Pubblicazione registrata al Tribunale di Milano n.71 del 10 febbraio 2006 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano www.readfiles.it TRIMESTRALE DI AGGIORNAMENTO MEDICO MARZO 2014 ANNO 15 2013: gli articoli “top” in HIV e Virus epatitici IL COMMENTO ai migliori articoli della FONDAZIONE ICONA al CROI 2014: LETTERATURA 2013 i lavori presentati a Boston pagina 5 pagina 32 Congress report INACTION Inflammation and chronic hepatitis/HIV infections: who is the driver? Nuovo Network italiano nell’infezione acuta da HIV pagina 39 pagina 48 www.virovip.it VIROLOGY IMPORTANT PAGES INFORMAZIONE E APPROFONDIMENTO IN VIROLOGIA Il nuovo sito di informazione ed approfondimento in Virologia dedicato a medici specialisti, ricercatori e personale sanitario Un portale dinamico ed esclusivo, che fornisce supporti aggiornati ed interattivi, realizzati in collaborazione con i maggiori Opinion Leader specialisti in HIV ed HCV Il portale offre diverse sezioni con contenuti interattivi e multimediali consultabili in modalità online e offline: Webcongress commenti di Opinion Leader realizzati in real time dai principali congressi nazionali ed internazionali in virologia Webcast/Highlight approfondimenti video sulle tematiche più attuali Live Meeting diretta online nella quale verranno presentati e discussi HIV temi di attualità scientifica o casi clinici con la possibilità di partecipare in diretta o di visionare i contenuti audio/video in differita Casi Clinici slide set con casistiche cliniche raccolte durante eventi, meeting online o pubblicate su riviste Letteratura commentata selezione di lavori scientifici commentati Formazione a distanza programmi innovativi di formazione sulle più rilevanti tematiche di attualità scientifica HCV Con il supporto non condizionante di MSD Italia S.r.l. Best Digital Company 2013 | www.univadis.it | www.msd-italia.it | | www.contattamsd.it | [email protected] codice: INFC-1112286-0000-VIC-JA-03/2016 da esperti indice Editoriale 3 pag. 5 2013: gli articoli “top” in HIV e Virus epatitici Mauro Moroni, Mario Rizzetto Top Five HIV pag. 8 1. Low-level HIV viremia is associated with microbial translocation and inflammation. Reus S, et al. Commento di G. Marchetti, E. Merlini 2. Absence of detectable HIV-1 viremia after treatment cessation in an infant. Persaud D, et al. Commento di A. Gori Post-treatment HIV-1 controllers with a long-term virological remission after the interruption of early initiated antiretroviral therapy. Sàez-Ciriòn A, et al. Commento di A. Gori 3. Multi-step inhibition explains HIV-1 protease inhibitor pharmacodynamics and resistance. Rabi SA, et al. Commento di C. Balotta 4. Dolutegravir plus abacavir-lamivudine for the treatment of HIV-1 infection. Walmsley SL, et al. Commento di A. Castagna 5. Association between tenofovir exposure and reduced kidney function in a cohort of HIV-positive patients: results from 10 years of follow-up. Laprise C, et al. Commento di S. Lo Caputo Top Five VIRUS EPATITICI pag. 20 1. Completion of the entire hepatitis C virus life cycle in genetically humanized mice. Dorner M, et al. Commento di C.F. Perno 2. Impact of occult hepatitis B virus infection on the outcome of chronic hepatitis C. Squadrito G, et al. Commento di G. Taliani 3. GS-9620, an oral agonist of Toll-like receptor-7, induces prolonged suppression of hepatitis B virus in chronically infected chimpanzees. Lanford RE, et al. Commento di M.U. Mondelli 4. Telbivudine improves renal function in patient with chronic hepatitis B. Gane EJ, et al. Commento di M. Rizzetto 5. Completion of the entire hepatitis C virus life cycle in genetically humanized mice. Lawitz E, et al. Commento di A. Gasbarrini ICAR 6° Congresso Nazionale Italian Conference on AIDS Retroviruses. Roma, 25-27 maggio 2014 ICONA: i contributi al CROI 2014 CROI - ICAR 2014: premiati i giovani ricercatori italiani pag. 30 pag. 32 Interazioni farmacologiche pag. 33 Interazioni farmacologiche tra ARV e farmaci gastroenterologici, ormoni, immunomodulatori e chemioterapici antineoplastici Andrea Calcagno Nuove terapie per l’epatite cronica C pag. 37 Focus sulle nuove combinazioni Alessia Ciancio, Mario Rizzetto Congress report pag. 39 Inflammation and chronic hepatitis/HIV infections: who is the driver? Milano, 30-31 gennaio 2014 Giulia Marchetti, Roberto Rossotti, Valentina Svicher Approfondimenti pag. 43 Infiammazione e HIV: lo stato dell’arte Matteo Basilissi, Giusi Maria Bellistri, Esther Merlini Highlights INACTION - Nuovo Network italiano sull’infezione acuta da HIV Andrea Gori, Giuseppe Tambussi [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] pag. 48 4 TRIMESTRALE DI AGGIORNAMENTO MEDICO MARZO 2014 - ANNO 15 ISBN: 9788887052855 Pubblicazione registrata al Tribunale di Milano n.71 del 10 febbraio 2006 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano DIRETTORE SCIENTIFICO E COORDINAMENTO SCIENTIFICO HIV: Mauro Moroni, Milano COORDINAMENTO SCIENTIFICO VIRUS EPATITICI: Mario Rizzetto, Torino COMITATO DI REDAZIONE: A. Antinori, Roma; T. Bini, Milano; S. Bonora, Torino; M. Borderi, Bologna; R. Bruno, Pavia; E. Bugianesi, Torino; A. Castagna, Milano; A. Ciancio, Torino; V. Di Marco, Palermo; S. Fagiuoli, Bergamo; M. Fasano, Bari; A. Gori, Monza; P. Lampertico, Milano; S. Lo Caputo, Firenze; P. Maggi, Bari; F. Maggiolo, Bergamo; A. Mangia, S.G. Rotondo (FG); G.C. Marchetti, Milano; A. Marzano, Torino; L. Meroni, Milano; L. Milazzo, Milano; G. Missale, Parma; G. Morsica, Milano; C. Mussini, Modena; L. Palmisano, Roma; D. Prati, Lecco; C. Puoti, Marino (RM); M. Puoti, Milano; S. Rusconi, Milano; T. Stroffolini, Roma; V. Svicher, Roma; M. Viganò, Milano COMITATO SCIENTIFICO: A. Alberti, Padova; M. Andreoni, Roma; P. Andreone, Bologna; A. Andriulli, S.G. Rotondo (FG); G. Angarano, Bari; M. Angelico, Roma; S. Antinori, Milano; G. Antonelli, Roma; M. Brunetto, Pisa; S. Bruno, Milano; L. Calza, Bologna; G. Carosi, Brescia; R. Cauda, Roma; M. Clementi, Milano; M. Colombo, Milano; A. Craxì, Palermo; A. d’Arminio Monforte, Milano; A. De Luca, Siena; A. De Rossi, Padova; G. Di Perri, Torino; R. Esposito, Modena; G. Filice, Pavia; M. Galli, Milano; G.B. Gaeta, Napoli; C. Giaquinto, Padova; G. Ippolito, Roma; A. Lazzarin, Milano; M. Levrero, Roma; F. Mazzotta, Firenze; L. Minoli, Pavia; C.F. Perno, Roma; G. Raimondo, Messina; M.B. Regazzi, Pavia; G. Rezza, Roma; G. Rizzardini, Milano; T. Santantonio, Foggia; G. Saracco, Orbassano (TO); A. Smedile, Torino; F. Starace, Modena; G. Taliani, Roma; C. Torti, Brescia; S. Vella, Roma; C. Viscoli, Genova; V. Vullo, Roma; M. Zazzi, Siena; A.L. Zignego, Firenze EDITORE Effetti srl - Via Gallarate, 106 - 20151 Milano www.readfiles.it - [email protected] tel. 02 3343281 - Fax 02 38002105 Direttore Responsabile: Francesca Tacconi Coordinamento Comitato di Redazione: A. Castagna, L. Meroni, S. Rusconi Coordinamento Redazionale: A. Invernizzi, M. Luciani Direzione grafica: F. Tacconi Impaginazione: M. Compostini Segreteria di Redazione: F. Rebora, E. Valli Stampa: Magicgraph srl, Busto Arsizio (VA) © Effetti srl 2014 - Tutti i diritti di riproduzione, traduzione e adattamento parziale o totale, con qualunque mezzo, sono riservati. editoriale 5 2013: gli articoli “top” in HIV e Virus epatitici “Cura funzionale” è un neologismo entrato nel linguaggio della ricerca clinica sull’infezione da HIV, che lascia a desiderare sotto il profilo semantico: se per “cura” si intende la traduzione della parola cure, questa dice già tutto. Se, invece, la si deve intendere secondo il dizionario italiano, occorre considerare che ogni cura deve essere “funzionale” e che il problema sta solo nel definire a quale obiettivo. Nell’attuale contesto della cART, “cura funzionale” si avvicina molto al concetto di guarigione e di fronte alla rilevanza di questa opportunità, ogni discussione semantica perde di significato. Il lavoro di Persaud et al, e la pubblicazione sulla coorte VISCONTI, seguono di alcuni anni la segnalazione del “paziente di Berlino”, che riveste un valore “simbolico”per il messaggio veicolato, ma senza eventuali ricadute sulla pratica clinica. La “guarigione” della bambina e, soprattutto, l’analisi della coorte, pur nell’eccezionalità del primo caso e nella prudenza che deve scaturire dai dati della coorte, sembrano invitare già oggi ad una presa d’atto che va progressivamente imponendosi: non è mai troppo presto per iniziare il trattamento. Presa d’atto che il più recente aggiornamento delle Linee Guida nazionali ha tenuto in debito conto. Il lavoro di Laprise et al, è importante perché evidenzia la sostanziale differenza tra le alterazioni di un esame di laboratorio e le conseguenze cliniche concrete sulla funzionalità di organi e apparati. La “tossicità cronica” dei regimi terapeutici è oggi oggetto di costante attenzione. A oltre 15 anni dall’esordio della cosiddetta HAART, l’analisi delle più ampie e rigorose coorti internazionali permette di giungere a considerazioni tranquillizzanti ed è forse il momento per modificare il tema “tossicità cronica” in “cronica tollerabilità”. [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] HIV top five VIRUS EPATITICI top five Interazioni farmacologiche Walmsley et al, firmano la pubblicazione dello studio SINGLE, confronto fra due regimi di prima linea differenti sia nel terzo farmaco che nel backbone, che si distingue per la numerosità della casistica, il lungo periodo di osservazione e la completezza dei parametri. Tra questi, meritano citazione la mediana del tempo necessario per raggiungere la soppressione della replicazione virale ed il recupero dei linfociti CD4. Dolutegravir, INI di “ultima generazione” con la storica associazione ABC/3TC, è stato confrontato con la più classica EFV/FTC/TDF, con la documentazione dei requisiti per l’impiego in prima linea (rapida soppressione della replicazione virale, miglior recupero immunologico e ottima tollerabilità). Nuove terapie per l’epatite cronica C Il lavoro di Rabi et al, tra cui spicca il nome di Robert Siliciano, è particolarmente complesso e affronta un problema che nasce dall’osservazione clinica con metodologie di laboratorio altamente sofisticate: la resistenza ai PI in assenza di mutazioni. I risultati vanno oltre l’aver fornito un’interpretazione al quesito di base e le basi biologiche della resistenza ai PI, in quanto permettono di rivalutare positivamente l’interezza e la complessità dei meccanismi d’azione dei PI che, disponibili dal 199596, hanno aperto l’era della “triplice terapia”; dati clinici sperimentali ne permettono l’uso, in casistiche selezionate, in bio anche mono-terapia, nell’ambito dei cosiddetti Less Drug Regimen (LDR), con diverse evidenze biologiche. congress report Le prime segnalazioni sullo stato di cronica infiammazione nella popolazione con HIV anche trattata efficacemente e con viremia < 50 copie/ml, risalgono al 2005-2006. Allo stato di infiammazione cronica sono attribuiti un mosaico di possibili danni che, nel loro insieme, possono configurare un più rapido “invecchiamento” di alcuni soggetti. L’immunoattivazione e lo stato di infiammazione cronica sono l’oggetto della pubblicazione di Reus et al, che analizzano i soggetti con bassi livelli di viremia, con i marcatori di “traslocazione microbica” (TM), con risultati in parte sorprendenti sull’associazione tra infiammazione e TM ma anche sull’indipendenza dell’entità della viremia plasmatica. Questi dati spostano le cause del mantenimento di un cronico stato infiammatorio dalla semplice responsabilità di HIV a basso tasso di replicazione a un danno persistente della barriera intestinale. Le implicazioni potrebbero essere notevoli e se i dati saranno confermati, sembra a favore sia dell’esordio precoce che di un esordio “aggressivo”. highlights Gli Esperti di ReAd Files, coordinati da Franco Maggiolo, hanno selezionato 5 lavori solo apparentemente disgiunti tra loro: dall’analisi dei testi e dei commenti emergono più fili conduttori che, di fatto, si identificano nei grandi temi dell’attuale ricerca clinica applicata: l’immunoattivazione e lo stato di infiammazione cronica; l’approfondimento delle conoscenze sui meccanismi d’azione delle famiglie di farmaci, al fine di collocarli al meglio nelle strategie terapeutiche; la cosiddetta “cura funzionale”. editoriale HIV ONE HUNDRED PER CENT DEDICATED TO HIV MEDICINES AND RESEARCH, FOCUSED ON THE NEEDS OF THOSE AFFECTED BY HIV, AND COMMITTED TO INNOVATION We are committed to delivering innovation for people living with HIV Find out more 100% focused on HIV editoriale 7 Lo studio GLOBE ha dimostrato che telbivudina è più efficace contro l’HBV di lamivudina. Inaspettatamente la disamina della funzionalità renale ha rilevato un significativo incremento della filtrazione glomerulare nei pazienti in telbivudina. Gane et al, confermano ed estendono questa osservazione, rilevando che, in più studi, telbivudina ha aumentato la filtrazione glomerulare dell’8.5%; l’incremento della funzione renale è stato ottenuto indipendentemente dall’azione antivirale del farmaco e dall’assetto virologico del paziente. Questi dati suggerirebbero un potenziale beneficio di telbivudina nelle nefropatie croniche, indipendente dalla sua capacità di antivirale. Lawitz et al, confermano, nello studio LONESTAR, potenza, duttilità e buona tolleranza della combinazione orale IFNfree di sofosbuvir con ledipasvir. Malgrado la campionatura di pazienti ancora limitata, lo studio preannuncia una terapia solo orale, efficace almeno nel 95% dei casi, di sole 8 settimane nei pazienti naive e di 12 settimane nei pazienti con cirrosi compensata che hanno fallito precedentemente la terapia con un inibitore delle proteasi. [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] HIV top five EPATITICI VIRUS highlights A cura di Mauro Moroni e Mario Rizzetto top five Lanford et al, dimostrano che negli scimpanzé la somministrazione orale di GS-9620, agonista del Toll-like receptor 7, comporta un’efficace e robusta risposta antivirale mediata dall’immunità innata, con aumento dell’interferone alfa ed attivazione dei linfociti Natural Killer. Tale evidenza pone la base allo studio nell’uomo di farmaci che stimolano l’immunità innata per eradicare il virus dell’epatite B, in complemento alle terapie antivirali. Interazioni farmacologiche Squadrito et al, sottolineano l’importanza dell’infezione occulta da HBV (OBI) nel peggiorare il decorso clinico dell’epatite cronica da HCV. In 94 pazienti con epatite cronica C, seguiti in media per 11 anni, OBI ha rappresentato un rischio significativo di progressione accelerata di malattia e di sviluppo di epatocarcinoma rispetto ai pazienti con epatite cronica C senza OBI. Appare, dunque, prioritaria l’indicazione terapeutica contro l’HCV nei pazienti con epatite cronica C in cui è presente OBI. Nuove terapie per l’epatite cronica C Dorner et al, descrivono un metodo di infezione produttiva di HCV nel topo. Questo studio sperimentale è un avanzamento della ricerca di base dell’HCV, che fornisce nuovi target terapeutici alla ricerca farmacologica e consente altresì di studiare più nel dettaglio la variabilità virale sotto la pressione immunologica. La comprensione delle modalità con cui il virus evade all’attacco immune potrebbe aiutare nell’allestimento di un vaccino contro l’HCV. congress report L’attenzione nell’epatite virale è focalizzata sulle prospettive terapeutiche suscitate dallo sviluppo di antivirali nell’epatite cronica B e C. Sono state pubblicate nel 2013 ricerche nell’epatite cronica C che mirano ancor più in là dei sorprendenti risultati terapeutici finora acquisiti, e nell’epatite cronica B valutano l’indicazione agli antivirali in situazioni cliniche alternative o propongono terapie innovative per raggiungere l’eradicazione dell’HBV. editoriale Infezioni da virus epatitici HIV 8 Top Five della letteratura Bassi livelli di viremia di HIV si associano a traslocazione microbica e infiammazione highlights VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale Low-level HIV viremia is associated with microbial translocation and inflammation. Reus S, Portilla J, Sanchez-Pàya J, Giner L, Francès R, Such J, Boix V, Merino E and Gimeno A. JAIDS 2013; 62:129-134. EXTENDED ABSTRACT Commento Reus et al. indagano l’associazione tra bassi livelli di viremia plasmatica di HIV e marcatori di traslocazione microbica (TM) e di infiammazione in 52 pazienti con HIV in terapia antiretrovirale virologicamente efficace (HIV RNA < 200 cp/ml). Dalla stratificazione dei pazienti in due gruppi, HIV RNA < 20 cp/ml e HIV RNA tra 20-200 cp/ml, è emerso che i soggetti con un più stretto controllo della carica virale (< 20 cp/ml) presentano in circolo meno rDNA di origine batterica, un buon indicatore di TM (1), LPS, sCD14, IL-6 e TNFα (tabella 1). All’interno di ciascun gruppo i pazienti sono stati ulteriormente suddivisi in base alla presenza/assenza di rDNA batterico circolante: i soggetti con presenza di rDNA batterico circolante si caratterizzano, come atteso, per più elevati livelli di LPS e sCD14 (tabella 2). L’osservazione di più alti livelli di IL-6 e TNFα in chi ha rDNA batterico circolante, indipendentemente dalla carica virale, sembra inoltre suggerire che l’infiammazione in corso di infezione da HIV in trattamento sia sostenuta più dalla TM che non dalla replicazione di HIV (tabella 2). Una successiva analisi statistica ha infine evidenziato che l’unico fattore associato alla TM, intesa come presenza di rDNA batterico nel sangue periferico, sia la carica virale di HIV. Nonostante la natura trasversale dello studio, che consente di osservare associazioni, ma non di stabilire un rapporto di causalità tra i fenomeni in esame, questo lavoro rappresenta un punto importante per fare chiarezza sull’associazione tra traslocazione microbica e replicazione virale in contesti clinici di HIV a viremia soppressa per effetto della HAART. Il controllo della viremia plasmatica di HIV ad opera della HAART al di sotto dei limiti di rilevazione delle metodiche ad oggi disponibili, si accompagna ad una diminuzione dei livelli di TM e di infiammazione cronica, sebbene non a livelli paragonabili a quelli della popolazione generale (2-3). Tuttavia, le conseguenze in termini di TM ed infiammazione in pazienti con viremia altamente controllata (ad esempio < 20 cp/ml), rispetto a pazienti con un controllo virologico meno rigoroso, non sono ancora del tutto chiarite. Il dato presentato in questa ricerca riveste indubbiamente un estremo interesse in quanto mette in evidenza un’associazione tra infiammazione e TM, indipendentemente dalla viremia plasmatica. Questa osservazione permette di ipotizzare che in corso di terapia antiretrovirale virologicamente soppressiva, il virus (4) rappre- “I soggetti con HIV RNA < 20 copie/ml presentano meno rDNA batterico in circolo, confermando che il controllo viremico riduce traslocazione microbica e infiammazione cronica” Tabella 1. Marcatori di traslocazione microbica (TM) e di infiammazione in accordo ai livelli di viremia plasmatica di HIV (HIV RNA), n= 52 HIV RNA 20-200 cp/ml (n= 13) HIV RNA < 20 cp/ml (n= 39) P Marcatori di TM rDNA, n (%) LPS, mediana (IQR) UE/ml sCD14, mediana (IQR) ug/ml 6 (46) 1.1 (0.6-1.2) 6.2 (2.8-9.3) 7 (18) 0.8 (0.5-1.1) 4.1 (2.8-6.1) < 0.05 NS NS Marcatori di infiammazione IL-6, mediana (IQR) pg/ml TNFα, mediana (IQR) pg/ml 90 (81-154) 47 (30-80) 79 (61-105) 37 (24-56) < 0.05 NS rDNA: DNA batterico ribosomiale; LPS: lipopolisaccaride; IL-6: interleuchina -6; TNFα: tumor necrosis factor α; IQR: range interquartile; NS: non significativo Reus S et al, JAIDS 2013 [Bassi livelli di viremia di HIV si associano a traslocazione microbica e infiammazione. Commento di G. Marchetti, E. Merlini] HIV P2 P3 1.1 (0.8-1.5) 9.3 (7.0-11) 154 (139-169) 80 (49-87) 0.8 (0.5-1.1) 2.9 (2.6-4.8) 81 (45-90) 30 (25-35) 1.1 (0.8-1.8) 11 (8.1-12) 73 (67-90) 144 (120-150) 0.6 (0.5-1.0) 3.7 (2.8-4.6) 75 (56-85) 35 (23-45) NS NS NS NS < 0.05 < 0.01 < 0.01 < 0.01 NS NS NS NS rDNA (+): presenza di rDNA; rDNA (-) assenza di rDNA; DNA batterico ribosomale; LPS: lipopolisaccaride; IL-6: interleuchina -6; TNFα: tumor necrosis factor α; IQR: range interquartile; NS: non significativo. P1: significativo per HIV RNA; P2: significativo per rDNA: P3: significativo per interazione tra HIV RNA e rDNA. Reus S et al, JAIDS 2013 senta uno stimolo antigenico trascurabile, che non rende ragione dello stato di infiammazione cronica che sperimentano i pazienti con HIV nonostante la HAART. Questa osservazione apre nuovi scenari relativi al legame patogenetico tra danno di barriera gastro-intestinale e risposta immune. In particolare, è altamente verosimile un modello in cui la viremia di HIV costituisca il “primum movens” del danno di barriera gastro-enterica e della successiva TM, a sua volta responsabile di uno stato pro-infiammatorio. Una volta spenta la replicazione virale ad opera della HAART, lo stato pro-infiammatorio sembrerebbe autosostenersi ed essere, dunque, correlato alla TM. In assenza di strategie terapeutiche validate per ridurre la TM e l’infiammazione cronica (5), l’osservazione che pazienti con viremia < 20 cp/ml mostrino minori livelli circolanti di tali marcatori suggerisce che i livelli di viremia residua, ancorché molto bassi, possano influenzare il recu- “Nei soggetti con rDNA batterico circolante i più alti livelli di LPS, sCD14, IL-6 e TNFα mostrano il ruolo centrale della traslocazione microbica nel sostenere l’infiammazione” pero immunologico. Questo dato consente di aggiungere un’informazione importante relativamente al significato immunologico e - in prospettiva - clinico, derivante da un rigoroso controllo della carica virale (ad esempio < 20 cp/ml). Giulia Marchetti, Esther Merlini Dipartimento di Scienze della Salute, Clinica delle Malattie Infettive, Università degli Studi di Milano, Ospedale “San Paolo” Riferimenti bibliografici: 1. Guarner C, Gonzalez-Navajas JM, Sànchez E, et al. The detection of bacterial DNA in blood of rats with CCI4-induced cirrosi with ascites represents episodes of bacterial trans location. Hepatology. 2006. 44:633-639. 2. Klatt NR, Funderburg NT, Brenchley JM. Microbial translocation, immune activation, and HIV disease. Trends Microbiol. 2013 Jan; 21(1):6-13. 3. Brenchley JM, Price DA, Schacker TW, et al. Microbial translocation is a cause of systemic immune activation in chronic HIV infection. Nat Med. 2006 Dec; 12 (12)1365-71. 4. Chun TW, Murray D, Justement JS, et al. Relationship between residual plasma viremia and the size of HIV proviral DNA reservoirs in infected individuals receiving effective antiretroviral therapy. JID. 2011; 204:135-8. 5. Hunt PW. Th17, gut and HIV: therapeutic implications. Curr Opin HIV AIDS. 2010; 5:189-193. [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] HIV P1 top five rDNA (-) (n= 32) VIRUS rDNA (+) (n= 7) EPATITICI rDNA (-) (n= 7) top five rDNA (+) (n= 6) Interazioni farmacologiche LPS, mediana (IQR) UE/ml sCD14, mediana (IQR) ug/ml IL-6, mediana (IQR) pg/ml TNFα, mediana (IQR) pg/ml HIV RNA < 20 cp/ml (n= 39) Nuove terapie per l’epatite cronica C HIV RNA 20-200 cp/ml (n= 13) congress report Tabella 2. Livelli di traslocazione microbica (TM) e di infiammazione in accordo alla viremia di HIV (HIV RNA) e alla presenza di rDNA, n= 52 editoriale 9 highlights Top Five della letteratura HIV 10 Top Five della letteratura Assenza di viremia da HIV-1 rilevabile dopo interruzione del trattamento in una bambina highlights VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale Absence of detectable HIV-1 viremia after treatment cessation in an infant. Persaud D, Hannah G, Ziemniak C, Hui Chen Y, Piatak M, Jr, T-W Chun, Strain M, Richman D, and Luzuriaga K. N Engl J Med. 2013 Nov 7; 369(19):1828-35. EXTENDED ABSTRACT HIV misconosciuta, risultata positiva al test per HIV al momento Il lavoro riprende uno degli argomenti più attuali nella gestione del parto. La nascita della bambina è avvenuta prima che fosse dell’infezione da HIV, dimostrando come una cura dell’infezione possibile iniziare una profilassi antiretrovirale. Nell’eventualità possa essere raggiunta. Gli autori descrivono il caso di una che la bambina si fosse potuta infettare durante il parto, alla bambina sottoposta precocissimamente a cART al momento del 30a ora dalla nascita è stato iniziato un trattamento antiretrovirale con AZT + 3TC + NVP. Tuttavia alla 30a ora dal parto, il parto, la quale non ha presentato una ripresa della replicazione test per la determinazione dell’HIV DNA su PBMC è risultato di HIV dopo la sospensione della terapia. La bambina è nata positivo e la determinazione della viremia plasmatica ha dialla 35a settimana di gestazione da madre con infezione da mostrato un valore di HIV RNA di 19.812 cp/ml, confermando, Tabella 1. Test di laboratorio e terapia antiretrovirale ricevuta da madre e bambina* quindi, l’avvenuta infezione. Test Risultato Terapia ARV A una settimana dalla nascita, Madre presa coscienza che ci si trovasse Anticorpi per HIV, al parto Positivo Nessuna di fronte ad un trattamento, e non HIV ELISA e Western Blot di conferma, a 24 ore Positivo Nessuna Carica virale, a 24 ore 2423 copie/ml Nessuna ad una profilassi post-esposizione, Conta dei CD4, a 14 giorni 644 cellule/mmc Nessuna si è quindi provveduto a ottimizGenotipo e sottotipo di HIV-1, a 14 giorni Wild type, sottotipo B Nessuna zare la cART introducendo LPV/r Conta dei CD4, a 26 mesi 513 cellule/mmc Nessuna e sospendendo NVP. Dopo 29 Carica virale, a 26 mesi 6763 copie/ml Nessuna Tipizzazione HLA, a 26 mesi A3, A23, B7, B14, Cw7 e Cw8 Nessuna giorni di trattamento, si è assistito Stato mutazionale del delta32 CCR5, a 26 mesi Non mutato Nessuna alla negativizzazione dell’HIV Frequenza di cellule infette, a 28 mesi 137 IUPM Nessuna RNA plasmatico. Al 18° mese di Bambina trattamento, la madre, autonomaHIV-1 DNA, a 30 ore Positivo AZT HIV-1 RNA, a 31 ore 19,812 copie/ml AZT, 3TC e NVP mente, decideva tuttavia di soHIV-RNA, a 6 giorni 2617 copie/ml AZT, 3TC e NVP spendere la cART. Le analisi HIV-RNA, a 11 giorni 516 copie/ml AZT, 3TC e LVP/r successive, eseguite con un followHIV-RNA, a 19 giorni 265 copie/ml AZT, 3TC e LVP/r up fino al 30° mese di età della HIV-RNA, a 29 giorni < 48 copie/ml AZT, 3TC e LVP/r Percentuale di CD4, a 8 giorni 69% AZT, 3TC e LVP/r bambina, hanno comunque persiTipizzazione HLA, a 26 mesi A3, A68, B7, B39 e Cw7 Nessuna stentemente dimostrato, in asStato mutazionale del delta32 CCR5, a 26 mesi Non mutato Nessuna senza di cART, una negatività *Tutti i momenti considerati sono post-parto. Modificata da Persaud D et al, NEJM 2013 dell’HIV RNA plasmatico, dell’HIV DNA su PBMC e degli Ab speciTabella 2. Analisi specialistiche sulla persistenza dell’infezione da HIV nella bambina fici anti-HIV (tabelle 1 e 2). Campione Quantità Cellule analizzate Il precocissimo inizio della cART, DNA provirale totale n°cell/volume plasma n°di replicati pos/n°di pozzi al momento stesso dell’acquisiCD4 resting zione del virus, può quindi porA 24 mesi < 3.5 copie/106 cellule 96,500 0/3 tare ad una cura dell’infezione A 26 mesi < 2.5 copie/106 cellule 134,000 0/6 da HIV. PBMC arricchite con CD4 attivati A 24 mesi A 26 mesi Viremia plasmatica residua A 24 mesi A 26 mesi Virus infettante a 24 mesi < 2.2 copie/106 cellule < 2.6 copie/106 cellule 1 copia/ml < 2 copie/ml < 0.05 IUPM § 154,000 130,000 4 ml 4 ml 22x106 CD4 resting 0/6 0/6 3/3 0/4 0/22 Il limite di rilevazione era 2.9 copie per 106 cellule. § Nessun strain replicante recuperato. IUPM = Infection units per 1 milion resting CD4+ cells Modificata da Persaud D et al, NEJM 2013 “Unico caso al mondo di negativizzazione dell’HIV RNA post-terapia” [Assenza di viremia da HIV-1 rilevabile dopo interruzione del trattamento in una bambina. Commento di A. Gori] HIV Top Five della letteratura 11 HIV-1 post-treatment controllers in remissione virologica a lungo termine dopo interruzione della terapia antiretrovirale precoce, studio ANRS VISCONTI “I pazienti post-treatment controllers presentano una sintomatologia più severa durante l’infezione primaria” HIV top five VIRUS Lo studio pubblicato da Sàez-Ciriòn et al, parte dal presupposto che la terapia antiretrovirale sia in grado di ridurre significativamente la morbilità e mortalità associata a HIV, ma non possa curare l'infezione. Quindi, data la difficoltà di eradicazione, si pone come obiettivo quello di provare a raggiungere una possibile “cura funzionale” dell’infezione da HIV. Dato questo razionale, all’interno della Coorte francese VISCONTI, è stato possibile identificare 14 pazienti HIV “post-treatment controllers”. Ossia, lo studio è riuscito a caratterizzare 14 pazienti trattati con cART, per un periodo considerevolmente lungo, al momento della diagnosi di infezione acuta da HIV, la cui viremia, misurata attraverso la determinazione dell’HIV RNA, è rimasta controllata al di sotto dei valori di rilevabilità per molti anni dopo l’interruzione della cART. La maggior parte dei pazienti “post-treatment controllers” non possedeva un assetto genetico HLA B associato a un EPATITICI profilo di protezione, come invece è stato dimostrato essere presente nella maggior parte dei pazienti che controllano spontaneamente l’infezione. Al contrario, erano caratterizzati dalla presenza di alleli HLA associati a un elevato rischio di trasmissione e di progressione, i quali sono per lo più assenti tra i pazienti che controllano spontaneamente l’infezione. Parallelamente, i soggetti “posttreatment controllers” possedevano una minor risposta citotossica CD8+ specifica e presentavano una sintomatologia più severa durante l’infezione primaria (tabella 3). Lo studio ha anche evidenziato come nei pazienti “posttreatment controllers”, il ruolo delle cellule CD4+ latentemente infette, nel contribuire a mantenere il reservoir top five EXTENDED ABSTRACT editoriale Post-treatment HIV-1 controllers with a Long-Term Virological Remission after the Interruption of Early Initiated Antiretroviral Therapy. Sàez-Ciriòn A, Bacchus C, Hocqueloux L, Avettand-Fenoel V, Girault I, Lecuroux C, Potard V, Versmisse P, Melard A, Prazuck T, Descours B, Guergnon J, Viard JP, Boufassa F, Lambotte O, Goujard C, Meyer L, Costagliola D, Venet A, Pancino G, Autran B, Ouzioux CR, the ANRS VISCONTI Study Group. PLOS Pathogens 2013; 9:610032111. 1996 2001 1996 1998 2001 Sint. Sint. Sint. Sint. Sint. V V I III V GXR CXK MWP JOGA OCP LY1 LY2 MO1 F M M F M M M M 1998 1999 1999 2002 2002 2001 2000 1999 Sint. Asint. Sint. Sint. Sint. Sint. Asint. Sint. III V V IV V III V V SL2 M MEDIA 1998 1999 Sint. V V 2NRTI 3NRTI+PIg3NRTI 2NRTIg2NRTI+PI 2NRTI+PIg3NRTI NNRTI+2 NRTIg3NRTI 2NRTI+PI 2NRTI+PI 2NRTI+PI 2NRTI+PI7 2NRTI+PIg3NRTI 2NRTI+PIg3NRTI 3NRTI 2NRTI+PIg2 NRTI+NNRTI 3NRTI+PIg3NRTI 81 24 92 60 13 82 101 107 72 104 416 955 ND5 502 397 1057 906 354 915 523 959 743 441 886 502 134 6 222 122 16 4.3 6.8 3.46 5.0 3.0 <20 2 91 <40 224 16/16 24/26 18/28 9/9 7/30 86 39 12 17 31 23 56 48 48 75 115 72 59 101 84 93 787 593 371 393 489 682 455 580 1636 1598 976 787 1428 1400 734 779 856 973 833 541 938 492 1044 1251 59 38 120 8 616 36 44 13 7.3 4.3 7.1 5.9 5.3 4.9 4.4 6.0 <40 289 1 <5 <20 <20 <40 5 5/5 9/12 21/21 10/10 11/11 23/23 13/22 13/13 34 36.5 113 89 822 502 993 1299 927 937 140 51.5 3.1 5.0 5 <20 13/14 2/26 10/28 20/30 3/30 3/12 8/22 1/22 1/14 1 M: uomo, F: donna - 2 Infezione acuta da HIV-1, sintomatica o asintomatica - 3 NRTI: inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa, PI: inibitori della proteasi, NNRTI inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa - 4 CV: carica virale - 5 ND: non disponibile. Sàez-Ciriòn A et al, PLOS Pathogens 2013 [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] Nuove terapie per l’epatite cronica C M F F M M Tempo Tempo Conta CD4 Ultimo HIV CV4 HIV-1 HIV-1 RNA in cART da inter- (cell/µl) DNA (copie/ RNA dall’inizio (mesi) ruzione 106 PBMC) copie/ml dell’interruzione 1° ril. Stop Ultimo All’infezione Ultimo ril CV CV>50 CV cART acuta (Log) in follow-up <50 <400 >400 congress report OR1 OR2 OR3 OR8 KPV cART3 highlights Cod. Sesso1 Anno Infezione Fiebig della acuta2 ad diagnosi inizio ART Interazioni farmacologiche Tabella 3. Caratteristiche dei pazienti post-treatment controllers inclusi negli studi HIV highlights VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale 12 totale delle cellule infettate da HIV, non fosse così importante in relazione al ridotto tasso di infezione delle cellule naive e all’alterata distribuzione, all’interno del compartimento T CD4+, delle cellule CD4+ resting memory. Gli autori concludono affermando come l’inizio precoce e prolungato della cART in corso di infezione primaria da HIV possa portare in alcuni casi, sebbene caratterizzati da un profilo genetico ed immunologico sfavorevole, ad ottenere un controllo duraturo dell’infezione da HIV anche dopo la sospensione della terapia antiretrovirale. Commento Precedentemente, una sola segnalazione al mondo aveva documentato la possibilità di arrivare ad una cura dell’infezione da HIV. Con il “paziente di Berlino” si è aperta una nuova fase della storia dell’infezione da HIV nella quale la possibilità di curare l’infezione si è resa ipotizzabile. In quella circostanza, il risultato è stato raggiunto in un paziente sottoposto a trattamento per leucemia mieloide acuta con chemioterapia ablativa totale, seguita da radioterapia e trapianto allogenico di cellule staminali e utilizzando cellule di donatore omozigote per la mutazione Δ32 del recettore per chemochine CCR5. Il caso del “paziente di Berlino” ha dimostrato la possibilità di eliminare o quantomeno ridurre drasticamente i reservoir di HIV, in modo tale da consentire l'interruzione della cART senza che ne consegua una successiva ripresa della replicazione virale. Gli studi, focalizzati a conoscere i meccanismi della persistenza dell’infezione e a valutare eventuali strategie per intervenire efficacemente sull’instaurarsi e il mantenersi dei reservoir virali, rappresentano di fatto la più grande sfida attuale per il raggiungimento di una possibile cura dell’infezione da HIV. In questo contesto vanno inquadrati i due recenti lavori pubblicati da NEJM e PLOS Pathogens. Rispetto al lavoro pubblicato da Persaud et al, il primo quesito che sorge spontaneo è se la bambina si sia realmente infettata o se invece l’esito della positività ai test HIV debba essere interpretato come conseguenza di uno scambio di sangue materno-fetale. In altre parole, è necessario chiarire se l’intervento farmacologico debba essere considerato come una profilassi post- Top Five della letteratura “Dopo il “paziente di Berlino”, il caso della bambina dimostra che la cura di HIV può essere raggiunta, è difficile però estrapolare dei principi generali da un evento eccezionale e forse irripetibile” esposizione, oppure, come sostengono gli autori, l’inizio molto precoce di una terapia antiretrovirale in un caso di infezione realisticamente contratta. Il risultato positivo dell’HIV DNA su PBMC a 30 ore dal parto e la concomitante positività dell’HIV RNA plasmatico, a mio parere, soddisfano di fatto i criteri per poter porre una diagnosi di infezione neonatale compatibilmente contratta in utero piuttosto che di un’infezione intraparto e confermano, quindi, l’ipotesi degli autori che la bambina fosse veramente infetta. Il secondo punto riguarda, invece, il risultato ottenuto ed è necessario chiedersi se la bambina sia stata effettivamente “curata” dall’infezione da HIV. A questo riguardo ritengo ci sia ancora qualche dubbio. L’incertezza è dovuta principalmente a due fattori: il primo è che al momento il follow-up di osservazione sia troppo breve e che invece ci sia la necessità, in assenza di cART, di protrarre l’osservazione per un periodo decisamente più lungo; il secondo, è prettamente metodologico ed è dovuto all’imprecisione con cui, in questo momento, i reservoir di HIV possono essere misurati. E’, però, vero che, pur tenendo in considerazione questi due fattori, il persistere della negatività in assenza di cART, a 24 e a 26 mesi dalla nascita, sia dei test per la determinazione dell’HIV DNA che di quelli per la determinazione dell’HIV RNA, rappresenta in maniera indiscutibile una base estremamente forte e convincente, tale da indicare che forse una possibile cura dell’infezione possa essere raggiungibile. In ultimo, va anche considerato l’aspetto pratico: in quali altre occasioni o situazioni cliniche questo caso potrà essere ripetibile? Il caso clinico descritto da Persaud et al, potrebbe essere e rimanere unico, e quindi estrema cautela ritengo sia necessaria prima di estra- [HIV-1 post-treatment controllers con una remissione virologica a lungo termine dopo interruzione della terapia antiretrovirale precoce, studio ANRS VISCONTI. Commento di A. Gori] Andrea Gori UO Malattie Infettive, AO San Gerardo, Monza [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] HIV top five VIRUS EPATITICI top five Interazioni farmacologiche nee o alle caratteristiche dell’ospite, ma come questo sia invece effettivamente il risultato conseguente all’inizio precoce della cART; ii) i pazienti “post-treatment controllers”, dopo la sospensione della cART, si sono dimostrati in grado di continuare a mantenere o in alcuni casi anche di diminuire la quota di HIV DNA all’interno dei reservoir, suggerendo come il limitare il più possibile il pool delle cellule latentemente infette attraverso l’inizio precoce della cART rappresenti il punto cruciale per l’ottenimento del controllo dell’infezione dopo la sospensione del trattamento e come, sotto un altro punto di vista, l’inizio precoce della cART sia effettivamente in grado di impattare positivamente sulla limitazione dell’instaurarsi dei reservoir virali stessi. In conclusione, entrambi gli studi, in modi diversi, dimostrano come una cura funzionale possa essere un obiettivo perseguibile e come l’eradicazione del virus debba primariamente rappresentare uno dei prossimi e più rilevanti obiettivi della ricerca e della cura contro l’HIV. Nuove terapie per l’epatite cronica C “L’analisi della coorte VISCONTI dimostra che, in mancanza di un profilo favorevole, i soggetti posttreatment controllers controllano la replicazione virale non per cause spontanee ma come conseguenza dell’inizio precoce della cART” editoriale 13 highlights polare principi generali da questo unico evento. L’eccezionalità dell’evento rende, infatti, i risultati poco fruibili dal punto di vista pratico anche se rappresentano un importantissimo passo avanti nella conoscenza patogenetica dell’infezione da HIV. In questo contesto e dal punto di vista delle ricadute in ambito clinico-assistenziale, sicuramente più interessante e più utile ai fini pratici, è il lavoro pubblicato da Sàez-Ciriòn et al, il quale ben descrive gli enormi vantaggi che possono essere ottenuti attraverso un trattamento antiretrovirale precoce e prolungato. All’interno della Coorte VISCONTI sono stati, infatti, individuati 14 soggetti che, senza avere profili legati all’ospite particolarmente favorevoli, hanno controllato spontaneamente la replicazione del virus mantenendo a lungo livelli di HIV RNA non rilevabili dopo la sospensione di un ciclo prolungato di cART, iniziata precocemente nelle prime fasi dell’infezione acuta da HIV. Lo studio ha paragonato l’assetto di questi pazienti definiti “post-treatment controllers” con quello dei soggetti che controllano spontaneamente l’infezione, dimostrando come di fatto sia possibile, anche in chi non è immunologicamente o geneticamente predisposto, arrivare ad un completo controllo dell’infezione in assenza della terapia antiretroviale, con il raggiungimento di quella che viene classicamente definita “cura funzionale” dell’infezione da HIV. In particolare, anche in questo caso ritengo che alcuni punti specifici debbano essere rimarcati: i) all’interno della coorte analizzata, la stima della probabilità di mantenere il controllo virologico dopo 24 mesi dalla sospensione della cART era del 15%. Una percentuale molto maggiore rispetto alla probabilità attesa per i soggetti che controllano spontaneamente l’infezione e che suggerisce, quindi, come il controllo dell’infezione non sia dovuto a cause sponta- HIV congress report Top Five della letteratura HIV 14 Top Five della letteratura L’inibizione multistep spiega la farmacodinamica e la resistenza degli inibitori dell’enzima proteasi di HIV-1 highlights VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale Multi-step inhibition explains HIV-1 protease inhibitor pharmacodynamics and resistance. Rabi SA, Laird GM, Durand CM, Laskey S, Shan L, Bailey JR, Chioma S, Moore RD, and Siliciano RF. Journal of Clinical Investigation 2013, 123 (9):3848-3860. EXTENDED ABSTRACT Sostituzioni nella sequenza della coda citoplasmatica di Env, che non vengono rilevate dai saggi correnti utilizzati nelle pratica clinica per valutare la resistenza ai PI, possono contribuire a conferire resistenza ai PI e fornire una spiegazione del fallimento virologico a questa classe di farmaci in assenza di mutazioni associate a resistenza nella regione proteasi. Tra i farmaci antiretrovirali gli inibitori dell’enzima proteasi hanno la più alta attività intrinseca, che è il risultato di curve di dose-risposta a più step altamente cooperanti ad oggi non spiegate dalle teorie farmacodinamiche correnti. Un problema non chiarito, relativo all’uso clinico dei PI, è rappresentato dal fatto che un certo numero di pazienti che falliscono regimi contenenti PI albergano ceppi virali Commento i quali, inspiegabilmente alla luce delle conoscenze atIn aggiunta all’aver fornito eleganti dimostrazioni in vitro, tuali, non presentano mutazioni associate all’uso di quequesto lavoro apre nuove frontiere di indagini relative al sti farmaci. ruolo di Env come possibile “luogo” di resistenza ai PI, Questo lavoro dimostra che questo fenomeno può essere che necessiteranno di larghi studi di popolazioni con inspiegato attraverso una dettagliata analisi degli effetti dei fezione ai PI e resistenza clinica a questi farmaci in asPI sugli step distinti del ciclo vitale di HIV-1 (figura 1). senza di mutazioni nella proteasi (1, 2). Le dimostrazioni fornite indicano che i PI sono in grado di I livelli molto elevati di inibizione della replicazione di inibire l’ingresso nella cellula bersaglio, la retrotrascrizione HIV-1 ottenuti dalla terapia antiretrovirale erano spiegati, e gli step post-retrotrascrizionali. Le curve dose-risposta glooltre che dalla potenza intrinseca dei PI (3), dalla combibali sono state ricostruite combinando le singole curve di nazione di farmaci che contrastano diversi step del ciclo ciascuno step, utilizzando il principio dell’indipendenza di vitale del virus. L’importanza di questo lavoro risiede nella Bliss, che mostra che l’inibizione indipendente dei diversi dimostrazione che i PI, in aggiunta al blocco della matustep genera da parte dei PI curve dose-risposta altamente cooperative, le quali spiegano l’alta efficienza di questa classe di farmaci. Figura 1. Farmacodinamica dei PI Approssimativamente, metà (A) Rappresentazione delle del potenziale inibitorio dei A curve dose-risposta per ATV PI si manifesta allo step del(convenzionale semilogaritmica, logaritmica-logaritmica e effetto l’ingresso del virus (figura mediano) 2), riflettendo la probabile interazione tra la proteina Gag non processata e la (B) I PI, inibendo la maturazione, possono inibire diversi step del coda citoplasmatica della ciclo replicativo virale (ingresso, proteina Env. B “I PI sono in grado di inibire, oltre alla maturazione dei virioni, anche ingresso, trascrizione e integrazione di HIV” retrotrascrizione ed integrazione) (C) Formula dell’indipendenza di Bliss che predice che la frazione degli eventi di infezioni è il prodotto della frazione delle particelle virali che superano ogni blocco C Rabi SA et al, J Clin Invest. 2013 [L’inibizione multistep spiega la farmacodinamica e la resistenza degli inibitori dell’enzima proteasi di HIV-1. Commento di C. Balotta] 0 ATV DRV LPV Rabi SA et al, J Clin Invest. 2013 razione dei virioni, sono in grado di inibire altri step a valle: l’ingresso, la trascrizione e l’integrazione di HIV-1, ovvero agiscono come più farmaci in uno e li candidano come farmaci utilizzabili in monoterapia, spiegando i risultati di diversi trial clinici (3). Utilizzando un saggio altamente sensibile in grado di misurare il “budding” virale, gli autori hanno dimostrato che i virioni immaturi per effetto dei PI sono incapaci di entrare nella cellula bersaglio, retro-trascrivere il proprio genoma e integrarlo efficientemente; un saggio sensibile per valutare l’ingresso ha permesso di misurarne l’inibizione a questo livello. Inoltre, utilizzando pseudovirus con una coda citoplasmatica della gp41 troncata, si è osservato che questi virus sono in grado di superare il blocco dell’ingresso e ciò ha permesso di misurare l’effetto inibitorio della dose-risposta dei PI a livello di trascrizione. L’inibizione post-entry è stata valutata poi come Claudia Balotta Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche, Sezione di Malattie Infettive ed Immunopatologia, Ospedale L. Sacco, Università di Milano Riferimenti bibliografici: 1. Perez-Valero I, Arribas JR. Protease inhibitor monotherapy. Curr Opin Infect Dis. 2011; 24:7-11. 2. Taiwo B, Zheng C, Gallien S, et al. Efficacy of a nucleoside-sparing regimen of darunavir/ritonavir plus raltegravir in treatmentnaive HIV-1-infected patients (ACTG A5262). AIDS. 2011; 25:2113-2122. 3. Shen L, Peterson S, Sedaghat AR, et al. Dose-response curve slope sets class specific limits on inhibitory potential of anti-HIV drugs. Nat Med. 2008; 14: 762-766. 4. Bliss CI. The toxicity of poisons jointly applied. Ann Appl Biol. 1939; 26:585-615. 5. Rosenbloom DI, Hill AL, Rabi SA, et al. Antiretroviral dynamics determines HIV evolution predicts therapy outcome. Nat Med. 2012; 18:1378-1385. [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] editoriale HIV top five VIRUS 2 EPATITICI 4 top five 6 espressione di una proteina marcatore di espressione genica dopo infezione con pseudovirus costruiti ad hoc. Infine, sono state ricostruite le curve dose-risposta globali dell’inibizione dell’infettività da parte dei PI, combinando le singole inibizioni agli step di ingresso e post-entry. Queste dimostrazioni sono state condotte utilizzando il modello Bliss independence, che assume che 2 farmaci combinati agiscano indipendentemente: la ricostruzione delle curve di dose-risposta coincidevano con quelle ottenute in via sperimentale (4). Il trattamento dei pazienti con PI ha evidenziato che il fallimento virologico in assenza di mutazioni nella regione proteasi può essere dovuto sia a mancata adesione alla terapia con livelli di farmaco assenti, sia a limitata adesione con livelli subottimali di farmaco, che comportano emergenza di mutazioni per altre classi di farmaci; tuttavia nel secondo caso il ripristino di livelli ottimali di PI comporta una risposta virologica efficace (5). Questo studio fornisce una ulteriore spiegazione del fallimento virologico ai PI in assenza di mutazioni nella regione proteasi: le sostituzioni del gene Env, in particolare della coda citoplasmatica di gp41, che possono essere responsabili di resistenza ai PI, non vengono correntemente rilevate nella pratica clinica. Interazioni farmacologiche Effetto inibitorio alla Cmax 8 “Lo studio spiega il fallimento virologico ai PI in assenza di mutazioni nella regione proteasi” Nuove terapie per l’epatite cronica C Post-RT RT Entry 10 15 congress report Figura 2. Contributo dell’effetto inibitorio dei PI su ciascuno step del ciclo vitale virale all’effetto inibitorio totale alla Cmax HIV highlights Top Five della letteratura HIV 16 Top Five della letteratura Dolutegravir più abacavir-lamivudina per il trattamento dell’infezione da HIV-1 ABC/3TC e l’81% nel gruppo trattato con EFV/FTC/TDF SINGLE è uno studio internazionale, prospettico, randoha HIV RNA < 50 copie/ml. E’ quindi rispettato il critemizzato, di fase III, della durata di 144 settimane (1). rio di non-inferiorità (differenza 7%, IC 95% 2-12) (fi1.090 soggetti con infezione da HIV-1, naive agli antigura 1). Inoltre, sebbene la dimensione del campione retrovirali, hanno effettuato lo screening, 833 pazienti, non sia stata calcolata su un ipotesi di superiorità, l’asHBsAg negativi e HLA-B5701 negativi, con creatinina sociazione DTG + ABC/3TC si è dimostrata statisticaclearance > 50 ml/min, HIV RNA > 1.000 copie/ml e mente superiore a EFV/FTC/TDF (P = 0.003) e la virus suscettibile ai farmaci in studio sono stati randodifferenza di risposta è legata principalmente al numero mizzati a ricevere dolutegravir 50 mg QD in associadi discontinuazioni per eventi avversi (10/114, 2%, nel zione ad abacavir/lamivudina (DTG + ABC/3TC) o gruppo DTG + ABC/3TC e 42/419, 10%, nel gruppo efavirenz/emtricitabina/tenofovir (EFV/FTC/TDF). Lo stuEFV/FTC/TDF). dio è in doppio cieco per le prime 96 settimane, ogni Il numero di eventi avversi seri, che ha portato all’interrusoggetto assume quindi 3 compresse al giorno. zione del trattamento è più alto nel gruppo EFV/FTC/TDF L’età media dei partecipanti è di 35 anni, le donne sono (8 vs 1), cosi come la proporzione generale di eventi avil 16%, nel 24% dei casi i soggetti sono afro-americani. versi (66% vs 43%), in particolare per lo sviluppo di rash A 48 settimane l’88% nel gruppo trattato con DTG + e disturbi neuropsichiatrici. Il profilo di sicurezza dell’associazione DTG + ABC/3TC è, invece, caratterizzato dal riscontro di insonnia e da un Figura 1. Studio SINGLE: dati di efficacia virologica (A) e atteso, modesto ma significativo, incremento immunologica (B) a 48 settimane dei livelli di creatinina (figura 2). Sul versante dell’efficacia emergono altri A 100 DTG + ABC/3TC, 88% 90 dati importanti: la mediana del tempo ne80 cessario per raggiungere la soppressione 70 EFV/TDF/FTC, 81% virologica è più breve nel gruppo DTG + 60 ABC/3TC (28 vs 84 giorni, P < 0.001), e 50 il recupero di CD4 è più elevato (267 vs 40 208 cellule/mmc, P < 0.001). 30 Differenza di risposta alla sett. 48, 7 punti percentuali 20 In 18 pazienti nel gruppo DTG + ABC/3TC e (IC 95%, 2-12) p= 0.003 10 17 nel gruppo EFV/FTC/TDF si è avuto falli0 mento virologico (2 viremie consecutive > 50 2 4 8 12 16 20 24 28 32 36 40 44 48 Basale copie alla settimana 24 o successivamente). Tempo (settimane) Nei casi in cui è stato possibile genotipizzare DTG + ABC/3TC 300 B 267 cellule/mmc non si sono osservate mutazioni maggiori per NRTI o INI nel gruppo in DTG + ABC/3TC, 250 mentre nel gruppo in EFV/FTC/TDF sono 200 state documentate 1 K65 K/R e in 4 casi muEFV/TDF/FTC 150 tazioni per NNRTI. 208 cellule/mmc Partecipanti (%) con HIV RNA < 50 copie/ml VIRUS EXTENDED ABSTRACT Variazione media della conta dei CD4 (cellule/mmc) highlights congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale Dolutegravir plus abacavir-lamivudine for the treatment of HIV-1 infection. Walmsley SL, Antela A, Clumeck N, Duiculescu D, Eberhard A, Gutiérrez F, Hocqueloux L, Maggiolo F, Sandkovsky U, Granier C, Pappa K, Wynne B, Min S, Nichols G for the SINGLE Investigators. N Engl J Med. 2013 Nov 7; 369(19):1807-18. 100 50 Differenza di risposta alla sett. 48, 59 cellule/mmc (IC 95%, 33-84) p < 0.001 0 2 4 Basale 8 12 16 20 24 28 32 Tempo (settimane) 36 40 44 48 Walmsley SL et al. NEJM 2013 “Nei pazienti naive l’uso di INI è associato a risposta virologica precoce e maggior immunorecupero” [Dolutegravir più abacavir-lamivudina per il trattamento dell’infezione da HIV-1. Commento di A. Castagna] 32 40 48 Walmsley SL et al. NEJM 2013 è difficile fare un confronto tra gli attuali studi sugli inibitori dell’integrasi in prima linea perché hanno definizioni di fallimento virologico e di “timing” sull’esecuzione del genotipo che possono in qualche misura generare risultati diversi, dall’altro l’assenza di mutazioni associate a resistenza a DTG, unitamente ai dati preliminari di una minor fitness virale, legata alla eventuale comparsa della mutazione R236K (4) supportano ulteriormente il concetto di DTG come di un INI a elevata barriera genetica. I dati a 48 settimane di SINGLE, insieme a quelli provenienti da altri studi di confronto tra INI e EFV rendono infine ragionevole la riflessione sulla possibile evoluzione delle Linee Guida sulla scelta della terapia antiretrovirale di prima linea, condizione nella quale il regime contenente EFV/FTC/TDF è ancora oggi considerato come “preferred regimen”. Antonella Castagna Divisione di Malattie Infettive, Ospedale San Raffaele, Milano Riferimenti bibliografici: 1. Walmsley SL, Antela A, Clumeck N, et al; SINGLE Investigators. Dolutegravir plus abacavir-lamivudine for the treatment of HIV-1 infection. N Engl J Med. 2013 Nov 7; 369(19):1807-18. 2. Wohl DA, Cohen C, Gallant JE, et al; for the GS-US-236-0102 study team. A randomized, double-blind comparison of single tablet regimen elvitegravir/cobicistat/emtricitabine/tenofovir DF versus single tablet regimen efavirenz/emtricitabine/tenofovir DF for initial treatment of HIV-1 infection: analysis of week 144 results. J Acquir Immune Defic Syndr. 2013 Nov 19. 3. Rockstroh JK, DeJesus E, Lennox JL, et al; STARTMRK Investigators. Durable efficacy and safety of raltegravir versus efavirenz when combined with tenofovir/emtricitabine in treatment-naive HIV-1-infected patients: final 5-year results from STARTMRK. J Acquir Immune Defic Syndr. 2013 May 1;63(1):77-85. 4. Oliveira M, Mesplède T, Quashie PK, et al. Resistance mutations against dolutegravir in HIV integrase impair the emergence of resistance against reverse transcriptase inhibitors. AIDS. 2014 Jan 22. [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] editoriale VIRUS 16 24 Tempo (settimane) EPATITICI 12 top five 8 Interazioni farmacologiche 2 4 top five HIV EFV/TDF/FTC Nuove terapie per l’epatite cronica C SINGLE, studio in doppio cieco, stabilisce in modo inequivocabile che l’associazione DTG + ABC/3TC ha i requisiti per essere un’ulteriore opzione di prima linea, efficace e ben tollerata, in tutti i soggetti con infezione da HIV-1, HBsAg e HLA-B5701 negativi. I dati di efficacia offrono poi spunti per considerazioni utili nella gestione dei pazienti su diversi fronti. L’analisi a 48 settimane sottolinea come efficacia e tollerabilità del backbone ABC/3TC meritino di essere valutate o rivalutate con maggior attenzione, in relazione al terzo farmaco a cui si accompagna. SINGLE conferma, inoltre, e molto chiaramente, osservazioni “intuibili“ anche in altri studi (2-3): l’utilizzo di INI in prima linea è associato ad una risposta virologica più precoce e ad un maggior recupero immunologico. Pur in assenza di correlati clinici a lungo termine, penso siano elementi di vantaggio importanti, che meritano un approfondimento patogenetico e che potrebbero riflettersi in futuro anche in una ridefinizione dei “goal” della terapia antiretrovirale di prima linea. In SINGLE non sono state documentate resistenze a DTG o ai componenti del regime ad esso associati. Sono dati nuovi che vanno interpretati con molta cautela: da un lato, DTG + ABC/3TC 25 20 15 10 5 0 -5 -10 congress report Commento 17 Figura 2. Studio SINGLE: variazione dei livelli di creatinina nel corso delle 48 settimane di trattamento Variazione media dal basale (micromol/L) “L’associazione DTG + ABC/3TC ha i requisiti per essere un’opzione di prima linea terapeutica” HIV highlights Top Five della letteratura HIV 18 Top Five della letteratura Associazione tra esposizione a tenofovir e ridotta funzione renale in una coorte di pazienti HIV-positivi: risultati di 10 anni di follow-up highlights EXTENDED ABSTRACT Commento In questo articolo gli autori illustrano i risultati dell’impatto sulla funzionalità renale a lungo termine di una terapia antiretrovirale includente tenofovir rispetto ad una composta con altri farmaci. Lo studio è stato condotto su una coorte di pazienti sieropositivi canadesi, afferenti ad un unico centro. Dei 2.352 pazienti, 1.043 sono stati valutati analizzando nel corso di 10 anni di follow-up la perdita del tasso stimato di filtrato glomerulare (eGFR). Una delle caratteristiche principali della coorte era quella di essere composta in prevalenza da maschi bianchi omosessuali con una bassa percentuale di pazienti afro-americani (2,8%) e di sesso femminile (3,8%). L’alterazione della funzionalità renale è stata stabilita valutando una riduzione dell’eGRF < 90 ml/min/1.73m3. Sono stati utilizzati due differenti modelli di regressione per analizzare la correlazione tra tenofovir e diminuzione della funzionalità renale: il modello di Cox per calcolare il tasso di rischio (HR) ed una analisi multivariata includente tutte le possibili variabili presenti al basale (età, sesso, comorbilità, classi di antiretrovirali). I risultati dello studio hanno evidenziato che l’esposizione a tenofovir causa un rischio di riduzione della funzionalità renale (eGFR < 90 ml/min/1.73m3) del 63% ed in particolare si osserva soprattutto nel corso del primo anno di esposizione al farmaco. Figura 1. Curve di La figura 1 mostra l’incidenza cumulativa di ridotta funzionalità re0.60 nale nel corso di 10 anni di esposizione a regimi includenti o 0.50 non includenti tenofovir. Gli autori concludono che anche in questa coorte è stata osservata una correlazione tra esposizione a tenofovir e riduzione della funzionalità renale, ma che questa non risulta essere molto rilevante se valutata a lungo termine. Questo studio conferma i dati provenienti da numerosi studi sull’argomento riguardo la correlazione tra diminuita funzionalità renale ed utilizzo di tenofovir. Tuttavia utilizza come parametro di ridotta funzionalità renale una riduzione del eGRF < 90 ml/min/1.73m3, mentre in altre coorti (1) vengono utilizzati dei valori differenti, eGRF < 60 ml/min/1.73m3, che identificano pazienti con un rischio di sviluppare un danno renale più evidente e non una semplice riduzione del filtrato glomerulare che può rimanere nei range di normalità. Infatti gli autori confermano che raramente sono stati osservati valori al di sotto di un eGRF < 60 ml/min/1.73m3. Inoltre non sono disponibili altri parametri di ridotta funzionalità renale quali i dati della proteinuria e di altri esami delle urine. Questo studio quindi evidenzia il ruolo di tenofovir nel determinare una perdita di funzionalità renale e non una malattia renale. Il dato interessante è la durata del fol- “La riduzione della funzionalità renale legata all’esposizione a tenofovir si osserva soprattutto nel corso del primo anno di esposizione al farmaco” Incidenza cumulativa VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale Association between tenofovir exposure and reduced kidney function in a cohort of HIV-positive patients: results from 10 years of follow-up. Laprise C, Baril JG, Dufresne S, Trottier H. CID 2013; 56(4):567-75. Kaplan-Meier relative alla ridotta funzionalità renale Log-rank test: P = .024 0.40 0.30 0.20 0.10 Non esposti a TDF Esposti a TDF 0.00 0 2 4 6 8 10 Follow-up (anni) Outcome = 2 misurazioni consecutive di eGFR < 90 ml/min/1.73 m3 ≥ 3 mesi precedenti Laprise C et al. CID 2013 [Associazione tra esposizione a tenofovir e ridotta funzione renale in una coorte di pazienti HIV-positivi: risultati di 10 anni di follow-up. Commento di S. Lo Caputo] HIV 19 389 344 283 224 168 143 −0.25 (−2.02 1.51) −1.66 (−3.22 −.10) −3.76 (−5.13 −2.38) −5.14 (−7.80 −2.48) −7.73 (−9.51 −5.95) −9.42 (−11.45 −7.39) −3.08 (−5.55 −.60) −4.16 (−6.12 −2.20) −2.75 (−4.75 −0.61) −3.15 (−6.92 0.61) −0.88 (−4.21 2.45) −1.05 (−5.90 3.80) .015 .000 .009 .101 .602 .671 P −3.05 (−5.55 −.54) −4.05 (−6.03 −2.08) −2.42 (−4.57 −.28) −3.09 (−6.98 .80) −0.12 (−3.59 3.35) 0.32 (−4.55 5.19) .017 .000 .023 .119 .946 .898 I pazienti con un filtrato glomerulare stimato (eGFR) con punteggio < 90 ml/min/1.73 m2 al basale non sono stati compresi; 872 pazienti sono stati inclusi in queste analisi per un’adeguata misurazione dell’eGFR all’inizio dell’esposizione (a TDF o altri antiretrovirali) per un tempo ≥ 1 anno. Abbreviazioni: IC, intervallo di confidenza; eGFR, punteggio stimato di filtrato glomerulare (ml/min/1.73 m2); TDF, tenofovir disoproxil fumarato. a Il controllo empirico delle variabili confondenti è stato fatto utilizzando la variazione ± 5% nel metodo di previsione (se l’inclusione della covariabile nel modello ha una variazione stimata del 5%, la variabile è stata mantenuta nel modello multivariato), considerando le variabili misurate all’inizio dell’esposizione a TDF o altri antiretrovirali (eGFR, consumo di alcol), le variabili misurate al basale (età, sesso, razza, orientamento sessuale, reddito mensile, tipo di impiego, fumo) e le variabili misurate durante il follow-up (periodo di prevalenza, droghe iniettabili, diabete, ipertensione e uso di NRTI e NNRTI, inibitori della fusione, inibitori di ingresso, virus dell’immunodeficienza, INSTI o PI). Le variabili (confondenti) incluse nel modello sono state eGFR al basale e l’utilizzo di NNRTI o di PI. b La perdita di eGFR è direttamente attribuibile all’esposizione a TDF. Laprise C et al, CID 2013 “Tenofovir impatta sulla riduzione della funzionalità renale senza determinare danni renali severi nella maggior parte dei pazienti trattati” low-up che permette di valutare la riduzione dell’eGRF nel corso di ben 10 anni di terapia con tenofovir. Alla nota, ed ampiamente documentata (2), sensibile riduzione dell’eGRF nel corso del primo anno di assunzione di tenofovir, si osserva una modesta riduzione negli anni successivi confermata dal lungo follow-up (tabella 1). Alcune correlazioni sia positive (uso degli inibitori dell’integrasi) che negative (fumo e razza nera) con una ridotta funzionalità renale sono sicuramente da confermare e necessitano di casistiche più ampie ed analisi statistiche più raffinate. L’utilità clinica di questo lavoro è quella di confermare che tenofovir ha un impatto sulla riduzione della funzionalità renale, ma che questa non porta a severi danni renali nella maggior parte dei pazienti in trattamento. Questi dati, tuttavia, confermano che è necessaria una attenta valutazione di tutti i fattori che possono avere un impatto sulla funzionalità renale nel paziente con HIV, prima di iniziare una terapia con tenofovir e durante il follow-up per evitare che si verifichi un danno renale clinicamente evidente. Sergio Lo Caputo S.C. Malattie Infettive, Azienda Sanitaria, Firenze Riferimenti bibliografici: 1. Scherzer R, Estrella M, Li Y, et al. Association of tenofovir exposure with kidney disease risk in HIV infection. AIDS 2012; 26: 867-75. 2. Cooper RD, Wiebe N, Smith N, et al. Systematic review and meta-analysis: renal safety of tenofovir disoproxil fumarate in HIVinfected patients. Clin Infect Dis 2010; 51:496-505. [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] HIV −3.31 (−5.02 −1.60) −5.79 (−7.00 −4.58) −6.44 (−8.00 −4.88) −8.27 (−10.62 −5.92) −8.61 (−11.69 −5.53) −10.46 (−15.43 −5.49) Perdita aggiustata eGFRb attribuibile a TDF (IC 95%) top five Perdita media eGFR (IC 95%) VIRUS N° EPATITICI Perdita eGFRb P attribuibile a TDF (IC 95%) Perdita media eGFRb (IC 95%) top five 483 358 241 149 78 32 Analisi di regressione lineare multivariataa Interazioni farmacologiche Dopo 1 anno Dopo 2 anni Dopo 3 anni Dopo 4 anni Dopo 5 anni Dopo ≥ 6 anni N° Analisi di regressione univariata Nuove terapie per l’epatite cronica C Esposizione cumulativa Non esposti congress report Esposti editoriale Tabella 1. Perdita del filtrato glomerulare stimato: analisi di regressione lineare univariata e multivariata e media grezza di esposizione a TDF highlights Top Five della letteratura VIRUS EPATITICI 20 Top Five della letteratura Completamento dell’intero ciclo vitale dell’HCV in topi geneticamente umanizzati highlights VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale Completion of the entire hepatitis C virus life cycle in genetically humanized mice. Dorner M, Horwitz JA, Donovan BM, Labitt RN, Budell WC, Friling T, Vogt A, Catanese MT, Satoh T, Kawai T, Akira S, Law M, Rice CM & Ploss A. Nature 2013; 501: 237-241. EXTENDED ABSTRACT Partendo dall’osservazione che i due recettori CD81 e occludina (OCLN) rappresentano il minimo set di recettori umani necessari per rendere le cellule murine permissive all’ingresso di HCV, è stato dimostrato che l’espressione transitoria di questi due geni umani è sufficiente per infettare topi immunocompetenti. Il lavoro dimostra che topi transgenici che esprimono stabilmente CD81 ed occludina umani tollerano l’ingresso di HCV, anche se le risposte innate ed adattative limitano l’infezione da HCV in vivo. L’indebolimento dell’immunità antivirale in questi topi umanizzati infettati con HCV si traduce, nell’arco di alcune settimane, in livelli viremici rilevabili. In topi privi di ciclofilina A, l’infezione da HCV è marcatamente ridotta, confermando che il sistema della ciclofilina è essenziale per un efficiente ciclo replicativo di HCV. Utilizzando un reporter cellulare fluorescente attivato dalla proteasi di NS3-4A, l’infezione da HCV è stata visualizzabile nei singoli epatociti in vivo. I topi con infezione persistente producono particelle infettanti de novo (figura 1), la cui produzione può essere inibita dalla terapia con antivirali ad azione diretta (DAA), evidenziando quindi la presenza dell’intero ciclo vitale di HCV nel topo modificato. Commento L’articolo di Dorner et al, pubblicato sulla prestigiosissima rivista Nature, descrive un metodo, sofisticato ed elegante, di infezione da HCV in animale da esperimento. Topi transgenici, portatori di geni umani (CD81 e occludina) in grado di permettere l’entrata del virus HCV nelle cellule murine, diventano suscettibili all’infezione da HCV, sviluppano una viremia secondaria nel loro organismo, manifestano una chiara infezione epatica e, in condizioni di anche solo parziale immunosoppressione (che riduce il controllo immunologico del virus), hanno una produzione virale sostanzialmente aumentata tale da permettere di studiare a fondo l’efficacia di farmaci anti-HCV; il loro sviluppo, in effetti, mancava di un modello animale che permettesse di caratterizzare al meglio i farmaci e di quantificarne l’efficacia. “E’ stato messo a punto un nuovo modello murino per caratterizzare meglio i farmaci e quantificarne l’efficacia” Lo studio sembra, però, arrivare fuori tempo massimo, visto che oggi sono già disponibili numerosi farmaci anti-HCV; molti altri, ancora migliori, sono in fase di avanzatissimo sviluppo clinico, e alcuni prevedono che il controllo del virus HCV diventerà una routine nei pazienti trattati, con conseguente guarigione definitiva. Personalmente penso che le cose rimangano ancor oggi un po’ più complesse. I farmaci antivirali in arrivo sono effettivamente eccezionali, tuttavia gli altissimi costi proposti per il loro uso permetteranno, in un Paese come l’Italia con un tasso di infezione molto alto (si calcola più di 1 milione di persone infettate da questo virus), di trattare solo una piccola parte delle persone infettate. Resteranno fuori dal trattamento, nelle condizioni proposte dallo scenario attuale, la grande maggioranza delle persone infettate, in assenza di malattia epatica evidente. Pertanto il lavoro di Dorner et al, mantiene ancor oggi una notevole modernità, per almeno tre ragioni. La prima, è l’avanzamento delle conoscenze nel settore dei modelli animali da HCV, che ha valenze per la ricerca di base, e potrà essere comunque utilizzato per altri modelli virali. La seconda è la possibilità che un siffatto modello animale permetta di studiare a fondo il ciclo replicativo virale, mettendo così le basi per lo studio di nuove fasi del ciclo replicativo che possano divenire bersaglio di nuove classi di farmaci (magari caratterizzati da minori costi); Dorner nello studio su Nature ha, per esempio, dimostrato l’essenzialità della ciclofilina nel completamento della replicazione e diffusione virale nell’organismo; tale elemento era già noto, ma è stato ora meglio definito e caratterizzato. La terza ragione, probabilmente la più importante, è la possibilità di studiare a fondo il ciclo replicativo virale in un modello animale, di valutare la variabilità del virus sotto pressione immunitaria (il modello di Dorner si presta molto bene a questo scopo), e di identificare i sistemi di “escape” virale dalla pressione immunitaria, [Completamento dell’intero ciclo vitale dell’HCV in topi geneticamente umanizzati. Commento di C.F. Perno] Top Five della letteratura VIRUS EPATITICI 21 Entry factor positive Campo chiaro Albumina BFP-nlsMAVS DRAQ5 Miscela Miscela HIV Entry factor negative Campo chiaro Albumina BFP-nlsMAVS DRAQ5 Giorno 0 Giorno 5 Giorno 31 EFT +/+ Stat1 -/- Ppia1 +/+ EFT +/+ Stat1 -/- Ppia1 +/EFT +/+ Stat1 -/- Ppia1 -/- 6 5 I.o.d. 4 3 0 10 20 30 40 50 60 Giorni da infezione a, b = Quantificazione di epatociti murini con HCV replicante attivamente in topi wild-type 4hEF e 4hEF Stat1 -/- come misurato dal cleavage di HCV NS3-4a-dipendente con il reporter transgenico TagBFP – nlsMAVS costruito con analisi ImageStream X. c-e= Livelli longitudinali di HCV RNA e segnale della luciferasi in topi 4hEF Stat1 -/- privi di PPIA (c, d) e in topi Stat1 -/- trattati con un inibitore di HCV NS5A per 20 giorni (e). I dati mostrati sono la media di due esperimenti indipendenti condotti in 10-18 topi. **P < 0.01. Dorner M et al, Nature 2013 che oggi rendono pressochè impossibile lo sviluppo di un vaccino efficace contro l’HCV. Quest’ultimo rappresenta una sfida di importanza vitale, dato che i vaccini rimangono l’arma principale nella prevenzione delle malattie virali, purtroppo spuntata, finora, nel contesto della malattia da HCV. Carlo Federico Perno Ordinario di Virologia, Università di Roma “Tor Vergata” [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] top five VIRUS 0 9 Interazioni farmacologiche 5 Veicolo BMS-790052 Inoculo “Le nuove conoscenze nel settore dei modelli animali gettano le basi per lo studio di nuove fasi del ciclo replicativo virale per mettere a punto nuovi farmaci e vaccini efficaci contro l’HCV” Nuove terapie per l’epatite cronica C 3 10 BMS-790052 10 congress report Giorni da infezione EFT -/EFT +/+ EFT +/+ Stat1 -/- I.o.d. 4 ** ** highlights 0 2 4 6 8 10 15 e Copie di HCV RNA/ml di siero (log10) -2 5 Pp ia -/ - -1 6 Pp ia +/ + 0 d P<0.001 Segnale luciferasi relativo (%) c 7 Copie di HCV RNA/ml di siero (log10) Percentuale di traslocazione nucleare (log10) b EPATITICI Jc1 top five Cellule Mock a editoriale Figura 1. Visualizzazione e interferenza genetica e farmacologica con infezione da HCV VIRUS EPATITICI 22 Top Five della letteratura Impatto dell’epatite B occulta sull’outcome dell’epatite C cronica highlights VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale Impact of occult hepatitis B virus infection on the outcome of chronic hepatitis C. Squadrito G, Cacciola I, Alibrandi A, Pollicino T, Raimondo G. J Hepatol 2013; 59:696-700. EXTENDED ABSTRACT La coinfezione da parte del virus dell’epatite B (HBV) e C (HCV) comporta un aumento significativo di rischio di progressione del danno istologico e di sviluppo dell’epatocarcinoma (HCC) (1). Inoltre lo spettro della coinfezione può essere insidioso in quanto il genoma di HBV (HBV DNA) può persistere nel fegato anche quando l’antigene di superficie (HBsAg) non è dimostrabile nel sangue: in questo caso si parla di infezione occulta da virus B (OBI) (2). Il ruolo che OBI svolge in associazione con HCV nel modulare il decorso della malattia epatica è rimasto a lungo ambiguo, anche per la difficoltà di ricostruirne la storia naturale. Tuttavia c’è una diffusa percezione che questo ruolo vada meglio chiarito, anche in considerazione del fatto che OBI è piuttosto frequente nei pazienti con infezione da HCV. Il lavoro di Squadrito et al. (3) rappresenta uno studio nodale per la comprensione e la valorizzazione dei rapporti tra OBI e infezione da HCV. Si tratta di uno studio osservazionale di coorte condotto con l’obiettivo di valutare l’evoluzione della malattia da HCV in funzione della presenza o meno di OBI. Ciò che gli autori volevano valutare è il ruolo di OBI nel modificare, in senso peggiorativo, la prognosi dei pazienti con epatite C favorendo la progressione verso la cirrosi e/o la comparsa di epatocarcinoma. Con questo obiettivo in mente gli autori hanno esaminato 236 pazienti HBsAg negativi, HCV positivi, valutando nel fegato la presenza di OBI ed escludendo la presenza di altre cause di danno epatico (alcol, autoimmunità) o altre infezioni (HIV). Di questi 236 pazienti, 128 (39,2%) sono risultati OBI positivi, con una significativa associazione tra cirrosi e infezione occulta (p<0.01) (tabella 1). Novantaquattro pazienti sono stati seguiti longitudinalmente per una mediana di 11 anni (range 5-19 anni), che rappresenta un tempo ragguardevole. Settantanove pazienti hanno eseguito terapia antivirale con interferone e ribavirina e 25 (31.6%) sono guariti (SVR), indipendentemente dalla presenza di OBI. Complessivamente, 18 pazienti hanno sviluppato HCC dopo una mediana di 8.8 anni (13/37 OBI positivi, 5/57 OBI negativi, p < 0.05) mentre dei restanti 76 pazienti, 15 sono evoluti verso la cirrosi (8/24 OBI positivi, 7/52 OBI negativi, p < 0.05) (figura 1). La presenza di OBI ha dunque rappresentato un rischio di progressione di malattia e di sviluppo di HCC, nonostante i pazienti OBI positivi fossero più giovani di quelli OBI negativi. Inoltre, durante il follow-up, 18 pazienti sono deceduti per cause correlate alla malattia di fegato - di cui14 con HCC - e 2 sono andati al trapianto. Complessivamente, i pazienti OBI positivi hanno presentato una sopravvivenza inferiore rispetto ai negativi. Commento Molti sono gli aspetti che conferiscono valore a questo studio: il disegno longitudinale prospettico; l’aver arruolato una popolazione non selezionata e molto ben caratterizzata seguendola per un lungo periodo; il fatto che una minima proporzione dei pazienti fosse cirrotica al momento della biopsia; l’aver valutato cofattori di progressione quali il consumo di alcol, il fumo di sigarette, la presenza di steatosi. Tutto ciò rafforza il concetto che la presenza di OBI è determinante nel modulare la progressione di malattia, pone nuove domande riguardo alla sua patobiologia e stimola a comprendere fino in fondo le basi molecolari del danno legato alla coinfezione tra HBV in forma occulta e HCV. Tabella 1. Caratteristiche istologiche dei 326 pazienti HCV-positivi esaminati per infezione occulta da HBV (OBI) Istologia n. OBI pos OBI neg p Danno minimo Epatite cronica Cirrosi 55 216 55 12 86 30 43 130 25 < 0.01 < 0.01 < 0.01 Estratto da Squadrito G et al, J Hepatol 2013 “La presenza di OBI rappresenta un rischio di progressione di malattia e sviluppo di HCC” [Impatto dell’epatite B occulta sull’outcome dell’epatite C cronica. Commento di G. Taliani] VIRUS EPATITICI LDW, n= 15 OBI-negativi n= 5 p <0.05 OBI-positivi n= 8 Non-LDW, n= 61 OBI-negativi n= 7 OBI-positivi n= 16 OBI-negativi n= 45 p <0.01 Estratto da Squadrito G et al, J Hepatol 2013 rassicurante – che la guarigione di HCV ne migliora l’esito clinico. Il che equivale a dare alla terapia antiHCV un carattere di opportunità che sfiora la necessità, a prescindere dallo stato di progressione attuale della malattia. Gloria Taliani Clinica Malattie Infettive e Tropicali, Università “Sapienza” di Roma [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] editoriale HIV highlights Riferimenti bibliografici: 1. Oh JK, Shin HR, Lim MK, et al. Multiplicative synergistic risk of hepatocellular carcinoma development among hepatitis B and C co-infected subjects in HBV endemic area: a community-based cohort study. BMC Cancer. 2012; 12:452. 2. Raimondo G, Allain JP, Brunetto MR, et al. Statements from the Taormina expert meeting on occult hepatitis B virus infection. J Hepatol 2008; 49:652-657. 3. Squadrito G, Cacciola I, Alibrandi A, et al. Impact of occult hepatitis B virus infection on the outcome of chronic hepatitis C. J Hepatol 2013; 59:696-700. congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C E’ innegabile che, dopo la pubblicazione di questo lavoro, bisognerà considerare molto attentamente la necessità di eseguire una diagnosi di OBI nei pazienti con infezione da HCV e sarebbe molto importante ottenere conferme dei risultati riportati da Squadrito et al. anche su altre coorti di pazienti in altri contesti geografici. Se confermati, questi dati imporrebbero la massima attenzione sulla gestione clinica dei pazienti con coinfezione HCV-OBI, tenendo conto dell’osservazione – top five OBI-positivi n= 13 Non-HCC, n= 76 VIRUS HCC, n= 18 EPATITICI 94 pazienti OBI-positivi, n= 37 OBI-negativi, n= 57 11 anni di follow-up “Questi risultati confermano che la presenza di OBI è determinante nel modulare la progressione di malattia e spingono a considerare la diagnosi di OBI nei pazienti con HCV” top five Figura 1. Eventi clinici significativi: sviluppo di HCC e progressione della malattia di fegato (LDW) in 94 pazienti con epatite cronica da HCV suddivisi in base alla presenza di OBI. (Il valore di P è stato calcolato con Test Chi quadrato) 23 Interazioni farmacologiche Top Five della letteratura VIRUS EPATITICI 24 Top Five della letteratura GS-9620, agonista orale del Toll-like receptor-7, induce soppressione prolungata del virus dell’epatite B in scimpanzè infettati cronicamente VIRUS Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale GS-9620, an oral agonist of Toll-like receptor-7, induces prolonged suppression of hepatitis B virus in chronically infected chimpanzees. Lanford RE, Guerra B, Chavez D, Giavedoni L, Hodara VL, Brasky KM, Fosdick A, Frey CR, Zheng J, Wolfgang G, Halcomb RL, Tumas DB. Gastroenterology. 2013 Jun; 144(7):1508-17. EXTENDED ABSTRACT nazione di cellule infettate da HBV, rendendo questo farmaco particolarmente attraente per future terapie dell’epatite cronica B. La terapia dell’epatite cronica B si fonda essenzialmente sull’uso di analoghi nucleotidici diretti che sopprimono la replicazione virale in modo molto efficiente senza peraltro raggiungere l’eradicazione virale. In alternativa, l’interferone α dimostra una debole attività antivirale ma è tuttavia capace di eradicare il virus in una piccola percentuale di casi, poiché il suo effetto persiste anche dopo la sospensione del farmaco. Lanford e coll. hanno valutato gli effetti della stimolazione del Toll-like receptor-7 (TLR-7), espresso soprattutto nel citoplasma delle cellule dendritiche plasmacitoidi, in scimpanzé infettati cronicamente con virus dell’epatite B (HBV). I risultati dimostrano che la somministrazione orale a breve termine di GS-9620, agonista del TLR-7, provoca una prolungata soppressione dei livelli di HBV DNA nel siero e nel fegato degli scimpanzé trattati, spesso associata ad incremento della necroinfiammazione epatica (figure 1 e 2). Il farmaco ha, inoltre, indotto un incremento della produzione di interferone α e altre citochine e chemochine con conseguente attivazione delle cellule dell’immunità 0 innata ed acquisita quali le Natural Killer (NK), le Natural Killer T (NKT) e le T CD8+. Gli autori concludono che la stimolazione dei meccanismi di immunità innata e acquisita può indurre l’elimi- Commento L’attuale terapia antivirale dell’epatite cronica B induce persistente e completa soppressione virologica nella maggior parte dei casi, pur tuttavia senza ottenere una eradicazione virale se non in una esigua frazione di pazienti trattati con interferone α. In questo senso, ogni approccio immunoterapeutico rivolto a controllare in modo definitivo la replicazione virale attraverso la stimolazione della risposta immunitaria o attraverso l’inibizione dei processi infiammatori intraepatici è sicuramente auspicabile. Le componenti dell’immunità innata cellulare responsabile della identificazione di HBV con conseguente produzione di citochine infiammatorie non è stata tuttavia definita con precisione. Studi condotti negli animali da esperimento, indicherebbero che le cellule NK e NKT giocano un ruolo importante nel controllo iniziale dell’infezione da HBV (1) ed è significativo che nell’uomo il network di linfociti dell’immunità innata residente nel fegato sia prevalentemente costituito da cellule NK CD56bright, che possono produrre quantità abbondanti di interferone α, specie quando attivate da citochine quali IL-12 e IL-18 (2). Non vi è dubbio inoltre che un controllo effiFigura 1. Aumento di ALT e riduzione di HBV DNA in uno scimpanzè trattato con agonista dei TLR-7, GS-9620 ciente dell’infezione da HBV è associato ad una = iniezione ogni 28 giorni robusta e persistente risposta T helper e T cito8 4 x 0139 = iniezione ogni 84 giorni 600 10 HBV AST 1 mg/kg 2 mg/kg tossica diretta contro le diverse proteine di HBV. ALT GGT 107 U/L congress report highlights 6 10 200 105 0 -28 HBV DNA (IU/ml) 400 104 18 38 58 78 98 118 138 Giorno Lanford RE, et al. Gastroenterology 2013 Veicolo BMS-790052 Inoculo “GS-9620 sopprime HBV DNA mg IM LD, 200 mg SC q4w x 3 nel siero e nel fegato800 800di mg IM LD, 200 mg IM q4w x 3 800 mg IM LD, 400 mg IM q4w x 3 scimpanzè trattati e induce 800 mg IM ogni 3 mesi x 2 4a PA-IC90 (o,664 mg/ml) l’aumento di IFN α e di altre citochine e chemochine, con attivazione dell’immunità innata ed acquisita” [GS-9620, agonista orale del Toll-like receptor-7, induce soppressione prolungata del virus dell’epatite B in scimpanzè infettati cronicamente. Commento di M. Mondelli] Mario U. Mondelli Dipartimento di Malattie Infettive, Fondazione IRCCS Giorno -28 Giorno 57 Poiché i rapidi declini di DNA virale del fegato e dell’antigene virale secreto negli animali ad alto titolo sono coerenti con l’eliminazione delle cellule infette, questa è stata esaminata direttamente mediante immunoistochimica in sezioni di fegato del core dell’antigene dell’HBV (HBcAg). In animali ad alto titolo, circa il 30% degli epatociti sono risultati positivi prima della terapia (sopra), e l’ultimo giorno di somministrazione, quando i livelli di HBV DNA sono stati ridotti di 100 volte, sono state rilevate poche cellule corepositive (sotto). Policlinico San Matteo e Dipartimento di Medicina Interna Modificato da Laford RE et al, Gastroenterology 2013 [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] editoriale HIV top five highlights Riferimenti bibliografici: 1. Zeissig S, Murata K, Sweet L, et al. Hepatitis B virus-induced lipid alterations contribute to natural killer T cell-dependent protective immunity. Nat Med 2012; 18:1060 1068. 2. Tu Z, Bozorgzadeh A, Pierce RH, Kurtis J, et al. TLR-dependent cross talk between human Kupffer cells and NK cells. J Exp Med 2008; 205:233-244. 3. Bertoletti A, Gehring AJ. Immune therapeutic strategies in chronic hepatitis B virus infection: virus or inflammation control? PLoS Pathog 2013; 9:e1003784. congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C e Terapia Medica, Università degli Studi di Pavia VIRUS Figura 2. Colorazione immunoistochimica di HBcAg eseguita in sezioni fissate in formalina del fegato di 4x0139 prima della somministrazione al giorno 28 (sopra) e al giorno 57 (sotto), ultimo giorno di dosaggio a 2 mg/kg EPATITICI “I risultati ottenuti spingono a sperimentare, accanto agli antivirali, farmaci immunomodulanti come GS-9620, in grado di stimolare i meccanismi di immunità innata e acquisita, eliminando così le cellule infette” 25 top five Tuttavia, anche l’immunità innata sembra giocare un ruolo di primo piano non solo nella fase precoce dell’infezione ma anche nella infezione persistente e, a questo proposito, recenti studi indicherebbero l’importanza di strategie immunoterapeutiche indirizzate all’attivazione di questo braccio dell’immunità dell’ospite. In questo senso l’aumento della produzione di interferone α a livello intraepatico ottenuto con GS-9620 potrebbe contribuire ad eliminare il virus dal fegato. L’efficacia prolungata nell’animale da esperimento non era soltanto correlata direttamente alla produzione di interferone α in sé, ma anche all’attivazione di linfociti appartenenti ad entrambi i bracci della risposta immune dell’ospite. E Lo scimpanzé è l’unico animale da esperimento che si infetta naturalmente con HBV, sebbene l’epatite cronica che ne deriva non rappresenti accuratamente la storia naturale dell’infezione nell’uomo. Questi risultati, tuttavia, gettano le basi per la sperimentazione nell’uomo di potenti farmaci immunomodulanti in grado F antivirali diretti di affiancare adeguatamente i farmaci nella terapia dell’epatite cronica B (3). VIRUS EPATITICI Interazioni farmacologiche Top Five della letteratura VIRUS EPATITICI 26 Top Five della letteratura Telbivudina migliora la funzione renale nei pazienti con epatite cronica B highlights EXTENDED ABSTRACT Telbivudina (LdT) è un analogo nucleosidico sintetico capace di inibire la polimerasi del virus dell’epatite B (HBV). L’efficacia nell’epatite cronica B è stata valutata nello studio GLOBE, trial randomizzato in doppio cieco che ha confrontato l’uso di Ldt verso lamivudina (LAM). Sono stati arruolati un totale di 1367 pazienti sia HBeAg positivi che HBeAg negativi, randomizzati 1:1 a ricevere LdT 600 mg al dì o LAM 100 mg al dì per 104 settimane. Lo studio ha dimostrato che LdT è superiore a LAM nel controllo dell’epatite cronica B (1). Inaspettatamente, la disamina retrospettiva della terapia a lungo termine, inclusi oltre al GLOBE altri studi complementari con LdT, ha rivelato un distinto miglioramento della funzione renale nei pazienti trattati con LdT in confronto ai pazienti trattati con LAM (2). Il lavoro di Gane e coll. fornisce un’analisi degli eventi renali nella terapia registrativa con LdT. La funzione renale è stata misurata come filtrazione glomerulare con tre diverse metodiche; Cockcroft-Gault (eGFR); Modification of Diet in Renal Disease (MDRD) e Chronic Kidney Disease Epidemiology Collaborative equation; i risultati sono stati concordanti. Sulla base del MDRD, la filtrazione glomerulare è aumentata nei pazienti trattati con LTd in media dell’8.5%. Il miglioramento si è mantenuto nei pazienti trattati per 4-6 anni (figura 1). L’aumento della filtrazione glomerulare è risultato più marcato (+17.2%) nei pazienti con malattia cronica renale stadio 2 al basale (eGFR di 60-89 ml/min/1.73 m3), in quelli di età superiore ai 50 anni (+11.4%) ed in quelli con fibrosi avanzata (+7.2 nelle fibrosi S-5/S-6 secondo Ishak) (figura 2). Globalmente, la funzione renale è migliorata in oltre il 70% dei pazienti con malattia cronica renale stadio 2. La funzionalità renale è aumentata indipendentemente dall’effetto antivirale di LdT contro HBV e dall’assetto virologico del paziente; è migliorata anche in coloro in cui l’infezione da HBV non è stata controllata dal farmaco, ed indipendentemente dalla presenza o meno dell’HBeAg nel sangue o dall’emergenza di resistenza a LdT. Da rilevare che la clearance della creatinina ha cominciato a migliorare solo dopo 24 settimane di terapia, per poi incrementare ulteriormente nei successivi mesi di trattamento. Commento Figura 1. Evoluzione della funzione renale in due anni di terapia con telbivudina e con lamivudina. Clearance della creatinina calcolata con la formula MDRD Telbivudina Lamivudina 10 Variazione percentuale di eGFR dal basale (MDRD) VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale Telbivudine improves renal function in patient with chronic hepatitis B. Gane EJ, Deray G, Liaw YF, Lim SG, Lai CL, Rasenack J, Wang Y, Papatheodoridis G, Di Bisceglie A, Buti M, Samuel D, Uddin A, Bosset S, Trylesinski A. Gastroenterology 2014; 146(1):138-146. 8 P< .01 alla settimana 40 P< .0001 dalla settimana 40 alla settimana 104 6 4 2 Questi dati suggeriscono che telbivudina possa essere efficace nel migliorare la funzione renale, indipendente dalla sua attività come antivirale nei confronti dell’epatite virale da HBV: il ritardo di 6 mesi necessario all’apparire del miglioramento della filtrazione glomerulare fa ipotizzare l’esistenza di un meccanismo terapeutico che agisce sulle strutture renali e sui percorsi fibrotici/infiammatori, piuttosto che ad un meccanismo che agisce sulla sola funzione renale. L’ipotesi di un meccanismo nefroprotettore intrinseco alla telbivudina trova apparentemente conferma nella dimostrazione che la somministrazione contemporanea 0 -2 -4 0 4 12 24 40 52 68 84 100 Settimane Gane EJ et al. Gastroenterology 2014 “Telbivudina apporta un miglioramento alla funzione renale indipendente dalla sua attività di antivirale” [Telbivudina migliora la funzione renale nei pazienti con epatite cronica B. Commento di M. Rizzetto] VIRUS EPATITICI 27 15 10 P <.0001 P <.0001 P <.0001 4.3% -5 -0.5% n= 680 n= 687 Totale editoriale HIV +11.4% +8.5% 5 0 +17.2% VIRUS 20 Telbivudina Lamivudina EPATITICI 25 -2.4% n= 87 n= 100 Età > 50 anni n= 261 n= 242 eGFR ≤ 90 al basale Gane EJ et al. Gastroenterology 2014 [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] highlights Riferimenti bibliografici: 1. Liaw YF, Gane E, Leung N, et al. 2-Year GLOBE trial results: telbivudine is superior to lamivudine in patients with chronic hepatitis B. Gastroenterology. 2009 Feb; 136(2):486-95. 2. Chan HL, Chen YC, Gane EJ, et al. Randomized clinical trial: efficacy and safety of telbivudine and lamivudine in treatmentnaïve patients with HBV-related decompensated cirrhosis. J Viral Hepat. 2012 Oct; 19(10):732-43. 3. Sun J, Piratvisuth T, Amarapurkar DN, et al. Consistent renal function improvement with a telbivudine treatment in combination with adefovir or tenofovir. Hepatology 2012; 56:401A. congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche Mario Rizzetto SCDU Gastroenterologia, AO Città della Salute e della Scienza di Torino Figura 2. Effetto dell’età e dell’insufficienza renale lieve (eGFR al baseline di 60-90 ml/min/1.73 m3) nei due anni di terapia con telbivudina e lamivudina (studio GLOBE) Variazione di percentuale di eGFR (MDRD) nell’epatite cronica B di LdT e tenofovir (nucleotide a rischio di nefrotossicità) previene il danno renale indotto da quest’ultimo (3). Il potenziale indipendente di telbivudina nel migliorare la filtrazione glomerulare merita conferma nei pazienti nefropatici “puri” di varia eziologia; ove ciò fosse confermato, il farmaco rappresenterebbe il primo efficace strumento di terapia della malattia cronica renale. Prop. di pazienti con infiammazio top five “Se questi dati saranno confermati in pazienti nefrologici “puri”, telbivudina rappresenterà il primo farmaco per la terapia della malattia renale cronica” top five Top Five della letteratura 28 VIRUS EPATITICI Top Five della letteratura Combinazione a dose fissa di sofosbuvir e ledipasvir con o senza ribavirina nel trattamento di pazienti con infezione da virus dell’epatite C di genotipo 1 naive o precedentemente trattati: studio LONESTAR randomizzato in aperto di fase II VIRUS EXTENDED ABSTRACT Commento Tra gli inibitori diretti della replicazione virale, con elevato Con l’introduzione dei DAA nella gestione dei pazienti tasso di risposta terapeutica, vi sono attualmente in studio soaffetti da epatite cronica da HCV genotipo 1, lo scenafosbuvir (S) e ledipasvir (L). Sofosbuvir è un analogo nucleotirio del management delle terapie antivirali si è radicaldico inibitore della polimerasi NS5B, estesamente studiato in mente modificato. Numerosi sono stati infatti gli studi combinazione con peginterferone e ribavirina nei pazienti afclinici condotti, o ancora in corso, che hanno l’obietfetti da epatite cronica HCV genotipo 1. tivo di identificare il farmaco, o la combinazione di Ledipasvir è un inibitore della NS5A risultato molto potente farmaci, che possa presentare la maggiore efficacia tecontro il genotipo 1a e 1b e con la peculiarità di essere attivo rapeutica a fronte di modesti o notevolmente ridotti efcontro il virus che presenta la mutazione S282T, che risulta fetti collaterali. L’associazione sofosbuvir + ledipasvir l’unica variante conosciuta in grado di ridurre la suscettibilità insieme con ribavirina è stata già ampiamente analiza sofosbuvir. LONESTAR è uno studio in aperto, randomizzata nello studio ELECTRON su una popolazione di zato, in cui sono state testate l’efficacia e la sicurezza di un soggetti naive o prior null responder alla terapia antiviregime terapeutico basato sulla combinazione di questi due rale. Da questo trial è stato possibile ottenere in enfarmaci in due coorti: la coorte A di pazienti naive, non cirtrambi i gruppi in studio l’SVR12. L’enorme potenza di rotici, divisi secondo i seguenti schemi terapeutici: S + L per questa categoria di antivirali è stata, quindi, ampia8 settimane (gruppo 1); S + L + ribavirina per 8 settimane mente confermata dallo studio LONESTAR. (gruppo 2); e S + L per 12 settimane (gruppo 3). In aggiunta, la novità introdotta dallo studio si basa Nella seconda coorte B sono stati studiati 40 pazienti affetti da sulla somministrazione di questo nuovo regime teracirrosi compensata, che hanno presentato un fallimento ad un peutico a pazienti con cirrosi compensata o con falliprecedente trattamento con un inibitore della proteasi, anmento ad un regime terapeutico basato su inibitori ch’essi divisi secondo schema terapeutico di 12 settimane di delle proteasi, recentemente introdotti nelle linee guida 82 pratica clinica, e che quindi non avrebbero alS + L senza (gruppo 4) o con ribavirina (gruppo 5) (figura 1). e nella 79 69 La dose quotidiana per S è stata pari a 400 mg una volta al cuna prospettiva terapeutica. 86 giorno, per L 90 mg una volta la giorno e ribavirina in base Dai risultati ricavati81dallo75studio è76possibile trarre imal peso. L’obiettivo primario dello studio è stata la determiportanti considerazioni circa la gestione clinica. nazione della risposta virologica sostenuta a 12 settimane dalla fine della Figura 1. Valori medi dell’HCV RNA ad ogni visita alla settimana 8 terapia (SVR12). E’ stata rilevata perdi trattamento tanto una SVR12 del 95% nel gruppo 7 1, 3, e 4 del 100% nei gruppi 2 e 5. Gruppo 1 (sofosbuvir più ledipasvir per 8 settimane) Gli eventi avversi più comuni sono stati 6 Gruppo 2 (sofosbuvir più ledipasvir e ribavirina per 8 settimane) nausea, anemia, infezioni del tratto reGruppo 3 (sofosbuvir più ledipasvir per 12 settimane) Gruppo 4 (sofosbuvir più ledipasvir per 12 settimane) spiratorio e mal di testa (figura 2); 5 Gruppo 5 (sofosbuvir più ledipasvir e ribavirina per 12 settimane) nessuno di questi è stato causa di so4 spensione precoce del trattamento, mostrando quindi un ampio profilo di 3 sicurezza. “Confermata la potenza anche nei pazienti cirrotici o precedentemente falliti” HCV RNA medio (log10 IU/ml) highlights congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale Sofosbuvir and ledipasvir fixed-dose combination with and without ribavirin in treatment-naive and previously treated patients with genotype 1 hepatitis C virus infection (LONESTAR): an open-label, randomised, phase 2 trial. Lawitz E, Poordad FF, Pang PS, Hyland RH, Ding X, Mo H, Symonds WT, McHutchison JG, Membreno FE. Lancet 2014; 383: 515-23. 2 1 0 1 2 3 4 5 Settimane dello studio 6 7 8 Lawitz E et al, Lancet 2014 [Combinazione a dose fissa di sofosbuvir e ledipasvir con o senza ribavirina nel trattamento di pazienti con infezione da virus dell’epatite C di genotipo 1 naive o precedentemente trattati: studio LONESTAR randomizzato in aperto di fase II. Commento di A. Gasbarrini] Top Five della letteratura VIRUS EPATITICI 29 67 Policlinico “A Gemelli”, Roma editoriale HIV 15 14 13 0 2 4 0 2 4 6 8 10 12 10 12 VIRUS B 2.0 top five 1.8 1.6 1.4 1.2 1.0 0.8 0.6 0.4 0.2 0 Gruppo 1 Gruppo 2 Gruppo 3 Gruppo 4 Gruppo 5 (sofosbuvir (sofosbuvir (sofosbuvir (sofosbuvir (sofosbuvir più più più più più 6 8 Settimane dello studio ledipasvir ledipasvir ledipasvir ledipasvir ledipasvir per 8 settimane) e ribavirina per 8 settimane) per 12 settimane) per 12 settimane) e ribavirina per 12 settimane) “Nei pazienti non cirrotici naive può essere sufficiente una durata di 8 settimane di terapia, di 12 nei pazienti che non hanno ottenuto SVR con un regime precedente, anche se cirrotici” Nuove terapie per l’epatite cronica C Lawitz E et al, Lancet 2014 Riferimenti bibliografici: 1. Lawitz E, Poordad FF, Pang PS, et al. Sofosbuvir and ledipasvir fixed-dose combination with and without ribavirin in treatmentnaive and previously treated patients with genotype 1 hepatitis C virus infection (LONESTAR): an open-label, randomised, phase 2 trial. Lancet 2014; 383:515-23. 2. Gane EJ, Stedman CA, Hyland RH, et al. ELECTRON: All-Oral Sofosbuvir-Based 12-Week Regimens for the Treatment of Chronic HCV GT 1 Infection. Reported by EASL 2013. 3. European Association for the Study of the Liver. EASL Clinical Practice Guidelines: Management of hepatitis C virus infection. Journal of Hepatology 2014 vol. 60 j 392-420. [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] EPATITICI 11 10 top five 12 Interazioni farmacologiche Concentrazione media di emoglobina (g/dL) 16 congress report UOC di Medicina Interna e Gastroenterologia, A 17 highlights Antonio Gasbarrini Università Cattolica Sacro Cuore di Roma, Figura 2. Concentrazioni medie di emoglobina (A) e bilirubina totale (B) durante il trattamento Concentrazione media di bilirubina (mg/dL) L’ottenimento degli stessi risultati in termini di SVR12 nella coorte A per i pazienti sottoposti a 12 o 8 settimane di terapia fa presupporre che per i pazienti non cirrotici potrebbe essere sufficiente una durata massima di 8 settimane di terapia, mentre nella coorte dei pazienti che non hanno ottenuto una risposta al trattamento con inibitori delle proteasi potrebbe essere richiesto un periodo complessivo di 12 settimane, anche se cirrotici. L’ampio profilo di sicurezza, con il riscontro di pochi effetti collaterali, permette in aggiunta di evidenziare la possibilità di prediligere un regime interferon-free che permetterebbe di trattare una categoria di pazienti attualmente esclusa a causa di intolleranza farmacologica all’interferone o per malattia in fase di scompenso, ad esempio in fase pretrapiantologica. Ulteriori aspetti positivi di questo regime sono la breve durata, l’assenza di restrizioni dietetiche, le poche interazioni farmacologiche e lo stesso profilo di risposta per genotipo 1a e 1b. Nella fase iniziale dello studio è stata effettuata anche la determinale di eventuali polimorfismi RAV delle resistenze associate alle varianti, che potrebbe aprire la via alla determinazione di una terapia personalizzata per il singolo paziente. I maggiori limiti di questo studio sono rappresentati dallo scarso campione e dall’esperienza di un singolo centro, che andrebbe quindi resa a carattere multicentrico per aumentarne la potenza con su un campione in studio molto più ampio. VI CONGRESSO NAZIONALE 30 VI CONGRESSO NAZIONALE ROMA, 25-27 MAGGIO 2014 SHERATON CONFERENCE CENTER Promosso da ICAR Italian Conference on AIDS and Retroviruses e da: INMI, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ISS, Istituto Superiore di Sanità SIICA, Società Italiana di Immunologia, Immunologia Clinica e Allergologia SIMaST, Società Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Sessualmente Trasmissibili SIV, Società Italiana di Virologia SIVIM, Società Italiana di Virologia Medica ANLAIDS, Associazione Nazionale per la lotta all’AIDS ARCIGAY, Associazione LGBT Italiana LILA, Lega Italiana per la lotta contro l’AIDS NADIR, Fondazione Nadir Onlus NPS Italia Onlus, Network Persone Sieropositive La 6° Conferenza ICAR 2014 propone un inedito e tridimensionale approccio tra scienza di base, ricerca diagnostico-clinica, competenze delle associazioni di pazienti e/o delle comunità colpite dall’HIV Un obiettivo ambizioso da parte della comunità scientifica infettivologica italiana, delle Associazioni dei pazienti e delle Istituzioni, in un momento in cui gli standard di assistenza e cura raggiunti in Italia devono confrontarsi con esigenze di sostenibilità, mettendo così costantemente in discussione i percorsi intrapresi nei diversi ambiti. La centralità di un approccio gestionale d’insieme, ma altrettanto attento alle peculiarità individuali, è il fulcro del programma scientifico di Roma declinato nelle diverse componenti tematiche: dalla migliore gestione di complicanze e comorbosità a lungo termine, ai risultati emergenti nella cura funzionale di HIV, alle prospettive aperte in campo epidemiologico e di diagnosi. Tra le tematiche più nuove ed affrontate con un taglio fortemente pragmatico, la centralità del rapporto comunicazionale tra paziente e medico, l’esplorazione delle possibilità ad ampio raggio in campo preventivo, la valutazione complessiva del paziente al fine di favorire un mo- Comitato di Presidenza Massimo Andreoni, nitoraggio d’insieme, l’attenzione a particolari problematiche di popolazione e di condizione clinica, l’imprescindibile correlazione tra il dato di successo virologico e le conseguenti sfide cliniche in funzione della promozione della qualità della vita dei pazienti. In linea con la tradizione e la filosofia ICAR, anche l’edizione 2014 dedica ampio spazio al contributo dei giovani ricercatori italiani: nelle comunicazioni orali (9 sessioni), nei poster (5 sessioni di poster discussion e poster display) e attraverso il premio ICAR-CROI 2014. Stessa grande attenzione alle persone con HIV ed alle Associazioni, con diversi momenti dedicati nell’ambito del programma scientifico e con l’introduzione di un nuovo topic “scienze sociali e aspetti di comunità” tra gli argomenti portanti del Congresso. Infine ICAR-LAB, una nuova sessione pensata proprio per confrontarsi e indirizzarsi verso percorsi comuni nei vari ambiti ed Expert Meeting tematici nella giornata del 26 maggio. Segreteria Scientifica Adriana Ammassari, Enrico Girardi, INMI Lazzaro Spallanzani IRCCS, Rome Simone Marcotullio, University Tor Vergata, Rome INMI Lazzaro Spallanzani IRCCS, Rome Francesca Ceccherini-Silberstein, NADIR ONLUS Foundation, Rome INMI Lazzaro Spallanzani IRCCS, Rome University Tor Vergata, Rome Gabriella d’Ettorre, INMI Lazzaro Spallanzani IRCCS, Rome University Tor Vergata, Rome Sapienza University, Hospital Umberto I, Rome University Tor Vergata, Rome Andrea Antinori, Carlo Federico Perno, ICAR Italian Conference on AIDS and Retroviruses [VI CONGRESSO NAZIONALE. Roma, 24-27 maggio 2014] Emanuele Nicastri, Loredana Sarmati, Roma, 25-27 maggio 2014 31 Programme at a glance Domenica 25 maggio 2014 10:00-12:00 Apertura Segreteria e registrazione 12:00-13:00 LUNCH 13:00-15:00 4 Corsi di aggiornamento precongressuali 1. Virologia e diagnostica di laboratorio avanzata 2. Gestione infermieristica del paziente in terapia antiretrovirale 3. Disturbi neurocognitivi nella pratica clinica: metodi e strumenti diagnostici e algoritmi clinico-terapeutici 4. Peculiarità cliniche e di management dell'infezione da HIV nella popolazione 15:30-16:30 ICAR-LAB 1. Bisogni delle persone con HIV e personalizzazione dell’intervento: focus on Less Drug Regimens (LDRs) 2. Progetto EFFICON 17:00-20:30 Sessione Inaugurale 17.00-17.30 Saluto delle Autorità 17.30-18.30 Round table “I have a dream: prospects and challenges in the future of HIV” 18.30-20.00 Starting cART with CD4+ count >500 cell/mm3: what evidence for benefit? • We don't have evidence Caroline Sabin, London UK • We don't need evidence Steven Deeks, San Francisco USA 20.00-20.30 ICAR-CROI Awards 2014 for young Italian HIV investigators 20:30-22:30 Welcome Reception Lunedì 26 maggio 2014 08:30-09:30 09:45-11:45 11:45-12:45 12:45-13:15 13:15-14:15 14:30-15:45 15:45-17:45 18:00-19:15 2 Keynote Lectures Evolving objectives and methodology of randomized clinical trials in HIV setting - Giovanni Di Perri, Turin I Screening and management of HPV-related anal cancer in HIV population - Joel Palefsky, San Francisco USA Oral communications Oral communications Oral communications Antiretroviral therapy I Immunopathogenesis Epidemiology and Community based studies Hot Symposium Innovative pathogenesis based approaches Poster Discussion Poster Discussion in patients with suppressed viremia Antiretroviral therapy-clinical Comorbidities and coinfections LUNCH Expert Meetings Hot Symposium Symposium Symposium HIV-associated non-AIDS conditions Virus and host in functional cure strategies The silent epidemic Oral communications Oral communications Oral communications Comorbidities and coinfections Basic virology and tropism HIV infection and women Symposium Symposium Symposium TasP and PEP: Prevention Clinical management of Difficult clinical cases: the joint expertise from theory to practice HIV-infected elderly patients of the virologist and the HIV specialist Martedì 27 maggio 2014 08:30-09:30 09:45-11:15 11:15-13:15 13:15-14:15 14:15-15:15 15:15-16:15 16:15-16:45 2 Keynote Lectures Innovative tools and methods of HIV prevention - Enrico Girardi, Rome I Redefining strategies for treatment of HIV/HCV coinfected patient - Massimo Puoti, Milan I Hot Symposium ARV therapy between best practices and sustainability: comparing experiences in EU area Oral communications Antiretroviral therapy II LUNCH Poster Discussion Antiretroviral therapy: observational studies Oral communications Clinical virology and resistance Oral communications HIV-associated non-AIDS conditions Poster Discussion Poster Discussion Epidemiology and Community based studies Clinical Virology Wrap-up session: highlights of the main topics from ICAR 2014 - Chairmen: M. Andreoni, A. Antinori, C.F. Perno ICAR 2014 Awards and Closing remarks Informazioni utili Sede Congressuale: Sheraton Conference Center Via del Pattinaggio, 100 - 00100 Roma www.sheratonrome.com Date del Congresso e dei Corsi I lavori congressuali avranno inizio domenica 25 maggio 2014 e si concluderanno martedì 27 maggio alle ore 16,45 • Corsi di aggiornamento - 25/5 dalle ore 13,00 alle ore 15,00 • ICAR LAB - 25/5 dalle ore 15,30 alle ore 16,30 • Sessione Inaugurale - 25/5 dalle ore 17,00 alle ore 20,30 Accreditamento ECM: tutte le informazioni sul sito ICAR Segreteria Organizzativa Effetti Srl - Via Gallarate 106, 20151 MI (I) tel.: +39 02 3343281 fax: +39 02 33496370 email: [email protected] Sito web: www.ICAR2014.it [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] Servizi per i Partecipanti Poster for you: gli autori dei poster selezionati potranno richiedere alla Segreteria Organizzativa la stampa proprio poster, da ritirare direttamente in sede congressuale, nel formato richiesto (70x100 cm). Cyber Point ICAR: all’interno dell’area espositiva, con postazioni internet-free a disposizione di tutti i congressisti. CD-Rom ICAR: contiene le presentazioni ufficiali e tutti i lavori selezionati come co- municazioni orali o poster. Il CD-Rom sarà distribuito in sede congressuale a tutti i partecipanti, dietro compilazione di coupon. Web-Repository: una sezione dedicata, all’interno del sito internet ufficiale ICAR 2014, dove poter consultare tutta la documentazione scientifica del Congresso (comunicazioni, poster, presentazioni), ricercare con parole-chiave (topic, autore) ed effettuare il download. Per approfondimenti: www.ICAR2014.it Coorte ICONA 32 Italian Cohort highlights VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale ICONA: i contributi al CROI 2014 I. C N O. A. Naive Antiretrovirals Incidence of CD4/CD8 ratio normalization and its role in the onset of non AIDS-related events TG/HDL ratio and risk of diabetes mellitus during cART Solo una minoranza (circa il 14%) di pazienti con HIV che iniziano la cART ottiene la normalizzazione del rapporto CD4/CD8, variabile associata, insieme a viremia non rilevabile, all’attivazione delle cellule T e ai marker di comorbidità non AIDS-correlata ed età-dipendente: Cristina Mussini ha presentato i dati raccolti nel database ICONA relativi a 3,236 soggetti con HIV virosoppressi durante cART e con rapporto CD4/CD8 < 0.8, seguiti dal 1997. Tre quarti erano maschi, di età media 39 anni, il 40% infettati per via eterosessuale, il 30% MSM e il 20% IDU. Nel corso di 7,305 anni-persona di osservazione, 485 soggetti (14%) hanno normalizzato il rapporto CD4/CD4 (uguale o superiore a 1), con un’incidenza di 6.3 per 100 anni/persona. Le possibilità di ottenere un normale rapporto CD4/CD8 sono pari al 4,4% ad 1 anno, all’11,5% a 2 anni e al 29,4% a 5 anni. Il tempo medio alla normalizzazione è di 10,5 anni. In 3,546 soggetti con HIV della coorte ICONA, di età media di 38 anni, con body mass index (BMI) medio pari a 23 e 22% con HCVab, il rapporto TG/HDL predice il rischio di sviluppo di diabete mellito: secondo i dati presentati al CROI 2014 da Nicola Squillace, del gruppo di Andrea Gori, questo rischio è indipendente dagli altri fattori di rischio tradizionali. Ottanta soggetti hanno sviluppato diabete mellito nel corso di 13,911 anni-persona di osservazione (incidenza 5,7 per 1,000 anni-persona). Nei pazienti con trigliceridi < 180 mg/dl l’incidenza di diabete era 4,3/1,000 anni-persona, mentre in quelli con trigliceridi > 300 mg/dl era pari a 15,3/1,000 anni-persona: il rapporto TG/HDL predice meglio l’esordio del diabete, probebilmente perché rappresenta il grado di insulinoresistenza alla base del disturbo metabolico. I fattori associati alla mancata normalizzazione sono l’età (per ogni 10 anni in più la probabilità di avere un rapporto CD4/CD8 normale si riduce del 13%), la trasmissione MSM (riduzione del 25% vs eterosessuale) e il nadir di CD4 (riduzione del 28% per livelli > e < 200 cellule/mmc). Nel corso di 14,926 anni-persona di follow up, 93 soggetti (3%) sono deceduti e 278 (9%) hanno sviluppato un evento grave non AIDS, con un’incidenza di 4,8 per 100 anni-persona per rapporti CD4/CD8 < 0.30, di 2,4 se compresi tra 0,30 e 0,45 e di 2,0 se > 0,45. Per ogni 100 CD4 in più al nadir il rischio di diagnosi di evento non AIDS o di morte si riduceva del 6%: includendo nell’analisi sia il numero corrente di CD4 che il rapporto CD4/CD8, un rapporto < 0,30 vs > 0,45 aumentava del 65% il rischio di eventi non AIDS o di decesso, mentre in chi aveva un rapporto compreso tra 0,30 e 0,45 il rischio di progressione non aumentava. CROI - ICAR 2014: premiati i giovani ricercatori italiani Anche quest’anno i giovani ricercatori italiani si sono contraddistinti per l’originalità dei contributi alla ricerca di base e clinica nel campo dell’infezione da HIV. Dopo la Sessione speciale di Boston del 5 marzo “CROI Affiliated Event for Young Investigators”, che li ha visti protagonisti della premiazione da parte dei professori B. Hahn e G. Silvestri, i premiati saliranno sul palco della Sessione Inaugurale dell’Italian Conference on AIDS and Retroviruses (ICAR) di Roma: il 25 maggio 2014 presso lo Sheraton [ICONA, CROI, ICAR 2014] ICAR Italian Conference on AIDS and Retroviruses Conference Center, Salone delle Signorie, (17:00-20:30) riceveranno il CROI-ICAR Awards dai Chairmen della Conferenza, M. Andreoni, A. Antinori, C.F. Perno, insieme a G. Silvestri. Tra i topic vincenti, spiccano gli studi nel campo dei meccanismi patogenetici che sostengono l’infezione (viremia residua, reservoir, infiammazione, immunoattivazione, fattori di restrizione) e mirati ad identificare le variabili correlate alla progressione di HIV, oltre ad alcuni lavori sulle coinfezioni con HBV e HPV. 33 Interazioni Con questo numero si conclude la rubrica dedicata alle interazioni principali tra antiretrovirali e farmaci di impiego comune nella pratica clinica per il trattamento delle comorbidità infettive e non infettive oggi sempre più frequenti nei Effetti PK Meccanismo pazienti con HIV. FARMACOLOGICHE Gestione clinica 5 PI/r/citalopram PI/r/escitalopram ? # CITALO = ESCITALO CYP2C19 CYP2D6/CYP3A4 6 DRV/r/paroxetina fAPV/r/paroxetina $ PAROXE ? 7 PI/r/fluoxetina ? # RTV AUC CYP2D6 CYP2C9 Usare se necessario (riportati effetti collaterali in corso di coutilizzo) 8 DRV/r/sertralina EFV/sertralina $ SERTRA CYP2B6 Titolare la dose di sertralina Iniziare con la dose più bassa di citalopram. Iniziare con la dose normale di escitalopram Titolare la dose di paroxetina editoriale Interazioni farmacologiche tra ARV e farmaci gastroenterologici, ormoni, immunomodulatori e chemioterapici antineoplastici Meccanismo Gestione clinica 95 PI/r/olanzapina CYP1A2 la dose olanzapina PI/r/citalopram CYP2C19 IniziareTitolare con la dose più dibassa di citalopram. UGT1A4 PI/r/escitalopram = ESCITALO CYP2D6/CYP3A4 Iniziare con la dose normale di escitalopram A cura di Andrea Calcagno Clinica Universitaria Malattie Infettive, Ospedale Amedeo di Savoia, Torino 10 ATV/r/quetiapina ?$#PAROXE QUETIA CYP3A4 Effetti collaterali in corso di coutilizzo: 6 DRV/r/paroxetina ? Titolare la dose di paroxetina iniziare con la dose più bassa di quetiapina fAPV/r/paroxetina CYP2B6 PI/r/olanzapina 10 ATV/r/quetiapina NRTI NRTI NNRTI EFV NVP ETV RPV PPI ? # QUETIA RANITIDINA PI/r fAPV/r LPV/r ATV/r DRV/r Si? Si No2 Si Si? Si? Si? Si No1 Si? Si No2 Si INSTI RAL bEVG MVC Si?3 Si4 Si? Si?3 Si4 Si? CCR5I Si? Si? Si? Si No1 $ OLANZA CYP1A2 ANTIACIDI UGT1A4 CYP3A4 Titolare la dose di olanzapina DOMPERIONDANSEDONE TRON Effetti collaterali in corso di coutilizzo: Si? Si? iniziare con la dose più bassa di quetiapina Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si?5 Si?5 Si? Si?5 Si? Si?5 Si? METOCLOPRAMINA LOPERAMIDE Si? Si Si Si? No?1 Si? Si No?2 Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si?6 Si?6 Si?6 Si?6 NRTI NNRTI No?3 No?4 Si? Si? Si? ? Si? Si?6 Si? INI Si? Si?5 Si? Si? Si? Si? VIRUS 9 EPATITICI Titolare la dose di sertralina Tabella EFV/sertralina 1. Farmaci ad azione sul sistema gastroenterico top five $ SERTRA DRV/r/sertralina cologiche con gli antiretrovirali. In particolare consideriamo Usare se necessario la classe dei farmaci checollaterali agiscono sistema gastroente(riportati effetti in corsosul di coutilizzo) NRT EFV NVP ETV RPV fAP LPV ATV DRV RAL bEV MV PI/r CCR5I Interazioni farmacologiche 8 top five Concludiamo questa rubrica con? #laRTVdisamina di alcune 7 PI/r/fluoxetina AUC CYP2D6 classi eterogenee di farmaci che hanno interazioni CYP2C9 farma- HIV Effetti PK $? #OLANZA CITALO 2 ATV/r Farmaci che abbassano il pH gastrico Effetti PK Meccanismo Gestione clinica $ RPV Assorbimento NO PPI AntiH2 (qd) 12 ore prima o 4 ore dopo Antiacidi 2 ore prima o 4 ore dopo RPV $ ATV Assorbimento 1 NO PPIxxxxxxxxxxxxxxxxxx (se necessario omeprazolo 20 mg 12 ore xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx prima) Xxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxx AntiH2 (qd) 12 ore prima o 4 ore dopo Antiacidi 1 ora prima o 2 dopo. In condizioni particolari #ATV a 400 mg 3 RAL $ RAL Assorbimento OK PPI e antiH2 NO antiacidi contenenti cationi divalenti (idrossido di alluminio, etc.) 4 bEVG $ EVG Assorbimento OK PPI e antiH2 Antiacidi 2 ore prima o 4 dopo bEVG 5 bPI e bEVG/ domperidone # DOM CYP3A4 Rischio teorico di concentrazioni maggiori di domperidone: cautela per effetti indesiderati (e prolungamento del QT) 6 bPI e bEVG/ loperamide # LOP CYP3A4 CYP2C8 Concentrazioni aumentate in volontari sani: cautela per effetti indesiderati Per il dettaglio delle interazioni, vedi Tabella 2 Xxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxx x Note: ABCB1: ATP-binding cassette, membro 1 della sottofamiglia B (MDR/TAP); ABCC2 e 4 ATP-binding xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx cassette dei membrixxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx 2 e 4 della sottofamiglia C; APOA5: apolipoproteina A5: ATV: atazanavir; CETP: proteina di trasferimento degli esteri del colesterolo; CYP2A6, 2B6 e 3A4: [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] citocromo p450 2A6, 2B6 e 3A4; DOCK7: fattore 7 dedicato alla cinesi cellulare; EFV efavirenz; GCKR: regolatore della glucochinasi; HCP5: complesso P5 dell’HLA; LPL: lipoprotein-lipasi; LPV: lopinavir; NR1/2: membro 2 del gruppo 1, della sottofamiglia 1 dei recettori nucleari; SLCO1B1: membro 1b1 della famiglia dei trasportatori anionici organici dei trasportatori dei soluti; TDF: tenofovir; 2 congress report RPV 3 4 highlights 1 Nuove terapie per l’epatite cronica C I numeri Tabella 2. Dettaglio delle interazioni tra ARV e farmaci gastroenterologici, effetti su profilo farmacocinetico, meccanismo e gestione clinica dell’integrazione 5 6 I numeri top five HIV editoriale 34 5 PI/r/citalopram PI/r/escitalopram ? # CITALO = ESCITALO CYP2C19 CYP2D6/CYP3A4 6 DRV/r/paroxetina fAPV/r/paroxetina $ PAROXE ? 7 PI/r/fluoxetina ? # RTV AUC CYP2D6 CYP2C9 Usare se necessario (riportati effetti collaterali in corso di coutilizzo) 8 DRV/r/sertralina EFV/sertralina $ SERTRA CYP2B6 Titolare la dose di sertralina 9 PI/r/olanzapina $ OLANZA CYP1A2 UGT1A4 Titolare la dose di olanzapina 10 ATV/r/quetiapina ? # QUETIA CYP3A4 Effetti collaterali in corso di coutilizzo: iniziare con la dose più bassa di quetiapina VIRUS EPATITICI top five Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C congress report Interazioni farmacologiche Titolare la dose di paroxetina Tabella 3. Contraccettivi e terapia ormonale sostitutiva NRTI NNRTI PI/r INSTI highlights Iniziare con la dose più bassa di citalopram. Iniziare con la dose normale di escitalopram CCR5I NRTI EFV NVP ETV RPV fAPV/r LPV/r ATV/r DRV/r RAL bEVG MVC ESTRADIOLO ETINIL-ESTRADIOLO PROGESTINICI MEDROSSIPROGESTERONE I.M. ULIPRISTAL Si? No? No? Si Si Si? Si?8 Si?7 Si? Si Si? Si Si? No?9 No?9 No? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si Si10 Si10 Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? ?11 ?11 ?11 ?11 ?11 ?11 ?11 ?11 Si? ?11 Si? rico, gli ormoni (con una sezione dedicata agli anticoncezionali), ai farmaci immunomodulanti e i chemioterapici antineoplastici. Anche in questo caso i dati sono abbondanti per alcune classi come gli inibitori di pompa protonica (PPI, Proton Pump Inhibitors), gli antagonisti dei recettori H2 (sebbene i dati siano su molecole di limitato utilizzo in Italia, come famotidina e cimetidina) e antiacidi (includendo anche l’idrossido di alluminio). I dati sui chemioterapici antineoplastici sono purtroppo limitati dalla difficoltà di studiare in fase II le possibili interazioni anche Xxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx a causa deglixxxxxxxxxxxxxxxxxx effetti collaterali: ciononostante sono stati osservati gravi e frequenti eventi indesiderati in pazienti trattati con antiretrovirali e antineoplastici. Le interazioni, infine, con i farmaci immunomodulanti (includendo gli immunosoppressori) sono caratterizzate da un elevato grado di complessità, dalla frequente presenza di molecole con attività differenti e da compromissione d’organo (come nei trapianti). Tabella 4. Dettaglio delle interazioni tra ARV e farmaci anticoncezionali; effetto su profilo farmacocinetico, meccanismo e gestione clinica dell’interazione Effetti PK Meccanismo Gestione clinica Contraccettivi orali con almeno 30 mcg di etinilestradiolo e norgestimato come progestinico; altri progestinici (desogestrel, etonogestrel, drosipirenone) non studiati. Farmaci che hanno dimostrato di non alterare le concentrazioni degli anticoncezionali sono NRTI, rilpivirina, etravirina, maraviroc e raltegravir. Studi su cerotti, anelli vaginali, impianti sottocutanei e iniezioni intramuscolari hanno dati Per il dettaglio delle interazioni, vedi Tabella 2 limitati e se ne consiglia l’utilizzo con cautela ATV/etinilestradiolo # etinilestradiolo UGT Con ATV etinilestradiolo < 30 mcg 7 bPI/etinilestradiolo etinilestradiolo CYP3A4 bPI e bEVGcassette etinilestradiolo ≥ 302mcg Note: ABCB1: ATP-binding cassette, membro 1 $della sottofamiglia B (MDR/TAP); ABCC2 e 4Con ATP-binding dei membri e 4 della bEVG/etinilestradiolo sottofamiglia C; APOA5: apolipoproteina A5: ATV: atazanavir; CETP: proteina di trasferimento degli esteri del colesterolo; CYP2A6, 2B6 e 3A4: citocromo p450con 2A6, 2B6 e 3A4; DOCK7: fattore 7 dedicato alla cinesi cellulare; EFV Verosimile efavirenz; GCKR: regolatore della glucochinasi; 8 LPV/r cerotto $ etinilestradiolo CYP3A4 efficacia mantenuta (per aumento dell’esposizione HCP5: complesso P5 dell’HLA; LPL: lipoprotein-lipasi; LPV: lopinavir; NR1/2: membro 2 del gruppo 1, dellacautela/metodi sottofamiglia 1di dei recettori nucleari; (etinilestradiolo e norelgestromina) # norelgestromina del progestinico): barriera SLCO1B1: membro 1b1 della famiglia dei trasportatori anionici organici dei trasportatori dei soluti; TDF: tenofovir; 9 EFV/norgestimato $ norelgestromina CYP3A4 Impossibile predireUDP. efficacia: TR1B1: gene omologo 1 della Drosophila; UGT1A1: polipeptide A1 della famiglia 1 della gluocoronosiltransferasi NVP/norgestimato $ levonorgestrel metodisui di livelli barriera b Descritto in precedenza da Arab-Alameddine M, et al. (Clin Pharmacol Ther 2009; 85:485-94) nello studio plasmatici di efavirenz. c Descritto in precedenza da Rotger M, et al. (Circ Cardiovasc Genet 2009; 2:621-8). I numeri indicano gli scorediottenuti rispettivamente addizionando 10 EFV o NVP/ = = PK ed efficacia MPA non alterate e sottraendo il numero delle varianti alleliche del rischio e le varianti alleliche protettive. medrossiprogesterone im dalla cosomministrazione di NNRTI d Descritto in precedenza da Lubomirov R, et al. (Pharmacogenet Genomics 2010; 20:217-30) nello studio sui livelli plasmatici di lopinavir; 11 NNRTI/ulipristal CYP3A4 Non ci sono dati di PK disponibili: i pazienti con punteggio -2 mostrano livelli plasmatici inferiori, quelli con punteggio + 2 livelli plasmatici superiori al rispetto al punteggio 0. bPI/ulipristal bEVG/ulipristal potenzialmente $ ulipristal [Interazioni farmacologiche. A cura di Andrea Calcagno] CYP1A2 CYP2D6 cautela perché potrebbe essere ridotta la contraccezione d’emergenza NR NN PI/ IN CC PI/r/citalopram PI/r/escitalopram ? # CITALO = ESCITALO CYP2C19 CYP2D6/CYP3A4 6 DRV/r/paroxetina fAPV/r/paroxetina $ PAROXE ? 7 PI/r/fluoxetina ? # RTV AUC CYP2D6 CYP2C9 Usare se necessario (riportati effetti collaterali in corso di coutilizzo) 8 DRV/r/sertralina EFV/sertralina $ SERTRA CYP2B6 Titolare la dose di sertralina 9 PI/r/olanzapina $ OLANZA CYP1A2 UGT1A4 Titolare la dose di olanzapina 10 ATV/r/quetiapina ? # QUETIA CYP3A4 Effetti collaterali in corso di coutilizzo: iniziare con la dose più bassa di quetiapina 35 AZATIOPRINA CICLOSPORINA MICOFENOLATO TACROLIMUS SIROLIMUS NRTI NRTI Si? EFV NVP ETV RPV ?12 ?12 ?12 ?12 Si? Si? Si? Si? Si? Si DOSE13 DOSE? DOSE? DOSE? Si TDM15 TDM15 SI? SI? Si DOSE16 DOSE? DOSE? DOSE? Si TDM18 TDM18 TDM18 TDM18 NRTI NNRTI PI/r fAPV/r LPV/r ATV/r DRV/r RAL bEVG MVC ?12 ?12 ?12 ?12 Si? ?12 Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? DOSE14 DOSE14 DOSE14 DOSE14 Si DOSE14 SI? TDM15 TDM15 TDM15 TDM15 Si SI? SI? DOSE17 DOSE17 DOSE17 DOSE17 Si DOSE17 SI? TDM18 TDM18 TDM18 TDM18 Si18 TDM18 TDM18 PI/r INSTI CCR5I NNRTI HIV IDROSSIUREA top five Tabella 5. Immunomodulanti e immunosoppressori editoriale Titolare la dose di paroxetina INI CCR5I VIRUS Interazioni farmacologiche Iniziare con la dose più bassa di citalopram. Iniziare con la dose normale di escitalopram NRT EFV NV ETV RPV fAP LPV ATV DRV RAL bEV MV EPATITICI 5 # o $ idrossiurea CYP3A4? Non sono disponibili dati di PK (concentrazioni potenzialmente aumentate con bPI e bEVG e ridotte con NNRTI): attenzione a effetti collaterali (epatotossicità!) 13 EFV/ciclosporina $ ciclosporina = EFV CYP3A4 Monitoraggio delle concentrazioni plasmatiche di ciclosporina più frequente e aumento di dose # ciclosporina # LPV Per il dettaglio delle interazioni, vedi Tabella # RTV 2 CYP3A4 Monitoraggio delle concentrazioni plasmatiche di ciclosporina più frequente e riduzione di dose Con LPV/r dose di ciclosporina ridotta del 5-75% (e LPV e RTV AUC #) UGT1A9 Non sono disponibili dati PK (concentrazioni potenzialmente alterate di micofenolato) 14 bPI e bEVG/ ciclosporina 15 bPI/micofenolato # o $ micofenolato Gestione clinica Note: ABCB1: ATP-binding cassette, membro 1 della sottofamiglia ABCC2 edelle 4 ATP-binding cassette dei membri 2 e 4 della NNRTI/micofenolato UGT2B7B (MDR/TAP); Monitoraggio concentrazioni plasmatiche di micofenolato più frequente sottofamiglia C; APOA5: apolipoproteina A5: ATV: atazanavir; CETP: proteina di trasferimento degli del colesterolo; UGT1A8 Con NVPesteri lieve riduzione di NVP AUCCYP2A6, (13%) 2B6 e 3A4: citocromo p450 2A6, 2B6 e 3A4; DOCK7: fattore 7 dedicato alla cinesi cellulare; EFV efavirenz; GCKR: regolatore della glucochinasi; 16 complesso EFV/tacrolimus lieve CYP3A4 NR1/2: membroMonitoraggio concentrazioni plasmatiche di tacrolimus HCP5: P5 dell’HLA; LPL: lipoprotein-lipasi; LPV: lopinavir; 2 del gruppodelle 1, della sottofamiglia 1 dei recettori nucleari; tacrolimus più TDF: frequente e aumento di dose SLCO1B1: membro 1b1 della famiglia $dei trasportatori anionici organici dei trasportatori dei soluti; tenofovir; TR1B1: UGT1A1: polipeptide A1 della famiglia 1 Monitoraggio della gluocoronosiltransferasi 17 gene bPI eomologo bEVG/ 1 della Drosophila; # tacrolimus CYP3A4 delle concentrazioniUDP. plasmatiche di tacrolimus b Descritto in precedenza da Arab-Alameddine M, et al. (Clin Pharmacol Ther 2009; 85:485-94) nello studio sui livelli plasmatici di efavirenz. NNRTI/micofenolato e riduzione di dose. Con bPI dose di tacrolimus c Descritto in precedenza da Rotger M, et al. (Circ Cardiovasc Genet 2009; 2:621-8). I numeri indicano gli score ottenuti rispettivamente addizionando ridotta fino al 97% (ma imprevedibile a priori: TDM!) e sottraendo il numero delle varianti alleliche del rischio e le varianti alleliche protettive. 18 ARV/sirolimus # o $ sirolimus CYP3A4 Non sono disponibili dati PK (concentrazioni potenzialmente alterate di sirolimus) d Descritto in precedenza da Lubomirov R, et al. (Pharmacogenet Genomics 2010; 20:217-30) nello studio sui livelli plasmatici di lopinavir; Monitoraggio delle concentrazioni plasmatiche di sirolimus più frequente i pazienti con punteggio -2 mostrano livelli plasmatici inferiori, quelli con punteggio + 2 livelli plasmatici superiori al rispetto al punteggio 0. Un case report di sicurezza nell’utilizzo con lamivudina/abacavir e raltegravir in un trapianto di rene [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] Interazioni farmacologiche Meccanismo ARV/idrossiurea Nuove terapie per l’epatite cronica C Effetti PK 12 congress report Tabella 6. Dettaglio delle interazioni tra ARV e farmaci immunomodulatori; effetto su profilo farmacocinetico, meccanismo e gestione clinica dell’interazione highlights “Le interazioni con i farmaci immunomodulanti, compresi gli immunosoppressori, sono caratterizzate da un elevato grado di complessità, dalla frequente presenza di Xxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx molecole con attività differenti e da compromissione d’organo, come nei trapianti” top five I numeri Contraccettivi orali con almeno 30 ug di etinilestradiolo e norgestimate come progestinico; altri progestinici (desogestrel, etonogestrel, drosipirenone) non studiati. Farmaci che hanno dimostrato di non alterare le concentrazioni degli anticoncezionali sono NRTIs, rilpivirina, etravirina, maraviroc e raltegravir. Studi su cerotti, anelli vaginali, impianti sottocutanei e iniezioni intramuscolari hanno dati limitati e se ne consiglia l’utilizzo con cautela 5 PI/r/citalopram PI/r/escitalopram ? # CITALO = ESCITALO CYP2C19 CYP2D6/CYP3A4 6 DRV/r/paroxetina fAPV/r/paroxetina $ PAROXE ? 7 PI/r/fluoxetina ? # RTV AUC CYP2D6 CYP2C9 Usare se necessario (riportati effetti collaterali in corso di coutilizzo) 8 DRV/r/sertralina EFV/sertralina $ SERTRA CYP2B6 Titolare la dose di sertralina 9 PI/r/olanzapina $ OLANZA CYP1A2 UGT1A4 Titolare la dose di olanzapina 10 ATV/r/quetiapina ? # QUETIA CYP3A4 Effetti collaterali in corso di coutilizzo: iniziare con la dose più bassa di quetiapina top five HIV editoriale 36 VIRUS EPATITICI top five Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C congress report Interazioni farmacologiche Titolare la dose di paroxetina Tabella 7. Chemioterapici antineoplastici NRTI NNRTI PI/r INSTI highlights Iniziare con la dose più bassa di citalopram. Iniziare con la dose normale di escitalopram CCR5I BLEOMICINA PLATINO CICLOFOSFAMIDE DOXORUBICINA ETOPOSIDE METOTREXATO VINCRISTINA VINBLASTINA Si? Si?22 Si? Si? Si? SI?22 Si? NR EFV NVP ETV RPV fAPV/r LPV/r ATV/r DRV/r Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? ? ?20 ?20 ?20 ?20 ?20 ?20 ?20 Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? SI? SI?21 SI?21 SI?21 SI?21 SI?21 SI?21 SI?21 Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? ? ? ? ? No23 No23 No23 No23 NN RAL bEVG MVC Si? Si? Si? Si? SI?19 Si? Si? ?20 Si? Si? Si? Si? Si? SI?21 Si? Si? Si? Si? Si? Si? Si? IN NRTI 20 21 “I dati sui chemioterapici sono limitati della possibilità di studiare in fase II le interazioni a causa degli effetti collaterali” Tabella 8. Dettaglio delle interazioni tra ARV e farmaci chemioterapici antineoplastici; effetto su profilo Xxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx farmacocinetico, meccanismo e gestione clinica dell’interazione Effetti PK Meccanismo Gestione clinica Le Linee Guida italiane consigliano per la gestione terapeutica in corso di chemioterapia: monitorare intensivamente la tossicità (e specificamente renale se TDF nel regime). Evitare AZT, ddI e d4T. Evitare bPI. Evitare MVC (in assenza di studi di PK). Utilizzare regimi a base di RAL o DGV. Non utilizzare la bilirubina per ridurre la dose degli antiblastici a metabolizzazione epatica (con ATV) 19 Cobicistat/derivati platino # platino? MATE-1 Interazione potenziale: inibendo COBI MATE-1: # platino Attenzione a effetti collaterali 20 NNRTI/ciclofosfamide bPI/ciclofosfamide $ ciclofosfamide # ciclofosfamide CYP2B6 CYP3A4 Non disponibili dati PK Attenzione a effetti collaterali 21 NNRTI/etoposide bPI/etoposide $ etoposide # etoposide CYP3A4 UGT1A1 Non disponibili dati PK Attenzione a effetti collaterali 22 TDF/cisplatino # cisplatino? OAT1 MRP4 23 bPI e bEVG/vincristina # vincristina CYP3A4 Per il dettaglio delle interazioni, vedi Tabella 2 TDF/metotrexato # metotrexato? Non disponibili dati PK Attenzione a effetti collaterali e alla funzionalità renale Evitarne l’utilizzo o valutare la riduzione Note: ABCB1: ATP-binding cassette, membro 1 della sottofamiglia B (MDR/TAP); ABCC2 e 4 ATP-binding cassette dei membri 2 e 4 della e vinblastina # vinblastina CYP3A5 di dose degli alcaloidi della vinca sottofamiglia C; APOA5: apolipoproteina A5: ATV: atazanavir; CETP: proteina di trasferimento degli esteri del colesterolo; CYP2A6, 2B6 e 3A4: PgP (tossicità ematologica e neurologica) citocromo p450 2A6, 2B6 e 3A4; DOCK7: fattore 7 dedicato alla cinesi cellulare; EFV efavirenz; GCKR: regolatore della glucochinasi; HCP5: complesso P5 dell’HLA; LPL: lipoprotein-lipasi; LPV: lopinavir; NR1/2: membro 2 del gruppo 1, della sottofamiglia 1 dei recettori nucleari; *Linee Guida Italiane sull’utilizzo dei farmaci antiretrovirali e sulla gestione diagnostico-clinica delle persone con infezione da HIV-1; Novembre 2013. SLCO1B1: membro delle 1b1 della famiglia trasportatori trasportatori dei soluti; TDF: tenofovir; Data la complessità interazioni e ladei numerosità delle anionici molecoleorganici implicatedei si rimanda a Mounier N, Kaltama C, Castagliola D, et al. Drug interactions TR1B1: omologo 1 della Drosophila; UGT1A1: polipeptide A1 della famiglia della practice. gluocoronosiltransferasi betweengene antineoplastic and antiretroviral therapies: implications and management for 1 clinical Critical Reviews UDP. in Oncology/Hematology 2009; b72:10-20 Descritto einaprecedenza da Arab-Alameddine M, et al. (Clin Pharmacol Ther 2009; 85:485-94) nello studio sui livelli plasmatici di efavirenz. www.hiv-druginteractions.org. c Descritto in precedenza da Rotger M, et al. (Circ Cardiovasc Genet 2009; 2:621-8). I numeri indicano gli score ottenuti rispettivamente addizionando e sottraendo il numero delle varianti alleliche del rischio e le varianti alleliche protettive. d Descritto in precedenza da Lubomirov R, et al. (Pharmacogenet Genomics 2010; 20:217-30) nello studio sui livelli plasmatici di lopinavir; i pazienti con punteggio -2 mostrano livelli plasmatici inferiori, quelli con punteggio + 2 livelli plasmatici superiori al rispetto al punteggio 0. “Nei pazienti con HIV trattati contemporaneamente con antiretrovirali e antineoplastici, è possibile osservare lo sviluppo di eventi indesiderati gravi e frequenti” [Interazioni farmacologiche. A cura di Andrea Calcagno] PI CC 37 Nuove terapie per l’EPATITE CRONICA C Focus sulle nuove combinazioni HIV A cura di Alessia Ciancio, Mario Rizzetto SCDU Gastroenterologia, AO Città della Salute e della Scienza di Torino editoriale Studi recenti consolidano il ruolo terapeutico di daclatasvir utilizzato insieme a sofosbuvir in un trattamento tutto orale, pangenotipico, tollerato ed efficace sia nei naive che nei non responder alla triplice terapia; sul fronte della terapia IFN-free emergono i risultati di una innovativa combinazione di antivirali (ABT-450, ABT-333, ABT-267) nei pazienti HCV1 naive e non responder. [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] 2 3 4 12 24 12 Pazienti 16 16 16 18 15 (94%) 0 0 1 1 “Promettenti risultati per daclatasvir + asunaprevir + BMS-791325” Lo studio dimostra lo spettacolare successo di un trattamento tutto orale, pangenotipico, ben tollerato, efficace sia nei pazienti prima non trattati che in quelli che non hanno risposto alla triplice terapia con telaprevir/boceprevir; ottima la risposta anche nel genotipo 3 finora il più resistente a SOF. Lo studio fornisce anche la prova al concetto che DCV e SOF sono efficaci indipendentemente da resistenze suscitate da telapravir/boceprevir. La combinazione DCV + SOF è dunque il battistrada alla tanto attesa terapia IFN-free; tuttavia non affronta pur essa il problema cruciale della terapia nei cirrotici, soprattutto in quelli con malattia avanzata e sintomatica. Il competitore più probabile nell’immediato futuro sarà la combinazione SOF con ledipasvir, i cui risultati preliminari sono simili; quest’ultima combinazione avrà verosimilmente un vantaggio commerciale. Il 17 gennaio 2014 sofosbuvir è stato approvato nell’Europa del Nord. Contemporaneamente il CHMP (European Medicines Agency) ha autorizzato l’uso compassionevole di DCV. Una seconda modalità di IFN-free therapy è quella basata sulla combinazione di più farmaci: in un elaborato studio (3) 517 pazienti, non cirrotici, naive o non-responder alla duplice terapia con Peg-IFN e ribavirina, sono stati suddivisi in top five 14 (88%) Interazioni farmacologiche Recidiva virologica Sax P et al, Lancet 2012 Nuove terapie per l’epatite cronica C SVR24 15 (94%) 16 (89%) congress report SVR12 EPATITICI 1 24 VIRUS Gruppo Durata terapia settimane top five Tabella 1. Risultati della terapia DCV+ASV+BMS-791325 highlights Daclatasvir (DCV) è un inibitore del complesso replicativo NS5A dell’HCV; possiede una potente attività antivirale e un ampio spettro genotipico. Un primo studio (1) ha considerato in pazienti HCV1 naive senza cirrosi, DCV insieme ad asunaprevir (inibitore della proteasi NS3) ed a BMS-791325 (inibitore non nucleosidico dell’NS5 B). Sono stati trattati 66 pazienti; tutti hanno ricevuto DCV (60 mg al giorno) e asunaprevir (200 mg due volte al giorno). 16 pazienti (gruppo 1) e altri 16 pazienti (gruppo 2) hanno anche ricevuto BMS-791325 alla dose di 75 mg due volte al giorno per 12 o per 24 settimane rispettivamente; 16 pazienti (gruppo 3) e 18 pazienti (gruppo 4) hanno anche ricevuto BMS-791325 alla dose di 150 mg per 12 o per 24 settimane rispettivamente. La risposta virologica sostenuta (SVR) è stata raggiunta in 61 pazienti (92%) (tabella 1). Hanno risposto allo stesso modo sia i trattati per 12 settimane che i trattati per 24 settimane. La risposta è risultata indipendente dal genotipo 1a o 1b e dal polimorfismo dell’IL 28B. La tolleranza è stata ottima; nessun paziente ha interrotto la terapia. Le reazioni più comuni sono state la cefalea, l’astenia ed i sintomi gastrointestinali. Malgrado i promettenti risultati, questa combinazione non è stata al momento perseguita dall’azienda che lo produce; l’attenzione si è rivolta invece alla combinazione di DCV con sofosbuvir (SOF) (2), farmaco ormai convalidato, nel proposito di combinare due potenti farmaci complementari nella loro attività antivirale. Sono stati arruolati 219 pazienti non cirrotici sia naive che non-responder a precedente triplice terapia con boceprevir e telaprevir, 131 di genotipo 1a, 34 di genotipo 1b, 26 di genotipo 2 e 18 di genotipo 3. Sono stati trattati 211 pazienti. La maggioranza ha ricevuto SOF alla dose di 400 mg al giorno e DCV alla dose di 60 mg per 24 settimane; parte dei pazienti ha ricevuto un “polso” iniziale di 7 giorni di SOF, parte ha ricevuto anche RBV; parte dei naive ha ricevuto la terapia solo per 12 settimane (tabelle 2 e 3). Nuove terapie per l’epatite cronica C 38 SVR24 = Risposta virale sostenuta alla 24a settimana post-terapia; s = settimane HIV editoriale Tabella 2. SVR24 naive genotipo 2 e 3 DCV+ SOF 24s DCV+ SOF+RBV 24s N° trattati 16 14 14 SVR 88% 100% 93% Naive Non responder a triplice con BOC/TVR SOF 7 gg DCV+ DCV+ DCV+ DCV+ SOF+DCV SOF SOF+RBV SOF+RBV SOF 23s 24s 24s 12s 24s N°trattati 15 14 SVR 100% 95% 93% 15 DCV+ SOF+RBV 12s 41 21 20 93% 100% 95% SVR24= Risposta virale sostenuta alla 24a settimana post-terapia; s = settim 33 14 sottogruppi di trattamento, e hanno ricevuto ABT-450 (ini+ ribavirina l’SVR 24 è variata dell’89% al 95% (figura 1). La bitore della NS3/4 A proteasi) alla dose giornaliera di 100 tolleranza è stata buona; solo 8 pazienti (1%) hanno sospeso oppure 150 oppure 200 mg insieme a ritonavir (R) 100 mg la terapia per effetti collaterali. Le più frequenti manifestazioni al giorno (ritonavir aumenta i livelli plasmatici e l’emivita di avverse sono state astenia, insonnia, nausea e cefalea; nel 2% Sax P et al, Lancet 2012 ABT-450 permettendone l’uso in monodose quotidiana); ABTdei pazienti vi è stato un aumento della bilirubina totale. Modificata da Zolopa A,aSaxribavirina PE, DeJesus E, et al, JAIDS 2013 450 è stato dato insieme ad ABT-267, inibitore di NS5A opLa triplice terapia data per 12 settimane insieme pure insieme a ABT-333, inibitore non-nucleosidico della appare ottimale per i pazienti HCV1 sia naive che non-reNS5B polimerasi oppure in triplice combinazione con ensponder; tuttavia rimane sempre l’incognita della cirrosi, non trambi. I protocolli terapeutici sono stati dati per 8, 12 o 24 essendo stati inclusi questi pazienti nello studio. settimane. Tutti i gruppi eccetto uno, hanno ricevuto anche ribavirina. Figura 1. Percentuali di risposta virologica sostenuta (SVR) alla 24a settimana I risultati di questo protocollo hanno diA: Pz non trattati precedentemente B: Pz senza risposta alla precedente terapia mostrato percentuali di SVR dal 83% al 96 95 93 89 91 100 89 89 100 88 83 100% nei vari sottogruppi. 80 80 Nei pazienti naive trattati in triplice con ABT-450/r + ABT-267 + ABT-333, 60 60 l’SVR24 stata del 88% nel sottogruppo 40 40 trattato per 8 settimane e del 95% nel 20 20 sottogruppo trattato per 12. Nei pazienti non-responder a Peg-IFN 0 0 Risposta virologica sostenuta (% di pazienti) top five VIRUS EPATITICI top five Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C congress report highlights SOF 7 gg SOF+DCV “Dimostrato il successo della combinazione daclatasvir + sofosbuvir nei pazienti naive e nei pazienti non responder a TVR/BOC” Null Responder 31 Tabella 3. SVR12 e SVR24 genotipo 1 1 “Conferme per 5 ABT-450/r + ABT-267 + ABT-333” 2 3 4 5 6 Gruppo (N=80) (N=41) (N=79) (N=79) (N=79) (N=80) ABT-450/r+ABT-333+ ABT-267+RBV ABT-450/r+ ABT-333+RBV 7 8 9 Gruppo (N=45) (N=45) (N=43) ABT-450/r+ ABT-267+RBV ABT-450/r+ ABT-333+ABT-267 Il quadro A riporta i risultati nei pazienti naive (gruppo 1-6), il quadro B nei pazienti non-responder (gruppi 7-9). La durata della terapia è stata di 8 sett. nel gruppo 1; di 12 sett. nei gruppi 2, 3, 4, 5, 7, 8; di 24 sett. nei gruppi 6 e 9. Le barre I indicano gli intervalli di confidenza al 95%. Riferimenti bibliografici: 1. Everson GT, Sims KD, Rodriguez-Torres M, et al. Efficacy of an Interferon- and ribavirin-free regimen of daclatasvir, asunaprevir, and BMS-791325 in treatment-naive patients with HCV genotype 1 infection. Gastroenterology. 2014 Feb; 146(2):420-9. 2. Sulkowski MS, Gardiner DF, Rodriguez-Torres M, et al. Daclatasvir plus sofosbuvir for previously treated or untreated chronic HCV inLI T12/ fection. N Engl J Med. 2014 Jan 16; 370(3):211-21. PR48 KV, Lawitz E, Poordad F, et al. Phase 2b trial of interferon-free therapy for hepatitis C virus genotype 1. N Engl J Med. 2014 3. Kowdley Jan 16; 370(3):222-32. [Nuove terapie per l’epatite cronica C. A cura di Alessia Ciancio, Mario Rizzetto] congress report 39 Con l’adesione del Presidente della Repubblica orkshop Milan, Italy Palazzo delle Stelline January 30-31, 2014 Inflammation and chronic hepatitis/HIV infections: who is the driver? Inflammation and chronic hepatitis/HIV infections: who is the driver? Scientific Coordinators A. d’Arminio Monforte (Milan, I), C.F. Perno (Rome, I), M. Puoti (Milan, I) [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] Figura 1. Fallimento a raggiungere la risposta correlata al recupero immunologico in corso di cART, malgrado la consistente soppressione virale 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 >100 CD4+ >150 CD4+ >200 CD4+ >350 CD4+ >500 CD4+ 0 1 2 3 4 5 Tempo dalla conta di CD4 pre-ART (anni) O’Connor J et al, AIDS 2014 “Viremia residua associata a ridotto recupero immunologico e ad aumento dei marker infiammatori” HIV top five VIRUS EPATITICI top five P. Hunt e A. Landay hanno approfondito la relazione di causalità tra infiammazione e replicazione di HIV: è uno stato pro-infiammatorio sistemico il “primum movens” della replicazione virale o, viceversa, la replicazione virale va considerata il motore principale dell’infiammazione? Landay ha mostrato in vitro che la stimolazione cellulare con citochine pro-infiammatorie determina un aumento della replicazione di HIV. Lederman ha evidenziato l’effetto in vitro di IL-1β e di IL-6 nell’inficiare il sistema di omeostasi T-linfocitaria mediata da IL-7. I dati sul ruolo di traslocazione microbica (TM) e coinfezioni virali nell’infiammazione mostrano che l’uso di un farmaco anti-CMV in pazienti in HAART soppressiva si associa ad una significativa riduzione dell’immunoattivazione. A proposito di TM, LPS in scimmie ospiti naturali di SIV determina un aumento del milieu pro-infiammatorio e della replicazione virale. Ancora, rifaximina/sulfasalazina in questi animali -spegnendo la TM- riducono la replicazione virale. Se fino all’80% dei pazienti in HAART virologicamente “soppressiva” ha persistenti livelli di replicazione di HIV a basso titolo, sia la presenza di RNA virale a livello delle cellule il principale correlato dell’immunoattivazione sistemica. La replicazione persistente di HIV sembrerebbe avere comunque un ruolo nel sostenere l’infiammazione/immunoattivazione in corso di HAART (tabella 1). C. Katlama ha illustrato i vantaggi dell’inizio della HAART nell’infezione primaria (stadio Fiebig III) nel preservare il comparto CD4, ridurre il “serbatoio” di HIV e l’immunoattivazione. Interazioni farmacologiche Coinfezioni (CMV, HCV)? Perdita di meccanismi immunologici regolatori? Nuove terapie per l’epatite cronica C Traslocazione microbica? congress report Replicazione di HIV a basso titolo? Eccessiva produzione di interferone alfa? “La replicazione persistente di HIV sostiene infiammazione e immunoattivazione in corso di HAART” Vire Vire highlights Tabella 1. Cause di infiammazione e immunoattivazione in corso di HAART virologicamente soppressiva Percentuale di pazienti che raggiungono le soglie-chiave I n tema di immunoattivazione HIV-relata, l’immunoattivazione/infiammazione si associa negativamente alla progressione clinica di HIV ed alla risposta alla HAART. L’assetto infiammato in periferia si associa allo sviluppo di condizioni patologiche in corso di HAART. In 143 pazienti in HAART soppressiva, M. Lederman ha mostrato come marcatori infiammatori pre-ART, che ha definito con l’evocativo termine di “zuppa infiammatoria”, si associno in maniera significativa a morte ed eventi vascolari in corso di HAART. Secondo G. Silvestri, la ricerca su primati non umani (NHP) permette lo studio di aspetti patogenetici a livello dei singoli tessuti; e la sperimentazione di approcci terapeutici “rischiosi”, difficilmente applicabili alla ricerca nell’uomo. Analizzando gli interventi immuno-modulanti di “prima generazione”, condotti cioè in animali senza terapia antiretrovirale (ciclosporina, anticorpi anti-TNFα, corticosteroidi, deplezione CD4/CD8), emerge la necessità di disegnare strategie immunomodulanti di “nuova generazione”, durante HAART efficace: probiotici in associazione ad HAART mostrano efficacia nel contenimento dell’infiammazione e nel recupero dei CD4. D. Douek ha presentato i risultati della sperimentazione dell’inibitore del recettore dell’interferone (IFN1-ant) in scimmie con infezione acuta da SIV; l’ipotesi che lo spegnimento del signalling di IFN potesse ridurre l’infiammazione, migliorando l’outcome è stata disattesa, con aumento di SIV RNA, riduzione dei CD4, nessuna riduzione dell’immunoattivazione e aumentata mortalità. editoriale Milano, 30-31 gennaio 2014 congress HBV report Figura 2. Meccanismi responsabili dell’infezione occulta da HBV Disgregazione e riorganizzazione Deaminazione dipendente Ridotte proteine e replicazione HBV Deaminazione indipendente HIV HCV Schistosoma mansoni Coin fezio ne zione Integraomica gen contesti clinici, tra cui la selezione dei paMetilazione zienti candidabili alla semplificaAcetilazione zione del trattamento, nonché nell’ambito delle strategie terapeutiche volte a raggiungere lo stato di cura funzionale dell’infezione da HIV. Sono stati approfonditi i meccanismi che sottendono la patogenesi delle epatiti virali croniche. C. Ferrari ha mostrato come la progressiva perdita di funzionalità e ipo-responsività delle cellule T sia il meccanismo alla base della cronicizzazione dell’infezione da parte del virus dell’epatite B. Ferrari ha concluso la sua relazione mostrando alcuni approcci terapeutici futuri (basati sull’utilizzo di differenti tipi di interferone, o di agonisti dei Toll-like receptor in combinazione con antivirali), per ripristinare a pieno la funzionalità di queste cellule e consentire al sistema immunitario di prendere il sopravvento sul virus. G. Raimondo e G. Taliani hanno affrontato la tematica dell’infezione occulta da HBV, nota per essere correlata (nonostante i bassi livelli di replicazione virale) a persistente rischio di progressione verso epatocarcinoma (soprattutto nei pazienti HCV positivi) e a rischio di riattivazione dell’infezione nel contesto di trattamenti immunosoppressivi. APOBE C Infezione occulta da HBV Complessi immuni HBV Mancanza di HBsAg rilevabile R im ispos osp mune ta ite HIV top five VIRUS EPATITICI top five Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C congress report highlights “Focus sul ruolo patogenetico di HCV nelle infezioni occulte” i ion e iaz tich Var igene ep Katlama ha inoltre eseguito una completa disamina dei modelli di cura funzionale di HIV, cioè controllo spontaneo dell’infezione senza terapia: élite controllers e “post-treatment controllers”; questi ultimi trattati in corso di infezione primaria attualmente con controllo virologico a circa 5 anni dalla sospensione dalla terapia. Sempre in campo HIV, è stato approfondito il ruolo della viremia residua di HIV nell’immunoattivazione: A. Antinori ha mostrato come, nonostante l’efficacia delle attuali terapie antiretrovirali, una quota consistente di pazienti presenta una viremia residua che si associa ad un recupero immunologico ridotto, un aumento dei marcatori di infiammazione ed un aumentato rischio di sviluppare malattie metaboliche e/o complicazioni a lungo termine quali le malattie cardiovascolari (figura 1). Diversi sono i fattori che determinano il livello di viremia residua. Tra questi svolge un ruolo cruciale la penetrazione sub-ottimale dei farmaci nei compartimenti corporei in cui il virus replica. C. Rouzioux ha evidenziato l’importanza di ottimizzare una metodica per quantificare il burden di reservoir cellulari di HIV. Ad oggi, sono utilizzate diverse metodiche “home made” ancora non standardizzate per quantificare le diverse forme di HIV DNA (totale, integrato, 1-LTR, 2-LTR) in differenti subset cellulari target di HIV. Rouzioux ha focalizzato l’attenzione sull’HIV DNA totale, la cui quantificazione richiede una metodica facilmente traslabile nella pratica diagnostica quotidiana. La quantificazione dell’HIV DNA rappresenta ad oggi una sfida: il quantitativo di HIV DNA correla, infatti, con la progressione della malattia e potrebbe essere utilizzato in diversi e zion Variadella enza sequ editoriale 40 Vaccino Trattamento indotto HBIG Splicing Pre S mutante Trattamento associato Cellule T Gene VDR Immunosoppressione Apoptosi Samal J et al, Clin Microbid Rev 2012 Raimondo ha mostrato come nei pazienti con infezione occulta da HBV che hanno sviluppato epatocarcinoma, ricorra frequentemente l’integrazione di una porzione genomica nota, comprendente il pre-core basal core promoter, che può aumentare i livelli di espressione di oncogeni favorendo la trasformazione neoplastica degli epatociti. Nell’ambito delle infezioni occulte, Taliani ha puntato l’attenzione anche sull’epatite occulta da HCV, definita come “la rilevazione di HCV RNA nel tessuto epatico o nelle cellule mononucleate del sangue periferico nel contesto di livelli di HCV RNA plasmatici non rilevabili”, aprendo la visione su un aspetto ancora poco noto dell’epatite C, che potrebbe avere profonde ripercussioni dal punto di vista patogenetico (figura 2). Nell’ambito della coinfezione da HIV con i virus epatitici, R. Bruno ha mostrato i fattori e i meccanismi patogenetici che regolano il danno epatico nei pazienti coinfetti HIV/HCV. In particolare, è stata evidenziata la capacità della glicoproteina gp120 di HIV di indurre la produzione di citochine da parte delle cellule stellate, favo- [Inflammation and chronic hepatitis/HIV infections: who is the driver? Milano 30-31 gennaio 2014] congress report 41 Con l’adesione del Presidente della Repubblica orkshop Milan, Italy Palazzo delle Stelline January 30-31, 2014 Inflammation and chronic hepatitis/HIV infections: who is the driver? Scientific Coordinators A. d’Arminio Monforte (Milan, I), C.F. Perno (Rome, I), M. Puoti (Milan, I) C C Figura 3. Dicotomia funzionale delle cellule NK nei pazienti con infezione cronica da HIV 10 p=0.009 CTRL HCV p=0.001 10 0 CTRL HCV CTRL HCV CTRL HCV I pazienti HCV-positivi hanno un profilo fenotipico di attivazione: ridotta percentuale di cellule che esprimono il recettore inibitorio KIR3DLI e concomitante aumento delle cellule NKG2D(+). I cambiamenti fenotipici sono associati a una aumentata attività citolitica citochino-mediata, accompagnata da una produzione difettiva di citochine (ridotta espressione di IFNγ e TNFα) IL2+IL21 p=0.010 CTRL HCV 0 HIV 0 CTRL HCV top five HCV 20 VIRUS CTRL Aumenta attività citotossica 60 IL2+IL12 Media 50 p=0.003 40 20 p=0.041 40 25 30 TNFα editoriale 60 20 50 0 IFNγ 80 p=0.050 Modificato da Oliviero B et al, Gastroenterology 2009 Interazioni farmacologiche La fibrosi in una malattia recente è probabilmente pienamente reversibile, mentre non lo è la fibrosi più datata, caratterizzata da collagene, elastina, matrice extracellulare densa e ridotta espressione di metallo-proteinasi. L’eradicazione virale può, però, ridurre l’infiammazione e la fibrosi. V. Calvaruso ha sottolineato come l’SVR mediante terapia con IFN nell’infezione sia associata a regressione della fibrosi e a minor insorgenza di HCC. A 0.10 Unità Metavir standard lare è la sola soluzione, la più semplice e la più rapida per cercare di conservare la continuità tissutale. La cirrosi è un processo caratterizzato da fibrosi diffusa, noduli di rigenerazione, architettura alterata e costruzione di shunt vascolari intra-epatici. La regressione della cirrosi è stata dimostrata in modelli animali ma non nell’uomo. In molti casi c’è una reversione della fibrosi ma le anomalie della vascolarizzazione non regrediscono. top five “Nell’HCV la flogosi persistente è legata ad attività citotossica e ridotta produzione di IFNγ e IFNα delle cellule NK” EPATITICI p=0.012 75 -0.10 0.00 DNA copie per x10 PBMC 100 Firmicutes, 21.2% p=0.01 p=0.01 Proteobatteri, 53.9% B Modificato da Rogers GB90 et al, PLOSONE 2013 80 70 60 Altri 50 40 30 -0.20 -0.30 -0.40 congress report Attinomiceti, 17.4% I campioni di liquido ascitico hanno spesso esame colturale negativo anche quando c’è una franca infezione. Andando a ricercare il DNA batterico con pirosequenziamento e qPCR si è invece rilevata un’abbondanza di germi nell’84% dei campioni con sostanziali differenze fra i pazienti. Esistono correlazioni statisticamente significative fra le popolazioni batteriche riscontrate e indicatori clinici quali la conta dei polimonucleati nel liquido ascitico 100 e la classe di Child-Pugh -0.50 -0.60 -0.70 highlights Altri, 3.1% ellule T CD4+CCR5+ “La TM media l’infiammazione in un contesto di 10000 flogosi A cronica” Bacteroides, 4.4% 35% rs16 C p=0.00008*** rs26 Proporzione di pazienti (%) Figura 4. Presenza di germi intestinali nel liquido ascitico di pazienti cirrotici 1000 [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] 30 Produzione alterata di citochine Nuove terapie per l’epatite cronica C 100 100 KIR3DL1 % % NKG2D % Fenotipo orientato verso l’attivazione cellulare % CD107 cellule NK rendo la progressione della fibrosi. I meccanismi con cui HCV persiste all’interno dell’organismo sono ancora poco chiari. M. Mondelli ha descritto come l’HCV venga riconosciuto presto dall’immunità innata, ma presenta proteine che interferiscono con le difese. Le cellule NK sono polarizzate verso un’attività citotossica ma con una ridotta produzione di IFNγ e TNFα che porta ad una flogosi persistente. L’immunità adattativa si sviluppa lentamente. Le cellule B giocano un ruolo marginale anche se sono stati descritti anticorpi neutralizzanti. La risposta T è per lo più effimera e fugace, si esaurisce rapidamente ed è presto sopraffatta da un virus a velocissima replicazione. L’esaurimento per esposizione persistente ad alte concentrazioni antigeniche, uno sviluppo difettivo delle cellule T memory e l’effetto inibitorio di alcune proteine virali sono fattori importanti per la disfunzione T-cellulare. Tale attività difettiva non viene recuperata dopo la guarigione (spontanea o farmacologica): questo aspetto è responsabile della mancanza di un’immunità protettiva (figura 3). I meccanismi che concorrono al mantenimento della flogosi cronica sono molteplici: A. Gasbarrini ha mostrato come la traslocazione microbica medi l’infiammazione anche in questo contesto. Nella malattia epatica la permeabilità intestinale è alterata e associata ad alterazioni della flora intestinale, il che rende possibile la migrazione di batteri e loro prodotti dal lume intestinale. Il livello plasmatico di endotossine è correlato con la severità del danno epatico e partecipa al complesso meccanismo dell’evoluzione della malattia epatica (figura 4). L’infiammazione persistente è alla base dello sviluppo della fibrosi (figura 5): M. Pinzani ha descritto come la deposizione di matrice extracellulare fibril- 30% 25% 20% 15% 10% 5% congress report Figura 5. Processi immunologici che portano alla deposizione di tessuto fibrotico highlights VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale 42 Modificato da Pinzani M et al, Front. Gastrointestinal Research 2010 F. Marra ha spiegato che la valutazione della fibrosi include diverse metodologie: marcatori sierici, misure della stiffness e nuove tecniche di imaging. Tutti questi metodi sono efficaci nella differenziazione degli stadi estremi, ma non sono ottimali per la discriminazione fra gli stadi intermedi di fibrosi. Qual’è l’evoluzione della malattia di fegato nel paziente coinfetto quando si ottiene un controllo ottimale di HIV? J. Rockstroh ha ricordato che un inizio precoce della HAART e la conseguente immunoricostituzione si sono rivelati capaci di rallentare significativamente la fibrosi. Il quadro istologico di pazienti coinfetti con HIV RNA non rile- Riferimenti bibliografici: ● Al-Harthi L, et al. 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L’attivazione LPS-mediata, inoltre, coinvolge l’interazione di LPS con la proteina legante LPS (LBP) che trasferisce LPS sul CD14 e porta alla produzione di citochine pro-infiammatorie. L’eccesso di endotossine si traduce nel consumo di anticorpi del core endotossinico (EndoCAb). La TM viene valutata misurando i livelli plasmatici di prodotti batterici, come l’LPS, i frammenti di DNA, CD14 solubile (sCD14) un marker dei mono- VIRUS top five EPATITICI top five associata all’iperattivazione immune, alla linfopenia CD4+ ed alla progressione di malattia (5, 6): chi sviluppa una risposta discordante alla HAART sembra mantenere livelli di LPS significativamente più alti rispetto a chi risponde in modo completo alla terapia, supportando la presenza di una correlazione negativa tra recupero di linfociti T CD4+ e livelli di LPS dopo terapia HAART (7). E’ sempre più evidente il coinvolgimento della TM nelle comorbidità non-AIDS, quali la progressione della patologia epatica, l’aterosclerosi, le patologie cardiovascolari e i disturbi neurocognitivi (8-10). E’ urgente, quindi, identificare approcci terapeutici che possano attenuare il fenomeno della TM e il suo effetto sull’attivazione immune, con lo scopo precipuo di migliorare la prognosi e l’aspettativa di vita. Interazioni farmacologiche “Il lipopolisaccaride, inducendo attivazione immunitaria, è il principale marcatore di traslocazione microbica” Nuove terapie per l’epatite cronica C A: la parete intestinale è integra e i microrganismi commensali non passano nella circolazione sistemica. B: c’è un danno della mucosa intestinale conseguente ad HIV, con passaggio in circolo di frammenti di origine batterica e conseguente stimolazione del sistema immunitario. Modificata da Merlini E et al, JoVE, 2011 congress report ra i tanti meccanismi alla base dell’iperattivazione immunitaria nell’infezione da HIV, un ruolo centrale è giocato dalla traslocazione microbica (TM) (1), che nell’intestino è definita come il passaggio non fisiologico della microflora gastrointestinale attraverso la barriera epiteliale intestinale e la lamina propria, fino ad arrivare nella circolazione sistemica (2). I batteri traslocanti ed i loro componenti stimolano il sistema immunitario innato attraverso la via dei Toll-like receptors (TLR) (3), contribuendo alla produzione di citochine pro-infiammatorie e, più in generale, allo stato di immunoattivazione che caratterizza l’infezione da HIV (4). La figura 1 illustra l’omeostasi intestinale in presenza e assenza di infezione da HIV. Il principale marcatore di TM è il lipopolisaccaride (LPS), componente della parete dei batteri gram-negativi. E’ possibile rilevare in circolo anche frammenti di DNA batterico, sCD14, LPS-binding protein (LBP), EndoCAb e anticorpi contro flagellina. Di recente anche i livelli plasmatici di Fatty Acid Binding protein (I-FABP), marcatore di danno degli enterociti, sono stati usati per correlare la traslocazione microbica con il danno intestinale. Pazienti con infezione cronica o già in AIDS si caratterizzano per livelli plasmatici di LPS significativamente più elevati rispetto ai soggetti non infetti, indicando un’aumentata TM, significativamente HIV T highlights Traslocazione microbica nell'infezione da HIV editoriale Pubblichiamo una serie di contributi sui risultati più recenti ottenuti dagli studi di patogenesi e di ricerca sull’immunoattivazione/infiammazione nell’infezione da HIV, a firma del gruppo di lavoro dell’Ospedale San Paolo di Milano. approfondimenti highlights VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale 44 “Un metodo alternativo per misurare la TM è la quantizzazione del gene 16S RNA microbiotico nel plasma” citi, la LBP ed EndoCAb (tabella 1). In molti studi sCD14, LBP e IgM EndoCAb sono misurati nel plasma o nel siero di pazienti da un test ELISA ed i risultati sono generalmente riproducibili (5). Più problematica è l’individuazione dei livelli plasmatici di LPS: è molto utilizzato il saggio Limulus Amebocyte Lysate (LAL), che consente la quantizzazione di LPS in riferimento a una quantità nota di endotossina, sebbene sia il benchmark a più alta sensibilità, presenta limitazioni a causa delle contaminazioni dei reagenti e della natura inibitoria di alcuni componenti del plasma, che rendono i risultati difficilmente riproducibili. Per queste ragioni, ogni laboratorio ha sviluppato diverse strategie di ottimizzazione (11). Metodo alternativo per misurare la traslocazione microbica è la quantizzazione del gene 16S RNA microbico (rDNA) nel plasma, la maggior parte dei saggi convenzionali di PCR per 16S rDNA sono disegnati per la determinazione qualitativa di ampliconi che possono essere analizzati per identificare diverse specie batteriche: recentemente sono state sviluppate PCR Real-Time altamente sensibili che puntano ad un’accurata quantizzazione (12). Tuttavia, la quantizzazione del 16S rDNA mediante Real-Time PCR è problematica a causa delle possibili con- [Infiammazione e HIV: lo stato dell’arte] Tabella 1. Principali marcatori di traslocazione microbica misurati in plasma/siero di pazienti con HIV Marcatori Descrizione Metodi Limiti Lipopolisaccaride (LPS) Componente della membrana esterna dei batteri gram-negativi Limulus Amoebocyte Lysate (LAL) test Contaminazione dei reagenti inibitori plasmatici. Specifico solo per batteri gram-negativi CD14 solubile (sCD14) Proteina espressa da monociti/macrofagi. La forma solubile appare secreta direttamente o indirettamente tramite vescicole intracellulari ELISA test Citochine pro-infiammatorie come IFNα e IFNβ possono aumentarne i livelli plasmatici Proteina legante lipopolisaccaride (LBP) Proteina di fase acuta che lega LPS e lo presenta al CD14 e al Toll-like receptor (TLR)-4 ELISA test Prodotta dagli epatociti, influenzata dalla coinfezione HCV/HBV Anticorpi del core endotossinico (EndoCAb) Anticorpi IgM, IgG e IgA diretti contro gli antigeni del core di LPS che neutralizzano l’attività di LPS ELISA test In condizioni normali, quando LPS va in circolo, questi anticorpi si legano a LPS e il loro titolo diminuisce. Quando i prodotti microbici sono presenti cronicamente in circolo, i livelli di EndoCAb risultano aumentati come parte di una normale risposta umorale alla stimolazione antigenica Frammenti batterici di DNA Frammenti di DNA derivanti dalla degradazione batterica 16S rDNA PCR Contaminazione dei reagenti (i.e. DNA esogeno espresso in Taq polimerasi); contaminazione campioni; quantità di DNA batterico circolante taminazioni da DNA esogeno o da tracce di DNA nei reagenti: sono stati perciò pubblicati diversi approcci per ridurre la contaminazione da tenere in considerazione ogni qualvolta si voglia standardizzare uno studio (13). Ruolo delle cellule Natural Killer T nell’HIV I l prematuro invecchiamento del soggetto con HIV, suggerito dall’aumentata incidenza di comorbosità non infettive tipiche dell’individuo anziano, è uno degli aspetti di maggior impatto nella gestione clinica del paziente con HIV. Nell’ultimo decennio diversi lavori si sono concentrati sul ruolo delle cellule Natural Killer T (NKT) nella patogenesi dell’infezione: esse intervengono precocemente nella risposta immunitaria tramite il rilascio di citochine pro- ed anti- infiammatorie (TNF-α, IFN-γ, IL-4, IL-10) ed esprimono i corecettori CCR5 e CXCR4, rendendole suscettibili all’HIV (14). A conferma di ciò, il loro numero è 100 approfondimenti χ2 P Cellule NKT (% popolazione cellulare) Ipertensione 12.373 0.371 0.0021* 0.8309 Iperlidemia Diabete mellito 1.489 1.511 0.5235 0.4697 Fumo Numero di fattori di rischio 5.713 11.942 0.0575 0.0026* *Significativo [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] Modificata da Andoh Y et al, Coronary Artery Dis 2006 infezione da HPV è associata all’insorgenza di lesioni cutanee e mucosali, che variano da forme benigne a maligne, e sono caratterizzate da genotipi a basso e ad alto rischio oncogeno. La storia naturale dell’infezione da HPV è influenzata in gran parte dallo stato immunitario dell’ospite (19). Le particelle virali di HPV penetrano nei nuclei delle cellule epiteliali sane HIV top five VIRUS EPATITICI top five Interazioni farmacologiche Nuove terapie per l’epatite cronica C L’ congress report Cellule NKT (% popolazione cellulare) Cellule NKT (% popolazione cellulare) Tabella 2. Associazione significativa tra la prevalenza di NKT circolanti e angina (analisi di regressione logistica) highlights tra il numero di cellule NKT e la presenza di angina nei pazienti colpiti n.s. 40 40 ** da infarto (tabella 2), suggerendole come marker di patologie cardiova30 30 scolari (17). L’associazione tra cellule NKT ed al20 20 terazioni a carico del metabolismo osseo è da chiarire visto l’esiguo nu10 10 mero di lavori scientifici, svolti per lo più su modelli animali. 0 0 Di recente è stata dimostrata una reHIVNon trattati HIV+ Trattati golazione diretta dell’osteoclastogeModificata da Moll M et al, Eur. J Immunol 2009 nesi nel modello murino (18). Interessante sarà capire se lo stesso “Una precoce introduzione della HAART permette controllo venga esercitato anche nelun parziale recupero funzionale delle NKT” l’uomo. In conclusione, per l’alterazione funfortemente depleto nel sangue perifezionale delle cellule NKT in corso di duzione della tolleranza delle cellule rico di pazienti naive. infezione da HIV, e la loro implicadel sistema immunitario, sono stati riL’infezione altera in maniera imporzione della patogenesi di alcune coscontrati anche sulla superficie cellutante anche la loro funzione, ridumorbosità non infettive tipiche del lare di cellule NKT in corso di cendo la produzione di IL-4 e IFN-γ paziente con HIV, è importante apinfezione da HIV (16). di cccDNA nel topo coinfetto (15). profondirne la caratterizzazione al Data l’estrema varietà funzionalelivelli di intraepatici livelli intraepatici di cccDNA nel topo HBV monoinfetto L’introduzione precoce della HAART fine di un potenziale loro utilizzo queste cellule, è stata indagata l’impermette un parziale recupero funcome target terapeutico. plicazione delle cellule NKT nella gezionale delle cellule NKT (figura 2) nesi di alcune patologie, tra le quali che, in corso di infezione cronica, quelle a carico del sistema cardiovamostrano una ridotta capacità proliscolare ed osseo: un’elevata proporferativa non corretta dalla HAART. zione di NKT è stata descritta a livello Ruolo dell’immunità speciIn accordo con tali dati, elevati livelli dell’ateroma dei soggetti infartuati fica nell’infezione da HPV di PD-1, proteina fondamentale nel senza HIV. Andoh et al. hanno dimobilanciamento tra l’attivazione e l’instrato un’associazione indipendente Figura 2. Danno funzionale delle cellule NKT e mancato recupero dopo HAART editoriale 45 approfondimenti 46 Tabella 3. Confronto dei livelli citochinici di IL-6 e IL-10 nella coinfezione HIV/HPV rispetto alle monoinfezioni HIV e HPV (in pg/ml) highlights VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale HIV+/HPV+ (N=29) HIV+/HPV- (N=26) HIV-/HPV+ (N=17) HIV-/HPV- (N=28) IL-6 22.99 3.67 5.78 5.33 IL-10 146.86 74.17 88.27 36.34 Guha D et al, Exp. Mol. Pathol. 2009 “HIV si associa a un decremento dell’immunità cellulare che può aumentare la persistenza di HPV” e qui replicano originando le lesioni. In contemporanea, si instaura una risposta immune cellulo-mediata regolata da meccanismi dipendenti dai linfociti T CD4 che può portare alla scomparsa della lesione stessa. Anche se i meccanismi sono ancora poco chiari, in questo processo sembrano essere coinvolti, inoltre, le cellule Natural Killer e i linfociti citotossici. Nei soggetti con HIV, si è notato un incremento nell’incidenza dell’infezione da HPV, tanto da considerare il cancro della cervice nelle donne con HIV una condizione clinica di diagnosi di AIDS. L’infezione da HIV è associata ad un decremento dell’immunità cellulare, che può aumentare la persistenza di HPV ad alto rischio e questo può predisporre la donna a displasia o cancro della cervice (20). Ad oggi non è del tutto chiaro in che modo l’infezione da HIV intervenga nella patogenesi dell’infezione da HPV. Sono stati ipotizzati meccanismi di interazione diretta fra i virus, oltre all’immunodepressione causata da HIV, che riduce la risposta immune cellulo-mediata e favorisce la persistenza dell’infezione da HPV. L’infezione da HPV può alterare l’immunità e influenzare la produzione locale di citochine. Significanti livelli di IL-6 e IL-10 sono stati osservati in pazienti con HIV. In pazienti con la doppia infezione HPV/HIV si è riscontrato solo l’aumento di IL-6. La presenza di HIV in pazienti HPV può causare squilibrio di livelli di citochine in situ che possono facilitare altre infezioni opportunistiche (21) (tabella 3). La produzione da parte delle cellule infette da HIV di citochine, come IL-6, sembra vada a modulare l’espressione di geni di HPV nei cheratinociti infetti. Inoltre, la proteina tat di HIV sembra svolgere un’azione diretta sull’attività trasformante di HPV agendo su sequenze regolatorie (22). Data la relazione tra immunosoppressione indotta da HIV e infezione HPV associata, il trattamento con terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART) riesce, attraverso la ricostituzione immunitaria dell’ospite, ad alterare la storia naturale dell’infezione da HPV. Tuttavia, i dati sull’impatto della HAART nella malattia da HPV sono scarsi e i risultati riportati sono ancora contrastanti (23). “Data la relazione tra immunosoppressione indotta da HIV e infezione da HPV associata, la HAART riesce ad alterare la storia naturale di HPV” [Infiammazione e HIV: lo stato dell’arte] Danno neurocognitivo e correlati immunologici S ebbene l’introduzione della terapia antiretrovirale di combinazione (cART) abbia sensibilmente ridotto l’incidenza di demenza associata ad HIV (HAD), i disturbi neurocognitivi minori, quali il disturbo neurocognitivo moderato (MND) e il deficit neurocognitivo asintomatico (ANI) sono aumentati (24-26). Le cause alla base di tale fenomeno restano ancora parzialmente oscure, benchè sembra siano coinvolti processi quali l’effetto dannoso del virus nel Sistema Nervoso Centrale (SNC) esercitato prima dell’inizio della terapia, l’accelerata immunosenescenza che caratterizza i pazienti con HIV, un’inadeguata concentrazione di farmaco che può portare alla presenza di bassi e costanti livelli di replicazione virale nel SNC, la neurotossicità della cART, un incompleto recupero immunologico e una persistente immunoattivazione intratecale sostenuta da macrofagi locali e glia (27). Nel tentativo di capire la patogenesi di questi disturbi minori, è stato recentemente ipotizzato un modello in cui l’attivazione immune in periferia, mediata dal sistema monocita/macrofagico, potrebbe avere un ruolo nel sostenere il danno a carico del SNC, probabilmente anche attraverso un’alterazione dell’integrità della barriera emato-encefalica (BEE) (28). I più recenti studi sono tuttavia giunti a conclusioni contrastanti: in alcuni, l’aumentata incidenza di HAD e HAND è stata associata ad un basso nadir CD4 (29), ad un aumento di marcatori di attivazione del sistema monocito/macrofagica come il sCD14 e il sCD163, a maggiori livelli di traslocazione microbica (LPS), Il limite approfondimenti Airoldi M, et al. 2012; Clin Devel Immunol Pedersen KK, et al. 2013; JAIDS Burdo TH, et al. 2013; AIDS MCP-1, Rantes, IL-8, MIP-1 β HIV DNA (reservoir) Liquor PBMC NFL Liquor Kelder W, et al. 1998; Ann Neurol Shiramizu B, et al. 2009; J Neuropsich Clinic Neurosci Valcour VG, et al. 2013; PlosOne Gisslen M, et al. 2007; J Infec Dis IP-10, IL-8 sCD14 Liquor Liquor, plasma Plasma Plasma Plasma LPS Yuan L, et al. 2013; J Neurovirol Kamat A, et al. 2012; JAIDS Lyong LJ, et al. 2011; JAIDS Sun B, et al. 2010; J Neuroviral Sun B, et al. 2010; J Neuroviral Ancuta P, et al. 2008; PlosOne MIP-1β: macrophage inflammatory protein β; MCP-1: monocyte chemotactic protein; IL-6(-8): interleuchina -6 (-8); TNFα: Tumor Necrosis Factor alpha; TGF β: fattore di crescita trasformante β; NFL: Neurofilament light polypeptide; P-10: proteina infiammatoria 10; LPS: lipopolisaccaride; PBMC: cellule mononucleate del sangue periferico nonché a maggiori livelli di reservoir di HIV nelle cellule circolanti, ad ulteriore conferma del ruolo giocato dall’HIV stesso (tabella 4). Altri studi, al contrario, non hanno evidenziato correlazione alcuna tra performance neurocognitiva e marcatori di immunoattivazione quali IL6, TNFα e HLA-DR+CD38+CD8+. Questa mancanza di consenso sul ruolo dell’immunoattivazione periferica sembra indicare un coinvolgimento marginale di questo compartimento nella patogenesi dei deficit neurocognitivi minori in corso di infezione da HIV, suggerendo la necessità di studiare in modo più approfondito il Sistema Nervoso Centrale. Più forti sono, infatti, i dati che provengono da studi su liquido cefalorachi- Riferimenti bibliografici: 1. Brenchley JM, et al. Nat Med. 2006; 12:1365-1371. 2. Berg R, et al. Clin Microbiol Rev. 2003; 16:637-646. 4 Brichacek B, et al. PLoS One 2010; 5. 5 Marchetti G, et al. AIDS 2011; 25:1385-1394. 6. Jiang W, et al. J Infect Dis. 2009; 199:1177-1185. 7. Marchetti G, et al. AIDS 2008; 22:2035-2038. 8. Ancuta P, et al. PLoS One 2008; 3:e2516. 9. Stoll LL, et al. 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Coronary Artery Dis 2006 ausilio nella pratica clinica, permettendo una più rapida e precisa identificazione dei pazienti maggiormente a rischio di danno neurocognitivo. top five Gisslen M, et al. 2009; BMC Neurol VIRUS Hagberg L, et al. 2010; AIDS Res Ther Liquor EPATITICI Liquor Amiloide, TAU top five Neopterina Matteo Basilissi, Giusi Maria Bellistri, Esther Merlini Dipartimento di Scienze della Salute, Clinica di Malattie Infettive Interazioni farmacologiche Referenza e Tropicali, Ospedale San Paolo, Università di Milano 16. Moll M, et al. Eur J Immunol. 2009; 39:902-911. 17. Andoh Y, et al. Coronary Artery Dis. 2006; 17:523-528. 18. Hu M, et al. J Immunol. 2011; 186:2910-2917. 19. Petry KU et al. Int J Cancer. 1994; 57:836-40. 20. Elit L, et al. Gynecol. Oncol. 2005; 98:151-4. 21. Guha D, et al. Exp Mol Pathol. 2009; 86:65-8. 22. Vernon SD, et al. Virus Res. 1993; 27:133-45. 23. Heard I, et al. Antivir Ther. 2004; 9:13-22. 24. Heaton RK, et al. J. 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Elenco dei principali marcatori di attivazione/infiammazione studiati su liquor e plasma in pazienti con HIV editoriale 47 highlights 48 highlights VIRUS congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five EPATITICI top five HIV editoriale Nuovo Network italiano sull’infezione acuta da HIV Negli ultimi anni la ricerca clinica italiana nel campo dell’infezione da HIV è stata caratterizzata da ottimi risultati grazie anche all’aumentata capacità di collaborazioni tra i centri, lo studio ICONA è il più brillante esempio di questa filosofia. Nella prospettiva di sviluppare ulteriormente gli studi collaborativi, è stato ideato INACTION, Italian Network ACuTe HIV InfectiON, con l’obiettivo di raccogliere informazioni cliniche e biologiche dei casi di infezione acuta da HIV osservati nel maggior numero Centri di Malattie Infettive italiani (figura 1). Focus su diagnosi e terapie Perché l’infezione primaria? La definizione di infezione primaria da HIV1 (primary HIV infection, PHI), si riferisce al periodo compreso tra l’infezione e la positivizzazione del test anticorpale, cioè la piena sieroconversione confermata mediante western blot. L’elevata carica virale presente nel sangue e nelle secrezioni genitali rende i pazienti che attraversano questa fase a maggior rischio di trasmissione dell’infezione: ciò è aggravato dal fatto che spesso le manifestazioni Figura 1. I Centri partecipanti Luca Butini AOU Ospedali Riuniti di Ancona Stefania Piconi, Stefano Rusconi AOU L. Sacco, Milano Benedetto Maurizio Celesia ARNAS Garibaldi, Catania Carlo Torti Az. Osp. Mater Domini, Catanzaro Diego Ripamonti Az. Osp. Papa Giovanni XXIII, Bergamo Giulia Marchetti Az. Osp. Polo Universitario San Paolo, Milano Emanuele Focà Az. Osp. Spedali Civili, Brescia Roberto Gulminetti Fond. IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia Adriana Ammassari INMI L. Spallanzani IRCCS, Roma Antonio Di Biagio IRCCS Az. Osp. Universitaria San Martino IST, Genova Andrea Calcagno Ospedale Amedeo di Savoia, Torino Giuseppe Orofino Ospedale Amedeo di Savoia, Torino Giordano Madeddu Ospedale Civile SS Annunziata, Sassari Andrea Gori, Alessandra Bandera, Antonio Muscatello Ospedale San Gerardo, Monza Sergio Lo Caputo Ospedale Santa Maria Annunziata, Firenze Giuseppe Tambussi, Stefania Chiappetta, Silvia Nozza, Manuela Pogliaghi, Marco Ripa Ospedale San Raffaele, Milano Marzia Garau Ospedale SS Trinità, Cagliari Federica Carli Policlinico di Modena Gabriella d‘Ettorre Policlinico Umberto I Università La Sapienza, Roma Antonella Cingolani Policlinico Universitario A. Gemelli, Roma Saverio Parisi Università degli Studi di Padova [Nuovo Network italiano sull’infezione acuta da HIV] Italian Network ACuTe HIV InfectiON dell’infezione primaria non costituiscono un sintomo d’allarme per il paziente, che non ha quindi la percezione di essere stato infettato. La sintomatologia da infezione primaria da HIV ha una insorgenza acuta da 4 giorni a 4 settimane dopo l’esposizione. La durata dei sintomi è variabile ma solitamente compresa tra 1 e 3 settimane; la sindrome acuta retrovirale (acute retroviral syndrome, ARS), caratterizzata da piressia, rash, malessere, stanchezza, artralgie, faringite, cefalea e linfadenopatia è contemporanea all’insorgenza della risposta immu- highlights [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] Un’opportunità unica di intervento Considerato il numero esiguo di pazienti con infezione acuta diagnosticati, il nuovo progetto consentirebbe di creare un network che potrebbe essere non solo di grande aiuto per sviluppare approcci diagnostici e terapeutici omogenei di pratica clinica da mettere a disposizione della comunità infettivologica nazionale, ma anche di operare attivamente in un contesto internazionale attraverso progetti e studi collaborativi. In considerazione dello spirito che anima il progetto, non sono previsti particolari finanziamenti e sia i centri aderenti che la segreteria organizzativa che si occupa degli aspetti logistici e organizzativi, metteranno inizialmente a disposizione risorse interne per le fasi di sviluppo del programma. Lo spirito e gli obiettivi del Network INACTION sono stati discussi a Milano presso il Palazzo delle Stelline, sede del Convegno Internazionale “Inflammation and chronic hepatitis/HIV infections: who is the driver?”, che ha visto la partecipazione di infettivologi provenienti da 21 centri di malattie infettive, provenienti dalla quasi totalità delle regioni italiane. E’ in fase di costruzione un sito (www.inactionstudygroup.it), attraverso il quale i partecipanti al network, potranno accedere ai documenti degli studi (dopo login), ma vi sarà anche una parte pubblica, con informazioni riguardo ai centri e agli studi in corso. Il prossimo incontro di INACTION è previsto nell’ambito di uno dei più importanti meeting italiani che riguardano malattie infettive e HIV, la VI Italian Conference on AIDS and Retroviruses (ICAR), che si svolgerà a Roma dal 25 al 27 maggio 2014. Andrea Gori editoriale HIV top five VIRUS UO Malattie Infettive, AO San Gerardo, Monza Giuseppe Tambussi Divisione di Malattie Infettive, IRCCS San Raffaele, Milano EPATITICI top five La durata dei singoli stadi è variabile, e lo stadio di durata maggiore è lo stadio V (circa 70 giorni). Il picco di viremia si verifica al momento della sieroconversione (stadio III), con una successiva riduzione fino ad una stabilità negli stadi finali. Interazioni farmacologiche n Stadio I è presente unicamente l’RNA virale; n Stadio II si positivizza l’antigene p24; n Stadio III compaiono gli anticorpi IgM anti-HIV; n Stadio IV il Western blot risulta indeterminato, cioè non raggiunge i criteri necessari per la conferma della diagnosi; n Stadio V si ha un Western blot reattivo, con assenza però della reattività per p31 (pol), che si positivizza in corso dello stadio VI. Nuove terapie per l’epatite cronica C Sono stati proposti sei stadi definiti da caratteristici riscontri laboratoristici: congress report nitaria da parte dell’ospite e concomitante alla comparsa di una elevata carica virale a livello plasmatico (tabella 1). La gestione dei pazienti successiva alla diagnosi di infezione acuta da HIV ha presentato nel corso del tempo orientamenti diversi, non solo influenzata dalla crescente disponibilità di nuovi farmaci sul mercato, ma anche dal dibattito da sempre presente all’interno della comunità scientifica relativo all’opportunità del trattamento precoce. All’interno delle ultime Linee Guida italiane è presente una indicazione al trattamento di tutti i pazienti con infezione acuta o recente (AII). Sono diverse le ragioni per cui potrebbe essere utile considerare il trattamento di pazienti con infezione acuta: trattare pazienti altamente sintomatici, poiché hanno un rischio di progressione maggiore; preservare i valori di linfociti T CD4+ periferici e ridurre il set point virale; limitare il reservoir virale; preservare la risposta immunitaria HIV-specifica; la brevità del tempo di raggiungimento di valori di linfociti T CD4+ periferici al di sotto delle 500 cell/mm 3 dalla sierconversione. Tabella 1. La diagnosi: stadiazione Fiebig highlights “Obiettivo è sviluppare approcci gestionali omogenei di pratica clinica per la comunità infettivologica in un contesto collaborativo internazionale” 49 highlights congress report Nuove terapie per l’epatite cronica C Interazioni farmacologiche top five VIRUS EPATITICI top five HIV editoriale 50 highlights [ReAd files anno 14_n.1_marzo 2014] Questo numero di ReAd files è stato realizzato con il contributo incondizionato di: