Congo, italiani ladri di bambini

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ANTICIPAZIONE
Congo, italiani ladri di bambini
Minori sottratti ai genitori in Congo per darli a famiglie italiane. Ecco il lato oscuro delle
adozioni internazionali
DI FABRIZIO GATTI
07 luglio 2016
Una rete di trafficanti insospettabili ha cercato
di far entrare in Italia bambini sottratti ai loro
genitori in Congo. I casi dimostrati sono
almeno cinque: le loro sentenze di adozione li
dichiarano orfani, ma hanno famiglie che li
reclamano. L'indagine avviata dalla
Commissione per le adozioni internazionali
(Cai), cioè l'autorità di controllo della
Presidenza del Consiglio su enti e procedure di
adozione, ha un seguito ancor più sconvolgente.
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INTEGRALE
L'organizzazione in Africa ha potuto operare
grazie alle presunte coperture e alle omissioni
dei vertici dell'associazione “Aibi – Amici dei
bambini” di San Giuliano Milanese. Secondo le
segnalazioni raccolte, i responsabili di Aibi non
hanno denunciato quanto sapevano, hanno
fornito informazioni non corrispondenti al
vero. E, attraverso i loro assistenti locali,
avrebbero addirittura ostacolato la partenza per
l'Italia di decine di bimbi, mettendo così a
rischio il trasferimento di tutti i centocinquantuno minori già adottati in Congo da famiglie italiane.
L'inchiesta di copertina “Ladri di bambini”, su “l'Espresso” in edicola da venerdì, è stata realizzata grazie a una
fonte interna ad Aibi, a contatti diretti con la capitale Kinshasa e a un lavoro di ricerca sui documenti
dell'associazione cominciato nel dicembre 2012. Ne esce un racconto agghiacciante come la trama di un film
horror. Nel tentativo di fermare l'indagine della Cai, diciotto bambini tra i 3 e i 13 anni, già adottati da genitori
italiani e quindi con cognome italiano, vengono tenuti in ostaggio per un anno e mezzo, fino al 29 maggio
scorso, in due orfanotrofi a Goma nella regione più pericolosa nell'Est del Paese africano. Una bambina, Amini,
9 anni, figlia adottiva di una coppia di Cosenza, scompare nel nulla.
Altri piccoli sono vittime dell'attacco di un commando che tenta di rapirli e vengono portati al sicuro soltanto
dopo lunghe trattative. Un affidatario congolese che su richiesta della Commissione adozioni della Presidenza
del Consiglio e su mandato dell'autorità giudiziaria locale ha messo in salvo quei bambini, come ritorsione
viene arrestato su ordine del presidente del Tribunale dei minori di Goma: lo stesso giudice che Aibi, nelle
comunicazioni interne, indica come proprio partner. Durante la detenzione l'affidatario subisce torture: lo
immergono in una buca con gli escrementi della prigione, lo picchiano e gli ustionano i genitali. Altri due
incaricati della Cai nelle delicate trattative, due consulenti giuridici, vengono arrestati e a loro volta minacciati
di torture per essersi interessati al rilascio dei bambini. Una suora, anche lei impegnata nei contatti per la
liberazione dei piccoli ostaggi, è accusata dallo stesso giudice-partner di Aibi di traffico di minori. Accuse false,
ovviamente.
Il presidente-padrone di Aibi, Marco Griffini, 69 anni, un ex sondaggista di mercato e fervente cattolico, dal
mese di giugno 2014 quando probabilmente intuisce di essere sotto indagine, comincia la sua guerra personale
contro la presidente della Commissione per le adozioni internazionali, il magistrato di lungo corso Silvia Della
Monica. Per due anni Griffini insulta il suo operato e spinge alcuni genitori adottivi a protestare davanti a
Palazzo Chigi, inducendo così numerosi parlamentari a presentare interrogazioni al governo per chiedere che
la scomoda presidente della Cai sia rimossa. Tra i più attivi, i senatori Carlo Giovanardi e Aldo Di Biagio,
sicuramente all'oscuro dei pesanti retroscena.
Il risultato più stupefacente è che Griffini ha (apparentemente) vinto la sua guerra. Giovedì 9 giugno, proprio
quando gli ultimi diciotto bambini tenuti in ostaggio stanno finalmente partendo dalla capitale Kinshasa per
l'Italia, una manina con una coincidenza fin troppo sospetta fa firmare al premier Matteo Renzi il decreto di
revoca delle deleghe di presidente al magistrato Della Monica, confermata solo come vicepresidente della Cai.
Un missile che, appena qualche ora prima, avrebbe abbattuto tutta l'operazione di salvataggio: se fossero
ancora a terra in Congo, i piccoli dovrebbero aspettare altre settimane perché la nuova presidente, il ministro
Maria Elena Boschi, ricominci daccapo la trafila burocratica delle autorizzazioni. Un tempismo spietato contro
il magistrato che sta ancora indagando e che, grazie a due anni di lavoro paziente e riservato, è riuscita a far
liberare tutti i bambini tenuti in ostaggio.
L'inchiesta integrale su l'Espresso in edicola da venerdì 8 e già online per gli abbonati a
Espresso+
07 luglio 2016© RIPRODUZIONE RISERVATA
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