICO
DEL CENTRO MARIA BOLOGNESI
ATTORE DELLA CAUSA
DI CANONIZZAZIONE
DELLA SERVA DI DIO
MARIA BOLOGNESI
INTERNET: www.mariabolognesi.it
ANNO XIII N. 2
APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2004
E-mail: [email protected]
“Maria ha scelto
la parte migliore
che non le sarà tolta”
Cristo nella casa di Marta e Maria, 1628, Pieter Paul Rubens e Jan Bruegel
(Lc 10,42)
SOMMARIO
Editoriale
Seduti ai piedi di Gesù ............................pag. 2
I bambini di Bosaro incontrano
Maria Bolognesi ......................................pag. 9
Il primo incontro con la Serva di Dio...... »
3
Gli amici di Maria.................................... »
4
Continua l’opera d’amore
della Serva di Dio .................................... » 10
In pellegrinaggio per le vocazioni
Omelia di Padre Tito Sartori............................ »
La posta di Maria .................................... » 11
5
Preghiera alla Madonna .......................... » 12
Amici di Gesù come Marta e Maria di Betania?
SEDUTI
AI PIEDI DI GESÙ
AD ASCOLTARE
LA SUA PAROLA
Una scelta da fare
In questo numero estivo di Finestre Aperte ci è sembrato opportuno
proporre una riflessione ispirata da
due figure amiche di Gesù: Marta e
Maria di Betania, sorelle di Lazzaro.
Chissà quante volte vi capiterà in
questi mesi di passare le vostre serate, gracidanti di rane, in compagnia
dei vostri amici, ecco, cogliete l’atmosfera di quei momenti e trasferitela in questo brano del Vangelo di
Luca.
Mentre erano in cammino, entrò
in un villaggio e una donna, di nome
Marta, lo accolse nella sua casa.
Essa aveva una sorella, di nome
Maria, la quale, sedutasi ai piedi di
Gesù, ascoltava la sua parola; Marta
invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse:
“Signore, non ti curi che mia sorella
mi ha lasciata sola a servire? Dille
dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le
rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una
sola è la cosa di cui c’è bisogno.
Maria si è scelta la parte migliore, che
non le sarà tolta” (Lc 10,38 - 42).
Non vi sembra strano che, Gesù,
invece di dare ragione a Marta indaffaratissima a preparargli una buona
cena, appoggi il comportamento
“passivo” di Maria? Eppure come
sempre Gesù ci dona un prezioso
insegnamento: il significato di contemplazione!
Forse ci è più chiaro nel passo di
Giovanni (Gv 12,1-8). Mancano sei
giorni alla Pasqua e Gesù si reca in
Betania, proprio a casa di Lazzaro,
che aveva resuscitato dopo essersi
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commosso con immensa umanità di
fronte alla sua morte. Mentre Marta,
ancora una volta serve in tavola,
Maria prende una libbra di olio
costoso e profumato, cosparge i
piedi di Gesù e glieli asciuga con i
suoi capelli. Maria questa volta compie un gesto concreto, ma Giuda e i
discepoli non mancano di farle notare che è uno spreco. Anche in questo
caso Gesù la difende e la esalta
facendo intravedere nel gesto della
donna un omaggio anticipato alla
sua salma.
Qual’è il segreto di Maria per
soddisfare così prontamente tutte le
aspettative del Signore?
Per ogni cosa c’è il suo tempo e
Gesù pretende che ogni suo discepolo sappia interpretare il tempo presente con la stessa sollecitudine della
sua amica Maria: mettersi in relazione con Dio e con la sua volontà!
Sembra un’impresa impossibile per
noi che viviamo sempre di corsa, trovare il momento giusto per “sederci
ai piedi di Gesù” ad ascoltare la sua
Parola. Eppure se non ci prendiamo
il tempo per ascoltarLo rischiamo di
non mettere in pratica ciò che Lui ci
chiede, proprio come traspare dal
commento di S. Agostino del passo
del figliol prodigo: “Dov’è andato a
finire lui, chiamato ad essere simile a
suo padre?”.
Il filo d’oro del Vangelo finisce
sempre per condurci alla figura di
Maria Bolognesi: un perfetto equilibrio tra i due atteggiamenti delle
sorelle di Betania. Un po’ Marta nell’esempio di vita attiva al servizio
del Gesù incarnato negli altri e un
po’ Maria nei momenti di intensa
contemplazione per ascoltare ciò che
Dio le chiedeva. Così la Serva di Dio
ha vissuto un rapporto permanente
con “l’amato del suo cuore”.
Proprio in questo numero avremo
ancora una volta, l’immenso dono di
conoscere meglio Maria Bolognesi
attraverso l’esperienza diretta di
Giuseppina Giacomini e l’omelia di
Padre Tito in occasione della S.
Messa celebrata durante il Pellegrinaggio alla B.V. del Soccorso.
Dalle parole di Leano Lancieri
respireremo il sentimento dell’essere
amici della Serva di Dio, con la piacevole conseguenza di ritrovarci
anche più amici di Gesù.
Vi segnaliamo il frutto di una preziosa collaborazione con Don
Camillo Magarotto e un articolo che
testimonia come l’attenzione particolare che Maria nutriva per i bambini continui ad operare attraverso il
Centro.
Non manca lo spazio dedicato
alle vostre lettere, poesie e preghiere,
che sono un prezioso dono per noi
che le riceviamo, per Maria che le
accoglie tra le sue mani e per chi le
legge. Infine affidiamo alla vostra
sensibilità una preghiera alla
Madonna, completata da un dipinto
della Serva di Dio, con l’augurio che
ci aiuti tutti a coltivare di più la
nostra AMICIZIA con Gesù!
Ludovica Mazzuccato
Foto: Jan Vermeer, Cristo in casa di Marta e
Maria.
FINESTRE APERTE
N
el quaderno-diario di Maria Bolognesi n. 6, alla data 1 maggio 1954 sono
riportate queste poche, semplici, ma per
la sottoscritta pregnanti, parole: "Andai a
trovare i miei ammalati a Oderzo pr. Treviso. Alla sera circa alle ore 10 Gesù mi
dice: Maria ti do ancora la ferita aperta
nella mano destra. Gesù mi parlò molto a
lungo…".
Essendo nata ad Oderzo, posso dire
con certezza che Maria Bolognesi, in quel
lontano giorno di maggio, di 50 anni fa,
ha fatto visita anche ai miei famigliari.
Non credo di sbagliarmi se affermo che in
questo modo ha avuto inizio il "suo rapporto d'amore" con la città di Oderzo ed i
suoi abitanti; infatti Maria si sarebbe portata costì anche negli anni successivi: sentiva l'impellente impegno e bisogno di
essere vicina anche fisicamente a quanti
la cercavano per avere da lei una parola di
conforto, un consiglio, ma in modo particolare la certezza della sua preghiera
forte, che arrivava dritta al cuore di Gesù
per strappare tante "grazie".
Vorrei poter dire tante cose di questo
primo incontro di Maria con la mia famiglia, ma poiché i ricordi sono molto sfumati, preferisco soffermarmi sul mio personale incontro con colei che ho da subito considerato come un "essere privilegiato dall'amore divino".
Questo ricordo è per me ancora limpido, chiaro, reale, quasi concreto perché la
mia mente e il mio cuore hanno voluto
fotografarlo con amore.
Mi rivedo bambina di nove anni, timida, forse un po' curiosa, ma anche timorosa nel far domande agli adulti di casa mia,
che a bassa voce stavano parlando di
Maria come di una persona "diversa" perché "stigmatizzata". In quel giorno, mentre Maria stava riposando nella stanza da
letto delle zie perché stanca e provata dal
viaggio e dalle diverse visite, capii subito
tante cose, anche perché i miei famigliari
erano tutti ferventi "devoti" dello stigmatizzato del Gargano: Padre Pio da Pietrelcina. In breve, "qualcuno" - o meglio - la
mia anima volle che io mi convincessi
subito di aver incontrato una "Santa".
Un anniversario tutto d’oro
IL PRIMO INCONTRO
CON LA SERVA DI DIO
1 Maggio 1954 - 1 Maggio 2004
Non mi si fraintenda. Nessun adulto
mi aveva fatto il lavaggio del cervello,
nessuno di casa mia - pur nella sua fede era allora pronto a credere senza aver
visto. In tutti comunque rispetto e devozione per quest'anima che dimostrava di
aver voluto consacrare la sua vita al
Signore, con un voto lontano nel tempo e
consacrare poi tutta se stessa nell'aiutare
tanti fratelli ammalati e sofferenti sia nell'anima che nel corpo.
Sorretta da quanto avevo sentito dalla
voce del sacerdote che mi aveva preparato alla Prima Comunione, mi dissi subito:
"Se Gesù l'ha scelta a portare la Croce,
donandole le stimmate, Gesù l'ama e deve
stare con lei! Se Gesù l'assiste, lei - Maria
- non può sbagliare". Deduzioni e ragionamenti semplicissimi e naturali - almeno
per me - per me che non capivo la difficoltà degli adulti di accettare lo stesso
principio per valido. Mai dubitai delle
parole di Maria sapendo - per dono di
fede - che Gesù le faceva dire solo la
verità. Se, nel tempo, qualche volta non
ascoltai i consigli di Maria, fu per una mia
personale forma di egoismo, sapendo di
ferirla, di farle del male. Più di una volta
penso di aver calpestato in qualche modo,
anche se non volontariamente, quel
mondo interiore che lei voleva coltivare
per farmene dono.
Ebbene, per tornare a quel giorno,
quello del mio primo incontro con Maria,
desidero ricordare che io volli vederla non
appena capii - dalle parole uscite a bassa
voce dalla bocca degli adulti, ma subito
percepite e raccolte con prontezza dal mio
Veduta di Oderzo
FINESTRE APERTE
cuore - che Maria, dopo il breve riposo,
sarebbe ripartita subito per Rovigo.
Pur se timorosa, per un impulso strano, mi feci coraggio: di corsa salii le scale
per andare al 2° piano, dove si trovava la
stanza delle zie. Dovevo vederla! Fortuna
volle che la porta della camera da letto
fosse aperta. Potevo entrare, ma mi fermai
sul pianerottolo, avendo comunque scorto
la sua figura. Non ricordo se ci scambiammo delle parole: l'emozione e l'ansia di
quell'incontro offuscarono la mia memoria uditiva. Ricordo però il suo vestito
nero, la sua figura semplice e maestosa, il
suo sguardo, che ora, posso anche definire, senza paura di sbagliare: fiero e dolce,
perché Maria poteva scrutare l'anima. Era
in piedi, vicino al comò sul quale posava
incorniciata la foto di noi fratelli: Vincenzo, Maria Vittoria, Rita, Giuseppina: la
scrivente. Maria la prese, la guardò, disse
qualcosa e mi guardò. Forse voleva farmi
una carezza, ma io scappai via di corsa.
Il primo incontro: brevissimo, per gli
altri insignificante, forse, ma non certo
per me. Il mio piccolo cuore di bambina si
lasciò baciare, forse per questo si è lasciato e sempre si sarebbe lasciato plasmare
sotto le immagini potentissime che Maria
mi avrebbe regalato nel corso degli anni,
continuando a farlo anche dopo la sua
morte.
La sua amorosa presenza non è mai
venuta meno, è sempre percepibile a livello di mente e di cuore, che riconoscono di
aver in Maria una potente alleata, sempre
pronta ad aiutare, ad indicare una strada
da percorrere, a favorire un incontro, a
prendere una decisione.
Questa sua presenza, per quanto semplice e discreta sia stata e continui ad
esserlo, mi ha fatto assaporare il dono di
quella "gioia piena" e di quella "pace" che
il Risorto ha introdotto nel mondo rinnovato attraverso la sua crocifissione e
morte.
In breve, posso concludere che Maria,
con delicatezza e senza alcuna fretta, ha
voluto che la mia anima scoprisse che
quella "gioia" deve essere vissuta nella
presenza e sotto lo sguardo del Signore.
Ed il Signore, quanto più un'anima si
manifesta nella sua piccolezza e umiltà, le
fa vedere ed assaporare le meraviglie del
suo infinito amore.
Giuseppina Giacomini
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Nella gioia con
gli amici di Maria
Ho già detto come ho conosciuto
Maria Bolognesi recentemente,
quasi per caso. Prima, pur frequentando abitualmente Rovigo, di lei
non sapevo nulla. Da quando mi
sono interessato a Maria però ho
scoperto, con stupore e meraviglia,
che la sua voce arriva attraverso
molte vie: basta sapere e volere
ascoltare. Ho fruito di amicizie,
testimonianze, fatti, sensazioni, consigli che da lei partono ed a lei portano e tutto è sempre apparso naturale, semplice e quasi nascosto.
Ciò che mi dà più gioia e ricchezza interiore però è lo stare con gli
edizione unica ed irrepetibile? Per
ognuno non c’è un progetto meraviglioso ed esclusivo voluto da Colui
che ci ha creati? Il modo di trovarsi e
riunirsi degli amici di Maria è per lo
più modesto, semplice, dimesso.
Spesso si resta stupiti e ci si chiede
come mai questi devoti siano diventati tanti pur rifuggendo dal clamore
e dalla vistosità, in un’epoca che
sembra sempre più affidarsi al frastuono, alla pubblicità e all’esteriorità.
Chi sono questi amici che ora mi
fanno conoscere e amare sempre di
più questa Serva di Dio? Si tratta di
Maria
con
parenti
e amici:
una sola
famiglia
amici di questa Serva di Dio. Sono
sempre più numerosi ormai gli
incontri-testimonianza che mi hanno
permesso di conoscere persone
meravigliose con cui trascorro tanti
momenti di vero godimento spirituale. Non saprei neanche dire con esattezza come siano nate queste conoscenze, quasi sempre pressoché
casuali (ma è proprio sempre opera
solo del caso?), divenute poi spesso
amicizie vere e proficue. Per ogni
persona si potrebbe dire che si tratta
di un evento a sé: il percorso che ci
ha portato a conoscerci ha caratteristiche tutte sue proprie, uniche, legate a situazioni e segni particolari,
individuali. Del resto il Signore non
ha forse voluto ciascuno di noi in
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persone per lo più estremamente
umili, semplici, diverse per cultura,
attività e interessi. Alcuni hanno
conosciuto da vicino Maria e con lei
hanno condiviso esperienze di vita e
di fede, altri hanno conosciuto Maria
per via indiretta, attraverso testimonianze altrui. Alcuni sono beneficiari di carismi e doni eccezionali, sempre nascosti però dall’umiltà. Più
volte mi sono chiesto, senza sapermi
dare una risposta, se sempre Maria
colmi i suoi fedeli di grazie speciali
o se abbia voluto privilegiarmi
facendomi conoscere coloro a cui ha
riservato i suoi doni più belli. Una
cosa è certa, Maria ha sempre aiutato ed aiuta tuttora a percorrere la
strada accanto a Gesù con serenità e
con naturalezza. Con lei i momenti
di gioia sono più intensi e più puri, le
croci più leggere e più sopportabili.
Maria, che portava in sé i segni del
Crocifisso, di cui ha condiviso le
sofferenze, vuole addolcire le pene,
spesso dure e gravose, di chi si rivolge a lei.
Sono ormai tanti gli episodi che
gli amici di Maria mi hanno raccontato. A volte si tratta di fatti accaduti
quando Maria era ancora vivente,
riferiti da coloro che le erano accanto, a volte invece si tratta di eventi
attuali, riportati da persone che non
hanno conosciuto direttamente
Maria.
Spesso sono casi estremamente
interessanti, esperienze di vita singolari e coinvolgenti. Ascoltando l’anima ne gioisce e acquista ricchezza
interiore, serenità e forza. Forse
sarebbe opportuno, in futuro, soffermarsi su qualche esperienza particolare e dettagliata, se gli interessati lo
consentiranno.
Le storie che mi avvincono di più
sono quelle apparentemente più
ordinarie, semplici, rese straordinarie dalla fede fresca e generosa di
anime innamorate di Dio. Questo
stupisce: accanto a Maria lo straordinario appare ordinario e l’ordinario
diventa straordinario. Non mancano
gli eventi singolari e difficilmente
spiegabili senza la fede: malattie
scomparse all’improvviso per intercessione di Maria, rivelazione di
eventi che non potevano essere percepiti per vie normali, successione
rapida e apparentemente casuale e
normale di fatti la cui concatenazione sembra difficile spiegare solo con
la logica.
Quasi sempre, più che di miracoli veri e propri, sarebbe forse più
appropriato parlare di eventi fuori
del comune, che lasciano stupore e,
per chi crede, certezza su Chi li ha
voluti. I testimoni però, quando ne
parlano, pur ritenendosi personalmente sicuri della santità di Maria,
sono sempre estremamente umili e
scrupolosi nella sottomissione al
Magistero della Chiesa, a cui ritengono doveroso ubbidire e da cui
attendono un giudizio definitivo,
voluto da Cristo e illuminato dallo
Spirito.
Leano Lancieri
FINESTRE APERTE
1 Maggio 2004
IN PELLEGRINAGGIO
PER LE VOCAZIONI
Un impegno coinvolgente
Quale modo migliore di iniziare il mese della Madonna se non
quello di partecipare ad un Pellegrinaggio!
Con questo spirito gli amici della Serva di Dio hanno organizzato, sabato 1 maggio c.a., un pellegrinaggio alla B.V. del
soccorso nel Tempio “La Rotonda” di Rovigo, luogo in cui
anche Maria Bolognesi ha affidato le sue suppliche.
Incoraggiati dall’atmosfera artistico-religiosa del Tempio, che
nell’abbraccio avvolgente della sua architettura incarna lo
splendore della Vergine, è stato più facile calarsi nell’intensità del momento di preghiera. Un momento volutamente
orientato alla preghiera per le vocazione, in fraterna sintonia
con la Chiesa, che domenica 2 maggio ha glorificato la 41°
Giornata Mondiale di Preghiera sulle vocazioni e in piena
comunione con l’incisivo cammino diocesano.
Alle 10.30 Padre Tito Sartori, Postulatore della Causa di
canonizzazione, ha presieduto la S. Messa, regalando ai
numerosi presenti un ritratto sempre più luminoso della
Serva di Dio, oltre che un momento di intensa riflessione spirituale.
L’accoglienza, affidata a Giuseppina Giacomini presidente del
Centro Maria Bolognesi, ha anticipato la disponibilità totale,
della Serva di Dio per le vocazioni, in particolar modo quella
al sacerdozio e quella alla famiglia.
La celebrazione, dopo le letture, ha visto il suo proseguimento con l’omelia di Padre Tito, che per la sua profondità di
Tempio
B.V. del Soccorso
“La Rotonda”
di Rovigo
concetti riteniamo doveroso pubblicare interamente, in modo
che nelle vostre case arrivi, come ai partecipanti al pellegrinaggio, il coinvolgente invito ad una riflessione di fede, sulla
scia luminosa della Serva di Dio.
Dopo la consegna fatta dal celebrante delle cose meravigliose sulla passione di fede e di amore per le vocazioni di Maria
Bolognesi, il silenzio meditativo riempiva l’animo dei presenti; continuava la celebrazione con ricchezza di attenta partecipazione.
Dopo l’Eucaristia e la recita della preghiera per la glorificazione della Serva di Dio, doverosi i ringraziamenti a Don Silvio Baccaro, guida spirituale del Gruppo Genitori in Cammino, e a Don Camillo Magarotto che hanno concelebrato. Un
grazie caloroso anche a Padre Tito, a Mons. Daniele Peretto
e a quanti hanno presenziato, con l’augurio che questo pellegrinaggio ci abbia reso un po’ più capaci di seguire l’esempio di Maria Bolognesi, che seguendo le orme di Cristo Crocifisso volle realizzare la vocazione battesimale, offrendo la
propria vita in riparazione ed espiazione delle proprie e delle
altrui debolezze.
IL SACERDOZIO
NEL PENSIERO DI MARIA BOLOGNESI
Omelia di Padre Tito Sartori
PREMESSA
Padre Tito Sartori
FINESTRE APERTE
La data odierna è preziosa, perché
riunisce vari elementi importanti per
la nostra fede: il mese di maggio,
consacrato alla Vergine; la memoria
liturgica di San Giuseppe lavoratore;
e poi la grande presenza di Gesù
sommo ed eterno Sacerdote. Contemplare insieme queste tre Persone, crea
nell’anima una grande gioia, perché
la Vergine Santa è una creatura che il
Padre da tutta l’eternità ha pensato e
ha creato per Sé, è il capolavoro di
Dio: dal grembo verginale di Maria
trarrà l’umanità assunta dal Verbo per
realizzare la Redenzione nostra al
giungere della pienezza dei tempi.
Ci troviamo di fronte a tre capolavori divini: il capolavoro della Vergine Madre, il capolavoro del vergine
Figlio, consegnati alla tutela e protezione del vergine Giuseppe. Oggi è
pertanto la festa delle verginità consacrate a Dio: dell’umanità del Cristo,
dell’umanità della Vergine, dell’umanità di Giuseppe, le più alte figure
morali che siano apparse sulla terra.
* * *
Prima di accingermi a parlare del
sacerdozio così come lo considerò
Maria Bolognesi, desidero inquadrare
le figure sacerdotali dalle quali nella
diocesi di Adria-Rovigo lei venne aiutata. Il primo fu Don Bassiano Paiato,
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il vecchio prete comportatosi con lei
come un padre, e che fino al 1949 le
dette un indirizzo preciso, una direzione perfetta; dopo il ‘49, probabilmente abbagliato dagli immensi prodigi che Dio compiva nella vita della
Bolognesi, e forse anche a causa dell’età (è morto ultranovantenne), deviò
dall’indirizzo di riservatezza che lui
stesso le aveva dato, motivo per cui il
Vescovo diocesano di Adria-Rovigo, Mons. Mazzocco, lo sostituì
con Mons. Rodolfo Barbieri, altra
figura splendida di sacerdote, che
ebbe per lei attenzioni quali solo un
genitore può avere per una figlia.
Malatosi Mons. Barbieri, subentrerà Mons. Adelino Marega, figura
di prete fulgida, ricco di tutto ciò
che si poteva esigere da un sacerdote, ricco di cultura teologica, di cultura scientifica, di umanità, di
sapienza nelle cose mistiche. A
questo prete straordinario verrà
consegnata la vita della Bolognesi.
Sarà lui a diagnosticare con rigore e
con severità la presenza di Dio, di
Cristo, nel personaggio delle apparizioni mistiche. Per quasi un anno
intero, dal settembre ‘57 al 27 giugno ‘58, impose alla Bolognesi di
“cacciare via quel personaggio”, e
lei ubbidì sempre. E quel “personaggio” non soltanto non rimproverò la Bolognesi, ma le disse: “Tu fai
bene a cacciarmi via, perché così
ubbidisci al tuo direttore spirituale,
però il tuo direttore sa che io sono Dio
e faccio quello che voglio”. Il 27 giugno del ‘58 Mons. Marega le dirà:
“Adesso fai quello che ti dice”. Ma
per tutti quei mesi, dal settembre ‘57
al giugno ‘58, egli mantenne un atteggiamento di severità, perché voleva
essere sicuro che non fosse Satana o
una immaginazione della mente di
Maria a creare il “personaggio” delle
cosiddette visioni mistiche.
Non posso omettere di nominare
Padre Romualdo Soave, cappuccino,
figura bellissima, che ebbe tratti
meravigliosi con la Bolognesi, con la
quale svolse colloqui incantevoli,
possibili tra due anime stupende,
immolatesi ambedue al Signore e a
Lui consacrate in spirito di sacrificio
e di riparazione a favore della Chiesa.
Ricordo l’ultima figura, Mons.
Aldo Balduin. Mio fratello, quand’era
Vescovo a Rovigo (ancora vivente
Mons. Balduin), mi raccontò un episodio attinente a quest’ultimo e poi
aggiunse: “Tra i miei sacerdoti Mons.
Balduin è l’anima più santa”.
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A queste anime sacerdotali, figure
bellissime, Dio consegnò la Bolognesi. Notate: Dio affidò Gesù e Maria a
Giuseppe, Dio consegnerà la Bolognesi a queste figure meravigliose,
perché Egli i suoi doni non li spreca,
sono perle preziose che custodisce
severamente e le tutela contro il maligno. Questo ha fatto Dio anche con la
Bolognesi.
Celebranti
Questa era la premessa. Adesso
affronterò tre temi: 1) La Vergine e i
Sacerdoti nel pensiero di Gesù; 2)
Cristo sommo, unico ed eterno sacerdote; 3) Come aiutare i sacerdoti. I
temi indicati saranno svolti seguendo
le indicazioni di Maria Bolognesi.
* * *
1. LA VERGINE
E I
SACERDOTI
Che cosa dice Gesù a Maria Bolognesi? Il 14 febbraio ‘58 le rivolse
queste parole: “Ti raccomando il
santo Rosario, e prega, prega tanto
per i sacerdoti, perché si facciano
santi e il mio cuore non resiste più per
le tante miserie ed ingratitudini, anche
la Madre di tutti piange e non ci regge
più il Cuore per tanti figli ingrati”.
Il Rosario è la preghiera qui raccomandata per impetrare il dono della
santità sacerdotale. Un particolare
importante: questa raccomandazione
la ritroviamo tale e quale nel pensiero
del Santo Padre, Giovanni Paolo II. Il
29 ottobre 2002 egli pubblicò la Lettera Apostolica “Rosarium Virginis
Mariae” con le seguenti annotazioni:
“Ventiquattro anni fa, il 29 ottobre
1978, ad appena due settimane dall’elezione alla Sede di Pietro, quasi
aprendo il mio animo, così mi esprimevo: “«Il Rosario è la mia preghiera
prediletta, preghiera meravigliosa,
meravigliosa nella sua semplicità, si
può dire che il Rosario è in certo
modo un commento-preghiera dell’ultimo capitolo della costituzione
Lumen Gentium del Vaticano II,
capitolo che tratta della mirabile
presenza del Regno di Dio nel
mistero di Cristo e della Chiesa;
difatti, sullo sfondo delle parole Ave
Maria passano davanti agli occhi
dell’anima i principali episodi della
vita di Gesù Cristo»”.
Così asserì il Papa a proposito
del Rosario, e questa preghiera
Gesù la raccomandò a Maria perché
la elevi a Dio per riparare i peccati
commessi dai sacerdoti e per la santificazione loro.
Quando scrissi la biografia
documentata della vita della Bolognesi (opera tutt’oggi ancora inedita), alla fine compilai l’indice analitico. Le due voci più citate di tutta
l’opera furono le voci “Sacerdoti” e
“Rosario”. Dovetti con meraviglia
constatare che erano più citate addirittura della città di Rovigo, della
città di Adria, dei nomi dei genitori,
dei fratelli, tanto ebbero importanza
nella vita della Bolognesi queste due
realtà soprannaturali. Notate che San
Pio da Pietrelcina diceva 34 Rosari al
giorno; e al padre Guardiano che gli
faceva osservare: “Padre, ciò è impossibile, come fa lei a recitare 34 Rosari in un giorno se è sempre impegnato
nell’ascoltare le confessioni?”. Lui
rispose: “Tu credi che l’uomo abbia
una sola dimensione? Ma l’uomo ha
due dimensioni, io con una lavoro e
con l’altra prego”. Tutto ciò è documentato, è cronaca.
Perché viene raccomandato a
Maria di pregare per i sacerdoti? Il
motivo lo troviamo scritto nel diario
del 15 aprile 1960: “Quanto e quanto
avrà sofferto la Madre di tutti per la
passione e morte del suo figliolo
Gesù! Quel cuore anche oggi è come
quel giorno, perché i suoi figli sono
trucidati dai vizi e dalle passioni carnali. Oh Gesù, oh Madonnina, ancora una goccia del vostro sangue
basterebbe per mondare le nostre
colpe, le nostre miserie”.
Ecco il motivo della preghiera per
i sacerdoti, soprattutto della recita del
Rosario; in essa è presente la Vergine
FINESTRE APERTE
Madre. C’è nella frase della Bolognesi un modo di dire che se non è ben
capito, potrebbe ritenersi una eresia,
ma se ben compreso, è perfettamente
ortodosso. Notate: nelle visioni la
Bolognesi dice spessissimo: “Gesù,
basta una goccia del tuo sangue per
riparare tutti i mali degli uomini, perché vuoi infliggere questi castighi?”.
Tale osservazione risponde a verità:
sarebbe certamente bastata una goccia del sangue di Cristo per ottenere la
Redenzione, come d’altronde asserisce la stessa Liturgia. Tuttavia, nel
testo citato lo stesso effetto è riferito
anche ad una goccia del sangue della
Madre di Gesù: “Oh Gesù, oh
Madonnina, ancora una goccia del
vostro sangue basterebbe per mondare le nostre colpe”. Tutto ciò avvenne
sulla cima del Calvario. Sotto la croce
era presente la Madre del Salvatore: il
secondo Adamo e la seconda Eva,
infatti, costituiscono la seconda coppia che rigenera l’umanità. Pertanto la
goccia di sangue della Vergine Madre
può realizzare l’effetto salvifico
enunziato dalla Bolognesi non in
quanto “goccia staccata”, ma in quanto goccia di sangue “unita” a quella
del proprio Figlio. Ciò rientra
nella volontà di Lui, che
volle la Madre accanto a sé
sotto la croce nell’identica
offerta al Padre. Quindi, questa espressione della Bolognesi, se ben capita, è pienamente ortodossa.
Mi sono chiesto più volte:
perché il dolore innocente?
Si può capire che l’autore di
gravi crimini debba soffrire
per riparare il male compiuto; ma come si può giustificare il dolore di un bimbo?
Come lo si può ammettere?
Risposta: “La Vergine sotto
la croce, non era forse innocente? Perché ha sofferto? Che male
aveva fatto? Lei, senza colpa, preservata perfino dalla colpa d’origine,
perché stava sotto la croce? Perché ha
sofferto con suo figlio?”.
Ce lo spiega San Paolo: “Sono
lieto delle sofferenze che sopporto per
voi e completo nella mia carne quello
che manca ai patimenti di Cristo, a
favore del suo corpo che è la Chiesa”
(Col 1,24).
C’è una parte di sofferenza che è
lasciata alla collaborazione dell’uomo, e questa è la parte che viene
soprattutto riparata dal dolore innocente della Vergine Madre e da tutti
FINESTRE APERTE
gli innocenti che lungo la storia Dio
chiama a questa immolazione, sull’esempio della Vergine sotto la croce.
2. CRISTO UNICO E SOMMO SACERDOTE
Vi dicevo poc’anzi che c’è un solo
sacerdote: Cristo. Infatti noi sacerdoti
nella consacrazione diciamo: “Questo
è il mio corpo, questo è il mio sangue”. Diciamo altresì: “Io ti assolvo”.
Ma non è la creatura umana che transustanzia il pane e il vino nel corpo e
sangue, anima e divinità di Cristo; è
Cristo che agisce attraverso la strumentalità sacerdotale. Il sacerdote è
uno strumento che Lui ha scelto, e al
quale attribuisce questo potere
immenso.
C’è una profonda analogia fra la
possessione demoniaca e la possessione divina. La possessione demoniaca è di due tipi, quella volontaria di
chi si consacra a Satana e quella invece che Dio permette per sottoporre a
prova le persone. È successo a Maria
Bolognesi, che fu preda di Satana,
indemoniata, dal 21 giugno 1940 fino
alla fine di gennaio 1942.
La possessione demoniaca Dio la
permette quando un’anima è chiamata ad altissime vette di santità, la purifica mediante tale possessione, non
sempre, comunque, in questo modo,
ma sempre la purifica perché non si
insuperbisca, perché rimanga umile e
possa constatare che da sé può fare
soltanto il male. Dio permette queste
prove tremende perché l’anima si
radichi nell’umiltà.
C’è una possessione divina, vi
dicevo, che è analoga alla possessione
demoniaca, permessa anche per le
anime sante. Dove sta l’analogia?
Quando un’anima è posseduta da
Satana per divina permissione, non
per scelta, ciò che in lei avviene non è
da attribuirsi alla intelligenza e alla
volontà del posseduto, ma è un atto
subito per azione di Satana, il quale
esprime il suo odio verso Dio mediante la corporeità di quella persona.
Nella possessione divina (che
avviene, notate, ogni giorno nel ministero della liturgia eucaristica e nel
ministero della confessione) l’uomo,
in questo caso il sacerdote, presta
liberamente la sua intelligenza, la sua
volontà all’azione di Gesù e attraverso le parole assolutorie del ministero
della Riconciliazione o quelle consacratorie dell’Eucarestia, produce
effetti che risalgono, per così dire, al
cuore di Dio e si realizzano nella
nostra umanità. Quindi, è Dio che agisce attraverso il sacerdote. Questo fa
capire che cosa Egli richieda dal
sacerdote, quale santità di vita esiga
da lui. Che cosa succede quando una
persona si accosta al sacramento della
confessione per avere rimessa la
colpa? Lo troviamo nelle parole della
Bolognesi (siamo nel 1958, il periodo
in cui Mons. Marega le diceva di cacciare via il “personaggio” della visione): “Ai piedi del confessore
si riceve la pace e quella
dolce tranquillità che solo
Gesù ha potuto dare attraverso i suoi ministri, i sacerdoti”.
La confessione come sorgente di pace dell’anima. La
Bolognesi dirà ancora che
quando ci si va a confessare
si acquisisce la tranquillità
dello spirito: “Sono stata a
confessarmi, quando faccio
qualche meditazione, penso a
come fanno tante anime che
stanno anni ed anni senza il
sacramento della confessione. Come è bella la confessione, si trova proprio quel sollievo
soprannaturale che solo Gesù ha
potuto dare per mezzo dei suoi ministri, i sacerdoti; quanti doni, quanti
mezzi per poterci salvare (27-101957)”.
Lei parla per esperienza, non parla
come uno che scrive un trattato sulla
confessione. Scriverà ancora: “Nella
confessione si trova proprio quel
conforto spirituale che gli uomini, per
quanta scienza abbiano, non possono
dare; solo i ministri di Dio sono
all’altezza: fortunati i sacerdoti
santi!” (8-3-1959). Notate il particolare: “fortunati i sacerdoti santi!”,
7
perché i sacerdoti santi sono lo strumento che lascia passare più limpidamente, più chiaramente la parola, l’azione divina.
Consideriamo ora la liturgia eucaristica. Parlo innanzitutto dell’effetto
che le sacre specie creano nell’anima.
La Bolognesi scrive: “A che vale la
nostra vita se non per servire Gesù?
Rifletto, se avessimo più fede, specie
nella santa comunione, quanta felicità avremmo! Immagino di essere nel
Gethsemani, nell’oscurità della notte,
nel silenzio e nella solitudine, vicina,
vicina a Gesù, a Lui, proprio a Lui,
dall’ostensorio ci guarda, è proprio
Lui che prega per noi, è proprio Lui
che non cessa di offrirsi per la nostra
salvezza. Offrirò a Gesù, insieme alla
preghiera, ogni mio dolore, ogni
colpa ed amarezza; più volte al giorno il mio pensiero vola a Gesù, la preghiera è la forza dell’anima, voglio
vivere nell’amore del prossimo e per
servire solo Gesù” (25-28 giugno
1957).
Si rimane allibiti, perché ci si
trova di fronte a una persona che ha
fatto la prima elementare, e che dice
una grande verità, una immensa
verità: che in Dio non esiste, come fra
gli uomini, passato, presente e futuro,
in Dio tutto è eterno. Il Cristo che
piange dal dolore, il Cristo flagellato,
il Cristo che sale l’erta del Golgota, il
Cristo che si spegne sulla croce, sono
fatti eterni. Per questi fatti eterni, la
Vergine Santa fu preservata dal contrarre la colpa d’origine, perché nell’eternità tutto già esisteva, prima
ancora che accadesse nel tempo.
Quindi, oggi Gesù continua ad immolarsi per l’umanità a noi contemporanea. E questo l’ha capito la Bolognesi.
Quale santità si richiede al sacerdote per celebrare simili misteri! Ne
abbiamo come un riflesso nelle parole che il Signore rivolge alla Bolognesi: “Maria, tanti cristiani di nome, ma
pochi sono fedeli, il mio cuore è spezzato, tanti secolari non si ravvedono,
tanti e tanti sacerdoti mi offendono
nel modo più crudo, gli altari sono
ornati di bellissime tovaglie bianche,
ma non sono bianche le anime che li
circondano. Oh, se tanti sacerdoti
non offendessero il mio cuore, e le
loro mani fossero pure! Bisogna fare
penitenza, penitenza” (22-5-1959).
Quanto è vero questo! Gesù assicura
la Bolognesi che i sacerdoti sono
gemme preziose (3-10-1958), sono il
sale della terra (19-11-1958), un
8
sacerdote santo diventa una fucina di
santi: un prete non va in paradiso da
solo, un prete non va all’inferno da
solo. Motivo per cui la santità sacerdotale è veramente il sale della terra,
è la gemma preziosa che deve brillare
nella notte del mondo.
Vi ho parlato dei sacerdoti che non
si comportano bene, ma Gesù ha
anche ammonito sui pericoli che i
sacerdoti corrono, e si rimane un po’
meravigliati di questa attenzione amorosa di Lui che in un certo senso ne
alleggerisce perfino la responsabilità:
“Tanti e tanti sono i peccati di tutta
l’umanità, e poche sono le anime che
cercano di riparare; Maria, Maria,
prega, prega tanto, molto per il ministero sacerdotale, perché tanti sono i
pericoli e molti sono in preda del male
compiuto. Quanto grande il mio dolore! Questo è un lamento maggiore e
qui verranno dei castighi se non si fa
la penitenza” (8 gennaio 1960).
Campanile de
“La Rotonda”
Gesù sottolinea i tanti pericoli cui
va incontro un ministro di Cristo: perché lo fa? A parte la natura umana che
è debole e fragile, il pericolo maggiore viene da Satana, che in questo
mondo è presente anche se molti non
ne sono convinti, è presente ed agisce.
Gli orrori che troviamo sulla terra pensate all’Iraq, alla Palestina, all’Afghanistan, alla Cecenia; pensate ai
disastri che avvengono nell’Africa, in
America, in Oceania, nelle Filippine sono azioni di una tale malvagità che
soltanto con la presenza di Satana
possono talvolta spiegarsi. Satana fa
di tutto per distruggere moralmente in
particolar modo colui che Cristo ha
scelto come suo strumento, perché
distruggendo lo strumento, distrugge,
almeno in parte, l’azione divina nel
mondo.
Mi accorgo di avere oltrepassato il
tempo che posso ragionevolmente utilizzare in questa circostanza. Tralascio perciò la trattazione del terzo
punto attinente alle modalità da osservare per essere di aiuto ai sacerdoti.
Chiudo con un esempio di straordinario amore al sacerdozio da parte
di lei, un esempio che si allinea fra le
tante prove della presenza divina
nella vita della Bolognesi. Esso
riguarda il Cardinale Mindszenty, di
cui è parola nella visione mistica del
15 aprile 1949.
Il Primate ungherese, Joseph
Mindszenty, verrà arrestato il 26
dicembre 1948; sarà processato e
condannato all’ergastolo nel marzo
del ‘49. Il 15 aprile di quell’anno
avviene il seguente colloquio fra
Gesù e Maria Bolognesi: “Gesù, tu
puoi farmi un regalo?”. “Maria cosa
vuoi?”. “Gesù, tu puoi tutto, per il
bene delle anime hai dato tutto il tuo
sangue, io così piccola e incapace,
per il bene del buon Cardinale Mindszenty, ti dono tutto il mio corpo, perché tu lo abbia a flagellare come vuoi,
usalo pure come un cencio, ma salva
il Cardinale”. Il Signore risponde:
“Maria, prega tanto”. Allora la Bolognesi insiste: “Tu, Gesù, non mi puoi
negare questo, mi hai sempre detto
che la vittoria è dei forti”. “Maria, sì,
è vero, don Mindszenty ha la forza
della fede cristiana, verrà la vittoria,
ma c’è tempo ancora”.
Quanto tempo? 22 anni! Gesù
disse alla Bolognesi, nel ‘49, ciò che
sarebbe accaduto nel 1971. Ben 22
anni separano la vittoria preannunciata dal Signore - ossia la liberazione
del Cardinale - dal fatto della sua realizzazione. In effetti nel 1956 avverrà
una breve e momentanea liberazione
del Primate nei giorni della Rivoluzione ungherese; poi seguirà la prigionia volontaria nell’ambasciata
americana, onde evitare di cadere in
mano ai comunisti ungheresi. Soltanto nel 1971 il card. Joseph Mindszenty verrà liberato per l’intervento
di Paolo VI. Egli potrà allora lasciare
l’Ungheria e risiedere a Vienna. Alla
Bolognesi Gesù predisse che sarebbe
giunta la vittoria, ma, soggiunse nel
1949, che tale vittoria non era ancora
vicina. Avverrà, infatti, 22 anni dopo!
Signore, ti ringraziamo, perché hai
voluto mostrarci, nella Bolognesi,
quanto sei buono, quanto sei vero,
quanto esisti nella nostra vita.
FINESTRE APERTE
15 Maggio 2004
Seguendo la preziosa iniziativa di
don Camillo Magarotto, parroco di
Bosaro (RO), ci siamo ritrovati
sabato 15 maggio con una “categoria” di persone molto cara alla
Serva di Dio: i bambini.
Dalla lettera sotto riportata, che il
Presidente del Centro ha sentito il
bisogno di rivolgere a don Camillo,
si potrà respirare l’atmosfera di
quest’incontro indimenticabile.
I BAMBINI DI BOSARO (RO)
INCONTRANO
MARIA BOLOGNESI
IL GIOCO DEL
“SE MARIA FOSSE...”
Grazie, Don Camillo
In Cristo fratello buono don Camillo,
non si meravigli di questa iniziativa
- un ringraziamento aperto, che pubblichiamo sul nostro periodico - perché
questo è il desiderio del Consiglio
Direttivo del Centro: testimoniarle tutta
la nostra gratitudine e riconoscenza
per la sua particolare attenzione verso
la fulgida figura della nostra amata
Serva di Dio Maria Bolognesi.
Siamo compiaciuti e interiormente
gioiosi perché lei, di sua iniziativa,
senza alcuna pressione da parte nostra,
ci ha chiamato, nel corso di pochi mesi,
a fare memoria di alcuni momenti
importanti della vita di Maria, che ha
visto i natali proprio lì, a Bosaro. Di
certo, per questo, lei ci ha regalato due
momenti toccanti: il 27 dicembre 2003,
un incontro di preghiera con i suoi parrocchiani con la celebrazione di una S.
Messa nel giorno anniversario del Battesimo della Serva di Dio; il 30 gennaio
2004 un secondo momento, la S. Messa
per fare memoria del 24° anniversario
della nascita al cielo di Maria.
Poiché queste celebrazioni hanno
FINESTRE APERTE
coinvolto soprattutto gli adulti, Ella, da
persona saggia e illuminata, ha voluto
regalare anche ai bambini e ai ragazzi
della sua parrocchia l’opportunità di
conoscere più da vicino questa figura,
che ha un fascino particolare su grandi
e piccini. È il fascino della bontà, della
semplicità, dell’umiltà, sui quali sovrasta, come luce che tutto illumina e trasforma, l’ardente carità di un cuore
aperto prima di tutto su Dio e poi sui
fratelli.
Ecco perché - ma lo dico soprattutto per i lettori di Finestre Aperte - Lei ci
ha proposto di stare insieme ai suoi
bambini del catechismo nel pomeriggio
di sabato 15 maggio. Un programma
semplice, senza alcuna
pretesa, se non quella di
presentare qualche aspetto della vita di Maria, servendosi di una video cassetta preparata dal Centro fin dal 2000 in occasione del 20° anniversario della morte della
Serva di Dio.
Ai bambini è stato proposto un
gioco sulla figura della Serva di Dio.
Se Maria fosse un FIORE, che
fiore sarebbe? Ebbene oltre al
paragone con la rosa, i bambini sono
riusciti a stupirci con altre similitudini che ci hanno “arricchito” di spunti:
la margherita, perché è bellissima
nella sua semplicità,
la violetta, perché cresce nel
nascondimento,
le scarpette della Madonna, perché Maria ha sempre “camminato”
con Gesù e sua Madre,
il girasole, perché come questo
fiore segue il sole, Maria ha seguito
Gesù,
la stella alpina, perché la si trova
ad alta quota, più vicina al cielo.
❁ ❁ ❁
Questo “gioco” lo riproponiamo a voi, bambini e ragazzi, che
avrete occasione di leggerci attraverso le vostre famiglie.
Se Maria fosse un CIBO, che
cibo sarebbe e perché?
Spediteci i vostri pensieri, nel prossimo numero di “Finestre Aperte” li
pubblicheremo.
(continua a pag. 12)
9
CONTINUA
L’OPERA D’AMORE
DELLA SERVA DI DIO
Probabilmente molti lettori si staranno chiedendo perché abbiamo
deciso di pubblicare la foto di un
bambino di pochi mesi, coccolato e
vezzeggiato dalle mani amorose di
alcune Suore. Chi è quel bambino?
Chi sono quelle Suore? A queste
domande vogliamo dare pronta risposta, raccontando i fatti in sequenza
cronologica, così come li abbiamo
vissuti, indirettamente.
Nel corso dell’autunno del 2003,
la Madre Superiora delle Ancelle
della SS.ma Trinità di Rovigo, Madre
Aloisia, ci coinvolgeva in un’opera di
assistenza umanitaria, che ci portava
ancora una volta in Brasile, a Maceiò,
nella stessa località in cui sorge una
loro Casa e dove opera il novello
sacerdote Don Cicero Lenisvaldo
Miranda, che il Centro, attraverso dei
benefattori, ha assistito in vari modi
nel corso degli ultimi anni della sua
formazione sacerdotale in Italia.
Fedeli interpreti dell’evangelico
“Lo avete fatto a Me”, appena abbiamo conosciuto il dramma che stava
vivendo il piccolo “Jonas Gabriel”,
abbiamo dato il nostro assenso: contribuire alle spese economiche di una
mamma di tre o quattro figli, che si
era fatta carico di far crescere anche
quel bambino, abbandonato sul sedile
posteriore della sua macchina.
Da parte nostra, abbiamo cercato
di coinvolgere in questa storia di
“mani tese” anche due ragazze bresciane: Marcella e Raffaella, perché,
sulla scia dei loro genitori, sappiano
non solo “donarsi” a chi è nel bisogno, ma anche “privarsi” ogni mese di
un qualche cosa, così che il contributo erogato dal Centro Maria Bolognesi di Oderzo, sia più sostanzioso e
consono per risolvere i problemi di
salute di questo bambino.
Ecco ciò che la mamma adottiva
10
di grande sensibilità, di saggezza e
del piccolo Jonas scrive al riguardo:
discernimento:
“Gli inizi furono tristi: malato, pieno
“Sono felice dei suoi progressi;
di piaghe, con l’incertezza che i suoi
continua a migliorare ogni giorno.
occhi fossero in grado di vedere. Non
Chi ha conosciuto il bambino quando
muoveva né braccia né gambe, non
è arrivato, stenta a credere che egli
piangeva, ma io ugualmente l’ho
sia la stessa persona. È una grazia
amato.
tutta speciale di Dio! Il segreto di
Come l’ho visto, non ho avuto il
tutto fu ed è l’Amore che ha ricevuto
coraggio di disprezzare questo Cristo
da tutta la comunità, incluse le
Abbandonato”.
Monache del Monastero della SS.ma
In data 17 marzo 2004, la mamma
Trinità”.
dice: “Oggi ha compiuto 9 mesi;
Tralasciando il racconto dettagliacome avete visto nelle fotografie, egli
to che mamma Cicera fa per illustrare
già sorride e piange anche. Ha
una giornata tipo
cominciato a
di Jonas, vogliamuovere il bracmo chiudere quecio destro e ansto nostro articoche la gamba,
lo con l’appello
solo non riesce
che viene rivolto
ancora a cama Marcella, raminare a “gatgazza universitatoni”
perché “Lasciate che i bambini
ria con handicap
non ha la forza vengano a me
nella deambulasufficiente per perché di essi è il regno di Dio”
zione.
farlo, ma stiamo e prendendoli tra le braccia
All’inizio delesercitandolo la li benediceva
mattina, quando
(Mc 10,13) la lettera, così dice a Marcella:
si sveglia. Per
“siamo rimasti colpiti dalla sua senprima cosa esercitiamo gli occhi e la
sibilità, dalla sua dolcezza e grandezgamba, così diventa ogni giorno più
za di cuore e di anima” … alla fine,
forte.
Questa mattina è raffreddato a
come incoraggiamento alla stessa:
causa dei primi dentini che stanno
“Nel mio cammino ho potuto vedere
spuntando, in tutto quattro: due supeil concretizzarsi di grandi grazie riceriori e due inferiori; quanto prima farevute. Creda, il miracolo esiste.
mo una foto dei suoi primi dentini”.
Aspettiamo un giorno la vostra
Mamma Cicera così prosegue nel
venuta (con Raffaella) in Brasile,
suo racconto:
aspetto una risposta, programmi, lotti
“Mi sono pentita di non aver scate si lanci, la stiamo aspettando...”.
tato alcuna foto al tempo del suo arriDa queste pagine giunga a tutti
vo in casa nostra, ma a dire il vero,
anche da parte della Redazione non
pensando al futuro di Jonas, mi chiesolo un pressante invito alla solidadevo: “… se vedesse quelle foto… ?”.
rietà universale, ma anche la certezza
Prima di presentare la seconda
che il cuore della Serva di Dio Maria
parte di questo scritto, desideriamo
Bolognesi continua a battere all’unisottolineare il comportamento corretsono con quanti soffrono.
to di mamma Cicera, persona dotata
Centro Maria Bolognesi
FINESTRE APERTE
nesi
A Maria Bolog
ria Bolognesi
c/o Centro Ma
49
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G.
a
Vi
45100 ROVIGO
LA POSTA
DI MARIA
Maggio, 2004
Sono Marcella da Ferrara,
ho avuto modo di conoscere Maria Bolognesi attraverso Suor Pia, avendo per
anni frequentato il Monastero agostiniano di Ferrara e assistito M. Pia nelle sue
malattie. Sono sicura che vi ricordate di me, anche perché Graziella mi ha portato da voi, a Rovigo, alcune volte. Ho sempre pregato Maria, sicura della sua
presenza nella mia vita.
Ora sto attraversando un momento molto difficile e oltre alla preghiera per la
beatificazione di Maria, ho aggiunto questa mia supplica, che ripeto tutti i giorni, certa che da lei sarò ascoltata:
Domenica 16 maggio 2004, sulla tomba
della Serva di Dio si è posata come un
fiore la preghiera di questa sua piccola
amica; l’affidiamo nella sua integra
innocenza anche a voi, perché diventi
più forte la supplica d’aiuto per Alberto,
il fratellino gravemente malato:
“Sarebbe molto più bello se Alberto non
fosse così. Vorrei che fosse guarito così
potremmo giocare, ma io gliene faccio
imparare tante di cose: battere le mani,
mettere la mano sulla testa, fare il
baciamano, tirare le palline.
Una preghiera: Padre nostro che sei nei
cieli sia santificato il tuo nome.
Alessia (Bergamo)
O Maria Bolognesi, che nella vita terrena ti sei uniformata al Tuo Gesù portando i segni e vivendo la sofferenza della Passione per la salvezza di tutti gli
uomini e ora vivi nella Gloria del cielo e continui ad ascoltare le nostre necessità, ti prego, intercedi presso Gesù e attraverso di te ci doni l’aiuto per vivere
cristianamente ogni dolore, fatica, avversità che la vita ogni giorno ci propone.
Affido a te questa grande pena che porto nel cuore, copri tutto, con le tue virtù
che brillarono anche qui sulla terra, e come un tempo tutto presentavi al Tuo
Mistico Sposo, anche ora, con la certezza di essere ascoltata, depongo nel tuo
cuore ogni cosa.
Proteggi, ti prego i bimbi che sempre trovarono tenerezza al tuo cuore, aiutali a
crescere coraggiosi, forti e retti.
Prego il Padre, perché tu, o Maria Bolognesi, venga conosciuta e glorificata
anche su questa terra, così per tua intercessione tu possa aiutare tanti fratelli
che con fiducia in te confideranno.
Se il Signore lo vorrà, spero di venire presto a trovarvi.
Su di voi e sul costante lavoro che portate avanti in memoria di Maria Bolognesi
e per ottenere, dopo aver seguito tutto l’iter necessario, la beatificazione di
Maria, chiedo la benedizione di Gesù, estesa su tutti quelli che l’amano e la pregano.
Con profondo affetto.
Marcella
Papà Ettore con noi dal cielo
Venerdì 28 maggio, all’età di 87 anni, si
è serenamente spento Ettore Baccaro, papà
di don Silvio, guida spirituale del Gruppo
Genitori in Cammino. Le esequie si sono
svolte il giorno dopo nella chiesa di Villanova del Ghebbo, paese natale di Ettore.
La chiesa di San Michele Arcangelo a
malapena ha potuto contenere i parenti, gli
amici e le tante persone che dalla città di
Rovigo e dai paesi di Gaiba e Borsea hanno
voluto tributargli l’ultimo saluto e manifestare l’affetto per don Silvio Baccaro che, dopo
sei anni dall’andata in cielo della mamma
Ida, ha officiato, insieme a tanti sacerdoti, la
celebrazione per il suo caro papà.
La preghiera dei fedeli ha visto succedersi, oltre alle nuore e ai nipoti, gli amici
di Gaiba, Borsea e i rappresentanti dei
Genitori in Cammino, che hanno voluto
tracciare ai presenti il profilo di questo
FINESTRE APERTE
uomo semplice e sereno, innamorato del
suo lavoro, che ha saputo essere vicino a
don Silvio e seguirlo con serenità negli
spostamenti che il suo apostolato ha
richiesto, facendosi amare dai parrocchiani
per la cordialità che lo ha sempre contraddistinto.
Nelle parole pronunciate alla fine della
celebrazione, don Silvio ha fatto presente
come l’ultimo anno di vita di Ettore sia
stato segnato dalla difficoltà di una malattia che lo ha portato piano piano ad avere
bisogno sempre più di essere assistito. In
questo frangente don Silvio ha ringraziato
le tante persone che giornalmente erano
presenti in canonica per accudire papà
Ettore e permettere a lui di svolgere i tanti
compiti di sacerdote che durante il giorno
lo vedevano costantemente impegnato; ha
potuto godersi il suo papà alla notte, accu-
dendolo con lo stesso amore di una
mamma che assiste il proprio figlio ammalato.
Alla fine della celebrazione, un lungo
corteo in preghiera ha accompagnato al
locale camposanto le spoglie di Ettore.
I Genitori in Cammino ringraziano la
disponibilità concessa da Don Giovanni,
parroco di Villanova del Ghebbo, a portare
la propria testimonianza alla famiglia, e per
le parole toccanti pronunciate durante l’omelia
Anche il Centro Maria Bolognesi vuole
manifestare a don Silvio le condoglianze
per la scomparsa del suo carissimo papà,
rivolgendo a Dio una preghiera per le persone anziane e ammalate, affinché, come
Ettore, conoscano la consolazione della
vicinanza amorevole e devota dei propri
cari.
11
(continua da pag. 9)
Felice intuizione la sua: gli esempi
di anime buone trascinano al bene.
Chissà, dopo questo primo incontro con
tanti piccoli delle elementari, quanti di
questi sentiranno, nel tempo, il richiamo di quella vocina che dice: anche tu,
anche tu puoi essere come Maria!
Non è difficile per un piccolo innamorarsi di Maria perché il vissuto di
questa creatura è talmente toccante,
che si sente il bisogno di averla vicino,
certi del suo aiuto. Il bambino è in
grado di cogliere i moti generosi del
cuore di Maria, non solo, ma di scoprire come Maria sia sempre pronta a tendere una mano (vedi l’atto eroico compiuto da Maria che salva il piccolo
Enzo caduto in un fossato profondo).
Maria, ne sono certa, si colloca
come persona ricca di umanità, che
educa all’amore, alla condivisione,
all’altruismo; non solo, Maria è creatura gioiosa che profuma di sole, perché
innamorata di Gesù e dell’Eucaristia.
Grazie, don Camillo, per averlo
fatto notare ai suoi ragazzi e mi creda,
non demorda: ricordi sempre che Gesù
ci attende per entrare nel nostro cuore e
stare con noi. Maria Bolognesi, questa
verità, l’ha capita, fatta sua e vissuta
giorno dopo giorno. È proprio l’Eucaristia il segreto della sua costante serenità, della sua pace!
Mi sia ora consentito dirle, reverendo Don Camillo, che i suoi ragazzi mi
hanno e ci hanno colpito in modo positivo per il loro modo di essere e di rapportarsi con noi che volevamo dialogare con loro.
Da ex insegnante di ragazzi della
La Redazione
di Finestre Aperte
e il Centro
Maria Bolognesi,
mentre vi consegnano
nella preghiera
alla Madonna
vi augurano
una buona estate
“dissetata”
dalla Parola di Dio!
Scuola Media, posso dire che mi ha sorpreso l’entrata ordinata nella sala della
riunione di queste 70-80 personcine,
ancor di più il loro parlare sommesso,
educato, durante quel breve contrattempo che ha ritardato la proiezione
della pellicola.
Inoltre, ancor di più la silenziosa
attenzione durante la proiezione del filmato e la compostezza dei successivi
interventi per rispondere alla domanda
del gioco: SE MARIA FOSSE…
Un’esperienza veramente unica,
che spero possa ripetersi perché stare
vicino ai bambini aiuta ad essere dei
“grandi” migliori. Ci aiuta a farci
“piccoli” per capire meglio la grandezza del Signore, proprio come faceva
Maria Bolognesi. Ancora grazie don
Camillo!
Giuseppina Giacomini
Vergine santa fra tutte,
dolce regina del cielo,
rendi innocenti i tuoi figli,
umili e puri di cuore.
Donaci giorni di pace,
veglia sul nostro cammino
fa’ che vediamo il tuo Figlio,
pieni di gioia nel cielo.
(dal Comune della B.V. Maria)
Dipinto della Serva di Dio Maria Bolognesi, 1977
Ogni mese, il giorno 30, alle ore 9.00 (se festivo ore 10.30), viene celebrata una S. Messa
per la Serva di Dio Maria Bolognesi presso il Tempio cittadino “La Rotonda” di Rovigo
A
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T
E
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I
O
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E
Compila e spedisci questo tagliando per ricevere il materiale desiderato
riguardante Maria Bolognesi e per segnalare eventuali variazioni di indirizzo.
Anche il tuo contributo ci permette di far conoscere Maria Bolognesi.
COGNOME
FINESTRE APERTE
NOME
BIOGRAFIA
VIA
BREVE PROFILO
CAP.
CITTÀ
PREGHIERA
VARIAZIONE INDIRIZZO
Spedire a: Centro Maria Bolognesi - Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo
In ossequio al decreto di Urbano
VIII, si dichiara di non voler attribuire
a quanto di straordinario è narrato in
questo giornale altra fede se non
umana e di non voler prevenire il
giudizio definitivo della Chiesa, al
quale la Redazione intende sottomettere in tutto il suo.
Il Consiglio Direttivo
del Centro ringrazia per le offerte
pervenute per la Causa
e le opere di Maria.
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FINESTRE APERTE
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Direttore Responsabile:
Mons. Daniele Peretto
Direttore:
Giuseppe Tesi
Sede e Redazione:
Centro Maria Bolognesi
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Telefono: 0425.27931
Fax 0425.463964
Aut. Trib.: Rovigo n. 8/92
del 30/07/1992
Stampa:
Think Adv - Conselve (Pd)
Speciale
inserto
I.R.
Gruppo
Genitori in cammino
PREGHIERA
ASCOLTO
UMILTÀ
Tante persone ci scrivono o ci telefonano per diversi
motivi, ma soprattutto per avere una parola di conforto
da chi sta vivendo, da anni, il dramma della morte prematura di un figlio.
In questo modo si sentono meno sole: condividendo
qualche minuto della loro solitudine, escono da quell’isolamento quotidiano che a volte ci prende, perché immersi in una società dai ritmi impossibili, dove la vita è più
simile ad una corsa senza fine, i cui protagonisti corrono
il rischio di diventare oggetti pronti per l’uso.
Fra le tante lettere pervenuteci, ne presentiamo una,
che riportiamo appresso, in cui lo scrivente, rivolgendosi
alla Redazione di Finestre Aperte, chiede come fare ad
aiutare genitori provati dallo stesso nostro dolore.
21 marzo 2004
Carissimi Genitori in Cammino,
vi sarei molto grato se mi faceste avere notizie riguardo la vostra
associazione.
Nel nostro paese e nella nostra parrocchia, abbiamo molte famiglie in pena, per cui ho bisogno di andare incontro a tante persone;
vorrei aiutare specialmente le famiglie in cui è morto uno o più figli,
ma farlo nella maniera dovuta, portando loro Gesù.
Oggi abbiamo celebrato la S. Messa per Marco, un ragazzo deceduto per un incidente stradale la notte del 2 marzo scorso: avrebbe
compiuto 24 anni.
Anche in casa mia abbiamo bisogno di tanta forza e coraggio…
per superare le varie difficoltà, i dolori e le sofferenze della vita...
In comunione di preghiera, sempre affettuosamente.
Renato Gabrieli
Nel rispondere, dalle pagine di
questo trimestrale, al sig. Renato
Gabrieli di Calmiera (LE), mentre
offriamo la nostra esperienza, maturata in questi cinque anni di vita del
gruppo, presentiamo pure alcuni pensieri scritti da sacerdoti, che hanno
l’importante ruolo di guide spirituali.
Premettiamo subito nella nostra
risposta all’amico Renato che non ci
sono metodi, scuole, esempi da portare; ciò che offriamo nasce dall’ascolto della parola di un MAESTRO
straordinario, che ha vinto la morte,
per donarci la vita eterna.
Possiamo comunque indicargli, a
nostro avviso, tre regole importanti,
che Gesù stesso ci ha insegnato:
1) preghiera personale e comunitaria;
2) ascolto e silenzio;
3) umiltà.
Preghiera
Ascolto e silenzio
La preghiera personale è fondamentale per avvicinare chiunque porti
una croce, perché senza l’aiuto dello
Spirito Santo, le nostre parole sono
vuote, fiato che esce dalla nostra
bocca.
Un sacco vuoto non sta in piedi e
noi, senza la preghiera, siamo dei sacchi vuoti.
Se prima di visitare persone o
famiglie che sono nella sofferenza,
non ci rivolgiamo a Colui che della
Croce ha fatto la nostra salvezza,
faremmo solo danni a coloro che
incontriamo.
Se poi la nostra preghiera personale è sorretta da altre persone o gruppi,
diventa ancora più forte.
Non è cosa facile saper ascoltare
chi è nella prova, perché la tentazione di offrire “subito” una parola di
conforto è umanamente dentro di noi.
Occorre pertanto prepararci con la
preghiera, chiedendo a Dio di darci la
forza dell’ascolto.
Infatti, le persone che incontriamo
desiderano essere loro a parlare, a
porci delle domande, soprattutto a
presentare dei perché, ai quali non
hanno ancora trovato una risposta.
Noi dobbiamo stare in silenzio,
ma il nostro non deve essere un
“silenzio muto”, sarà piuttosto il
silenzio dell’ascolto, anche di quello
interiore.
A noi compete il compito di ascoltare e di ascoltarci interiormente
affinché le parole che usciranno dalla
nostra bocca non siano nostre, ma le
Sue; noi dobbiamo offrire la nostra
bocca per far parlare il Maestro di
vita.
Nei primi incontri, evitiamo di
cadere nella tentazione di portare come
esempio il nostro caso; evitiamo pure
frasi simili a questa “il tempo ti sarà di
aiuto”, poiché qualsiasi sofferenza è
vissuta nel presente.
Per noi genitori “IL TEMPO CHE
PASSA NON ATTENUA LA SOFFERENZA”, si ferma a quel giorno.
Umiltà
Quando si decide di incontrare o
telefonare a persone nella prova, ci si
deve preparare con umiltà ad accogliere e condividere la sofferenza, ben
sapendo che coloro che hanno il cuore
spezzato possono essere arrabbiati
con tutto il mondo.
Poiché ognuno di noi davanti al
dolore della morte di un figlio risponde in modo diverso, è bene ricordare
queste tre regole, non solo, ma anche
viverle “unite insieme” con la grazia
di Dio: potremo essere testimoni credibili, pur nella grande prova, di speranza di vita eterna.
Per arrivare a capire in qualche
modo non solo la funzione del dolore
nella vita dell’uomo, ma anche il progetto di Dio su ciascuno di noi, è bene
percorrere, con una certa gradualità,
anche un cammino di fede, le cui
tappe essenziali sono tre.
Queste tappe sono state individuate e proposte da Padre Amedeo Cencini, canossiano della comunità di
Verona, durante un’intervista riportata nel settimanale “Verona Fedele”
del 18 marzo 2001 per aiutare, nella
sua veste di guida spirituale, i genitori nella prova per la perdita di un
figlio.
Ecco le tre tappe: l’accettazione,
la riconciliazione, la trasformazione.
Accettando la morte di un figlio, si
riconosce ciò che è avvenuto, anche
se non lo si comprende. Molti genitori non l’accettano, fanno finta che non
sia mai accaduto, nascondendosi dietro mille illusioni, o tormentandosi di
domande.
Dopo l’accettazione della morte, si
deve arrivare alla riconciliazione con
l’evento o con la stessa immagine del
figlio: così facendo si arriva a comprendere che quella morte fa parte del
mistero della redenzione, acquisita alla
luce della croce di Cristo.
Infine la terza tappa, quella che
riguarda la trasformazione: il dolore
diventa qualcosa di nuovo, perché si
scopre che dal male si trae un bene;
così facendo si acquista maggiore
consapevolezza della propria responsabilità verso la società, si scopre un
nuovo modo di essere padre e madre,
dedicandosi non solo agli affetti familiari.
Il percorso indicato implica la
fede.
E chi non ha questo dono? Non
possa andare al di là dell’accettazione.
A queste persone noi chiediamo,
però, di essere aperte alla saggezza e
lo facciamo servendoci di quanto
Augusto Curry afferma:
“Ci sono due tipi di saggezza:
quella superiore e quella inferiore: la
saggezza inferiore si riferisce a quanto una persona sa; quella superiore a
quanto essa è cosciente di non sapere.
Abbi la saggezza superiore. Sii un
apprendista eterno nella scuola della
vita. La saggezza superiore tollera,
quella inferiore giudica; la prima
assolve, la seconda colpevolizza;
l’una perdona, l’altra condanna”.
(Tu sei insostituibile, Italia Nuova)
Ecco perché ora desideriamo dedicare a tutti i lettori, ma in particolare
ai genitori questa poesia.
Questa scelta, voluta da noi “genitori in cammino” potrebbe sembrare
una forzatura davanti alla nostra sofferenza, quasi incomprensibile al
nostro modo di percepire la vita.
Quante volte siamo stati e si è tentati di “mollare tutto”, di “chiudere gli
occhi”! Leggiamo e rileggiamo allora
la terza strofa per poter accettare sempre il dono della vita.
Dobbiamo vivere per i nostri cari,
ma soprattutto perché la vita non è
nostra, ci é stata donata da un atto di
amore.
…E LA VITA CONTINUA
Anche quando il buio ti avvolge
e la paura ti attanaglia la gola…
la vita continua!
Quando pensi di non farcela più,
quando credi che nessuno ti ami più,
quando temi di non saper più amare…
la vita continua!
Anche quando la “non vita”
appare ai tuoi occhi…
la vita continua!
Coraggio, quindi,
riapri gli occhi, tendi la mano;
ti accorgerai quante mani
sono tese verso di te.
Saprai allora, che ancora una volta…
la vita continua!
Ed è anche per te!
E concludiamo questo nostro
intervento ricordando l’insegnamento
della nostra guida spirituale Don Silvio Baccaro, che ci invita sempre, a
più riprese e in tutte le circostanze, a
diventare missionari a 360° gradi: il
nostro servizio di testimonianza,
come l’incontrare altre famiglie per
condividere la loro sofferenza non
sarà più soltanto un dare!
Questi piccoli atti di attenzione
verso il nostro prossimo possono
diventare vera carità.
E questa carità resterà indelebile,
anche se il bene fatto può essere rapidamente dimenticato.
Non dobbiamo aspettarci nulla in
cambio, proprio per questo vogliamo
proporre l’atteggiamento cristiano e
umanitario di Madre Teresa di Calcutta, che così si esprime:
“Se fai il bene, ti attribuiscono
secondi fini egoistici.
NON IMPORTA,
FAI IL BENE.
Da’ al mondo il meglio di te e
ti prenderanno a calci.
NON IMPORTA,
DAI IL MEGLIO DI TE”.
Concludendo questa mia testimonianza di coordinatore di un gruppo,
intendo offrire un consiglio a tutti
coloro che sono nelle varie prove, per
questo dico: combattete l’isolamento,
bussate alle porte di amici, anche di
persone che non conoscete, troverete
qualcuno che vi ascolterà.
Se l’isolamento ha il sopravvento,
vi sembrerà che tutto il mondo sia
contro di voi.
Chiedete se vicino a voi ci sono
gruppi o parroci che vi possano dare
una parola, un aiuto, ma non cercate
mai di avere risposte sul mistero dei
misteri: la morte. Nessuno può né
potrà mai darvi tale risposta.
L’unica vera risposta ci viene da
Cristo: LUI IL RISORTO È LA
NOSTRA VITA!