AMERICAN CHAMBER OF COMMERCE IN ITALY “NUOVI STRUMENTI A FAVORE DELLE PMI PER IL RILANCIO DELL’ECONOMIA E PER SVILUPPARE I RAPPORTI CON LA NUOVA AMMINISTRAZIONE STATUNITENSE” (Torino, 27 aprile 2009) INTERVENTO DEL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO ON. CLAUDIO SCAJOLA Presidente Paolucci, consigliere Crolla, gentili imprenditori, signore e signori, sono lieto di essere qui per incontrare una rappresentanza così qualificata di imprenditori, e per sottolineare al tempo stesso i solidi e duraturi legami di amicizia e collaborazione, che uniscono Stati Uniti e Italia, in campo economico e produttivo, come sul piano della politica, della cultura, dei valori civili. E’ un rapporto profondamente radicato, non soltanto fra i due governi, ma nella coscienza collettiva dei popoli. Ancora non si è spento il ricordo, sulle due sponde dell’Atlantico, dell’epopea della nostra emigrazione: l’America ha accolto e dato pane e lavoro a tanti nostri connazionali, che, dal canto loro, hanno contribuito in modo importante alla grandezza degli Stati Uniti. E gli italiani, come tanti popoli d’Europa, non hanno dimenticato, e non dimenticheranno mai, il sacrificio di tanti ragazzi americani che hanno dato la vita per la libertà della nostra terra: pochi giorni fa abbiamo celebrato con commozione l’anniversario della liberazione dal nazi-fascismo, che dobbiamo all’impegno e al sacrificio degli eserciti alleati, degli americani prima di tutti. Non dimenticheremo infine come l’America abbia garantito, con il piano Marshall, la possibilità al nostro paese, uscito distrutto dalla guerra, di risollevarsi e di tornare alla prosperità, e attraverso l’Alleanza Atlantica, la libertà dell’Italia e dell’Europa intera contro l’altro tragico totalitarismo del 20° secolo, quello comunista. Un’alleanza dunque naturale, quella fra Italia e Stati Uniti. Un’intesa strategica, perche l’amministrazione americana sa di poter contare sull’Italia come partner affidabile: un paese a forte vocazione atlantica ed al tempo stesso impegnato senza esitazioni nella costruzione europea. Atlantismo ed Europeismo, coerenti fra loro e non contrapposti, hanno rappresentato le stelle polari della politica estera italiana. All’epoca di De Gasperi come oggi. Quando le sfide da affrontare sono nuove e diverse. Ci sono quelle del terrorismo, del fanatismo, dell’integralismo religioso. E c’è la sfida, non meno grave, della crisi economica, che ha trovato una risposta comune e integrata fra gli stati e i sistemi economici del mondo libero. Una parte importante di questa risposta ce la danno proprio le vostre aziende, amici imprenditori. Esse costituiscono un punto di forza delle nostre due economie, in grado di fornire un valido contributo alle strategie di contrasto della crisi. Stati Uniti e Italia stanno reagendo alla congiuntura con politiche di ampio respiro, che presentano alcune significative analogie tra loro ed affiancano interventi di carattere anticiclico ad importanti riforme strutturali. Per fronteggiare la flessione della domanda e modernizzare i rispettivi sistemi economici, il Governo Berlusconi, come ha fatto l’amministrazione americana, ha avviato un ambizioso piano di investimenti in infrastrutture materiali ed immateriali. Ci accomuna l’obiettivo di promuovere le nuove tecnologie, la banda larga, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica, settori che possono fornire un decisivo contributo ai processi di innovazione, alla crescita della competitività, alla lotta ai cambiamenti climatici. La strategia energetica del Governo Berlusconi punta ad innalzare dal 16 al 25% l’apporto delle rinnovabili alla produzione di energia elettrica nazionale. Un ulteriore 25% sarà assicurato dal rilancio del nucleare, settore nel quale pure non mancheranno occasioni di collaborazione tra l’industria italiana e quella degli Stati Uniti, che con i suoi 104 impianti è il primo Paese al mondo per dotazione di centrali nucleari attive. Per ricostituire un’affidabile filiera nucleare nel nostro Paese stiamo sviluppando la cooperazione tecnologica con diversi Stati (Francia, Russia) e contiamo anche sul qualificato contributo di know-how, professionalità ed esperienza che può giungerci dalle imprese americane. Amici imprenditori, in questo difficile momento, l’Italia può contare su alcuni importanti punti di forza: le istituzioni finanziarie non sono fallite né sono state nazionalizzate, il mercato immobiliare non è imploso, la solidità patrimoniale delle famiglie e il limitato livello di indebitamento medio delle imprese ci mettono in condizione di poter meglio resistere alla recessione. Disponiamo di un tessuto produttivo che – accanto a grandi gruppi industriali – vede la presenza di una moltitudine di piccole e medie imprese, caratterizzate da una maggiore flessibilità organizzativa, ma anche da alcune fragilità. Siamo consapevoli che queste aziende costituiscono un pilastro del nostro sistema economico e meritano, quindi, la massima attenzione da parte del Governo. Per sostenerle di fronte alla stretta creditizia, abbiamo rifinanziato con 1,6 miliardi di euro il Fondo nazionale di garanzia – esteso ora anche all’artigianato – che potrà garantire crediti per 70-80 miliardi. Abbiamo reso questo strumento ancora più efficace, aumentando da 500.000 a 1,5 milioni di euro il tetto massimo dei prestiti garantiti ed estendendo al fondo la garanzia dello Stato, che azzera il rischio sul credito concesso dalle banche alle aziende di dimensioni medio-piccole. Siamo intervenuti a sostegno dei consumi, incentivando la domanda di beni durevoli (auto, moto, elettrodomestici, mobili) ed orientando le scelte di produttori e consumatori verso prodotti a basso impatto ambientale, coerentemente con gli obiettivi di Kyoto. Di queste misure stanno iniziando a beneficiare anche le aziende dell’indotto, in larga misura costituito da piccole e medie imprese. Ma in questo momento non dobbiamo solo difenderci: occorre anche riorganizzarsi, ottimizzare, innovare, definire nuove strategie di mercato. Con il nuovo strumento delle reti d’impresa, previsto nel decreto incentivi, abbiamo offerto alle aziende, soprattutto piccole e medie, uno strumento prezioso con cui riorganizzarsi per reagire meglio alla delicata congiuntura in atto. Per sostenere i processi di innovazione, abbiamo distribuito 380 milioni di incentivi a progetti innovativi presentati da imprese, università e centri di ricerca nei settori della “Mobilità sostenibile” e della “Efficienza energetica”. Prima dell’estate saranno assegnati anche i 190 milioni di euro destinati al bando “nuove tecnologie per il Made in Italy”, al quale hanno partecipato 3.000 imprese, in gran parte medie e piccole, e 1.000 centri di ricerca. Parallelamente, stiamo intervenendo a sostegno di specifici settori industriali, che costituiscono la spina dorsale del sistema economico del nostro Paese. Per questo abbiamo riunito il tavolo per le piccole e medie imprese che – alla pari di altri tavoli come quello per la chimica, e quello per la moda – ha il compito di definire con la categorie interessate altri interventi per sostenere i settori strategici per la nostra economia. Presidente Paolucci, le relazioni economiche e commerciali tra Italia e Stati Uniti sono di eccezionale livello: lo testimonia l’interscambio complessivo, che nel 2008 ha sfiorato i 35 miliardi di euro, con un saldo di 11,2 miliardi a favore dell’Italia. Gli Stati Uniti rappresentano il quarto mercato di sbocco per le merci italiane, alle spalle di Germania, Francia e Spagna e i dati rivelano che il flusso cumulato di investimenti diretti americani in Italia al 2007 hanno superato 28 miliardi di dollari. Sono prova delle intense relazioni le trattative in corso tra la Fiat e la Chrysler che auspichiamo possano presto concludersi positivamente e consentire alla nostra maggiore casa automobilistica l’ ingresso nel grande mercato americano dell’auto. Gli Stati Uniti rappresentano per l’Italia un mercato strategico, fondamentale per il nostro export. Per questo motivo, abbiamo adottato misure straordinarie mirate ad invertire l’attuale trend negativo delle nostre esportazioni. Con le azioni per la promozione del Made in Italy nel mondo, promosse dal Ministero dello sviluppo economico e destinate principalmente alle piccole e medie imprese italiane, stiamo facendo convergere sul mercato USA ingenti risorse aggiuntive: 10 milioni di euro saranno finalizzati ad azioni di mantenimento del mercato per le nostre aziende ed alla creazione di opportunità di investimenti sia in entrata che in uscita. Mi recherò fra breve negli Stati Uniti, dove ho in programma di incontrare il Segretario di Stato al Commercio Kirk, anche per definire al più presto i contenziosi tuttora aperti, come quello sulle acque minerali e sui gioielli, e sostenere con convinzione la ripresa dei negoziati per giungere entro breve tempo ad una positiva conclusione dell’Accordo di Doha. Manteniamo su questo un cauto ottimismo. Gli interventi per l’ampliamento e la semplificazione degli scambi internazionali devono costituire parte integrante delle nostre strategie per superare la crisi: La crisi finanziaria è grave, una delle peggiori dal 1945. Proprio per questo, occorre affrontarla in modo creativo, con occhi nuovi, con strumenti inediti. Non guardando al passato ma facendo di esso tesoro. Pensare di affrontarla innalzando barriere protezionistiche o frapponendo ostacoli alla libera concorrenza non solo è velleitario, ma alimenterebbe una spirale di reazioni a catena, che finirebbe per danneggiare tutti. Al contrario, la crescita bilanciata e duratura dei mercati internazionali deve avvenire intensificando e incrementando gli scambi internazionali, in un ottica di libera e leale concorrenza, e nel più scrupoloso rispetto delle regole. Occorre emettere mano alla riforma delle grandi istituzioni finanziarie internazionali; contrastare con decisione le derive nazionaliste e protezionistiche; definire politiche sopranazionali; rinserrare i ranghi della solidarietà, le ragioni di una visione comune, di cause condivise; Cari amici, Quella che stiamo vivendo non credo sia “la morte del capitalismo” e nemmeno “la fine del Secolo Americano”, come da taluni sostenuto, ma un punto di svolta, che richiede politiche innovative, coraggiose e inclusive. Il Presidente del Consiglio, il governo italiano ed io personalmente siamo certi che l’Amministrazione Obama, in collaborazione con i partners europei ed gli altri protagonisti dell’economia mondiale, a cominciare dai giganti asiatici, sarà in grado di porre in essere tali politiche. Abbiamo molto lavoro da fare con gli Stati Uniti: dalla lotta al cambiamento climatico alle politiche per la sicurezza energetica – ne ho parlato ieri l’altro al Vertice mondiale del gas a Sofia con l’inviato speciale del Presidente americano Obama, Morningstar –, dal finanziamento dello sviluppo alla gestione delle crisi regionali. Dal canto loro gli Stati Uniti guardano all’Europa - ed in essa all’Italia, esempio di solidità - nella consapevolezza che il Vecchio Continente può svolgere un ruolo fondamentale di promozione dello sviluppo sostenibile e di stabilizzazione regionale. Occorre definire una nuova agenda politica. Siamo pronti, lo è il Governo Berlusconi. L’Italia, in quanto presidente del G8, ha una speciale responsabilità nel tracciare un piano sui temi strategici - dallo sviluppo al clima, dall’energia all’ambiente – sui quali si sono tenute le riunioni G20 di Washington e Londra. Il vertice dell’Aquila, che Berlusconi ha voluto allargato ai paesi del G20, costituirà un punto di svolta nelle prospettive della ripresa a livello globale. A questo fine, i temi dell’energia assumono un rilievo particolarissimo. E quindi sono estremamente elevate le aspettative per il G8 energia allargato, che terremo a Roma a fine maggio. Cari amici imprenditori, i problemi di fondo - come gli squilibri commerciali con l’Asia, il libero accesso ai mercati, i prezzi dell’energia, la creazione di istituzioni internazionali capaci di imporre regole e garantire controlli - non sono ancora risolti, e non si risolveranno in tempi brevi. Ma la strada del lavoro comune, tra Europa, Stati Uniti e le nuove economie dell’Oriente, è l’unica possibile. Proprio in questo quadro il forte legame, di valori, di interessi, di sangue fra gli Stai Uniti e il nostro paese, ha un significato particolare. Fra le due rive dell’Atlantico le ragioni di collaborazione superano di gran lunga le eventuali divergenze. E l’Italia è stata e vuole essere in prima linea nel consolidare quest’intesa fondamentale. La stessa costruzione dell’Europa unita, che è una prospettiva essenziale per l’Italia, perderebbe di senso se fosse intesa in contrapposizione, e non in sinergia, con i nostri amici ed alleati americani. E’ una sinergia di interessi, ma prima di tutto di ideali e di valori, E per questo è un’alleanza ancora più forte, perché non è scritta solo nei trattati, è scritta nel cuore della nostra gente. Nel cuore di tutti gli uomini liberi.