A gramadóra1
A gramolatrice
autori: Spallicci e Martuzzi
esecutore: Pietro “Quinzã” Bandini
Bëla burdëla frèssca e campagnôla,
da i òcc’ e da i cavèll cum e’ carbõ,
da la bòcca piò ròssa d na sarżôla,
tè t cì la mi pasiõ.
Bella ragazza fresca e campagnola,
Grêma, grêma, murètta un pô ṡgarbêda,
ch’ l è bël a fê l amór2 in aligrì,
sóra al manê dla cãnva spintacêda
mè a t stëg sèmmpar da drì.
Gramola, gramola, morettina un po’ sgarbata,
Batibàt3 e scrèccum l öc’,
scrèccum l öc’ e batibàt.
A l faṡèggna ste’ baràt?4
‒ t am dé un s-ciàf ch’ a t dëg un bêṡ.
Continua a battere e strizzami l’occhio,
Légual filé int la ròcca dla nunẽna,
gavèttul d àza biẽca int e’ bulì,5
e i linzùl frèssc ed téla caṡalẽna,
murètta, ac bël durmì!
Trecce filate nella rocca della nonna
Batibàt e scrèccum l öc’,
scrèccum l öc’ e batibàt.
A l faṡèggna ste’ baràt?
‒ dàm un s-ciàf ch’ a t dëg un bêṡ.
Continua a battere e strizzami l’occhio,
dagli occhi e dai capelli come il carbone,
dalla bocca più rossa di una cerisuola,
tu sei la mia passione.
che è bello amoreggiare in allegria,
sui mannelli di canapa arruffata
io ti sto sempre appresso.
strizzami l’occhio e continua a battere.
Lo facciamo questo scambio?
‒ mi dài uno schiaffo che ti do un bacio.
matasse d’accia bianca messe a bollire
e lenzuoli freschi di tela fatta in casa,
oh morettina, che bel dormire!
strizzami l’occhio e continua a battere.
Lo facciamo questo scambio?
‒ dammi uno schiaffo che ti do un bacio.
Batibàt...
Trascrizione ortografica, traduzione e note di Davide Pioggia
Versione del 26 agosto 2010
1 L’espressione «andare a gramolatrice» (andê a gramadóra) ha una costruzione analoga ad «andare a donne», o
«andare a funghi» eccetera: è l’atto che si compie quando si parte alla ricerca (o alla conquista) di qualcosa. In
questo caso ci si recava a una veglia serale per conquistare una ragazza intenta a gramolare la canapa, cioè a
separare le fibre tessili da quelle legnose battendo gli steli con un attrezzo detto appunto gramola. Per la sensibilità
attuale espressioni come queste sembrano ridurre la donna a un oggetto da conquistare, ma ascoltando il testo ci si
rende conto che si trattava in realtà di una sorta di gioco delle parti.
2 In dialetto «fare l’amore» non ha lo stesso significato che ha oggi in italiano, poiché non implica l’atto sessuale, ma
si riferisce all’amoreggiamento che si svolge nella fase del corteggiamento o dopo il fidanzamento, secondo limiti
piuttosto restrittivi. Ovviamente in tutte le epoche si è sempre trovato il modo di trasgredire ‒ almeno in parte ‒
alle regole.
3 Il verbo batibàtar comunemente non esiste, ma qui viene costruito con valore iterativo o frequentativo.
4 Una interrogativa col verbo al congiuntivo ha allo stesso tempo valore esortativo e propositivo. Si potrebbe anche
tradurre: «Dài, facciamo questo scambio:», oppure: «Ti va di fare questo scambio?». Se poi l’interrogativa fosse
preceduta dalla congiunzione ch(e) si avrebbe una vera e propria frase ellittica con la subordinata al congiuntivo e
una principale propositiva e/o dubitativa sottintesa, come a dire: «Sarà il caso che facciamo questo scambio?»
5 Letteralmente «nel bollire», cioè fra le cose che sono messe a bollire.