LE TERME ROMANE A Roma, le terme erano usate come bagni pubblici e la loro frequentazione cominciò a diffondersi almeno dagli ultimi decenni del III secolo a.C., e andò progressivamente sostituendosi per tutti i ceti sociali alle abluzioni casalinghe. Queste venivano tradizionalmente effettuate, nella maggior parte delle abitazioni nella lavatina, un ambiente angusto, normalmente oscuro, ubicato presso la cucina in modo da sfruttarne le fonti di calore e fornito di una tinozza o di catini. Se fino ad allora il bagno era stato, per un fatto privato, a partire da quel periodo divenne per la grande maggioranza della popolazione un'abitudine di tutti i giorni. L'uso delle terme venne progressivamente assorbito dalla tradizione romana in un'ottica assolutamente originale. Dal Il sec. a C. Crebbe la tendenza ad associare al bagno l'esercizio fisico. Alle terme andavano tutti: uomini e donne, giovanissimi e vecchi, liberi e schiavi, ricchi e poveri. Gli stessi ricchi, pur avendo la possibilità di usufruire dei bagni delle loro dimore, erano tra i frequentatori più assidui dei bagni pubblici. Era abitudine dei notabili recarsi alle terme accompagnati da schiavi e clienti, i quali li assistevano nelle cure corporee, profumandoli con oli, massaggiandoli, servendoli con asciugamani di lino o di lana e gli altri oggetti propri del bagno termale. Anche l'imperatore e i membri della sua famiglia usavano recarsi alle terme pubbliche, confondendosi con la folla mista anche di poveri e di umili: l'imperatore Adriano (117-138 d.C.) vide, in uno stabilimento termale, un veterano costretto a strusciarsi contro il marmo del callidarium, perché non era in grado di pagare schiavi che lo frizionassero; in quell'occasione l'imperatore gli donò denaro e schiavi. Nei mesi dell’inverno più rigidi la gente più povera andava ai bagni pubblici anche per godere del calore che vi poteva trovare e per usufruire dei vari servizi culturali ed estetici che l'ambiente offriva. Infatti le terme, oltre alle normali funzioni, servivano anche per ascoltare conferenze e letture di poesie, in appositi saloni chiamati auditoria, ma anche esibizioni musicali in grandi sale (musaca) decorate con pregiate sculture. Il fattore culturale era molto considerato anche in questi luoghi, e la testimonianza più palese è la presenza di molte biblioteche. I volumina erano disposti vicini o sovrapposti e ognuno di essi era identificato da un cartellino. L’illuminazione era garantita da finestre affacciate su un portico nella parte anteriore delle biblioteca, ma anche da lucernari posti sul soffitto.