Poste Italiane S.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Rovigo - Trimestrale Contiene I.R. PERIODICO DEL CENTRO MARIA BOLOGNESI ATTORE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DELLA SERVA DI DIO MARIA BOLOGNESI INTERNET: www.mariabolognesi.it ANNO XIII N. 2 APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2004 E-mail: [email protected] “Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta” Cristo nella casa di Marta e Maria, 1628, Pieter Paul Rubens e Jan Bruegel (Lc 10,42) SOMMARIO Editoriale Seduti ai piedi di Gesù ............................pag. 2 I bambini di Bosaro incontrano Maria Bolognesi ......................................pag. 9 Il primo incontro con la Serva di Dio...... » 3 Gli amici di Maria.................................... » 4 Continua l’opera d’amore della Serva di Dio .................................... » 10 In pellegrinaggio per le vocazioni Omelia di Padre Tito Sartori............................ » La posta di Maria .................................... » 11 5 Preghiera alla Madonna .......................... » 12 Amici di Gesù come Marta e Maria di Betania? SEDUTI AI PIEDI DI GESÙ AD ASCOLTARE LA SUA PAROLA Una scelta da fare In questo numero estivo di Finestre Aperte ci è sembrato opportuno proporre una riflessione ispirata da due figure amiche di Gesù: Marta e Maria di Betania, sorelle di Lazzaro. Chissà quante volte vi capiterà in questi mesi di passare le vostre serate, gracidanti di rane, in compagnia dei vostri amici, ecco, cogliete l’atmosfera di quei momenti e trasferitela in questo brano del Vangelo di Luca. Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,38 - 42). Non vi sembra strano che, Gesù, invece di dare ragione a Marta indaffaratissima a preparargli una buona cena, appoggi il comportamento “passivo” di Maria? Eppure come sempre Gesù ci dona un prezioso insegnamento: il significato di contemplazione! Forse ci è più chiaro nel passo di Giovanni (Gv 12,1-8). Mancano sei giorni alla Pasqua e Gesù si reca in Betania, proprio a casa di Lazzaro, che aveva resuscitato dopo essersi 2 commosso con immensa umanità di fronte alla sua morte. Mentre Marta, ancora una volta serve in tavola, Maria prende una libbra di olio costoso e profumato, cosparge i piedi di Gesù e glieli asciuga con i suoi capelli. Maria questa volta compie un gesto concreto, ma Giuda e i discepoli non mancano di farle notare che è uno spreco. Anche in questo caso Gesù la difende e la esalta facendo intravedere nel gesto della donna un omaggio anticipato alla sua salma. Qual’è il segreto di Maria per soddisfare così prontamente tutte le aspettative del Signore? Per ogni cosa c’è il suo tempo e Gesù pretende che ogni suo discepolo sappia interpretare il tempo presente con la stessa sollecitudine della sua amica Maria: mettersi in relazione con Dio e con la sua volontà! Sembra un’impresa impossibile per noi che viviamo sempre di corsa, trovare il momento giusto per “sederci ai piedi di Gesù” ad ascoltare la sua Parola. Eppure se non ci prendiamo il tempo per ascoltarLo rischiamo di non mettere in pratica ciò che Lui ci chiede, proprio come traspare dal commento di S. Agostino del passo del figliol prodigo: “Dov’è andato a finire lui, chiamato ad essere simile a suo padre?”. Il filo d’oro del Vangelo finisce sempre per condurci alla figura di Maria Bolognesi: un perfetto equilibrio tra i due atteggiamenti delle sorelle di Betania. Un po’ Marta nell’esempio di vita attiva al servizio del Gesù incarnato negli altri e un po’ Maria nei momenti di intensa contemplazione per ascoltare ciò che Dio le chiedeva. Così la Serva di Dio ha vissuto un rapporto permanente con “l’amato del suo cuore”. Proprio in questo numero avremo ancora una volta, l’immenso dono di conoscere meglio Maria Bolognesi attraverso l’esperienza diretta di Giuseppina Giacomini e l’omelia di Padre Tito in occasione della S. Messa celebrata durante il Pellegrinaggio alla B.V. del Soccorso. Dalle parole di Leano Lancieri respireremo il sentimento dell’essere amici della Serva di Dio, con la piacevole conseguenza di ritrovarci anche più amici di Gesù. Vi segnaliamo il frutto di una preziosa collaborazione con Don Camillo Magarotto e un articolo che testimonia come l’attenzione particolare che Maria nutriva per i bambini continui ad operare attraverso il Centro. Non manca lo spazio dedicato alle vostre lettere, poesie e preghiere, che sono un prezioso dono per noi che le riceviamo, per Maria che le accoglie tra le sue mani e per chi le legge. Infine affidiamo alla vostra sensibilità una preghiera alla Madonna, completata da un dipinto della Serva di Dio, con l’augurio che ci aiuti tutti a coltivare di più la nostra AMICIZIA con Gesù! Ludovica Mazzuccato Foto: Jan Vermeer, Cristo in casa di Marta e Maria. FINESTRE APERTE N el quaderno-diario di Maria Bolognesi n. 6, alla data 1 maggio 1954 sono riportate queste poche, semplici, ma per la sottoscritta pregnanti, parole: "Andai a trovare i miei ammalati a Oderzo pr. Treviso. Alla sera circa alle ore 10 Gesù mi dice: Maria ti do ancora la ferita aperta nella mano destra. Gesù mi parlò molto a lungo…". Essendo nata ad Oderzo, posso dire con certezza che Maria Bolognesi, in quel lontano giorno di maggio, di 50 anni fa, ha fatto visita anche ai miei famigliari. Non credo di sbagliarmi se affermo che in questo modo ha avuto inizio il "suo rapporto d'amore" con la città di Oderzo ed i suoi abitanti; infatti Maria si sarebbe portata costì anche negli anni successivi: sentiva l'impellente impegno e bisogno di essere vicina anche fisicamente a quanti la cercavano per avere da lei una parola di conforto, un consiglio, ma in modo particolare la certezza della sua preghiera forte, che arrivava dritta al cuore di Gesù per strappare tante "grazie". Vorrei poter dire tante cose di questo primo incontro di Maria con la mia famiglia, ma poiché i ricordi sono molto sfumati, preferisco soffermarmi sul mio personale incontro con colei che ho da subito considerato come un "essere privilegiato dall'amore divino". Questo ricordo è per me ancora limpido, chiaro, reale, quasi concreto perché la mia mente e il mio cuore hanno voluto fotografarlo con amore. Mi rivedo bambina di nove anni, timida, forse un po' curiosa, ma anche timorosa nel far domande agli adulti di casa mia, che a bassa voce stavano parlando di Maria come di una persona "diversa" perché "stigmatizzata". In quel giorno, mentre Maria stava riposando nella stanza da letto delle zie perché stanca e provata dal viaggio e dalle diverse visite, capii subito tante cose, anche perché i miei famigliari erano tutti ferventi "devoti" dello stigmatizzato del Gargano: Padre Pio da Pietrelcina. In breve, "qualcuno" - o meglio - la mia anima volle che io mi convincessi subito di aver incontrato una "Santa". Un anniversario tutto d’oro IL PRIMO INCONTRO CON LA SERVA DI DIO 1 Maggio 1954 - 1 Maggio 2004 Non mi si fraintenda. Nessun adulto mi aveva fatto il lavaggio del cervello, nessuno di casa mia - pur nella sua fede era allora pronto a credere senza aver visto. In tutti comunque rispetto e devozione per quest'anima che dimostrava di aver voluto consacrare la sua vita al Signore, con un voto lontano nel tempo e consacrare poi tutta se stessa nell'aiutare tanti fratelli ammalati e sofferenti sia nell'anima che nel corpo. Sorretta da quanto avevo sentito dalla voce del sacerdote che mi aveva preparato alla Prima Comunione, mi dissi subito: "Se Gesù l'ha scelta a portare la Croce, donandole le stimmate, Gesù l'ama e deve stare con lei! Se Gesù l'assiste, lei - Maria - non può sbagliare". Deduzioni e ragionamenti semplicissimi e naturali - almeno per me - per me che non capivo la difficoltà degli adulti di accettare lo stesso principio per valido. Mai dubitai delle parole di Maria sapendo - per dono di fede - che Gesù le faceva dire solo la verità. Se, nel tempo, qualche volta non ascoltai i consigli di Maria, fu per una mia personale forma di egoismo, sapendo di ferirla, di farle del male. Più di una volta penso di aver calpestato in qualche modo, anche se non volontariamente, quel mondo interiore che lei voleva coltivare per farmene dono. Ebbene, per tornare a quel giorno, quello del mio primo incontro con Maria, desidero ricordare che io volli vederla non appena capii - dalle parole uscite a bassa voce dalla bocca degli adulti, ma subito percepite e raccolte con prontezza dal mio Veduta di Oderzo FINESTRE APERTE cuore - che Maria, dopo il breve riposo, sarebbe ripartita subito per Rovigo. Pur se timorosa, per un impulso strano, mi feci coraggio: di corsa salii le scale per andare al 2° piano, dove si trovava la stanza delle zie. Dovevo vederla! Fortuna volle che la porta della camera da letto fosse aperta. Potevo entrare, ma mi fermai sul pianerottolo, avendo comunque scorto la sua figura. Non ricordo se ci scambiammo delle parole: l'emozione e l'ansia di quell'incontro offuscarono la mia memoria uditiva. Ricordo però il suo vestito nero, la sua figura semplice e maestosa, il suo sguardo, che ora, posso anche definire, senza paura di sbagliare: fiero e dolce, perché Maria poteva scrutare l'anima. Era in piedi, vicino al comò sul quale posava incorniciata la foto di noi fratelli: Vincenzo, Maria Vittoria, Rita, Giuseppina: la scrivente. Maria la prese, la guardò, disse qualcosa e mi guardò. Forse voleva farmi una carezza, ma io scappai via di corsa. Il primo incontro: brevissimo, per gli altri insignificante, forse, ma non certo per me. Il mio piccolo cuore di bambina si lasciò baciare, forse per questo si è lasciato e sempre si sarebbe lasciato plasmare sotto le immagini potentissime che Maria mi avrebbe regalato nel corso degli anni, continuando a farlo anche dopo la sua morte. La sua amorosa presenza non è mai venuta meno, è sempre percepibile a livello di mente e di cuore, che riconoscono di aver in Maria una potente alleata, sempre pronta ad aiutare, ad indicare una strada da percorrere, a favorire un incontro, a prendere una decisione. Questa sua presenza, per quanto semplice e discreta sia stata e continui ad esserlo, mi ha fatto assaporare il dono di quella "gioia piena" e di quella "pace" che il Risorto ha introdotto nel mondo rinnovato attraverso la sua crocifissione e morte. In breve, posso concludere che Maria, con delicatezza e senza alcuna fretta, ha voluto che la mia anima scoprisse che quella "gioia" deve essere vissuta nella presenza e sotto lo sguardo del Signore. Ed il Signore, quanto più un'anima si manifesta nella sua piccolezza e umiltà, le fa vedere ed assaporare le meraviglie del suo infinito amore. Giuseppina Giacomini 3 Nella gioia con gli amici di Maria Ho già detto come ho conosciuto Maria Bolognesi recentemente, quasi per caso. Prima, pur frequentando abitualmente Rovigo, di lei non sapevo nulla. Da quando mi sono interessato a Maria però ho scoperto, con stupore e meraviglia, che la sua voce arriva attraverso molte vie: basta sapere e volere ascoltare. Ho fruito di amicizie, testimonianze, fatti, sensazioni, consigli che da lei partono ed a lei portano e tutto è sempre apparso naturale, semplice e quasi nascosto. Ciò che mi dà più gioia e ricchezza interiore però è lo stare con gli edizione unica ed irrepetibile? Per ognuno non c’è un progetto meraviglioso ed esclusivo voluto da Colui che ci ha creati? Il modo di trovarsi e riunirsi degli amici di Maria è per lo più modesto, semplice, dimesso. Spesso si resta stupiti e ci si chiede come mai questi devoti siano diventati tanti pur rifuggendo dal clamore e dalla vistosità, in un’epoca che sembra sempre più affidarsi al frastuono, alla pubblicità e all’esteriorità. Chi sono questi amici che ora mi fanno conoscere e amare sempre di più questa Serva di Dio? Si tratta di Maria con parenti e amici: una sola famiglia amici di questa Serva di Dio. Sono sempre più numerosi ormai gli incontri-testimonianza che mi hanno permesso di conoscere persone meravigliose con cui trascorro tanti momenti di vero godimento spirituale. Non saprei neanche dire con esattezza come siano nate queste conoscenze, quasi sempre pressoché casuali (ma è proprio sempre opera solo del caso?), divenute poi spesso amicizie vere e proficue. Per ogni persona si potrebbe dire che si tratta di un evento a sé: il percorso che ci ha portato a conoscerci ha caratteristiche tutte sue proprie, uniche, legate a situazioni e segni particolari, individuali. Del resto il Signore non ha forse voluto ciascuno di noi in 4 persone per lo più estremamente umili, semplici, diverse per cultura, attività e interessi. Alcuni hanno conosciuto da vicino Maria e con lei hanno condiviso esperienze di vita e di fede, altri hanno conosciuto Maria per via indiretta, attraverso testimonianze altrui. Alcuni sono beneficiari di carismi e doni eccezionali, sempre nascosti però dall’umiltà. Più volte mi sono chiesto, senza sapermi dare una risposta, se sempre Maria colmi i suoi fedeli di grazie speciali o se abbia voluto privilegiarmi facendomi conoscere coloro a cui ha riservato i suoi doni più belli. Una cosa è certa, Maria ha sempre aiutato ed aiuta tuttora a percorrere la strada accanto a Gesù con serenità e con naturalezza. Con lei i momenti di gioia sono più intensi e più puri, le croci più leggere e più sopportabili. Maria, che portava in sé i segni del Crocifisso, di cui ha condiviso le sofferenze, vuole addolcire le pene, spesso dure e gravose, di chi si rivolge a lei. Sono ormai tanti gli episodi che gli amici di Maria mi hanno raccontato. A volte si tratta di fatti accaduti quando Maria era ancora vivente, riferiti da coloro che le erano accanto, a volte invece si tratta di eventi attuali, riportati da persone che non hanno conosciuto direttamente Maria. Spesso sono casi estremamente interessanti, esperienze di vita singolari e coinvolgenti. Ascoltando l’anima ne gioisce e acquista ricchezza interiore, serenità e forza. Forse sarebbe opportuno, in futuro, soffermarsi su qualche esperienza particolare e dettagliata, se gli interessati lo consentiranno. Le storie che mi avvincono di più sono quelle apparentemente più ordinarie, semplici, rese straordinarie dalla fede fresca e generosa di anime innamorate di Dio. Questo stupisce: accanto a Maria lo straordinario appare ordinario e l’ordinario diventa straordinario. Non mancano gli eventi singolari e difficilmente spiegabili senza la fede: malattie scomparse all’improvviso per intercessione di Maria, rivelazione di eventi che non potevano essere percepiti per vie normali, successione rapida e apparentemente casuale e normale di fatti la cui concatenazione sembra difficile spiegare solo con la logica. Quasi sempre, più che di miracoli veri e propri, sarebbe forse più appropriato parlare di eventi fuori del comune, che lasciano stupore e, per chi crede, certezza su Chi li ha voluti. I testimoni però, quando ne parlano, pur ritenendosi personalmente sicuri della santità di Maria, sono sempre estremamente umili e scrupolosi nella sottomissione al Magistero della Chiesa, a cui ritengono doveroso ubbidire e da cui attendono un giudizio definitivo, voluto da Cristo e illuminato dallo Spirito. Leano Lancieri FINESTRE APERTE 1 Maggio 2004 IN PELLEGRINAGGIO PER LE VOCAZIONI Un impegno coinvolgente Quale modo migliore di iniziare il mese della Madonna se non quello di partecipare ad un Pellegrinaggio! Con questo spirito gli amici della Serva di Dio hanno organizzato, sabato 1 maggio c.a., un pellegrinaggio alla B.V. del soccorso nel Tempio “La Rotonda” di Rovigo, luogo in cui anche Maria Bolognesi ha affidato le sue suppliche. Incoraggiati dall’atmosfera artistico-religiosa del Tempio, che nell’abbraccio avvolgente della sua architettura incarna lo splendore della Vergine, è stato più facile calarsi nell’intensità del momento di preghiera. Un momento volutamente orientato alla preghiera per le vocazione, in fraterna sintonia con la Chiesa, che domenica 2 maggio ha glorificato la 41° Giornata Mondiale di Preghiera sulle vocazioni e in piena comunione con l’incisivo cammino diocesano. Alle 10.30 Padre Tito Sartori, Postulatore della Causa di canonizzazione, ha presieduto la S. Messa, regalando ai numerosi presenti un ritratto sempre più luminoso della Serva di Dio, oltre che un momento di intensa riflessione spirituale. L’accoglienza, affidata a Giuseppina Giacomini presidente del Centro Maria Bolognesi, ha anticipato la disponibilità totale, della Serva di Dio per le vocazioni, in particolar modo quella al sacerdozio e quella alla famiglia. La celebrazione, dopo le letture, ha visto il suo proseguimento con l’omelia di Padre Tito, che per la sua profondità di Tempio B.V. del Soccorso “La Rotonda” di Rovigo concetti riteniamo doveroso pubblicare interamente, in modo che nelle vostre case arrivi, come ai partecipanti al pellegrinaggio, il coinvolgente invito ad una riflessione di fede, sulla scia luminosa della Serva di Dio. Dopo la consegna fatta dal celebrante delle cose meravigliose sulla passione di fede e di amore per le vocazioni di Maria Bolognesi, il silenzio meditativo riempiva l’animo dei presenti; continuava la celebrazione con ricchezza di attenta partecipazione. Dopo l’Eucaristia e la recita della preghiera per la glorificazione della Serva di Dio, doverosi i ringraziamenti a Don Silvio Baccaro, guida spirituale del Gruppo Genitori in Cammino, e a Don Camillo Magarotto che hanno concelebrato. Un grazie caloroso anche a Padre Tito, a Mons. Daniele Peretto e a quanti hanno presenziato, con l’augurio che questo pellegrinaggio ci abbia reso un po’ più capaci di seguire l’esempio di Maria Bolognesi, che seguendo le orme di Cristo Crocifisso volle realizzare la vocazione battesimale, offrendo la propria vita in riparazione ed espiazione delle proprie e delle altrui debolezze. IL SACERDOZIO NEL PENSIERO DI MARIA BOLOGNESI Omelia di Padre Tito Sartori PREMESSA Padre Tito Sartori FINESTRE APERTE La data odierna è preziosa, perché riunisce vari elementi importanti per la nostra fede: il mese di maggio, consacrato alla Vergine; la memoria liturgica di San Giuseppe lavoratore; e poi la grande presenza di Gesù sommo ed eterno Sacerdote. Contemplare insieme queste tre Persone, crea nell’anima una grande gioia, perché la Vergine Santa è una creatura che il Padre da tutta l’eternità ha pensato e ha creato per Sé, è il capolavoro di Dio: dal grembo verginale di Maria trarrà l’umanità assunta dal Verbo per realizzare la Redenzione nostra al giungere della pienezza dei tempi. Ci troviamo di fronte a tre capolavori divini: il capolavoro della Vergine Madre, il capolavoro del vergine Figlio, consegnati alla tutela e protezione del vergine Giuseppe. Oggi è pertanto la festa delle verginità consacrate a Dio: dell’umanità del Cristo, dell’umanità della Vergine, dell’umanità di Giuseppe, le più alte figure morali che siano apparse sulla terra. * * * Prima di accingermi a parlare del sacerdozio così come lo considerò Maria Bolognesi, desidero inquadrare le figure sacerdotali dalle quali nella diocesi di Adria-Rovigo lei venne aiutata. Il primo fu Don Bassiano Paiato, 5 il vecchio prete comportatosi con lei come un padre, e che fino al 1949 le dette un indirizzo preciso, una direzione perfetta; dopo il ‘49, probabilmente abbagliato dagli immensi prodigi che Dio compiva nella vita della Bolognesi, e forse anche a causa dell’età (è morto ultranovantenne), deviò dall’indirizzo di riservatezza che lui stesso le aveva dato, motivo per cui il Vescovo diocesano di Adria-Rovigo, Mons. Mazzocco, lo sostituì con Mons. Rodolfo Barbieri, altra figura splendida di sacerdote, che ebbe per lei attenzioni quali solo un genitore può avere per una figlia. Malatosi Mons. Barbieri, subentrerà Mons. Adelino Marega, figura di prete fulgida, ricco di tutto ciò che si poteva esigere da un sacerdote, ricco di cultura teologica, di cultura scientifica, di umanità, di sapienza nelle cose mistiche. A questo prete straordinario verrà consegnata la vita della Bolognesi. Sarà lui a diagnosticare con rigore e con severità la presenza di Dio, di Cristo, nel personaggio delle apparizioni mistiche. Per quasi un anno intero, dal settembre ‘57 al 27 giugno ‘58, impose alla Bolognesi di “cacciare via quel personaggio”, e lei ubbidì sempre. E quel “personaggio” non soltanto non rimproverò la Bolognesi, ma le disse: “Tu fai bene a cacciarmi via, perché così ubbidisci al tuo direttore spirituale, però il tuo direttore sa che io sono Dio e faccio quello che voglio”. Il 27 giugno del ‘58 Mons. Marega le dirà: “Adesso fai quello che ti dice”. Ma per tutti quei mesi, dal settembre ‘57 al giugno ‘58, egli mantenne un atteggiamento di severità, perché voleva essere sicuro che non fosse Satana o una immaginazione della mente di Maria a creare il “personaggio” delle cosiddette visioni mistiche. Non posso omettere di nominare Padre Romualdo Soave, cappuccino, figura bellissima, che ebbe tratti meravigliosi con la Bolognesi, con la quale svolse colloqui incantevoli, possibili tra due anime stupende, immolatesi ambedue al Signore e a Lui consacrate in spirito di sacrificio e di riparazione a favore della Chiesa. Ricordo l’ultima figura, Mons. Aldo Balduin. Mio fratello, quand’era Vescovo a Rovigo (ancora vivente Mons. Balduin), mi raccontò un episodio attinente a quest’ultimo e poi aggiunse: “Tra i miei sacerdoti Mons. Balduin è l’anima più santa”. 6 A queste anime sacerdotali, figure bellissime, Dio consegnò la Bolognesi. Notate: Dio affidò Gesù e Maria a Giuseppe, Dio consegnerà la Bolognesi a queste figure meravigliose, perché Egli i suoi doni non li spreca, sono perle preziose che custodisce severamente e le tutela contro il maligno. Questo ha fatto Dio anche con la Bolognesi. Celebranti Questa era la premessa. Adesso affronterò tre temi: 1) La Vergine e i Sacerdoti nel pensiero di Gesù; 2) Cristo sommo, unico ed eterno sacerdote; 3) Come aiutare i sacerdoti. I temi indicati saranno svolti seguendo le indicazioni di Maria Bolognesi. * * * 1. LA VERGINE E I SACERDOTI Che cosa dice Gesù a Maria Bolognesi? Il 14 febbraio ‘58 le rivolse queste parole: “Ti raccomando il santo Rosario, e prega, prega tanto per i sacerdoti, perché si facciano santi e il mio cuore non resiste più per le tante miserie ed ingratitudini, anche la Madre di tutti piange e non ci regge più il Cuore per tanti figli ingrati”. Il Rosario è la preghiera qui raccomandata per impetrare il dono della santità sacerdotale. Un particolare importante: questa raccomandazione la ritroviamo tale e quale nel pensiero del Santo Padre, Giovanni Paolo II. Il 29 ottobre 2002 egli pubblicò la Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae” con le seguenti annotazioni: “Ventiquattro anni fa, il 29 ottobre 1978, ad appena due settimane dall’elezione alla Sede di Pietro, quasi aprendo il mio animo, così mi esprimevo: “«Il Rosario è la mia preghiera prediletta, preghiera meravigliosa, meravigliosa nella sua semplicità, si può dire che il Rosario è in certo modo un commento-preghiera dell’ultimo capitolo della costituzione Lumen Gentium del Vaticano II, capitolo che tratta della mirabile presenza del Regno di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa; difatti, sullo sfondo delle parole Ave Maria passano davanti agli occhi dell’anima i principali episodi della vita di Gesù Cristo»”. Così asserì il Papa a proposito del Rosario, e questa preghiera Gesù la raccomandò a Maria perché la elevi a Dio per riparare i peccati commessi dai sacerdoti e per la santificazione loro. Quando scrissi la biografia documentata della vita della Bolognesi (opera tutt’oggi ancora inedita), alla fine compilai l’indice analitico. Le due voci più citate di tutta l’opera furono le voci “Sacerdoti” e “Rosario”. Dovetti con meraviglia constatare che erano più citate addirittura della città di Rovigo, della città di Adria, dei nomi dei genitori, dei fratelli, tanto ebbero importanza nella vita della Bolognesi queste due realtà soprannaturali. Notate che San Pio da Pietrelcina diceva 34 Rosari al giorno; e al padre Guardiano che gli faceva osservare: “Padre, ciò è impossibile, come fa lei a recitare 34 Rosari in un giorno se è sempre impegnato nell’ascoltare le confessioni?”. Lui rispose: “Tu credi che l’uomo abbia una sola dimensione? Ma l’uomo ha due dimensioni, io con una lavoro e con l’altra prego”. Tutto ciò è documentato, è cronaca. Perché viene raccomandato a Maria di pregare per i sacerdoti? Il motivo lo troviamo scritto nel diario del 15 aprile 1960: “Quanto e quanto avrà sofferto la Madre di tutti per la passione e morte del suo figliolo Gesù! Quel cuore anche oggi è come quel giorno, perché i suoi figli sono trucidati dai vizi e dalle passioni carnali. Oh Gesù, oh Madonnina, ancora una goccia del vostro sangue basterebbe per mondare le nostre colpe, le nostre miserie”. Ecco il motivo della preghiera per i sacerdoti, soprattutto della recita del Rosario; in essa è presente la Vergine FINESTRE APERTE Madre. C’è nella frase della Bolognesi un modo di dire che se non è ben capito, potrebbe ritenersi una eresia, ma se ben compreso, è perfettamente ortodosso. Notate: nelle visioni la Bolognesi dice spessissimo: “Gesù, basta una goccia del tuo sangue per riparare tutti i mali degli uomini, perché vuoi infliggere questi castighi?”. Tale osservazione risponde a verità: sarebbe certamente bastata una goccia del sangue di Cristo per ottenere la Redenzione, come d’altronde asserisce la stessa Liturgia. Tuttavia, nel testo citato lo stesso effetto è riferito anche ad una goccia del sangue della Madre di Gesù: “Oh Gesù, oh Madonnina, ancora una goccia del vostro sangue basterebbe per mondare le nostre colpe”. Tutto ciò avvenne sulla cima del Calvario. Sotto la croce era presente la Madre del Salvatore: il secondo Adamo e la seconda Eva, infatti, costituiscono la seconda coppia che rigenera l’umanità. Pertanto la goccia di sangue della Vergine Madre può realizzare l’effetto salvifico enunziato dalla Bolognesi non in quanto “goccia staccata”, ma in quanto goccia di sangue “unita” a quella del proprio Figlio. Ciò rientra nella volontà di Lui, che volle la Madre accanto a sé sotto la croce nell’identica offerta al Padre. Quindi, questa espressione della Bolognesi, se ben capita, è pienamente ortodossa. Mi sono chiesto più volte: perché il dolore innocente? Si può capire che l’autore di gravi crimini debba soffrire per riparare il male compiuto; ma come si può giustificare il dolore di un bimbo? Come lo si può ammettere? Risposta: “La Vergine sotto la croce, non era forse innocente? Perché ha sofferto? Che male aveva fatto? Lei, senza colpa, preservata perfino dalla colpa d’origine, perché stava sotto la croce? Perché ha sofferto con suo figlio?”. Ce lo spiega San Paolo: “Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). C’è una parte di sofferenza che è lasciata alla collaborazione dell’uomo, e questa è la parte che viene soprattutto riparata dal dolore innocente della Vergine Madre e da tutti FINESTRE APERTE gli innocenti che lungo la storia Dio chiama a questa immolazione, sull’esempio della Vergine sotto la croce. 2. CRISTO UNICO E SOMMO SACERDOTE Vi dicevo poc’anzi che c’è un solo sacerdote: Cristo. Infatti noi sacerdoti nella consacrazione diciamo: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. Diciamo altresì: “Io ti assolvo”. Ma non è la creatura umana che transustanzia il pane e il vino nel corpo e sangue, anima e divinità di Cristo; è Cristo che agisce attraverso la strumentalità sacerdotale. Il sacerdote è uno strumento che Lui ha scelto, e al quale attribuisce questo potere immenso. C’è una profonda analogia fra la possessione demoniaca e la possessione divina. La possessione demoniaca è di due tipi, quella volontaria di chi si consacra a Satana e quella invece che Dio permette per sottoporre a prova le persone. È successo a Maria Bolognesi, che fu preda di Satana, indemoniata, dal 21 giugno 1940 fino alla fine di gennaio 1942. La possessione demoniaca Dio la permette quando un’anima è chiamata ad altissime vette di santità, la purifica mediante tale possessione, non sempre, comunque, in questo modo, ma sempre la purifica perché non si insuperbisca, perché rimanga umile e possa constatare che da sé può fare soltanto il male. Dio permette queste prove tremende perché l’anima si radichi nell’umiltà. C’è una possessione divina, vi dicevo, che è analoga alla possessione demoniaca, permessa anche per le anime sante. Dove sta l’analogia? Quando un’anima è posseduta da Satana per divina permissione, non per scelta, ciò che in lei avviene non è da attribuirsi alla intelligenza e alla volontà del posseduto, ma è un atto subito per azione di Satana, il quale esprime il suo odio verso Dio mediante la corporeità di quella persona. Nella possessione divina (che avviene, notate, ogni giorno nel ministero della liturgia eucaristica e nel ministero della confessione) l’uomo, in questo caso il sacerdote, presta liberamente la sua intelligenza, la sua volontà all’azione di Gesù e attraverso le parole assolutorie del ministero della Riconciliazione o quelle consacratorie dell’Eucarestia, produce effetti che risalgono, per così dire, al cuore di Dio e si realizzano nella nostra umanità. Quindi, è Dio che agisce attraverso il sacerdote. Questo fa capire che cosa Egli richieda dal sacerdote, quale santità di vita esiga da lui. Che cosa succede quando una persona si accosta al sacramento della confessione per avere rimessa la colpa? Lo troviamo nelle parole della Bolognesi (siamo nel 1958, il periodo in cui Mons. Marega le diceva di cacciare via il “personaggio” della visione): “Ai piedi del confessore si riceve la pace e quella dolce tranquillità che solo Gesù ha potuto dare attraverso i suoi ministri, i sacerdoti”. La confessione come sorgente di pace dell’anima. La Bolognesi dirà ancora che quando ci si va a confessare si acquisisce la tranquillità dello spirito: “Sono stata a confessarmi, quando faccio qualche meditazione, penso a come fanno tante anime che stanno anni ed anni senza il sacramento della confessione. Come è bella la confessione, si trova proprio quel sollievo soprannaturale che solo Gesù ha potuto dare per mezzo dei suoi ministri, i sacerdoti; quanti doni, quanti mezzi per poterci salvare (27-101957)”. Lei parla per esperienza, non parla come uno che scrive un trattato sulla confessione. Scriverà ancora: “Nella confessione si trova proprio quel conforto spirituale che gli uomini, per quanta scienza abbiano, non possono dare; solo i ministri di Dio sono all’altezza: fortunati i sacerdoti santi!” (8-3-1959). Notate il particolare: “fortunati i sacerdoti santi!”, 7 perché i sacerdoti santi sono lo strumento che lascia passare più limpidamente, più chiaramente la parola, l’azione divina. Consideriamo ora la liturgia eucaristica. Parlo innanzitutto dell’effetto che le sacre specie creano nell’anima. La Bolognesi scrive: “A che vale la nostra vita se non per servire Gesù? Rifletto, se avessimo più fede, specie nella santa comunione, quanta felicità avremmo! Immagino di essere nel Gethsemani, nell’oscurità della notte, nel silenzio e nella solitudine, vicina, vicina a Gesù, a Lui, proprio a Lui, dall’ostensorio ci guarda, è proprio Lui che prega per noi, è proprio Lui che non cessa di offrirsi per la nostra salvezza. Offrirò a Gesù, insieme alla preghiera, ogni mio dolore, ogni colpa ed amarezza; più volte al giorno il mio pensiero vola a Gesù, la preghiera è la forza dell’anima, voglio vivere nell’amore del prossimo e per servire solo Gesù” (25-28 giugno 1957). Si rimane allibiti, perché ci si trova di fronte a una persona che ha fatto la prima elementare, e che dice una grande verità, una immensa verità: che in Dio non esiste, come fra gli uomini, passato, presente e futuro, in Dio tutto è eterno. Il Cristo che piange dal dolore, il Cristo flagellato, il Cristo che sale l’erta del Golgota, il Cristo che si spegne sulla croce, sono fatti eterni. Per questi fatti eterni, la Vergine Santa fu preservata dal contrarre la colpa d’origine, perché nell’eternità tutto già esisteva, prima ancora che accadesse nel tempo. Quindi, oggi Gesù continua ad immolarsi per l’umanità a noi contemporanea. E questo l’ha capito la Bolognesi. Quale santità si richiede al sacerdote per celebrare simili misteri! Ne abbiamo come un riflesso nelle parole che il Signore rivolge alla Bolognesi: “Maria, tanti cristiani di nome, ma pochi sono fedeli, il mio cuore è spezzato, tanti secolari non si ravvedono, tanti e tanti sacerdoti mi offendono nel modo più crudo, gli altari sono ornati di bellissime tovaglie bianche, ma non sono bianche le anime che li circondano. Oh, se tanti sacerdoti non offendessero il mio cuore, e le loro mani fossero pure! Bisogna fare penitenza, penitenza” (22-5-1959). Quanto è vero questo! Gesù assicura la Bolognesi che i sacerdoti sono gemme preziose (3-10-1958), sono il sale della terra (19-11-1958), un 8 sacerdote santo diventa una fucina di santi: un prete non va in paradiso da solo, un prete non va all’inferno da solo. Motivo per cui la santità sacerdotale è veramente il sale della terra, è la gemma preziosa che deve brillare nella notte del mondo. Vi ho parlato dei sacerdoti che non si comportano bene, ma Gesù ha anche ammonito sui pericoli che i sacerdoti corrono, e si rimane un po’ meravigliati di questa attenzione amorosa di Lui che in un certo senso ne alleggerisce perfino la responsabilità: “Tanti e tanti sono i peccati di tutta l’umanità, e poche sono le anime che cercano di riparare; Maria, Maria, prega, prega tanto, molto per il ministero sacerdotale, perché tanti sono i pericoli e molti sono in preda del male compiuto. Quanto grande il mio dolore! Questo è un lamento maggiore e qui verranno dei castighi se non si fa la penitenza” (8 gennaio 1960). Campanile de “La Rotonda” Gesù sottolinea i tanti pericoli cui va incontro un ministro di Cristo: perché lo fa? A parte la natura umana che è debole e fragile, il pericolo maggiore viene da Satana, che in questo mondo è presente anche se molti non ne sono convinti, è presente ed agisce. Gli orrori che troviamo sulla terra pensate all’Iraq, alla Palestina, all’Afghanistan, alla Cecenia; pensate ai disastri che avvengono nell’Africa, in America, in Oceania, nelle Filippine sono azioni di una tale malvagità che soltanto con la presenza di Satana possono talvolta spiegarsi. Satana fa di tutto per distruggere moralmente in particolar modo colui che Cristo ha scelto come suo strumento, perché distruggendo lo strumento, distrugge, almeno in parte, l’azione divina nel mondo. Mi accorgo di avere oltrepassato il tempo che posso ragionevolmente utilizzare in questa circostanza. Tralascio perciò la trattazione del terzo punto attinente alle modalità da osservare per essere di aiuto ai sacerdoti. Chiudo con un esempio di straordinario amore al sacerdozio da parte di lei, un esempio che si allinea fra le tante prove della presenza divina nella vita della Bolognesi. Esso riguarda il Cardinale Mindszenty, di cui è parola nella visione mistica del 15 aprile 1949. Il Primate ungherese, Joseph Mindszenty, verrà arrestato il 26 dicembre 1948; sarà processato e condannato all’ergastolo nel marzo del ‘49. Il 15 aprile di quell’anno avviene il seguente colloquio fra Gesù e Maria Bolognesi: “Gesù, tu puoi farmi un regalo?”. “Maria cosa vuoi?”. “Gesù, tu puoi tutto, per il bene delle anime hai dato tutto il tuo sangue, io così piccola e incapace, per il bene del buon Cardinale Mindszenty, ti dono tutto il mio corpo, perché tu lo abbia a flagellare come vuoi, usalo pure come un cencio, ma salva il Cardinale”. Il Signore risponde: “Maria, prega tanto”. Allora la Bolognesi insiste: “Tu, Gesù, non mi puoi negare questo, mi hai sempre detto che la vittoria è dei forti”. “Maria, sì, è vero, don Mindszenty ha la forza della fede cristiana, verrà la vittoria, ma c’è tempo ancora”. Quanto tempo? 22 anni! Gesù disse alla Bolognesi, nel ‘49, ciò che sarebbe accaduto nel 1971. Ben 22 anni separano la vittoria preannunciata dal Signore - ossia la liberazione del Cardinale - dal fatto della sua realizzazione. In effetti nel 1956 avverrà una breve e momentanea liberazione del Primate nei giorni della Rivoluzione ungherese; poi seguirà la prigionia volontaria nell’ambasciata americana, onde evitare di cadere in mano ai comunisti ungheresi. Soltanto nel 1971 il card. Joseph Mindszenty verrà liberato per l’intervento di Paolo VI. Egli potrà allora lasciare l’Ungheria e risiedere a Vienna. Alla Bolognesi Gesù predisse che sarebbe giunta la vittoria, ma, soggiunse nel 1949, che tale vittoria non era ancora vicina. Avverrà, infatti, 22 anni dopo! Signore, ti ringraziamo, perché hai voluto mostrarci, nella Bolognesi, quanto sei buono, quanto sei vero, quanto esisti nella nostra vita. FINESTRE APERTE 15 Maggio 2004 Seguendo la preziosa iniziativa di don Camillo Magarotto, parroco di Bosaro (RO), ci siamo ritrovati sabato 15 maggio con una “categoria” di persone molto cara alla Serva di Dio: i bambini. Dalla lettera sotto riportata, che il Presidente del Centro ha sentito il bisogno di rivolgere a don Camillo, si potrà respirare l’atmosfera di quest’incontro indimenticabile. I BAMBINI DI BOSARO (RO) INCONTRANO MARIA BOLOGNESI IL GIOCO DEL “SE MARIA FOSSE...” Grazie, Don Camillo In Cristo fratello buono don Camillo, non si meravigli di questa iniziativa - un ringraziamento aperto, che pubblichiamo sul nostro periodico - perché questo è il desiderio del Consiglio Direttivo del Centro: testimoniarle tutta la nostra gratitudine e riconoscenza per la sua particolare attenzione verso la fulgida figura della nostra amata Serva di Dio Maria Bolognesi. Siamo compiaciuti e interiormente gioiosi perché lei, di sua iniziativa, senza alcuna pressione da parte nostra, ci ha chiamato, nel corso di pochi mesi, a fare memoria di alcuni momenti importanti della vita di Maria, che ha visto i natali proprio lì, a Bosaro. Di certo, per questo, lei ci ha regalato due momenti toccanti: il 27 dicembre 2003, un incontro di preghiera con i suoi parrocchiani con la celebrazione di una S. Messa nel giorno anniversario del Battesimo della Serva di Dio; il 30 gennaio 2004 un secondo momento, la S. Messa per fare memoria del 24° anniversario della nascita al cielo di Maria. Poiché queste celebrazioni hanno FINESTRE APERTE coinvolto soprattutto gli adulti, Ella, da persona saggia e illuminata, ha voluto regalare anche ai bambini e ai ragazzi della sua parrocchia l’opportunità di conoscere più da vicino questa figura, che ha un fascino particolare su grandi e piccini. È il fascino della bontà, della semplicità, dell’umiltà, sui quali sovrasta, come luce che tutto illumina e trasforma, l’ardente carità di un cuore aperto prima di tutto su Dio e poi sui fratelli. Ecco perché - ma lo dico soprattutto per i lettori di Finestre Aperte - Lei ci ha proposto di stare insieme ai suoi bambini del catechismo nel pomeriggio di sabato 15 maggio. Un programma semplice, senza alcuna pretesa, se non quella di presentare qualche aspetto della vita di Maria, servendosi di una video cassetta preparata dal Centro fin dal 2000 in occasione del 20° anniversario della morte della Serva di Dio. Ai bambini è stato proposto un gioco sulla figura della Serva di Dio. Se Maria fosse un FIORE, che fiore sarebbe? Ebbene oltre al paragone con la rosa, i bambini sono riusciti a stupirci con altre similitudini che ci hanno “arricchito” di spunti: la margherita, perché è bellissima nella sua semplicità, la violetta, perché cresce nel nascondimento, le scarpette della Madonna, perché Maria ha sempre “camminato” con Gesù e sua Madre, il girasole, perché come questo fiore segue il sole, Maria ha seguito Gesù, la stella alpina, perché la si trova ad alta quota, più vicina al cielo. ❁ ❁ ❁ Questo “gioco” lo riproponiamo a voi, bambini e ragazzi, che avrete occasione di leggerci attraverso le vostre famiglie. Se Maria fosse un CIBO, che cibo sarebbe e perché? Spediteci i vostri pensieri, nel prossimo numero di “Finestre Aperte” li pubblicheremo. (continua a pag. 12) 9 CONTINUA L’OPERA D’AMORE DELLA SERVA DI DIO Probabilmente molti lettori si staranno chiedendo perché abbiamo deciso di pubblicare la foto di un bambino di pochi mesi, coccolato e vezzeggiato dalle mani amorose di alcune Suore. Chi è quel bambino? Chi sono quelle Suore? A queste domande vogliamo dare pronta risposta, raccontando i fatti in sequenza cronologica, così come li abbiamo vissuti, indirettamente. Nel corso dell’autunno del 2003, la Madre Superiora delle Ancelle della SS.ma Trinità di Rovigo, Madre Aloisia, ci coinvolgeva in un’opera di assistenza umanitaria, che ci portava ancora una volta in Brasile, a Maceiò, nella stessa località in cui sorge una loro Casa e dove opera il novello sacerdote Don Cicero Lenisvaldo Miranda, che il Centro, attraverso dei benefattori, ha assistito in vari modi nel corso degli ultimi anni della sua formazione sacerdotale in Italia. Fedeli interpreti dell’evangelico “Lo avete fatto a Me”, appena abbiamo conosciuto il dramma che stava vivendo il piccolo “Jonas Gabriel”, abbiamo dato il nostro assenso: contribuire alle spese economiche di una mamma di tre o quattro figli, che si era fatta carico di far crescere anche quel bambino, abbandonato sul sedile posteriore della sua macchina. Da parte nostra, abbiamo cercato di coinvolgere in questa storia di “mani tese” anche due ragazze bresciane: Marcella e Raffaella, perché, sulla scia dei loro genitori, sappiano non solo “donarsi” a chi è nel bisogno, ma anche “privarsi” ogni mese di un qualche cosa, così che il contributo erogato dal Centro Maria Bolognesi di Oderzo, sia più sostanzioso e consono per risolvere i problemi di salute di questo bambino. Ecco ciò che la mamma adottiva 10 di grande sensibilità, di saggezza e del piccolo Jonas scrive al riguardo: discernimento: “Gli inizi furono tristi: malato, pieno “Sono felice dei suoi progressi; di piaghe, con l’incertezza che i suoi continua a migliorare ogni giorno. occhi fossero in grado di vedere. Non Chi ha conosciuto il bambino quando muoveva né braccia né gambe, non è arrivato, stenta a credere che egli piangeva, ma io ugualmente l’ho sia la stessa persona. È una grazia amato. tutta speciale di Dio! Il segreto di Come l’ho visto, non ho avuto il tutto fu ed è l’Amore che ha ricevuto coraggio di disprezzare questo Cristo da tutta la comunità, incluse le Abbandonato”. Monache del Monastero della SS.ma In data 17 marzo 2004, la mamma Trinità”. dice: “Oggi ha compiuto 9 mesi; Tralasciando il racconto dettagliacome avete visto nelle fotografie, egli to che mamma Cicera fa per illustrare già sorride e piange anche. Ha una giornata tipo cominciato a di Jonas, vogliamuovere il bracmo chiudere quecio destro e ansto nostro articoche la gamba, lo con l’appello solo non riesce che viene rivolto ancora a cama Marcella, raminare a “gatgazza universitatoni” perché “Lasciate che i bambini ria con handicap non ha la forza vengano a me nella deambulasufficiente per perché di essi è il regno di Dio” zione. farlo, ma stiamo e prendendoli tra le braccia All’inizio delesercitandolo la li benediceva mattina, quando (Mc 10,13) la lettera, così dice a Marcella: si sveglia. Per “siamo rimasti colpiti dalla sua senprima cosa esercitiamo gli occhi e la sibilità, dalla sua dolcezza e grandezgamba, così diventa ogni giorno più za di cuore e di anima” … alla fine, forte. Questa mattina è raffreddato a come incoraggiamento alla stessa: causa dei primi dentini che stanno “Nel mio cammino ho potuto vedere spuntando, in tutto quattro: due supeil concretizzarsi di grandi grazie riceriori e due inferiori; quanto prima farevute. Creda, il miracolo esiste. mo una foto dei suoi primi dentini”. Aspettiamo un giorno la vostra Mamma Cicera così prosegue nel venuta (con Raffaella) in Brasile, suo racconto: aspetto una risposta, programmi, lotti “Mi sono pentita di non aver scate si lanci, la stiamo aspettando...”. tato alcuna foto al tempo del suo arriDa queste pagine giunga a tutti vo in casa nostra, ma a dire il vero, anche da parte della Redazione non pensando al futuro di Jonas, mi chiesolo un pressante invito alla solidadevo: “… se vedesse quelle foto… ?”. rietà universale, ma anche la certezza Prima di presentare la seconda che il cuore della Serva di Dio Maria parte di questo scritto, desideriamo Bolognesi continua a battere all’unisottolineare il comportamento corretsono con quanti soffrono. to di mamma Cicera, persona dotata Centro Maria Bolognesi FINESTRE APERTE nesi A Maria Bolog ria Bolognesi c/o Centro Ma 49 , sso Ta G. a Vi 45100 ROVIGO LA POSTA DI MARIA Maggio, 2004 Sono Marcella da Ferrara, ho avuto modo di conoscere Maria Bolognesi attraverso Suor Pia, avendo per anni frequentato il Monastero agostiniano di Ferrara e assistito M. Pia nelle sue malattie. Sono sicura che vi ricordate di me, anche perché Graziella mi ha portato da voi, a Rovigo, alcune volte. Ho sempre pregato Maria, sicura della sua presenza nella mia vita. Ora sto attraversando un momento molto difficile e oltre alla preghiera per la beatificazione di Maria, ho aggiunto questa mia supplica, che ripeto tutti i giorni, certa che da lei sarò ascoltata: Domenica 16 maggio 2004, sulla tomba della Serva di Dio si è posata come un fiore la preghiera di questa sua piccola amica; l’affidiamo nella sua integra innocenza anche a voi, perché diventi più forte la supplica d’aiuto per Alberto, il fratellino gravemente malato: “Sarebbe molto più bello se Alberto non fosse così. Vorrei che fosse guarito così potremmo giocare, ma io gliene faccio imparare tante di cose: battere le mani, mettere la mano sulla testa, fare il baciamano, tirare le palline. Una preghiera: Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome. Alessia (Bergamo) O Maria Bolognesi, che nella vita terrena ti sei uniformata al Tuo Gesù portando i segni e vivendo la sofferenza della Passione per la salvezza di tutti gli uomini e ora vivi nella Gloria del cielo e continui ad ascoltare le nostre necessità, ti prego, intercedi presso Gesù e attraverso di te ci doni l’aiuto per vivere cristianamente ogni dolore, fatica, avversità che la vita ogni giorno ci propone. Affido a te questa grande pena che porto nel cuore, copri tutto, con le tue virtù che brillarono anche qui sulla terra, e come un tempo tutto presentavi al Tuo Mistico Sposo, anche ora, con la certezza di essere ascoltata, depongo nel tuo cuore ogni cosa. Proteggi, ti prego i bimbi che sempre trovarono tenerezza al tuo cuore, aiutali a crescere coraggiosi, forti e retti. Prego il Padre, perché tu, o Maria Bolognesi, venga conosciuta e glorificata anche su questa terra, così per tua intercessione tu possa aiutare tanti fratelli che con fiducia in te confideranno. Se il Signore lo vorrà, spero di venire presto a trovarvi. Su di voi e sul costante lavoro che portate avanti in memoria di Maria Bolognesi e per ottenere, dopo aver seguito tutto l’iter necessario, la beatificazione di Maria, chiedo la benedizione di Gesù, estesa su tutti quelli che l’amano e la pregano. Con profondo affetto. Marcella Papà Ettore con noi dal cielo Venerdì 28 maggio, all’età di 87 anni, si è serenamente spento Ettore Baccaro, papà di don Silvio, guida spirituale del Gruppo Genitori in Cammino. Le esequie si sono svolte il giorno dopo nella chiesa di Villanova del Ghebbo, paese natale di Ettore. La chiesa di San Michele Arcangelo a malapena ha potuto contenere i parenti, gli amici e le tante persone che dalla città di Rovigo e dai paesi di Gaiba e Borsea hanno voluto tributargli l’ultimo saluto e manifestare l’affetto per don Silvio Baccaro che, dopo sei anni dall’andata in cielo della mamma Ida, ha officiato, insieme a tanti sacerdoti, la celebrazione per il suo caro papà. La preghiera dei fedeli ha visto succedersi, oltre alle nuore e ai nipoti, gli amici di Gaiba, Borsea e i rappresentanti dei Genitori in Cammino, che hanno voluto tracciare ai presenti il profilo di questo FINESTRE APERTE uomo semplice e sereno, innamorato del suo lavoro, che ha saputo essere vicino a don Silvio e seguirlo con serenità negli spostamenti che il suo apostolato ha richiesto, facendosi amare dai parrocchiani per la cordialità che lo ha sempre contraddistinto. Nelle parole pronunciate alla fine della celebrazione, don Silvio ha fatto presente come l’ultimo anno di vita di Ettore sia stato segnato dalla difficoltà di una malattia che lo ha portato piano piano ad avere bisogno sempre più di essere assistito. In questo frangente don Silvio ha ringraziato le tante persone che giornalmente erano presenti in canonica per accudire papà Ettore e permettere a lui di svolgere i tanti compiti di sacerdote che durante il giorno lo vedevano costantemente impegnato; ha potuto godersi il suo papà alla notte, accu- dendolo con lo stesso amore di una mamma che assiste il proprio figlio ammalato. Alla fine della celebrazione, un lungo corteo in preghiera ha accompagnato al locale camposanto le spoglie di Ettore. I Genitori in Cammino ringraziano la disponibilità concessa da Don Giovanni, parroco di Villanova del Ghebbo, a portare la propria testimonianza alla famiglia, e per le parole toccanti pronunciate durante l’omelia Anche il Centro Maria Bolognesi vuole manifestare a don Silvio le condoglianze per la scomparsa del suo carissimo papà, rivolgendo a Dio una preghiera per le persone anziane e ammalate, affinché, come Ettore, conoscano la consolazione della vicinanza amorevole e devota dei propri cari. 11 (continua da pag. 9) Felice intuizione la sua: gli esempi di anime buone trascinano al bene. Chissà, dopo questo primo incontro con tanti piccoli delle elementari, quanti di questi sentiranno, nel tempo, il richiamo di quella vocina che dice: anche tu, anche tu puoi essere come Maria! Non è difficile per un piccolo innamorarsi di Maria perché il vissuto di questa creatura è talmente toccante, che si sente il bisogno di averla vicino, certi del suo aiuto. Il bambino è in grado di cogliere i moti generosi del cuore di Maria, non solo, ma di scoprire come Maria sia sempre pronta a tendere una mano (vedi l’atto eroico compiuto da Maria che salva il piccolo Enzo caduto in un fossato profondo). Maria, ne sono certa, si colloca come persona ricca di umanità, che educa all’amore, alla condivisione, all’altruismo; non solo, Maria è creatura gioiosa che profuma di sole, perché innamorata di Gesù e dell’Eucaristia. Grazie, don Camillo, per averlo fatto notare ai suoi ragazzi e mi creda, non demorda: ricordi sempre che Gesù ci attende per entrare nel nostro cuore e stare con noi. Maria Bolognesi, questa verità, l’ha capita, fatta sua e vissuta giorno dopo giorno. È proprio l’Eucaristia il segreto della sua costante serenità, della sua pace! Mi sia ora consentito dirle, reverendo Don Camillo, che i suoi ragazzi mi hanno e ci hanno colpito in modo positivo per il loro modo di essere e di rapportarsi con noi che volevamo dialogare con loro. Da ex insegnante di ragazzi della La Redazione di Finestre Aperte e il Centro Maria Bolognesi, mentre vi consegnano nella preghiera alla Madonna vi augurano una buona estate “dissetata” dalla Parola di Dio! Scuola Media, posso dire che mi ha sorpreso l’entrata ordinata nella sala della riunione di queste 70-80 personcine, ancor di più il loro parlare sommesso, educato, durante quel breve contrattempo che ha ritardato la proiezione della pellicola. Inoltre, ancor di più la silenziosa attenzione durante la proiezione del filmato e la compostezza dei successivi interventi per rispondere alla domanda del gioco: SE MARIA FOSSE… Un’esperienza veramente unica, che spero possa ripetersi perché stare vicino ai bambini aiuta ad essere dei “grandi” migliori. Ci aiuta a farci “piccoli” per capire meglio la grandezza del Signore, proprio come faceva Maria Bolognesi. Ancora grazie don Camillo! Giuseppina Giacomini Vergine santa fra tutte, dolce regina del cielo, rendi innocenti i tuoi figli, umili e puri di cuore. Donaci giorni di pace, veglia sul nostro cammino fa’ che vediamo il tuo Figlio, pieni di gioia nel cielo. (dal Comune della B.V. Maria) Dipinto della Serva di Dio Maria Bolognesi, 1977 Ogni mese, il giorno 30, alle ore 9.00 (se festivo ore 10.30), viene celebrata una S. Messa per la Serva di Dio Maria Bolognesi presso il Tempio cittadino “La Rotonda” di Rovigo A T T E N Z I O N E Compila e spedisci questo tagliando per ricevere il materiale desiderato riguardante Maria Bolognesi e per segnalare eventuali variazioni di indirizzo. Anche il tuo contributo ci permette di far conoscere Maria Bolognesi. COGNOME FINESTRE APERTE NOME BIOGRAFIA VIA BREVE PROFILO CAP. CITTÀ PREGHIERA VARIAZIONE INDIRIZZO Spedire a: Centro Maria Bolognesi - Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo In ossequio al decreto di Urbano VIII, si dichiara di non voler attribuire a quanto di straordinario è narrato in questo giornale altra fede se non umana e di non voler prevenire il giudizio definitivo della Chiesa, al quale la Redazione intende sottomettere in tutto il suo. Il Consiglio Direttivo del Centro ringrazia per le offerte pervenute per la Causa e le opere di Maria. Per offerte: Conto Corrente Postale 26145458 FINESTRE APERTE [email protected] Direttore Responsabile: Mons. Daniele Peretto Direttore: Giuseppe Tesi Sede e Redazione: Centro Maria Bolognesi Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo Telefono: 0425.27931 Fax 0425.463964 Aut. Trib.: Rovigo n. 8/92 del 30/07/1992 Stampa: Think Adv - Conselve (Pd) Speciale inserto I.R. Gruppo Genitori in cammino PREGHIERA ASCOLTO UMILTÀ Tante persone ci scrivono o ci telefonano per diversi motivi, ma soprattutto per avere una parola di conforto da chi sta vivendo, da anni, il dramma della morte prematura di un figlio. In questo modo si sentono meno sole: condividendo qualche minuto della loro solitudine, escono da quell’isolamento quotidiano che a volte ci prende, perché immersi in una società dai ritmi impossibili, dove la vita è più simile ad una corsa senza fine, i cui protagonisti corrono il rischio di diventare oggetti pronti per l’uso. Fra le tante lettere pervenuteci, ne presentiamo una, che riportiamo appresso, in cui lo scrivente, rivolgendosi alla Redazione di Finestre Aperte, chiede come fare ad aiutare genitori provati dallo stesso nostro dolore. 21 marzo 2004 Carissimi Genitori in Cammino, vi sarei molto grato se mi faceste avere notizie riguardo la vostra associazione. Nel nostro paese e nella nostra parrocchia, abbiamo molte famiglie in pena, per cui ho bisogno di andare incontro a tante persone; vorrei aiutare specialmente le famiglie in cui è morto uno o più figli, ma farlo nella maniera dovuta, portando loro Gesù. Oggi abbiamo celebrato la S. Messa per Marco, un ragazzo deceduto per un incidente stradale la notte del 2 marzo scorso: avrebbe compiuto 24 anni. Anche in casa mia abbiamo bisogno di tanta forza e coraggio… per superare le varie difficoltà, i dolori e le sofferenze della vita... In comunione di preghiera, sempre affettuosamente. Renato Gabrieli Nel rispondere, dalle pagine di questo trimestrale, al sig. Renato Gabrieli di Calmiera (LE), mentre offriamo la nostra esperienza, maturata in questi cinque anni di vita del gruppo, presentiamo pure alcuni pensieri scritti da sacerdoti, che hanno l’importante ruolo di guide spirituali. Premettiamo subito nella nostra risposta all’amico Renato che non ci sono metodi, scuole, esempi da portare; ciò che offriamo nasce dall’ascolto della parola di un MAESTRO straordinario, che ha vinto la morte, per donarci la vita eterna. Possiamo comunque indicargli, a nostro avviso, tre regole importanti, che Gesù stesso ci ha insegnato: 1) preghiera personale e comunitaria; 2) ascolto e silenzio; 3) umiltà. Preghiera Ascolto e silenzio La preghiera personale è fondamentale per avvicinare chiunque porti una croce, perché senza l’aiuto dello Spirito Santo, le nostre parole sono vuote, fiato che esce dalla nostra bocca. Un sacco vuoto non sta in piedi e noi, senza la preghiera, siamo dei sacchi vuoti. Se prima di visitare persone o famiglie che sono nella sofferenza, non ci rivolgiamo a Colui che della Croce ha fatto la nostra salvezza, faremmo solo danni a coloro che incontriamo. Se poi la nostra preghiera personale è sorretta da altre persone o gruppi, diventa ancora più forte. Non è cosa facile saper ascoltare chi è nella prova, perché la tentazione di offrire “subito” una parola di conforto è umanamente dentro di noi. Occorre pertanto prepararci con la preghiera, chiedendo a Dio di darci la forza dell’ascolto. Infatti, le persone che incontriamo desiderano essere loro a parlare, a porci delle domande, soprattutto a presentare dei perché, ai quali non hanno ancora trovato una risposta. Noi dobbiamo stare in silenzio, ma il nostro non deve essere un “silenzio muto”, sarà piuttosto il silenzio dell’ascolto, anche di quello interiore. A noi compete il compito di ascoltare e di ascoltarci interiormente affinché le parole che usciranno dalla nostra bocca non siano nostre, ma le Sue; noi dobbiamo offrire la nostra bocca per far parlare il Maestro di vita. Nei primi incontri, evitiamo di cadere nella tentazione di portare come esempio il nostro caso; evitiamo pure frasi simili a questa “il tempo ti sarà di aiuto”, poiché qualsiasi sofferenza è vissuta nel presente. Per noi genitori “IL TEMPO CHE PASSA NON ATTENUA LA SOFFERENZA”, si ferma a quel giorno. Umiltà Quando si decide di incontrare o telefonare a persone nella prova, ci si deve preparare con umiltà ad accogliere e condividere la sofferenza, ben sapendo che coloro che hanno il cuore spezzato possono essere arrabbiati con tutto il mondo. Poiché ognuno di noi davanti al dolore della morte di un figlio risponde in modo diverso, è bene ricordare queste tre regole, non solo, ma anche viverle “unite insieme” con la grazia di Dio: potremo essere testimoni credibili, pur nella grande prova, di speranza di vita eterna. Per arrivare a capire in qualche modo non solo la funzione del dolore nella vita dell’uomo, ma anche il progetto di Dio su ciascuno di noi, è bene percorrere, con una certa gradualità, anche un cammino di fede, le cui tappe essenziali sono tre. Queste tappe sono state individuate e proposte da Padre Amedeo Cencini, canossiano della comunità di Verona, durante un’intervista riportata nel settimanale “Verona Fedele” del 18 marzo 2001 per aiutare, nella sua veste di guida spirituale, i genitori nella prova per la perdita di un figlio. Ecco le tre tappe: l’accettazione, la riconciliazione, la trasformazione. Accettando la morte di un figlio, si riconosce ciò che è avvenuto, anche se non lo si comprende. Molti genitori non l’accettano, fanno finta che non sia mai accaduto, nascondendosi dietro mille illusioni, o tormentandosi di domande. Dopo l’accettazione della morte, si deve arrivare alla riconciliazione con l’evento o con la stessa immagine del figlio: così facendo si arriva a comprendere che quella morte fa parte del mistero della redenzione, acquisita alla luce della croce di Cristo. Infine la terza tappa, quella che riguarda la trasformazione: il dolore diventa qualcosa di nuovo, perché si scopre che dal male si trae un bene; così facendo si acquista maggiore consapevolezza della propria responsabilità verso la società, si scopre un nuovo modo di essere padre e madre, dedicandosi non solo agli affetti familiari. Il percorso indicato implica la fede. E chi non ha questo dono? Non possa andare al di là dell’accettazione. A queste persone noi chiediamo, però, di essere aperte alla saggezza e lo facciamo servendoci di quanto Augusto Curry afferma: “Ci sono due tipi di saggezza: quella superiore e quella inferiore: la saggezza inferiore si riferisce a quanto una persona sa; quella superiore a quanto essa è cosciente di non sapere. Abbi la saggezza superiore. Sii un apprendista eterno nella scuola della vita. La saggezza superiore tollera, quella inferiore giudica; la prima assolve, la seconda colpevolizza; l’una perdona, l’altra condanna”. (Tu sei insostituibile, Italia Nuova) Ecco perché ora desideriamo dedicare a tutti i lettori, ma in particolare ai genitori questa poesia. Questa scelta, voluta da noi “genitori in cammino” potrebbe sembrare una forzatura davanti alla nostra sofferenza, quasi incomprensibile al nostro modo di percepire la vita. Quante volte siamo stati e si è tentati di “mollare tutto”, di “chiudere gli occhi”! Leggiamo e rileggiamo allora la terza strofa per poter accettare sempre il dono della vita. Dobbiamo vivere per i nostri cari, ma soprattutto perché la vita non è nostra, ci é stata donata da un atto di amore. …E LA VITA CONTINUA Anche quando il buio ti avvolge e la paura ti attanaglia la gola… la vita continua! Quando pensi di non farcela più, quando credi che nessuno ti ami più, quando temi di non saper più amare… la vita continua! Anche quando la “non vita” appare ai tuoi occhi… la vita continua! Coraggio, quindi, riapri gli occhi, tendi la mano; ti accorgerai quante mani sono tese verso di te. Saprai allora, che ancora una volta… la vita continua! Ed è anche per te! E concludiamo questo nostro intervento ricordando l’insegnamento della nostra guida spirituale Don Silvio Baccaro, che ci invita sempre, a più riprese e in tutte le circostanze, a diventare missionari a 360° gradi: il nostro servizio di testimonianza, come l’incontrare altre famiglie per condividere la loro sofferenza non sarà più soltanto un dare! Questi piccoli atti di attenzione verso il nostro prossimo possono diventare vera carità. E questa carità resterà indelebile, anche se il bene fatto può essere rapidamente dimenticato. Non dobbiamo aspettarci nulla in cambio, proprio per questo vogliamo proporre l’atteggiamento cristiano e umanitario di Madre Teresa di Calcutta, che così si esprime: “Se fai il bene, ti attribuiscono secondi fini egoistici. NON IMPORTA, FAI IL BENE. Da’ al mondo il meglio di te e ti prenderanno a calci. NON IMPORTA, DAI IL MEGLIO DI TE”. Concludendo questa mia testimonianza di coordinatore di un gruppo, intendo offrire un consiglio a tutti coloro che sono nelle varie prove, per questo dico: combattete l’isolamento, bussate alle porte di amici, anche di persone che non conoscete, troverete qualcuno che vi ascolterà. Se l’isolamento ha il sopravvento, vi sembrerà che tutto il mondo sia contro di voi. Chiedete se vicino a voi ci sono gruppi o parroci che vi possano dare una parola, un aiuto, ma non cercate mai di avere risposte sul mistero dei misteri: la morte. Nessuno può né potrà mai darvi tale risposta. L’unica vera risposta ci viene da Cristo: LUI IL RISORTO È LA NOSTRA VITA!