350 Recenti Prog Med 2013; 104: 350-355 Efficacia della radiodiagnostica convenzionale e della medicina nucleare nel trattamento del dolore osseo da metastasi Eugenio Annibale Genovese1, Vania Mallardo2, Andrea Vaccaro2, Mario Santagata3, Antonio Raucci4, Gianfranco D’Agosto5, Antonio Fontanarosa4, Francesco Schillirò4 Riassunto. L’osso è una delle sedi più frequentemente interessate da metastasi da tumori solidi. Il dolore osseo dovuto a crescita neoplastica metastatica è causato da infiltrazione tumorale ed espansione delle membrane. Il trattamento del dolore acuto e cronico rappresenta uno dei maggiori problemi nella pratica clinica oncologica, tale da richiedere un approccio multidisciplinare. Questa rassegna si sofferma proprio sull’efficacia della diagnostica convenzionale e della medicina nucleare, nell’identificazione, valutazione e nel trattamento del dolore osseo da metastasi. Effectiveness of conventional diagnostic radiology and nuclear medicine in the treatment of pain from bone metastases. Summary. Bone is one of the most common metastasis sites from solid tumors. Bone pain due to metastatic neoplastic growth is due to tumor infiltration and expansion of bone membranes. Treatment of acute and chronic pain represents one of the greatest problems in clinical oncology, requiring a multidisciplinary approach. This review focuses on the effectiveness of conventional diagnostic radiology and nuclear medicine for the detection, management and treatment of pain from bone metastasis. Parole chiave. Dolore, metastasi ossee, PET, radiofarmaci, SPET, trattamento. Key words. Bone metastases, bone pain, PET, radiopharmaceuticals, SPET, treatment. Introduzione cleare si identificano due ruoli: diagnosi e stadiazione strumentale; terapia2. L’osso è una delle sedi più frequentemente interessate da metastasi da tumori solidi e ciò indica che il microambiente del tessuto osseo costituisce un fertile terreno per la crescita di molti tumori umani. I tumori che più spesso metastatizzano nel tessuto osseo sono: il carcinoma mammario (67% di diagnosi scintigrafiche e 47-85% di diagnosi autoptiche), il carcinoma polmonare (64% di diagnosi scintigrafiche e 32-60% di diagnosi autoptiche), il carcinoma prostatico (62% di diagnosi scintigrafiche, 33-85% di diagnosi autoptiche) e il carcinoma tiroideo (43% di diagnosi scintigrafiche e 28-60% di diagnosi autoptiche)1. Il dolore osseo dovuto a crescita neoplastica metastatica è causato da infiltrazione tumorale ed espansione delle membrane periostee che sono riccamente innervate con nocicettori, ma anche dalla instabilità meccanica per l’indebolimento neoplastico dell’osso e dalla diffusione neoplastica alle strutture neurologiche contigue, come midollo spinale, nervi, plesso lombosacrale. Il trattamento del dolore acuto e cronico rappresenta uno dei maggiori problemi nella pratica clinica oncologica. Nell’ambito di questo approccio multidisciplinare bisogna ricordare anche il ruolo del radiologo, in quanto le metastasi ossee possono essere identificate in base a diverse tecniche di immagine: in particolare mediante radiodiagnostica convenzionale, tomografia computerizzata (TC), scanning radioisotopico e risonanza magnetica (RM). Per quanto riguarda il medico nu- Studio delle metastasi ossee Le metastasi ossee dal punto di vista clinico-radiologico si possono presentare come lesioni osteolitiche, dovute ad un’aumentata attività osteoclastica, lesioni osteoblastiche, per un incremento della funzionalità osteoblastica, o lesioni miste. Nelle metastasi osteolitiche si ha la produzione, da parte delle cellule tumorali ed infiammatorie, di enzimi proteolitici che agiscono direttamente sull’osso (TGF, PDGF, FGF, EGF), di prostaglandine (PGE), di citochine (IL-1, IL-6, TNF) e del parathyroid hormone-related peptide (PTH-rp), che stimolano l’attività osteoclastica con conseguente lisi ossea3. L’urochinasi è invece ritenuta un fattore importante nella patogenesi delle metastasi osteoaddensanti4. Dal punto di vista clinico, le metastasi ossee provocano dolore, causato dallo stiramento periostale, dall’aumento della pressione intramidollare, dall’invasione locale, dalle fratture patologiche e dalla stimolazione bradichininica delle terminazioni nervose. La valutazione della malattia ossea mestastatica è cruciale per lo staging e per la successiva decisione terapeutica, in quanto preclude un trattamento locale (chirurgia o radioterapia) e richiede un trattamento sistemico con chemio-ormono terapia5. 1 Dipartimento di Scienze Mediche, Università di Cagliari; 2Medicina Nucleare; 3Dipartimento di Patologia del Distretto Testa Collo; Diagnostica per Immagini, Seconda Università di Napoli; Diagnostica per Immagini, Medicanova Polidiagnostica, Battipaglia (SA). Pervenuto il 10 giugno 2013. 4 E.A. Genovese et al.: Efficacia della radiodiagnostica convenzionale e della medicina nucleare nel trattamento del dolore osseo da metastasi Sintomatologia da metastasi ossee La metastasi ossea è accompagnata da numerosi sintomi, quali principalmente dolore osseo, fratture, compressione del midollo spinale, ipercalcemia, invasione del midollo con distruzione delle linee cellulari. Focalizziamo l’attenzione sul dolore osseo. Questo è il sintomo più comune della metastasi ossea ed è di solito il primo sintomo avvertito dai pazienti. All’inizio, il dolore può essere transitorio. Tende a peggiorare di notte o durante il riposo a letto. Col tempo, può farsi più acuto e persistente. Non tutti i dolori sono sintomo di metastasi. Il medico può aiutare a distinguere il dolore dovuto a metastasi dalle sofferenze e dal dolore provocati da altre cause. Gestione del paziente con metastasi ossea Gli obiettivi principali della gestione di un paziente con metastasi ossee mirano a ridurre la probabilità di eventi scheletrici, a diminuire l’intensità del dolore, ad aiutare il paziente a riprendere le proprie attività ed a migliorare la qualità della vita. Il trattamento del dolore acuto e cronico rappresenta uno dei maggiori problemi nella pratica clinica oncologica. Il ruolo del medico oncologo palliativista nella gestione delle metastasi ossee critiche concerne l’affrontare il dolore. Il palliativista è in grado di giudicare l’indicazione ai diversi livelli di terapia antidolorifica e a gestire il trattamento con oppioidi ad alte dosi. Il palliativista, quindi, si integra con il resto dell’équipe dell’Ambulatorio di Osteo-Oncologia, fornendo il proprio apporto specifico in un approccio multiprofessionale mirato ai bisogni del paziente. Nell’ambito di questo approccio multidisciplinare bisogna ricordare anche il ruolo del radiologo, in quanto le metastasi ossee possono essere identificate in base a diverse tecniche di immagine: in particolare, mediante radiodiagnostica convenzionale, TC, scanning radioisotopico e RM. Le indagini radiologiche sono quelle più comunemente usate per la valutazione dei siti sintomatici a livello scheletrico, ma non rappresentano tuttavia un buon metodo a causa della scarsa sensibilità, se si eccettua il mieloma multiplo. Nei pazienti affetti da tale patologia, il quadro radiologico convenzionale consente una più precoce dimostrazione di lesioni litiche in comparazione con la scintigrafia ossea, che generalmente rappresenta il mezzo più idoneo nella valutazione scheletrica in corso di tumori solidi. L’esame radiografico, o a raggi X, può fornire informazioni sulla parte dello scheletro dove si è diffuso il cancro, sulla dimensione e forma del tumore o dei tumori (spesso ne viene individuato più di uno). Uno dei vantaggi generali della radiologia convenzionale è, tuttavia, quello di poter effettuare una diagnosi differenziale con altre manifestazioni ossee (cisti, necrosi asettiche), di poter identificare tumori primitivi e di poter valutare il rischio di fratture patologiche, allorché sia interessata la corticale. L’uso della TC ha, invece, un impatto molto limitato nel- la diagnostica delle metastasi ossee, benché dia risultati maggiormente sensibili rispetto alla radiologia convenzionale nell’identificare lesioni ossee distruttive; tuttavia, non è praticamente utilizzabile per l’esame dello scheletro in toto. Diagnosi e stadiazione strumentale: ruolo della scintigrafia ossea con 99mTc La diagnosi di metastasi ossee può essere effettuata mediante molteplici esami strumentali e di laboratorio. Le tecniche di imaging standard comprendono: la radiografia e la scintigrafia ossea con tecnezio-99m (99mTc). Per l’individuazione delle metastasi e per la valutazione della loro risposta alla terapia, la metodica più comunemente utilizzata è la scintigrafia ossea, altamente sensibile ed in grado di anticipare l’evidenza radiologica delle metastasi scheletriche di settimane o mesi. I traccianti utilizzati, i difosfonati HDP (idrossi-difosfonato) e MDP (metilene-difosfonato), entrambi marcati con 99mTc, sono molecole a tropismo osseo che si accumulano nell’osso legandosi ai cristalli di idrossiapatite ed al collagene della matrice organica, in special modo nelle sedi ad elevato turn-over osseo. L’elevata captazione dei difosfonati, da parte delle lesioni in rapido accrescimento, e lo scarso uptake, da parte del tessuto osseo a basso indice di rimodellamento, permettono alla scintigrafia ossea di fornire informazioni funzionali circa le lesioni scheletriche. La scintigrafia è in grado di individuare variazioni del metabolismo osseo già all’inizio del processo osteolitico od osteoblastico; tale sensibilità a livello del cranio, delle coste e delle ossa lunghe, permette una visualizzazione di queste aree notevolmente migliore rispetto alla radiografia tradizionale o alla RM. Inoltre, la scintigrafia permette di studiare l’intero scheletro con un carico dosimetrico inferiore rispetto a quello necessario per eseguire lo stesso tipo di indagine mediante studio radiografico. Tuttavia, la scintigrafia ossea non riesce a diagnosticare l’esatta natura delle lesioni evidenziate: presenta, dunque, una bassa specificità. Alcuni fattori quali il numero, la posizione spaziale e la morfologia delle lesioni possono contribuire ad aumentare la specificità di tale tecnica diagnostica. Pertanto, la diagnosi differenziale richiede comunque l’ausilio della radiologia tradizionale dello scheletro o la RM. Infatti, una metodica a bassa specificità non è indicata nell’inquadramento diagnostico iniziale di neoplasie con ridotta probabilità di provocare secondarismi scheletrici e, ancor meno nelle malattie neoplastiche in fase avanzata, in cui il riscontro di una scintigrafia ossea positiva per metastasi non modificherebbe l’approccio terapeutico o la prognosi del paziente6,7. La scintigrafia può rivelare anche patologie diverse dalla metastasi, quali artrite, infezioni o precedenti fratture ormai guarite, dato che le morfologie prodotte da queste ultime sono spesso diverse da quelle del cancro. Ulteriori test possono servire a distinguere la metastasi dalle altre patologie. Nel confronto con la radiologia, la 351 352 Recenti Progressi in Medicina, 104 (7-8), luglio-agosto 2013 scintigrafia è in grado di identificare l’interessamento neoplastico dello scheletro più precocemente, in quanto le alterazioni metaboliche precedono le alterazioni morfostrutturali (figura 1). La scintigrafia ossea entra nei protocolli di stadiazione, follow-up, nella valutazione di efficacia terapeutica e nella stratificazione prognostica della malattia, ed esprime un importante giudizio sul rischio di fratture fortemente invalidanti. plastici è aumentato. La performance diagnostica della tomografia a emissione di positroni (PET) con 18F-FDG dipende dal tipo di lesioni ossee; massima per le lesioni litiche pure (mieloma multiplo, metastasi intramidollari). La PET con 18F-FDG risulta meno sensibile per le lesioni miste o osteoblastiche. Importante il ruolo della PET con 18F-FDG nel monitoraggio della risposta alle terapie9,10. PET con traccianti specifici per il metabolismo osseo: 18 F-fluoride Il 18 F-fluoride è un radiofarmaco che ha un meccanismo di accumulo a livello del tessuto osseo analogo all’MDP, dipendente dal flusso sanguigno e dall’attività metabolica osteoblastica; è finora utilizzato per studi di ricerca farmacologica; deve ancora essere dimostrata la sua validità in ambito clinico11,12. PET con TC diagnostica La PET con TC diagnostica (PET/TC) unisce i vantaggi delle due metodiche, PET e TC, in un unico studio, con risparmio di costi gestionali e di tempo diagnostico. Oggi la disponibilità concreta di macchine ibride sul territorio sta concretamente cambiando le strategie diagnostiche, accorciando sensibilmente l’iter del paziente. La disponibilità di tomografi integrati PET/RM è a breve destinata essere il nuovo step della diagnostica integrata13. Trattamento radiometabolico in pazienti con sindrome dolorosa da metastasi ossee Figura 1. Scintigrafia ossea Total Body con 99mTc-difosfonati in un uomo di 57 anni operato 3 anni prima per carcinoma della prostata e con dolore osseo incoercibile. Le immagini acquisite in posteriore ed anteriore mostrano multiple aree di intensissimo iperaccumulo del radiofarmaco, sedi di metastasi ossee ad elevatissima attività osteoclastica. Scintigrafia ossea con SPET o con SPET/TC La tomoscintigrafia (SPET) è un approfondimento della scintigrafia ossea planare, finalizzata alla precisazione anatomica di aree di aumentata attività osteometabolica; tali tecniche tomografiche aumentano la sensibilità e la specificità della sola indagine planare8. Tomografia a emissione di positroni con traccianti di metabolismo glucidico: fluoro desossiglucosio Il fluoro desossiglucosio (18F-FDG) si accumula nelle cellule in modo proporzionale all’entità del metabolismo glucidico, che in genere nei tessuti neo- Sono candidati al trattamento radiometabolico pazienti con sindrome dolorosa da metastasi ossee. I radiofarmaci utilizzati sono, infatti, registrati come “farmaci per terapia palliativa del dolore”. La terapia radiante si prefigge lo scopo di alleviare il dolore, ridurre l’impiego di anestetici e favorire un regime di trattamento di tipo ambulatoriale, mediante l’utilizzo di radiofarmaci. Il radiofarmaco ideale è quello che permette di ottenere il più alto rapporto di concentrazione dell’isotopo nel punto interessato. Deve, in altre parole, permettere di ottenere la massima radiazione nella lesione e ledere il meno possibile il resto del corpo. Nel caso del trattamento delle metastasi ossee deve essere il meno lesivo possibile per il midollo osseo. Sfortunatamente, attualmente tutti i radionuclidi conosciuti sono traccianti ossei, quindi dobbiamo cercare di conoscere qual è la dose ideale di radionuclide in rapporto alla sua emivita, al tipo di radiazione emessa, al percorso medio della radiazione corpuscolata emessa14. Tutti i tumori osteotropi possono essere oggetto del trattamento ed i pazienti sono selezionati sulla base di una scintigrafia ossea recente, che dimostri la presenza di aree scheletriche multiple ipercaptanti il radiofarmaco osteotropo (figura 2). E.A. Genovese et al.: Efficacia della radiodiagnostica convenzionale e della medicina nucleare nel trattamento del dolore osseo da metastasi Le patologie tumorali più frequentemente oggetto del trattamento radiometabolico sono il tumore della prostata in fase di ormonoresistenza e il tumore della mammella con metastasi prevalentemente osteoblastiche16,17. Risposta alla terapia La risposta alla terapia consiste nella diminuzione o nella scomparsa della sintomatologia dolorosa, valutabile sia soggettivamente sia attraverso la riduzione o la cessazione della somministrazione di farmaci analgesici. Tutti i radiofarmaci hanno una percentuale di risposta valutabile complessivamente intorno al 70%18. La durata della risposta è Figura 2. Scintigrafia Total Body dello stesso paziente della Fig. 1 acquisita ad 1 ora e 48 ore dalinvece più variabile a due l’iniezione di Samario, per la terapia del dolore. Le immagini documentano la deposizione del Samesi per il 186Re, a tre memario nelle sedi metastatiche identificate dalla scintigrafia ossea. si per il 153Sm, sino a quattro mesi per il 89Sr (32P tre mesi; 117mSn quattro meIl trattamento non va eseguito in caso di grasi). Il tempo di comparsa della risposta è anch’esvidanza o allattamento, nei casi di ipersensibilità so variabile dai 5-10 giorni per il 186Re, 153Sm (e accertata verso i componenti della molecola uti117mSn) ai 20 giorni per il 89Sr (32P). La diffelizzata ed in presenza di insufficienza renale acurenza nel tempo di comparsa della risposta, nella ta. I tumori che più frequentemente causano medurata dell’effetto e nella localizzazione biologica tastasi ossee sono il carcinoma mammario, quello (il samario nella matrice organica e lo stronzio in della prostata, quello del polmone ed il carcinoma quella inorganica)19,20 tra i diversi radiofarmaci ha fatto pensare alla possibilità di somministrarli in renale. Poiché il cancro prostatico dà luogo a mecocktail (per esempio, 153Sm e 89Sr) in modo da tastasi a distanza, per lo più ossee, frequenteottenere, nel contempo, effetti più precoci e promente asintomatiche negli stadi iniziali, la scintilungati. grafia ossea viene spesso eseguita nei pazienti alla prima diagnosi e rappresenta la più accurata tecnica per immagini nella ricerca delle metastasi scheletriche. Falsi negativi si presentano in meEffetti collaterali no dell’1% dei casi e la sensibilità si avvicina al 100% rispetto al 68% della radiografia ossea, al Gli effetti acuti sono pressoché inesistenti. Do58-77% della fosfatasi alcalina e al 50-60% della po la somministrazione del 89Sr è possibile la comfosfatasi acida. L’elevata accuratezza di questa parsa di “flushing”. Segnalata anche la possibilità metodica diagnostica consente di includere le affidi coagulazione intravascolare disseminata. Tra gli dabili informazioni da essa fornite negli algoritmi effetti precoci occorre segnalare la cosiddetta “fladi cura dei pazienti. Nell’ultimo decennio, numere reaction”21, ovvero un aumento transitorio della sintomatologia dolorosa che compare 24-48 ore dorosi studi clinici hanno dimostrato come il potere po la somministrazione e che ha una durata di 4-6 predittivo della scintigrafia per la diagnosi di megiorni. Questo tipo di reazione peraltro non è esclutastasi ossee sia clinicamente rilevante solo in pasiva di questa, ma anche di altre terapie. Va detto, zienti con valori di PSA sierico superiori a 10 infine, che molti effetti collaterali soprattutto preng/ml, ai quali pertanto viene riservata questa indagine. I dubbi interpretativi di questa metodica coci si manifestano anche dopo somministrazione devono essere ulteriormente valutati con radiodi placebo. Gli effetti tardivi sono essenzialmente grafie mirate o meglio con TC o RNM o, recentelegati alla mielotossicità, conseguenza diretta dell’irradiazione midollare, che è molto elevata con il mente, con la PET15. (32P) 89Sr e più ridotta con il 153Sm, 186Re (ed il I radiofarmaci attualmente in uso in Italia so117mSn). Essa si esplica attraverso la diminuziono: 153Sm; 89Sr; 186Re; 90Y. 353 354 Recenti Progressi in Medicina, 104 (7-8), luglio-agosto 2013 ne del numero di leucociti e piastrine circolanti, con decrementi del 40-50% dei valori di base per il 89Sr, 186Re e 153Sm (e molto più contenuti per il 117mSn circa il 30%). Se l’effetto antalgico è dosedipendente sino ad un certo limite, oltre il quale si osserva un plateau di risposta, al contrario l’effetto mielotossico è maggiormente dose-dipendente22. Ritrattamenti La terapia può essere sicuramente ripetuta e la risposta è in genere simile a quella del primo trattamento, talvolta leggermente inferiore, probabilmente a causa della progressione della malattia e dell’effetto mielotossico che si accumula. La terapia con radiofarmaci osteotropi può essere anche associata sequenzialmente alla radioterapia esterna23. Conclusioni Oggi la medicina nucleare ha un ruolo consolidato non solo nella diagnostica, nella caratterizzazione biologica e nel follow-up delle metastasi ossee, ma anche nel trattamento palliativo del dolore incoercibile24,25. L’uso dei radioisotopi per tracciare vie metaboliche e cambiamenti patofisiologici dell’organismo permette una diagnosi precoce e un approccio terapeutico aggressivo e allo stesso tempo meno dannoso dal punto di vista biologico26. Come si deduce dai dati statistici e da quelli di letteratura, la terapia radiometabolica, per molti versi, è ancora utilizzata non al pieno della sua potenzialità. Questa riguarda non solo l’efficacia palliativa, ma anche la potenzialità di controllo delle metastasi rispetto all’istotipo tumorale. Inoltre, la messa a punto di nuovi farmaci mette continuamente in discussione anche la scelta del radioisotopo ideale per questo tipo di trattamento. Nonostante la comprovata efficacia ed il diffuso impiego dei radiofarmaci osteotropi, alcune questioni restano non risolte. • Qual è il radiofarmaco migliore? • Qual è la dose ottimale per ciascun radiofarmaco in rapporto all’efficacia, alla tossicità e alla durata dell’effetto? • Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di ciascun radiofarmaco in rapporto ai tipi tumorali, lo stato di malattia, e micrometastasi e alle lesioni di grosse dimensioni? • Il frazionamento delle dosi o le somministrazioni ripetute sono migliori di una singola somministrazione? • Vi è una maggiore efficacia del trattamento associando un radiofarmaco a breve emivita con uno a lunga emivita? • Le metastasi ossee possono essere trattate a scopo curativo agendo sulla scelta del radiofarmaco sulla dose sul timing, sulle modalità di somministrazione, sulla associazione di farmaci o altre terapie? • Possono essere trattate le metastasi non dolorose? • Il trattamento può essere ripetuto in pazienti non responder? Alcuni autori hanno provato diverse strategie per tentare di fornire una risposta a qualcuno di questi interrogativi. Sciuto et al.27 hanno associato il cisplatino all’89Sr ottenendo una risposta antalgica chiaramente superiore a quella del solo stronzio, senza alcun effetto collaterale o maggiore incidenza di mielosoppressione. Singinzer28 ha utilizzato in 100 pazienti con metastasi multiple da carcinoma prostatico il 153Sm, somministrato all’intervallo di 3 mesi per 5 volte in un anno. Regressione della malattia è stata osservata in 11 pazienti, nessun cambiamento in 56, progressione in 7 e quadri misti di progressione/regressione in 16 pazienti. In molti lavori si è evidenziato che al secondo trattamento vi è stata una diminuzione dei valori di PSA nel 71% dei casi nei cancri prostatici. Si può dire che l’obiettivo dei radiofarmaci osteotropi è oggi triplice: • palliazione del dolore; • palliazione e controllo della malattia; • spesa contenuta. Il trattamento può dirsi selettivo verso le metastasi e, rispetto alla radioterapia convenzionale, è caratterizzato da minore irradiazione dei tessuti sani circostanti e quindi minore mielotossicità29. Molti problemi rimangono ancora aperti: per esempio, quale sia il migliore radiofarmaco e la dose più adeguata, se ad una prima dose inefficace si possa sperare negli effetti di una seconda. Sarebbe auspicabile una diversa attenzione da parte del nostro Sistema Sanitario Nazionale e un concreto sviluppo di questo tipo di terapie che, seppur palliative, potrebbero nettamente migliorare le difficili condizioni di vita di questi pazienti30. Bibliografia 1. Galasko CB. Anatomy and pathways of skeletal metastases. In: Weiss L, Gilbert HA (eds). Bone Metastases. Boston: Hall, 1981. 2. Cuccurullo V, Cascini GL, Tamburrini O, Rotondo A, Mansi L. Bone metastases radiopharmaceuticals: an overview. Curr Radiopharm 2013; 6: 41-7. 3. Mundy OR, Yoneda T. Mechanisn of bone metastasis. 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