ildebrando pizzetti e la lirica vocale da camera

MINISTERO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA
ALTA FORMAZIONE ARTISTICA E MUSICALE
CONSERVATORIO STATALE DI MUSICA “L. PEROSI”
CAMPOBASSO
Biennio specialistico in Discipline musicali
Indirizzo interpretativo – compositivo:
Canto
ILDEBRANDO PIZZETTI
E LA LIRICA VOCALE DA CAMERA
Relatore:
prof.ssa Barbara LAZOTTI
Laureanda:
Maria PANUNZIO
SESSIONE INVERNALE
ANNO ACCADEMICO 2005-2006
INDICE
ILDEBRANDO PIZZETTI.
BIOGRAFIA.
PIZZETTI E LA TRADIZIONE OPERISTICAERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
PIZZETTI E LA LIRICA VOCALE DA CAMERA
PIZZETTI E D'ANNUNZIOERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
CENNI BIOGRAFICI SU GABRIELE D’ANNUNZIOERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
IL «DECADENTISMO» DEL D’ANNUNZIOERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
IL RAPPORTO TRA D’ANNUNZIO E PIZZETTIERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
I PASTORIERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
Commento poetico de I PastoriErrore. Il segnalibro non è definito.
Analisi musicale de I PastoriErrore. Il segnalibro non è definito.
EROTICAERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
Commento poetico di EroticaErrore. Il segnalibro non è definito.
Analisi musicale di EroticaErrore. Il segnalibro non è definito.
PIZZETTI E PETRARCAERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
CENNI BIOGRAFICI SU FRANCESCO PETRARCAERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
IL MONDO SPIRITUALE DI PETRARCAERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
IL «CANZONIERE»ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
I TRE SONETTI DEL «CANZONIERE» MUSICATI DA PIZZETTIERRORE. IL SEGNALIBRO NON È
DEFINITO.
Commento poetico dei sonettiErrore. Il segnalibro non è definito.
La vita fugge e non s’arresta un’ora - XXII (CCLXXII)Errore. Il segnalibro non è definito.
Quel rosignuol che sì soave piagne - XXVIII (CCCXI)Errore. Il segnalibro non è definito.
Levommi il mio pensier in parte ov’era - XXVI (CCCII) Errore. Il segnalibro non è definito.
Analisi musicale dei sonettiErrore. Il segnalibro non è definito.
La vita fugge e non s’arresta un’ora - XXII (CCLXXII)Errore. Il segnalibro non è definito.
Quel rosignuol che sì soave piagne - XXVIII (CCCXI)Errore. Il segnalibro non è definito.
Levommi il mio pensier in parte ov’era - XXVI (CCCII)Errore. Il segnalibro non è definito.
BIBLIOGRAFIAERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
ILDEBRANDO PIZZETTI
Biografia
Pizzetti nacque a Parma il 20 settembre 1880. Suo padre Odoardo era
insegnante di pianoforte e, quando il piccolo Ildebrando ebbe due anni, si trasferì con
la famiglia a Reggio Emilia dove aveva ottenuto il posto di insegnante di solfeggio
nella scuola musicale di Reggio Emilia. A Reggio il fanciullo fece le scuole
elementari e frequentò il ginnasio sino alla quinta. Viveva, naturalmente, in un clima
musicale, ma amava soprattutto il teatro: la sua prima ambizione non fu quella di
diventare un grande compositore ma un celebre drammaturgo. Scrisse infatti parecchi
drammi e due di essi furono rappresentati, nel 1894, da un gruppo di attori raccolti da
egli stesso, scegliendoli fra i suoi compagni di scuola. Uno di quei drammi aveva per
titolo Odio e Amore (tratto da un romanzo francese); l’altro si chiamava La morte di
un prigioniero nella Roca dello Spielberg (ispirato a Le Mie Prigioni di Silvio
Pellico). Questa attività teatrale tuttavia non gli impedì d’essere uno scolaro diligente
traendo profitto dallo studio dei classici. Nel 1895, all’età di quindici anni, entrò nel
Conservatorio di Parma. Vi studiò per sei anni armonia e contrappunto con Telesforo
Righi e approfondì la conoscenza del canto gregoriano e della musica vocale e
strumentale dei secc. XV e XVI attraverso l’insegnamento di Giuseppe Tebaldini,
direttore dell’Istituto.
Al maestro scriveva nel 1913 dedicandogli un opuscolo su “La musica dei
greci”:
[...] Quindici anni or sono Ella iniziava al Conservatorio di Parma le sue belle lezioni
di canto gregoriano, invitando ad assistervi gli alunni della scuola di
composizione...Ella parlava a noi giovani delle melodie liturgiche latine, e ce le
1
faceva conoscere ed ammirare, perché in esse è un meraviglioso tesoro di espressioni
che un musicista non può ignorare senza vergogna. [...].1
È evidente come la sua formazione giovanile e la sua naturale inclinazione lo
resero particolarmente sensibile alle austere voci dell’antichità e caratterizzarono, in
futuro, il suo linguaggio musicale, in cui frequente fu il ricorso agli antichi modi
liturgici.
Nel luglio del 1901 ottenne la licenza in composizione con i tradizionali
pezzi: un Mottetto a cinque voci “Peter si non potest hic calix transire”, un primo
tempo di Sonata per violino e pianoforte e una scena lirica (dalle Ruine di Braunia di
R. Palustri), in cui Pizzetti si vale di una forma di recitativo accompagnato di stile
settecento destinato a non aver seguito nell’opera di lui.
Dopo aver esercitato l’insegnamento privato e svolto per due stagioni
l’attività di maestro sostituto di Cleofonte Campanini e A. Conti al Teatro Regio di
Parma, ottenne la cattedra di composizione al Conservatorio della città (1907).
Frattanto, dopo vari tentativi di accostarsi a Shakespeare, Byron, Corbeille, Ovidio
(Romeo e Giulietta, Lena, Mazeppa, Aeneas), scrisse la musica di scena per La Nave
di D’Annunzio e nel 1908 esordì con quest’opera al Teatro Argentina di Roma,
dando inizio a un lungo periodo di amicizia e collaborazione con il poeta, che lo
battezzò «Ildebrando da Parma».
Nello stesso anno divenne professore di armonia e contrappunto nell’Istituto
Musicale «L. Cherubini» di Firenze, che diresse dal 1917 al 1924.
Pizzetti si dedicò a fondo anche all’attività saggistica, collaborando sia con la
“Rivista musicale” che con altri periodici, tra cui “La Voce”. Con Giannotto
Bastianelli intraprese la pubblicazione di una raccolta di musiche moderne,
Dissonanza, di cui apparvero solo tre fascicoli, ma con buone pagine di compositori
che, in quei tempi, non trovavano facilmente editori e sostenitori.
Dal 1924 al 1936 diresse il Conservatorio di Milano, svolgendo pure attività
di direttore di concerti e di opere proprie. Nel 1936 succedette a Respighi come
1
Adriano Lualdi, I caratteri del rinnovamento musicale italiano, Treves-Treccani-Tumminelli,
Milano-Roma, 1931, riprodotto in www.rodoni.ch/malipiero/adrianolualdi/lualdipizzetti.html.
2
titolare della cattedra di perfezionamento in composizione all’Accademia di S.
Cecilia in Roma, che tenne fino al 1958. Svolse attività di critico musicale per il
quotidiano il «Secolo» di Milano (1910), per la «Tribuna» di Roma (1937), per la
«Nazione» di Firenze e su vari periodici e riviste musicali.
Pizzetti scelse per sé una vita “normale”, tutta dedita alle sue multiformi
attività di compositore, organizzatore, scrittore, direttore di musica. Una cosa non gli
mancò mai: una cerchia di amicizie che gli consentisse di esprimere le sue non
comuni doti di conservatore, di dibattere i problemi vivi della cultura e, soprattutto,
di passare dal momento teorico a quello realizzativo. Pizzetti era l’esatto opposto del
musicista “puro”, severamente impegnato soltanto nella sua opera di compositore,
cui tutti gli altri interessi facevano al massimo da corona.
Ricordiamo di lui una conferenza su Dante, e non sulla musicalità o sulla
musicabilità di Dante, bensì proprio sulla sua opera di poeta: tutto ciò che porta
l’approfondimento della conoscenza dell’uomo è fondamentale per un musicista,
tanto più se si tratta di un musicista, come Pizzetti fu, essenzialmente di teatro.
Pizzetti morì a Roma il 1968.
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