150° Anniversario LA SPEDIZIONE DEI MILLE Al sud d’Italia, dunque, a una popolazione largamente filo borbonica fa da contraltare una larga diffusione d’idee liberali e filo italiane nella borghesia e all’interno delle forze armate. L’unica delle molte forze di opposizione al Borbone che mostrasse di voler prendere davvero le armi, in quel 1860, era la fronda siciliana, sopravvissuta alla feroce repressione del 1848 e condivisa perfino dal ceto rurale. Il 4 aprile, a Palermo, ha luogo una vera insurrezione capitanata da Francesco Pilo, subito repressa, ma si propaga con rapidità fino alla marcia da Messina a Piana dei Greci di Rosalino Pilo (20 aprile 1860). Ormai sulla bocca di tutti i siciliani si ripete: ” verrà Garibaldi”. Per Cavour, Garibaldi era solo fonte di preoccupazione: dopo la fama acquisita nel corso della seconda guerra d’indipendenza, fermato a stento sul confine marchigiano, che aveva intenzione di varcare per reagire alle repressioni pontificie e, forse, già dirigersi su Roma, Garibaldi era tuttavia l’uomo giusto per agire fuori dagli schemi convenzionali, cioè secondo le mire cavouriane. Personaggio che godeva d’illimitata stima dell’opinione pubblica, capace di coagulare intorno a sé entusiasmi, volontari e denari (si ricordi l’esito della famosa “Sottoscrizione nazionale per un milione di fucili”), già repubblicano fervente ma seguace del detto mazziniano “non si tratta più di repubblica o monarchia, si tratta di unità nazionale… deve essere o non essere”, Garibaldi rappresenta dunque l’uomo giusto per tentare un’impresa che, se fosse fallita, non avrebbe compromesso ufficialmente il governo piemontese. di Paolo Pagnottella el marzo 1860 il Primo Ministro piemontese, Camillo Benso conte di Cavour, sottoscrive la cessione della Savoia e di Nizza alla Francia di Napoleone III: più che siglare un patto, egli diviene “complice” dell’imperatore francese (come lascerà scritto) il quale è così ripagato del tacito consenso alle annessioni dei Granducati di Toscana, Modena, Parma e delle Legazioni di Bologna e Romagna al Piemonte. Sulla penisola italiana, rimangono così tre soli stati: il Regno di Sardegna, che comprendeva Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia (acquisita dopo la seconda guerra d’indipendenza), Emilia Romagna e Toscana (acquisite dopo i referendum dell’agosto 1859), lo Stato della Chiesa con Umbria, Marche e Lazio, il Regno delle Due Sicilie con Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. L’Impero d’Austria mantiene Mantova, il Veneto, il Trentino e il Friuli. Rimanendo esclusa ogni pretesa su Roma per la ferrea opposizione francese (si dovrà attendere la disfatta di Sedan nel 1870), Cavour considera appagata la capacità espansiva del piccolo Regno di Piemonte, giunto al possesso delle terre cui ambiva: il Sud d’Italia era lontano dalle sue mire. Alcuni avvenimenti costringono il Cavour a rivedere le sue posizioni: i fermenti liberali, soprattutto nel napoletano e in Sicilia, il riavvicinamento del giovane neo-sovrano Francesco II di Borbone, re delle Due Sicilie all’Austria, in appoggio alle rivendicazioni di Pio IX, del Granduca di Toscana e dei duchi di Modena e Parma ma con il conseguente deterioramento delle storiche buone relazioni fra i Borbone e l’Inghilterra. N Si ringrazia il Museo Nazionale della Campagna garibaldina dell’Agro romano per la liberazione di Roma (www.museomentana.it) nella persona del Direttore, Prof. Francesco Guidotti, per aver reso disponibili le immagini dei garibaldini 4 Marinai d’Italia Lorenzo Carbonari un garibaldino ur essendo nato ad Ancona, da tempo risiedeva a Grottammare. Era un marinaio ed era iscritto nella matricola pontificia per la gente di mare. La sua iscrizione risale presubilmente - la matricola è andata perduta - nel marzo del 1841 a Grottammare. Il Carbonari marinaio, oggi possiamo dire un fante di marina, insieme al conterraneo Raffaele Rivosecchi di Marano (oggi Cupramarittima) a Talamone dovette sostituire il timoniere del piroscafo Lombardo (comandante e timoniere era Andrea Rossi), il quale era stato sbarcato perchè dipendente della società Rubattino e non voleva essere ostaggio dei sequestratori del piroscafo - evidentemente non era stato avvertito della messainscena del finto atto di pirateria nostrana. Il pilota del Lombardo era l’anconetano Burrattini Carlo. Alla guida del Lombardo sbarcarono a Marsala sotto il fuoco delle navi Partenope e Stromboli. Carbonari ottenne a Calatafimi (15 maggio 1860) in località Pianto Romano (lungo la statale 113 che da Calatafimi va verso Trapani a circa un Km. dal paese vi è un bivio dal quale si arriva al colle di Pianto Romano) il battesimo di fuoco e una ferita alla spalla destra che gli precluse i successivi combattimenti di Alcamo e Palermo. A Milazzo (17-22 luglio 1860) venne riproposto in linea, ma ebbe una ferita alla testa. Nonostante la ferita venne imbarcato sulla Piro-fregata a vela Tukery per la spedizione del 10 agosto 1860 a Castellamare di Stabia, nel vano tentativo di impadronirsi di una nave borbonica. P Dopo la battaglia del Volturno venne dichiarato inabile al servizio, nonostante la domanda di essere arruolato come marinaio nella costituenda flotta della regia marina italiana. Ottenne, uno dei pochi fra i “Mille”, la pensione ai sensi della legge 22 gennaio 1865, n. 2119, dopo essere stato promosso Sottotenente. A Grottammare, dopo la pensione, pare gestisse un negozio di articoli da pesca. Il 2 maggio Cavour è a Genova per rendersi conto di persona dei preparativi: stavano colà affluendo armi, volontari, contributi. Il 4 maggio Medici, per conto di Garibaldi, firma il contratto di acquisto, dalla società Rubattino, dei due vapori Piemonte e Lombardo: il debito è segretamente garantito dalle finanze del Regno. La sera del 5 maggio, allo scoglio di Quarto, inizia l’imbarco dei volontari: sono 1162, armati con vecchi fucili, privi di munizioni e polvere da sparo. Fra essi anche alcuni marchigiani: Lorenzo Carbonari, Augusto Elia, Feliciano Novelli e Riccardo Zanni, tutti di Ancona, Demetrio Conti da Loreto, Leonardo Gramaccini da Senigallia. La spedizione sosta il 7 maggio davanti al forte di Talamone, dove provvede al carico del materiale bellico necessario e il nove a Porto Santo Stefano per caricare carbone: Garibaldi ottiene tutto in virtù del suo grado di Generale dell’esercito sardo ma con l’evidente, smaccato consenso di Cavour. Qui sessantaquattro volontari sbarcano per dirigersi a sollevare le popolazioni dell’Umbria ma sono fermati a cura dell’esercito regio: Pio IX non può ancora essere provocato. Altri 9, di fede mazziniana, prendono terra così che la spedizione riparte con 1089 garibaldini. La mattina dell’11 maggio i due vapori passano fra Favignana e Marettimo ma lo sbarco, previsto a Trapani, è annullato perché il trapanese Strazzera segnala la presenza di truppe borboniche in città. Così le due navi, dopo aver eseguito una digressione verso sud allo scopo di ingannare le eventuali vedette, invertono la rotta e dirigono su Marsala. Qui Garibaldi è informato che sono assenti le truppe, inviate a Palermo per reprimere un’insurrezione popolare e le due navi da guerra borboniche ivi di stanza (Stromboli e Capri), hanno Marinai d’Italia 5 150° Anniversario Garibaldi uomo di mare ome eri bella, o Costanza, su cui dovevo solcare il Mediterraneo, quindi il Mar Nero, per la prima volta. Gli ampi tuoi fianchi, la bella tua alberatura, la spaziosa tua tolda … rimarranno impressi sempre nella mia immaginazione.» «C 1822 Primo imbarco Brigantino Costanza «Io mi trovavo in quel momento alla sommità dell’albero di trinchetto, sperando di scoprire un punto della costa ove approdare con meno pericolo; il legno fu capovolto sulla destra ed io lanciato perciò da quella parte a certa distanza. Io ricordo che, abbenchè in pericolosissima circostanza, non pensai alla morte; ma sapevo di aver molti compagni non marinai e prostrati dal mal di mare, e ciò mi martoriava, sicchè cercai di raccogliere quanti remi ed altri oggetti galleggianti mi fu possibile, avvicinarli a bordo e raccomandare a tutti di prenderne uno per sorreggersi ed agevolarsi a guadagnare la costa.» lasciato il porto nel quale sono invece ormeggiate due cannoniere britanniche (Argus e Intrepid) e un mercantile americano. Così egli decide lo sbarco durante il quale tre unità da guerra borboniche, sopraggiunte dal largo, non possono aprire il fuoco a pena di colpire i neutrali (solo a cose fatte le navi britanniche salpano). I Mille sono aiutati dalla popolazione, il Lombardo, arenatosi, è affondato e il Piemonte, catturato, è rimorchiato a Napoli. I garibaldini si attendano fuori dall’abitato (per evitare eventuali ritorsioni sugli abitanti) e Garibaldi, convocato il Decurionato di Marsala nella sala Grande del palazzo della Loggia, vi annuncia, 14 luglio 1839 Naufragio del Rio Pardo alla foce del Tramandahy «I nostri legni erano quasi disfatti… Finché si restavano a bordo polvere e palle dovevamo continuare a combattere per salvare l’onore.» 16-17 agosto 1842 Battaglia navale a Caballo-Cuatia sul Rio Paranà Garibaldi Tall Ships Regatta grandi velieri e i loro equipaggi sono stati i protagonisti della la regata (Genova-Trapani, 11-16 aprile 2010) organizzata dalla Sail Training International in collaborazione con la Sail Training Association-Italia per celebrare lo storico viaggio di Garibaldi e dei Mille in occasione del suo 150° anniversario. Il successo della manifestazione va condiviso con tutte le autorità e le istituzioni coinvolte nel progetto: sponsor ufficiali, sponsor tecnici e media partner. Senza dimenticare il decisivo supporto di Marina Militare, Capitaneria di Porto, Istituto idrografico e tutte le altre organizzazioni portuali. Un ricordo ‘speciale’ è senz’altro legato al progetto “Un sorriso tra le onde”, iniziativa che ha consentito a numerosi disabili di partecipare attivamente alla regata. I 6 Marinai d’Italia «La flottiglia ai miei ordini, benchè di poca importanza, non mancava di essere utile alla difesa della piazza. Collocata sull’estrema sinistra della linea che varcava l’istmo da un’acqua all’altra, non solo la copriva perfettamente, schierata a martello della stessa, ma minacciava il fianco destro del nemico, qualora questo attentasse di assaltare. Essa serviva pure d’anello tra le importanti posizioni del Cerro e dell’Isola della Libertà, detta anche dei Ratti, facilitando soprattutto e partecipando ai tentativi che si attuavano continuamente sopra l’estrema destra del nemico che assediava il Cerro.» 1843 Assedio di Montevideo «Combattere per terra e per mare; oggi sottrarsi alla caccia di una flotta venti volte superiore, domani affrontare con un pugno di uomini nugoli di cavalieri; oggi lanciarsi all’arrembaggio di un vascello nemico e predarlo, domani lottare disperatamente contro l’uragano e scampar per miracolo dal naufragio; essere al tempo stesso marinaio, cavaliere, calafato, boaro; …ambire, vincitore, unico premio alla vittoria, i sorrisi delle belle ed ottenerli; conseguire, vinto, l’ammirazione di tutti generosi e meritarla; …non possedere che una striscia di terra su cui posare il capo ed una tavola di barca su cui piantare il piede… questa fu la vita di Garibaldi (nel Sud-America); … questa fu la prima scuola del futuro duce dei Mille.» Giuseppe Guerzoni I partecipanti • Akela (Russia), • Antwerp Flyer (Belgio) • Astrid (Paesi Bassi) • Far Barcelona (Spagna) • Idea Due (Italia) • Italia (Italia) • Kaliarpa (Bulgaria) • Maybe (Gran Bretagna) • Oloferne (Italia) • Oosterschelde (Paesi Bassi) • Palinuro (Italia) • Pamadica (Italia) • Pandora (Italia) • Pogoria (Polonia) • Spirit of Chemainus (Gran Bretagna) • Tecla (Paesi Bassi) • Tenacious (Gran Bretagna) • Urania (Paesi Bassi) • Viva (Latria) «La flotta, la flotta che fa la flotta? gridava il popolo (in Venezia assediata), con giusta e naturale impazienza; e quando gli fu risposto che fra poco sarebbe giunto Garibaldi e che a lui se ne sarebbe dato il Comando supremo, si cullava ancora nella speranza della vittoria» Jessie With Mario Attesa dei veneziani dopo la caduta di Roma «… avrei dovuto dir pittoresca (la costa sud-americana dell’Oceano Pacifico), perchè, se si eccettuano I punto di Panama, Guayaquil, Paita e Lima, offre nella sua maggior estensione dei tratti che somigliano alle aride maremme dell’Africa.» 1851 Viaggio al Perù «Certifico che… ho esaminato Don Giuseppe Garibaldi…e l’ho trovato di sufficiente intelligenza nella nautica e nel pilotaggio e con sufficiente pratica marinara, acquistata in 29 anni di navigazione per I mari d’Europa e delle due Americhe, nel qual tempo ha fatto moltissimi viaggi, in numero molto maggiore di quello che si richiede per aspirare alla classe di segundo piloto de altura.» 1851 Comando marittimo di Callao «Da Amoy tornai a Canton e, non essendo pronto il carico di ritorno, caricai per Manilla differenti generi. Da Manilla tornai a Canton, ove si cambiarono gli alberi della Carmen, trovati guasti, e il rame. Pronto il carico, lasciammo Canton per Lima… Dans ma trversée de Van Diemen à la côte meridionale du Chili du Sud, du parallèle de 50° courant droit à l’Est, le vent descendait toujours sur babord…» 1852 Viaggi mercantili in Oriente al Comando de clipper Carmen Tracciamento di una nuova rotta dall’Oceania al Sud-America «Non ho mai avuto un simile capitano, che spendesse tanto poco… Mai, mai un reclamo di marinai contro di lui.» Don Pedro De Negro armatore della Carmen «Garibaldi Giuseppe Maria… portato al N. 12946 della Matricola Gente di Mare, della Direzione di Genova, avendo fatto constare d’aver l’età, la navigazione e le cognizioni nautiche richieste dai Regolamenti della Marina Mercantile, d’aver adempito a tutte le condizioni imposte dai medesimi… Ci siamo determinati di nominarlo Capitano di Prima Classe, con facoltà di comandare ogni specie di bastimenti, di qualunque portata, ed inalberare sopra di essi la Nostra Bandiera, intraprendendo la navigazione del Lungo Corso con che si provveda delle prescritte carte di bordo. F.to Vittorio Emanuele II – Cavour» «Quanti siamo?» «Coi marinai, siamo più di mille» «Eh, quanta gente!» 5 maggio 1860 Piroscafi Piemonte e Lombardo «Garibaldi, prevedendo che lo strider delle catene, nel levar le ancore, destar potesse nella placida notte qualche sospetto, aveva comandato che fossero imbottite le estremità delle catene che sopravanzavano a bordo e che fossero sfilate nel profondo del porto.» Domenico Cariolato 5 maggio 1860 Piroscafi Piemonte e Lombardo «Qui sul mio bordo non deve udirsi altra voce che la mia, e il Primo che ardisse disobbedirmi, si prepari a esser buttato in mare.» Maggio 1860 Piroscafo Piemonte «Tenente, avete l’orologio?» «Generale, no» «Coricatevi qui, così; guardate quella stella, quella più lucente, là; e guardate anche quell’albero. Quando la punta dell’albero vi nasconderà la stella, saranno le due. Allora, su; e all’armi.» «Di tante imprese che ho tentato in vita mia, la più ardua e la più bella, di cui sentirò un certo vanto finchè io campi, è la mia fuga da Caprera» 14 ottobre 1867 con un chiattino da palude «A me non importa che le navi siano grosse o piccole; debbono essere tali da renderci onnipotenti nel Mediterraneo; meglio se le faranno a buon mercato. Ma se la potenza non si può avere che a caro prezzo, si spenda…» 1880 Lettera a Vittorio A. Vecchi «Devo ricordare, in caso di guerra marittima, dovere il nostro Paese far capitale della sua brava marina mercantile, semenzaio di valorosi marinai, non solo, ma di prodi ufficiali capaci del loro dovere anche nelle battaglie». «Ho visto le navi manovrare; bene, bene. Ma ricordatevi che la flotta merita ogni cura… 1879 Agli Ufficiali della Squadra Giuseppe Cesare Abba 20 luglio 1860 Vigilia della Battaglia di Milazzo Il piroscafo Lombardo 1854 fra le ovazioni, la decadenza dal trono del Borbone. Alle 0530 del 12 maggio inizia la marcia verso Silemi ove Garibaldi si proclama dittatore in nome di Vittorio Emanuele II: i Mille sono già 1500, affiancati dai “picciotti” del barone Santanna di Alcamo e del cavaliere Coppola. A Calatafimi, il successivo quindici, affrontano l’esercito borbonico in campo aperto. In un primo momento, le forze garibaldine sembrano destinate a soccombere, tanto che Nino Bixio suggerisce a Garibaldi la ritirata. “Bixio, qui si fa l’Italia o si muore”, è la storica risposta del generale che, avendo già visto i primi segni di cedimento dello schieramento nemico, postosi alla testa dei suoi, ordina l’attacco alla baionetta. Di lì a poco, le truppe napoletane si ritirano per timore che gli insorti taglino loro la via verso Palermo. La vittoria di Calatafimi apre a Garibaldi la conquista di Palermo, occupata il 30 maggio nel corso di un’insurrezione popolare, quindi di Milazzo (20 luglio) e di Messina (26 luglio) prima dello sbarco a Melito Porto Salvo (Calabria) il 13 agosto e la risalita dello stivale. A Napoli entrerà trionfatore il 7 settembre. Dopo la battaglia del Volturno, il 26 ottobre Garibaldi incontra Re Vittorio Emanuele alla locanda S. Nicola di Teano e, accompagnatolo a Napoli, il 7 novembre gli cede la sovranità sui territori conquistati prima di partire per la sua Caprera. I Mille erano diventati Diecimila e avevano visto il sacrificio di quasi duemila “camicie rosse” alla causa dell’Unità d’Italia. n Marinai d’Italia 7