BEETHOVEN sinfonica - Orchestra Filarmonica Marchigiana

ministero per i beni e le attività culturali
regione marche assessorato alla cultura
in collaborazione con
consorzio marche spettacolo
sinfonica
2015
TUTTO
BEETHOVEN
pianoforte
Nicola Losito
Vincitore del Concorso “Nuova Coppa Pianisti” di Osimo, edizione 2014
direttore
Jacopo Rivani
Venerdì 23 gennaio, ore 21.00 - Osimo, Teatro La Nuova Fenice
Sabato 24 gennaio, ore 21.15 - Chiaravalle, Teatro “Valle”
Mercoledì 11 febbraio, ore 21.00 - Urbino, Teatro Sanzio
orchestra filarmonica marchigiana
filarmonicamarchigiana.com
Programma
L. van Beethoven (Bonn, 1770 – Vienna, 1827)
Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra
in mi bemolle magg., op. 73 Imperatore
I. Allegro
II. Adagio un poco moto
III. Rondò: Allegro
- intervallo -
L. van Beethoven
Sinfonia n. 4 in si bemolle magg., op. 60
I.
II.
III.
IV.
Adagio – Allegro vivace
Adagio
Allegro vivace
Allegro ma non troppo
Note
«Östreich löhne Napoleon»: l’Austria liquida Napoleone.
Così si legge in margine al secondo movimento della partitura autografa del Quinto Concerto per pianoforte e orchestra in mi bemolle magg., op. 73 “Imperatore”, composto da
Beethoven a Vienna nel 1809 mentre le truppe di Bonaparte
si apprestavano a bombardare la capitale austriaca.
Un’annotazione sprezzante e piena di rivalsa patriottica nei
confronti dell’Empereur invasore che sembrerebbe contraddire il popolare sottotitolo di “Imperatore” imposto al concerto, pare, dal pianista Johann Baptist Cramer, amico di
Beethoven, con riferimento tanto al suo maestoso stile
epico-eroico, quanto al suo porsi sul piano delle dimensioni
e della forma come il più grande, «l’imperatore fra i concerti». Tuttavia si tratta di una contraddizione apparente.
Beethoven, ai tempi della Terza Sinfonia “’Eroica”, nel 1804,
aveva stracciato l’originario frontespizio della sinfonia
«Intitulata Bonaparte» perché tradito negli ideali repubblicani in cui credeva proprio da colui che ne era stato il campione e che poco prima della pubblicazione della partitura,
facendosi incoronare imperatore, li aveva di fatto clamorosamente rinnegati. Ora, con il Quinto Concerto per pianoforte,
il Maestro liquida definitivamente l’uomo Napoleone (già
peraltro tumulato nell’Eroica, come osserva Buscaroli, dentro
l’impressionante “bara di suoni” della Marcia funebre): se ne
libera per sempre insieme al suo mito storico. Ma egli “liquida”, in senso questa volta positivo, anche il mito metastorico
dell’eroe imperator, condottiero dell’umanità: congedandone
la dimensione etico-estetica nell’atto stesso di penetrarla e
viverla interamente fino al suo naturale esaurimento.
Le due grandiose partiture dell’Eroica e del Concerto
Imperatore si corrispondono sotto diversi aspetti: in particolare, nell’impiego della stessa trionfale tonalità di mi bemolle maggiore e, in alcuni momenti topici, del ritmo puntato a
base trocaica (lunga + breve), elementi entrambi tradizionalmente connessi con l’idea della divinità o dell’autorità
regale; in generale, nella sostanza eroica della musica,
espressa attraverso la magniloquenza del linguaggio e il
gigantismo delle forme. Ma mentre nella Terza Sinfonia
Beethoven rappresenta in senso drammatico l’eroe in lotta
con le forze oscure del mondo, nel Quinto Concerto egli ne
celebra, sul piano del puro idealismo, il trionfo monumentale. Scompaiono qui, infatti, i contrasti tematici e le violente
dissonanze armoniche così essenziali nella Terza per
lasciare spazio ad un’armonia luminosa, semplice e compatta, come scolpita nel marmo. Contemporaneamente, le
complesse elaborazioni tematiche tendono a cedere spazio
al principio opposto dell’amplificazione retorica sviluppato
entro un’architettura gigantesca, equilibrata e insieme turbolenta come le monumentali fabbriche di Michelangelo.
Così soprattutto è concepito il vasto primo tempo. Nelle
solenni e fastose battute introduttive, riprese in forme ancor
più trionfali dopo l’esposizione e lo sviluppo con perfetta corrispondenza simmetrica, Beethoven, quasi a voler erigere
davanti ai nostri occhi la grandiosa facciata di una reggia
imperiale, fa innalzare da tutta l’orchestra, in fortissimo, i tre
pilastri accordali su cui poggia la tonalità di mi bemolle,
lasciando al pianoforte il compito di tracciare, sotto la spinta
di una forza muscolare mai esibita in precedenza con così
tanta voluttà fisica, le spettacolari arcate ornamentali a riempimento della struttura estraendole dal corpo stesso dei tre
pilastri sonori; vale a dire, amplificandone retoricamente
l’imponente effetto audio-visivo. Con questi mezzi
Beethoven conduce il tipo allora in voga del concerto marziale ad una magnificenza inaudita, rivelandone l’insospet-
tata capacità di veicolare alti contenuti poetici; nello stesso
tempo, dilatando a dismisura nelle esposizioni e negli sviluppi la già sperimentata integrazione fra strutture sinfoniche, stile concertante e risorse linguistiche della sonata
senza nulla perdere in perfezione ed equilibrio, egli conduce all’estremo limite di completezza, e quindi al suo esaurimento, la forma del concerto classico così come gliel’aveva
consegnata Mozart. Per questo l’Imperatore sarà non solo
l’ultimo concerto per pianoforte composto da Beethoven,
ma anche il suo ultimo concerto in assoluto.
Eppure l’opera non rappresenta solamente un congedo, con
apoteosi, da un’idea poetica e da una forma musicale, ma
anche un nuovo inizio. Nei bassorilievi della possente architettura del primo tempo, nelle volute liriche dell’Adagio un
poco moto, nell’entusiastica frenesia ritmica del Rondò finale, già presaga dei visionari rituali coreutici della Settima
Sinfonia, si fa ormai strada in Beethoven un nuovo modo di
trattare la materia sonora, consistente nel sollecitarla, agitarla, liquefarla e riscaldarla con trilli acuti straordinariamente prolungati, tenuti fissi o sospinti verso l’alto sull’onda di
ampie progressioni ascendenti, con lunghe sinusoidi di
scale e arpeggi, con profondi riverberi del timbro ottenuti
combinando in maniera nuova masse, dinamiche e volumi:
come a volerla purificare attraverso un processo alchemico.
Un modo diverso di pensare in musica, sganciato dalla contingenza e rivolto verso l’assoluto, che apre la via al trionfante fuoco universale della Nona e alla metafisica delle
sonate e dei quartetti dell’estrema maturità.
«... All’inizio un movimento lento, pieno di idee spezzate, dove nessuna è in rapporto con le altre! Ogni quarto
d’ora, tre o quattro note! Poi un rullio di timpani, e misteriose frasi delle viole, il tutto ornato da una folla di pause e di
silenzi [...]. Beethoven in questa Sinfonia ha voluto sottrarsi a ogni regola, anche perché la regola incatena soltanto il
genio».
Questo il commento di Carl Maria von Weber sulla Quarta
Sinfonia in si bem. magg., op. 60 di Beethoven, scritta nell’autunno del 1806 e dedicata al conte Franz von
Oppersdorf, committente dell’opera. Un commento forse
eccessivamente provocatorio e sopra le righe, ma nella
sostanza non molto distante dalla realtà delle cose.
Indubbiamente la Quarta Sinfonia, soprattutto per il fatto di
essere collocata in mezzo a due compagne di dimensioni
colossali e di impatto rivoluzionario come la Terza e la
Quinta, potrebbe apparire a un primo approccio un’opera
misurata, nient’affatto sovversiva e sostanzialmente priva
di quella “geniale sregolatezza” individuata da Weber. Anzi:
il carattere giocoso, sereno e “spensierato”, le dimensioni
complessivamente rispettabili ma per nulla fuori dal comune e non ultima la presenza di un Adagio introduttivo di
chiara derivazione haydniana – che richiama molto da vicino, nei toni cupi e nell’atmosfera di inquieta attesa prima
dell’accecante esplosione di luce del fortissimo orchestrale,
la sinfonia d’apertura de La creazione – tenderebbero a
ricondurre il lavoro beethoveniano nei ranghi della tradizione settecentesca e ad avvicinarlo così all’atmosfera delle
prime due composizioni sinfoniche del maestro. Tuttavia,
ad un ascolto attento, ci si accorge che la Quarta presenta
delle caratteristiche fortemente innovative che la distaccano nettamente da tutta la tradizione sinfonica precedente.
Caratteristiche senz’altro più nascoste e sottili rispetto a
quelle di altre sinfonie di Beethoven, ma non per questo
meno importanti e significative: come le inedite soluzioni
timbriche, rintracciabili soprattutto nel settore dei fiati,
generate da un nuovo tipo di sensibilità poetica – si noti, in
particolare nel secondo movimento, il rilievo dato alle frasi
melodiche intonate dai clarinetti, piene di quella vaghezza
malinconica tanto apprezzata, in seguito, dalla generazione
romantica – le ardite spezzature asimmetriche del discorso
musicale, ottenute, secondo le acute osservazioni di
Weber, attraverso l’impiego delle pause e la frammentazione delle idee melodiche tra le diverse sezioni strumentali –
frammentazione spesso sottolineata da improvvisi contrasti
dinamici – e soprattutto l’infiammata, travolgente energia
ritmica che si sprigiona da tutta l’orchestra.
Certo: è evidente che Beethoven compie nella Quarta, con
una di quelle stupefacenti e improvvise “virate” che caratterizzano tutto il suo itinerario compositivo, un volontario e
programmatico “ritorno” al Settecento. Tuttavia è altrettanto evidente che non si tratta affatto di un ritorno tout court,
quanto piuttosto di una “rifondazione” dello spirito del
Settecento in un’ottica assolutamente personale e decisamente moderna; rifondazione tanto più importante se si
pensa che essa si inserisce nella fase iniziale di quel lungo
processo di assimilazione e di rigenerazione del passato
musicale che giungerà poi a compimento negli eccelsi
capolavori dell’estrema maturità.
Cristiano Veroli
Nicola Losito pianoforte
Nicola Losito nato a Udine nel 1995 ha iniziato lo studio del pianoforte con
la prof.ssa Maria Puxeddu. Attualmente studia al Conservatorio “G. Tartini
di Trieste” con la Prof. Teresa Trevisan e presso l' Accademia Pianistica
Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola con il M. Leonid Margarius
e il M. Riccardo Risaliti.
Dal 2010 ad oggi ha vinto numerosi primi premi assoluti in concorsi nazionali ed internazionali, tra cui si ricordano il XXVIII Concorso pianistico “
Muzio Clementi” di Firenze; il 24° concorso pianistico “Città di Albenga”;
il “6th Isidor Bajic Piano Memorial Competition” di Novi Sad (Serbia); le
Jeunesses International Piano Competition 2013 “Dinu Lipatti” di
Bucarest; 1° il Premio pianistico Internazionale “Silvio Bengalli” di
Pianello Val Tidone (PC).
Ha preso parte a numerose masterclasses con docenti di chiara fama tra
cui Aquiles Delle Vigne, Siavush Gadjiev, Fabio Bidini, Emanuel
Krasovsky, Emanuele Arciuli.
Si è esibito in numerosi recital in Italia e all'estero: Austria, Belgio,
Francia, Polonia, Romania, Serbia, Slovenia, Spagna e Stati Uniti.
Ha suonato, come solista, con la Klagenfurt Landeskonservatorium
Symphony Orchestra diretta dal M. Alexei Kornienko alla Klagenfurt
Konzerthaus, teatro Sloveno in Trieste, al teatro Zancanaro in Sacile, con
l'Orchestra Filarmonica Italiana diretta dal M. Roberto Misto a Brescia,
con l'orchestra filarmonica della Calabria diretta dal M. Filippo Arlia a
Lamezia Terme, con la Serbian National Theatre Symphonic orchestra
diretta dal M. Aleksandar Kojic al Serbia National Theatre di Novi Sad,
con la Filarmonica “Ion Dumitrescu” diretta dal M. Florin Totan a Ramnicu
Valcea (Romania) e con la Ignacy Jan Paderewski State Philharmonic
Orchestra diretta Ian Hobson.
Recentemente ha vinto il primo premio al concorso pianistico internazionale di Osimo ed é stato ammesso alle finali solistiche del Concorso
Pianistico Internazionale “F. Busoni” (Bolzano).
Jacopo Rivani direttore
Diplomato brillantemente in tromba nell’anno 2009 all’Istituto Superiore di
Studi Musicali “G. Verdi” di Ravenna, sotto la guida del prof. Andrea
Patrignani, risulta vincitore di alcuni concorsi di esecuzione musicale
come il “concorso nazionale per giovani musicisti città di Ortona” con
il“Quartetto del Mare” e secondo classificato al “Concorso internazionale
di esecuzione musicale di S. Bartolomeo al mare”(Imperia) nella categoria “Solisti”. Ha seguito masterclass e corsi di alto perfezionamento tenuti, fra gli altri da C. Quintavalla, A. Brini, A. Lucchi, M. Sohmmerhalder, G.
Tarkov (trombettisti) e P. Bellugi, A. Ardizzoni (direttori d’orchestra).
Attualmente studia Direzione d’orhchestra al Conservatorio Rossini di
Pesaro sotto la guida del M° M. Benzi.
Dal 2008 collabora come trombettista con alcune compagini sinfoniche
della provincia di Ravenna, Forlì-Cesena, Bologna e con il quartetto ottoni YouBrass Ensemble, con il quale partecipa, tra gli altri, al progetto
europeo di musica barocca e rinascimentale “Oralities” esibendosi in vari
Paesi quali Portogallo, Isola di Malta e Bulgaria. Si esibisce inoltre come
solista per tre concerti con l’Orchestra dell’ISSM “Giuseppe Verdi” di
Ravenna e con un ensemble d’archi del Festival “Orchestrades
Universelle” a Brive la Gaillarde (F).
Come direttore d’orchestra ha collaborato come direttore Ospite con
l’Orchestra “Dante Alighieri” , l’Orchestra di fiati del corso di alto perfezionamento “Marco Allegri” di Castrocaro Terme (FC), l’Ensemble
Orchestrale Conservatorio Rossini di Pesaro, oltre la FORM (Orchestra
Filarmonica Marchigiana) nei “Concerti del Sabato” e nel “Concerto di
Natale 2012”del Conservatorio Rossini di Pesaro. Attualmente ricopre il
ruolo di direttore principale e artistico con l’Orchestra Arcangelo Corelli,
affrontando il repertorio sinfonico e quello operistico, collaborando con
diversi talenti italiani, tra i quali Gianluca Tassinari, Cesare Pezzi,
Francesca Temporin, Gian Luca Pasolini, Gladys Rossi, Giuseppe
Altomare e altri.
L’anno 2012 ha segnato per Rivani alcune importanti collaborazioni e
importanti debutti, come le numerose rappresentazioni degli intermezzi
buffi de “La Serva Padrona” di G. B. Pergolesi, in diversi teatri ed auditorium dell’Emilia Romagna, il “Requiem di Mozart” nella prestigiosa
Basilica di S. Apollinare Nuovo di Ravenna, con l’Orchestra Arcangelo
Corelli e i cori polifonici Ludus Vocalis di Ravenna e della Cattedrale di
Innsbruck, oltre che il debutto con alcuni concerti lirici sul repertorio
Verdiano.
Nel novembre dello stesso anno ha debuttato come direttore d’orchestra
per “Ravenna Festival” nel concerto lirico “Ouverture alla trilogia”, con
l’orchestra “Arcangelo Corelli” alla presenza del M° Riccardo Muti, riscuotendo grande successo. Sempre per “Ravenna Festival” ha collaborato
come maestro di Palcoscenico alla “Trilogia d’Autunno” nelle opere “La
Traviata” e “Rigoletto” di G. Verdi.
Nel 2013 debutta nella direzione di “Die Dreigroschenoper di K. Weill per
l’inaugurazione dell’anno accademico 2012-2013 del Conservatorio “G.
Rossini” di Pesaro, che ripeterà a Cagli (PU) per la stagione
“CagliOperaPrima” riscuotendo un importante successo.
Sempre nel 2013 ha partecipato alla produzione di “Falstaff” di G. Verdi
prodotto dai conservatori di Cesena, Pesaro e Ferrara per il progetto
“Primo Palcoscenico” come assistente alla direzione musicale (affidata al
M° Manlio Benzi) collaborando con il M° Paolo Coni.
Nello stesso mese debutta come direttore d’orchestra nell’opera “La
Traviata” di G. Verdi con l’Orchestra Arcangelo Corelli per il progetto
“Opera Laboratorio” al Teatro Moderno di Fusignano (Ra) riscuotendo
un’ottima critica.
Nel 2014 dirige la quarta sinfonia di Tchaikowsky con l’orchestra
Filarmonica Marchigiana al teatro “Pergolesi” di Jesi, auditorium del politecnico di Ancona e auditorium “Pedrotti” di Pesaro
È direttore artistico della stagione Soundrack – il cinema a teatro, promossa dall’Orchestra Arcangelo Corelli e dal Comune di Ravenna, oltre
che direttore artistico assieme a Silvia Biasini della stagione concertistica
cesenate “Suoni e Colori – in concerto a S. Agostino”, esperienza che ha
unito i giovani più talentuosi del territorio ad artisti di chiara fama, realizzando quattro appuntamenti musicali che hanno riscosso un’affluenza di
oltre 4000 spettatori.
Segue regolarmente masterclass e corsi di alto perfezionamento tenuti,
fra gli altri da C. Quintavalla, A. Brini, A. Lucchi, M. Sohmmerhalder, G.
Tarkov (trombettisti) e P. Bellugi, A. Ardizzoni e M. Benzi (direttore d’orchestra)
OrchestraFilarmonicaMarchigiana
Violini I
Alessandro Cervo**
Giannina Guazzaroni*
Alessandro Marra
Elisabetta Spadari
Laura Di Marzio
Lisa Maria Pescarelli
Cristiano Pulin
Violini II
Simone Grizi*
Laura Barcelli
Baldassarre Cirinesi
Simona Conti
Sandro Caprara
Viole
Ladislao Vieni*
Massimo Augelli
Cristiano Del Priori
Lorenzo Anibaldi
Flauti
Francesco Chirivì*
Saverio Salvemini
Corni
David Kanarek*
Roberto Quattrini
Oboi
Fabrizio Fava*
Marco Vignoli
Trombe
Giuliano Gasparini*
Manolito Rango
Violoncelli
Alessandro Culiani*
Antonio Coloccia
Gabriele Bandirali
Nicolino Chirivì
Clarinetti
Sergio Bosi*
Luigino Ferranti
Contrabbassi
Luca Collazzoni*
Andrea Dezi
Fagotti
Luca Franceschelli*
Giacomo Petrolati
** Primo Violino di spalla
* Prime parti
Timpani
Adriano Achei*
Ispettore d’orchestra
Michele Scipioni
prossimi appuntamenti
Clerici & FORM ensemble: SUONO ITALIANO
Musiche di G. Sollima, A. Vivaldi, E. Bosso, G. Puccini, G. Verdi
Concertatore e violoncello
Umberto Clerici
Venerdì 30 gennaio, ore 21.15 – Matelica, Teatro Piermarini
Domenica 1 febbraio, ore 17.00 – Fermo, Teatro dell’Aquila
MAHLER 4 – Progetto Giovani U-35
In collaborazione con il Conservatorio G. Rossini di Pesaro
A. Pärt Oriente e Occidente, per archi
G. Mahler Sinfonia n. 4 in sol magg. per soprano e orchestra
Das himmlische Leben (La vita celeste)
Soprano
Federica Livi
Direttore
Manlio Benzi
Sabato 31 gennaio, ore 21.00 – Jesi, Teatro Pergolesi
Mercoledì 4 febbraio, ore 21.00 – Ancona, Aula Magna d’Ateneo
Giovedì 5 febbraio, ore 21.00 – Pesaro, Auditorium Pedrotti
FORM ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
Via degli Aranci, 2 - 60121 Ancona | Tel. 071 206168 - Fax 071 206730
filarmonicamarchigiana.com | [email protected]
supporto informatico e multimediale
www.gruppoeidos.it
Via Gola della Rossa, 15 - 60035 Jesi
Tel. 0731 207079