co1wrarian il significato profondo del passaggio di intesa

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Giovedì
15/10/2015
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Pierluigi Magnaschi
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CO1WRARIAN IL
SIGNIFICATO PROFONDO
DEL PASSAGGIO DI
INTESA SANPAOLO AL
MONISTICO
^ Tra oggi e domani il sistema monistico di
governance sarà formalmente approvato, a meno
di sorprese ail' ultimo istante, dal consiglio di
gestione e dal consiglio di sorveglianza di Intesa
Sanpaolo per poi proseguire neil' iter prescritto,
con il via libera, in particolare, che dovrà essere
dato dalla Vigilanza. Se andrà in porto si tratterà
dell'introduzione per la prima volta di tale
sistema nel mondo bancario e finanziario
italiano, passando da un modello, ispirato al
dualistico tedesco, a un altro più di stampo
anglosassone, già previsto dalla riforma del
diritto societario, fondato sul solo consiglio di
amministrazione. Sarà interessante vedere se e
da quante altre banche l'opzione di Intesa
Sanpaolo sarà seguita, alla stregua di quel che
avvenne quando, per primo, l'istituto introdusse
la governance dualistica che poi registrò un
seguito in parte ancora visibile, per esempio in
Ubi Banca e nella Popolare di Milano. Intanto
l'operazione più delicata da affrontare riguarderà
non tanto o non solo le nomine dei vertici
aziendali ma la configurazione di alcuni comitati
e, in specie, quello di controllo interno i cui
membri si vorrà far eleggere dall'assemblea, per
affermarne la terzietà. In mancanza del collegio
sindacale, secondo la struttura del monistico, il
comitato in questione deve trovare una
configurazione istituzionale ispirata a un sottile
equilibrio: non potrà essere una specie di copia
di questo collegio, perché allora ci si potrebbe
chiedere perché si sia voluto passare al
monistico e non approdare, invece, al
tradizionale, anche se sarebbe stato un ritorno,
considerato che prevede l'originale, il collegio
cioè e non la copia; ma neppure potrà
allontanarsi molto dalle funzioni di un efficace
controllo, perché diversamente verrebbe meno
l'avvertita necessità della sua istituzione.
Struttura, compiti e componenti di tale organo
andranno rigorosamente disciplinati, innanzitutto
sulla base di regole di incompatibilità e di
prevenzione dei conflitti di interesse, nonché
mirate alla sollecitazione del contraddittorio
dialettico. Questa, comunque, resta la questione
dalla quale si potrà dedurre la coerenza che si
annette alla scelta del nuovo modello. Poi,
naturalmente, sarà più complesso eleggere gli
esponenti di vertice, avendo a disposizione 3
solo cda, anziché due organi deliberativi e uno di
controllo, come nel dualistico. Ma se si
considerano le direttive della Vigilanza sulla
necessità di ridurre in generale la numerosità dei
componenti gli organi aziendali, si deve dedurre
che, in un modo o nell'altro, a una contrazione
del numero di tali membri si sarebbe dovuto
comunque arrivare. Del resto, per avere
imboccato questa strada, è da ritenere
fondatamente che l'accordo dei
Grandi gruppi bancari
partecipanti all'istituto - a partire dalle Fondazioni sia stato espresso antivedendo quale sarà, a tutti gli
effetti, lo sbocco della riforma, a differenza della
situazione in cui gli azionisti si trovavano al
momento della delibera dell' aggregazione che ha
dato vita alla banca. Anche in questo caso, però,
saranno i fatti, già quelli iniziali, a dare un segnale
della buona riuscita della scelta oppure
segnaleranno i rimedi da introdurre. Con
l'assemblea di aprile Giovanni Bazoli lascerà la
presidenza. Non si sa quali cariche, anche ad
honorem, eventualmente ricoprirà. Ma l'impronta
da lui impressa per tanti decenni con una condotta
di alta professionalità e lucidità strategica, resterà
integra e costituirà la traccia per chi verrà dopo.
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