Estratto da pag. Giovedì 15/10/2015 18 Direttore Responsabile Diffusione Testata Pierluigi Magnaschi 79.055 Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile ——— Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress CO1WRARIAN IL SIGNIFICATO PROFONDO DEL PASSAGGIO DI INTESA SANPAOLO AL MONISTICO ^ Tra oggi e domani il sistema monistico di governance sarà formalmente approvato, a meno di sorprese ail' ultimo istante, dal consiglio di gestione e dal consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo per poi proseguire neil' iter prescritto, con il via libera, in particolare, che dovrà essere dato dalla Vigilanza. Se andrà in porto si tratterà dell'introduzione per la prima volta di tale sistema nel mondo bancario e finanziario italiano, passando da un modello, ispirato al dualistico tedesco, a un altro più di stampo anglosassone, già previsto dalla riforma del diritto societario, fondato sul solo consiglio di amministrazione. Sarà interessante vedere se e da quante altre banche l'opzione di Intesa Sanpaolo sarà seguita, alla stregua di quel che avvenne quando, per primo, l'istituto introdusse la governance dualistica che poi registrò un seguito in parte ancora visibile, per esempio in Ubi Banca e nella Popolare di Milano. Intanto l'operazione più delicata da affrontare riguarderà non tanto o non solo le nomine dei vertici aziendali ma la configurazione di alcuni comitati e, in specie, quello di controllo interno i cui membri si vorrà far eleggere dall'assemblea, per affermarne la terzietà. In mancanza del collegio sindacale, secondo la struttura del monistico, il comitato in questione deve trovare una configurazione istituzionale ispirata a un sottile equilibrio: non potrà essere una specie di copia di questo collegio, perché allora ci si potrebbe chiedere perché si sia voluto passare al monistico e non approdare, invece, al tradizionale, anche se sarebbe stato un ritorno, considerato che prevede l'originale, il collegio cioè e non la copia; ma neppure potrà allontanarsi molto dalle funzioni di un efficace controllo, perché diversamente verrebbe meno l'avvertita necessità della sua istituzione. Struttura, compiti e componenti di tale organo andranno rigorosamente disciplinati, innanzitutto sulla base di regole di incompatibilità e di prevenzione dei conflitti di interesse, nonché mirate alla sollecitazione del contraddittorio dialettico. Questa, comunque, resta la questione dalla quale si potrà dedurre la coerenza che si annette alla scelta del nuovo modello. Poi, naturalmente, sarà più complesso eleggere gli esponenti di vertice, avendo a disposizione 3 solo cda, anziché due organi deliberativi e uno di controllo, come nel dualistico. Ma se si considerano le direttive della Vigilanza sulla necessità di ridurre in generale la numerosità dei componenti gli organi aziendali, si deve dedurre che, in un modo o nell'altro, a una contrazione del numero di tali membri si sarebbe dovuto comunque arrivare. Del resto, per avere imboccato questa strada, è da ritenere fondatamente che l'accordo dei Grandi gruppi bancari partecipanti all'istituto - a partire dalle Fondazioni sia stato espresso antivedendo quale sarà, a tutti gli effetti, lo sbocco della riforma, a differenza della situazione in cui gli azionisti si trovavano al momento della delibera dell' aggregazione che ha dato vita alla banca. Anche in questo caso, però, saranno i fatti, già quelli iniziali, a dare un segnale della buona riuscita della scelta oppure segnaleranno i rimedi da introdurre. Con l'assemblea di aprile Giovanni Bazoli lascerà la presidenza. Non si sa quali cariche, anche ad honorem, eventualmente ricoprirà. Ma l'impronta da lui impressa per tanti decenni con una condotta di alta professionalità e lucidità strategica, resterà integra e costituirà la traccia per chi verrà dopo. Pag. 1