“Dottor Saichin, è opportuno o rischioso, al giorno d`oggi, investire

Intervista
“Dottor Saichin, è opportuno
o rischioso, al giorno d’oggi,
investire nei paesi emergenti?”
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Update IV/2013
Il Redattore capo Marty-Jörn Klein intervista Greg Saichin,
CIO di Global Emerging Market Debt di Allianz Global Investors.
L’83% della popolazione mondiale vive nei paesi emergenti, dove
si trovano anche il 75% delle superfici agricole e il 72% delle
riserve monetarie globali. Dove risiede, a Suo avviso, l’attrattiva
principale dei mercati emergenti?
Greg Saichin: Innanzitutto, non bisogna dimenticare che i paesi
emergenti, nel complesso, generano quasi la metà del Prodotto
Interno Lordo globale. E con ogni probabilità questo valore è
destinato a crescere ulteriormente nei prossimi dieci anni. La forza
motrice che sostiene i mercati emergenti rispetto ai paesi
sviluppati è il vantaggio in termini di crescita strutturale. In tal
senso, i paesi emergenti possono contare soprattutto su dinamiche
demografiche più favorevoli.
Sull’onda della globalizzazione, gran parte delle aziende con un
orientamento internazionale ha fondato filiali anche nei paesi
emergenti – sia per approfittare di costi della manodopera ridotti e
di fattori produttivi più economici, che per vendere i propri prodotti
alla popolazione locale, il cui reddito è in continuo aumento.
Secondo alcuni calcoli, il 60 % delle società incluse nell’Indice
azionario statunitense S&P 500 genera almeno un terzo del
risultato operativo1 proprio nei cosiddetti Emerging Market. Da
parte loro, le aziende con sede in questi paesi si trasformano esse
stesse in imprese con un orientamento globale, poiché sanno
sfruttare i vantaggi strutturali dei mercati interni.
L’ESPERTO
Greg Saichin è Head of Global Emerging Market Debt.
Specialista riconosciuto a livello internazionale di
obbligazioni dei paesi emergenti, si occupa dello sviluppo
del GEMDG (Global Emerging Market Debt Group) in
Allianz Global Investors. Il settore completa la gestione dei
fondi obbligazionari di AllianzGI, costituita finora dalle
comprovate capacità in Europa, USA e Asia. In precedenza,
il Dr. Saichin ha svolto il ruolo di Head of Emerging Markets
& Leveraged Finance Fixed Income Funds di Pioneer
Investments a Dublino e a Londra. Ha studiato alla School of
Economics dell’Università di Buenos Aires e ha conseguito
la laurea of Business Administration e un MBA alla Wharton
School della University of Pennsylvania.
[1] Calcolato come EBITDA, ovvero il margine operativo al lordo di interessi passivi, imposte
e ammortamenti (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation).
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INTERVISTA
I mercati emergenti esercitano una grande attrattiva anche nei
confronti degli investitori internazionali, perché il vantaggio che
offrono in termini di crescita supporta le quotazioni dei titoli e il
miglioramento della qualità dei rating creditizi.
L’Europa e gli USA stanno attraversando, al momento, una fase
di ripresa congiunturale. Per contro, la crescita economica della
Cina ha subito un rallentamento, e anche la bilancia delle partite
correnti in India e in Indonesia si è indebolita. A Suo avviso, in quali
ambiti i paesi emergenti offrono ancora buone opportunità di
investimento?
La ripresa congiunturale dei mercati emergenti non segue
necessariamente un trend rialzista uniforme. I fattori strutturali che
stimolano la crescita a lungo termine sono ancora intatti. Nei paesi
emergenti è piuttosto lo scenario politico a doversi adattare allo
scenario globale mutevole.
Il rallentamento della crescita in Cina dipende da una flessione delle
dinamiche d’investimento e all’esaurimento di un modello economico
basato sulle esportazioni, che ha innescato il superciclo dei mercati
delle materie prime. La politica mondiale di bassi tassi d’interesse ha
rafforzato questo ciclo, tanto che, negli ultimi cinque anni, il calo dei
rendimenti di altre asset class ha fatto sì che le commodity si
affermassero come un’alternativa alquanto interessante. Ora la Cina si
sta trasformando, vuole incrementare la componente economica
basata sul consumo interno, e le politiche monetarie accomodanti –
visto l’annunciato inasprimento da parte della Federal Reserve negli
USA – hanno i giorni contati. Di conseguenza, anche i prezzi delle
materie prime stanno tornando ai valori medi di lungo termine.
Ciò può causare deficit nei bilanci pubblici e nelle partite correnti di
paesi emergenti fortemente basati sull’esportazione di materie prime.
Nel frattempo, gli afflussi medi di investimenti internazionali si sono
trasformati in deflussi e gli ulteriori sviluppi in ambito politico e
monetario hanno portato come risultato una correzione delle
quotazioni valutarie e obbligazionarie dei paesi emergenti. Le nuove
valutazioni, rendono questi Paesi un universo d’investimento
interessante, sia per strategie di medio termine che per allocazioni
tattiche, che puntano su un’inversione di tendenza della percezione
del rischio.
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Dobbiamo attenderci un termine nella fase delle (s)vendite delle
valute nei paesi emergenti, soprattutto con riferimento alla rupia
indiana e indonesiana?
Le pressioni sulle valute dei paesi emergenti riflettono il rallentamento
della crescita in questi mercati, oltre che la minaccia della fine di una
politica monetaria espansiva. Il risultato è una svalutazione delle divise,
che subiscono flessioni significative, seppure in diversa misura, nei
singoli paesi emergenti.
I paesi che hanno varato e implementato con successo piani di riforme
ambiziosi possono contare su una rivalutazione delle proprie monete
già nel breve termine. Per contro, le quotazioni dei cambi di paesi con
al vaglio riforme insufficienti appaiono interessanti solo in un’ottica di
lungo periodo.
In effetti, in India e in Indonesia, la rupia è stata particolarmente
penalizzata, a causa dell’incapacità dei rispettivi governi di utilizzare
adeguate politiche, per riportare i tassi di crescita a livelli elevati.
Per questo motivo, l’andamento dell’India è di gran lunga peggiore
rispetto a quello della Cina. In Indonesia, sebbene si possa finora
parlare di una politica a sostegno dell’economia, le iniziative in corso
hanno subito battute d’arresto dopo il cambio di governo.
Quali sono le Sue aspettative per l’America Latina?
Considerati i cambiamenti politici in alcuni paesi chiave, penso che la
strada sarà impervia.
In Messico è stato nominato un nuovo presidente che, durante la
campagna elettorale, ha promesso una riforma del settore energetico
– in particolare l’apertura del monopolio statale del colosso petrolifero
Pemex – oltre che la fine del monopolio di fatto della società di
telefonia Telmex e una riforma fiscale.
In Brasile, dove il governo di Dilma Rousseff si è spostato verso sinistra,
i cittadini dovranno tornare alle urne il prossimo anno. In vista delle
nuove elezioni, la popolazione sta spingendo perché il governo
garantisca basi solide e durature per l’economia.
Anche il modello governativo dell’Argentina sembra in difficoltà. Il
partito alla guida del paese potrebbe combinare poco nei prossimi
anni, mentre la società sembra spingere per un ritorno a una politica
di centro. Il Venezuela, impegnato in un controverso processo per
Update IV/2013
“In generale, vi sono ottimi presupposti per un
miglioramento futuro del ’mix politico’ in America
Latina, e questo dovrebbe offrire, eccellenti
opportunità d’investimento sia in titoli azionari che
obbligazionari.”
eleggere il presidente, ha infine optato per lo status quo. Pur in
presenza di un margine limitato per una politica basata su un
incremento delle spese, le politiche intraprese dal paese sembrano
moderate.
In generale, vi sono ottimi presupposti per un miglioramento futuro
del “mix politico” in America Latina, e questo dovrebbe offrire
interessanti opportunità d’investimento sia in titoli azionari che
obbligazionari.
Esistono dei paesi emergenti che, nel loro processo di sviluppo,
si trovano in una posizione più avanzata rispetto all’Unione Europea?
Dipende da cosa si intende per grado di sviluppo. Secondo me,
nessuno dei mercati emergenti ha già raggiunto gli obiettivi di
sviluppo perseguiti dalle Nazioni Unite.
Si pensi, ad esempio, al grado di alfabetizzazione, alla quota di
popolazione con una formazione superiore, agli standard nel settore
sanitario, alle infrastrutture, all’aspettativa e alla qualità della vita, al
numero di brevetti depositati, alla qualità dell’aria e dell’acqua, al
livello di servizi pubblici, compresa la previdenza, al reddito pro-capite,
alla distribuzione della ricchezza: in tutti questi ambiti, l’Europa è
chiaramente all’avanguardia rispetto a qualunque paese emergente.
L’importanza di questi mercati dal punto di vista degli investitori
risiede più che altro in una dinamica demografica più favorevole sul
fronte dell’età. Per tradizione, infatti, la base della piramide
demografica di questi paesi è formata da persone di età inferiore ai
40 anni.
Insieme alla globalizzazione, questi aspetti rappresentano il motore
trainante della crescita, dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione,
ma anche del continuo miglioramento degli standard di vita nei paesi
emergenti. Tutto ciò consente ai mercati emergenti di sovraperformare
quelli sviluppati, dove è presente una crisi demografica, mitigata nel
breve termine solo dall’immigrazione.
Dove possiamo trovare rendimenti più interessanti e per quanto
tempo i mercati emergenti del reddito fisso potranno conservare gli
spread a loro favore?
Dal mio punto di vista gli spread dei titoli dei mercati emergenti verso
le obbligazioni dei paesi sviluppati si sta restringendo. I rendimenti
europei si stanno stabilizzando dopo le misure incisive approvate nel
corso degli ultimi 12 mesi, ma gli spread dei titoli dei mercati
emergenti hanno risentito del probabile tapering deciso dagli USA.
Sebbene il livello di solvibilità delle economie emergenti sia stabile, la
loro capacità di preseguire nel trend positivo è destinata a diminuire
per la particolare fase economica e per il ribilanciamento delle
commodity in atto in Cina.
Anche se la qualità del credito sovrano è migliorata il passaggio ad un
rating maggiore è risultato inferiore alle aspettative.
Dove credo si possa trovare del valore è il settore degli emittenti quasisovereign, che converge verso il livello dei titoli sovereign, con possibili
arbitraggi tra le due asset class.
Nell’universo dei corporate bond, l’offerta di obbligazioni denominate
in dollari sta crescendo in modo esponenziale, sia nel segmento
investment grade, che in quello speculativo. Aumentano gli
investimenti infrastrutturali, il settore del consumo grazie ad un
incremento costante del reddito. Per un gestore con un buon
know-how in obbligazioni dei paesi emergenti come AllianzGI,
questi sviluppi offrono eccellenti opportunità per sfruttare
appieno il potenziale di aumento del valore per gli investitori.
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INTERVISTA
“Indipendentemente dal recente aumento della volatilità,
i mercati delle obbligazioni denominate in valute locali
sono interessanti, poiché offrono maggiori rendimenti
rispetto alle obbligazioni in dollari e valutazioni più
favorevoli rispetto a un anno fa.”
Indipendentemente dal recente aumento della volatilità, i mercati
delle obbligazioni denominate in valute locali sono interessanti,
poiché offrono maggiori rendimenti rispetto alle obbligazioni in
dollari e valutazioni più favorevoli rispetto a un anno fa. Anche
ipotizzando un rallentamento della crescita nei paesi emergenti,
le valutazioni dei titoli denominati in valute locali sarebbero
comunque molto più interessanti. Sono convinto che, se i paesi
emergenti riusciranno a implementare i propri piani di riforma,
ampliando la base d’investimento interna, il trend di rivalutazione
strutturale delle loro divise si rimetterà in moto.
Alcune categorie d’investimento nei paesi emergenti dovrebbero
mantenere l’attrattività e il loro slancio a lungo termine, almeno
finché le economie non matureranno e il loro fabbisogno di
capitale estero si affievolirà. Fino ad allora, comunque, gli
investitori internazionali per allocare i propri capitali nell’universo
degli Emerging Market potranno contare su rendimenti maggiori
rispetto a quanto offerto dai propri mercati nazionali.
Diamo un’occhiata alla gestione delle obbligazioni globali dei
Paesi emergenti. Quali sono le peculiarità del processo
d’investimento di Allianz Global Investors in questo segmento?
In altre parole: perché gli investitori interessati agli Emerging
Markets Bond dovrebbero affidarsi ad Allianz Global Investors?
Sono convinto che Allianz Global Investors sia in grado di offrire
un valore aggiunto, perché propone un processo d’investimento
nato dal connubio fra un solido approccio top-down e un’efficace
esperienza bottom-up, al momento di sviluppare nel concreto un
portafoglio. A tale proposito, è fondamentale che gli elementi
costitutivi del portafoglio, selezionati in un’ottica tattica e
strategica, garantiscano in modo adeguato rapporto di rischio/
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rendimento dell’intero portafoglio durante il ciclo economico dei
paesi emergenti.
Un’altra particolarità è l’impiego di strategie di copertura, sia
contro singoli rischi che contro rischi sistemici. Si tratta di un
fattore imprescindibile per una gestione accurata dei profili di
rischio: dopo il default di Lehman Brothers, il ruolo della liquidità è
tutt’oggi alquanto sottovalutato.
Al momento, quali sono le strategie d’investimento concrete nel
settore Emerging Markets Bond più apprezzate dagli investitori
istituzionali?
Dipende molto da investitore a investitore. Ad esempio, gli
investitori negli USA sono più propensi a lasciare totale libertà al
gestore del portafoglio, che può agire liberamente nelle diverse
asset class. Ecco perché i mandati di investitori statunitensi nei
paesi emergenti sono molto più flessibili.
Sembra che questa tendenza stia prendendo piede anche in
Europa, in cui le obbligazioni dei paesi emergenti sono state finora
allocate in modo separato, a seconda del profilo di solvibilità. Gli
investitori europei fanno ancora differenza fra titoli governativi dei
paesi emergenti, denominati in hard currency e obbligazioni in
valute locali.
In Allianz Global Investors siamo consapevoli di queste differenze
e la nostra gamma di prodotti tiene conto delle differenti
esigenze. Con riferimento all’Europa, siamo convinti che un
investitore, con una strategia flessibile, possa conseguire risultati
soddisfacenti grazie a un approccio Aggregate. Per contro, una
strategia Core Plus con focus su titoli governativi e investimenti
Update IV/2013
Update IV/2013
La rivista di
Allianz Global Investors
per gli investitori istituzionali
Editore:
Allianz Global Investors Europe GmbH
Bockenheimer Landstr. 42–44
60323 Francoforte
www.allianzglobalinvestors.de
Redattore capo:
Marty-Jörn Klein, Oliver Sven Bauer (vice)
Project manager:
Caroline Wagner, Lina Masri (vice)
obbligazionari in hard currency e valute locali, può apparire
interessante agli occhi di un investitore che desidera replicare
l’andamento del mercato e cerca un rendimento addizionale con
l’aiuto di un gestore specializzato. O ancora, per gli investitori alla
ricerca di rendimenti correnti elevati, una strategia short-duration
nei paesi emergenti può portare un rendimenti interessanti in
termini assoluti e relativi in un intervallo di duration compreso
fra 0 e 3 anni.
In sintesi: quale potrebbe essere una “sana” allocazione
geografica nei mercati emergenti?
Ritengo che, in termini di una allocazione complessiva, la quota
in titoli obbligazionari dei mercati emergenti, per gli investitori
istituzionali dovrebbe essere pari al 6 %.
Per quanto riguarda l’investimento nei singoli paesi emergenti,
dipende dai rispettivi benchmark, che presentano allocazioni
geografiche diverse.
Alla fine, comunque, ciò che conta è che in Allianz Global Investors
assumiamo rischi in modo intelligente e li gestiamo, per ottenere
risultati d’investimento solidi, grazie al processo d’investimento
dedicato agli Emerging Market Bond. Un’attenta gestione del
rischio è fondamentale per investire attivamente nel debito
emergente.
Grazie, Dottor Saichin, per il tempo che ci ha dedicato.
Redazione:
Oliver Sven Bauer, Bianca Gerlach, Marty-Jörn Klein, Hans-Joachim
Kollmannsperger, Lina Masri, Dennis Nacken, Klaus Papenbrock,
Nicolas Schmidt, Oliver Schütz, Caroline Wagner
Contatti redazione:
[email protected]
Layout:
3st kommunikation GmbH
Composizione:
Brückner & Neuner GmbH
Stampa:
Brückner & Neuner GmbH
Fotografie:
Allianz Global Investors, getty images, shutterstock
Dati aggiornati a: dicembre 2013
L’investimento implica dei rischi. Il valore di un investimento e il reddito che ne deriva possono
aumentare così come diminuire e, al momento del rimborso, l’investitore potrebbe non ricevere l’importo
originariamente investito. Il valore unitario delle quote del fondo potrebbe essere soggetto ad aumenti
di volatilità anche significativi. I rendimenti passati non sono indicativi dei quelli futuri. Se la valuta
in cui sono espressi i rendimenti passati differisce dalla valuta del paese di residenza dell’investitore,
quest’ultimo potrebbe essere penalizzato dalle fluttuazioni dei tassi di cambio fra la propria valuta e quella
di denominazione dei rendimenti al momento di un’eventuale conversione.
Il presente documento è a mero scopo informativo e non deve essere interpretato come una sollecitazione
a fare un’offerta, concludere un contratto o comprare/vendere alcun prodotto finanziario. I prodotti
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Intervista a Greg Saichin a cura di Marty-Jörn Klein, Redattore capo
di Update.
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