FEDERAZIONE ORDINI DEI FARMACISTI Rassegna Stampa del 03/11/2013 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE IN PRIMO PIANO Il capitolo non contiene articoli SANITÀ NAZIONALE 03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale Diabete (in) sostenibile 6 03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale Problemi che si sommano 8 03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale In ritardo l'Europa unita della sanità 9 03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale La diagnosi scritta sulla pelle 11 03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale Con i malati anziani obiettivi meno severi e terapie più soft 12 03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale L'occasione per innalzare la qualità dell'assistenza 14 03/11/2013 Il Sole 24 Ore Morire di polveri sottili 15 03/11/2013 Il Giornale - Nazionale Nella Penisola si vive a lungo, ma per gli anziani c'è ancora molto da fare 16 03/11/2013 Libero - Nazionale Curati in Europa a spese dell'Italia È allarme conti 17 03/11/2013 La Padania - Nazionale Zaia: è il Suem 118 il vero GRANDE FRATELLO SALVAVITA: mille interventi al giorno 19 02/11/2013 D Repubblica IL cancro? non ha un futuro 20 VITA IN FARMACIA 03/11/2013 Corriere della Sera - Milano Un lombardo su tre rinuncia al dentista Fatturato giù del 25% 24 03/11/2013 Corriere della Sera - Milano «Caso Stamina, il Pirellone non illuda i malati» 26 03/11/2013 La Repubblica - Bari * Policlinico, il dirigente è d'oro 27 03/11/2013 La Repubblica - Palermo * Regione, la grana sanità privata 28 03/11/2013 La Repubblica - Genova * Sanità, i malati dribblano la Liguria 30 03/11/2013 La Repubblica - Genova Farmaci scaduti a un disabile la Procura apre un'inchiesta 32 03/11/2013 La Repubblica - Genova "Ma i nostri non scappano più e ora puntiamo sui nuovi centri" 33 03/11/2013 La Stampa - Alessandria In breve 34 03/11/2013 La Stampa - Savona Rapina con una pistola la farmacia Fascie 36 03/11/2013 Il Messaggero - Abruzzo Pochi utili, farmacia comunale vendesi 37 03/11/2013 Avvenire - Bologna Farmacisti cattolici. Celebrazione per i defunti Il Vangelo e il magistero, guide nella professione 38 03/11/2013 Il Secolo XIX - Genova «Pronto soccorso, basta caos e liti» 39 03/11/2013 Il Secolo XIX - Savona Pistola in pugno assalta farmacia 40 03/11/2013 Il Secolo XIX - Savona «HA CHIESTO I SOLDI CHE ERANO IN CASSA» 41 03/11/2013 Il Tempo - Roma La Regione ricostituisce la Commissione di vigilanza sull'emodialisi 42 03/11/2013 QN - La Nazione - Livorno Un punto di ascolto nelle farmacie per sostegno e aiuto ai cittadini 43 03/11/2013 Starbene cosmetici in farmacia sono davvero migliori? 44 PROFESSIONI 03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale Farmaci equivalenti: una valida alternativa nella cura delle patologie genito-urinarie? 47 03/11/2013 Il Giornale - Nazionale La ricerca farmaceutica ha un ruolo strategico 48 02/11/2013 Viver Sani e Belli SCRIVILI SUL CALENDARIO! 49 02/11/2013 Viver Sani e Belli troppi antibiotici contro il mal di gola 52 02/11/2013 Largo Consumo La salute non arriva on line 54 02/11/2013 Largo Consumo Buoni e alleati della salute 56 02/11/2013 Largo Consumo Manager tra i medicinali 59 03/11/2013 Starbene INFLUENZA BASTA PRENDERE ANTIBIOTICI A CASO 61 03/11/2013 Starbene LA "VERA" CURA: LANA, LATTE, LETTO 62 03/11/2013 Starbene Cure mirate per il melasma 63 PERSONAGGI 02/11/2013 Repubblica.it Ordinanza shock, è bufera Emiliano: "Previene i reati" 65 02/11/2013 Repubblica.it "Vietati gli sguardi di sfida in piazza" Bari insorge contro l'ordinanza choc 66 SANITÀ NAZIONALE 11 articoli 03/11/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 43 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Diabete (in) sostenibile Una malattia che è sempre più diffusa e sempre più costosa. Prevenzione e diagnosi precoce potrebbero risolvere i problemi Alle pagina 44-45 I numeri del diabete sono quelli, apocalittici, snocciolati ormai da anni con preoccupazione dagli addetti ai lavori. Cinquecento milioni di malati nel mondo previsti per il 2030, più di tre milioni solo in Italia, dove un altro milione di persone ha la glicemia alta e non lo sa. Dal 2000 a oggi nel nostro Paese il numero di persone che soffrono di diabete è cresciuto di circa un milione, una tendenza che ha tante cause e un effetto certo, quello sui conti dell'Italia: oggi il diabete costa al Paese circa 9 miliardi di euro, ovvero il 9% della spesa sanitaria totale. Il vero problema sono i tantissimi che non riescono a mantenere nei limiti la glicemia: succede a circa un diabetico su due, che così si espone a complicanze come ictus, infarti, insufficienza renale e dialisi, amputazioni, cecità. Basta una sola complicanza per far quadruplicare il costo medio per paziente; con due complicanze la spesa si moltiplica per sei; con quattro si moltiplica addirittura per venti: lo sottolineano gli esperti dell'associazione Diabete Italia, in vista della Giornata Mondiale del Diabete, il prossimo 14 novembre. «Una glicemia alta oggi, la pagheremo a caro prezzo fra 10 o 20 anni con le complicanze che si presenteranno in futuro: per questo ormai è chiaro che il diabete va curato bene fin da quando si manifesta osserva Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia -. L'idea di essere "aggressivi" mano a mano che la malattia peggiora è un errore. Dati raccolti in Israele, dove i malati vengono educati e curati tempestivamente, mostrano che nel giro di 6-7 anni dall'avvio di politiche di trattamento adeguate lo Stato risparmia, oltre a garantire maggiore salute ai cittadini». Un buon compenso del diabete fin dall'esordio della malattia consente vantaggi consistenti nel lungo periodo: perfino a 30 anni di distanza il rischio di malattie cardiovascolari resta più basso, stando ad esempio ai risultati dello United Kingdom Prospective Diabetes Study, iniziato alla fine degli anni 70 per seguire nel tempo circa 5 mila pazienti. Fra l'altro, la terapia in prima battuta spesso non richiede farmaci: se il diabete viene riconosciuto presto, si può intervenire con la dieta e il movimento, ottenendo ottimi risultati. «Per questo è fondamentale non trascurare valori lievemente alterati di glicemia scoperti per caso - aggiunge Carlo Bruno Giorda, presidente della Fondazione dell'Associazione Medici Diabetologi -. Modificare in questa primissima fase lo stile di vita significa spesso riuscire a prevenire un diabete vero e proprio». Se il problema non «rientra», non bisogna tuttavia darsi per vinti e occorre mettercela tutta per arrivare all'obiettivo di cura, che oggi non è più lo stesso per tutti, come accadeva fino a poco tempo fa: l'emoglobina glicata , il valore che dà un'idea dell'andamento della glicemia nell'arco degli ultimi due-tre mesi, non deve essere per forza mantenuta al di sotto del 7% (valore normale di riferimento) sempre e comunque; la soglia può infatti variare a seconda delle caratteristiche e delle condizioni del paziente: può ad esempio essere più bassa, se altri fattori di rischio impongono un controllo del glucosio nel sangue più stretto; al contrario, può essere tollerato un valore più alto, come accade negli anziani (si veda accanto ). Ma perché è così difficile tenere a bada la glicemia? «Essere diabetici è difficile - commenta Antonio Ceriello, presidente dell'Associazione Medici Diabetologi (AMD) -. Chiediamo ai pazienti che seguano una dieta sana, facciano esercizio fisico, controllino con costanza la glicemia, assumano sempre i farmaci. Per riuscirci devono essere molto motivati e non è sempre scontato in una malattia che non dà dolore e si manifesta con sintomi solo quando è ormai troppo tardi e le complicanze sono gravi: la terapia di una malattia cronica perciò è psicologica, prima ancora che farmacologica. Poi certo il sistema non aiuta: risparmiare oggi sulla prevenzione e i trattamenti precoci, come tende a fare il Servizio sanitario, è un atteggiamento miope che si rivelerà un costo enorme in ricoveri domani. I vecchi modelli di assistenza potevano andare bene in passato: i SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 6 03/11/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 43 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato numeri dei malati attuali e quelli previsti per i prossimi decenni non ci consentono di ragionare come prima». Le avvisaglie di tempesta già ci sono: secondo i dati del rapporto Cineca-Arno, nel 2006 ogni diabetico è costato al Servizio sanitario 2.589 euro, nel 2010 si è saliti a 2.756. Un incremento preoccupante soprattutto perché deriva dalla crescita delle ospedalizzazioni: i costi delle terapie sono rimasti uguali, quelli delle prestazioni ambulatoriali sono scesi ma i ricoveri sono aumentati, segno che le complicanze sono lungi dall'essere prevenute e, anzi, l'assistenza si sta spostando sempre più negli ospedali. Che cosa si può fare? «È il momento di agire davvero: sappiamo già quali sono le iniziative efficaci - risponde Caputo -. Un passo essenziale è la gestione integrata dei pazienti, assieme ai medici di base, non dividendoci i casi a seconda della gravità, bensì condividendo responsabilmente il trattamento. Al momento della diagnosi il paziente dovrebbe essere visto da un diabetologo per impostare le cure; poi il diabetico può essere seguito dal suo medico. Se però le condizioni cambiano o c'è un peggioramento e diventa necessario modificare le terapie, occorre cooperare nuovamente con lo specialista. Questo è il percorso ideale, ma nella realtà il 40-50 % dei diabetici non ha mai visto un diabetologo in vita sua. Perfino il sistema di esenzione dei ticket fa acqua: 1 malato su 4 non ha esenzione, perché non vuole rivelare di essere malato ma anche perché non è stato informato o è stato informato male, magari dicendogli che se ha esenzioni per età non è necessaria quella per il diabete. Non è vero, perché questa, ad esempio, serve per accedere ai materiali per l'autocontrollo della glicemia». Così «salta» l'automonitoraggio, che secondo diversi studi sarebbe utile, almeno saltuariamente, anche per i pazienti con diabete di tipo due che non prendono insulina. Di questo passo, a meno di cambiare rotta, investendo sul serio nella prevenzione, «la marea» dei diabetici ci sommergerà ben presto: l'età di comparsa del diabete di tipo 2 sta scendendo, oggi i casi sono tanti già fra i 30-40enni e se ne registrano perfino nella tarda adolescenza. Significa dover convivere sempre più a lungo con la malattia e i suoi pericoli, se non viene ben curata. «Nella popolazione generale (tutti gli italiani da zero anni in su) la diffusione del diabete è stimata del 5-6%, mentre fra gli adulti (20-79 anni) i casi quasi raddoppiano: 1 adulto su 10 ha il diabete e, se non ce ne occupiamo presto e bene, il prezzo da pagare sarà molto salato per tutti» conclude Caputo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 novembre La Giornata mondiale del Diabete Il 14 novembre è La Giornata mondiale del Diabete, istituita dalle Nazioni Unite nel 2006 e coordinata in Italia da Diabete Italia. Sono previsti 500 eventi, organizzati da Associazioni fra persone con diabete, medici, infermieri, dietisti e altri volontari. Le città coinvolte saranno 400. La maggior parte delle attività si svolgeranno fra il 9 e il 10 novembre (l'elenco è sul sito www.giornatadeldiabete.it). In molte Regioni i volontari proporranno a tutti i cittadini di firmare una Cartolina che verrà consegnata all'Assessore alla Salute della Regione, per spingerlo a mettere a disposizione le risorse e le strutture necessarie per prevenire e gestire al meglio il diabete e mettere in atto i suggerimenti del Piano nazionale Diabete, aggiornando i modelli di assistenza spesso disomogenei e carenti. «Infatti se solo 9 Regioni (si veda nella pagina accanto) hanno recepito ufficialmente il Piano nazionale Diabete, nemmeno 5 hanno intrapreso passi significativi per metterlo in pratica», spiega Rossella Iannarelli, coordinatrice nazionale della Giornata mondiale del Diabete. Foto: di ELENA MELI SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 7 03/11/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 43 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Problemi che si sommano Non sono più solo gli anziani a soffrire di diverse patologie croniche insieme GINO ROBERTO CORAZZA* La realtà clinica è in continua evoluzione e spesso legata a rapide trasformazioni ambientali e sociali. Non è un fatto nuovo: sono decenni che le patologie infettive sono state sostituite da quelle cronico-degenerative (diabete innanzitutto, ma anche arteriosclerosi, ipertensione, malattie autoimmuni e neurologiche) quale principale causa di malattie e mortalità. Ora la problematica emergente si chiama multipatologia , cioè coesistenza nello stesso paziente di due o più malattie. Il fenomeno è ben noto ai geriatri, visto che è stato finora principalmente collegato all'invecchiamento della popolazione. Ma la multipatologia ormai rappresenta un fenomeno molto più diffuso. Un recente studio, che ha coinvolto più 1.700.000 pazienti (un terzo di tutta la popolazione scozzese), conferma che la sua diffusione aumenta con l'età e che si associa a un basso livello socio-economico, ma dimostra anche che ben il 42% dei pazienti adulti (cioè tra i 25 ed i 64 anni di età) è portatore di due o più malattie. E poiché la fascia fra 25-64 anni è quella di popolazione più numerosa, la multipatologia rappresenta, in termini assoluti, un problema che riguarda gli adulti più ancora degli anziani. In che misura siamo preparati a fronteggiare questa situazione? Da tempo, non solo il sistema sanitario italiano, ma lo stesso insegnamento della medicina e la ricerca clinica, continuano a essere configurati sulle singole malattie e sui singoli apparati. La inevitabile frammentazione che ne è derivata non costituisce il modello assistenziale più efficiente per la cura di pazienti che, complice anche la perdurante crisi economica, saranno sempre più numerosi e complessi. A questo proposito, nel Regno Unito il Royal College of Physicians ha prodotto il mese scorso un importante documento dedicato all'Ospedale del Futuro, basato su una visione generalista dell'assistenza, maggiormente idonea alla multipatologia, e nel quale la Medicina Interna è responsabile di tutti i servizi medici nell'Ospedale. Al contrario, in Italia la Medicina Interna è stata depauperata di risorse e posti letto. *Presidente della Società Italiana di Medicina Interna SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 8 03/11/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 43 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Diritto In ritardo l'Europa unita della sanità Maria Giovanna Faiella A pagina 53 Cure "senza frontiere" slittate di qualche mese per i cittadini italiani. Il diritto a curarsi in ogni Stato dell'Unione europea, ricevendo lo stesso trattamento sanitario riservato ai residenti, è sancito dalla Direttiva comunitaria entrata in vigore il 25 ottobre. Entro quella data tutti i Paesi Ue avrebbero dovuto recepirla con leggi nazionali. Nel nostro, però, lo scorso settembre una legge delega ha previsto che il Governo emani il relativo decreto legislativo entro tre mesi, quindi entro il 4 dicembre. Il processo di recepimento, peraltro, procede a rilento anche altrove, secondo le informazioni raccolte tra luglio e settembre 2013 da Active citizenship , la rete europea delle associazioni di pazienti (per l'Italia è presente Cittadinanzattiva) che ha segnalato anche lo scarso coinvolgimento delle organizzazioni dei cittadini da parte delle istituzioni nella maggioranza degli Stati monitorati, nonostante la Direttiva ne dia espressa indicazione. Per i pazienti è in gioco, come spiega il Commissario europeo per la Salute, Tonio Borg: «Il diritto di scelta tra molteplici servizi di assistenza sanitaria, l'accesso a maggiori informazioni e il riconoscimento delle prescrizioni su scala transfrontaliera. Per tutelare il diritto alla mobilità sanitaria, la Commissione monitorerà con attenzione il recepimento della Direttiva e adotterà, se necessario, misure idonee». In Italia sono diversi i nodi da sciogliere entro novembre. Primo fra tutti: gli assistiti dovranno anticipare il costo delle loro cure all'estero, o sarà direttamente il Servizio sanitario a pagare? E quali procedure per il rimborso saranno eventualmente previste? Quali le competenze regionali? E le tariffe da applicare? Secondo la Direttiva, per esempio, il singolo Stato potrà prevedere l'autorizzazione preventiva obbligatoria per una prestazione sanitaria in un altro Stato Ue quando è previsto il ricovero del paziente per almeno una notte, nei casi in cui è richiesto l'uso di apparecchiature mediche ad alta specializzazione molto costose, quando le cure comportano un rischio particolare per il paziente o la popolazione. Che cosa si deciderà nel nostro Paese? «Fermo restando che si farebbe volentieri a meno di spostarsi per trovare le cure di cui si ha bisogno, la Direttiva, se recepita in modo corretto, è uno strumento per avere uguali diritti in ogni Stato, ma anche in ogni Regione o Asl, sia nella libera scelta del luogo in cui farsi curare, sia nell'accesso a prestazioni sicure e di qualità senza tempi di attesa biblici - sottolinea Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva - . Per questo chiediamo che il decreto preveda modalità di assistenza diretta in modo che i cittadini non siano costretti ad anticipare di tasca propria le spese necessarie, ad esempio, per un intervento in un altro Paese. Altrimenti, sarà un'opportunità solo per chi può permetterselo». «C'è anche il rischio che i rimborsi possano escludere le spese di soggiorno, che, però, già oggi in alcune Regioni sono riconosciute» aggiunge Aceti. E ancora, secondo il rapporto di Active Citizenship , ci potrebbero essere differenze tra il costo della prestazione nel Paese d'origine e quello nello Stato "curante". «I Paesi dell'Unione dovranno mettersi d'accordo per una sorta di nomenclatore unico, in modo che le tariffe delle prestazioni siano uniformi, altrimenti ci sarà una giungla - mette in guardia Aceti -. Nei casi in cui la tariffa in vigore nello Stato "curante" risulti più alta di quella italiana, per esempio, qualche Asl potrebbe negare l'eventuale autorizzazione». Il dossier delle organizzazioni europee dei cittadini evidenzia, poi, la carenza di informazioni date ai cittadini sui diritti sanciti dalla Direttiva. Ogni Paese dell'Unione è tenuto a istituire sul proprio territorio sportelli o «Punti di contatto» per fornire indicazioni su come ricevere assistenza transfrontaliera, sulle possibilità di trattamento in altri Stati membri, su qualità e sicurezza delle cure, condizioni di rimborso, procedure di ricorso nel caso in cui sia negata l'autorizzazione a curarsi oltre confine. Ma quasi tutti sono in ritardo. Dalla ricognizione effettuata da Cittadinanzattiva, risulta che il nostro Ministero della Salute abbia individuato il SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 9 03/11/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 43 (diffusione:619980, tiratura:779916) SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Punto di Contatto nazionale presso la propria sede, ma non è ancora attivo per i cittadini, non esiste sul sito una specifica pagina web, non c'è un apposito numero di telefono né un'email dedicata cui i pazienti italiani ed europei possano fare riferimento. «La trasparenza delle informazioni è fondamentale, - conclude Aceti - altrimenti ci sarà una mobilità inappropriata, basata sul sentito dire e non sui reali servizi offerti». © RIPRODUZIONE RISERVATA Cittadini dell'Ue Uno strumento per usufruiredi maggioripossibilità di trattamento «Paralisi cerebrale infantile: orientamento, formazione e ricerca» è il titolo dell'incontro pubblico e gratuito organizzato, per venerdì 15 novembre a Milano (Sala Alessi di Palazzo Marino, ore 11) da Fondazione Ariel (www.fondazioneariel.it). Aperto a famiglie, operatori e medici, volontari, l'incontro mira a fornire un quadro della ricerca per le malattie neurologiche e testimonianze per spiegare le necessità delle famiglie con bambini disabili. 03/11/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 45 (diffusione:619980, tiratura:779916) La diagnosi scritta sulla pelle Sarà testato l'impiego di un dispositivo che misura la fluorescenza della cute rilevando l'accumulo di specifiche sostanze «In base alle stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità l'incremento del diabete è dovuto non tanto all'invecchiamento della popolazione, quanto all'obesità dilagante - spiega Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia -. Fra gli adulti, i tassi di sovrappeso e obesità sono elevati, ma è tra i più piccoli che stanno schizzando alle stelle: l'Italia è al secondo posto dopo gli Usa per l'obesità infantile». Dietro di noi c'è la Grecia, e non è un caso: oggi l'obesità non è malattia del benessere, ma della povertà sociale, perché chi non ha mezzi si riempie con il «cibo spazzatura» carico di grassi, zuccheri e calorie. Quando i chili di troppo appesantiscono dall'infanzia, ammalarsi prima o poi di diabete è quasi una certezza: ecco perché è imprescindibile favorire la dieta sana e movimento nei bambini. E una volta diventati adulti occorre controllare regolarmente la glicemia per una diagnosi davvero precoce, l'altro «pilastro» contro il diabete. Oggi i diabetici sono riconosciuti troppo tardi: solo 1 su 5 al momento della diagnosi non ha già complicanze micro o macrovascolari; la maggioranza scopre di essere diabetico dopo anni dalla comparsa della malattia, non di rado durante un ricovero o dopo la manifestazione di un problema correlato alla glicemia alta. «Ogni due diabetici c'è almeno un'altra persona che non sa di esserlo: far emergere questo "sommerso" è necessario perché solo la diagnosi tempestiva può ridurre il peso delle complicanze e consentirci di gestire al meglio la malattia - dice Stefano Genovese, responsabile di Diabetologia e Malattie metaboliche del gruppo MultiMedica di Milano -. Uno screening di massa però è improponibile per i costi elevati: dobbiamo concentrarci sui soggetti a rischio». Per identificarli Genovese, con Davide Lauri, presidente della Cooperativa Medici Milano Centro, ha avviato lo studio Diapason , coinvolgendo i medici di famiglia per esaminare 5 mila over 40. «Prima si valutano con il questionario FINDRISC : il test, attraverso 8 domande, indica il rischio di sviluppare il diabete nei successivi 10 anni - spiega Genovese -. In chi ha una probabilità superiore al 10% si misura la glicemia, facendo poi la curva da carico glicemico. La vera novità sarà però l'impiego di uno strumento che misura la fluorescenza della pelle e tramite questa la concentrazione degli Advanced Glycation Endproducts (prodotti avanzati della glicazione) presenti nella cute: gli AGE sono più alti nei diabetici e correlati all'accumulo di glucosio e all'emoglobina glicata. L'obiettivo è convalidare il test in modo da poterlo utilizzare per screening a più ampio raggio: non è invasivo come un'analisi del sangue, perché basta appoggiare sullo strumento l'avambraccio per avere la risposta; è rapido, perché in 30 secondi dà il responso; è economico, perché una volta acquistato lo strumento basta sostituire una lampada, che costa circa 50 euro, ogni 2 mila test. Se lo studio confermerà la fattibilità di questo screening, in futuro potrebbe bastare rispondere a un breve questionario e sottoporsi al test per avere in pochi minuti, nello studio del medico di famiglia, una diagnosi di diabete o un'indicazione concreta del rischio, che possa indirizzare al meglio le eventuali terapie o la prevenzione». © RIPRODUZIONE RISERVATA SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Allo studio Uno strumento di screening 03/11/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 46 (diffusione:619980, tiratura:779916) Con i malati anziani obiettivi meno severi e terapie più soft Ridurre troppo le calorie può favorire la perdita di massa muscolare S ei diabetici su 10 hanno più di 65 anni e 1 su 4 più di 75: lo rivela il rapporto «Anziani con diabete» degli Annali AMD-Associazione Medici Diabetologi, che ha analizzato i dati di 250 Centri di diabetologia in tutta Italia, cui afferiscono oltre 400 mila pazienti. «Esistono i diabetici anziani e gli anziani diabetici - spiega Maria Antonietta Pellegrini, coordinatrice del Gruppo AMD "Diabete nell'anziano" e dirigente della Endocrinologia dell'ospedale universitario di Udine -. I primi sono i malati di diabete invecchiati insieme alla patologia: sono più semplici da seguire perché hanno acquisito negli anni le competenze che consentono di tenere sotto controllo la glicemia. Gli anziani diabetici invece hanno ricevuto la prima diagnosi in età avanzata e sono più complessi da gestire, anche perché ci stiamo rendendo conto che la loro fisiopatologia è differente e, ad esempio, rispondono diversamente alle terapie». Inoltre è arduo far cambiare abitudini a chi per una vita non è stato attento a carboidrati e quantità di moto; se a questo si aggiunge la frequente compresenza di altre malattie, con le relative cure, si capisce come curare un anziano diabetico non sia banale. «Anche negli anziani bisogna arrivare a un buon controllo metabolico, ma l'obiettivo è diverso rispetto all'adulto - interviene Giu-seppe Paolisso, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria -. Raggiungere un'emoglobina glicata inferiore al 6,5-7% ha senso solo in un anziano in salute. Quando ci sono fragilità, perché ad esempio c'è stato un ictus, si soffre di scompenso cardiaco o di malattie respiratorie, ci può accontentare di valori più alti: la cura aggressiva potrebbe esporre a ipoglicemie molto rischiose, perché favoriscono le cadute e possono aggravare o innescare deficit cognitivi. Inoltre, per un ottuagenario i controlli possono allentarsi, perché ha meno senso preoccuparsi di complicanze che potrebbero insorgere a distanza di 10-15 anni. La cura del diabete negli anziani, insomma, è un delicato equilibrio fra condizioni cliniche, età e controllo metabolico: non esistono linee guida valide per tutti». L'ideale sarebbe che a gestire questi pazienti fossero diabetologi con competenze geriatriche; nei fatti se ne occupa spesso il medico di base che non sempre ha la formazione adeguata per farlo. La scelta dei farmaci, ad esempio, dovrebbe privilegiare quelli più tollerabili e che comportano una minor probabilità di ipoglicemie. I dati indicano che la quota di over 65 con emoglobina glicata inferiore al 7-8% è più alta rispetto agli adulti, ma Pellegrini osserva: «Purtroppo, paradossalmente, non è un buon segno, perché significa che tanti sono ancora trattati con medicinali che possono indurre ipoglicemie che "abbassano la media" dell'emoglobina glicata. Anche sul versante alimentazione spesso vengono commessi errori: ridurre troppo le calorie può favorire la sarcopenia , la perdita di massa muscolare, che contribuisce a rendere "fragili". Bisogna piuttosto incentivare il movimento, adeguando l'attività fisica a capacità e condizioni del paziente». Il professor Paolisso aggiunge: «L'anziano mediamente già introduce meno calorie rispetto all'adulto: bisogna puntare alla qualità del cibo, aumentando ad esempio l'apporto di fibre, perché aiutano a ridurre l'assorbimento del glucosio, e stando attenti al carico di zuccheri semplici. Il dolcetto fuori pasto è meglio evitarlo ma la pasta si può mangiare, se non si eccede con le porzioni». Fra gli anziani,esistono poi diabetici ancora più «speciali», quelli ricoverati in Residenze sanitarie assistite, persone per lo più non autosufficienti che dipendono dagli operatori sanitari. Che, come segnala Maria Antonietta Pellegrini, non sempre hanno le competenze per gestire un diabetico: «Un censimento delle strutture in Friuli ha riscontrato innumerevoli criticità nell'assistenza a questi pazienti, a partire dagli orari dei pasti, spesso non adeguati. Il 20-25% dei ricoverati in RSA è diabetico, circa la metà di questi prende insulina: serve una formazione qualificata per i medici e gli infermieri, perché siano in grado di somministrare al meglio le terapie. Se l'anziano dorme tutto il pomeriggio, ad esempio, spesso dipende dall'ipoglicemia indotta da farmaci inadatti alle persone più avanti negli anni». Gli obiettivi da raggiungere negli anziani in RSA o case di riposo, stando alle linee guida AMD, sono un buon controllo della malattia ma senza interventi eccessivi o superflui, e il mantenimento, per quanto possibile, SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dopo i 65 anni Particolari accortezze per la «fragilità» 03/11/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 46 (diffusione:619980, tiratura:779916) SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato delle funzioni fisiche e cognitive. Nella pratica ciò significa: ottimizzare i controlli sulle condizioni dei piedi e della vista, per garantire il massimo livello di mobilità ed evitare cadute; assicurare un piano nutrizionale bilanciato; sottoporre con regolarità i pazienti a screening per le complicanze, con particolare attenzione ai problemi ai vasi periferici, perché questi favoriscono ulcerazioni, infezioni alle estremità e cecità. © RIPRODUZIONE RISERVATA 03/11/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 53 (diffusione:619980, tiratura:779916) L'occasione per innalzare la qualità dell'assistenza I pazienti «scontenti» chiederanno di piùterapie all'estero Dovranno essere accelerate le procedure di autorizzazione dei farmaci M. G. F. I tagli alla sanità e la scarsità di fondi da investire potrebbero essere un ostacolo all'effettiva applicazione dei principi della Direttiva comunitaria sulle cure transfrontaliere. È questa una delle principali preoccupazioni della Rete europea delle associazioni di pazienti Active citizenship. «Occorre garantire i diritti sanciti dalla Direttiva, pianificando in modo corretto il previsto decreto legislativo, altrimenti i cittadini potrebbero subire anche a livello europeo le storture del nostro federalismo regionale avverte Tonino Aceti, del Tribunale per i diritti del malato -. Ulteriori tagli alla sanità pubblica, con ripercussioni sulla qualità e la tempestività dell'assistenza, potrebbero, inoltre, spianare la strada a un "turismo" sanitario verso l'estero. E questo farebbe aumentare ancora, e parecchio, la spesa a carico del Servizio sanitario nazionale». Le Regioni stesse non nascondono le proprie preoccupazioni, tanto che a fine ottobre la Conferenza che le rappresenta ha chiesto al Governo di «costruire insieme» il decreto legislativo sulla nuova mobilità sanitaria transfrontaliera. «La Direttiva offre l'occasione di migliorare l'assistenza ovunque: non solo a livello europeo, ma anche nelle nostre Regioni, che ormai hanno sistemi molto diversi tra loro - afferma Aceti - . Rafforza, infatti, la cornice dei diritti non solo per chi "si sposta", ma anche per i "residenti". E spinge a uniformare i livelli di assistenza verso standard migliori di qualità, sicurezza e tempi di attesa. Lo Stato che non lo farà, diventerà "soggetto passivo" della mobilità e i suoi cittadini tenderanno a richiedere cure all'estero». Insomma, la Direttiva è una sfida per il nostro Paese, ed è anche un'opportunità. «Se si sarà capaci di "attrarre" pazienti da altri Stati ci saranno maggiori entrate nelle casse del Servizio sanitario, per cui si potrà potenziare l'offerta di servizi, - ragiona Aceti - riducendo così anche le differenze a livello regionale. Per questo, chiediamo di essere coinvolti in qualità di associazione di pazienti nei lavori preparatori del suo recepimento». Un'altra importante questione da chiarire, secondo le organizzazioni dei cittadini, riguarda la prescrizione, l'erogazione e la distribuzione dei farmaci. Dovrebbero già essere riconosciute oltre confine le ricette prescritte dal medico in base a regole comuni in tutti i Paesi dell'Unione, come prevedono le Linee guida per le prescrizioni transfrontaliere approvate l'anno scorso dalla Commissione. «Nella Direttiva si parla oltre che di prescrizione, anche di erogazione e distribuzione, sia dei medicinali, sia dei dispositivi medici» spiega Aceti. E pure in questa materia, il nostro Paese deve adeguarsi. «Se un farmaco innovativo che serve a curare una malattia rara non è rimborsabile in Italia, perché non ha ancora ottenuto il "via libera" dell'Agenzia italiana del farmaco, il paziente potrà usufruirne in un altro Stato europeo. E l'Italia dovrà rimborsarlo - specifica, infatti, il coordinatore del Tribunale per i diritti del malato - . Ciò comporta che il nostro Paese deve ridurre i tempi per le autorizzazioni di immissione in commercio di farmaci che hanno ottenuto già il via libera dall'Ema, l'Agenzia europea dei medi cinali». © RIPRODUZIONE RISERVATA SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ripercussioni Servizi e prestazioni migliori e uniformi in tutte le regioni 03/11/2013 Il Sole 24 Ore - Domenica Pag. 30 (diffusione:334076, tiratura:405061) Morire di polveri sottili La Iarc, attualmente diretta dal britannico Christopher Wild, ha classificato gli inquinanti dell'aria nel gruppo I dei cancerogeni, cioè quelli certi Lucio Luzzatto e Adele Seniori Costantini Nell'antica Grecia i templi di Asclepios, che erano anche luoghi di cure mediche, venivano eretti dove l'aria era pura. Per secoli si è pensato che molte epidemie fossero colpa dell'aria contaminata - e ancor oggi chiamiamo malaria una malattia causata in realtà da un protozoo trasmesso da zanzare. Nel 1825 Francesco Puccinotti, medico famoso, scriveva a Giacomo Leopardi che a Recanati «l'aria è pura e salubre». Nella prima metà del secolo scorso, in era pre-antibiotica, i sanatori per la cura della tubercolosi si costruivano in montagna, nella speranza che l'aria pura favorisse la guarigione. Per contro, chiunque vivesse nello smog di Londra, Los Angeles, Milano negli anni Cinquanta non poteva sottrarsi al l'idea che quell'aria facesse male. Insomma, nel senso comune l'aria pulita è associata alla salute e l'aria inquinata alle malattie. A livello scientifico, è l'epidemiologia che indaga la distribuzione geografica e le cause delle malattie nelle popolazioni di tutto il mondo. L'epidemiologia contemporanea, cardine delle strategie di prevenzione deve, quanto e più della medicina, basarsi su prove; deve essere cauta prima di dichiarare che un fattore ambientale è causa di malattia, perché esserne sicuri non è facile come potrebbe sembrare. In effetti si è acquisita da tempo la nozione che l'aria inquinata possa causare malattie respiratorie, cardiovascolari ed allergiche. Per quanto riguarda i tumori, invece, ottenere prove «al di là ogni ragionevole dubbio» è stato il risultato di un processo assai lungo: per questo è particolarmente significativo che oggi sia stato raggiunto il terzo grado di giudizio. La International Agency for Research on Cancer (con sede a Lione, è il ramo dell'Oms che ha la delega per i tumori), diretta dall'epidemiologo britannico Christopher Wild, il 17 ottobre 2013 ha classificato l'inquinamento atmosferico nel gruppo I dei cancerogeni: cioè tra quelli certi (vedi http://www.iarc.fr/en/media-centre/iarcnews/pdf/pr221_E.pdf). Gli inquinanti dell'aria sono sia sostanze gassose o volatili (ossido di carbonio, anidride solforosa, ossidi dell'azoto, idrocarburi policilici, altri composti organici), sia microparticelle solide, chiamate in genere polveri sottili (PM10 o PM2.5, a seconda che siano piccole o piccolissime): sono proprio queste che vengono incriminate come causa di tumori (perciò i ciclisti con le mascherine, che tanti guardano come se fossero marziani, fanno bene a sensibilizzare il pubblico al problema). Il documento dell'Iarrc (che verrà pubblicato come Monograph n.109) riguarda su scala mondiale centinaia di migliaia di casi di tumori, specificamente del polmone e della vescica urinaria. Dal punto di vista quantitativo l'impatto dell'inquinamento atmosferico sull'insorgenza dei tumori è probabilmente simile a quello del fumo passivo; mentre il fumo attivo delle sigarette è causa di gran lunga più potente (almeno di 20 volte). Riguardo ai meccanismi attraverso i quali l'aria inquinata aumenta il rischio di cancro, alcuni inquinanti sono mutagenicancerogeni, e le polveri sottili possono veicolarli. Un'altra ipotesi è che le microparticelle siano irritanti per le cellule epiteliali che rivestono i bronchi ed i polmoni, tanto da stimolarle a dividersi: siccome ad ogni divisione cellulare qualche mutazione del Dna è inevitabile, aumenta il rischio che capiti anche una di quelle mutazioni che contribuiscono a trasformare una cellula normale in tumorale. Forse perché noi, cioè la specie umana, ci decidiamo a fare qualcosa per diminuire l'inquinamento atmosferico c'era bisogno di un altro allarme: ora lo abbiamo avuto. Le Monographs della Iarc sono caratterizzate da una preparazione lunga e rigorosa, eseguita da esperti di diversa estrazione che dibattono ad oltranza finché non si raggiunge un consenso. Il merito di avere concepito le Monographs, e poi di averle portate al livello di autorevolezza indiscussa che tuttora conservano, è stato di Lorenzo Tomatis, direttore di Iarc dal 1982 al 1993, che per anni abbiamo conosciuto come collega e come amico. © RIPRODUZIONE RISERVATA SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato inquinamento e cancro 03/11/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 28 (diffusione:192677, tiratura:292798) Nella Penisola si vive a lungo, ma per gli anziani c'è ancora molto da fare Gloria Saccani Jotti L'Italia è il Paese in cui si vive più a lungo in Europa, ma non tutti gli anni di vita guadagnati sono trascorsi in buona salute, anzi gli indici ci dicono che c'è ancora molto da fare anche rispetto agli altri Paesi. La rete di sorveglianza Passi d'Argento, promossa dal ministero della Salute e coordinata dall'Istituto Superiore di Sanità, attiva a livello di Asl e Regioni, ha presentato recentemente i risultati dell'ultima rilevazione. Si riferiscono ad un campione di circa 24mila ultra64enni di 18 regioni italiane e la provincia di Trento, intervistati a casa propria dagli operatori della struttura territoriale di assistenza sanitaria o sociale. I dati disegnano le caratteristiche della popolazione target dell'invecchiamento attivo. Circa il 60% degli intervistati dichiara di avere difficoltà economiche, il 20% vive da solo, il 51% riceve aiuto nelle attività principali della vita quotidiana. Il 9% della popolazione intervistata fuma e circa il 19% ha un consumo di alcool considerabile a rischio. Il 38% dichiara di non essere stato vaccinato contro l'influenza nell'ultima stagione. Anche tenendo conto delle differenze di età e sesso fra popolazioni di regioni più e meno vecchie, vi sono notevoli diversità. In media le persone che hanno difficoltà in 2 o più attività quotidiane (usare il telefono, prendere le medicine, fare compere, cucinare o riscaldare i pasti, prendersi cura della casa e altro) sono il 37% con un gradiente dal 27% per le regioni del Nord Italia, al 34% al Centro e al 49% nel Sud e Isole. Le persone con disabilità (non in grado cioè di muoversi da una stanza all'altra, lavarsi, farsi il bagno o la doccia, vestirsi, mangiare, essere continenti, usare i servizi igienici autonomamente) sono in media il 16% con un gradiente Nord-Sud dal 12% al 22%. Una proporzione di circa il 14% non vede bene, una quota del 18% ha problemi di udito e un 15% di masticazione. Il 60% degli intervistati dichiara di essere iperteso. Il 64% soffre di almeno una malattia cronico-degenerativa (33% malattie cardiovascolari, 13% tumori, 20% diabete, 25% malattie respiratorie croniche) e ben il 13% di 3 o più anche queste con forti differenze fra regioni, ma prima di tutto per età. [email protected] SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Malati & Malattie 03/11/2013 Libero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) Curati in Europa a spese dell'Italia È allarme conti FRANCO BECHIS La bozza di decreto legislativo è ormai pronta. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sta finalmente per accogliere nell'or dinamento italiano una direttiva europea, la 2011/24/UE, destinata a rivoluzionare il rapporto fra gli italiani e la loro salute. Con più di un rischio sui conti del sistema sanitario nazionale, che potrebbe subire (...) segue a pagina 9 (...) secondo la stessa Lorenzin «un impatto economico di proporzioni devastanti». La novità - che entrerà in vigore entro il prossimo 4 dicembre sarà potersi curare nelle migliori strutture della Ue alle stesse condizioni economiche e assicurative esistenti in Italia. Il decreto legislativo porrà tutti i paletti possibili per frenare un possibile massiccio "turismo sanitario" al di fuori dei confini nazionali, ma la liberalizzazione delle cure è ormai realtà. I paletti si capiranno meglio nei prossimi giorni. In ogni caso fra poche settimane chiunque per curarsi trovi di fronte a sé lunghissime liste di attesa, servizi inesistenti o scadenti, potrà scegliere di farlo a spese del servizio sanitario italiano in Francia, in Gran Bretagna, in Germania, in Olanda o nei paesi nordici. Il decreto in preparazione e le successive norme applicative disciplinerà sia i casi in cui sarà necessaria l'autorizzazione preventiva della Asl di appartenenza (ad esempio per i ricoveri di più giorni all'estero, mentre visite, esami e day hospital non ne avranno bisogno), sia tutte le prestazioni che in ogni Stato estero verranno rimborsate dal servizio sanitario italiano al paziente successivamente (con possibili anticipi cassa) o direttamente a chi gestisce il servizio sanitario estero. Questo dipenderà anche dagli accordi di reciprocità fra l'Italia e gli altri paesi Ue. È scontato che siano superiori i flussi degli italiani desiderosi di curarsi all'estero di quelli degli europei disposti a curarsi in Italia. Lo dicono quasi tutte le classifiche internazionali. Quella della Health consumer powerhouse, che nella classifica 2012 mette l'Italia al 21° posto fra i 34 paesi censiti, con 623 punti in tutto, addirittura dietro Cipro, Slovenia, Estonia, Croazia, Slovacchia e Repubblica Ceca. In testa alla classifica ci sono invece nell'ordine Olanda, Danimarca, Islanda, Lussemburgo e Belgio. La Francia è all'ottavo posto, il Regno Unito al 12° e la Germania al 14° posto. Più ristretta e dettagliata la classifica dell'Università svedese di Goteborh, che ha messo a confronto 18 Paesi europei, con il dettaglio delle 172 regioni che li compongono. La classifica vede la Calabria praticamente all'ultimo posto nei vari indicatori: 172° per l'ampiezza dell'offerta dei suoi servizi sanitari, 170° sia per la qualità che l'equità del servizio sanitario in loco. In compenso sono ottimamente piazzate nella classifica della qualità sanitaria sia la provincia di Bolzano (9°) che quella di Trento (16°), come la Valle d'Aosta (22°), il Friuli (65°), l'Emilia Romagna (68°) e il Veneto (74°). La Lombardia è poco più indietro, al 78° posto. Che cosa testimoniano questi numeri? Che sarà difficile attrarre in Italia pazienti stranieri. Già oggi i flussi - ridottissimi - dicono che l'Italia spende 75 milioni di euro l'anno per rimborsare le spese mediche dei connazionali che si fanno curare fuori dai confini, e 50 milioni di euro per gli stranieri che vengono qui. La forbice è destinata ad allargarsi con la liberalizzazione, mettendo a serio rischio i conti pubblici, con un impatto perfino «devastante». Lo ha spiegato la stessa Lorenzin in Senato qualche giorno fa: «Questa opportunità potrebbe nascondere una insidia. Non è escluso infatti che l'abbattimento delle barriere pre-esistenti possa generare o rafforzare fenomeni di turismo sanitario, in particolare in quelle aree geografiche del nostro Paese in cui il rapporto di fiducia fra cittadini e servizi sanitari risulta maggiormente deteriorato e logorato. Questa situazione potrebbe provocare sul nostro sistema un impatto economico di proporzioni devastanti a causa del sistema dei rimborsi che dovranno essere effettuati in favore dello Stato europeo presso cui il cittadino italiano ha preferito curarsi». DA SAPERE LA DIRETTIVA UE Il 4 dicembre l'Italia dovrebbe accogliere nel proprio ordinamento una direttiva europea, la 2011/24/UE, destinata a rivoluzionare il rapporto fra gli italiani e la loro salute. LA LIBERALIZZAZIONE Gli italiani potranno curarsi nelle migliori strutture dell'Unione europea alle stesse condizioni economiche e assicurative esistenti in Italia. I PALETTI Il decreto legislativo dovrà porre però alcuni paletti per frenare un possibile massiccio «turismo sanitario» destinato al di fuori dei confini nazionali, SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Da dicembre 03/11/2013 Libero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato con costi insostenibili per il sistema sanitario nazionale. Foto: PREOCCUPATA Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. È la quinta donna ad occupare quel posto dopo Tina Anselmi, Mariapia Garavaglia, Rosy Bindi, Livia Turco [LaPresse] 03/11/2013 La Padania - Ed. nazionale Pag. 8 (tiratura:70000) «Senza lesinare sui mezzi, nonostante i tagli che si sono abbattuti da Roma, i veneti sono seguiti da uno squadrone di angeli che vigila 24 ore su 24 su ognuno di noi» >Oltre 360mila soccorsi l'anno, con 219 ambulanze, 36 automediche, i mezzi del volontariato, 4 elicotteri, 4 basi di elisoccorso e 37 elisuperfici al servizio di altrettanti ospedali e zone isolate. E poi 800 salvataggi l'anno in montagna, di cui 350 con l'elicottero In questo delicatissimo settore sono fondamentali l'organizzazione, la prof Mille interventi di soccorso al giorno, 3 6 5 giorni l'anno pari a un totale di oltre 360.000 l'anno, con 219 ambulanze, 36 automediche, i mezzi del volontariato, 4 elicotteri, 4 basi di elisoccorso e 37 elisuperfici al servizio di altrettanti ospedali e zone isolate attive. A queste cifre si aggiungono 800 soccorsi l'anno in montagna, di cui 350 con elicottero e 450 con squadre del soccorso alpino a terra, che salvano o recuperano 1000 persone l'anno. Sono questi gli strabilianti numeri del rapporto sull'operatività del servizi di urgenzaemergenza Suem 118 in Veneto, diffuso ieri. «Leggendo questi numeri sottolinea dice il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia - vengono i brividi: i veneti sono praticamente seguiti da un gigantesco e virtuoso grande fratello salvavita, senza lesinare sui mezzi nonostante i tagli che si sono abbattuti da Roma e mettendo in campo migliaia di operatori professionali e volontari: uno squadrone di angeli che vigila 24 ore su 24 su ognuno di noi. Li ringrazio tutti uno per uno, a cominciare dai volontari che donano il loro tempo libero agli altri e mentre lo faccio penso ai tanti disservizi che spesso vengono denunciati in Italia rispetto agli interventi d'emergenza. Il primo pensiero è per il malato vittima del disservizio, ma il secondo è un sentimento di grande orgoglio per quello che riusciamo a dare ai nostri cittadini». Sul territorio sono presenti 126 basi operative e l'organizzazione, a differenza di quanto avviene in altre Regioni, prevede la presenza di una rete di ambulanze di soccorso avanzato con a bordo un sanitario esperto. Ben 50 Associazioni di Volontariato, Onlus e soggetti economici garantiscono preziosi servizi di appoggio e collaborazione in stretto contatto con le Ullss. «E non basta - aggiunge Zaia perché il tutto è appoggiato a una rete ospedaliera per l'emergenza organizzata secondo il più moderno modello Hub & Spoke che comprende anche 11 punti di primo intervento, di cui 2 dedicati alle spiagge, 38 servizi di pronto soccorso negli ospedali Stroke e 7 dipartimenti di emergenza negli ospedali Hub, quelli capoluogo. Organizzazione, professionalità e dedizione degli operatori: è cosi che si salvano le vite in Veneto». Ma una peculiarità davvero rara è in Veneto l'istituzione di reti cliniche per la gestione delle principali patologie acute. Quella per l'infarto, formata da 14 laboratori di emodinamica operativi H24, in grado di sottoporre tutti i pazienti ad angioplastica primaria entro massimo 90 minuti dalla diagnosi; quella per l'emergenza-urgenza pediatrica e neonatale con la presenza di consulenza specifica nei pronto soccorso e ambulatori di pronto soccorso dedicati ai bambini, con attività di terapia intensiva neonatale in 5 dei 7 ospedali Hub (quelli capoluogo); quella per l'ictus, strutturata su 3 livelli: il primo è dato dall'ospedale Stroke; in altri 15 ospedali è attiva una stroke unit con possibilità di eseguire la trombo lisi immediata. C'è poi un terzo livello, previsto in 6 centri, dove si esegue anche la trombolisi loco-regionale. Infine, da segnalare, la rete per la neurolesione grave con una forte integrazione tra i centri dotati di neurochirurgia, le terapie intensive, la rete dei Pronto Soccorso e il Suem 118, che consente di inviare immediatamente il paziente nella sede più vicina e adatta alla sua patologia. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Zaia: è il Suem 118 il vero GRANDE FRATELLO SALVAVITA: mille interventi al giorno 02/11/2013 D Repubblica - N.864 - 2 novembre 2013 Pag. 56 (diffusione:385198, tiratura:546033) IL cancro? non ha un futuro Siddhartha Mukherjee, il medico scrittore che ha raccontato la storia del "grande nemico" dice: «Lo stile di vita non ha colpe, anzi ci salverà» Estelle Saget A43 anni, Siddhartha Mukherjee rappresenta una nuova generazione di cancerologi. Diplomatosi nelle più autorevoli università del mondo - Stanford, Oxford e Harvard - questo medico americano mantiene un atteggiamento umile di fronte a una malattia complessa che continua a dare agli scienziati flo da torcere. Deciso a contrastare i piani del "nemico", Mukherjee accoglie con impazienza ogni scoperta e ogni progresso nella comprensione dei tumori. Il cancro, secondo lui, è avversario temibile e affascinante di cui occorre smascherare la strategia. Dell'India, dove è cresciuto, Mukherjee ha conservato il fascino e la disinvoltura che gli conferiscono l'aspetto di un attore di Bollywood. A Oxford deve invece il suo accento so british . La sua monumentale storia del cancro ( L'imperatore del male. Una biografa del cancro , pubblicato in italiano da Neri Pozza) è stata premiata con il Premio Pulitzer per la saggistica. Nel suo libro lei ricostruisce con impareggiabile talento la lotta che gli uomini ingaggiano contro il cancro, u na malattia che terrorizza. Perché dovremmo infiggerci una lettura così dura? «Risponderò con una citazione tratta dal più antico trattato militare cinese che si conosca, L'Arte della guerra, che si adatta a pennello al cancro: "Occorre conoscere il nemico per darsi tutte le possibilità di sconfggerlo". La massima vale per i medici, ma anche per i pazienti e per tutti coloro che un giorno saranno sforati o toccati dalla malattia. Più ci sforziamo di comprenderla, meno ci spaventerà. Per sapere a che punto ci troviamo nella lotta contro il cancro e cosa ci attende, occorre innanzitutto essere consapevoli delle battaglie che sono state vinte o perse». Oggi c'è un buon motivo per temere meno il tumore rispetto al passato? «Ne esistono tre. Innanzitutto, oggi i trattamenti sono decisamente più tollerabili rispetto agli anni Settanta. Disponiamo di farmaci effcaci contro le nausee provocate dalla chemioterapia, e di antidolorifci e antidepressivi che permettono al paziente di conservare un elemento essenziale: la propria dignità. Per certi tumori, inoltre, i ricercatori hanno messo a punto delle nuove molecole, come il Glivec, che contrariamente a quelle che si usavano in passato non sono tossiche per l'organismo. Speriamo di scoprirne altre in grado di agire in maniera mirata, e di porre fne alla brutalità della chemioterapia. Infne, la nostra comprensione del cancro è sempre più approfondita». Il cancro è considerato un male della civilizzazione, legato allo stile di vita moderno. La storia conferma questa visione? «No. In realtà, il cancro è una delle malattie più antiche, anche se ha iniziato a prendere piede solo agli inizi del XX secolo, man mano che le altre cause di decesso venivano debellate. In passato si moriva di tubercolosi, di edema polmonare, di colera, di vaiolo o di polmonite. La modernità non ha causato il cancro, ma prolungando la durata della vita gli ha fornito maggiori occasioni per manifestarsi». Quand'è comparso allora? «Secondo un racconto giunto a noi dall'antichità, verso il cinquecento a.C. Atossa, regina di Persia, fu colpita da un tumore al seno all'età di trentasei anni. In un impeto di collera distruttrice, dettata però dal buon senso, ella ordinò a uno schiavo di asportarle il tumore con un coltello - cosa che indubbiamente le salvò la vita. Esiste anche il caso, meno antico, di una donna vissuta un migliaio di anni fa della quale nel 1990, in un'arida pianura del Peru meridionale, fu scoperto il corpo mummifcato. Il suo braccio sinistro presentava una massa dura che aveva perforato la pelle, ottimamente preservata. A quanto pare, era stata colpita da un tumore maligno alle ossa». Il fondatore di Apple, Steve Jobs, annunciò pubblicamente di avere un cancro e così hanno fatto altre persone famose. Signifca he abbiamo sconftto l'ipocrisia che circondava la malattia? «Certo! La percezione della malattia nella società è cambiata una volta per tutte. Il tumore non è più motivo di imbarazzo, indubbiamente per via della sua diffusione. Oggi tanti malati, ma anche tanti sopravvissuti, rifutano di nascondersi. I pazienti preferiscono che la loro patologia venga chiamata con il suo nome. Sono pronti a capire Polmoni di un paziente ai raggi X: nell'area colorata in rosso, il cancro che ha fatto collassare il lobo superiore. la verità, come accaduto a Carla, una madre di famiglia alla quale annunciai che le statistiche SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato nEW S 02/11/2013 D Repubblica - N.864 - 2 novembre 2013 Pag. 56 (diffusione:385198, tiratura:546033) SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato le davano solo il trenta percento di possibilità di sopravvivenza. Abbiamo lottato, e oggi Carla fa parte di quel trenta percento». Non tutti i medici instaurano un rapporto così franco... «È ciò che constato anch'io. Alcuni di loro credono che minimizzare gli effetti del trattamento o i rischi di una ricaduta signifchi dimostrare riguardo nei confronti dei pazienti. Invece è solo paternalismo Se sottoponiamo un paziente alla chemio, perché dovremmo privarlo di informazioni che potrebbero prepararlo a ciò che lo aspetta?». A che punto siamo nella guerra? «Nel 2005 una valanga di articoli scientifci rivelò che negli ultimi quindici anni la mortalità di quasi tutte le forme principali del cancro - polmone, seno, colon e prostata- era regolarmente diminuita. Da allora è scesa ancora del 15 percento: un calo senza precedenti, dovuto alla prevenzione del tabagismo, ai progressi della diagnosi precoce e all'effcacia di alcuni trattamenti chemioterapici. Con un paradosso: il merito spetta alla vecchia guardia di medici ricercatori, ai pionieri degli anni '50 e '60. L'ultima generazione ha compiuto scoperte fantastiche sulla biologia delle cellule cancerose, ma non è ancora riuscita a tradurle in trattamenti effcaci». Sappiamo fnalmente in che modo agisce il cancro? «Grazie alla genetica abbiamo compreso che le cellule cancerose non possono smettere di moltiplicarsi. I circuiti che solitamente regolano la divisione e la morte delle cellule vanno in tilt, e queste si comportano come un'auto impazzita, che ha perso il controllo. I freni sono rotti, ovvero i geni detti "soppressori" del tumore, contenuti nelle cellule, risultano disattivati. L'acceleratore invece è schiacciato al massimo, nel senso che gli oncogeni, i geni che favoriscono il cancro, sono attivi». Cosa fa impazzire l'auto? «Allo stato attuale delle conoscenze, l'ipotesi più convincete, è la seguente. Prenderò l'esempio un mio paziente, un installatore di sistemi anti-incendio. Un giorno una microscopica fbra di amianto si stacca dai materiali con cui lavora e va a confccarsi nel suo polmone sinistro, causando un'infammazione locale. Le cellule vicine iniziano a suddividersi furiosamente, come capita quando una minuscola ferita tenta di cicatrizzarsi. Ma tra queste cellule un oncogeno subisce un'accidentale mutazione, e inizia a crescere più rapidamente delle cellule vicine, creando un gruppo di cellule anomale, ma non ancora cancerose». E poi? «Trascorrono dieci anni. L'uomo fuma, e un elemento cancerogeno contenuto nel catrame provoca in una delle cellule anormali una nuova mutazione, che attiva un secondo oncogeno. La cellula, doppiamente mutata, prolifera sempre più rapidamente. Passano altri dieci anni. L'uomo si sottopone a una radiografa al torace, e l'esposizione ai raggi X causa in una delle cellule del gruppo una nuova mutazione, che questa volta disattiva un gene soppressore del tumore. L'anno successivo, una quarta mutazione la trasforma in cellula cancerosa. Un anno dopo lo scanner rivela un tumore che forma come una scorza attorno a un bronco del polmone». Per riprendere la sua massima militare, il nemico ormai lo conosciamo. Lo batteremo? «La medicina deve trovare il modo per evitare che simili mutazioni si produ cano, o per eliminare le cellule mutate senza nuocere a quelle che non lo sono. È precisamente questa la modalità d'azione del Glivec, un farmaco che nel 1999 ha dimostrato la validità di tale approccio, radicalmente nuovo. Il Glivec è utilizzato per un tipo di leucemia il cui esito, un tempo, era fatale. Occorre prenderlo per tutta la vita, ma regala ai pazienti la speranza una trentina di anni dopo la diagnosi. Il medico americano a cui dobbiamo il Glivec fa notare, scherzando, che la sua scoperta ha determinato in tutto il mondo un aumento dei malati di cancro...». Possiamo sperare che il cancro un giorno sarà debellato? «Secondo una credenza piuttosto diffusa, se riuscissimo a identifcare ed eliminare tutti gli agenti carcinogeni presenti nel nostro ambiente il cancro scomparirebbe. Mi pare utopistico. È chiaro che occorre sforzarsi di non esporsi al tabacco o all'amianto, però certe mutazioni genetiche si producono nelle nostre cellule in maniera fortuita. Sono errori del normale processo di replicazione dei geni durante la divisione cellulare, la stessa che assicura all'essere umano le sue funzioni vitali e la riproduzione. Per certi aspetti, i semi del cancro sono incorporati nei nostri cromosomi. Le nostre mire riguardo al cancro dovrebbero quindi essere più modeste: ritardarne il più possibile l'insorgere, allontanarlo sino al limite della vecchiaia». Non è un po' disfattista? Assolutamente no. Mi defnisco un sobrio ottimista, nel senso che non mi lascio entusiasmare dalle illusioni. Quando 30 anni fa i medici affermarono che presto sarebbe stato possibile curare il cancro, diedero prova di un orgoglio folle. Alla vigilia del 2000 hanno dovuto ammettere d'essersi sbagliati. La generazione attuale è a una svolta, perché presto disporrà del catalogo completo delle mutazioni presenti nel genoma del cancro di ogni paziente. Nei 02/11/2013 D Repubblica - N.864 - 2 novembre 2013 Pag. 56 (diffusione:385198, tiratura:546033) SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato prossimi 50 anni gli strumenti che utilizzeremo per combattere la malattia cambieranno talmente che i rudimentali cocktail di veleni a cui oggi ricorriamo faranno sorridere. (© L'Express, trad. di Marzia Porta) Siddhartha Mukherjee, 43 anni, professore alla Columbia University e medico al Columbia University Medical Center di New York, premio Pulitzer per il saggio L'imperatore del male. Una biografia del cancro . Sulle piazze e nelle Scuole «Occorre conoscere il nemico per sconfiggerlo», dice l'oncologo e premio Pulitzer Siddhartha Mukherjee. E occorrono sforzi comuni per affrontare i mille nuovi casi di tumore diagnosticati ogni giorno nella sola Italia. E risorse per finanziare il lavoro incessante che migliaia di ricercatori portano avanti. Di tutti loro, 4000 sono finanziati dall'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, www.airc.it, che promuove i "Giorni della ricerca" per informare e raccogliere fondi. L'appuntamento è dal 2 all'11 novembre e coinvolge prima di tutto i giovani. Il 6 e il 7 novembre i ricercatori incontreranno gli studenti di settanta scuole superiori: si parlerà delle sfide della ricerca e della passione di chi le combatte. I giovani sono il target giusto: saranno i ricercatori di domani e hanno voglia di sapere, come dimostra un'indagine della società di ricerche Format, che ha evidenziato la loro fiducia nella medicina, ma anche la loro paura nei confronti dei tumori. Le testimonianze sui progressi della ricerca e la quotidianità della lotta di chi è malato saranno ospitate dalle trasmissioni televisive e radiofoniche RAI, con l'invito a inviare un SMS solidale al numero 45503, attivo fino al 12 novembre. In alternativa il conto corrente postale è 307272. Sabato 9, inoltre, l'Airc sarà nelle piazze (numero verde 800 350 350) con i cioccolatini della ricerca: 10 Euro per una confezione di Golosi Lindt. Un'idea dolce per dare il proprio sostegno alla ricerca. D.Condorelli I NUMERI IN ITALIA 54 mila, 50 mila, 42 mila. Sono le cifre appena rese pubbliche dall'Airtum, l'Associazione italiana dei registri tumori (www.tumorionline.it). Riguardano le nuove diagnosi di cancro al colon-retto, alla mammella e alla prostata effettuate nel 2012. Si stima che saranno questi i tumori più diagnosticati nei prossimi anni. Sono in diminuzione i casi diagnosticati di cancro della cervice uterina, quello del polmone negli uomini e dello stomaco per entrambi i sessi. Aumentano invece i numeri delle diagnosi di tumore al polmone nelle donne, con oltre 10 mila nuovi casi l'anno, e il melanoma con le sue 12 mila diagnosi totali. VITA IN FARMACIA 17 articoli 03/11/2013 Corriere della Sera - Milano Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) Un lombardo su tre rinuncia al dentista Fatturato giù del 25% L'appello degli odontoiatri alla Regione I pazienti scelgono solo gli interventi urgenti, rinviando tutto il resto Simona Ravizza In fuga dal dentista. Ormai persino una semplice otturazione a un dente è diventata una spesa insostenibile per le famiglie che fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese. In Lombardia un cittadino su tre oggi rinuncia alle cure odontoiatriche, soprattutto a quelle più costose (come le protesi). Oppure le rinvia. È una crisi senza precedenti. Lo dimostrano anche i dati delle ultime dichiarazioni dei redditi stilate dai diecimila dentisti lombardi (quattromila solo a Milano): le cifre restano alte, ma il fatturato del settore è crollato del 25%. Il giro di affari è passato da 2 miliardi di euro a 1,5 miliardi. La denuncia arriva dall'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi) della Lombardia, la più rappresentativa sia a livello nazionale sia a livello regionale (duemila gli iscritti a Milano e cinquemila in Lombardia). Ammette Valerio Brucoli, consigliere dell'Andi di Milano, nonché presidente dell'Albo degli odontoiatri: «Il momento è difficile. È urgente trovare soluzioni, il più possibile condivise, anche con il Pirellone». In programma per il 28 novembre c'è un vertice della categoria. L'incontro è fissato all'Ordine dei medici e degli odontoiatri. «I pazienti non hanno più soldi per curarsi. Così propendono a fare solo gli interventi urgenti, rinviando il resto - sottolinea Brucoli -. Lo stesso succede per numerose altre specialità mediche (le difficoltà, in questo caso, riguardano il pagamento dei ticket sugli esami e le visite ambulatoriali, ndr). Lo Stato dovrebbe adottare contromisure per assicurare a tutti la possibilità di non soffrire il mal di denti, ma è latitante. Di qui il nostro impegno per trovare una via d'uscita». Allo studio dell'Andi c'è l'ipotesi di istituire - con l'appoggio del Pirellone - un fondo integrativo di solidarietà. Ma è una strada, per il momento, ancora tutta da definire. «L'obiettivo è risolvere il problema continuando a dare cure di qualità - dice Brucoli -. È il motivo per cui non condividiamo la definizione di odontoiatria sociale, che richiama l'idea di una odontoiatria di serie B. Le cure devono essere le stesse per tutti». Per l'Andi l'unico modo per risolvere la questione è usare al meglio le risorse finanziarie a disposizione e magari - aggiungerne altre in maniera ragionevole, tenuto conto della pesante crisi economica. «La nostra proposta è di istituire un fondo integrativo sotto l'egida della Regione Lombardia - ribadisce Brucoli -. Con un versamento tra i 150 e i 200 euro pro capite, pagato dai cittadini lombardi escluse le fasce di reddito più basse, potrebbe essere possibile venire incontro anche alle situazioni di disagio sociale. In cambio ci sarebbero cure gratuite per tutti (salvo eventuali franchigie, visto che i fondi integrativi sono regolati da normative ben precise, ndr)». Per discutere dell'argomento, al vertice del 28 novembre sono stati invitati i consiglieri regionali Stefano Carugo (Pdl), Fabio Rizzi (Lega) e Carlo Borghetti (Pd). E il problema sarà posto anche all'attenzione dell'assessorato alla Sanità, dove è aperto un tavolo permanente con l'Ordine dei medici. Oggi il servizio sanitario assicura gratuitamente a tutti i cittadini gli interventi d'urgenza al Pronto soccorso (per intenderci: dolore improvviso, infiammazioni acute e traumi). Per i minori di 14 anni, a rischio di malattie dentali, sono offerte cure come l'igiene orale, le sigillature, le otturazioni. A costo zero ci sono, poi, i controlli preventivi in gravidanza. Nonché le cure a qualsiasi età in caso di particolari lesioni morbose (tipo gravi handicap, Hiv, cirrosi, dipendenze). L'accesso gratuito al dentista viene assicurato anche a chi ha un reddito inferiore a ottomila euro l'anno. Per gli altri, sono (spesso) guai col portafoglio. [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA 1,5 Foto: Miliardi Il giro di affari dei dentisti lombardi, che è sceso dai due miliardi precedenti. È la stima fatta dall'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi) della Lombardia, sulla base delle dichiarazioni dei redditi della categoria. È una flessione senza precedenti VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Effetto crisi Le iniziative per venire incontro alle famiglie indigenti 03/11/2013 Corriere della Sera - Milano Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 10 Foto: Mila il numero dei dentisti lombardi (quattromila solo a Milano). Da quando la crisi ha iniziato a mordere hanno registrato un calo del fatturato pari al 25%. Si rinuncia, soprattutto, agli interventi più costosi, come le protesi Foto: Urgenti 03/11/2013 Corriere della Sera - Milano Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) «Caso Stamina, il Pirellone non illuda i malati» La preoccupazione Gli esperti della Lombardia sono in allarme dopo una mozione approvata in consiglio regionale dal centrodestra. «Evidenze scientifiche da rispettare» S. Rav. In allarme per come il Pirellone sta affrontando il caso Stamina. I saggi nominati dalla Regione per la riforma della Sanità hanno inviato una lettera al governatore Roberto Maroni e all'assessore Mario Mantovani. «Abbiamo appreso, e stiamo seguendo con attenzione e preoccupazione, della delibera della Giunta regionale riguardante il caso Stamina - scrivono gli esperti, considerati dal Pirellone tra i rappresentanti più illustri della sanità lombarda (come il rettore della Statale Gianluca Vago, il pro rettore dell'Università San Raffaele Alberto Zangrillo, lo scienziato Giuseppe Remuzzi, il farmacologo Silvio Garattini e l'ex ministro Girolamo Sirchia) -. Come membri della Commissione sviluppo sanità, riteniamo che si debba stabilire un clima di certezza e di rispetto delle evidenze scientifiche, evitando di creare illusioni negli ammalati». Per evitare provvedimenti discutibili, soprattutto sotto il profilo scientifico, i saggi sono pronti a impegnarsi in prima persona: «Siamo disponibili a dare il nostro apporto con spirito costruttivo, prima che siano assunte decisioni». La preoccupazione nasce perché, nelle scorse settimane, la maggioranza di centrodestra del Consiglio regionale ha approvato una mozione sulla sperimentazione di Stamina, il contestato metodo a base di cellule staminali inventato da Davide Vannoni per aiutare pazienti con gravissimi problemi neurologici e bocciato dal ministero della Salute per assenza di evidenze scientifiche. Il documento «impegna» la Giunta ad attivarsi presso il governo per individuare soluzioni che tutelino i medici e chiede di rendere pubblica la documentazione della commissione che ha bocciato la sperimentazione. «Ma così si crea solo più confusione», aveva già denunciato Umberto Ambrosoli (Patto civico). VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'appello dei saggi della sanità al governatore Maroni e all' assessore Mantovani 03/11/2013 La Repubblica - Bari Pag. 1.2.3 (diffusione:556325, tiratura:710716) * Policlinico, il dirigente è d'oro Policlinico, 700mila euro per una transazione La Cgil denuncia mentre la Corte dei conti potrebbe interessarsi alla vicenda L'erogazione riguarda l'assistenza per l'attività libera dei medici GIULIANO FOSCHINI UNA transazione da 700mila euro per 14 dirigenti e funzionari del Policlinico "premiati" per l'attività privata svolta dai medici nei loro studi privati in questi anni. E' quanto accaduto nell'ospedale pugliese, come denuncia la Cgil. Il caso è quello dell'Alpi, l'attività libero professionale dei medici ospedalieri: i professionisti devono lasciare una parte di quanto incassato all'ospedale, come prevede la legge. Gli amministrativi recriminavano, sulla base di un vecchio accordo, una parte di quei soldi. E lo hanno ottenuto, con una transazione al 70 per cento più gli interessi. Tra i beneficiati anche l'attuale direttore amministrativo, Vito Montanaro. Sul caso potrebbe accendersi anche un faro della Corte dei conti che è stata interessata della vicenda. A PAGINA II NON sono in grado di abbattere le liste d'attesa. I pazienti sono costretti ad andare negli studi medici privati a pagare le visite. E, per questo, è giusto che per premio una parte di quei soldi arrivino nelle loro tasche: quanto? Settecentomila euro per otto anni. E' la straordinaria regola del dirigente sanitario pugliese, secondo quanto appena accaduto al Policlinico di Bari dove - mentre negli ospedali si taglia anche sul disinfettante 14 dirigenti e funzionari, compreso l'attuale direttore amministrativo, hanno chiuso con l'azienda un accordo da 700mila euro per gli arretrati mai intascati dell'Alpi, l'attività libero professionale che i medici pubblici possono effettuare nei loro studi. La storia - denunciata dalla Cgil e che presto potrebbe avere anche una coda alla Corte dei Conti, che è stata interessata del caso - comincia nel 2001 quando parte l'Alpi al Policlinico. Così come da legge , i medici possono fare visite private purché però lo dichiarino all'ospedalee versino una parte del loro incasso. Inutile dire che spesso i medici non dichiarano quanto guadagnano (lo dimostra una recente condanna di un medico del Policlinico) ma comunque qualcosa devono lasciare. Una parte della cifra, secondo un vecchio accordo, dovrebbe andare nelle tasche dei dirigenti amministrativi per il loro lavoro di supporto. Quale? Non è molto chiaro visto che ancora oggi, solo per fare un esempio, le agende dei professionisti non sono centralizzate con i Cup. Se vuoi andare del professore, devi passare dalla sua segretaria. E quasi mai dal centro di prenotazioni del Policlinico. Con il risultato che in questa maniera non si riesconoa controllare le liste d'attesa. Comunque, secondo quell'accordo, firmato dal direttore generale Pompeo Traversi, spettava come incentivo all'area amministrativa il 3 per cento del volume Alpi, prelevato dal 5 per cento che spettava all'azienda per i costi sostenuti. Quei soldi però non sono mai stati incassati dai dirigenti che hanno fatto partire le prime cause di lavoro: il primo ha avuto ragione (la sentenza è del luglio del 2012) e così il 18 luglio di quest'anno davanti alla commissione di conciliazione il rappresentante del datore di lavoro (Leonardo Volpicella, l'attuale segretario generale della Fiera) ha firmato una transazione al 70 per cento più interessi. Il direttore amministrativo Vito Montanaro, che all'epoca aveva per esempio un contratto da esterno (il 15septies) ha intascato 86mila euro, la collega Giulia Mastropierro 114mila e ancora 68mila al dottor Pasquale Cassese e via via sino ai duemila euro liquidati a tre impiegate. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: VERIFICHE A sinistra, il direttore generale del Policlinico, Vitangelo Dattoli VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Servizi pubblici e scandali 03/11/2013 La Repubblica - Palermo Pag. 1.2.3 (diffusione:556325, tiratura:710716) * Regione, la grana sanità privata Crocetta: "Sospesa la delibera sui soldi a Humanitas" In cantiere una nuova mappa dei posti letto "Alt alle cliniche che fanno tutto" Barbara Cittadini presidente dell'Aiop "Niente sforbiciate i parametri sono già rispettati" Gli altri istituti oncologici contestano l'ok al maxi-centro di Misterbianco ANTONIO FRASCHILLA IL CASO Humanitas scoperchia un calderone che già da giorni ribolliva, con il mondo delle cliniche private dell'Isola sul piede di guerra. L'assessorato alla Sanità ha fatto sapere che a giorni presenterà un piano di rimodulazione dei posti letto nelle strutture pubbliche e private, con il taglio di 500 posti per acuti, cento dei quali nelle case di cura. E in vista del braccio di ferro tra la lobby della sanità privata e il governo si è scatenata la guerra degli imprenditori per bloccare la maxi clinica dell'Humanitas, che ha avuto il via libera da Palazzo d'Orleans. Intanto dopo che il ministro dell'Udc, D'Alia, ha minacciato di uscire dalla maggioranza, Crocetta frena: «La delibera è congelata per approfondimenti». Mentre Pdl ed Mpa chiedono di «riferire all'Ars». A PAGINA II IL CASO Humanitas ha scoperchiato un calderone che ribolliva, con il mondo delle cliniche private dell'Isola in grande fibrillazione. Il motivo? L'assessorato alla Salute ha già fatto sapere che a giorni presenterà un piano di rimodulazione dei posti letto nelle strutture pubbliche e private. E si annuncia un lungo e durissimo braccio di ferro tra la lobby della sanità privata e il governo Crocetta. IL PIANO DELL'ASSESSORATO Oggi nell'Isola, tra pubblico e privato, sono attivi 15.038 posti letto per pazienti "acuti", 3.596 nelle cliniche private. Numeri che consentono di rispettare il tetto imposto dalla legge Balduzzi di 3,1 posti per "acuti" ogni mille abitanti. La Sicilia può invece aumentare i posti per "post-acuti", che sono 0,3 per mille abitanti contro i 0,7 previsti dal decreto Balduzzi. Il piano dell'assessorato porterà così a una trasformazione dei redditizi posti letto per "acuti" in posti per riabilitazione e lungodegenza. Almeno 500 i posti per "acuti" che salteranno, un centinaio dei quali nel settore privato. Ma c'è di più: la Regione vuole ritrattare anche l'assegnazione delle varie tipologie di cura affidate alla cliniche: «Le singole Asp contratteranno una migliore distribuzione di posti letto in base a specifiche specializzazioni. Sarà messa così fine all'era delle cliniche che fanno di tutto un po'», dicono da piazza Ottavio Ziino. La presidente dell'Aiop, Barbara Cittadini, negli incontri avuti con l'assessore Borsellino ha già ribadito non solo che non saranno accettati tagli di posti letto, perché la Sicilia «rispetta i parametri del decreto Balduzzi», ma anche che eventuali rimodulazioni della tipologia di posti per "acuti" dovranno essere concertate. IL GIRO D'AFFARI In ballo c'è una torta che vale oggi 460 milioni di euro solo per le cliniche: cifra alla quale occorre aggiungere 250 milioni per le strutture convenzionate con accordi ad hoc stipulati dai governi Cuffaro e Lombardo, dal Rizzoli a Bagheria all'Ismett, passando per la Fondazione Maugeri e il Bambin Gesù. In tutto oltre 700 milioni di euro: cifra in costante aumento anche in questi anni di tagli e piani di rientro, soprattutto quella riferita alle nuove convenzionate. I tagli hanno solo sfiorato questo mondo, adesso nuovamente sul piede di guerra. IL CASO HUMANITAS In questo clima di braccio di ferro tra i privati e la Regione, la lobby degli imprenditori della sanità, specie quelli catanesi, è sul piede di guerra dopo che Humanitas ha ottenuto a tempo di record dal governo Crocetta il via libera alla bozza di accordo per incrementare di altri 80 posti letto per "acuti" il nuovo centro che sta realizzando a Misterbianco. «Humanitas non deve entrare adesso nel sistema dell'accreditamento con nuovi posti letto, proprio alla vigilia di un delicato confronto con la Regione», sussurrano i big dell'imprenditoria sanitaria etnea, temendo che in futuro la Regione possa decidere di acquistare prestazioni oncologiche solo da Humanitas, mettendo fuori gioco volti storici della sanità siciliana, che già non hanno gradito lo sbarco nell'Isola di altri privati, seppure rinomati come il Bambin Gesù o la Fondazione Maugeri. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'inchiesta 03/11/2013 La Repubblica - Palermo Pag. 1.2.3 (diffusione:556325, tiratura:710716) VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il nuovo centro oncologico di Misterbianco avrebbe 170 posti letto accreditati (80 in più rispetto a quelli attivi all'Humanitas di Catania) e un budget che passerebbe da 20 a 30 milioni di euro. I dieci milioni in più però non intaccherebbero il budget delle cliniche, ma quello di 200 milioni di euro per i "viaggi della speranza", che con l'apertura della maxi-clinica la Regione conta di ridurre. Ma chi subirebbe su tutti la concorrenza di Humanitas? Ettore Denti, presidente dell'Aiop Catania, l'associazione delle cliniche private, e patron dell'Istituto oncologico del Mediterraneo, mette le mani avanti: «Ho appreso di questa delibera fatta il 2 luglio un po' in ritardo, perché è stata comunicata da Humanitas lunedì scorso - dice Denti - noi non abbiamo alcuna conflittualità con il centro Humanitas, che farà a Misterbianco anche neurochirurgia e ortopedia. Penso però che i posti letto di oncologia che ha già siano sufficienti. Non ho avviato alcun conflitto, soltanto gli iscritti all'Aiop Catania mi hanno chiesto di convocare un'assemblea straordinaria sull'argomento, e lo farò al più presto». A chiedere l'assemblea sul caso Humanitas è stata, fra le altre, la clinica Morgagni del professore Sergio Castorina. A Palermo, invece, una struttura che fa oncologia è la Maddalena di Guido Filosto, e anche questa potrebbe non apprezzare l'attivismo di Humanitas. Ma anche nel pubblico c'è chi da giorni mugugna, come Angelo Pellicanò, il commissario del Garibaldi di Catania, ospedale che ha un importante reparto oncologico. GLI SPONSOR POLITICI La battaglia è solo all'inizio e la caccia allo sponsor politico giusto nel nuovo quadro di governo per evitare di rimanere penalizzati dalla rimodulazione in programma è già iniziata. Il caso Humanitas ha fatto scatenare una guerra senza quartiere tra l'Udc, con il ministro D'Alia che chiede lo stop «immediato alle delibera» e minaccia di uscire dal governo, e partiti governativi, dal Megafono guidato dal senatore Giuseppe Lumia ad Articolo 4 dell'ex udc Lino Leanza e del deputato Luca Sammartino, che ha zia e madre rispettivamente amministratore delegato e direttore sanitario del centro Humaniats di Catania. Ieri il governatore Rosario Crocetta è tornato sull'argomento: «Sono molto sereno, non ho alcun interesse nella sanitàe nessuno pensi che si possa cogliere il governo in castagna - dice - comunque la delibera sul centro Humanitas è sospesa per approfondimenti. Onestamente, alla base di questa iniziativa c'è la motivazione di ridurre il numero di siciliani malati oncologici che si recano in Lombardia per le cure. Preoccupato per la reazione dell'Udc? No, faranno le loro valutazioni. Personalmente anch'io sono contrario a estendere posti letto ai privati». Mpa e Pdl chiedono al governo «di riferire subito all'Ars» su questa vicenda. A spingere in queste ore per lo stop alla delibera sono stati anche l'assessore Lucia Borsellino, che non ne sarebbe mai stata tra le principali promotrici, e il presidente della commissione Sanità dell'Ars, Giuseppe Digiacomo: «Prima occorre portare a termine il piano di rimodulazione dei posti letto», dicono. Decisione che incontra il plauso dell'Aiom, l'Associazione oncologi siciliani: «Chiediamo la realizzazione di un istituto oncologico a rete che valorizzi tutte le eccellenze della Regione». I protagonistiASSESSORE Lucia Borsellino titolare della delega alla Salute nella giunta Crocetta assicura che la delibera sulla nuova maxiclinica catanese non è ancora operativa IMPRENDITRICE Barbara Cittadini presidente dell'Aiop Sicilia avverte il governo "Non accetteremo altri tagli ai posti letto Il piano della Sanità va concertato" MINISTRO Gianpiero D'Alia, leader siciliano dell'Udc, dà un ultimatum a Crocetta "Blocchi l'operazione Humanitas o usciremo dalla giunta" Mercoledì un vertice con i deputati PER SAPERNE DI PIÙ pti.regione.sicilia.it www.aiopsicilia.it Foto: LA CONTESA Un reparto di una clinica privata. A sinistra la piramide all'ingresso del centro oncologico Humanitas a Catania 03/11/2013 La Repubblica - Genova Pag. 1.2 (diffusione:556325, tiratura:710716) * Sanità , i malati dribblano la Liguria La difesa dell'istituto: "Meno ricoveri ma solo per scelta" Il direttore sanitario, Silvio Del Buono "Evitiamo i viaggi inutili" In un anno calo di 5.000 prestazioni ambulatoriali per bambini di altre regioni AVA ZUNINO CONTINUA a calare il numero dei residenti nelle altre regioni che scelgono la Liguria per venire a curarsi: in un anno la mancata attrattività si è tradotta in sei milioni in meno di tariffe incassate. Il calo è generalizzato, riguarda le Asl del turismo che è anche quello invernale degli anziani, ma investe anche un gioiello come l'ospedale pediatrico Giannina Gaslini: cinquemila prestazioni ambulatoriali in meno e oltre 900 interventi in meno su bambini da fuori Liguria tra il 2011 e il 2012. «Non siamo meno attrattivi: la domanda dalle altre regioni c'è ed è sempre forte - dice il direttore sanitario Silvio del Buono - Abbiamo scelto di concentrarci sull'alta complessità e di fare un'operazione di appropriatezza. Certo è che se disponessimo delle risorse per avere più operatori, riusciremmo a fare un maggior numero di operazioni». ALLE PAGINE II E III LA SANITÀ ligure piace sempre meno a chi vive in altre regioni: i non liguri nel 2012 hanno speso circa sei milioni in meno di prestazioni sanitarie nelle Asl e ospedali da Ventimiglia a Sarzana, rispetto all'anno precedente. Il calo di attrattività è generalizzato ma ha alcune punte più acute, stando a quanto si evince dai dati della Regione Liguria. Una di queste punte è la Asl 2 savonese, dove nel 2012 l'importo delle prestazioni ai pazienti da fuori Regione (e come tali retribuite alla Liguria) è sceso di oltre un milione di euro rispetto all'anno precedente. L'altro caso è quello della Asl 5 spezzina: un milione e 200 mila euro in meno. E se la Asl 4 è scesa di qualche centinaio di migliaia di euro (un po' meno di trecentomila), e la Asl 3 sostanzialmente tiene, il caso che fa più effetto è quello dell'ospedale pediatrico Giannina Gaslini. La meta simbolo per i bambini malati di tante altre regioni italiane, guardando i numeri della Regione sembrerebbe aver perso parte del suo allure: in un anno, dal 2011 al 2012, ha visto calare di cinquemila unità le prestazioni ambulatoriali per bambini di altre regioni. E nello stesso periodo i ricoveri peri bambini da fuori Liguria sono stati 947 in meno. In totale, in termini di tariffe, il valore economico del segno meno rispetto al 2011 è superiore al milione di euro. Che cosa è successo? «Non si tratta di minore attrattiva - dice il direttore sanitario dell'ospedale pediatrico, Silvio Del Buono - Sarebbe così se mancasse la domanda, che invece c'è ed è sempre forte, dalle Regioni del Sud come da Piemonte e Lombardia. Siamo stati noi a puntare su un'operazione di maggiore appropriatezza nelle prestazioni di ricovero, cercando di privilegiare il miglior peso. Tant'è che il nostro peso medio, ossia il valore che misura la complessità del ricovero, è aumentato». Dunque, dicono al Gaslini, meno ricoveri ma più "pesanti" e più appropriati. Più eccellenza, meno routine. E guardando i dati relativi alle singole specialità dell'ospedale pediatrico, si vede che Oncoematologia e pediatria in un anno sono rimaste sostanzialmente stabili nel numero dei ricoveri da fuori regione, mentre ad esempio nefrologia pediatrica ha perso 300 ricoveri, oculistica 70, la cardiochirurgia pediatrica ottanta e l'ostetricia e ginecologia 43. «I dati che ci riguardano - dice il dottor Del Buono - vanno contestualizzati in una riduzione globale del ricorso al ricovero ospedaliero, tanto a livello locale che nazionale. Le cause sono molteplici, per il Gaslini si tratta di una nostra azione tendente a ridurre i ricoveri di bassa complessità, mentre rimangono pressochè invariati i ricoveri di maggior peso». Certo, a proposito di peso, colpisce leggere di cinquemila prestazioni ambulatoriali in meno in un anno, solo per chi viene da fuori Liguria. «Ma non si tratta di minore attrattività - dice il direttore sanitario - ed è ingeneroso verso gli operatori che si impegnano in ospedale. Bisogna invece dire che la politica nazionale dei tagli alla sanità colpisce in modo particolare la pediatria ed è per questo che il Gaslini, insieme agli altri ospedali pediatrici, è impegnato in una battaglia per recuperare risorse». Avere più fondi a disposizione, dice Del Buono, significherebbe lavorare di più: «Gli operatori sono VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I nodi della sanità 03/11/2013 La Repubblica - Genova Pag. 1.2 (diffusione:556325, tiratura:710716) VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato sempre meno e se andiamo a vedere, ognuno di loro lavora più di prima. Se avessimo più operatori riusciremmo a fare più interventi». Da fuori Liguria, dice, i bambini continuano ad arrivare: «tanto dalle Regioni del Nord come Veneto, Lombardia, Toscana e Piemonte, quanto dalle Regioni del sud che hanno una quota notevole. E proprio per sollevare chi viene da fuori si cerca di ridurre i viaggi inutili e far fare quelli che invece sono importanti». © RIPRODUZIONE RISERVATA PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.liguria.it www.gaslini.org Foto: IL BILANCIO Sanità ligure alle prese con un bilancio tra pazienti in fuga e mancanza di attrazione 03/11/2013 La Repubblica - Genova Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) Farmaci scaduti a un disabile la Procura apre un'inchiesta La denuncia dalla moglie del paziente, assistito a domicilio Ora il sospetto è che nelle farmacie interne della Asl ci sia un intero stock di flebo scadute (m.p.) UNO stock di flebo scadute nelle farmacie interne della Asl3. E' questa l'ipotesi sulla quale sta lavorando la procura di Genova, dopo la denuncia di un genovese che si è visto somministrare a domicilio una flebo di aminoacidi scaduta ad aprile. Un'altra fiala, anche questa scaduta, che era stata lasciata dall'infermiera per una seconda somministrazione è stata sequestrata dai carabinieri del Nas ai quali sono stati affidati gli accertamenti. Il paziente, un disabile di 61 anni, è stato successivamente ricoverato all'ospedale Galliera. La procura attende una relazione dei medici per capire se il suo improvviso peggioramento sia legato alla somministrazione del farmaco scaduto o ne sia invece indipendente. Del caso si occupa il sostituto procuratore Federico Manotti. A lui è stato consegnato il fascicolo con la denuncia firmata dalla moglie del paziente. La donna ha spiegato che il marito viene assistito da tempo dal servizio sanitarioa domicilio,a causa delle gravi patologie di cui soffre. Come accade abitualmente, l'altra mattina è arrivata un'infermiera per sottoporlo ad una flebo di aminoacidi, una terapia ed un farmaco considerati di routine. Solo dopo la partenza dell'infermiera la moglie si è accorta che la scadenza indicata sulla fiala utilizzata riportava la data del mese di aprile. E' così andata a controllare l'altra fila e anche quella era nelle stesse condizioni. A quel punto ha telefonato ai carabinieri per sporgere denuncia. Il reato ipotizzato dal pm Manotti, per il momento a carico di ignoti, è quello espressamente previsto dal Codice, ossia "somministrazione di farmaci scaduti". In caso il paziente dovesse subire un danno fisico, scatterebbe anche la contestazione di lesioni. Nei guai potrebbero finire sia i responsabili della farmacia interna che la stessa infermiera, che avrebbe dovuto verificare le condizioni del prodotto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Farmaci, nuovo caso VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso 03/11/2013 La Repubblica - Genova Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Ma i nostri non scappano più e ora puntiamo sui nuovi centri" L' assessore Montaldo: dobbiamo cambiare le abitudini "L'ospedale pediatrico ha perso alcuni servizi di alto livello, ci concentreremo lì" "Savona e Chiavari potrebbero patire anche il calo delle presenze turistiche" (a.zun.) IL PREZZO della sanità continua a salire: sono sempre meno i non residenti che vengono a farsi curare in Liguria e arranca il recupero delle fughe dei liguri che quando hanno problemi di salute vanno in altre regioni. Il totale, quest'anno, sono 14 milioni in più che la Regione ha dovuto sborsare. In tutto la Liguria nel 2013 ha dovuto dare 47 milioni ad altre Regioni. L'anno prossimo le proiezioni dicono che sarà peggio e rischiamo di pagare 62 milioni. Numeri a parte: vuol dire che la qualità della sanità ligure è peggiorata? «No, per le fughe, ad esempio siamo davanti ad un trend di miglioramento. I processi sono avviati ma in questa materia non danno risultati repentini. Bisogna aspettare la modifica di comportamenti e consuetudini», dice Claudio Montaldo, assessore ligure alla sanità e vice presidente della giunta regionale. Cala anche il numero dei "fuori Regione" curati nelle province del turismo delle basse stagioni: la Asl 2 del savonese e la Asl quattro del chiavarese. «Bisogna capire i motivi. Potrebbe essere un calo delle presenze turistiche, dal momento che anche negli anni scorsi non avevamo particolari strutture che funzionassero da grandi poli di attrazione dall'esterno». O magari chi viene in Liguria, adesso, se ha problemi, torna a casa oppure va dai privati: in alcune situazioni, le prestazioni sono meno care del ticket «In parte può essere, perché è un dato che sia aumentata la spesa diretta dei cittadini nel privato. In ogni caso, è vero che è aumentato il delta tra coloro che vengono da fuori a curarsi in Liguria e i liguri che vanno a curarsi altrove. Non è aumentata la cosiddetta mobilità passiva, quella dei liguri che vanno fuori, è calata l'attrazione. I motivi bisogna capirli». Un caso da capire è il Gaslini. «Il dato che riguarda la diminuzione delle prestazioni ambulatoriali da fuori Regione può riguardare la perdita della cosiddetta bassa complessità, che altre Regioni cercano di farsi a casa. Ed è giusto che noi perdiamo la bassa complessità. Abbiamo fatto due accordi con la Campania e la Sicilia ed i rispettivi ospedali pediatrici perché, in collaborazione con il Gaslini, possano gestire la bassa complessità e decidano loro per l'invio a Genova. Detto ciò, il Gaslini ha perso alcuni servizi di alto livello e su queste bisognerà concentrarsi». Ma intanto la Regione cosa pensa di fare per recuperare attrattività e impedire che i liguri vadano via a curarsi? «Le fughe sono in diminuzione; abbiamo fatto alcune operazioni sui settori come ortopedia e oculistica, che erano i più critici. E ci sono già buoni risultati. Il centro ortopedico di Albenga, ad esempio, dal 15 novembre del 2011 ha iniziato a lavorare prima in esclusiva peri savonesi, poi anche per gli imperiesi e ora dovrà lavorare per tutti i liguri. I medici che lavorano lì (privati, che hanno un contratto nella struttura pubblica, n.d.r.) sono adesso obbligati a curare i liguri ad Albenga e non in strutture fuori Liguria». E l'attrattività? «Bisogna lavorare perché centri come quello di Albenga per l'ortopedia o di Sestri Ponente per l'oculistica, possano anche diventare momenti di attrazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: L'assessore regionale alla Salute Claudio Montaldo VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista 03/11/2013 La Stampa - Alessandria Pag. 49 (diffusione:309253, tiratura:418328) L'Amministrazione comunale lascia la "patata bollente" alla futura Giunta Farmacia: "nessunagestione in economia" Gino Fortunato Dismissione totale o gestione in economia. Queste solo le sole prospettive rimaste alla farmacia comunale di via Verdi. La Giunta ha avviato l'annunciata procedura di liquidazione della società Noviservizi che si occupa della gestione della farmacia pubblica. Facile prevedere che sui programmi di partiti e liste civiche, sia di destra che di sinistra, proprio la farmacia sarà un banco di prova per le elezioni amministrative dell'anno prossimo. "La farmacia non rende, questa è la verità - ribadisce l'assessore al Bilancio, Germano Marubbi. - I conti non inducono a pensare a una futura gestione pubblica anche se, dopo la liquidazione di Noviservizi, la palla passerà alla prossima Amministrazione. La dismissione della società è stata determinata dalla legge nazionale, poiché il Comune possiede già diverse partecipazioni in varie società come Acos, Csr e Cit. Presumo che non se ne riparlerà prima della seconda metà del 2014. La partita per il momento sarà giocata sul pareggio dei conti, ma sotto questo aspetto non ci saranno problemi, poiché anche Noviservizi vanta crediti nei confronti del Comune. In questi giorni, comunque, dovrebbe essere nominato il liquidatore. Non è il caso dover forzare verso una liquidazione anticipata, giocata sui tempi, poiché non sarebbe giusto decidere in fretta sulla "questione farmacia", quando la soluzione potrebbe essere trovata e decisa dal prossimo governo cittadino". Non decidere subito, però, potrebbe causare imbarazzi sulla costituzione delle alleanze elettorali. Forse definitivamente "scaricata" dal centrosinistra, la sinistra radicale novese continua a puntare sulla gestione in economia della farmacia, da parte del Comune. Esattamente come avviene per la mensa scolastica. Anche il "Movimento 5 stelle", all'"esordio" nella kermesse amministrativa, starebbe predisponendo un piano di salvataggio pubblico per la Farmacia comunale. I grillini potrebbero trovare una sponda "a sinistra" o addirittura con la costituenda lista civica "20 per Novi" (questa era la dicitura del 2009), formata prevalentemente da personaggi dell'Italia dei Valori, oggi ancora alleati del Pd. "La farmacia non produce profitti soddisfacenti e le gestioni pubbliche non possono essere economiche conclude Marubbi - Quindi la prossima Amministrazione, tutto potrà decidere, anche di venderla, tranne che farla gestire a Noviservizi". Intanto da più parti si chiede la pubblicazione del reddito annuale della farmacia che avrebbe dovuto essere divulgato a settembre. Dismissione totale o gestione in economia. Queste sono le sole prospettive rimaste alla farmacia comunale di via Verdi. La giunta ha avviato l'annunciata procedura di liquidazione della società Noviservizi che si occupa della gestione della farmacia pubblica. Facile prevedere che sui programmi di partiti e liste civiche, sia di destra che di sinistra, proprio la farmacia sarà un banco di prova per le elezioni amministrative dell'anno prossimo. «La farmacia non rende, questa è la verità - ribadisce l'assessore al Bilancio, Germano Marubbi -. I conti non inducono a pensare a una futura gestione pubblica anche se, dopo la liquidazione di Noviservizi, la palla passerà alla prossima amministrazione. La dismissione della società è stata determinata dalla legge nazionale, poiché il Comune possiede già diverse partecipazioni in varie società come Acos, Csr e Cit. Presumo che non se ne riparlerà prima della seconda metà del 2014. La partita per il momento sarà giocata sul pareggio dei conti, ma sotto questo aspetto non ci saranno problemi, poiché anche Noviservizi vanta crediti nei confronti del Comune. In questi giorni, comunque, dovrebbe essere nominato il liquidatore. Non è il caso dover forzare verso una liquidazione anticipata, giocata sui tempi, poiché non sarebbe giusto decidere in fretta sulla "questione farmacia", quando la soluzione potrebbe essere trovata e decisa dal prossimo governo cittadino». Non decidere subito, però, potrebbe causare imbarazzi sulla costituzione delle alleanze elettorali. Forse definitivamente «scaricata» dal centrosinistra, la sinistra radicale novese continua a puntare sulla gestione in economia della farmacia, da parte del Comune. Esattamente come avviene per la mensa scolastica. Anche il Movimento 5 Stelle, all'esordio nella kermesse amministrativa, starebbe predisponendo un piano di salvataggio pubblico per la Farmacia comunale. Potrebbe trovare una sponda «a sinistra» o addirittura con la costituenda lista civica «20 VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato In breve 03/11/2013 La Stampa - Alessandria Pag. 49 (diffusione:309253, tiratura:418328) VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato per Novi» (questa era la dicitura del 2009), formata prevalentemente da personaggi dell'Italia dei Valori, oggi ancora alleati del Pd. «La farmacia non produce profitti soddisfacenti e le gestioni pubbliche non possono essere economiche - conclude Marubbi - Quindi la prossima amministrazione, tutto potrà decidere, anche di venderla, tranne che farla gestire a Noviservizi». Intanto da più parti si chiede la pubblicazione del reddito annuale della farmacia che avrebbe dovuto essere divulgato a settembre. 03/11/2013 La Stampa - Savona Pag. 49 (diffusione:309253, tiratura:418328) Claudio Vimercati È entrato nella farmacia, con una pistola in pugno. Si è avvicinato al bancone di vendita, ha puntato l'arma contro la farmacista e le ha intimato di consegnare i soldi (che sono stati quantificati in duemila euro) della cassa. Poi la fuga, insieme con un complice che lo aspettava di fuori. La rapina è andata in scena venerdì sera (ma la notizia è trapelata soltanto ieri mattina) intorno alle 22 in via Paolo Boselli, nella farmacia Fascie. In quel momento non c'erano clienti. Solo una delle dottoresse che all'improvviso si è è trovata davanti il malvivente che, come poi ha raccontato ai carabinieri, indossava un casco da motociclista, di quelli integrali che coprono completamente il viso. Tutto è avvento in pochi attimi, come succede in quelli che vengono definiti colpi del tipo «mordi e fuggi». Il malvivente con una mano impugnava la pistola (gli inquirenti però non escludono l'ipotesi che possa trattarsi di un'arma giocattolo), nell'altra aveva invece un sacchetto di plastica che ha consegnato alla farmacista perchè ci mettesse dentro i soldi della cassa. Riempita, dunque, la borsa di plastica, il bandito è uscito dalla farmacia, fuori della quale lo aspettava il complice in sella a una moto, sulla quale i due hanno quindi fatto perdere le tracce. «Si sono diretti sicuramente verso piazza Mameli hanno spiegato ieri mattina i carabinieri che si stanno ora occupando delle indagini del caso -, poi da lì se ne sono perse le tracce». Potrebbero aver proseguito in direzione mare, lungo via Montenotte o via XX Settembre. Oppure aver raggiunto piazza Diaz e da lì attraverso le vie Famagosta e Berlingieri piazza Leon Pancaldo e l'Aurelia. Lungo il tragitto, però, non mancano telecamere di sicurezza che potrebbero aver filmato i due malviventi. [C.V.] VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Rapina con una pistola la farmacia Fascie 03/11/2013 Il Messaggero - Abruzzo Pag. 49 (diffusione:210842, tiratura:295190) VASTO È in vendita la farmacia comunale di Vasto, perché non produce utili. Con un avviso pubblico dei mesi scorsi l'amministrazione comunale ha deciso di affidare a un tecnico specializzato la valutazione dell'attività e metterla sul mercato per far cassa. Il nome del professionista incaricato è già stato individuato e si attende ormai solo il varo del bilancio per poter dare il via all'operazione. Nata dopo una lunga gestazione, operativa a pieno regime da almeno otto anni sulla circonvallazione Istoniense, l'ottava farmacia di Vasto, che si chiama Histonium, non è nata sotto una buona stella: a lungo osteggiata dalla concorrenza, lobby potente e storicamente consolidata nel tessuto sociale cittadino, la srl destinata a calmierare i prezzi e a servire una zona di Vasto in costante espansione, quella appunto a ridosso della circonvallazione, non è ancora riuscita a incontrare il favore pieno dei vastesi. La professionalità degli operatori, due farmacisti e due commessi (un'altra dottoressa è al momento in maternità) non è in discussione, ma l'analisi dei costi e dei ricavi ha dato un verdetto all'apparenza inappellabile: la farmacia non riesce a produrre utili, con perdite di bilancio contenute, in media dell'ordine di 3 o 4000 euro, a fronte di un monte stipendi che si aggira sui 200 mila euro l'anno. Tutto questo, in tempi di magra, il Comune di Vasto non può più permetterselo, pur mettendo a disposizione del pubblico, la Histonium, servizi e prodotti di elevati standard qualitativi. Ecco perché la farmacia è stata inserita fin dallo scorso anno nell'elenco dei beni comunali da dismettere, nel tentativo di rimpinguare le esangui casse di piazza Barbacani. Una volta fissato il suo valore, la farmacia andrà dunque sul mercato, piazzata al migliore offerente. Magari, se possibile, con adeguate garanzie per la salvaguardia dell'occupazione. Con queste prospettive resta da capire se mai apriranno altre quattro farmacie, così come reso possibile, sulla carta, dai residenti, che a Vasto sono più di 40 mila. Se prima ne poteva aprire una ogni 4000 abitanti, adesso l'asticella si è abbassata, ma la Regione Abruzzo tarda a dare disco verde. Gianni Quagliarella © RIPRODUZIONE RISERVATA VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 37 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Pochi utili, farmacia comunale vendesi 03/11/2013 Avvenire - Bologna - bologna sette Pag. 7 (diffusione:105812, tiratura:151233) a sezione bolognese dell'Unione cattolica farmacisti italiani (Ucfi) ha promosso una Messa in suffragio dei defunti e in particolare dei farmacisti scomparsi. La celebbrazione eucaristica sarà mercoledì 6 novembre, nella cattedrale di San Pietro. L'appuntamento è rivolto a tutti i farmacisti bolognesi e sarà celebrato a porte ciuse, e quindi sarà indispensabile, per partecipare al rito, presentarsi con puntalità al cancello del cortile dell'Arcivescovado in via Altabella, 4 alle 20.45. Presiederà la celebrazione monsignor Massimo Nanni, delegato dell'arcivescovo per la Cattedrale. L'Ucfi è rivolta ai farmacisti che intendono vivere la propria vita, compresa quella professionale, alla luce degli insegnamenti di Gesù Cristo, per la cura dei malati e al servizio della vita. L'Unione promuove tra gli associati la volontà di seguire - nell'esercizio della professsione farmaceutica - gli insegnamenti del Vangelo e del magistero con particolare riguardo alla sottrina sociale della Chiesa. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito www.ucfi-italia.it e a Bologna rivolgersi a Stefano Cevolani: 3683542384, [email protected] VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Farmacisti cattolici. Celebrazione per i defunti Il Vangelo e il magistero, guide nella professione 03/11/2013 Il Secolo XIX - Genova Pag. 18 (diffusione:103223, tiratura:127026) «Pronto soccorso, basta caos e liti» Montaldo richiama i primari: liberate i letti anche nel week end GUIDO FILIPPI IL MARASMA è dietro le porte a vetri. Questione di giorni, ben che vada di settimane e i pronto soccorso sono destinati a crollare di fronte all'afflusso straordinario di stagione. Non ci saranno più i letti, a volte saranno esaurite anche le barelle, e i malati saranno costretti ad aspettare giornate intere, per una visita, un esame o un ricovero in un reparto, nell'atrio o nei corridoi. D'altra parte il primo segnale si è già verificato lunedì scorso quando al Villa Scassi di Sampierdarena c'erano quaranta malati in coda, chi sulle barelle, chi sulle sedie e sono intervenuti i carabinieri del Nas per stabilire se c'erano responsabilità. Non ne hanno accertato e sono andati via. Domani, dopo il ponte dei Santi e la conseguente assenza dei medici di famiglia, i pronto soccorso del San Martino, del Galliera e del Villa Scassi rischiano di finire in ginocchio anche perché, a parte i colpi bassi e lo scambio di accuse tra gli ospedali, non è successo altro. Ieri si è mosso l'assessore regionale alla Salute Claudio Montaldo e ha annunciato che la prossima settimana chiamerà a rapporto tutti i protagonisti: i direttori generali e sanitari, i primari del tre dipartimenti di emergenza più il responsabile del San Carlo di Voltri e il direttore del 118 Francesco Bermano. Tutti in Regione per studiare una strategia e trovare le possibili soluzioni. «Se non ci attrezziamo non riusciremo a reggere l'inverno e l'aumento degli accessi legati all'epidemia influenzale». La prima azione di difesa era già stata presentata l'anno scorso, ma non è mai stata applicata: il bed manager, il manager dei letti, di solito un medico della direzione sanitaria che dovrà avere il controllo costante della situazione e sollecitare i reparti ad accelerare le dimissioni dei malati per mettere i posti a disposizione dei pronto soccorso. «Non è una poltrona in più, ma una figura che può segnalare i problemi alla direzione». Montaldo attacca ancora una volta i primari e i medici dei reparti dei tre grandi ospedali: «Nel fine settimana continuano a non dimettere i pazienti e il lunedì mattina i pronto soccorso sono nel caos. Ora basta, si devono adeguare». Richiama all'ordine anche i vertici dell'ospedale di Voltri - in particolare il direttore dell'Evangelico Alessio Parodi - per la scorsa collaborazione del pronto soccorso: «Deve entrare di più nel giro dell'emergenza, ma anche il 118 deve coordinare di più le ambulanze. La scusa che la gente non vuole andare al San Carlo non è più accettabile». Lunedì scorso il direttore sanitario ospedaliero della Asl 3 Bruna Rebagliati aveva attaccato il Galliera («Ha bloccato i ricoveri per mezza giornata») e l'ospedale di Voltri («È come se non ci fosse»). Una polemica che Montaldo non ha digerito e di cui chiederà pubblicamente conto nella riunione della prossima settimana. «Non mi vorrei occupare delle loro liti e comunque, se hanno qualche problema, è più semplice risolverlo se si parlano al telefono anzichè sui giornali». Paolo Cremonesi, primario del Galliera e punto di riferimento tra i colleghi dei pronto soccorso liguri ha uno slogan "Meno barelle e più posti per l'emergenza". «Bisogna intervenire al più presto e il bed manager potrà essere importante nell'utilizzo dei posti, ma deve poter decidere. È però fondamentale che ci sia una maggiore collaborazione tra i pronto soccorso». INTERVENTI URGENTI Bisogna organizzare al più presto un piano d'azione prima che arrivi l'epidemia influenzale CLAUDIO MONTALDO assessore regionale alla Salute Foto: Periodo di tutto esaurito per i reparti di pronto soccorso genovesi Foto: Sul Secolo XIX di martedì la notizia dei Nas al pronto soccorso del Villa Scassi VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L' ASSESSORE CONVOCA UNA RIUNIONE CON MANAGER E DIRETTORI SANITARI IL CASO 03/11/2013 Il Secolo XIX - Savona Pag. 14 (diffusione:103223, tiratura:127026) Pistola in pugno assalta farmacia Il rapinatore, poi fuggito in sella a una moto, ripreso dalle telecamere di videosorveglianza Il volto del bandito è stato filmato dall'impianto di sorveglianza interno alla farmacia GIANLUIGI CANCELLI SAVONA. Armato di pistola e con il volto coperto da un casco integrale ha assaltato la farmacia "Fascie" di via Boselli, nel pieno centro della città. Riuscendo a fuggire con un bottino di circa 2 mila euro, l'incasso della serata, visto che la farmacia a distanza di pochi minuti avrebbe chiuso i battenti. Le immagini del suo arrivo e della sua fuga in sella ad una moto di grossa cilindrata sono state però riprese dalle telecamere di videosorveglianza di due sportelli bancari situati a poche decine di metri di distanza dalla farmacia e sono proprio in queste ore al vaglio degli investigatori dei carabinieri. Ma non solo. Per alcune decine di secondi, all'interno della farmacia, il rapinatore si è alzato la visiera scura del casco. E il suo volto è rimasto immortalato anche nel filmato dell'impianto di videosorveglianza interno della farmacia. E anche in questo caso il filmato è stato acquisito dai carabinieri della compagnia di Savona. Sembra dunque avere i giorni contati il malvivente che venerdì sera, poco prima delle ventidue, ha assaltato la farmacia "Fascie", situata proprio all'angolo tra via Boselli e via Sormano. Per poter acquisire e visionare con attenzione i filmati ripresi dalle varie telecamere di videosorveglianza presenti in via Boselli e all'interno della stessa farmacia gli investigatori dei carabinieri avranno bisogno ancora di alcune ore, ma alla fine il rapinatore solitario potrebbe esser identificato. Per entrare in azione, il bandito ha atteso che dalla farmacia uscissero il proprietario, il dottor Luciano Maiolo, ex assessore comunale nella giunta di centrodestra guidata dal sindaco Francesco Gervasio, e suo figlio Jacopo, titolare della farmacia. Solo a quel punto, quando mancavano pochi minuti alla chiusura della farmacia, che tutti i giorni avviene alle ventidue in punto, è arrivato in moto da piazza Saffi e si è fermato proprio davanti alla farmacia. All'interno della quale, in quel momento, era rimasta soltanto una dipendente, la dottoressa Assunta Giarrizzo. Sceso dalla moto, il rapinatore solitario, una persona giovane che indossava un paio di jeans, scarpe da ginnastica,un piumino di colore beige e il cui volto era coperto da un casco integrale di colore bianco, rosso e nero, è entrato all'interno della farmacia ed una volta giunto davanti al bancone dove si trova la cassa ha estratto dalla tasca ed ha puntato contro la farmacista una pistola dicendo soltanto: «Dammi l'incasso e non ti accadrà niente». Un ordine perentorio, al quale la farmacista, nei confronti della quale il rapinatore ha continuato a tenere la pistola puntata, non ha opposto alcun tentativo di resistenza, consegnandogli i circa due mila euro in contanti che in quel momento erano ancora contenuti nella cassa. A quel punto, il rapinatore è tornato sui suoi passi ed è uscito velocemente dalla farmacia, è risalito sulla moto con la quale era arrivato poco prima in via Boselli e si è allontanato in direzione di piazza Mameli. L'allarme è scattato immediatamente, con la farmacista vittima della rapina che ha subito chiamato il dottor Maiolo e i carabinieri. A quel punto in via Boselli è giunta una pattuglia del nucleo radiomobile dei carabinieri della compagnia di Savona, mentre altre due hanno istituito una serie di posti di controllo lungo le principali arterie stradali cittadine. Del rapinatore, però, che ha potuto contare su un vantaggio prezioso anche se solo di pochi minuti, non è stata trovata traccia. Ad incastrarlo, però, potrebbero essere proprio le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza sia interne alla farmacia che al di fuori delle agenzie di Deutsche Bank e Credem. Foto: La farmacia "Fascie" all'angolo tra via Boselli e via dei Sormano rapinata venerdì sera da un bandito solitario armato di pistola VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL COLPO È AVVENUTO AI DANNI DELLA "FASCIE" DI VIA BOSELLI. DUEMILA EURO IL BOTTINO 03/11/2013 Il Secolo XIX - Savona Pag. 14 (diffusione:103223, tiratura:127026) «HA CHIESTO I SOLDI CHE ERANO IN CASSA» Ancora sotto choc la farmacista rapinata l'altra sera G. CANC. «È entrato in farmacia proprio mentre stavo per chiudere e i proprietari, il dottor Luciano Maiolo e suo figlio Jacopo, erano appena usciti. Si è avvicinato al bancone e mi ha puntato la pistola all'altezza del viso, intimandomi di consegnargli i soldi che si trovavano nella cassa. Li ha arraffati ed è poi fuggito velocemente, in sella ad una moto, verso piazza Mameli». È questo il drammatico racconto di Assunta Giarrizzo, la farmacista della "Fascie" di via Boselli che l'altra sera si è trovata di fronte al rapinatore che poco prima dell'orario di chiusura, pistola in pugno, ha assaltato la farmacia pochi minuti prima dell'orario di chiusura. La farmacista, comprensibilmente ancora sotto choc, ieri mattina non era al lavoro, ma in ferie. A raccontare quanto accaduto sono invece il proprietario della farmacia, l'ex assessore comunale Luciano Maiolo, e suo figlio Jacopo che ne è titolare. «Per entrare in azione - spiega Luciano Maiolo - il rapinatore ha atteso che sia io che mio figlio fossimo usciti dalla farmacia, ed ha approfittato del fatto che per una decina di minuti, sino alla chiusura stabilita per le ventidue, al suo interno vi fosse solo la dottoressa Giarrizzo». La quale, dopo esser stata vittima della rapina a mano armata, ha subito chiamato il proprietario. «Mi ha telefonato disperata, raccontandomi quanto era appena successo spiega il dottor Luciano Maiolo - Abito a Bergeggi e in quel momento mi trovavo ancora per strada, per cui il primo ad arrivare in farmacia è stato mio figlio Jacopo (che tra l'altro è il titolare della farmacia, n.d.r.;) che invece abita poco distante, sempre in via Boselli». Ed è stato proprio prima a Jacopo, poi a Luciano Maiolo e infine ai carabinieri che la dottoressa Giarrizzo ha raccontato le drammatiche fasi della rapina. «Mi ha detto che stava per chiudere la farmacia - sottolinea Luciano Maiolo quando ha visto fermarsi davanti alla porta una moto. Dalla quale è sceso un giovane, di circa una trentina di anni, che indossava un paio di jeans, scarpe da tennis e un giubbottino chiaro, credo beige, oltre a un casco integrale a strisce rosso, bianco e nere con la visiera scura. L'uomo è entrato in farmacia e una volta arrivato vicino al banco ha estratto dal giubbotto una pistola chiedendo alla dottoressa di consegnargli il denaro che era in cassa, circa due mila euro. Cosa che è stata fatta, visto che da tempo avevo dato l'ordine a tutto il personale che si dovesse trovare ad affrontare una emergenza del genere di consegnare il denaro presente in cassa». Poi il rapinatore si è allontanato, fuggendo in moto verso piazza Mameli. «Per un momento racconta ancora il dottor Maiolo - il bandito si è alzato la visiera del casco e credo che il suo volto sia stato ripreso dall'impianto di videosorveglianza». Foto: Il dottor Luciano Maiolo VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA TESTIMONIANZA DELLA VITTIMA 03/11/2013 Il Tempo - Roma Pag. 8 (diffusione:50651, tiratura:76264) La Regione ricostituisce la Commissione di vigilanza sull'emodialisi Nomine Il presidente della Regione Zingaretti Ricostituita dalla Regione la Commissione di vigilanza sul sistema emodialisi del Lazio. Si copre così un buco nel sistema di sorveglianza di un settore che coinvolge 5.000 pazienti e che durava da quasi due anni. I componenti dell'organismo erano decaduti nel 2011. Da allora c'è stato il vuoto. La Commissione, composta da esperti indicati dalle associazioni dei malati di reni, dall'Ordine dei medici e dalla Regione, ha il compito di vigilare sul corretto esercizio della terapia dialitica nel Lazio e di dare supporto tecnico, scientifico, amministrativo e regolamentare alla Regione in materia di nefrologia e dialisi. Il rinnovo vale per il triennio 2013/2016. «Con la nomina degli esperti la commissione torna a svolgere il proprio ruolo di sorveglianza e proposta in un settore della sanità laziale delicatissimo perché impatta direttamente con la vita dei pazienti» spiega il presidente Zingaretti. Della Commissione fanno parte Sabri Shamsan Hassan e Alberto Santoboni indicati dalla Ordine; per l'Associazione Malati di reni Roberto Costanzi e Vincenzo Orazzo; per l'Aned Valentina Paris e Anna Viola. La Regione ha indicato Roberto Palumbo primario nefrologia al S. Eugenio e Sandro Feriozzi dell'ospedale Belcolle di Viterbo. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità 03/11/2013 QN - La Nazione - Livorno Pag. 23 (diffusione:136993, tiratura:176177) Un punto di ascolto nelle farmacie per sostegno e aiuto ai cittadini - PORTOFERRAIO - PARTIRÀ, in via sperimentale, a novembre un progetto che vede la creazione di un punto d'ascolto all'interno delle farmacie del territorio elbano. La finalità è quella di fornire un servizio gratuito di consulenza, orientamento e sostegno psicologico per i clienti delle farmacie, creando così un'opportunità di prevenzione e analisi della domanda. Le consulenze si svolgeranno all'interno delle farmacie e si rivolgeranno a tutte le persone maggiorenni, nel rispetto della riservatezza e della privacy. Il servizio verrà offerto da quattro psicoterapeuti iscritti all'Ordine che vivono e operano sul territorio elbano: Marta Donalizio, Elisa Casini, Marco Marzocchini, Roxana Amalia Sosa. "NON SI tratta di un servizio che eroga prestazioni di natura psicoterapeutica ma di un intervento di sostegno breve che prevede al massimo 3 incontri per persona della durata di 30 minuti circa. L'accesso alle consulenze avverrà su prenotazione effettuabile direttamente presso le farmacie. "L'iniziativa, del tutto sperimentale ed innovativa per il territorio elbano, viene svolta in centinaia di farmacie sparse in tutta Italia. I risultati hanno dimostrato quanto sia efficace intercettare, in un luogo così familiare e professionale come la farmacia, le richiesta di supporto dei cittadini anche a seguito di un crescente disagio psicosociale che caratterizza la nostra attuale società. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PORTOFERRAIO 03/11/2013 Starbene - Novembre 2013 Pag. 53 (diffusione:284517, tiratura:349050) cosmetici in farmacia sono davvero migliori? Entri per l'antibiotico e poi compri anche la crema viso e lo shampc rinforzante, I convinta che siano più efficaci di quelli della f profumeria. Ma ecco che cosa • puoi aspettarti'" testo di Chiara Libero Buongiorno dottore, che cosa mi consiglia contro questa brutta ru£atìfcLe mista ,.. spuntando sulla fin l'approccio non è proprio così, ma è probabile che anche tu sia entrata di recente in una farmacia o in una parafarmacia per chiedere un cosmetico. Questo canale di vendita copre infatti ormai ben il 18,2% del totale dei prodotti per l'igiene e la cura personali. E la leggera flessione che si prevede per la seconda metà del 2013 (-1,1%), oltre ;i essereinferiore a quella preventivabi per la profumeria (-4%) è compensata da un aumento dei pezzi venduti. La domanda, a questo punto, è: ma i cosmetici venduti in farmacia sono migliori di quelli che si trovano in altri negozi? Per lo più hanno le stesse caratteristiche di quelli che trovi in profumeria, ma qui puoi contare sul consiglio del farmacista, specie se hai problemi cutanei. Scopri allora che cosa puoi aspettarti. I COSMETICI SONO... COSMETICI La legge parla chiaro: i cosmetici servono a pulire, profumare, modificare l'aspetto, correggere gli odori, proteggere, mantenere in buono stato la superficie del coipo, i denti o la mucosa su cui sono applicati. Sono diversi dai prodotti che curano o prevengono le malattie e che non possono rientrare nella categoria cosmetici. «A livello normativo, quindi, nulla distingue creme e sieri venduti in farmacia da quelli che trovi in altri canali di vendita», osserva Livia Biardi, espella di chimica e ambiente di Altroconsumo. PERCHÉ ALCUNI MARCHI SI TROVANO IN FARMACIA? «Anche se la funzione rimane estetica, alcune aziende hanno una vocazione più farmaceutica di altre», dice Marco Vasario, direttore generale di Cosmetique Active Italia che riunisce, tra le altre, marche come Vichy, Skinceuticals, La RochePosay. «Un criterio per esempio è l'attenzione alla tollerabilità, con prodotti che vantano plus come l'esclusione di profumi, l'uso di acque termali o di confezioni più semplici dal punto di vista estetico ma hi-tech (come i flaconi airless)». Le formulazioni prive di agenti allergenici, in particolare, trovano uno sbocco "naturale" in farmacia, visto che le allergie sono ormai la quarta malattia cronica al mondo, e si stima che entro il 2050 ne sarà affetto in qualche modo il 50% della popolazione. In questo senso sono privilegiati dal posizionamento in farmacia anche i cosmetici che si rivolgono a chi ha un problema di pelle: «Un esempio classico è dato da prodotti riservati a migliorare l'aspetto della pelle acneica o con couperose», aggiunge Annarosa Racca, presidente di Federfarnui, la federazione nazionale che rappresenta le oltre 16.000 farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. In altri casi ancora la vendita in farmacia è dovuta alla "difficoltà" di spiegare trattamenti cosmetici sofisticati, che richiedono una particolare competenza da pai-te di chi li vende. «Per esempio la marca Skinceuticala è distribuita soltanto in farmacie che possono assicurare spazi adeguati (offre anche trattamenti in cabina estetica) e un addetto preparato e fisso al banco dermocosmetico», spiega Marco Vasario. I PREZZI IN FARMACIA SONO PIÙ CONVENIENTI? In questo canale puoi trovare tutti i range di prezzo, dai più basic ai più alti e anche in farmacia promozioni e politiche di prezzo sono molto apprezzate. «Diversamente dagli altri canali dove vengono più apprezzati regali e gadget, qui si predilige l'opportunità di provare un prodotto complementare in omaggio con l'acquisto di un altro», commenta Marco Vasario. «È un buon sistema per spingere le clienti a utilizzare i trattamenti completi: il latte detergente + il tonico, o la crema giorno + la crema notte». Aggiunge Livia Biardi: «In farmacia ci si aspetta comunque un prezzo leggermente più alto rispetto al supermercato, ma lo si accetta perché prevale la sensazione di avere il vantaggio di acquistare in un punto vendita che "garantisce" la qualità». GLI ADDETTI ALLA VENDITA SONO PIÙ PREPARATI? I farmacisti (che, ricordiamolo, devono essere presenti anche nelle parafarniacie) hanno una preparazione universitaria, ma non è detto che a tutti interessi approfondire le tematiche cosmetiche. A fronte di alcuni professionisti che elaborano prodotti per i loro clienti (vedi box), altri possono affidarsi a commesse che in alcuni casi seguono corsi di aggiornamento organizzati dalle aziende. «Molto spesso, comunque, il farmacista conosce bene la propria clientela: nelle cittadine e nei paesi, per VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato bellezza attualità 03/11/2013 Starbene - Novembre 2013 Pag. 53 (diffusione:284517, tiratura:349050) VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato esempio, la prassi è frequentare sempre lo stesso punto vendita, e ci si fida del consiglio del professionista», sottolinea Annarosa Racca. «Il farmacista può quindi essere un punto di riferimento anche per la scelta del cosmetico, leggendo e interpretando l'elenco degli ingredienti». corbis [18,2 si acquista in farmacia dei cosmetici COSA 25 L At COMPRIAMO 1^ * DI RIÙ? Anticellulite e antiage sono i prodotti più gettonati in farmacia e parafarmacia p e r i l corp Prodotti per il viso Igiene del corpo PROFESSIONI 10 articoli 03/11/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 54 (diffusione:619980, tiratura:779916) Farmaci equivalenti: una valida alternativa nella cura delle patologie genito-urinarie? Il farmaco equivalente contiene lo stesso principio attivo nella medesima quantità del medicinale di"marca". Ha la stessa formafarmaceutica, lo stesso dosaggio, la stessa efficacia e la stessa sicurezza del medicinale di riferimento e la sua immissione sul mercato è autorizzata dall'AIFA. Viene offerto al consumatore con un prezzo inferiore in quanto si tratta di un farmaco i cui brevetti sono scaduti. L'azienda che lo produce, quindi, non ha dovuto sostenere i costi di sviluppo. EGEuroGenerici è l'azienda farmaceutica che dal 2000 in Italia si prende cura della salute e del benessere delle persone offrendo quasi 200 farmaci equivalenti. Fa parte del gruppo STADA che, con quasi 8.000 dipendenti nel mondo, oggi si qualifica come una delle più importanti aziende mondiali nel campo dei farmaci equivalenti, con un portafoglio prodotti sempre aggiornato e in continua espansione. EG EuroGenerici è presente con i suoi farmaci in tutte le aree terapeutiche delle cure primarie. La sua ampia offerta comprende farmaci utilizzati per il trattamento di tutti i tipi di patologie, sia nell'acuto che nelle terapie croniche. Di recente ha presentato importanti novità nell'area genito-urologica. Per informazioni:www.eglab.it PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 47 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INFORMAZIONE PUBBLICITARIA a cura di RCS MediaGroup Pubblicità 03/11/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 28 (diffusione:192677, tiratura:292798) La ricerca farmaceutica ha un ruolo strategico Luigi Cucchi Si vive più a lungo e meglio. Oggi possiamo sperare di raggiungere il traguardo degli 82 anni, dieci in più rispetto agli anni '70. Merito dei progressi scientifici, ma anche della disponibilità di terapie innovative ed efficaci, che migliorano la qualità della salute e allungano la vita. Un risultato al quale l'Industria farmaceutica, da 70 anni, contribuisce con ricerca e innovazione: dall'avvio su scala industriale della produzione di antibiotici, alle prime vaccinazioni anti-polio, fino ai più recenti progressi terapeutici in diverse aree della medicina, come quella oncologica. Altrettanto importante, è l'impatto che il comparto farmaceutico, produce sull'economia del Paese. La relazione annuale della Banca d'Italia decrive il settore farmaceutico come «un'eccezione rispetto ad uno scenario manifatturiero in contrazione». L'occasione per renderlo noto è stata quella del tour itinerante «Produzione di valore. L'industria del farmaco: un patrimonio che l'Italia non può perdere», organizzato da Farmindustria, nella sede di Roche a Monza. Negli ultimi 5 anni le imprese italiane del farmaco hanno conosciuto una crescita del 44%, rispetto al 7 % della media manifatturiera. Inoltre la farmaceutica in Italia investe in ricerca e innovazione ben 1,2 miliardi di euro, con un'intensità 5 volte superiore alla media industriale. Nella classifica europea, per valore assoluto della produzione, è seconda, subito dopo la Germania. Quello dell'Italia, sottolinea Farmindustria, è un contesto nel quale, dal 2007 al 2011, le imprese del farmaco hanno avuto oneri complessivamente pari a 11 miliardi, derivanti da provvedimenti nazionali dettati dalle esigenze di finanza pubblica. Motivi che fanno crescere segnali di rischio. A partire dall'occupazione in calo dal 2006 di 11.500 addetti. Gli studi clinici sono diminuiti in Italia del 23 per cento in tre anni, più che negli altri grandi Paesi europei. Preoccupano anche gli investimenti, calati nel 2012 per la prima volta in dieci anni. La Lombardia rimane comunque un modello di eccellenza con istituti di fama internazionale, specializzati in campi quali farmacologia, neurologia, biotech e oncologia. Gli investimenti in ricerca delle imprese del farmaco sono il 9,1 % del totale. PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 48 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FARMINDUSTRIA 02/11/2013 Viver Sani e Belli - N.45 - 8 novembre 2013 Pag. 50 (diffusione:178924, tiratura:864000) SCRIVILI SUL CALENDARIO! Sono esami semplici, che spesso però vengono fatti solo quando si accende un campanello d'allarme. Invece la cosa migliore sarebbe eseguirli regolarmente, come un periodico "tagliando" Servizio di Federica Setacea. Stile di vita sano, buone abitudini a tavola, sport e riposo sono la ricetta per prevenire tanti disturbi. Prevenzione però non è solo questo. Alcuni esami andrebbero fatti quando si sta bene per valutare lo stato di salute generale. E il medico di famiglia a consigliarli, ma una parte del check up può basarsi sul fai da te. FAI DA TE Allo specchio: il check up dei nei Abituarsi a scrutare la pelle è una delle migliori forme di prevenzione contro il melanoma, il tumore della pelle che colpisce ogni anno più di 7mila italiani. Comefare Bisogna fare attenzione sia alla comparsa di nuovi nei sia a quelli che cambiano forma. In zone particolari del corpo, come per esempio la schiena, però, può essere difficile auto-monitorarsi, per questo il partner o i familiari giocano un ruolo fondamentale. Da sapere La mappatura dei nei va fatta dal dermatologo, invece, tutte le volte che si hanno dei dubbi, una volta all'anno per chi ha più di 50 nei e ogni due-tre anni per tutti gli altri. Per lei: I'autopalpazione del seno E una tecnica facile e indolore ma preziosa per la prevenzione dei tumori. La zona dove concentrarsi è quella sulla parte superiore a destra della mammella. Comefare Bisogna partire dall'alto, utilizzando la mano opposta alla mammella da palpare e descrivere con questa una sorta di U sfiorando il lato del capezzolo, girargli attorno e poi risalire. Quando si fa una leggera pressione sul capezzolo bisogna, poi, accertare che non esca nessun liquido. Da sapere L'esame, da eseguire ogni mese lontano dal ciclo, è utile per individuare noduli o masse dure, ma non può considerarsi un'alternativa alla mammografia. Per lui: l'autoesame dei testicoli Fra i 15 e i 40 anni farlo una volta al mese per verificare che non ci siano noduli o tumefazioni nei testicoli e sacche scrotali. Comefare Prima è utile fare un bagno o una doccia calda in modo che il calore rilassi la cute e i muscoli dello scroto e che la pelle diventi più morbida, facilitando l'autopalpazioru Poi, bisogna palpare un testicolo per volta, partendo dalla base e arrivando all'estremità opposta, con /indice e il medio sul retro e i pollici davanti. Da sapere Spesso le lesioni nodulari del testicolo hanno un'origine benigna: anche se c'è un gonfiore, mantenere la calma, sarà il medico di famiglia a decidere per una visita specialistica ed esami più accurati. OCiNl ANNO La visita dal ginecologo È indispensabile per valutare lo stato dell'utero e delle ovaie delle donne, dall'inizio dell'attività sessuale fino alla post menopausa, e ha una funzione chiave nella prevenzione di malattie sessuali. Nei consultori la visita è gratuita. // Pap test II nome per esteso è "test di Papanicolaou" ed è l'esame più importante per la prevenzione del tumore del collo dell'utero e per individuare le alterazioni che con il tempo potrebbero diventarlo. Per questo, va fatto da tutte le donne dopo l'inizio dell'attività sessuale o comunque a partire dai 25 anni, soprattutto nel caso in cui non abbiano un partner fisso, visto che il rischio di tumore all'utero è collegato alle infezioni trasmesse per via sessuale. \/ Se, dopo tre volte, il test è negativo, ripeterlo anche dopo un intervallo di tempo più lungo (nei consultori è gratuito l una vo Una seduta dal dentista Per qualcuno è una tortura, ma va affrontata. Anche in assenza di problemi specifici, il controllo dal dentista è essenziale per l'ablazione del tartaro, impossibile da fare con lo spazzolino, e come forma di prevenzione per la salute non solo della bocca, visto che denti cariati e infiammazioni gengivali possono diventare ricettacolo di infezioni pericolose per l'organismo. esistono alterazioni del nostro Dna che vengono trasmesse ai discendenti e che possono aumentare il rischio di ammalarsi di determinate malattie. OCNI 2-3 ANNI Le analisi del sangue Per assicurarsi che sia tutto nella norma, i valori da tenere più , ^ sotto controllo sono la glicemia (livello degli zuccheri nel sangue), il colesterolo Hdl e Ldl, l'azotemia, i trigliceridi, l'emocromo e la PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 49 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato salute prevenzione 02/11/2013 Viver Sani e Belli - N.45 - 8 novembre 2013 Pag. 50 (diffusione:178924, tiratura:864000) PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 50 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato sideremia, utile a cogliere eventuali carenze di ferro (in particolare per le donne). L'esame delle urine Insieme a quelli del sangue è un esame prezioso per individuare in tempo la formazione di eventuali malattie ai reni e all'apparato urinario. Può essere fatto nei laboratori di analisi anche senza prescrizione medica. I TEST "UNA TANTUM" Gli esami per la tiroide Questa ghiandola è come una "centrale elettrica" del corpo: se non funziona ha conseguenze su tutto il corpo, visto che controlla il metabolismo e le sue principali funzioni. Poiché sono in aumento i disturbi che la riguardano, i medici consigliano di controllarla una volta prima dei 40 anni. Lesame è un prelievo di sangue e richiede la prescrizione medica. L'ecografia pelvica E un'indagine innocua e indolore, utile per controllare l'utero e le ovaie, e individuare la presenza di eventuali malformazioni o masse atipiche. Nei consultori è gratuita. // controllo dell'udito E un esame che non interessa i giovani e che, se non ci sono disturbi particolari, viene consigliato dopo i 60 anni, quando una persona su tre soffre di ipoacusia (calo dell'udito). Oggi, a causa dell'inquinamento acustico in aumento, i medici raccomandano di non trascurare la salute dell'orecchio. La visita oculistica Anche prima dei 40 anni è utile per individuare anomalie che si potrebbero sviluppare in seguito, controllando la pressione interna degli occhi e il loro stato di salute generale. Dopo i 50 anni è una visita da fare più di frequente. OCNI ANNO La ricerca del sangue occulto nelle feci Secondo le attuali linee guida, tutte le persone sane al di sopra dei 40 anni (e ancor più al di sopra dei 50) dovrebbero sottoporsi a questo test per controllare se ci sono infezioni all'intestino, nel fegato e nel pancreas e, in via preventiva, per scongiurare la formazione di un tumore. OCNI 2-3 ANNI La mammografia È l'unico esame efficace e sicuro per la diagnosi precoce dei tumori al seno. I programmi di controllo basati sulla sola mammografia, negli ultimi 30 anni, hanno ridotto la mortalità per tumore alla mammella di circa il 30%: per questo oggi tutte le donne tra i 50 e i 69 anni vengono sollecitate a farla dall'azienda sanitaria di appartenenza, tramite una lettera inviata a casa. L'esame è una radiografia del seno che utilizza dosi di raggi X molto basse e non dannose per la salute, dura pochi minuti e non vengono somministrati farmaci, né utilizzato mezzo di contrasto. Le analisi del sangue completo Oltre alla verifica dei valori di base, sono consigliati esami del sangue più approfonditi. Bisognerebbe, quindi, tenere sotto controllo anche i valori del potassio, gli indici infiammatoti che indicano la presenza di un'infezione in corso e, per gli uomini il Psa, un enzima prodotto dalla prostata che, a seconda del livello di concentrazione nel sangue, da informazioni importanti sulla salute di questa ghiandola. La misurazione della pressione E un esame che costa solo qualche minuto di tempo, ma è utile anche per le persone che godono di buona salute. Serve per monitorare lo stato di cuore e reni e individuare un nemico abbastanza diffuso, cioè l'ipertensione (pressione alta). L'elettrocardiogramma Serve per testare la funzionalità del cuore e, insieme all'ecocardiogramma, che valuta il ritmo cardiaco, e all'ecocolordoppler carotideo per il funzionamento delle arterie, è un esame indispensabile per la prevenzione delle malattie a carico del muscolo cardiaco. La Moc La "mineralometria ossea computerizzata" serve alle donne per individuare l'osteoporosi e controllarne l'evoluzione. E consigliata dalla menopausa in poi. Servizio di Federica Setacea. Con la consulenza del dottore Alessandro Scoto, medico dì medicina generale all'Asl di Catania. Fumo, vita sedentaria, qualche alcolico di troppo, una dieta ricca di grassi animali: una vita stressante per l'organismo aumenta il rischio di alcuni disturbi. Dalle ultime statistiche, solo 1 uomo su 2 si è sottoposto almeno una volta nella vita a una visita andrologica, e 1 donna su 3 non ha mai fatto una mammografia. Il 43% delle persone si preoccupa della salute solo quando qualcosa non va e si sottopone ai controlli essenziali solo se è il medico di base a richiederli. 02/11/2013 Viver Sani e Belli - N.45 - 8 novembre 2013 Pag. 50 (diffusione:178924, tiratura:864000) PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 51 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ono luoghi più esposti a sostanze e materiali dannosi, come eternit, radiazioni, inquinamento o alti tassi di polveri sottili che possono più facilmente provocare allergie, dermatiti o disturbi più seri. Perché farli Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), "giocando d'anticipo" è possibile aumentare fino a cinque anni la speranza di vita con una migliore qualità. 02/11/2013 Viver Sani e Belli - N.45 - 8 novembre 2013 Pag. 54 (diffusione:178924, tiratura:864000) troppi antibiotici contro il mal di gola Agiscono solo contro i Datteri, dunque sono inutili nelle infezioni virali, quasi sempre responsabili di questo disturbo Servizio di Stefanid Rattazzi. Troppi antibiotici per il mal di gola. Sono questi i risultati di uno studio dell'università di Harvard (Usa), da poco pubblicato sulla rivista scientifica "Jama". Secondo i dati degli studiosi americani, negli Stati Uniti gli antibiotici vengono prescritti nel 60% dei casi, mentre ad averne bisogno sarebbe solo il 10%. Spesso, sono i malati stessi a chiedere gli antibiotici anche quando non servono. Quali sono, invece, le cure più adatte? Gli antinfiammatori Sono forse tra i farmaci più conosciuti: aiutano a far passare il dolore, l'infiammazione e la febbre. * «Sono sicuramente utili quando il mal di gola è accompagnato da febbre oppure quando è legato all'influenza, ma possono anche servire se non ci sono altri fastidi, ma il dolore è intenso» dice il dottor Pregliasco. * «Per un forte mal di gola può andare bene il paracetamolo, mentre se c'è febbre o si ha a che fare con l'influenza, sono utili anche l'acido acetilsalicilico, l'ibuprofene o il ketoprofene» suggerisce l'esperto. * Gli antinfiammatori vanno presi sempre a stomaco pieno per evitare possibili effetti collaterali come dolori e bruciori. * Se si stanno prendendo già altri medicinali (come l'aspirinetta per il cuore), prima di usare gli anufiammatori è bene chiedere il parere del proprio medico per evitare interazioni. I disinfettanti Tra i farmaci che possono aiutare contro il mal di gola ci sono pastiglie, spray e collutori (per esempio a base di tibenzonio ioduro, iodopovidone, benzidamina, flurbiprofene o cloridrato/ cetilpiridinio cloruro) che disinfettano la gola e riducono fastidio e dolore. * «Si tratta di medicinali che si possono acquistare senza ricetta medica, ma è importante seguire le istruzioni d'uso» dice l'esperto. * Si può chiedere consiglio al farmacista, tenendo conto anche delle caratteristiche: 10 spray è più rapido, le compresse sono pratiche, 11 collutorio da subito una sensazione di freschezza. Gli sciroppi per la tosse Se il mai di gola è accompagnato dalla tosse, oltre ai disinfettanti e agli antinfiammatori possono essere utili gli sciroppi. * «Ne esistono di tutti i tipi: per la tosse grassa (per esempio a base di amboxolo), per la tosse secca (per esempio a base di destrometorfano) e anche naturali (per esempio a base di bava di lumaca). * Sono consigliati quando la tosse diventa fastidiosa e dura da più di 4-5 giorni. Se dopo 3-4 giorni il disturbo non passa, è bene chiedere il parere del medico. * II medico deve essere consultato sempre prima di dare sciroppi antitosse ai bambini, alle donne in gravidanza o a chi segue già altre cure» precisa il dottor Pregliasco. I RIMEDI della nonna Spesso per curare il mal di gola -si ricorre ai rimedi della nonna. Ma funzionano davvero? Qualche volta, sì. «Il latte caldo, per esempio, aiuta a calmare la tesse associata al mal di gola, proprio grazie al calore, gargarismi con l'aceto di mele, invece, aiutano a placare il dolore alla gola, così come una tisana alla cannella bevuta alla sera prima di andare a letto» dice il dottor Pregliasco. * Se al mal di gola è associato il raffreddore, può servire pulire il naso con dell'acqua termale o di mare, che si trova in farmacia e che si può usare anche 3-4 volte al giorno. * Infine, se il mal di gola è associato alla febbre oppure è dovuto all'influenza, si può portare in tavola del brodo di pollo. Alcuni studi degli ultimi anni, infatti, hanno dimostrato la saggezza delle nonne: nel brodo di pollo sono contenute sostanze antinfiammatorie che aiutano a guarire prima. I decongestionanti nasali Sono spray o gocce (a base di fenilefrina, nafazolina, oximetazolina, xilometazolina) che servono a liberare il naso chiuso, spesso associato al mal di gola dovuto a virus parainfluenzali o all'influenza. * «Attenzione a non esagerare: se si superano le dosi consigliate (3-4 somministrazioni al giorno) si rischia l'effetto contrario. L'eccesso di farmaco porta a una esagerata dilatazione dei vasi sanguigni con una sensazione di gonfiore che non fa respirare meglio» dice Pregliasco. CASI IN CUI SERVONO ANTIBIOTICI Se si ha a che fare con il mal di gola associato ad altri sintomi, come febbre, raffreddore e tosse, si può ricorrere ai farmaci da automedicazione "associati", che hanno diverse funzioni: per esempio, aiutano a liberare il naso, ma contengono anche un antinfiammatorio (come PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 52 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato salute 02/11/2013 Viver Sani e Belli - N.45 - 8 novembre 2013 Pag. 54 (diffusione:178924, tiratura:864000) PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 53 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato paracetamolo e fenilefrina); oppure, associano un disinfettante a una sostanza che combatte la tosse (come destrometorfano e diclorobenzil). * «Se si usano farmaci di questo tipo, in una sola compressa sono già presenti tutte le sostanze di cui si ha bisogno, dunque non bisogna prendere altri medicinali contro il mal di gola per evitare sovrapposizioni e spiacevoli effetti collaterali» avverte l'esperto. Servizio di Stefanid Rattazzi. Con la consulenza del dottor Fabrizio Pregliasco, viralogo al dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell'università degli Studi di Milano. Quali farmaci? «I farmaci da usare contro il mal di gola combattono i sintomi tipici, come dolore o bruciore, e quelli correlati: raffreddore, tosse e febbre» spiega il dottor Fabrizio Pregliasco, virologo. 02/11/2013 Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013 Pag. 16 (diffusione:7718, tiratura:9345) La salute non arriva on line Chiara Mandelli Farmaci per curare l'impotenza e la disfunzione erettile venduti on line, senza bisogno di ricetta medica e a prezzi stracciati, facendo credere ai clienti che la vendita fosse lecita sotto il profilo legale e sicura per la salute. Era questa la proposta commerciale che offrivano i siti www.viagra-cialis-levitra.it e www.bestgenericdrugs.net. Per tutelare la salute dei consumatori è intervenuta l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha oscurato i siti e sanzionato per pratica commerciale scorretta Alex Broek, titolare del sito www.viagra-cialis-levitra.it e registrant di www.bestgenericdrugs.net, destinatario di una multa di 200.000 euro. Tutta l'operazione, durata oltre un anno, è stata realizzata grazie alla collaborazione tra l'Agcm, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), il Comando Carabinieri per la tutela della salute (Nas) e il Ministero dello Sviluppo Economico (dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione, Direzione generale per la lotta alla contraffazione). «Nei due siti - si legge nella nota dell'Antitrust - è offerta la possibilità di acquistare farmaci soggetti a prescrizione senza la necessaria ricetta medica, lasciando intendere, contrariamente al vero, non solo che la vendita on line di farmaci sia lecita in Italia, ma anche che il controllo medico non sia necessario, mettendo così a rischio la salute dei consumatori». In Italia la vendita on line di qualsiasi tipologia di farmaci è vietata, visto che la legge impone sempre la presenza fisica del farmacista e, nel caso di farmaci etici, anche una specifica prescrizione medica. Rischi per la salute II procedimento dell'Antitrust è partito su segnalazione dell'Aifa nel giugno del 2012, che ha sottolineato la provenienza quasi certamente illegale dei farmaci messi in commercio. E seguito poi il coinvolgimento nel procedimento del Ministero dello Sviluppo economico, proprio considerato il ruolo istituzionale in materia di lotta alla contraffazione. Come precisa l'Agcm nella sua relazione, «dagli accertamenti condotti d'ufficio in data 5 giugno 2012 è emerso che attraverso il sito Internet www.viagracialis-livitra.it, il professionista consentiva ai consumatori italiani di acquistare farmaci on line, compresi i cosiddetti medicinali etici, presentando la compravendita come del tutto legale e sicura sia sotto il profilo della salute sia del rispetto del completo anonimato, sottolineando, in particolare, la non necessità né della previa ricetta medica anche per i farmaci ed. etici, né di alcun controllo medico. Ai fini del perfezionamento dell'ordine di acquisto il professionista rinviava il consumatore, attraverso un link ipertestuale ("clicca qui per acquistare"), a un altro sito Internet (www.bestgenericdrugs.net) di cui risulta essere il registrant». A seguito dell'intervento cautelare del 19 giugno 2012, quindi, l'accesso dall'Italia ai due siti indicati è stato inibito. Considerato che la proposta commerciale è stata diffusa attraverso Internet, nell'ottobre 2012 è stato richiesto anche il parere all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Ne è emerso che «l'Agcom ha ritenuto scorretta la prospettazione, da parte del professionista, della completa liceità in Italia dell'acquisto on line di farmaci nonché della loro totale sicurezza avuto, in particolare, riguardo ai medicinali per i quali è richiesta la preventiva ricetta medica, osservando, peraltro, che ai fini dell'importazione di farmaci in Italia la legge impone non solo che gli stessi siano muniti dell'Aie, ma anche che il condizionamento esterno del farmaco e il relativo foglietto informativo siano redatti in lingua italiana. L'Autorità ha, altresì, considerato la particolare insidiosità della pratica commerciale censurata in ragione dello specifico target di consumatori a cui è diretta, vale a dire soggetti affetti da disfunzioni erettili, perché fa impropriamente leva sui disagi psicologici, sociali e relazionali connessi a tale problematica, inducendoli a non sottoporsi a un appropriato controllo medico ai fini della prescrizione più adatta alle loro complessive condizioni di salute». Il fenomeno della vendita on line di farmaci è esploso negli ultimi anni in tutto il mondo. In Italia è in continua ascesa nonostante i divieti di legge. Uno dei progetti più interessanti messi in atto per contrastarlo dall'Agenzia italiana del farmaco è "Fakeshare", un progetto europeo di cooperazione e intelligence avviato ufficialmente nel luglio 2013 e finalizzato a proteggere la salute dei cittadini dai pericoli derivanti dal commercio illegale di farmaci sul web. Il progetto presentato dall'Aifa, di durata biennale, è stato approvato dalla Commissione europea, che lo PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 54 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MERCATO E CONCORRENZA FARMACI 02/11/2013 Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013 Pag. 16 (diffusione:7718, tiratura:9345) PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 55 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato finanzierà con oltre 350.000 euro nell'ambito del programma "Prevention of and fight against crime". Al quadro di attività sviluppato dall'Aifa parteciperanno, in qualità di co-beneficiari, le Agenzie regolatorie di Spagna (Aemps), Portogallo (Infarmed) e Cile (Anamed), l'Università di Roma (La Sapienza, Facoltà di Psicologia) e l'Università di Trento (gruppo di ricerca e-crime, Facoltà di Giurisprudenza) e il Ministero dello Sviluppo Economico. Il progetto ha l'obiettivo di coordinare e ottimizzare le iniziative di contrasto portate avanti dai singoli Paesi europei, garantendo la gestione condivisa delle attività di monitoraggio sulle epharmacies attraverso sistemi di Information Technology gestiti dall'Aifa. IL PROGETTO FAKESHARE IN PILLOLE Promotore: Agenzia italiana del farmaco e Commissione europea Enti coinvolti: Agenzie regolatone di Spagna (Aemps), Portogallo (Infarmed) e Cile (Anamed), l'Università di Roma (La Sapienza, Facoltà di Psicologia) e l'Università di Trento (gruppo di ricerca e-crime, Facoltà di Giurisprudenza) e il Ministero dello Sviluppo economico. Costo: 350.000 euro Durata: 2 anni Obiettivo: coordinare e ottimizzare le iniziative di contrasto portate avanti dai singoli Paesi europei, garantendo la gestione condivisa delle attività di monitoraggio sulle e-pharmacies attraverso sistemi di Information Technology gestiti dall'Alfa. Fonte: dati ufficiali largo Consumo Foto: J Approfondimenti: http://tinyurl.com/Commercio ElettronicoFarmaci 02/11/2013 Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013 Pag. 83 (diffusione:7718, tiratura:9345) Buoni e alleati della salute I prodotti nutraceutici, che uniscono il mondo della nutrizione con quello farmaceutico, evidenziano un trend di crescita davvero interessante. Elena Consonni Un po' alimento, un po' farmaco: sono queste le due anime che il termine nutraceutico racchiude, avendo orgine dalla contrazione dei concetti di nutrizione e farmaceutica. Il termine "nutraceutica", che è stato introdotto per la prima volta nel 1989, indica una disciplina - in grande sviluppo a livello mondiale - che studia estratti di piante, animali, minerali e microrganismi, impiegati come nutrienti isolati, supplementi o diete specifiche. I nutraceutici hanno effetti benefìci sulla salute, in particolare per la prevenzione e il trattamento di malattie croniche: questi effetti, però, devono essere rigorosamente dimostrati con appropriati studi, sperimentali e clinici. Ogni nuovo claim nutrizionale deve superare un rigoroso iter di registrazione e il Regolamento Ce 1924/2006 definisce le regole per l'utilizzo delle indicazioni nutrizionali in etichetta dei prodotti alimentari ritenuti benefici per l'organismo. La nutraceutica è un settore in costante sviluppo. In Italia registra una crescita commerciale di circa il 10% annuo (contro il - 7 % della farmaceutica) e, secondo recenti stime, le prospettive sono di potere raggiungere valori non diversi dal farmaceutico (circa 800 miliardi di dollari all'anno) nel corso di un decennio. Nel canale farmaceutico, in particolare, i prodotti ad avere maggiormente subito i colpi della crisi sono quelli non coperti dal Servizio Sanitario Nazionale e quindi a carico del paziente (farmaci di Classe C e prodotti per l'autocura) e questo suggerisce l'ipotesi di un consumatore che, davanti alla scelta di un farmaco con caratteristiche prettamente clinico/terapeutiche, preferisce richiedere quelli rimborsabili, riservandosi di pagare di tasca propria i prodotti più specifici, quali, per esempio, i nutraceutici. «Il settore farmaceutico - afferma Cesare Sirtori, della Facoltà dì Farmacia dell'Università degli Studi di Milano, oltre che presidente di Sinut, Società italiana di nutraceutica - ha perso 16.000 addetti, mentre quello nutraceutico ne ha assorbiti altrettanti e ci sono i presupposti perché continui a crescere e a impiegare più persone. È quindi un settore che va tutelato, soprattutto in una fase economica complicata come questa». Il mercato dei nutraceutici notificati in farmacia vale oggi circa 1,6 miliardi di euro, con una crescita del 5,1% all'anno a giugno 2012. Tuttavia, mentre alcuni segmenti evolvono con tassi di sviluppo a doppia cifra (come i nutraceutici per l'apparato circolatorio o l'urologia), il trend complessivo si è dimezzato rispetto all'anno precedente. Negli Stati Uniti, però, il fenomeno continua a confermare il proprio andamento positivo: in questo Paese ci sono quasi 30.000 nutraceutici in vendita, che generano oltre 150 miliardi di dollari di fatturato. A decretare il successo di questo settore è sicuramente la capacità di incontrare l'apprezzamento e la fiducia dei consumatori. «E il gradimento deve essere davvero alto - precisa Sirtori perché si tratta di prodotti che non solo sono a pagamento (a differenza dei farmaci di classe A), ma alcuni di essi hanno un costo unitario piuttosto alto. UN ALTO GRADIMENTO Le terapie nutraceutiche per certe patologie possono costare anche un centinaio di euro al mese». Sì, perché la nutraceutica non è più, come qualche anno fa, "la medicina per i sani", ovvero un complesso di prodotti da assumere magari solo a scopo preventivo, ma la ricerca si sta indirizzando verso la cura di patologie croniche anche gravi, magari proprio quelle per cui la farmacologia "classica" non ha trovato soluzioni valide. Per esempio, uno dei settori di ricerca più attuali è quello per il trattamento del morbo di Alzheimer. «La ricerca farmacologica e biotecnologica - spiega Sirtori - non è riuscita fino ad ora a trovare soluzioni valide per questa patologia, perché ha inseguito bersagli sbagliati. Invece i risultati ottenuti finora dalla ricerca in nutraceutica sono significativi». Si sta lavorando su tre filoni, la curcumina (partendo dall'osservazione che nelle zone in cui la dieta è molto ricca di curry, di cui la curcuma è un ingrediente base, l'incidenza del morbo è molto bassa), il caprilidene, che è provato attivare il metabolismo cerebrale,^ il cioccolato amaro. Di quest'ultimo - sostiene Sirtori - sono note da tempo le proprietà anti-ipertensive, ma ora degli studi condotti dall'Università dell'Aquila stanno evidenziando come i flavonoidi in esso contenuti migliorino le funzioni cerebrali. A proposito di PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 56 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato NUTRACEUTICA CONSUMATORI 02/11/2013 Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013 Pag. 83 (diffusione:7718, tiratura:9345) PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 57 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ipertensione, si è scoperto che il succo di barbabietola ha effetti sull'abbassamento della pressione arteriosa del tutto paragonabili a quelli dei farmaci Ace inibitoli attualmente sul mercato». A volte, gli effetti dei nutrifood possono essere addirittura superiori a quelli dei farmaci. «Un gruppo di ricerca di Taiwan - prosegue Sirtori ha dimostrato che l'estratto di riso rosso contiene lo stesso principio attivo dei farmaci che abbassano il colesterolo, che però ha il medesimo effetto sull'organismo a una dose 3 o 4 volte inferiore rispetto a quella del farmaco, perché la forma in cui si trova nell'alimento presenta un migliore assorbimento. Insomma: la natura lavora meglio della tecnologia umana». Questi sono solo gli ultimi successi raggiunti dalla nutraceutica in campo clinico. «Non mi azzarderei certo a suggerire un nutraceutico per curare un diabete insulinodipendente o un'artrite reumatoide - sostiene sempre Sirtori - ma esistono prodotti ottimi per trattare l'obesità, l'artrosi e i casi di diabete alle fasi iniziali». Vista così, sembra che la nutraceutica sia più vicina al mondo del farmaceutico che a quello alimentare. «Non è solo così - spiega Sirtori - proprio perché i prodotti sono molto costosi è importante che risultino graditi anche al palato, altrimenti viene meno una forte motivazione all'acquisto. E questo compito spetta più all'industria alimentare che a quella farmaceutica. E l'industria alimentare italiana, con il suo patrimonio di eccellenza storico, ha tutte le competenze per potere immettere sui mercati internazionali prodotti nutraceutici validissimi sotto il profilo terapeutico e sensoriale, rendendo così disponibili al consumo i risultati raggiunti dalla ricerca scientifica». LO SGUARDO SUI CANALI Sul fronte dei canali di vendita è ancora la farmacia a essere protagonista, soprattutto per tutti quei prodotti destinati a patologie specifiche, il cui acquisto e utilizzo necessita la consulenza di un esperto quale il farmacista; per altri magari più destinati alla prevenzione o a problemi di salute in cui la componente alimentare ha un ruolo importante - la grande distribuzione sta acquistando sempre maggiore peso. Praticamente inesistente è il peso delle parafarmacie. «Non sono certo un esperto di mercati afferma Sirtori - ma a quanto mi risulta oggi 1' 80% del mercato è rappresentato dalle farmacie, il resto dalla grande distribuzione. Questo canale è però sempre più attento a coprire il mercato dei nutraceutici e per alcune categorie di prodotto è praticamente l'unica tipologia di rivenditore. Per esempio i fitosteroli sono sostanzialmente assenti dalle farmacie. A proposito delle farmacie, tengo a sottolineare che forse sono le più interessate a supportare il mercato dei nutraceutici. Infatti si stima che una farmacia che realizzi oltre il 60% del suo fatturato dalle vendite di farmaci sia destinata alla chiusura nel giro di un paio di anni. Il settore dei nutraceutici (insieme alla cosmetica) è uno di quelli in cui è possibile realizzare differenziazioni di business più interessanti». Infine c'è la ristorazione: quella collettiva, infatti, potrebbe rappresentare, sulla carta, un veicolo perfetto per alimenti con valenze salutistiche, almeno a livello preventivo. Di fatto, però, c'è ancora molta strada da fare su questo fronte. «Il settore della ristorazione collettiva sta attraversano un momento difficile - racconta Sirtori - soprattutto per le società che sono fortemente specializzate nella refezione delle strutture pubbliche, come scuole e ospedali, che soffrono per gli enormi ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Ho tentato di sondare il terreno con alcuni operatori di questo settore e, sebbene l'interesse ci sia, temo non sia il momento per inserire nei menù prodotti che hanno un prezzo decisamente superiore agli alimenti tradizionali». Questo è un peccato perché proprio la ristorazione collettiva potrebbe essere il canale attraverso cui insegnare, soprattutto alle nuove generazioni, uno stile alimentare più corretto. «In Italia - ha affermato Luigi Fontana, professore dell'Università di Salerno intervenendo a un convegno svoltosi nell'ambito dei saloni Nuce International e Food-Ing International - negli ultimi 150 anni la vita media è raddoppiata, ma questo invecchiamento non coincide con un'adeguata qualità della vita a causa delle malattie: circa 1*85% degli ultra-sessantacinquenni soffre di almeno una patologia cronica; circa il 70% di due o più. Si può fare business promuovendo la salute. L'Italia potrebbe svolgere un ruolo leader a livello mondiale in questa direzione, mettendo in rete le strutture esistenti sul territorio (ospedali, ambulatori, medici, scuole, istituti alberghieri, ecc.) e le industrie agroalimentari per fornire prodotti salubri e insegnare alla gente a mangiare bene, a svolgere attività fisica e a seguire tutti gli interventi che promuovono salute e longevità». È nato a Verona, lo scorso ottobre, un polo per la nutraceutica, frutto della collaborazione tra la società di consulenza Total Quality Food e il Centro internazionale Aptuit per la Scoperta e lo Sviluppo del Farmaco di Verona. La 02/11/2013 Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013 Pag. 83 (diffusione:7718, tiratura:9345) PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 58 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato nutraceutica è un settore vivace in cui non solo le aziende farmaceutiche, ma anche quelle alimentari, possono giocare un ruolo importante, ma devono fare i conti con la difficoltà nel registrare nuove indicazioni salutistiche. La registrazione di nuovi ingredienti e indicazioni è procedura rigorosa, che deve essere supportata da dati scientifici chiari e inconfutabili. Fino ad ora, infatti, la Commissione europea ha cassato l .600 indicazioni salutistiche, perché ritenute prive di fondamenti scientifici. La collaborazione tra le due società mira a fornire alle imprese alimentari gli strumenti per realizzare nuovi prodotti e claim nutrizionali e salutistici inattaccabili dal punto di vista scientifico e legale. I servizi offerti sono diversi: ricerche di mercato e audit preliminari presso le imprese, per lo studio o il lancio dei nuovi alimenti e relativi claim; ideazione e formulazione di nuovi ingredienti e alimenti con determinate caratteristiche qualitative innovative; progettazione e realizzazione di studi clinici e preclinici mirati alla validazione dei claim, redazione dei dossier tecnici necessari per richiedere l'approvazione dei claim; sviluppo di nuove metodiche analitiche per analizzare la conformità legale dei packaging alimentari e dei materiali a contatto con gli alimenti. «Emerge sempre più insistente - ha affermato Giuseppe Patat, amministratore unico di Total Quality Food, nel presentare la nascita del polo - la necessità delle aziende di rispondere alle richieste di alimenti di elevato profilo nutrizionale, avanzate da consumatori sempre più consapevoli e dall'Ue, che valuta la sicurezza e l'efficacia degli alimenti con un rigore molto simile a quello applicato ai farmaci. Tqf e Aptuit saranno al fianco delle imprese in questa sfida di innovazione, che anche le Regioni sostengono attraverso appositi finanziamenti». «Sono molto soddisfatto - ha c o m m e n t a t o Mark Hembarsky, vicepresidente e direttore di sede di Aptuit Verona - che le competenze e l'esperienza del nostro centro trovino applicazione anche nel comparto dell'industria alimentare». • NUTRACEUTICA: DEFINIZIONE, BENEFICI, AMBITI APPLICATIVI Neologismo coniato dal Doti Stephen L. De Felice nel 1989 per sincresi del termini nutrizione e farmaceutico, indica la disciplina che studia tutte le sostanze alimentari che, per comprovate proprietà funzionali, si collocano al limite tra l'alimento e il farmaco, al fine di preservare la salute psico-fisica dell'individuo, migliorarne qualità ed aspettativa di vita, bellezza e benessere, coadiuvare il trattamento di patologie croniche. Foto: i Percorso di lettura: www.largoconsumo.info/012010/PL-0110001 .pdf (Alimenti dietetici, anallergici, salutistici, probiotici e integratori) 02/11/2013 Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013 Pag. 104 (diffusione:7718, tiratura:9345) Manager tra i medicinali Le nuove esigenze del settore farmaceutico hanno aumentato la richiesta di manager esperti in farmacoeconomia, anche a livelli capillari. Robert Hassan Nel settore farmaceutico, le esigenze di compliance da una parte e la necessità di confrontarsi con le strutture sanitarie a livello regionale dall'altra hanno prodotto una domanda di dirigenti e quadri esperti di regulatory, quality, price and reimbursement e di tutta la gamma che sotto il nome di market access contiene la conoscenza degli enti regolatori e decisori, le pubbliche relazioni, la farmaco-economia. Nello specifico, gli esperti di regulatory affairs hanno la responsabilità di implementare e gestire il proprio portafoglio di farmacie attraverso attività di scouting, visite dirette e gestione delle trattative. Questa figura deve raggiungere gli obiettivi di fatturato sui clienti assegnati, nonché promuovere lo sviluppo di business sul territorio, avere una conoscenza della legislazione europea e italiana relativa ai medicinali, una buona conoscenza di argomenti di tecnologia farmaceutica, una capacità di aggiornare la documentazione tecnica in occasione delle domande. Occorre, inoltre, predisposizione ai rapporti interpersonali, spiccata propensione al lavoro in team, orientamento al risultato, affidabilità e una buona conoscenza della lingua inglese. Il titolo di studio richiesto è la laurea in Ctf, Farmacia, Biologia o Biotecnologie e preferibilmente un Master in Discipline Regolatorie. La retribuzione lorda annua per una figura junior è di 23/27.000 euro, dopo due anni di esperienza lo stipendio può salire a 33/35.000 euro. «In Italia - afferma Francesca Contardi, amministratore delegato di Page Personnel, società di ricerca del personale - mancano all'appello un numero consistente di drug safety officers (farmacovigilanza) e di regulatory affairs: sono professioni tecniche che operano RICHIESTE ANCHE NEL MARKETING in un ambito molto delicato per il settore farmaceutico. La richiesta è alta, ma i candidati pochi, eppure le retribuzioni raggiungono i 36.000 euro lordi annui. E, a differenza di quanto avviene per gli infermieri, non si riesce a sopperire alle c a r e n z a dei c a n d i d a t i a t t i n g e n d o all'estero. L'esperto in farmacovigilanza svolge attività di Drug Safety e Drug Surveillance: si occupa di raccogliere, gestire ed elaborare i dati riguardanti la sicurezza dei farmaci, monitorare i dati e gestire gli eventi avversi seri (Eas) provenienti dagli studi clinici, dalla letteratura e da segnalazioni spontanee; informare gli enti di competenza per la salute pubblica, inclusi i comitati etici e corpi regolatori sugli eventi avversi dei farmaci, elaborare i rapporti periodici di aggiornamento sulla sicurezza», aggiunge Francesca Contardi. Nonostante i provvedimenti legislativi abbiano ridotto i margini delle industrie farmaceutiche, esse si sono ristrutturate e hanno dato vita a un vivace mercato del lavoro, sia di sostituzione sia di incremento organici per particolari posizioni. A un restringimento strutturale degli informatori sul campo è conseguita essenzialmente una riduzione dei capi area e dei direttori vendite. Più richiesti invece i direttori generali, di business unit e marketing. Con la regionalizzazione della spesa sanitaria il settore farmaceutico sta infatti rafforzando le attività di marketing e sta andando alla ricerca di manager sempre più competenti dal punto di vista scientifico, ma con un forte background di business e marketing che lo strutturino adeguatamente per relazionarsi con key opinion leader e per fare lobbying su spesa e autorizzazioni dei farmaci. In linea con questo trend, saranno proprio le figure dedicate al marketing con formazione scientifica quelle più richieste in questo periodo. Formazione scientifica, preferibilmente medica, unita a nozioni di marketing, statistica e farmaco-economia sono generalmente gli elementi vincenti che questa figura deve possedere. Il profilo ideale è quindi un mix di competenze scientifiche ed economiche Quasi la totalità dei profili che attualmente ricoprono tale ruolo ha svolto un master. Alcune industrie farmaceutiche italiane mostrano una vivacità nei processi di riconversione dei prodotti e nell'espansione all'estero, tanto con acquisizioni quanto con prodotti a valenza multinazionale, tali da rappresentare una possibilità di occupazione e sviluppo anche nelle aree del marketing centrale, dei coordinatori o direttori di regione per gran parte del mondo. Vivace è inoltre la presenza di giovani aziende italiane nel campo biomedicale e nutraceutico. In questo ultimo ambito, le PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 59 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato RISORSE UMANE FARMACEUTICI 02/11/2013 Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013 Pag. 104 (diffusione:7718, tiratura:9345) PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 60 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato retribuzioni sono contenute, legate alla dimensione aziendale e alla governance familiare. Nelle esperienze internazionali, invece, si assiste all'adeguamento retribuivo rispetto ai livelli europei. Tra le altre figure richieste nell'area farmaceutica, spiccano anche i medicai adviser e i medicai liaison. Il primo è responsabile di un'area terapeutica, collabora con le diverse funzioni aziendali e gestisce gli studi clinici della sua area. Svolge attività di training alla forza vendite, partecipa a incontri scientifici, mantiene i contatti con i key opinion leaders, fornisce supporto medico-scientifico all'attività di marketing, alle funzioni aziendale e ai clienti. Infine, crea e verifica le modalità di promozione della letteratura scientifica. Il medicai liaison, invece, fornisce il più qualificato supporto medico-scientifico relativamente ai prodotti del listino in un'area geografica a lui affidata. Sul fronte retributivo, il medicai adviser ha uno stipendio lordo annuo tra i 40 e gli 80.000 euro, mentre il medicai liaison tra i 35 e i 60.000 euro. LA RETRIBUZIONE DEI MANAGER DEL SETTORE FARMACEUTICO (euro) ruolo retribuzione annua lorda minimo massimo Market acces manager 60.000 120.000 Esperti in regulatory affairs 23.000 50.000 Medicai adviser 40.000 80.000 Medicai liaison ruolo 35.000 60.000 Fonte: elaborazione dell'autore targo Consumo Foto: ) Percorso di lettura: www.largoconsumo.info/032010/PL-0310003.pdf {Farmaco e parafarmaco) 03/11/2013 Starbene - Novembre 2013 Pag. 20 (diffusione:284517, tiratura:349050) INFLUENZA BASTA PRENDERE ANTIBIOTICI A CASO II 28% degli italiani li usa al primo starnuto. E così sta sempre peggio Rossella Briganti ncredibile ma vero. Secondo un sondaggio condotto da Assosalute (Associazione nazionale dei farmaci di automedicazione) su mille italiani tra i 18 e i 64 anni, ben il 27,7 per cento assume gli antibiotici di propria iniziativa per "curare" l'influenza. Ma come, dopo tante campagne di informazione, c'è ancora chi pensa che prendere subito l'antibiotico sia il modo migliore per stroncare i sintomi influenzali? Evidentemente il messaggio che gli antibiotici non servono contro le infezioni virali, come l'influenza, ma soltanto contro quelle batteriche non è ancora stato recepito. PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 61 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SALUTE NEWS 03/11/2013 Starbene - Novembre 2013 Pag. 21 (diffusione:284517, tiratura:349050) LA "VERA" CURA: LANA, LATTE, LETTO Ma se i farmaci amati dagli italiani, in questo caso non servono, come si cura l'influenza?"Lana, latte, letto", dicevano le nonne. Perché l'influenza non ha dei farmaci specifici (l'antivirale viene prescritto solo con un quadro clinico molto grave o in pazienti immunocompromessi) ma beneficia solo di comportamenti di buon senso che "alleggeriscono" suo naturale decorso. «Innanzitutto il riposo», precisa Aurelio Sessa. «Stare a letto, sotto le coperte, favorisce la sudorazione e abbassa la temperatura corporea. E poi, mangiare poco e leggero, per non sovraffaticare l'organismo già impegnato a combattere il nemico, e bere tanti liquidi (non solo latte scremato, ma té, tisane, succhi di frutta e spremute) per reintegrare quelli persi con la febbre. E, naturalmente usare i farmaci di automedicazione (quelli da banco per intenderci) che non hanno un'azione diretta sul virus influenzale ma aiutano ad alleviare i sintomi». Quali? Leggi qui a lato. USA I FARMACI ANTIPIRETK SOLO SE LA FEBBRE SUPERA I 38,5 GRADI PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 62 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SALUTE NEWS 03/11/2013 Starbene - Novembre 2013 Pag. 63 (diffusione:284517, tiratura:349050) Cure mirate per il melasma LA COLPA È DEGLI ORMONI: APPARE "A MASCHERINA" SUL VISO E RICHIEDE FARMACI PRESCRITTI DAL DERMATOLOGO Le macchie provocate dalle variazioni ormonali, come quelle della gravidanza, della pre-menopausa, deila pillola anticoncezionale o da terapie ormonali sostitutive, si riconoscono perché affiorano soprattutto su guance e zona perilabiale, con il tipico aspetto "a mascherina", o sulle areole dei seni. Il primo passo è usare creme con filtri solari alti tutto l'anno. «Ma meglio non effettuare trattamenti troppo aggressivi sul melasma, inclusi i laser e i peeling chimici che, creando una reazione infiammatoria, paradossalmente possono accentuare, anziché diminuire, le macchie», avverte la dottoressa Bucci. Il melasma ha bisogno di trattamenti specifici: sono indicati, per esempio, i preparati farmacologici, prescritti da un dermatologo e da evitare in gravidanza, a base di retinoidi, come la tretinoina con percentuali variabili dallo 0,025% allo 0,05%, o di AHA (acidi della frutta), che agiscono aumentando il turnover cellulare. «Recenti studi effettuati in Germania, pubblicati da Journal of thè European Academy of Dermalology and Venereology, hanno dimostrato che nel melasma si verifica un aumento della vascolarizzazione proprio all'interno della macchia e che, quindi, sembra funzionare una crema a base di acido tranexamico (un antiemorragico). Il prodotto non è ancora commercializzato, ma può essere preparato in farmacia presentando la ricetta di un dermatologo», conclude Mariuccia Bucci. trunck archive corbis Copre le discromie come un leggero fondotinta e grazie al complesso glucosamine contribuisce a ridurre l'eccesso di produzione di melanina: RegeneristCC Cream Complexion Corrector dì Olaz, spf 15, 50 mi, 22,90 €. Nei super. I pigmenti minerali assicurano una copertura perfetta. È waterproof e resistente alla traspirazione: Fondotinta in crema compatto correttore 12 h Dermablend di Vichy, spf 30, in 5 nuance. 24 €. In farmacia. Sul melasma gravidico: http://tinyurl.com/73f6cdx PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013 63 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato bellezza speciale PERSONAGGI 2 articoli 02/11/2013 Repubblica.it Sito Web Ordinanza shock, è bufera Emiliano: "Previene i reati" Pierluigi Introna (Sel): "Provvedimento inapplicabile dal punto di vista pratico". D'Ambrosio Lettieri (Pdl): "Sceneggiate da fine impero"Ordinanza shock, è bufera Emiliano: "Previene i reati" Pierluigi Introna (Sel): "Provvedimento inapplicabile dal punto di vista pratico". D'Ambrosio Lettieri (Pdl): "Sceneggiate da fine impero" di RAFFAELE LORUSSO Giù la testa. Saranno pure i giorni della ribalta cinematografica di Checco Zalone, ma l'ultima ordinanza di Michele Emiliano riporta al western all'italiana di Sergio Leone. O forse direttamente agli scherzi di Amici miei. Quella lunga lista di divieti - dagli sguardi di sfida alle facce un po' così - avrà fatto sorridere quanti da sempre vivono fuori dalla legalità. Gli stessi che, poco più di un anno fa, risposero con un sonoro "marameo" all'ordinanza con cui Michele Emiliano aveva cercato di mettere al bando i botti di fine anno. L'EDITORIALE Lo sguardo di sfida e le sgagliozze Il problema di queste regole non è tanto scriverle, ma farle rispettare. Nella classe politica locale nessuno si fa illusioni. Pierluigi Introna, capogruppo di Sel, in consiglio comunale riconosce la sostanziale inapplicabilità delle norme. "L'ordinanza del sindaco ha senso politicamente, ma dal punto di vista pratico credo che difficilmente potrà produrre effetti", sottolinea. Come dire che la polizia municipale non potrà far cassa con le multe per l'espressione vagamente minacciosa che dovesse leggere sul volto di qualcuno. "Quello di Emiliano - dice ancora Introna - è un messaggio alle istituzioni affinché prendano di petto quello che è diventato un fenomeno dilagante. Gli abusi e i soprusi sono ormai all'ordine del giorno. C'è un'impressionante regressione culturale della popolazione. La prepotenza, la strafottenza e l'arroganza sono atteggiamenti sempre più diffusi anche nei giovanissimi. Il sindaco ha messo il dito nella piaga, ma non può farci nulla: lui è il primo a saperlo ". Quando Michele Emiliano proclama urbi et orbi che "questa è una forma di prevenzione e che un sindaco e le forze di polizia sanno riconoscere uno sguardo di sfida" avrà le sue buone ragioni. Peccato, però, che non riesca a convincere neanche un po' le opposizioni. "È da dieci anni che chiediamo ordinanze per sanzionare chi non rispetta le regole - accusa Filippo Melchiorre, capogruppo di Fratelli d'Italia - Emiliano arriva soltanto adesso, esagerando. Come si fa a giudicare se uno sguardo è di sfida? E se una persona è assorta nei suoi pensieri? Diciamo la verità: quella del sindaco è una trovata elettorale e niente di più". Luigi D'Ambrosio Lettieri, segretario cittadino del Pdl, è ancora più netto. "Stiamo assistendo alle sceneggiate di fine impero - osserva Pur di guadagnarsi la ribalta Emiliano è ormai disposto a tutto. Anche a ridicolizzare la città e a far mettere alla berlina un argomento serio come la sicurezza dei nostri concittadini e il decoro urbano". Il parlamentare del Pdl chiede come potranno essere riconosciuti e sanzionati "gli sguardi di sfida e come dovrebbero gestire questo divieto surreale forze dell'ordine e vigili urbani. "Il sindaco improvvisamente tornato sceriffo - insiste D'Ambrosio Lettieri - ci spieghi come mai, dopo dieci anni di degrado e abbandono, dopo pagine e pagine di giuste e sacrosante rimostranze dei residenti, a pochi mesi dalla fine del suo mandato di non ammini-stratore di una città disfatta, l'unica cosa che riesce a fare è mettere in fila una serie di divieti". PERSONAGGI - Rassegna Stampa 03/11/2013 65 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Bari 02/11/2013 Repubblica.it Sito Web "Vietati gli sguardi di sfida in piazza" Bari insorge contro l'ordinanza choc Il sindaco Michele Emiliano emana una lunga lista di divieti da osservare nelle principali piazze della città. Ma i comitati dei cittadini che avevano sollecitato maggiore sicurezza prendono le distanze: "Una esagerazione""Vietati gli sguardi di sfida in piazza" Bari insorge contro l'ordinanza choc Il sindaco Michele Emiliano emana una lunga lista di divieti da osservare nelle principali piazze della città. Ma i comitati dei cittadini che avevano sollecitato maggiore sicurezza prendono le distanze: "Una esagerazione" Vietati gli sguardi di sfida. Il sindaco 'sceriffo' di Bari sforna un'ordinanza che sta dividendo la citta. Ai baresi proprio non va giù questo provvedimento che vieta "di sostare prolungatamente in gruppo superiore a cinque persone, con atteggiamento di sfida, presidio o di vedetta, o comunque in modo tale da impedire la piena fruibilità della piazza agli altri cittadini ed ai turisti". L'inosservanza di questa norma costituirà una palese violazione punibile con una denuncia o con multe comprese tra i 25 e i 500 euro. L'editoriale / La deriva di Emiliano Leggi:Il testo /Sondaggio:Di' la tua "Vale esclusivamente per i pregiudicati e per prevenire reati. Ovunque nel mondo la polizia può vietare a gruppi di persone di ingaggiare tra loro conflitti potenzialmente violenti prima che si verifichino" risponde il sindaco Pd investito dalle polemiche. Gli sguardi di sfida sono tassativamente vietati in 5 piazze centrali della città, Umberto, Garibaldi, Moro, Balenzano e Battisti, al pari di palloni, bocce, pattini, atteggiamenti indecorosi e bivacchi. Sei mesi di tolleranza zero così come avevano chiesto i comitati di quartiere che da anni tramite petizioni popolari e manifestazioni invocano il rilancio dei giardini della città. "Ma forse il sindaco ha un po' esagerato, è andato oltre le nostre richieste..." commentano ora i referenti dei comitati. Eppure nell'ordinanza viene citata la petizione popolare di 1700 residenti della zona ma anche il dossier presentato mesi fa al Comune e nel quale vengano testualmente citati alcuni fenomeni incresciosi come "la costante presenza del nero-pusher in cerca di clienti" o "gli anziani omosex appostati in adescamento di prestazioni a basso costo". Il problema di queste regole non è tanto scriverle, ma farle rispettare. Nella classe politica locale nessuno si fa illusioni. Pierluigi Introna, capogruppo di Sel, in consiglio comunale riconosce la sostanziale inapplicabilità delle norme. "L'ordinanza del sindaco ha senso politicamente, ma dal punto di vista pratico credo che difficilmente potrà produrre effetti". "È da dieci anni che chiediamo ordinanze per sanzionare chi non rispetta le regole - accusa Filippo Melchiorre, capogruppo di Fratelli d'Italia - Emiliano arriva soltanto adesso, esagerando. Come si fa a giudicare se uno sguardo è di sfida? E se una persona è assorta nei suoi pensieri? Diciamo la verità: quella del sindaco è una trovata elettorale e niente di più". Luigi D'Ambrosio Lettieri, segretario cittadino del Pdl, è ancora più netto. "Stiamo assistendo alle sceneggiate di fine impero - osserva - Pur di guadagnarsi la ribalta Emiliano è ormai disposto a tutto. Anche a ridicolizzare la città e a far mettere alla berlina un argomento serio come la sicurezza dei nostri concittadini e il decoro urbano". PERSONAGGI - Rassegna Stampa 03/11/2013 66 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. 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