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Musica
per la
PACE
Un
repertorio mediterraneo, che nelle acque
del Mare Nostrum trova l’armonia delle culture
musicali più diverse, ha attraversato nei mesi di
Dicembre e Gennaio l’Italia e il Medioriente.
Ma il Tour Musica per la Pace della World Youth
Chamber Orchestra, che dopo i concerti natalizi di Ramallah e Gerusalemme si è concluso a
Genova il 6 gennaio, tornerà a portare le sue
note di pace in estate.
27 giovani musicisti in rappresentanza di 21
paesi, la World Youth Chamber Orchestra, selezione della più grande World Youth Orchestra composta da 70 elementi, Goodwill Ambassador dell’Unicef Italia, nasce nel 2001 grazie al maestro Domenico Giuranna, un direttore d’orchestra che decide di scommettere nel
dialogo musicale tra giovani artisti di tutto il
mondo come testimonianza per una pace possibile.
Da Kuo Chi Chao, violinista di Taiwan convin-
* Pietro Del Soldà, giornalista, ha collaborato con RadioTre RAI, come redattore e conduttore del programma RadioTreMondo, e con il quotidiano online il Nuovo.it. Attualmente si occupa di ricerca e comunicazione per AMREF - Fondazione Africana per la Medicina e la Ricerca.
Pietro Del Soldà*
Nostalgie sefardite per la
Spagna perduta nella
cacciata degli ebrei del 1492,
tarantelle pugliesi e musica
sacra siciliana del XII
secolo, ninne nanne
marocchine e canti greci,
bulgari, macedoni,
palestinesi.
to che suonare assieme costituisca un patrimonio comune tale da far apparire prive di senso
le divisioni della politica, a Yang Yusi, anche lei
violinista e cinese, ma nata e cresciuta nella Repubblica Popolare; dal primo violino Elina
Gourevich, israeliana, alla sua grande amica
Saad Nasim, violoncellista iraniana, l’Orchestra
è una testimonianza vivente di quanto la creatività e l’armonia musicale ci riconducano ad
un’umanità condivisa, immune alle convenzioni e alle contrapposizioni imposte dal potere
politico.
“Non c’è nulla di che stupirsi – dice del resto
Elina parlando del forte legame con l’amica e
collega iraniana – per me Saad è un’amica,
non c’entra niente che sia iraniana. Il confronto è personale, non ci interessa il fatto che
i nostri governi non si riconoscano.
E la stessa cosa vale per gli altri. Certo, all’inizio può essere difficile: la prima volta che uno
arriva qui si trova da solo in mezzo a tanti
sconosciuti, all’estero, senza nessuno che capisca la tua lingua. Ma è proprio questo che
poi permette a ciascuno di noi di aprirsi e di
mettersi in relazione con gli altri più liberamente, senza vergognarsi degli errori che si
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Foto: EPA/Siciliani
fanno parlando inglese o cose del genere”.
concerti. Non potendo, ho scelto il violino, per“Quando ti trovi a suonare con persone di tut- ché era quello che vi assomigliava di più.”
to il mondo – continua Elina – la prima cosa che Anche lui spera un giorno di poter avere una
insegni loro sono le parolaccarriera da solista, ma per il
ce nella tua lingua. Questo, e
momento è felice di poter fa27 giovani musicisti in
i momenti di svago passati rappresentanza di 21 paesi, re quest’esperienza all’estero.
assieme, uniti naturalmente
E spera che la prossima entrala World Youth Chamber
alla stessa passione per la
ta del suo paese nell’Unione
Orchestra, selezione della
musica, ci legano molto di
Europea renderà più facile
più grande World Youth
più di quanto le diverse cultrasferirsi all’estero per studiaOrchestra composta da 70
ture ed esperienze da cui vere o per lavorare. Aprendo
elementi, nasce nel 2001
niamo non ci dividano”.
così nuove strade per il futuro
grazie al maestro
È della stessa idea anche
di musicisti che sono eredi sia
Domenico Giuranna.
Kristjan Hallik. Nato in Estodella scuola musicale russa sia
nia, anche lui suona il violino. Una scelta quasi di quella occidentale.
obbligata, perché quando si è iscritto alla scuo- Accanto a Kristjan, una ragazza annuisce e sorla di musica, a cinque anni, voleva studiare chi- ride. “Io ho iniziato a studiare il pianoforte
tarra, ma non c’erano corsi di quello strumento quand’ero bambina – ricorda Marlene Verwey,
per i bambini della sua età. “Volevo iniziare a flautista sudafricana – e solo attorno a quattorsuonare la chitarra perché mi piaceva ascoltare dici anni ho scelto di cimentarmi con il flauto.
musica rock con mia madre ed andare con lei ai Ma in Sudafrica non c’è una grande cultura di
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musica classica. vita spirituale dei popoli mediterranei e le fonSiamo in pochi a ti ispiratrici delle tre religioni monoteiste si rasdedicarci comple- somigliano e si fondono una nell’altra.
tamente alla musi- Il risultato artistico musicale ci è stato conferca, non è facile tro- mato dal grande impatto emotivo che abbiamo
vare gli spartiti e registrato nel pubblico”.
farli arrivare dall’estero è spesso molto costoso.
Una spiritualità comune ai popoli figli di AbraDurante il regime dell’apartheid il Sumo, un’affinità che risale a prima del
dafrica era tagliato fuori da tutto e così
ripudio della concubina Agar, biblica
anche la nostra concezione di arte e,
progenitrice di Ismaele e di tutti i mupiù in generale, del mondo è rimasta risulmani, e che solo nella creazione
stretta, segregata. Ma sono convinta che
musicale trova un’espressione anche
l’amore per la cultura e per la musica sia
nella contemporaneità dilaniata da
universale. E ora spero che viaggiare e
conflitti fratricidi.
suonare all’estero mi permetta di ragIl lavoro di ricerca e di strumentagiungere il livello di altri musicisti che
zione, per un organico che contemIl compositore
hanno avuto opportunità migliori nella
pla strumenti moderni, è stato reaAlexander KARLIC
loro vita”.
lizzato dal compositore Alexander
Su questa convinzione il maestro Damiano Giu- Karlic. Secondo Karlic, la musica è sicuraranna ha concepito il Tour mediterraneo che ha mente uno strumento di pace, visto il suo povoluto aprire il 2004 nel segno della pace.
tere di superare facilmente tutti i confini geo“Ho pensato di ricercare nelle antiche radici del grafici, etnici, politici e religiosi. “La musica
canto popolare mediterraneo – spiega – dei può trascendere il tempo e le culture – chiaribrani adatti a testimoniare come, pur tra le dif- sce il compositore – Molti brani del nostro
ferenze proprie di ogni cultura, i principi della programma, anche se composti centinaia di
Il dialogo musicale
tra giovani artisti
di tutto il mondo come
testimonianza per
una pace possibile.
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anni fa in ambienti culturali diversi dal nostro,
ancora muovono e commuovono un numero
sempre crescente di persone”.
E grande la commozione è stata in Terra Santa,
a Gerusalemme ma anche nella bianca Ramallah, a pochi passi dal quartier generale di Yasser Arafat, dove alcuni membri dell’orchestra,
accompagnati da una delegazione dell’Associazione Musicaeuropa che gestisce la Wyco,
hanno suonato una melodia tradizionale palestinese trascinando in un canto spontaneo i funzionari del locale ministero della cultura.
Dai check point di Ramallah la musica della cosmopolita orchestra di Giuranna ha continuato
il suo percorso sulla verde collina di Nevé Shalom-Wahat al Salam – comunità-laboratorio dove convivono in pace arabi e israeliani –.
Questo esperimento di convivenza non è molto distante da Ramallah dove la tensione e la
guerra la fanno da padrone. Ma l’aria che si respira, in questa piccola oasi a metà strada tra
Gerusalemme e Tel Aviv, è del tutto diversa,
quasi sospesa: l’incompatibilità, la rabbia e le rivendicazioni che alimentano l’ostilità tra arabi e
israeliani sembrano incontrare una barriera in-
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superabile ai piedi della collina, un “muro ideale”, di tutt’altro segno però da quello voluto dal
governo Sharon. La Wyco si è esibita al completo nell’oasi di Nevé Shalom-Wahat al Salam
il 21 dicembre, forte di tutti i suoi 25 elementi.
Appeso al soffitto del grande tendone comunitario, trasformatosi per una notte in un improvvisato auditorium, un lungo serpentone con i
colori delle bandiere palestinese e israeliana.
Dalla campagna il tour mediorientale della
Wyco si è poi concluso in città: scenario dell’ultimo concerto, il 22 dicembre, è stato il Wise
Auditorium della Hebrew University di Gerusalemme, dove Ilan Schul, presidente della Jerusalem Academy of Music and Dance, ha fatto
gli onori di casa.
E proprio sull’incontro musicale tra israeliani
e palestinesi, Musicaeuropa ha voluto scommettere, offrendo quattro borse di studio grazie alle quali due musicisti palestinesi (scelti
dal Ministero della Cultura dell’Autorità nazionale palestinese ) e due israeliani potranno
!
suonare insieme.
Panorama di Gerusalemme. In primo piano la spianata delle moschee
con la cupola della moschea di Omar, in fondo i grandi alberghi israeliani
Foto: Marcato/Periodici San Paolo