Magnolia grandiflora L.
FAMIGLIA: Magnoliaceae
ETIMOLOGIA: l’epiteto del genere commemora Pierre Magnol (1638-1715), scienziato e direttore del Giardino
botanico di Montpellier (Francia) e si deve al botanico francese Plumier che aveva viaggiato in America alla
ricerca di nuove piante per incarico di Luigi XIV. È stata una tra le prime principali specie descritte da Linneo nel
suo Systema naturae nel 1759, basandosi su precedenti note descrittive di Philip Miller nel suo The Gardener’s
Dictionary del 1731. Il nome specifico deriva da una parola latina composta da grandis = “grande, di notevoli
proporzioni, esteso” + flos = “fiore”, con allusione alle ragguardevoli dimensioni dei suoi fiori.
NOMI VOLGARI: Magnolia sempreverde, Magnolia grandiflora (italiano). Liguria: Assidenti (Sarzana). Toscana:
Magnolia. Campania: Tulipanu (Avellino).
Negli Stati Uniti, suo luogo di origine, è comunemente nota come Magnolia meridionale, nome derivato dal suo
habitat di crescita negli Stati del sud.
FORMA BIOLOGICA E DI CRESCITA: fanerofita sempreverde.
TIPO COROLOGICO: Stati Uniti sudorientali. Il suo areale di origine si estende dal North Carolina orientale, a sud
lungo la costa atlantica fino al Peace River nella Florida centrale, poi verso occidente nella metà meridionale
della Georgia, Alabama e Mississippi e, attraverso la Louisiana nel sudest del Texas. Ha una prevalente
diffusione in Louisiana, Mississippi e Texas. È stata introdotta in Europa (Gran Bretagna) nel 1726 dal primo
collezionista di piante in Nordamerica Mark Catesby. Uno dei primi coltivatori della Magnolia grandiflora in
Europa è stato Sir John Colliton di Exter, nel Devon.
FENOLOGIA: fiore: IV-IX, frutto: VII-X, diaspora: X-XI.
LIMITI ALTITUDINALI: dal piano della fascia costiera fino a 600 m di altitudine.
ABBONDANZA RELATIVA E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA IN ITALIA: nel nostro Paese è specie coltivata come essenza
ornamentale in parchi, viali e giardini.
HABITUS: albero a lentissimo accrescimento ma con una longevità di 150-200 anni, alto fino a 25 m; la
ramificazione avviene già nella parte basale della pianta; chioma non molto densa, di aspetto conico-piramidale
e cupolare, del diametro di 5-8 m; tronco monopodiale diritto, robusto, a volte gibboso. La corteccia è liscia,
opaca, bruno nerastra o grigio nerastra, finemente rugosa e fessurata in piccole placche rettangolari. I giovani
rami sono coperti di peli e i germogli conici, verde bruno, hanno anch’essi l’apice rossastro e pubescente.
FOGLIE: le foglie, persistenti (permangono sulla pianta per almeno due anni), alterne, ovoidali o ellittiche, con
apice appuntito, lunghe 8-16 cm (possono raggiungere anche i 25 cm), larghe 5-9 cm, sono coriacee, verde
scuro lucente sulla pagina superiore, bruno rugginose sulla pagina inferiore, intere, talvolta con margine
ondulato, con nervatura penninervia, quella mediana sporgente; il picciolo, sempre ben evidente, è fittamente
peloso.
FIORE: i fiori, ermafroditi, sono a forma di grande coppa allargata; sono solitari sulla parte terminale dei rami,
larghi fino a 20 cm, con intenso profumo di limone, giallo chiaro allo schiudersi, sono costituiti da tre sepali
bianco verdognoli e da 6-12 petali (secondo alcuni autori, tepali petaloidi) carnosi, bianco crema, disposti a
spirale attorno a un ricettacolo allungato. I fiori non vengono prodotti prima dei 10 anni di età della pianta.
L’impollinazione è sia entomofila (ad opera di api) che anemofila (ad opera del vento).
FRUTTO: il frutto è un cocceto con l’aspetto di una pigna allungata (8-12 cm), peduncolato, portante i frutticini
(cocchi) su un asse allungato che a maturità si separano per il lungo in due metà lasciando penzolare il seme.
SEMI: di forma oblunga, lunghi 5-6 mm, arancioni, attaccati ai cocchi da un finissimo filo sericeo (funicolo). Il
picco di produzione dei semi (che inizia dall’età di 10 anni della pianta) è raggiunto intorno ai 25 anni di vita. Il
tasso di germinazione dei semi è di circa il 50%. Sono dispersi da uccelli e mammiferi. Se ne nutrono scoiattoli,
opossum, quaglie e tacchini.
NUMERO CROMOSOMICO: 2n = 57.
SOTTOSPECIE E/O VARIETÀ: le più note cultivar comprendono la varietà angustifolia, sviluppata in Francia nel
1825, con foglie strettamente lanceolate, lunghe 20 cm e larghe 4,4 cm, come suggerito dal nome varietale;
Exmouth, sviluppata nel XVIII secolo da John Colliton nel Devon, con la notevole caratteristica dei suoi grandi
fiori composti da 20 tepali, molto profumati. A crescita vigorosa e portamento eretto, viene spesso piantata
contro un muro, le foglie sono strette; Goliath, sviluppata nel vivaio Caledonia Nursery di Guernsey, ha
portamento arbustivo e lunga fioritura con fiori globosi del diametro che raggiunge i 30 cm, foglie ovali prive del
tomento rugginoso sulla pagina inferiore; Little Gem, varietà nana per climi caldi, sviluppata nel 1952 dai vivai
Steed’s Nursery di Candor (North Carolina), a crescita lenta con un aspetto colonnare, raggiunge i 4,25 m di
altezza e 1,2 m di larghezza, con fioritura estesa per un lungo periodo in climi caldi, porta fiori a forma di coppa
di media dimensione e foglie ellittiche lunghe 12,5 cm e larghe 5 cm.
HABITAT ED ECOLOGIA: nel suo areale di origine si ritrova ai margini di zone lacustri o di paludi e acquitrini in
associazione con lo Storace americano (Liquidambar styraciflua L.), con la Quercia d’acqua (Quercus nigra L.) e
Nissa selvatica (Nyssa sylvatica Marshall). Nei luoghi più riparati cresce come grande albero ma può essere un
basso arbusto sulle dune costiere. Spesso vittima degli incendi estivi, se ne perde l’esistenza negli habitat
soggetti a incendi regolari. È una specie che non tollera i terreni calcarei che ne provocano l’ingiallimento delle
foglie; non ama posizioni troppo soleggiate e richiede annaffiature frequenti in giovane età. Tollera però l’aria
inquinata delle città e si adatta alle variazioni climatiche, anche se le gelate tardive possono danneggiare i fiori.
LIFE-STRATEGY (SENSU GRIME & Co.): stress-tollerante.
IUCN: non a rischio (LC).
CURIOSITÀ: la Magnolia sempreverde è considerata dai botanici una delle prime Angiosperme comparse sulla
terra per via dei suoi frutti; una teoria piuttosto accreditata ritiene che l’ordine delle Magnoliades sia il capostipite
di tutte le Angiosperme.
Pare che i nativi d’America, i pellerossa, non dormano mai sotto una Magnolia fiorita.
Nel 1961, nel suo habitat naturale, sono stati evidenziati alberi di eccezionali dimensioni: uno nel Chickasawhay
District nel Mississippi (De Soto National Forest) con una circonferenza di 5,87 m misurata all’altezza toracica di
un uomo e un’altezza di 35 m; l’altro a Baton Rouge (Louisiana), alto 30 m con una circonferenza di 5,94 m.
Alla scrittrice di giardinaggio e poetessa inglese Vita Victoria Mary Sackville-West (Knole House, 9-3-1892 –
Castello di Sissinghurst, 2-6-1962), famosa per la sua relazione tempestosa con Virginia Woolf, i fiori della
magnolia parevano “grandi colombe bianche posate tra le foglie scure”, aggiungendo che “Il fiore è di per sé di
una bellezza splendida. Ho appena guardato nel cuore di uno di loro. Il tessuto dei petali è una densa crema;
non dovrebbero essere definiti bianchi, perché sono avorio, se mai potete immaginare l’avorio e il colore crema
combinati in una pasta densa, con tutta la morbidezza e la levigatezza della pelle umana giovane. Il suo
profumo, che evoca il limone, è insostenibile”.
USI: il legno consistente, robusto e resistente al tempo, ha colore chiaro e può essere impiegato nei lavori di
falegnameria.
AVVERSITÀ: le avversità a cui la Magnolia grandiflora può essere soggetta sono gli agenti di malattia (funghi,
batteri ed entità infettive) quali i funghi Phyllosticta magnoliae e Cercospora magnoliae che provocano tacche
necrotiche sui rametti e sulle foglie; Armillaria mellea e Phymatotrichum omnivorum che causano marciumi
radicali; Nectria sp fa insorgere cancri rameali; inoltre la tracheomicosi Verticillium alboatrum provoca
deperimenti della vegetazione. Da menzionare, ancora, alcuni problemi fisiologici quali il deperimento e le
defogliazioni a cui è soggetta per inadeguatezze pedoclimatiche (substrati basici, asfittici e con ristagni idrici,
ambienti eccessivamente siccitosi, ecc.) e la clorosi ferrica in terreni troppo ricchi di calcare attivo.
BIBLIOGRAFIA:
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BERNARDO TICLI, Enciclopedia degli alberi d’Italia e d’Europa, De Vecchi Editore, Milano 2007.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Magnolia_grandiflora
http://dbiodbs.units.it/carso/volg_search06
http://www.na.fs.fed.us/pubs/silvics_manual/volume_2/magnolia/grandiflora.htm
http://www.tropicos.org/Name/19300008?tab=chromosomecounts