BANCHE: “LA STRADA PER LA RIPRESA PASSA
PER RISANAMENTO DELLA FINANZA PUBBLICA,
RIFORME E INFRASTRUTTURE”
È quant o emerge dal l ’Afo-Fi nanc i al Out l ook, i l rapport o di previ s i one del l e
banc he i t al i ane s ul l ’ec onomi a per i l 2004-2006. T ra i s et t e punt i
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del l e Pmi del Made i n I t al y e i ni zi at i ve c onc ret e per rec uperare
l a fi duc i a del l e fami gl i e negl i s t rument i fi nanzi ari
“Completare il risanamento della finanza pubblica, completare le riforme, maggiore impulso alle
infrastrutture, creare le condizioni necessarie per l’effettiva affermazione della previdenza
integrativa, rafforzare e far crescere le Pmi del Made in Italy, recuperare la fiducia delle famiglie
negli strumenti finanziari innovativi e riqualificare la spesa pubblica corrente con maggiore
attenzione alle erogazioni a sostegno di famiglie e servizi. Una politica economica che si
orientasse lungo questa strada potrebbe concretamente avviare l’economia italiana verso la
ripresa”. È quanto emerge dall’Afo-Financial Outlook, il rapporto di previsione delle banche
italiane sull’economia per il 2004-2006 presentato oggi in ABI. Afo è elaborato sulla base delle
indicazioni degli uffici studi delle principali banche e contiene anche un rapporto di previsione sul
sistema bancario redatto dall’ABI. Ecco, nel dettaglio, cosa emerge dal rapporto.
L’ECONOMIA MONDIALE
L’economia internazionale è in una fase di ripresa. Ma se le attività produttive stanno
sviluppandosi a tassi dell’ordine del 4,5% negli Usa e del 5% in Giappone, esse sono in ripresa
solo modesta nell’Area dell’euro e particolarmente limitata in Italia. Gli elementi di fondo che
caratterizzano l’evoluzione economica mondiale sono: 1) una forte ma non uniforme ripresa delle
attività economiche; 2) una inusitata crescita del prezzo del petrolio e delle materie prime, che
solleva interrogativi circa la sostenibilità stessa del recupero ciclico; 3) un mercato dei cambi
che continua a essere segnato dalla debolezza della valuta statunitense; 4) una inversione delle
tendenze della politica monetaria negli Stati Uniti, dopo quattro anni di continue e significative
riduzioni dei tassi di interesse; 5) le persistenti difficoltà delle politiche fiscali di alcuni principali
paesi europei, tra cui l’Italia.
L’ECONOMIA ITALIANA
Quanto all’economia italiana, si prevede che nell’anno in corso il Pil crescerà dell’1,1% in media;
lo sviluppo dovrebbe consolidarsi nel biennio 2005-2006 con un tasso di espansione intorno al
2%. La ripresa si affermerebbe grazie al contributo proveniente dalla domanda interna al netto
delle scorte e al ridursi, già dal 2004-05, del contributo negativo delle esportazioni nette;
quest’ultimo tornerebbe positivo nel 2006 (ultima variazione positiva si è registrata nel 2001).
Sul fronte dei prezzi, non si evidenziano particolari tensioni: il tasso di variazione dell’indice dei
prezzi al consumo, pari al 2,7% nel 2003, dovrebbe risultare intorno al 2,2% nella media dell’anno
in corso e flettere al 2% nel biennio successivo. (Vedi Tavola A)
Il rapporto Afo invita a guardare con attenzione i principali aggregati di finanza pubblica, anche
se si ritiene che le misure correttive straordinarie, in via di approntamento, eviteranno che il
rapporto tra indebitamento netto della PA e Pil superi quest’anno il 3%. La stima per l’anno in
corso è di un rapporto deficit/Pil del 2,9%, valore che nel 2005 e nel 2006 sale rispettivamente
al 3,2 e al 3,6% ove non si considerino (previsione tendenziale) le correzioni che saranno
adottate in autunno, attraverso la consueta legge finanziaria da varare nell’ambito della sessione
di bilancio.
LE BANCHE ITALIANE
In questo scenario, il sistema creditizio italiano ha evidenziato moderate dinamiche delle
principali voci della situazione patrimoniale, trainate per lo più da una forte vivacità dei
finanziamenti al settore delle famiglie e del segmento a protratta scadenza. Viene pure
evidenziato il lieve recupero rispetto a quanto segnato nel biennio 2002-2003 delle performance
economiche del sistema bancaria italiano.
Gli impieghi complessivi, dopo essere cresciuti del 6% nel 2003 dovrebbero espandersi a un tasso
annuo del 6,5% nel 2004 e di poco meno del 7% in media, nel biennio 2005-06. Per i depositi si
stima una crescita di circa il 4% all’anno, mentre per quanto riguarda le obbligazioni si prevedono
incrementi a tassi doppi rispetto a quelli dei depositi, anche se in lieve decelerazione rispetto al
recente passato. Nell’anno in corso, e nel 2006, si dovrebbe avere un lieve decremento del
portafoglio titoli di proprietà. In termini di qualità del credito, nell’anno in corso dovrebbe
segnarsi una decisa decelerazione delle sofferenze al netto delle svalutazioni. Rispetto al 2003 anno del crack Parmalat, che ha imposto alle banche di portare a sofferenza i prestiti bancari
concessi alla multinazionale – le sofferenze al netto delle svalutazioni dovrebbero crescere
nell’anno in corso a un tasso più che dimezzato (3,7 contro l’8,2% del 2003), per poi decelerare
ulteriore nel 2005 (3,4%) e invertire completamente la tendenza nel 2006 (-4%).
I conti economici del sistema bancario dovrebbero registrare un consolidamento delle recenti
performance. In particolare, il margine di interesse dovrebbe crescere dell’1,7% nel 2004, del 4 e
del 7,3% nel biennio successivo. Il margine di intermediazione, grazie a una ripresa degli altri
ricavi netti (+7% nella media del triennio di previsione) manifesterebbe un tasso del 4%
quest’anno, del 5,5% nel 2005 e del 7% nel 2006. Con costi operativi in crescita del 3,2%
nell’anno in corso, del 4,2 e del 4,6% rispettivamente nel 2005 e 2006, il risultato lordo di
gestione, sostanzialmente stabile nel 2003 (+0,3%), dovrebbe crescere del 5,1% quest’anno e a
tassi doppi nel biennio 2005-06. Il Roe si attesterebbe al 7,8% nel 2004 (7,3% nel 2003), in
risalita fino al 9,5% nel 2006. Tutte previsioni peraltro che non ricomprendono ancora le ultime
misure di finanza pubblica che impattano sul settore bancario.
CONCLUSIONI
Creare le condizioni perché venga innalzato il tasso di crescita effettivo e potenziale, è una
priorità per l’intera Area euro e per l’Italia in particolare la cui crescita effettiva supererà
quest’anno di poco l’1% ed il cui tasso di crescita potenziale si situa oggi intorno all1,5%. Le
principali linee di politica economica che si tracceranno nel Dpef per gli anni 2005-2008 dovranno
dunque guardare ad una duplice esigenza: 1) sostenere la domanda aggregata di breve periodo
per consentire di colmare il gap che separa lo sviluppo economico dal vigente livello di crescita
potenziale; 2) azionare tutte le leve di rafforzamento delle condizioni di offerta del nostro
sistema produttivo per far si che l’attuale modesto tasso di sviluppo potenziale raggiunga valori
in grado di riassorbire in tempi brevi l’ancora elevato livello di disoccupazione ed assicurare più
adeguati livelli di reddito pro-capite.
Nel momento in cui il nostro Paese ha evitato l’early warning proposto al Consiglio dalla
Commissione Europea, ma ha subito il downgrading del debito da parte di una importante agenzia
internazionale, appare ancora più urgente fare emergere nell’agenda della politica economica
italiana la necessità di:
• rinsaldare l’idea che il risanamento della finanza pubblica compiuto negli anni Novanta sarà
portato a compimento e dunque, che lo stock di debito pubblico in rapporto al prodotto sarà
destinato nei prossimi anni a scendere a ritmi più sostenuti di quanto registrato nel recente
passato;
• dare impulso alla realizzazione delle infrastrutture, per puntare ad un adeguato incremento
dello stock di capitale pubblico reale, condizione importante per accrescere la produttività
del sistema e quindi le capacità di competere;
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procedere con speditezza sul fronte delle infrastrutture regolamentari e soprattutto di quelle
riforme che non costano (o costano poco) alla finanza pubblica, ma che sono condizione sine
qua non per irrobustire le condizioni di offerta. Innanzitutto la legge fallimentare che: a) può
favorire il ridisegno dell’assetto finanziario delle imprese attraverso un aumento del peso delle
loro passività a medio-lungo termine; b) può contribuire a ridurre, a parità di altre condizioni,
il costo del credito il quale, soprattutto nella prospettiva di Basilea II, sarà sempre più legato
alle stime delle perdite attese sulle quali incidono, attualmente, in misura rilevante, i tempi
lunghi e gli ammontari modesti del recupero; c) può creare condizioni di miglioramento per il
Mezzogiorno, nel quale gli svantaggi si manifestano oggi in misura maggiore;
realizzare azioni concertate per far crescere il livello di fiducia delle famiglie negli strumenti
finanziari più innovativi, che rivestono centrale importanza per lo sviluppo delle imprese. A
questo scopo può dare un contributo l’approvazione del disegno di legge sulla tutela del
risparmio, che è stato migliorato in molte parti rispetto alla versione originaria e che potrà
essere ulteriormente rafforzato;
creare le condizioni necessarie per l’effettiva affermazione della previdenza integrativa
attraverso la definitiva approvazione del disegno di legge delega con il quale vengono rimossi
vincoli storici alla sviluppo della previdenza complementare, tra cui l’assenza di parità
competitiva tra fondi negoziali e fondi aperti;
concentrare l’attenzione, per quel che concerne la politica industriale del paese, sul
rafforzamento di quel nucleo di medie imprese che pur operando in settori tipici del Made in
Italy e, come tali, soggetti ai problemi della concorrenza dei paesi di nuova
industrializzazione, hanno dimostrato di sapere e poter competere in un sistema economico
sempre più globale;
realizzare una forte riqualificazione della spesa pubblica corrente, con maggiore attenzione
alle erogazioni a sostegno delle famiglie e di quei servizi in grado di creare in tempi non lunghi
le condizioni per elevare i tassi di natalità e arrestare i negativi trend demografici.
Roma, Palazzo Altieri, 14 luglio 2004