La cantatrice calva

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Persinsala Teatro
Alfredo Agostini
gennaio 15, 2013
Non perde colpi il capolavoro alle origini del teatro
dell’assurdo. L’apoteosi del nonsense brilla alla Casa delle
Culture.
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Con un testo come quello firmato dall’esordiente Ionesco nel 1950 può
accadere di tutto. L’assurdo si manifesta senza ritegno con piroette a caso
per riempire lo spazio e parole illogiche senza significato che sono più uno
sfondo sonoro al vuoto, un rumore bianco. In un salotto londinese, due
coppie sposate si intrattengono con chiacchiere insulse alle quali prendono
parte la cameriera in casa e un pompiere della città. Sei personaggi che
non cercano nulla, perché privi di ogni intento o corrispondenza
psicologica. Sei zucche vuote irrequiete e sputasentenze, artefici di un “a
parte” isolato dalla realtà e da ogni regola, intrappolate in un discorso
senza capo né coda. Nient’altro o forse tutto ancora. Apparentemente un
parossismo demenziale se non folle, La cantatrice calva è in realtà un
classico della drammaturgia mondiale denso di significato. La genesi
dell’opera è nota: Eugène Ionesco, rumeno trasferitosi a Parigi, voleva
imparare l’inglese e studiando la lingua su uno di quei manuali pubblicati
giustappunto per gli stranieri, resta folgorato dall’idiozia di certe
espressioni, parenti della proverbiale The cat is on the table. Decide di
stilare un catalogo di frasi dello stesso tenore e salta fuori una sequenza di
luoghi comuni che messi insieme avviliscono, ma divertono anche. A
pronunciare queste frasi dette e ridette sul palcoscenico non poteva
essere altri che l’esimio Signor Rossi inglese, Mister Smith e consorte, con
alcuni loro amici. Lo zoccolo duro della borghesia dalle belle maniere. Il
quadro finale è una critica svelata alle manie di classe, una parodia
irriverente di un atteggiamento superficiale e sconsiderato. Il testo scritto
da Ionesco sovverte le regole drammaturgiche con grande ironia, a
cominciare dalle indicazioni sceniche («La pendola suona quanto vuole»,
«Bacia o no la signora Smith») e crea un bacino di possibilità imprevedibili.
Suddivisa in scenette sconnesse, la serata in casa Smith non segue alcun
rapporto di causa-effetto, con buona pace di Hume «quando si sente
suonare alla porta non è detto ci sia qualcuno fuori». Il tempo, poi, va
avanti e indietro, i personaggi dicono una cosa e fanno l’esatto contrario,
dissociati, incredibilmente sbadati, ma sempre profondamente cortesi,
anche quando discutono. Un’opera che apre uno scenario tanto vasto è la
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Alfredo Agostini
gennaio 15, 2013
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gioia di ogni compagnia d’attori, un test per verificare l’affiatamento del
gruppo e una vera e propria prova d’attore, che deve riuscire a rendere
credibile una pura macchietta senza risultare un perfetto imbecille. La
Compagnia Ginepro Nannelli gioca sul piano dell’euforia restituendo La
cantatrice calva nei suoi tratti più essenziali. I costumi sono sgargianti e
intonati, le parrucche fosforescenti, le pose caricaturali e la voce carica di
colori e sfumature, a vederli si direbbe che sono un gruppo di eccentrici
esauriti, eppure non si può negare la somiglianza con certi ambienti che
conosciamo bene. La sincronia dei movimenti con gli effetti sonori
corrisponde al centesimo e il ritmo delle battute corali regge, anche alla
confusione del finale con una serie di sovrapposizioni e storpiature, mentre
gli attori sul palco si muovono come ingranaggi di un meccanismo
inceppato. Bravi tutti, ma in particolare Marco Carlaccini e Patrizia D’Orsi, i
signori Smith. Esiste una versione dell’opera che non si conclude con il
coro di voci, ma riprende le battute iniziali invertendo i protagonisti, gli
Smith diventano i Martin in una circolarità da orologio svizzero. La
Compagnia Ginepro Nannelli sceglie invece di concludere prima, ma
comunque il grosso è fatto, il pubblico, quando non si è perso nella
perplessità, si è divertito, il dubbio che ad apparire ridicoli siamo noi e le
nostre pose mondane arriva dopo, ma arriva ed è un buon risultato per un
allestimento non facile come potrebbe sembrare.
Lo spettacolo continua:
Casa delle Culture di Roma
via San Crisogono, 45 – Roma
fino a domenica 20 gennaio
orari: da martedì a sabato ore 21.30, domenica ore 18.00
(durata 1 ora circa senza intervallo)
Compagnia Ginepro Nannelli presenta
La cantatrice calva
di Eugène Ionesco
traduzione Gian Renzo Morteo
regia Marco Carlaccini
con Marco Carlaccini, Patrizia D’Orsi, Claudio Capecelatro, Sara Poledrelli, Xhilda Lapardhaja, Ludovico
Nolfi
interventi sonori Claudio Rovagna
scena Antonio Belardi
costumi Antonella D’Orsi Massimo
disegno luci Giuseppe Romanelli
interprete vicario in prova Paolo Parnasi
comunicazione Olga Carlaccini
aiuto regia Valentina Casadei
foto di scena Pino Le Pera
http://teatro.persinsala.it
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