Influenza aviaria

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Progresso_Vet_novembre_05
11-11-2005
Opinioni
a confronto
Giampaolo Peccolo
Università di Bologna
A proposito della “notizia in primo piano” che
compare in questo momento sul sito del
“Progresso”, e che riferisce dell’interrogazione dell’on. Mancuso in materia di influenza
aviare, desidererei che fosse riportato per
completezza di informazione anche il mio
commento (oltre, chiaramente, a quello di
tutti coloro che desiderassero intervenire),
tratto da un intervento in materia comparso
sulle pagine della rivista Altroconsumo.
Si sta parlando molto, in queste ultime settimane, dei possibili rischi connessi a una
eventuale diffusione della cosiddetta “influenza aviaria”.
A quanto pare (com’è giusto) se ne stanno
occupando anche i parlamentari nelle loro
interrogazioni, e nell’opinione pubblica la
preoccupazione va crescendo.
Di fronte a questo, dal Ministero della Salute
è arrivata la raccomandazione, rivolta a tutta
la popolazione, di sottoporsi come precauzione al normale vaccino antinfluenzale,
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Notizie in primo piano
quello che è fatto per proteggere dalla comune influenza stagionale. Mi chiedo se, e
su quali basi, sia possibile considerare questa precauzione necessaria o utile contro
l’influenza aviaria, e credo che sarebbe stato
più interessante che vertesse su questo
aspetto il quesito posto dall’on. Mancuso al
collega di partito, e Ministro, on. Storace.
L’influenza aviaria attualmente si è trasmessa da uccello a uccello e - solo per quanto
riguarda i lavoratori a stretto contatto con gli
animali malati vivi - da uccello a uomo. Fino
a oggi non sono stati documentati casi di trasmissione da uomo a uomo.
Perché l’influenza aviaria si possa trasformare in una epidemia di grandi dimensioni è
necessario che il virus acquisisca la capacità di trasmettersi direttamente da uomo a
uomo: questo può avvenire per esempio se
si ricombina con il virus dell’influenza stagionale, dando vita a un nuovo virus.
Non è chiaro su quali base scientifiche si
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possa prevedere se ciò avverrà o meno e
quali ne siano le probabilità, e perché dovrebbe succedere proprio ora.
Ricordiamo per inciso che l’influenza aviaria
è stata descritta in Italia già nel 1878.
Molte informazioni allarmistiche riportate sui
giornali su una probabile epidemia di influenza aviaria sono emerse da un convegno sull’influenza tenuto a Malta a metà settembre, citato anche nell’interrogazione dell’on. Mancuso.
Quel convegno era direttamente (e inopportumanente, a mio avviso) sponsorizzato dalle aziende produttrici di vaccini antinfluenzali e di farmaci antivirali. Tra queste, la Roche, che ha pronto un farmaco antivirale, l’oseltamivir (nome commerciale Tamiflu, non
ancora in commercio in Italia).
Oggi il vaccino contro l’influenza stagionale
è consigliato solo ad alcune categorie a
rischio: le persone sopra i 65 anni, bambini
o adulti con problemi di salute, persone con
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le difese immunitarie compromesse e via dicendo. È consigliato anche a chi è a contatto per motivi professionali con categorie a rischio o con volatili. Alle categorie a rischio è pagato
dallo Stato, per gli altri è a carico del cittadino (costo da 11 a
15 euro circa). Ad oggi, non si vedono i motivi in base ai quali
consigliare il vaccino antinfluenzale a tutta la popolazione. E,
se davvero il vaccino fosse necessario, dovrebbe essere
pagato a tutti dal Servizio sanitario nazionale.
Al momento ci si interroga su come deve essere il vaccino
contro il nuovo virus, che si potrà iniziare a preparare solo se
e quando il virus sarà in circolazione e sarà stato isolato. Solo
a quel punto si avrà il vaccino e, come per tutti i farmaci, sarà
possibile avviare una sperimentazione sull’uomo che stabilirà
la sua sicurezza ed efficacia. Dopo di che si partirà con la produzione su vasta scala. Questo processo richiede molti mesi e
quindi ci sembra che questo vaccino sia un’arma ipotetica,
quindi insoddisfacente per garantire di circoscrivere l’epidemia. Bisognerebbe invece agire con misure appropriate nelle
zone di diffusione del virus, cioè il sud-est asiatico, per arginare l’influenza aviaria ai suoi inizi.
Alla luce di tutto questo, mi permetto di suggerire una nuova
interrogazione parlamentare, che chiedesse al Ministro:
1) su quali basi scientifiche sia stata estesa la raccomandazione del vaccino antinfluenzale a tutta la popolazione;
2) su quali basi scientifiche siano state prenotate dosi di farmaci antivirali, di cui non si conosce l’efficacia nei confronti del
nuovo virus;
3) quali sono gli accordi economici presi fra Ministero e
aziende e chi paga in caso di rientrato allarme;
4) se non si intenda valutare meglio, in futuro, l’impatto di certe forme di comunicazione rivolte alla popolazione, visto che
un annuncio come quello di settembre avrà certamente l’effetto di aumentare le vaccinazioni (e la venditadi vaccini),
ma certo non ha contribuito né a ridurre l’allarme sociale,
né ad arrestare il crollo di consumo delle carni avicole.
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