FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 03/11/2013
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INDICE
IN PRIMO PIANO
Il capitolo non contiene articoli
SANITÀ NAZIONALE
03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Diabete (in) sostenibile
6
03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Problemi che si sommano
8
03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale
In ritardo l'Europa unita della sanità
9
03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale
La diagnosi scritta sulla pelle
11
03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Con i malati anziani obiettivi meno severi e terapie più soft
12
03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale
L'occasione per innalzare la qualità dell'assistenza
14
03/11/2013 Il Sole 24 Ore
Morire di polveri sottili
15
03/11/2013 Il Giornale - Nazionale
Nella Penisola si vive a lungo, ma per gli anziani c'è ancora molto da fare
16
03/11/2013 Libero - Nazionale
Curati in Europa a spese dell'Italia È allarme conti
17
03/11/2013 La Padania - Nazionale
Zaia: è il Suem 118 il vero GRANDE FRATELLO SALVAVITA: mille interventi al giorno
19
02/11/2013 D Repubblica
IL cancro? non ha un futuro
20
VITA IN FARMACIA
03/11/2013 Corriere della Sera - Milano
Un lombardo su tre rinuncia al dentista Fatturato giù del 25%
24
03/11/2013 Corriere della Sera - Milano
«Caso Stamina, il Pirellone non illuda i malati»
26
03/11/2013 La Repubblica - Bari
* Policlinico, il dirigente è d'oro
27
03/11/2013 La Repubblica - Palermo
* Regione, la grana sanità privata
28
03/11/2013 La Repubblica - Genova
* Sanità, i malati dribblano la Liguria
30
03/11/2013 La Repubblica - Genova
Farmaci scaduti a un disabile la Procura apre un'inchiesta
32
03/11/2013 La Repubblica - Genova
"Ma i nostri non scappano più e ora puntiamo sui nuovi centri"
33
03/11/2013 La Stampa - Alessandria
In breve
34
03/11/2013 La Stampa - Savona
Rapina con una pistola la farmacia Fascie
36
03/11/2013 Il Messaggero - Abruzzo
Pochi utili, farmacia comunale vendesi
37
03/11/2013 Avvenire - Bologna
Farmacisti cattolici. Celebrazione per i defunti Il Vangelo e il magistero, guide nella
professione
38
03/11/2013 Il Secolo XIX - Genova
«Pronto soccorso, basta caos e liti»
39
03/11/2013 Il Secolo XIX - Savona
Pistola in pugno assalta farmacia
40
03/11/2013 Il Secolo XIX - Savona
«HA CHIESTO I SOLDI CHE ERANO IN CASSA»
41
03/11/2013 Il Tempo - Roma
La Regione ricostituisce la Commissione di vigilanza sull'emodialisi
42
03/11/2013 QN - La Nazione - Livorno
Un punto di ascolto nelle farmacie per sostegno e aiuto ai cittadini
43
03/11/2013 Starbene
cosmetici in farmacia sono davvero migliori?
44
PROFESSIONI
03/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Farmaci equivalenti: una valida alternativa nella cura delle patologie genito-urinarie?
47
03/11/2013 Il Giornale - Nazionale
La ricerca farmaceutica ha un ruolo strategico
48
02/11/2013 Viver Sani e Belli
SCRIVILI SUL CALENDARIO!
49
02/11/2013 Viver Sani e Belli
troppi antibiotici contro il mal di gola
52
02/11/2013 Largo Consumo
La salute non arriva on line
54
02/11/2013 Largo Consumo
Buoni e alleati della salute
56
02/11/2013 Largo Consumo
Manager tra i medicinali
59
03/11/2013 Starbene
INFLUENZA BASTA PRENDERE ANTIBIOTICI A CASO
61
03/11/2013 Starbene
LA "VERA" CURA: LANA, LATTE, LETTO
62
03/11/2013 Starbene
Cure mirate per il melasma
63
PERSONAGGI
02/11/2013 Repubblica.it
Ordinanza shock, è bufera Emiliano: "Previene i reati"
65
02/11/2013 Repubblica.it
"Vietati gli sguardi di sfida in piazza" Bari insorge contro l'ordinanza choc
66
SANITÀ NAZIONALE
11 articoli
03/11/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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Diabete (in) sostenibile
Una malattia che è sempre più diffusa e sempre più costosa. Prevenzione e diagnosi precoce potrebbero
risolvere i problemi
Alle pagina 44-45
I numeri del diabete sono quelli, apocalittici, snocciolati ormai da anni con preoccupazione dagli addetti ai
lavori. Cinquecento milioni di malati nel mondo previsti per il 2030, più di tre milioni solo in Italia, dove un altro
milione di persone ha la glicemia alta e non lo sa.
Dal 2000 a oggi nel nostro Paese il numero di persone che soffrono di diabete è cresciuto di circa un milione,
una tendenza che ha tante cause e un effetto certo, quello sui conti dell'Italia: oggi il diabete costa al Paese
circa 9 miliardi di euro, ovvero il 9% della spesa sanitaria totale.
Il vero problema sono i tantissimi che non riescono a mantenere nei limiti la glicemia: succede a circa un
diabetico su due, che così si espone a complicanze come ictus, infarti, insufficienza renale e dialisi,
amputazioni, cecità. Basta una sola complicanza per far quadruplicare il costo medio per paziente; con due
complicanze la spesa si moltiplica per sei; con quattro si moltiplica addirittura per venti: lo sottolineano gli
esperti dell'associazione Diabete Italia, in vista della Giornata Mondiale del Diabete, il prossimo 14 novembre.
«Una glicemia alta oggi, la pagheremo a caro prezzo fra 10 o 20 anni con le complicanze che si
presenteranno in futuro: per questo ormai è chiaro che il diabete va curato bene fin da quando si manifesta osserva Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia -. L'idea di essere "aggressivi" mano a mano che la
malattia peggiora è un errore. Dati raccolti in Israele, dove i malati vengono educati e curati tempestivamente,
mostrano che nel giro di 6-7 anni dall'avvio di politiche di trattamento adeguate lo Stato risparmia, oltre a
garantire maggiore salute ai cittadini».
Un buon compenso del diabete fin dall'esordio della malattia consente vantaggi consistenti nel lungo periodo:
perfino a 30 anni di distanza il rischio di malattie cardiovascolari resta più basso, stando ad esempio ai
risultati dello United Kingdom Prospective Diabetes Study, iniziato alla fine degli anni 70 per seguire nel
tempo circa 5 mila pazienti. Fra l'altro, la terapia in prima battuta spesso non richiede farmaci: se il diabete
viene riconosciuto presto, si può intervenire con la dieta e il movimento, ottenendo ottimi risultati. «Per questo
è fondamentale non trascurare valori lievemente alterati di glicemia scoperti per caso - aggiunge Carlo Bruno
Giorda, presidente della Fondazione dell'Associazione Medici Diabetologi -. Modificare in questa primissima
fase lo stile di vita significa spesso riuscire a prevenire un diabete vero e proprio».
Se il problema non «rientra», non bisogna tuttavia darsi per vinti e occorre mettercela tutta per arrivare
all'obiettivo di cura, che oggi non è più lo stesso per tutti, come accadeva fino a poco tempo fa: l'emoglobina
glicata , il valore che dà un'idea dell'andamento della glicemia nell'arco degli ultimi due-tre mesi, non deve
essere per forza mantenuta al di sotto del 7% (valore normale di riferimento) sempre e comunque; la soglia
può infatti variare a seconda delle caratteristiche e delle condizioni del paziente: può ad esempio essere più
bassa, se altri fattori di rischio impongono un controllo del glucosio nel sangue più stretto; al contrario, può
essere tollerato un valore più alto, come accade negli anziani (si veda accanto ). Ma perché è così difficile
tenere a bada la glicemia? «Essere diabetici è difficile - commenta Antonio Ceriello, presidente
dell'Associazione Medici Diabetologi (AMD) -. Chiediamo ai pazienti che seguano una dieta sana, facciano
esercizio fisico, controllino con costanza la glicemia, assumano sempre i farmaci. Per riuscirci devono essere
molto motivati e non è sempre scontato in una malattia che non dà dolore e si manifesta con sintomi solo
quando è ormai troppo tardi e le complicanze sono gravi: la terapia di una malattia cronica perciò è
psicologica, prima ancora che farmacologica. Poi certo il sistema non aiuta: risparmiare oggi sulla
prevenzione e i trattamenti precoci, come tende a fare il Servizio sanitario, è un atteggiamento miope che si
rivelerà un costo enorme in ricoveri domani. I vecchi modelli di assistenza potevano andare bene in passato: i
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numeri dei malati attuali e quelli previsti per i prossimi decenni non ci consentono di ragionare come prima».
Le avvisaglie di tempesta già ci sono: secondo i dati del rapporto Cineca-Arno, nel 2006 ogni diabetico è
costato al Servizio sanitario 2.589 euro, nel 2010 si è saliti a 2.756. Un incremento preoccupante soprattutto
perché deriva dalla crescita delle ospedalizzazioni: i costi delle terapie sono rimasti uguali, quelli delle
prestazioni ambulatoriali sono scesi ma i ricoveri sono aumentati, segno che le complicanze sono lungi
dall'essere prevenute e, anzi, l'assistenza si sta spostando sempre più negli ospedali. Che cosa si può fare?
«È il momento di agire davvero: sappiamo già quali sono le iniziative efficaci - risponde Caputo -. Un passo
essenziale è la gestione integrata dei pazienti, assieme ai medici di base, non dividendoci i casi a seconda
della gravità, bensì condividendo responsabilmente il trattamento. Al momento della diagnosi il paziente
dovrebbe essere visto da un diabetologo per impostare le cure; poi il diabetico può essere seguito dal suo
medico. Se però le condizioni cambiano o c'è un peggioramento e diventa necessario modificare le terapie,
occorre cooperare nuovamente con lo specialista. Questo è il percorso ideale, ma nella realtà il 40-50 % dei
diabetici non ha mai visto un diabetologo in vita sua. Perfino il sistema di esenzione dei ticket fa acqua: 1
malato su 4 non ha esenzione, perché non vuole rivelare di essere malato ma anche perché non è stato
informato o è stato informato male, magari dicendogli che se ha esenzioni per età non è necessaria quella
per il diabete. Non è vero, perché questa, ad esempio, serve per accedere ai materiali per l'autocontrollo
della glicemia». Così «salta» l'automonitoraggio, che secondo diversi studi sarebbe utile, almeno
saltuariamente, anche per i pazienti con diabete di tipo due che non prendono insulina.
Di questo passo, a meno di cambiare rotta, investendo sul serio nella prevenzione, «la marea» dei diabetici ci
sommergerà ben presto: l'età di comparsa del diabete di tipo 2 sta scendendo, oggi i casi sono tanti già fra i
30-40enni e se ne registrano perfino nella tarda adolescenza. Significa dover convivere sempre più a lungo
con la malattia e i suoi pericoli, se non viene ben curata. «Nella popolazione generale (tutti gli italiani da zero
anni in su) la diffusione del diabete è stimata del 5-6%, mentre fra gli adulti (20-79 anni) i casi quasi
raddoppiano: 1 adulto su 10 ha il diabete e, se non ce ne occupiamo presto e bene, il prezzo da pagare sarà
molto salato per tutti» conclude Caputo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
14 novembre
La Giornata mondiale del Diabete
Il 14 novembre è La Giornata mondiale del Diabete, istituita dalle Nazioni Unite nel 2006 e coordinata in Italia
da Diabete Italia. Sono previsti 500 eventi, organizzati da Associazioni fra persone con diabete, medici,
infermieri, dietisti e altri volontari. Le città coinvolte saranno 400. La maggior parte delle attività si svolgeranno
fra il 9 e il 10 novembre (l'elenco è sul sito www.giornatadeldiabete.it).
In molte Regioni i volontari proporranno a tutti i cittadini di firmare una Cartolina che verrà consegnata
all'Assessore alla Salute della Regione, per spingerlo a mettere a disposizione le risorse e le strutture
necessarie per prevenire e gestire al meglio il diabete e mettere in atto i suggerimenti del Piano nazionale
Diabete, aggiornando i modelli di assistenza spesso disomogenei e carenti. «Infatti se solo 9 Regioni (si veda
nella pagina accanto) hanno recepito ufficialmente il Piano nazionale Diabete, nemmeno 5 hanno intrapreso
passi significativi per metterlo in pratica», spiega Rossella Iannarelli, coordinatrice nazionale della Giornata
mondiale del Diabete.
Foto: di ELENA MELI
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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Problemi che si sommano
Non sono più solo gli anziani a soffrire di diverse patologie croniche insieme
GINO ROBERTO CORAZZA*
La realtà clinica è in continua evoluzione e spesso legata a rapide trasformazioni ambientali e sociali. Non è
un fatto nuovo: sono decenni che le patologie infettive sono state sostituite da quelle cronico-degenerative
(diabete innanzitutto, ma anche arteriosclerosi, ipertensione, malattie autoimmuni e neurologiche) quale
principale causa di malattie e mortalità. Ora la problematica emergente si chiama multipatologia , cioè
coesistenza nello stesso paziente di due o più malattie. Il fenomeno è ben noto ai geriatri, visto che è stato
finora principalmente collegato all'invecchiamento della popolazione. Ma la multipatologia ormai rappresenta
un fenomeno molto più diffuso. Un recente studio, che ha coinvolto più 1.700.000 pazienti (un terzo di tutta la
popolazione scozzese), conferma che la sua diffusione aumenta con l'età e che si associa a un basso livello
socio-economico, ma dimostra anche che ben il 42% dei pazienti adulti (cioè tra i 25 ed i 64 anni di età) è
portatore di due
o più malattie. E poiché
la fascia fra 25-64 anni
è quella di popolazione più numerosa,
la multipatologia rappresenta, in termini assoluti, un problema che riguarda gli adulti più ancora degli anziani.
In che misura siamo preparati a fronteggiare questa situazione? Da tempo, non solo il sistema sanitario
italiano, ma lo stesso insegnamento della medicina e la ricerca clinica, continuano a essere configurati sulle
singole malattie e sui singoli apparati. La inevitabile frammentazione che ne è derivata non costituisce il
modello assistenziale più efficiente per la cura di pazienti che, complice anche la perdurante crisi economica,
saranno sempre più numerosi e complessi. A questo proposito, nel Regno Unito il Royal College of
Physicians ha prodotto il mese scorso un importante documento dedicato all'Ospedale del Futuro, basato su
una visione generalista dell'assistenza, maggiormente idonea alla multipatologia, e nel quale la Medicina
Interna è responsabile di tutti i servizi medici nell'Ospedale. Al contrario, in Italia la Medicina
Interna è stata depauperata di risorse e posti letto.
*Presidente della Società Italiana di Medicina Interna
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Diritto
In ritardo l'Europa unita della sanità
Maria Giovanna Faiella
A pagina 53
Cure "senza frontiere" slittate di qualche mese per i cittadini italiani. Il diritto a curarsi in ogni Stato dell'Unione
europea, ricevendo lo stesso trattamento sanitario riservato ai residenti, è sancito dalla Direttiva comunitaria
entrata in vigore il 25 ottobre. Entro quella data tutti i Paesi Ue avrebbero dovuto recepirla con leggi nazionali.
Nel nostro, però, lo scorso settembre una legge delega ha previsto che il Governo emani il relativo decreto
legislativo entro tre mesi, quindi entro il 4 dicembre.
Il processo di recepimento, peraltro, procede a rilento anche altrove, secondo le informazioni raccolte tra
luglio e settembre 2013 da Active citizenship , la rete europea delle associazioni di pazienti (per l'Italia è
presente Cittadinanzattiva) che ha segnalato anche lo scarso coinvolgimento delle organizzazioni dei cittadini
da parte delle istituzioni nella maggioranza degli Stati monitorati, nonostante la Direttiva ne dia espressa
indicazione.
Per i pazienti è in gioco, come spiega il Commissario europeo per la Salute, Tonio Borg: «Il diritto di scelta tra
molteplici servizi di assistenza sanitaria, l'accesso a maggiori informazioni e il riconoscimento delle
prescrizioni su scala transfrontaliera. Per tutelare il diritto alla mobilità sanitaria, la Commissione monitorerà
con attenzione il recepimento della Direttiva e adotterà, se necessario, misure idonee».
In Italia sono diversi i nodi da sciogliere entro novembre. Primo fra tutti: gli assistiti dovranno anticipare il
costo delle loro cure all'estero, o sarà direttamente il Servizio sanitario a pagare? E quali procedure per il
rimborso saranno eventualmente previste? Quali le competenze regionali? E le tariffe da applicare?
Secondo la Direttiva, per esempio, il singolo Stato potrà prevedere l'autorizzazione preventiva obbligatoria
per una prestazione sanitaria in un altro Stato Ue quando è previsto il ricovero del paziente per almeno una
notte, nei casi in cui è richiesto l'uso di apparecchiature mediche ad alta specializzazione molto costose,
quando le cure comportano un rischio particolare per il paziente o la popolazione. Che cosa si deciderà nel
nostro Paese?
«Fermo restando che si farebbe volentieri a meno di spostarsi per trovare le cure di cui si ha bisogno, la
Direttiva, se recepita in modo corretto, è uno strumento per avere uguali diritti in ogni Stato, ma anche in ogni
Regione o Asl, sia nella libera scelta del luogo in cui farsi curare, sia nell'accesso a prestazioni sicure e di
qualità senza tempi di attesa biblici - sottolinea Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti
del malato-Cittadinanzattiva - . Per questo chiediamo che il decreto preveda modalità di assistenza diretta in
modo che i cittadini non siano costretti ad anticipare di tasca propria le spese necessarie, ad esempio, per un
intervento in un altro Paese. Altrimenti, sarà un'opportunità solo per chi può permetterselo».
«C'è anche il rischio che i rimborsi possano escludere le spese di soggiorno, che, però, già oggi in alcune
Regioni sono riconosciute» aggiunge Aceti. E ancora, secondo il rapporto di Active Citizenship , ci potrebbero
essere differenze tra il costo della prestazione nel Paese d'origine e quello nello Stato "curante".
«I Paesi dell'Unione dovranno mettersi d'accordo per una sorta di nomenclatore unico, in modo che le tariffe
delle prestazioni siano uniformi, altrimenti ci sarà una giungla - mette in guardia Aceti -. Nei casi in cui la
tariffa in vigore nello Stato "curante" risulti più alta di quella italiana, per esempio, qualche Asl potrebbe
negare l'eventuale autorizzazione».
Il dossier delle organizzazioni europee dei cittadini evidenzia, poi, la carenza di informazioni date ai cittadini
sui diritti sanciti dalla Direttiva. Ogni Paese dell'Unione è tenuto a istituire sul proprio territorio sportelli o
«Punti di contatto» per fornire indicazioni su come ricevere assistenza transfrontaliera, sulle possibilità di
trattamento in altri Stati membri, su qualità e sicurezza delle cure, condizioni di rimborso, procedure di ricorso
nel caso in cui sia negata l'autorizzazione a curarsi oltre confine. Ma quasi tutti sono in ritardo. Dalla
ricognizione effettuata da Cittadinanzattiva, risulta che il nostro Ministero della Salute abbia individuato il
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Punto di Contatto nazionale presso la propria sede, ma non è ancora attivo per i cittadini, non esiste sul sito
una specifica pagina web, non c'è un apposito numero di telefono né un'email dedicata cui i pazienti italiani
ed europei possano fare riferimento.
«La trasparenza delle informazioni è fondamentale, - conclude Aceti - altrimenti ci sarà una mobilità
inappropriata, basata sul sentito dire e non sui reali servizi offerti».
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Cittadini dell'Ue
Uno strumento per usufruiredi maggioripossibilità di trattamento
«Paralisi cerebrale infantile: orientamento, formazione e ricerca» è il titolo dell'incontro pubblico e
gratuito organizzato, per venerdì 15 novembre a Milano (Sala Alessi di Palazzo Marino, ore 11) da
Fondazione Ariel (www.fondazioneariel.it). Aperto a famiglie, operatori e medici, volontari, l'incontro
mira a fornire un quadro della ricerca per le malattie neurologiche e testimonianze per spiegare le
necessità delle famiglie con bambini disabili.
03/11/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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La diagnosi scritta sulla pelle
Sarà testato l'impiego di un dispositivo che misura la fluorescenza della cute rilevando l'accumulo di
specifiche sostanze
«In base alle stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità l'incremento del diabete è dovuto non tanto
all'invecchiamento della popolazione, quanto all'obesità dilagante - spiega Salvatore Caputo, presidente di
Diabete Italia -. Fra gli adulti, i tassi di sovrappeso e obesità sono elevati, ma è tra i più piccoli che stanno
schizzando alle stelle: l'Italia è al secondo posto dopo gli Usa per l'obesità infantile». Dietro di noi c'è la
Grecia, e non è un caso: oggi l'obesità non è malattia del benessere, ma della povertà sociale, perché chi
non ha mezzi si riempie con il «cibo spazzatura» carico di grassi, zuccheri e calorie. Quando i chili di troppo
appesantiscono dall'infanzia, ammalarsi prima o poi di diabete è quasi una certezza: ecco perché è
imprescindibile favorire la dieta sana e movimento nei bambini.
E una volta diventati adulti occorre controllare regolarmente la glicemia per una diagnosi davvero precoce,
l'altro «pilastro» contro il diabete. Oggi i diabetici sono riconosciuti troppo tardi: solo 1 su 5 al momento della
diagnosi non ha già complicanze micro o macrovascolari; la maggioranza scopre di essere diabetico dopo
anni dalla comparsa della malattia, non di rado durante un ricovero o dopo la manifestazione di un problema
correlato alla glicemia alta. «Ogni due diabetici c'è almeno un'altra persona che non sa di esserlo: far
emergere questo "sommerso" è necessario perché solo la diagnosi tempestiva può ridurre il peso delle
complicanze e consentirci di gestire al meglio la malattia - dice Stefano Genovese, responsabile di
Diabetologia e Malattie metaboliche del gruppo MultiMedica di Milano -. Uno screening di massa però è
improponibile per i costi elevati: dobbiamo concentrarci sui soggetti a rischio».
Per identificarli Genovese, con Davide Lauri, presidente della Cooperativa Medici Milano Centro, ha avviato
lo studio Diapason , coinvolgendo i medici di famiglia per esaminare 5 mila over 40. «Prima si valutano con il
questionario FINDRISC : il test, attraverso 8 domande, indica il rischio di sviluppare il diabete nei successivi
10 anni - spiega Genovese -. In chi ha una probabilità superiore al 10% si misura la glicemia, facendo poi la
curva da carico glicemico. La vera novità sarà però l'impiego di uno strumento che misura la fluorescenza
della pelle e tramite questa la concentrazione degli Advanced Glycation Endproducts (prodotti avanzati della
glicazione) presenti nella cute: gli AGE sono più alti nei diabetici e correlati all'accumulo di glucosio e
all'emoglobina glicata. L'obiettivo è convalidare il test in modo da poterlo utilizzare per screening a più ampio
raggio: non è invasivo come un'analisi del sangue, perché basta appoggiare sullo strumento l'avambraccio
per avere la risposta; è rapido, perché in 30 secondi dà il responso; è economico, perché una volta acquistato
lo strumento basta sostituire una lampada, che costa circa 50 euro, ogni 2 mila test. Se lo studio confermerà
la fattibilità di questo screening, in futuro potrebbe bastare rispondere a un breve questionario e sottoporsi al
test per avere in pochi minuti, nello studio del medico di famiglia, una diagnosi di diabete o un'indicazione
concreta del rischio, che possa indirizzare al meglio le eventuali terapie o la prevenzione».
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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Allo studio Uno strumento di screening
03/11/2013
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Con i malati anziani obiettivi meno severi e terapie più soft
Ridurre troppo le calorie può favorire la perdita di massa muscolare
S ei diabetici su 10 hanno più di 65 anni e 1 su 4 più di 75: lo rivela il rapporto «Anziani con diabete» degli
Annali AMD-Associazione Medici Diabetologi, che ha analizzato i dati di 250 Centri di diabetologia in tutta
Italia, cui afferiscono oltre 400 mila pazienti. «Esistono i diabetici anziani e gli anziani diabetici - spiega Maria
Antonietta Pellegrini, coordinatrice del Gruppo AMD "Diabete nell'anziano" e dirigente della Endocrinologia
dell'ospedale universitario di Udine -. I primi sono i malati di diabete invecchiati insieme alla patologia: sono
più semplici da seguire perché hanno acquisito negli anni le competenze che consentono di tenere sotto
controllo la glicemia. Gli anziani diabetici invece hanno ricevuto la prima diagnosi in età avanzata e sono più
complessi da gestire, anche perché ci stiamo rendendo conto che la loro fisiopatologia è differente e, ad
esempio, rispondono diversamente alle terapie». Inoltre è arduo far cambiare abitudini a chi per una vita non
è stato attento a carboidrati e quantità di moto; se a questo si aggiunge la frequente compresenza di altre
malattie, con le relative cure, si capisce come curare un anziano diabetico non sia banale. «Anche negli
anziani bisogna arrivare a un buon controllo metabolico, ma l'obiettivo è diverso rispetto all'adulto - interviene
Giu-seppe Paolisso, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria -. Raggiungere
un'emoglobina glicata inferiore al 6,5-7% ha senso solo in un anziano in salute. Quando ci sono fragilità,
perché ad esempio c'è stato un ictus, si soffre di scompenso cardiaco o di malattie respiratorie, ci può
accontentare di valori più alti: la cura aggressiva potrebbe esporre a ipoglicemie molto rischiose, perché
favoriscono le cadute e possono aggravare o innescare deficit cognitivi. Inoltre, per un ottuagenario i controlli
possono allentarsi, perché ha meno senso preoccuparsi di complicanze che potrebbero insorgere a distanza
di 10-15 anni. La cura del diabete negli anziani, insomma, è un delicato equilibrio fra condizioni cliniche, età e
controllo metabolico: non esistono linee guida valide per tutti».
L'ideale sarebbe che a gestire questi pazienti fossero diabetologi con competenze geriatriche; nei fatti se ne
occupa spesso il medico di base che non sempre ha la formazione adeguata per farlo. La scelta dei farmaci,
ad esempio, dovrebbe privilegiare quelli più tollerabili e che comportano una minor probabilità di ipoglicemie.
I dati indicano che la quota di over 65 con emoglobina glicata inferiore al 7-8% è più alta rispetto agli adulti,
ma Pellegrini osserva: «Purtroppo, paradossalmente, non è un buon segno, perché significa che tanti sono
ancora trattati con medicinali che possono indurre ipoglicemie che "abbassano la media" dell'emoglobina
glicata. Anche sul versante alimentazione spesso vengono commessi errori: ridurre troppo le calorie può
favorire la sarcopenia , la perdita di massa muscolare, che contribuisce a rendere "fragili". Bisogna piuttosto
incentivare il movimento, adeguando l'attività fisica a capacità e condizioni del paziente».
Il professor Paolisso aggiunge: «L'anziano mediamente già introduce meno calorie rispetto all'adulto: bisogna
puntare alla qualità del cibo, aumentando ad esempio l'apporto di fibre, perché aiutano a ridurre
l'assorbimento del glucosio, e stando attenti al carico di zuccheri semplici. Il dolcetto fuori pasto è meglio
evitarlo ma la pasta si può mangiare, se non si eccede con le porzioni».
Fra gli anziani,esistono poi diabetici ancora più «speciali», quelli ricoverati in Residenze sanitarie assistite,
persone per lo più non autosufficienti che dipendono dagli operatori sanitari. Che, come segnala Maria
Antonietta Pellegrini, non sempre hanno le competenze per gestire un diabetico: «Un censimento delle
strutture in Friuli ha riscontrato innumerevoli criticità nell'assistenza a questi pazienti, a partire dagli orari dei
pasti, spesso non adeguati. Il 20-25% dei ricoverati in RSA è diabetico, circa la metà di questi prende
insulina: serve una formazione qualificata per i medici e gli infermieri, perché siano in grado di somministrare
al meglio le terapie. Se l'anziano dorme tutto il pomeriggio, ad esempio, spesso dipende dall'ipoglicemia
indotta da farmaci inadatti alle persone più avanti negli anni».
Gli obiettivi da raggiungere negli anziani in RSA o case di riposo, stando alle linee guida AMD, sono un buon
controllo della malattia ma senza interventi eccessivi o superflui, e il mantenimento, per quanto possibile,
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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Dopo i 65 anni Particolari accortezze per la «fragilità»
03/11/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 46
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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delle funzioni fisiche e cognitive.
Nella pratica ciò significa: ottimizzare i controlli sulle condizioni dei piedi e della vista, per garantire il massimo
livello di mobilità ed evitare cadute; assicurare un piano nutrizionale bilanciato; sottoporre con regolarità i
pazienti a screening per le complicanze, con particolare attenzione ai problemi ai vasi periferici, perché questi
favoriscono ulcerazioni, infezioni alle estremità e cecità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
03/11/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 53
(diffusione:619980, tiratura:779916)
L'occasione per innalzare la qualità dell'assistenza
I pazienti «scontenti» chiederanno di piùterapie all'estero Dovranno essere accelerate le procedure di
autorizzazione dei farmaci
M. G. F.
I tagli alla sanità e la scarsità di fondi da investire potrebbero essere un ostacolo all'effettiva applicazione dei
principi della Direttiva comunitaria sulle cure transfrontaliere. È questa una delle principali preoccupazioni
della Rete europea delle associazioni di pazienti Active citizenship.
«Occorre garantire i diritti sanciti dalla Direttiva, pianificando in modo corretto il previsto decreto legislativo,
altrimenti i cittadini potrebbero subire anche a livello europeo le storture del nostro federalismo regionale avverte Tonino Aceti, del Tribunale per i diritti del malato -. Ulteriori tagli alla sanità pubblica, con ripercussioni
sulla qualità e la tempestività dell'assistenza, potrebbero, inoltre, spianare la strada a un "turismo" sanitario
verso l'estero. E questo farebbe aumentare ancora, e parecchio, la spesa a carico del Servizio sanitario
nazionale».
Le Regioni stesse non nascondono le proprie preoccupazioni, tanto che a fine ottobre la Conferenza che le
rappresenta ha chiesto al Governo di «costruire insieme» il decreto legislativo sulla nuova mobilità sanitaria
transfrontaliera.
«La Direttiva offre l'occasione di migliorare l'assistenza ovunque: non solo a livello europeo, ma anche nelle
nostre Regioni, che ormai hanno sistemi molto diversi tra loro - afferma Aceti - . Rafforza, infatti, la cornice dei
diritti non solo per chi "si sposta", ma anche per i "residenti". E spinge a uniformare i livelli di assistenza verso
standard migliori di qualità, sicurezza e tempi di attesa. Lo Stato che non lo farà, diventerà "soggetto passivo"
della mobilità e i suoi cittadini tenderanno a richiedere cure all'estero».
Insomma, la Direttiva è una sfida per il nostro Paese, ed è anche un'opportunità. «Se si sarà capaci di
"attrarre" pazienti da altri Stati ci saranno maggiori entrate nelle casse del Servizio sanitario, per cui si potrà
potenziare l'offerta di servizi, - ragiona Aceti - riducendo così anche le differenze a livello regionale. Per
questo, chiediamo di essere coinvolti in qualità di associazione di pazienti nei lavori preparatori del suo
recepimento».
Un'altra importante questione da chiarire, secondo le organizzazioni dei cittadini, riguarda la prescrizione,
l'erogazione e la distribuzione dei farmaci. Dovrebbero già essere riconosciute oltre confine le ricette
prescritte dal medico in base a regole comuni in tutti i Paesi dell'Unione, come prevedono le Linee guida per
le prescrizioni transfrontaliere approvate l'anno scorso dalla Commissione.
«Nella Direttiva si parla oltre che di prescrizione, anche di erogazione e distribuzione, sia dei medicinali, sia
dei dispositivi medici» spiega Aceti. E pure in questa materia, il nostro Paese deve adeguarsi.
«Se un farmaco innovativo che serve a curare una malattia rara non è rimborsabile in Italia, perché non ha
ancora ottenuto il "via libera" dell'Agenzia italiana del farmaco, il paziente potrà usufruirne in un altro Stato
europeo. E l'Italia dovrà rimborsarlo - specifica, infatti, il coordinatore del Tribunale per i diritti del malato - .
Ciò comporta che il nostro Paese deve ridurre i tempi per le autorizzazioni di immissione in commercio di
farmaci che hanno ottenuto già il via libera dall'Ema, l'Agenzia europea dei medi cinali».
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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Ripercussioni Servizi e prestazioni migliori e uniformi in tutte le regioni
03/11/2013
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 30
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Morire di polveri sottili
La Iarc, attualmente diretta dal britannico Christopher Wild, ha classificato gli inquinanti dell'aria nel gruppo I
dei cancerogeni, cioè quelli certi
Lucio Luzzatto e Adele Seniori Costantini
Nell'antica Grecia i templi di Asclepios, che erano anche luoghi di cure mediche, venivano eretti dove l'aria
era pura. Per secoli si è pensato che molte epidemie fossero colpa dell'aria contaminata - e ancor oggi
chiamiamo malaria una malattia causata in realtà da un protozoo trasmesso da zanzare. Nel 1825 Francesco
Puccinotti, medico famoso, scriveva a Giacomo Leopardi che a Recanati «l'aria è pura e salubre». Nella
prima metà del secolo scorso, in era pre-antibiotica, i sanatori per la cura della tubercolosi si costruivano in
montagna, nella speranza che l'aria pura favorisse la guarigione. Per contro, chiunque vivesse nello smog di
Londra, Los Angeles, Milano negli anni Cinquanta non poteva sottrarsi al l'idea che quell'aria facesse male.
Insomma, nel senso comune l'aria pulita è associata alla salute e l'aria inquinata alle malattie.
A livello scientifico, è l'epidemiologia che indaga la distribuzione geografica e le cause delle malattie nelle
popolazioni di tutto il mondo. L'epidemiologia contemporanea, cardine delle strategie di prevenzione deve,
quanto e più della medicina, basarsi su prove; deve essere cauta prima di dichiarare che un fattore
ambientale è causa di malattia, perché esserne sicuri non è facile come potrebbe sembrare. In effetti si è
acquisita da tempo la nozione che l'aria inquinata possa causare malattie respiratorie, cardiovascolari ed
allergiche. Per quanto riguarda i tumori, invece, ottenere prove «al di là ogni ragionevole dubbio» è stato il
risultato di un processo assai lungo: per questo è particolarmente significativo che oggi sia stato raggiunto il
terzo grado di giudizio. La International Agency for Research on Cancer (con sede a Lione, è il ramo dell'Oms
che ha la delega per i tumori), diretta dall'epidemiologo britannico Christopher Wild, il 17 ottobre 2013 ha
classificato l'inquinamento atmosferico nel gruppo I dei cancerogeni: cioè tra quelli certi (vedi
http://www.iarc.fr/en/media-centre/iarcnews/pdf/pr221_E.pdf). Gli inquinanti dell'aria sono sia sostanze
gassose o volatili (ossido di carbonio, anidride solforosa, ossidi dell'azoto, idrocarburi policilici, altri composti
organici), sia microparticelle solide, chiamate in genere polveri sottili (PM10 o PM2.5, a seconda che siano
piccole o piccolissime): sono proprio queste che vengono incriminate come causa di tumori (perciò i ciclisti
con le mascherine, che tanti guardano come se fossero marziani, fanno bene a sensibilizzare il pubblico al
problema).
Il documento dell'Iarrc (che verrà pubblicato come Monograph n.109) riguarda su scala mondiale centinaia di
migliaia di casi di tumori, specificamente del polmone e della vescica urinaria. Dal punto di vista quantitativo
l'impatto dell'inquinamento atmosferico sull'insorgenza dei tumori è probabilmente simile a quello del fumo
passivo; mentre il fumo attivo delle sigarette è causa di gran lunga più potente (almeno di 20 volte). Riguardo
ai meccanismi attraverso i quali l'aria inquinata aumenta il rischio di cancro, alcuni inquinanti sono mutagenicancerogeni, e le polveri sottili possono veicolarli. Un'altra ipotesi è che le microparticelle siano irritanti per le
cellule epiteliali che rivestono i bronchi ed i polmoni, tanto da stimolarle a dividersi: siccome ad ogni divisione
cellulare qualche mutazione del Dna è inevitabile, aumenta il rischio che capiti anche una di quelle mutazioni
che contribuiscono a trasformare una cellula normale in tumorale. Forse perché noi, cioè la specie umana, ci
decidiamo a fare qualcosa per diminuire l'inquinamento atmosferico c'era bisogno di un altro allarme: ora lo
abbiamo avuto. Le Monographs della Iarc sono caratterizzate da una preparazione lunga e rigorosa, eseguita
da esperti di diversa estrazione che dibattono ad oltranza finché non si raggiunge un consenso. Il merito di
avere concepito le Monographs, e poi di averle portate al livello di autorevolezza indiscussa che tuttora
conservano, è stato di Lorenzo Tomatis, direttore di Iarc dal 1982 al 1993, che per anni abbiamo conosciuto
come collega e come amico.
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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inquinamento e cancro
03/11/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Nella Penisola si vive a lungo, ma per gli anziani c'è ancora molto da fare
Gloria Saccani Jotti
L'Italia è il Paese in cui si vive più a lungo in Europa, ma non tutti gli anni di vita guadagnati sono trascorsi in
buona salute, anzi gli indici ci dicono che c'è ancora molto da fare anche rispetto agli altri Paesi. La rete di
sorveglianza Passi d'Argento, promossa dal ministero della Salute e coordinata dall'Istituto Superiore di
Sanità, attiva a livello di Asl e Regioni, ha presentato recentemente i risultati dell'ultima rilevazione. Si
riferiscono ad un campione di circa 24mila ultra64enni di 18 regioni italiane e la provincia di Trento, intervistati
a casa propria dagli operatori della struttura territoriale di assistenza sanitaria o sociale. I dati disegnano le
caratteristiche della popolazione target dell'invecchiamento attivo. Circa il 60% degli intervistati dichiara di
avere difficoltà economiche, il 20% vive da solo, il 51% riceve aiuto nelle attività principali della vita
quotidiana. Il 9% della popolazione intervistata fuma e circa il 19% ha un consumo di alcool considerabile a
rischio. Il 38% dichiara di non essere stato vaccinato contro l'influenza nell'ultima stagione. Anche tenendo
conto delle differenze di età e sesso fra popolazioni di regioni più e meno vecchie, vi sono notevoli diversità.
In media le persone che hanno difficoltà in 2 o più attività quotidiane (usare il telefono, prendere le medicine,
fare compere, cucinare o riscaldare i pasti, prendersi cura della casa e altro) sono il 37% con un gradiente dal
27% per le regioni del Nord Italia, al 34% al Centro e al 49% nel Sud e Isole. Le persone con disabilità (non in
grado cioè di muoversi da una stanza all'altra, lavarsi, farsi il bagno o la doccia, vestirsi, mangiare, essere
continenti, usare i servizi igienici autonomamente) sono in media il 16% con un gradiente Nord-Sud dal 12%
al 22%. Una proporzione di circa il 14% non vede bene, una quota del 18% ha problemi di udito e un 15% di
masticazione. Il 60% degli intervistati dichiara di essere iperteso. Il 64% soffre di almeno una malattia
cronico-degenerativa (33% malattie cardiovascolari, 13% tumori, 20% diabete, 25% malattie respiratorie
croniche) e ben il 13% di 3 o più anche queste con forti differenze fra regioni, ma prima di tutto per età.
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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Malati & Malattie
03/11/2013
Libero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Curati in Europa a spese dell'Italia È allarme conti
FRANCO BECHIS
La bozza di decreto legislativo è ormai pronta. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sta finalmente per
accogliere nell'or dinamento italiano una direttiva europea, la 2011/24/UE, destinata a rivoluzionare il
rapporto fra gli italiani e la loro salute. Con più di un rischio sui conti del sistema sanitario nazionale, che
potrebbe subire (...) segue a pagina 9 (...) secondo la stessa Lorenzin «un impatto economico di proporzioni
devastanti». La novità - che entrerà in vigore entro il prossimo 4 dicembre sarà potersi curare nelle migliori
strutture della Ue alle stesse condizioni economiche e assicurative esistenti in Italia. Il decreto legislativo
porrà tutti i paletti possibili per frenare un possibile massiccio "turismo sanitario" al di fuori dei confini
nazionali, ma la liberalizzazione delle cure è ormai realtà. I paletti si capiranno meglio nei prossimi giorni. In
ogni caso fra poche settimane chiunque per curarsi trovi di fronte a sé lunghissime liste di attesa, servizi
inesistenti o scadenti, potrà scegliere di farlo a spese del servizio sanitario italiano in Francia, in Gran
Bretagna, in Germania, in Olanda o nei paesi nordici. Il decreto in preparazione e le successive norme
applicative disciplinerà sia i casi in cui sarà necessaria l'autorizzazione preventiva della Asl di appartenenza
(ad esempio per i ricoveri di più giorni all'estero, mentre visite, esami e day hospital non ne avranno bisogno),
sia tutte le prestazioni che in ogni Stato estero verranno rimborsate dal servizio sanitario italiano al paziente
successivamente (con possibili anticipi cassa) o direttamente a chi gestisce il servizio sanitario estero.
Questo dipenderà anche dagli accordi di reciprocità fra l'Italia e gli altri paesi Ue. È scontato che siano
superiori i flussi degli italiani desiderosi di curarsi all'estero di quelli degli europei disposti a curarsi in Italia. Lo
dicono quasi tutte le classifiche internazionali. Quella della Health consumer powerhouse, che nella classifica
2012 mette l'Italia al 21° posto fra i 34 paesi censiti, con 623 punti in tutto, addirittura dietro Cipro, Slovenia,
Estonia, Croazia, Slovacchia e Repubblica Ceca. In testa alla classifica ci sono invece nell'ordine Olanda,
Danimarca, Islanda, Lussemburgo e Belgio. La Francia è all'ottavo posto, il Regno Unito al 12° e la Germania
al 14° posto. Più ristretta e dettagliata la classifica dell'Università svedese di Goteborh, che ha messo a
confronto 18 Paesi europei, con il dettaglio delle 172 regioni che li compongono. La classifica vede la
Calabria praticamente all'ultimo posto nei vari indicatori: 172° per l'ampiezza dell'offerta dei suoi servizi
sanitari, 170° sia per la qualità che l'equità del servizio sanitario in loco. In compenso sono ottimamente
piazzate nella classifica della qualità sanitaria sia la provincia di Bolzano (9°) che quella di Trento (16°), come
la Valle d'Aosta (22°), il Friuli (65°), l'Emilia Romagna (68°) e il Veneto (74°). La Lombardia è poco più
indietro, al 78° posto. Che cosa testimoniano questi numeri? Che sarà difficile attrarre in Italia pazienti
stranieri. Già oggi i flussi - ridottissimi - dicono che l'Italia spende 75 milioni di euro l'anno per rimborsare le
spese mediche dei connazionali che si fanno curare fuori dai confini, e 50 milioni di euro per gli stranieri che
vengono qui. La forbice è destinata ad allargarsi con la liberalizzazione, mettendo a serio rischio i conti
pubblici, con un impatto perfino «devastante». Lo ha spiegato la stessa Lorenzin in Senato qualche giorno fa:
«Questa opportunità potrebbe nascondere una insidia. Non è escluso infatti che l'abbattimento delle barriere
pre-esistenti possa generare o rafforzare fenomeni di turismo sanitario, in particolare in quelle aree
geografiche del nostro Paese in cui il rapporto di fiducia fra cittadini e servizi sanitari risulta maggiormente
deteriorato e logorato. Questa situazione potrebbe provocare sul nostro sistema un impatto economico di
proporzioni devastanti a causa del sistema dei rimborsi che dovranno essere effettuati in favore dello Stato
europeo presso cui il cittadino italiano ha preferito curarsi».
DA SAPERE LA DIRETTIVA UE Il 4 dicembre l'Italia dovrebbe accogliere nel proprio ordinamento una
direttiva europea, la 2011/24/UE, destinata a rivoluzionare il rapporto fra gli italiani e la loro salute. LA
LIBERALIZZAZIONE Gli italiani potranno curarsi nelle migliori strutture dell'Unione europea alle stesse
condizioni economiche e assicurative esistenti in Italia. I PALETTI Il decreto legislativo dovrà porre però
alcuni paletti per frenare un possibile massiccio «turismo sanitario» destinato al di fuori dei confini nazionali,
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Da dicembre
03/11/2013
Libero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:125215, tiratura:224026)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
con costi insostenibili per il sistema sanitario nazionale.
Foto: PREOCCUPATA Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. È la quinta donna ad occupare quel posto
dopo Tina Anselmi, Mariapia Garavaglia, Rosy Bindi, Livia Turco [LaPresse]
03/11/2013
La Padania - Ed. nazionale
Pag. 8
(tiratura:70000)
«Senza lesinare sui mezzi, nonostante i tagli che si sono abbattuti da Roma, i veneti sono seguiti da uno
squadrone di angeli che vigila 24 ore su 24 su ognuno di noi» >Oltre 360mila soccorsi l'anno, con 219
ambulanze, 36 automediche, i mezzi del volontariato, 4 elicotteri, 4 basi di elisoccorso e 37 elisuperfici al
servizio di altrettanti ospedali e zone isolate. E poi 800 salvataggi l'anno in montagna, di cui 350 con
l'elicottero In questo delicatissimo settore sono fondamentali l'organizzazione, la prof
Mille interventi di soccorso al giorno, 3 6 5 giorni l'anno pari a un totale di oltre 360.000 l'anno, con 219
ambulanze, 36 automediche, i mezzi del volontariato, 4 elicotteri, 4 basi di elisoccorso e 37 elisuperfici al
servizio di altrettanti ospedali e zone isolate attive. A queste cifre si aggiungono 800 soccorsi l'anno in
montagna, di cui 350 con elicottero e 450 con squadre del soccorso alpino a terra, che salvano o recuperano
1000 persone l'anno. Sono questi gli strabilianti numeri del rapporto sull'operatività del servizi di urgenzaemergenza Suem 118 in Veneto, diffuso ieri. «Leggendo questi numeri sottolinea dice il presidente della
Regione del Veneto Luca Zaia - vengono i brividi: i veneti sono praticamente seguiti da un gigantesco e
virtuoso grande fratello salvavita, senza lesinare sui mezzi nonostante i tagli che si sono abbattuti da Roma e
mettendo in campo migliaia di operatori professionali e volontari: uno squadrone di angeli che vigila 24 ore su
24 su ognuno di noi. Li ringrazio tutti uno per uno, a cominciare dai volontari che donano il loro tempo libero
agli altri e mentre lo faccio penso ai tanti disservizi che spesso vengono denunciati in Italia rispetto agli
interventi d'emergenza. Il primo pensiero è per il malato vittima del disservizio, ma il secondo è un sentimento
di grande orgoglio per quello che riusciamo a dare ai nostri cittadini». Sul territorio sono presenti 126 basi
operative e l'organizzazione, a differenza di quanto avviene in altre Regioni, prevede la presenza di una rete
di ambulanze di soccorso avanzato con a bordo un sanitario esperto. Ben 50 Associazioni di Volontariato,
Onlus e soggetti economici garantiscono preziosi servizi di appoggio e collaborazione in stretto contatto con
le Ullss. «E non basta - aggiunge Zaia perché il tutto è appoggiato a una rete ospedaliera per l'emergenza
organizzata secondo il più moderno modello Hub & Spoke che comprende anche 11 punti di primo intervento,
di cui 2 dedicati alle spiagge, 38 servizi di pronto soccorso negli ospedali Stroke e 7 dipartimenti di
emergenza negli ospedali Hub, quelli capoluogo. Organizzazione, professionalità e dedizione degli operatori:
è cosi che si salvano le vite in Veneto». Ma una peculiarità davvero rara è in Veneto l'istituzione di reti
cliniche per la gestione delle principali patologie acute. Quella per l'infarto, formata da 14 laboratori di
emodinamica operativi H24, in grado di sottoporre tutti i pazienti ad angioplastica primaria entro massimo 90
minuti dalla diagnosi; quella per l'emergenza-urgenza pediatrica e neonatale con la presenza di consulenza
specifica nei pronto soccorso e ambulatori di pronto soccorso dedicati ai bambini, con attività di terapia
intensiva neonatale in 5 dei 7 ospedali Hub (quelli capoluogo); quella per l'ictus, strutturata su 3 livelli: il primo
è dato dall'ospedale Stroke; in altri 15 ospedali è attiva una stroke unit con possibilità di eseguire la trombo
lisi immediata. C'è poi un terzo livello, previsto in 6 centri, dove si esegue anche la trombolisi loco-regionale.
Infine, da segnalare, la rete per la neurolesione grave con una forte integrazione tra i centri dotati di
neurochirurgia, le terapie intensive, la rete dei Pronto Soccorso e il Suem 118, che consente di inviare
immediatamente il paziente nella sede più vicina e adatta alla sua patologia.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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Zaia: è il Suem 118 il vero GRANDE FRATELLO SALVAVITA: mille
interventi al giorno
02/11/2013
D Repubblica - N.864 - 2 novembre 2013
Pag. 56
(diffusione:385198, tiratura:546033)
IL cancro? non ha un futuro
Siddhartha Mukherjee, il medico scrittore che ha raccontato la storia del "grande nemico" dice: «Lo stile di
vita non ha colpe, anzi ci salverà»
Estelle Saget
A43 anni, Siddhartha Mukherjee rappresenta una nuova generazione di cancerologi. Diplomatosi nelle più
autorevoli università del mondo - Stanford, Oxford e Harvard - questo medico americano mantiene un
atteggiamento umile di fronte a una malattia complessa che continua a dare agli scienziati flo da torcere.
Deciso a contrastare i piani del "nemico", Mukherjee accoglie con impazienza ogni scoperta e ogni progresso
nella comprensione dei tumori. Il cancro, secondo lui, è avversario temibile e affascinante di cui occorre
smascherare la strategia. Dell'India, dove è cresciuto, Mukherjee ha conservato il fascino e la disinvoltura che
gli conferiscono l'aspetto di un attore di Bollywood. A Oxford deve invece il suo accento so british . La sua
monumentale storia del cancro ( L'imperatore del male. Una biografa del cancro , pubblicato in italiano da
Neri Pozza) è stata premiata con il Premio Pulitzer per la saggistica. Nel suo libro lei ricostruisce con
impareggiabile talento la lotta che gli uomini ingaggiano contro il cancro, u na malattia che terrorizza. Perché
dovremmo infiggerci una lettura così dura? «Risponderò con una citazione tratta dal più antico trattato
militare cinese che si conosca, L'Arte della guerra, che si adatta a pennello al cancro: "Occorre conoscere il
nemico per darsi tutte le possibilità di sconfggerlo". La massima vale per i medici, ma anche per i pazienti e
per tutti coloro che un giorno saranno sforati o toccati dalla malattia. Più ci sforziamo di comprenderla, meno
ci spaventerà. Per sapere a che punto ci troviamo nella lotta contro il cancro e cosa ci attende, occorre
innanzitutto essere consapevoli delle battaglie che sono state vinte o perse». Oggi c'è un buon motivo per
temere meno il tumore rispetto al passato? «Ne esistono tre. Innanzitutto, oggi i trattamenti sono
decisamente più tollerabili rispetto agli anni Settanta. Disponiamo di farmaci effcaci contro le nausee
provocate dalla chemioterapia, e di antidolorifci e antidepressivi che permettono al paziente di conservare un
elemento essenziale: la propria dignità. Per certi tumori, inoltre, i ricercatori hanno messo a punto delle nuove
molecole, come il Glivec, che contrariamente a quelle che si usavano in passato non sono tossiche per
l'organismo. Speriamo di scoprirne altre in grado di agire in maniera mirata, e di porre fne alla brutalità della
chemioterapia. Infne, la nostra comprensione del cancro è sempre più approfondita». Il cancro è considerato
un male della civilizzazione, legato allo stile di vita moderno. La storia conferma questa visione? «No. In
realtà, il cancro è una delle malattie più antiche, anche se ha iniziato a prendere piede solo agli inizi del XX
secolo, man mano che le altre cause di decesso venivano debellate. In passato si moriva di tubercolosi, di
edema polmonare, di colera, di vaiolo o di polmonite. La modernità non ha causato il cancro, ma prolungando
la durata della vita gli ha fornito maggiori occasioni per manifestarsi». Quand'è comparso allora? «Secondo
un racconto giunto a noi dall'antichità, verso il cinquecento a.C. Atossa, regina di Persia, fu colpita da un
tumore al seno all'età di trentasei anni. In un impeto di collera distruttrice, dettata però dal buon senso, ella
ordinò a uno schiavo di asportarle il tumore con un coltello - cosa che indubbiamente le salvò la vita. Esiste
anche il caso, meno antico, di una donna vissuta un migliaio di anni fa della quale nel 1990, in un'arida
pianura del Peru meridionale, fu scoperto il corpo mummifcato. Il suo braccio sinistro presentava una massa
dura che aveva perforato la pelle, ottimamente preservata. A quanto pare, era stata colpita da un tumore
maligno alle ossa». Il fondatore di Apple, Steve Jobs, annunciò pubblicamente di avere un cancro e così
hanno fatto altre persone famose. Signifca he abbiamo sconftto l'ipocrisia che circondava la malattia? «Certo!
La percezione della malattia nella società è cambiata una volta per tutte. Il tumore non è più motivo di
imbarazzo, indubbiamente per via della sua diffusione. Oggi tanti malati, ma anche tanti sopravvissuti,
rifutano di nascondersi. I pazienti preferiscono che la loro patologia venga chiamata con il suo nome. Sono
pronti a capire Polmoni di un paziente ai raggi X: nell'area colorata in rosso, il cancro che ha fatto collassare il
lobo superiore. la verità, come accaduto a Carla, una madre di famiglia alla quale annunciai che le statistiche
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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nEW S
02/11/2013
D Repubblica - N.864 - 2 novembre 2013
Pag. 56
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
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le davano solo il trenta percento di possibilità di sopravvivenza. Abbiamo lottato, e oggi Carla fa parte di quel
trenta percento». Non tutti i medici instaurano un rapporto così franco... «È ciò che constato anch'io. Alcuni di
loro credono che minimizzare gli effetti del trattamento o i rischi di una ricaduta signifchi dimostrare riguardo
nei confronti dei pazienti. Invece è solo paternalismo Se sottoponiamo un paziente alla chemio, perché
dovremmo privarlo di informazioni che potrebbero prepararlo a ciò che lo aspetta?». A che punto siamo nella
guerra? «Nel 2005 una valanga di articoli scientifci rivelò che negli ultimi quindici anni la mortalità di quasi
tutte le forme principali del cancro - polmone, seno, colon e prostata- era regolarmente diminuita. Da allora è
scesa ancora del 15 percento: un calo senza precedenti, dovuto alla prevenzione del tabagismo, ai progressi
della diagnosi precoce e all'effcacia di alcuni trattamenti chemioterapici. Con un paradosso: il merito spetta
alla vecchia guardia di medici ricercatori, ai pionieri degli anni '50 e '60. L'ultima generazione ha compiuto
scoperte fantastiche sulla biologia delle cellule cancerose, ma non è ancora riuscita a tradurle in trattamenti
effcaci». Sappiamo fnalmente in che modo agisce il cancro? «Grazie alla genetica abbiamo compreso che le
cellule cancerose non possono smettere di moltiplicarsi. I circuiti che solitamente regolano la divisione e la
morte delle cellule vanno in tilt, e queste si comportano come un'auto impazzita, che ha perso il controllo. I
freni sono rotti, ovvero i geni detti "soppressori" del tumore, contenuti nelle cellule, risultano disattivati.
L'acceleratore invece è schiacciato al massimo, nel senso che gli oncogeni, i geni che favoriscono il cancro,
sono attivi». Cosa fa impazzire l'auto? «Allo stato attuale delle conoscenze, l'ipotesi più convincete, è la
seguente. Prenderò l'esempio un mio paziente, un installatore di sistemi anti-incendio. Un giorno una
microscopica fbra di amianto si stacca dai materiali con cui lavora e va a confccarsi nel suo polmone sinistro,
causando un'infammazione locale. Le cellule vicine iniziano a suddividersi furiosamente, come capita quando
una minuscola ferita tenta di cicatrizzarsi. Ma tra queste cellule un oncogeno subisce un'accidentale
mutazione, e inizia a crescere più rapidamente delle cellule vicine, creando un gruppo di cellule anomale, ma
non ancora cancerose». E poi? «Trascorrono dieci anni. L'uomo fuma, e un elemento cancerogeno contenuto
nel catrame provoca in una delle cellule anormali una nuova mutazione, che attiva un secondo oncogeno. La
cellula, doppiamente mutata, prolifera sempre più rapidamente. Passano altri dieci anni. L'uomo si sottopone
a una radiografa al torace, e l'esposizione ai raggi X causa in una delle cellule del gruppo una nuova
mutazione, che questa volta disattiva un gene soppressore del tumore. L'anno successivo, una quarta
mutazione la trasforma in cellula cancerosa. Un anno dopo lo scanner rivela un tumore che forma come una
scorza attorno a un bronco del polmone». Per riprendere la sua massima militare, il nemico ormai lo
conosciamo. Lo batteremo? «La medicina deve trovare il modo per evitare che simili mutazioni si produ cano,
o per eliminare le cellule mutate senza nuocere a quelle che non lo sono. È precisamente questa la modalità
d'azione del Glivec, un farmaco che nel 1999 ha dimostrato la validità di tale approccio, radicalmente nuovo.
Il Glivec è utilizzato per un tipo di leucemia il cui esito, un tempo, era fatale. Occorre prenderlo per tutta la
vita, ma regala ai pazienti la speranza una trentina di anni dopo la diagnosi. Il medico americano a cui
dobbiamo il Glivec fa notare, scherzando, che la sua scoperta ha determinato in tutto il mondo un aumento
dei malati di cancro...». Possiamo sperare che il cancro un giorno sarà debellato? «Secondo una credenza
piuttosto diffusa, se riuscissimo a identifcare ed eliminare tutti gli agenti carcinogeni presenti nel nostro
ambiente il cancro scomparirebbe. Mi pare utopistico. È chiaro che occorre sforzarsi di non esporsi al tabacco
o all'amianto, però certe mutazioni genetiche si producono nelle nostre cellule in maniera fortuita. Sono errori
del normale processo di replicazione dei geni durante la divisione cellulare, la stessa che assicura all'essere
umano le sue funzioni vitali e la riproduzione. Per certi aspetti, i semi del cancro sono incorporati nei nostri
cromosomi. Le nostre mire riguardo al cancro dovrebbero quindi essere più modeste: ritardarne il più
possibile l'insorgere, allontanarlo sino al limite della vecchiaia». Non è un po' disfattista? Assolutamente no.
Mi defnisco un sobrio ottimista, nel senso che non mi lascio entusiasmare dalle illusioni. Quando 30 anni fa i
medici affermarono che presto sarebbe stato possibile curare il cancro, diedero prova di un orgoglio folle. Alla
vigilia del 2000 hanno dovuto ammettere d'essersi sbagliati. La generazione attuale è a una svolta, perché
presto disporrà del catalogo completo delle mutazioni presenti nel genoma del cancro di ogni paziente. Nei
02/11/2013
D Repubblica - N.864 - 2 novembre 2013
Pag. 56
(diffusione:385198, tiratura:546033)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 03/11/2013
22
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
prossimi 50 anni gli strumenti che utilizzeremo per combattere la malattia cambieranno talmente che i
rudimentali cocktail di veleni a cui oggi ricorriamo faranno sorridere. (© L'Express, trad. di Marzia Porta)
Siddhartha Mukherjee, 43 anni, professore alla Columbia University e medico al Columbia University Medical
Center di New York, premio Pulitzer per il saggio L'imperatore del male. Una biografia del cancro .
Sulle piazze e nelle Scuole «Occorre conoscere il nemico per sconfiggerlo», dice l'oncologo e premio
Pulitzer Siddhartha Mukherjee. E occorrono sforzi comuni per affrontare i mille nuovi casi di tumore
diagnosticati ogni giorno nella sola Italia. E risorse per finanziare il lavoro incessante che migliaia di
ricercatori portano avanti. Di tutti loro, 4000 sono finanziati dall'Associazione italiana per la ricerca sul cancro,
www.airc.it, che promuove i "Giorni della ricerca" per informare e raccogliere fondi. L'appuntamento è dal 2
all'11 novembre e coinvolge prima di tutto i giovani. Il 6 e il 7 novembre i ricercatori incontreranno gli studenti
di settanta scuole superiori: si parlerà delle sfide della ricerca e della passione di chi le combatte. I giovani
sono il target giusto: saranno i ricercatori di domani e hanno voglia di sapere, come dimostra un'indagine
della società di ricerche Format, che ha evidenziato la loro fiducia nella medicina, ma anche la loro paura nei
confronti dei tumori. Le testimonianze sui progressi della ricerca e la quotidianità della lotta di chi è malato
saranno ospitate dalle trasmissioni televisive e radiofoniche RAI, con l'invito a inviare un SMS solidale al
numero 45503, attivo fino al 12 novembre. In alternativa il conto corrente postale è 307272. Sabato 9, inoltre,
l'Airc sarà nelle piazze (numero verde 800 350 350) con i cioccolatini della ricerca: 10 Euro per una
confezione di Golosi Lindt. Un'idea dolce per dare il proprio sostegno alla ricerca. D.Condorelli
I NUMERI IN ITALIA
54 mila, 50 mila, 42 mila. Sono le cifre appena rese pubbliche dall'Airtum, l'Associazione italiana dei registri
tumori (www.tumorionline.it). Riguardano le nuove diagnosi di cancro al colon-retto, alla mammella e alla
prostata effettuate nel 2012. Si stima che saranno questi i tumori più diagnosticati nei prossimi anni. Sono in
diminuzione i casi diagnosticati di cancro della cervice uterina, quello del polmone negli uomini e dello
stomaco per entrambi i sessi. Aumentano invece i numeri delle diagnosi di tumore al polmone nelle donne,
con oltre 10 mila nuovi casi l'anno, e il melanoma con le sue 12 mila diagnosi totali.
VITA IN FARMACIA
17 articoli
03/11/2013
Corriere della Sera - Milano
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Un lombardo su tre rinuncia al dentista Fatturato giù del 25%
L'appello degli odontoiatri alla Regione I pazienti scelgono solo gli interventi urgenti, rinviando tutto il resto
Simona Ravizza
In fuga dal dentista. Ormai persino una semplice otturazione a un dente è diventata una spesa insostenibile
per le famiglie che fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese. In Lombardia un cittadino su tre oggi
rinuncia alle cure odontoiatriche, soprattutto a quelle più costose (come le protesi). Oppure le rinvia. È una
crisi senza precedenti. Lo dimostrano anche i dati delle ultime dichiarazioni dei redditi stilate dai diecimila
dentisti lombardi (quattromila solo a Milano): le cifre restano alte, ma il fatturato del settore è crollato del 25%.
Il giro di affari è passato da 2 miliardi di euro a 1,5 miliardi.
La denuncia arriva dall'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi) della Lombardia, la più rappresentativa
sia a livello nazionale sia a livello regionale (duemila gli iscritti a Milano e cinquemila in Lombardia). Ammette
Valerio Brucoli, consigliere dell'Andi di Milano, nonché presidente dell'Albo degli odontoiatri: «Il momento è
difficile. È urgente trovare soluzioni, il più possibile condivise, anche con il Pirellone».
In programma per il 28 novembre c'è un vertice della categoria. L'incontro è fissato all'Ordine dei medici e
degli odontoiatri. «I pazienti non hanno più soldi per curarsi. Così propendono a fare solo gli interventi urgenti,
rinviando il resto - sottolinea Brucoli -. Lo stesso succede per numerose altre specialità mediche (le difficoltà,
in questo caso, riguardano il pagamento dei ticket sugli esami e le visite ambulatoriali, ndr). Lo Stato
dovrebbe adottare contromisure per assicurare a tutti la possibilità di non soffrire il mal di denti, ma è latitante.
Di qui il nostro impegno per trovare una via d'uscita». Allo studio dell'Andi c'è l'ipotesi di istituire - con
l'appoggio del Pirellone - un fondo integrativo di solidarietà. Ma è una strada, per il momento, ancora tutta da
definire. «L'obiettivo è risolvere il problema continuando a dare cure di qualità - dice Brucoli -. È il motivo per
cui non condividiamo la definizione di odontoiatria sociale, che richiama l'idea di una odontoiatria di serie B.
Le cure devono essere le stesse per tutti».
Per l'Andi l'unico modo per risolvere la questione è usare al meglio le risorse finanziarie a disposizione e magari - aggiungerne altre in maniera ragionevole, tenuto conto della pesante crisi economica. «La nostra
proposta è di istituire un fondo integrativo sotto l'egida della Regione Lombardia - ribadisce Brucoli -. Con un
versamento tra i 150 e i 200 euro pro capite, pagato dai cittadini lombardi escluse le fasce di reddito più
basse, potrebbe essere possibile venire incontro anche alle situazioni di disagio sociale. In cambio ci
sarebbero cure gratuite per tutti (salvo eventuali franchigie, visto che i fondi integrativi sono regolati da
normative ben precise, ndr)». Per discutere dell'argomento, al vertice del 28 novembre sono stati invitati i
consiglieri regionali Stefano Carugo (Pdl), Fabio Rizzi (Lega) e Carlo Borghetti (Pd). E il problema sarà posto
anche all'attenzione dell'assessorato alla Sanità, dove è aperto un tavolo permanente con l'Ordine dei medici.
Oggi il servizio sanitario assicura gratuitamente a tutti i cittadini gli interventi d'urgenza al Pronto soccorso
(per intenderci: dolore improvviso, infiammazioni acute e traumi). Per i minori di 14 anni, a rischio di malattie
dentali, sono offerte cure come l'igiene orale, le sigillature, le otturazioni. A costo zero ci sono, poi, i controlli
preventivi in gravidanza. Nonché le cure a qualsiasi età in caso di particolari lesioni morbose (tipo gravi
handicap, Hiv, cirrosi, dipendenze). L'accesso gratuito al dentista viene assicurato anche a chi ha un reddito
inferiore a ottomila euro l'anno. Per gli altri, sono (spesso) guai col portafoglio.
[email protected]
RIPRODUZIONE RISERVATA
1,5
Foto: Miliardi Il giro di affari dei dentisti lombardi, che è sceso dai due miliardi precedenti. È la stima fatta
dall'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi) della Lombardia, sulla base delle dichiarazioni dei redditi
della categoria. È una flessione senza precedenti
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
24
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Effetto crisi Le iniziative per venire incontro alle famiglie indigenti
03/11/2013
Corriere della Sera - Milano
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
25
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
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Foto: Mila il numero dei dentisti lombardi (quattromila solo a Milano). Da quando la crisi ha iniziato a mordere
hanno registrato un calo del fatturato pari al 25%. Si rinuncia, soprattutto, agli interventi più costosi, come le
protesi
Foto: Urgenti
03/11/2013
Corriere della Sera - Milano
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Caso Stamina, il Pirellone non illuda i malati»
La preoccupazione Gli esperti della Lombardia sono in allarme dopo una mozione approvata in consiglio
regionale dal centrodestra. «Evidenze scientifiche da rispettare»
S. Rav.
In allarme per come il Pirellone sta affrontando il caso Stamina. I saggi nominati dalla Regione per la riforma
della Sanità hanno inviato una lettera al governatore Roberto Maroni e all'assessore Mario Mantovani.
«Abbiamo appreso, e stiamo seguendo con attenzione e preoccupazione, della delibera della Giunta
regionale riguardante il caso Stamina - scrivono gli esperti, considerati dal Pirellone tra i rappresentanti più
illustri della sanità lombarda (come il rettore della Statale Gianluca Vago, il pro rettore dell'Università San
Raffaele Alberto Zangrillo, lo scienziato Giuseppe Remuzzi, il farmacologo Silvio Garattini e l'ex ministro
Girolamo Sirchia) -. Come membri della Commissione sviluppo sanità, riteniamo che si debba stabilire un
clima di certezza e di rispetto delle evidenze scientifiche, evitando di creare illusioni negli ammalati». Per
evitare provvedimenti discutibili, soprattutto sotto il profilo scientifico, i saggi sono pronti a impegnarsi in prima
persona: «Siamo disponibili a dare il nostro apporto con spirito costruttivo, prima che siano assunte
decisioni». La preoccupazione nasce perché, nelle scorse settimane, la maggioranza di centrodestra del
Consiglio regionale ha approvato una mozione sulla sperimentazione di Stamina, il contestato metodo a base
di cellule staminali inventato da Davide Vannoni per aiutare pazienti con gravissimi problemi neurologici e
bocciato dal ministero della Salute per assenza di evidenze scientifiche. Il documento «impegna» la Giunta
ad attivarsi presso il governo per individuare soluzioni che tutelino i medici e chiede di rendere pubblica la
documentazione della commissione che ha bocciato la sperimentazione. «Ma così si crea solo più
confusione», aveva già denunciato Umberto Ambrosoli (Patto civico).
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
26
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'appello dei saggi della sanità al governatore Maroni e all' assessore Mantovani
03/11/2013
La Repubblica - Bari
Pag. 1.2.3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
* Policlinico, il dirigente è d'oro
Policlinico, 700mila euro per una transazione La Cgil denuncia mentre la Corte dei conti potrebbe interessarsi
alla vicenda L'erogazione riguarda l'assistenza per l'attività libera dei medici
GIULIANO FOSCHINI
UNA transazione da 700mila euro per 14 dirigenti e funzionari del Policlinico "premiati" per l'attività privata
svolta dai medici nei loro studi privati in questi anni. E' quanto accaduto nell'ospedale pugliese, come
denuncia la Cgil. Il caso è quello dell'Alpi, l'attività libero professionale dei medici ospedalieri: i professionisti
devono lasciare una parte di quanto incassato all'ospedale, come prevede la legge. Gli amministrativi
recriminavano, sulla base di un vecchio accordo, una parte di quei soldi. E lo hanno ottenuto, con una
transazione al 70 per cento più gli interessi. Tra i beneficiati anche l'attuale direttore amministrativo, Vito
Montanaro. Sul caso potrebbe accendersi anche un faro della Corte dei conti che è stata interessata della
vicenda. A PAGINA II
NON sono in grado di abbattere le liste d'attesa. I pazienti sono costretti ad andare negli studi medici privati
a pagare le visite. E, per questo, è giusto che per premio una parte di quei soldi arrivino nelle loro tasche:
quanto? Settecentomila euro per otto anni. E' la straordinaria regola del dirigente sanitario pugliese, secondo
quanto appena accaduto al Policlinico di Bari dove - mentre negli ospedali si taglia anche sul disinfettante 14 dirigenti e funzionari, compreso l'attuale direttore amministrativo, hanno chiuso con l'azienda un accordo
da 700mila euro per gli arretrati mai intascati dell'Alpi, l'attività libero professionale che i medici pubblici
possono effettuare nei loro studi.
La storia - denunciata dalla Cgil e che presto potrebbe avere anche una coda alla Corte dei Conti, che è
stata interessata del caso - comincia nel 2001 quando parte l'Alpi al Policlinico. Così come da legge , i medici
possono fare visite private purché però lo dichiarino all'ospedalee versino una parte del loro incasso. Inutile
dire che spesso i medici non dichiarano quanto guadagnano (lo dimostra una recente condanna di un medico
del Policlinico) ma comunque qualcosa devono lasciare. Una parte della cifra, secondo un vecchio accordo,
dovrebbe andare nelle tasche dei dirigenti amministrativi per il loro lavoro di supporto.
Quale? Non è molto chiaro visto che ancora oggi, solo per fare un esempio, le agende dei professionisti non
sono centralizzate con i Cup. Se vuoi andare del professore, devi passare dalla sua segretaria. E quasi mai
dal centro di prenotazioni del Policlinico. Con il risultato che in questa maniera non si riesconoa controllare le
liste d'attesa.
Comunque, secondo quell'accordo, firmato dal direttore generale Pompeo Traversi, spettava come incentivo
all'area amministrativa il 3 per cento del volume Alpi, prelevato dal 5 per cento che spettava all'azienda per i
costi sostenuti. Quei soldi però non sono mai stati incassati dai dirigenti che hanno fatto partire le prime
cause di lavoro: il primo ha avuto ragione (la sentenza è del luglio del 2012) e così il 18 luglio di quest'anno
davanti alla commissione di conciliazione il rappresentante del datore di lavoro (Leonardo Volpicella, l'attuale
segretario generale della Fiera) ha firmato una transazione al 70 per cento più interessi. Il direttore
amministrativo Vito Montanaro, che all'epoca aveva per esempio un contratto da esterno (il 15septies) ha
intascato 86mila euro, la collega Giulia Mastropierro 114mila e ancora 68mila al dottor Pasquale Cassese e
via via sino ai duemila euro liquidati a tre impiegate. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: VERIFICHE A sinistra, il direttore generale del Policlinico, Vitangelo Dattoli
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Servizi pubblici e scandali
03/11/2013
La Repubblica - Palermo
Pag. 1.2.3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
* Regione, la grana sanità privata
Crocetta: "Sospesa la delibera sui soldi a Humanitas" In cantiere una nuova mappa dei posti letto "Alt alle
cliniche che fanno tutto" Barbara Cittadini presidente dell'Aiop "Niente sforbiciate i parametri sono già
rispettati" Gli altri istituti oncologici contestano l'ok al maxi-centro di Misterbianco
ANTONIO FRASCHILLA
IL CASO Humanitas scoperchia un calderone che già da giorni ribolliva, con il mondo delle cliniche private
dell'Isola sul piede di guerra. L'assessorato alla Sanità ha fatto sapere che a giorni presenterà un piano di
rimodulazione dei posti letto nelle strutture pubbliche e private, con il taglio di 500 posti per acuti, cento dei
quali nelle case di cura. E in vista del braccio di ferro tra la lobby della sanità privata e il governo si è
scatenata la guerra degli imprenditori per bloccare la maxi clinica dell'Humanitas, che ha avuto il via libera da
Palazzo d'Orleans. Intanto dopo che il ministro dell'Udc, D'Alia, ha minacciato di uscire dalla maggioranza,
Crocetta frena: «La delibera è congelata per approfondimenti». Mentre Pdl ed Mpa chiedono di «riferire
all'Ars». A PAGINA II
IL CASO Humanitas ha scoperchiato un calderone che ribolliva, con il mondo delle cliniche private dell'Isola
in grande fibrillazione. Il motivo? L'assessorato alla Salute ha già fatto sapere che a giorni presenterà un
piano di rimodulazione dei posti letto nelle strutture pubbliche e private. E si annuncia un lungo e durissimo
braccio di ferro tra la lobby della sanità privata e il governo Crocetta. IL PIANO DELL'ASSESSORATO Oggi
nell'Isola, tra pubblico e privato, sono attivi 15.038 posti letto per pazienti "acuti", 3.596 nelle cliniche private.
Numeri che consentono di rispettare il tetto imposto dalla legge Balduzzi di 3,1 posti per "acuti" ogni mille
abitanti. La Sicilia può invece aumentare i posti per "post-acuti", che sono 0,3 per mille abitanti contro i 0,7
previsti dal decreto Balduzzi. Il piano dell'assessorato porterà così a una trasformazione dei redditizi posti
letto per "acuti" in posti per riabilitazione e lungodegenza. Almeno 500 i posti per "acuti" che salteranno, un
centinaio dei quali nel settore privato. Ma c'è di più: la Regione vuole ritrattare anche l'assegnazione delle
varie tipologie di cura affidate alla cliniche: «Le singole Asp contratteranno una migliore distribuzione di posti
letto in base a specifiche specializzazioni.
Sarà messa così fine all'era delle cliniche che fanno di tutto un po'», dicono da piazza Ottavio Ziino. La
presidente dell'Aiop, Barbara Cittadini, negli incontri avuti con l'assessore Borsellino ha già ribadito non solo
che non saranno accettati tagli di posti letto, perché la Sicilia «rispetta i parametri del decreto Balduzzi», ma
anche che eventuali rimodulazioni della tipologia di posti per "acuti" dovranno essere concertate. IL GIRO
D'AFFARI In ballo c'è una torta che vale oggi 460 milioni di euro solo per le cliniche: cifra alla quale occorre
aggiungere 250 milioni per le strutture convenzionate con accordi ad hoc stipulati dai governi Cuffaro e
Lombardo, dal Rizzoli a Bagheria all'Ismett, passando per la Fondazione Maugeri e il Bambin Gesù. In tutto
oltre 700 milioni di euro: cifra in costante aumento anche in questi anni di tagli e piani di rientro, soprattutto
quella riferita alle nuove convenzionate. I tagli hanno solo sfiorato questo mondo, adesso nuovamente sul
piede di guerra.
IL CASO HUMANITAS In questo clima di braccio di ferro tra i privati e la Regione, la lobby degli imprenditori
della sanità, specie quelli catanesi, è sul piede di guerra dopo che Humanitas ha ottenuto a tempo di record
dal governo Crocetta il via libera alla bozza di accordo per incrementare di altri 80 posti letto per "acuti" il
nuovo centro che sta realizzando a Misterbianco. «Humanitas non deve entrare adesso nel sistema
dell'accreditamento con nuovi posti letto, proprio alla vigilia di un delicato confronto con la Regione»,
sussurrano i big dell'imprenditoria sanitaria etnea, temendo che in futuro la Regione possa decidere di
acquistare prestazioni oncologiche solo da Humanitas, mettendo fuori gioco volti storici della sanità siciliana,
che già non hanno gradito lo sbarco nell'Isola di altri privati, seppure rinomati come il Bambin Gesù o la
Fondazione Maugeri.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'inchiesta
03/11/2013
La Repubblica - Palermo
Pag. 1.2.3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
29
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il nuovo centro oncologico di Misterbianco avrebbe 170 posti letto accreditati (80 in più rispetto a quelli attivi
all'Humanitas di Catania) e un budget che passerebbe da 20 a 30 milioni di euro. I dieci milioni in più però
non intaccherebbero il budget delle cliniche, ma quello di 200 milioni di euro per i "viaggi della speranza", che
con l'apertura della maxi-clinica la Regione conta di ridurre.
Ma chi subirebbe su tutti la concorrenza di Humanitas? Ettore Denti, presidente dell'Aiop Catania,
l'associazione delle cliniche private, e patron dell'Istituto oncologico del Mediterraneo, mette le mani avanti:
«Ho appreso di questa delibera fatta il 2 luglio un po' in ritardo, perché è stata comunicata da Humanitas
lunedì scorso - dice Denti - noi non abbiamo alcuna conflittualità con il centro Humanitas, che farà a
Misterbianco anche neurochirurgia e ortopedia. Penso però che i posti letto di oncologia che ha già siano
sufficienti. Non ho avviato alcun conflitto, soltanto gli iscritti all'Aiop Catania mi hanno chiesto di convocare
un'assemblea straordinaria sull'argomento, e lo farò al più presto».
A chiedere l'assemblea sul caso Humanitas è stata, fra le altre, la clinica Morgagni del professore Sergio
Castorina. A Palermo, invece, una struttura che fa oncologia è la Maddalena di Guido Filosto, e anche questa
potrebbe non apprezzare l'attivismo di Humanitas. Ma anche nel pubblico c'è chi da giorni mugugna, come
Angelo Pellicanò, il commissario del Garibaldi di Catania, ospedale che ha un importante reparto oncologico.
GLI SPONSOR POLITICI La battaglia è solo all'inizio e la caccia allo sponsor politico giusto nel nuovo
quadro di governo per evitare di rimanere penalizzati dalla rimodulazione in programma è già iniziata. Il caso
Humanitas ha fatto scatenare una guerra senza quartiere tra l'Udc, con il ministro D'Alia che chiede lo stop
«immediato alle delibera» e minaccia di uscire dal governo, e partiti governativi, dal Megafono guidato dal
senatore Giuseppe Lumia ad Articolo 4 dell'ex udc Lino Leanza e del deputato Luca Sammartino, che ha zia
e madre rispettivamente amministratore delegato e direttore sanitario del centro Humaniats di Catania.
Ieri il governatore Rosario Crocetta è tornato sull'argomento: «Sono molto sereno, non ho alcun interesse
nella sanitàe nessuno pensi che si possa cogliere il governo in castagna - dice - comunque la delibera sul
centro Humanitas è sospesa per approfondimenti. Onestamente, alla base di questa iniziativa c'è la
motivazione di ridurre il numero di siciliani malati oncologici che si recano in Lombardia per le cure.
Preoccupato per la reazione dell'Udc? No, faranno le loro valutazioni. Personalmente anch'io sono contrario a
estendere posti letto ai privati». Mpa e Pdl chiedono al governo «di riferire subito all'Ars» su questa vicenda.
A spingere in queste ore per lo stop alla delibera sono stati anche l'assessore Lucia Borsellino, che non ne
sarebbe mai stata tra le principali promotrici, e il presidente della commissione Sanità dell'Ars, Giuseppe
Digiacomo: «Prima occorre portare a termine il piano di rimodulazione dei posti letto», dicono. Decisione che
incontra il plauso dell'Aiom, l'Associazione oncologi siciliani: «Chiediamo la realizzazione di un istituto
oncologico a rete che valorizzi tutte le eccellenze della Regione».
I protagonistiASSESSORE Lucia Borsellino titolare della delega alla Salute nella giunta Crocetta assicura
che la delibera sulla nuova maxiclinica catanese non è ancora operativa IMPRENDITRICE Barbara Cittadini
presidente dell'Aiop Sicilia avverte il governo "Non accetteremo altri tagli ai posti letto Il piano della Sanità va
concertato"
MINISTRO Gianpiero D'Alia, leader siciliano dell'Udc, dà un ultimatum a Crocetta "Blocchi l'operazione
Humanitas o usciremo dalla giunta" Mercoledì un vertice con i deputati
PER SAPERNE DI PIÙ pti.regione.sicilia.it www.aiopsicilia.it
Foto: LA CONTESA Un reparto di una clinica privata. A sinistra la piramide all'ingresso del centro oncologico
Humanitas a Catania
03/11/2013
La Repubblica - Genova
Pag. 1.2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
* Sanità , i malati dribblano la Liguria
La difesa dell'istituto: "Meno ricoveri ma solo per scelta" Il direttore sanitario, Silvio Del Buono "Evitiamo i
viaggi inutili" In un anno calo di 5.000 prestazioni ambulatoriali per bambini di altre regioni
AVA ZUNINO
CONTINUA a calare il numero dei residenti nelle altre regioni che scelgono la Liguria per venire a curarsi: in
un anno la mancata attrattività si è tradotta in sei milioni in meno di tariffe incassate. Il calo è generalizzato,
riguarda le Asl del turismo che è anche quello invernale degli anziani, ma investe anche un gioiello come
l'ospedale pediatrico Giannina Gaslini: cinquemila prestazioni ambulatoriali in meno e oltre 900 interventi in
meno su bambini da fuori Liguria tra il 2011 e il 2012. «Non siamo meno attrattivi: la domanda dalle altre
regioni c'è ed è sempre forte - dice il direttore sanitario Silvio del Buono - Abbiamo scelto di concentrarci
sull'alta complessità e di fare un'operazione di appropriatezza. Certo è che se disponessimo delle risorse per
avere più operatori, riusciremmo a fare un maggior numero di operazioni». ALLE PAGINE II E III
LA SANITÀ ligure piace sempre meno a chi vive in altre regioni: i non liguri nel 2012 hanno speso circa sei
milioni in meno di prestazioni sanitarie nelle Asl e ospedali da Ventimiglia a Sarzana, rispetto all'anno
precedente. Il calo di attrattività è generalizzato ma ha alcune punte più acute, stando a quanto si evince dai
dati della Regione Liguria. Una di queste punte è la Asl 2 savonese, dove nel 2012 l'importo delle prestazioni
ai pazienti da fuori Regione (e come tali retribuite alla Liguria) è sceso di oltre un milione di euro rispetto
all'anno precedente. L'altro caso è quello della Asl 5 spezzina: un milione e 200 mila euro in meno. E se la
Asl 4 è scesa di qualche centinaio di migliaia di euro (un po' meno di trecentomila), e la Asl 3 sostanzialmente
tiene, il caso che fa più effetto è quello dell'ospedale pediatrico Giannina Gaslini. La meta simbolo per i
bambini malati di tante altre regioni italiane, guardando i numeri della Regione sembrerebbe aver perso parte
del suo allure: in un anno, dal 2011 al 2012, ha visto calare di cinquemila unità le prestazioni ambulatoriali per
bambini di altre regioni.
E nello stesso periodo i ricoveri peri bambini da fuori Liguria sono stati 947 in meno. In totale, in termini di
tariffe, il valore economico del segno meno rispetto al 2011 è superiore al milione di euro. Che cosa è
successo? «Non si tratta di minore attrattiva - dice il direttore sanitario dell'ospedale pediatrico, Silvio Del
Buono - Sarebbe così se mancasse la domanda, che invece c'è ed è sempre forte, dalle Regioni del Sud
come da Piemonte e Lombardia. Siamo stati noi a puntare su un'operazione di maggiore appropriatezza nelle
prestazioni di ricovero, cercando di privilegiare il miglior peso.
Tant'è che il nostro peso medio, ossia il valore che misura la complessità del ricovero, è aumentato».
Dunque, dicono al Gaslini, meno ricoveri ma più "pesanti" e più appropriati. Più eccellenza, meno routine. E
guardando i dati relativi alle singole specialità dell'ospedale pediatrico, si vede che Oncoematologia e
pediatria in un anno sono rimaste sostanzialmente stabili nel numero dei ricoveri da fuori regione, mentre ad
esempio nefrologia pediatrica ha perso 300 ricoveri, oculistica 70, la cardiochirurgia pediatrica ottanta e
l'ostetricia e ginecologia 43.
«I dati che ci riguardano - dice il dottor Del Buono - vanno contestualizzati in una riduzione globale del
ricorso al ricovero ospedaliero, tanto a livello locale che nazionale. Le cause sono molteplici, per il Gaslini si
tratta di una nostra azione tendente a ridurre i ricoveri di bassa complessità, mentre rimangono pressochè
invariati i ricoveri di maggior peso».
Certo, a proposito di peso, colpisce leggere di cinquemila prestazioni ambulatoriali in meno in un anno, solo
per chi viene da fuori Liguria. «Ma non si tratta di minore attrattività - dice il direttore sanitario - ed è
ingeneroso verso gli operatori che si impegnano in ospedale.
Bisogna invece dire che la politica nazionale dei tagli alla sanità colpisce in modo particolare la pediatria ed è
per questo che il Gaslini, insieme agli altri ospedali pediatrici, è impegnato in una battaglia per recuperare
risorse». Avere più fondi a disposizione, dice Del Buono, significherebbe lavorare di più: «Gli operatori sono
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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I nodi della sanità
03/11/2013
La Repubblica - Genova
Pag. 1.2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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sempre meno e se andiamo a vedere, ognuno di loro lavora più di prima. Se avessimo più operatori
riusciremmo a fare più interventi».
Da fuori Liguria, dice, i bambini continuano ad arrivare: «tanto dalle Regioni del Nord come Veneto,
Lombardia, Toscana e Piemonte, quanto dalle Regioni del sud che hanno una quota notevole. E proprio per
sollevare chi viene da fuori si cerca di ridurre i viaggi inutili e far fare quelli che invece sono importanti». ©
RIPRODUZIONE RISERVATA
PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.liguria.it www.gaslini.org
Foto: IL BILANCIO Sanità ligure alle prese con un bilancio tra pazienti in fuga e mancanza di attrazione
03/11/2013
La Repubblica - Genova
Pag. 3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Farmaci scaduti a un disabile la Procura apre un'inchiesta
La denuncia dalla moglie del paziente, assistito a domicilio Ora il sospetto è che nelle farmacie interne della
Asl ci sia un intero stock di flebo scadute
(m.p.)
UNO stock di flebo scadute nelle farmacie interne della Asl3. E' questa l'ipotesi sulla quale sta lavorando la
procura di Genova, dopo la denuncia di un genovese che si è visto somministrare a domicilio una flebo di
aminoacidi scaduta ad aprile.
Un'altra fiala, anche questa scaduta, che era stata lasciata dall'infermiera per una seconda somministrazione
è stata sequestrata dai carabinieri del Nas ai quali sono stati affidati gli accertamenti. Il paziente, un disabile
di 61 anni, è stato successivamente ricoverato all'ospedale Galliera. La procura attende una relazione dei
medici per capire se il suo improvviso peggioramento sia legato alla somministrazione del farmaco scaduto o
ne sia invece indipendente. Del caso si occupa il sostituto procuratore Federico Manotti. A lui è stato
consegnato il fascicolo con la denuncia firmata dalla moglie del paziente.
La donna ha spiegato che il marito viene assistito da tempo dal servizio sanitarioa domicilio,a causa delle
gravi patologie di cui soffre. Come accade abitualmente, l'altra mattina è arrivata un'infermiera per sottoporlo
ad una flebo di aminoacidi, una terapia ed un farmaco considerati di routine.
Solo dopo la partenza dell'infermiera la moglie si è accorta che la scadenza indicata sulla fiala utilizzata
riportava la data del mese di aprile. E' così andata a controllare l'altra fila e anche quella era nelle stesse
condizioni. A quel punto ha telefonato ai carabinieri per sporgere denuncia.
Il reato ipotizzato dal pm Manotti, per il momento a carico di ignoti, è quello espressamente previsto dal
Codice, ossia "somministrazione di farmaci scaduti". In caso il paziente dovesse subire un danno fisico,
scatterebbe anche la contestazione di lesioni. Nei guai potrebbero finire sia i responsabili della farmacia
interna che la stessa infermiera, che avrebbe dovuto verificare le condizioni del prodotto. © RIPRODUZIONE
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Foto: Farmaci, nuovo caso
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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Il caso
03/11/2013
La Repubblica - Genova
Pag. 3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Ma i nostri non scappano più e ora puntiamo sui nuovi centri"
L' assessore Montaldo: dobbiamo cambiare le abitudini "L'ospedale pediatrico ha perso alcuni servizi di alto
livello, ci concentreremo lì" "Savona e Chiavari potrebbero patire anche il calo delle presenze turistiche"
(a.zun.)
IL PREZZO della sanità continua a salire: sono sempre meno i non residenti che vengono a farsi curare in
Liguria e arranca il recupero delle fughe dei liguri che quando hanno problemi di salute vanno in altre regioni.
Il totale, quest'anno, sono 14 milioni in più che la Regione ha dovuto sborsare. In tutto la Liguria nel 2013 ha
dovuto dare 47 milioni ad altre Regioni. L'anno prossimo le proiezioni dicono che sarà peggio e rischiamo di
pagare 62 milioni.
Numeri a parte: vuol dire che la qualità della sanità ligure è peggiorata? «No, per le fughe, ad esempio siamo
davanti ad un trend di miglioramento. I processi sono avviati ma in questa materia non danno risultati
repentini. Bisogna aspettare la modifica di comportamenti e consuetudini», dice Claudio Montaldo, assessore
ligure alla sanità e vice presidente della giunta regionale.
Cala anche il numero dei "fuori Regione" curati nelle province del turismo delle basse stagioni: la Asl 2 del
savonese e la Asl quattro del chiavarese.
«Bisogna capire i motivi. Potrebbe essere un calo delle presenze turistiche, dal momento che anche negli
anni scorsi non avevamo particolari strutture che funzionassero da grandi poli di attrazione dall'esterno».
O magari chi viene in Liguria, adesso, se ha problemi, torna a casa oppure va dai privati: in alcune situazioni,
le prestazioni sono meno care del ticket «In parte può essere, perché è un dato che sia aumentata la spesa
diretta dei cittadini nel privato. In ogni caso, è vero che è aumentato il delta tra coloro che vengono da fuori a
curarsi in Liguria e i liguri che vanno a curarsi altrove. Non è aumentata la cosiddetta mobilità passiva, quella
dei liguri che vanno fuori, è calata l'attrazione. I motivi bisogna capirli». Un caso da capire è il Gaslini.
«Il dato che riguarda la diminuzione delle prestazioni ambulatoriali da fuori Regione può riguardare la perdita
della cosiddetta bassa complessità, che altre Regioni cercano di farsi a casa. Ed è giusto che noi perdiamo la
bassa complessità. Abbiamo fatto due accordi con la Campania e la Sicilia ed i rispettivi ospedali pediatrici
perché, in collaborazione con il Gaslini, possano gestire la bassa complessità e decidano loro per l'invio a
Genova.
Detto ciò, il Gaslini ha perso alcuni servizi di alto livello e su queste bisognerà concentrarsi».
Ma intanto la Regione cosa pensa di fare per recuperare attrattività e impedire che i liguri vadano via a
curarsi? «Le fughe sono in diminuzione; abbiamo fatto alcune operazioni sui settori come ortopedia e
oculistica, che erano i più critici.
E ci sono già buoni risultati. Il centro ortopedico di Albenga, ad esempio, dal 15 novembre del 2011 ha
iniziato a lavorare prima in esclusiva peri savonesi, poi anche per gli imperiesi e ora dovrà lavorare per tutti i
liguri. I medici che lavorano lì (privati, che hanno un contratto nella struttura pubblica, n.d.r.) sono adesso
obbligati a curare i liguri ad Albenga e non in strutture fuori Liguria».
E l'attrattività? «Bisogna lavorare perché centri come quello di Albenga per l'ortopedia o di Sestri Ponente
per l'oculistica, possano anche diventare momenti di attrazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: L'assessore regionale alla Salute Claudio Montaldo
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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L'intervista
03/11/2013
La Stampa - Alessandria
Pag. 49
(diffusione:309253, tiratura:418328)
L'Amministrazione comunale lascia la "patata bollente" alla futura Giunta Farmacia: "nessunagestione in
economia" Gino Fortunato Dismissione totale o gestione in economia. Queste solo le sole prospettive rimaste
alla farmacia comunale di via Verdi. La Giunta ha avviato l'annunciata procedura di liquidazione della società
Noviservizi che si occupa della gestione della farmacia pubblica. Facile prevedere che sui programmi di partiti
e liste civiche, sia di destra che di sinistra, proprio la farmacia sarà un banco di prova per le elezioni
amministrative dell'anno prossimo. "La farmacia non rende, questa è la verità - ribadisce l'assessore al
Bilancio, Germano Marubbi. - I conti non inducono a pensare a una futura gestione pubblica anche se, dopo
la liquidazione di Noviservizi, la palla passerà alla prossima Amministrazione. La dismissione della società è
stata determinata dalla legge nazionale, poiché il Comune possiede già diverse partecipazioni in varie società
come Acos, Csr e Cit. Presumo che non se ne riparlerà prima della seconda metà del 2014. La partita per il
momento sarà giocata sul pareggio dei conti, ma sotto questo aspetto non ci saranno problemi, poiché anche
Noviservizi vanta crediti nei confronti del Comune. In questi giorni, comunque, dovrebbe essere nominato il
liquidatore. Non è il caso dover forzare verso una liquidazione anticipata, giocata sui tempi, poiché non
sarebbe giusto decidere in fretta sulla "questione farmacia", quando la soluzione potrebbe essere trovata e
decisa dal prossimo governo cittadino". Non decidere subito, però, potrebbe causare imbarazzi sulla
costituzione delle alleanze elettorali. Forse definitivamente "scaricata" dal centrosinistra, la sinistra radicale
novese continua a puntare sulla gestione in economia della farmacia, da parte del Comune. Esattamente
come avviene per la mensa scolastica. Anche il "Movimento 5 stelle", all'"esordio" nella kermesse
amministrativa, starebbe predisponendo un piano di salvataggio pubblico per la Farmacia comunale. I grillini
potrebbero trovare una sponda "a sinistra" o addirittura con la costituenda lista civica "20 per Novi" (questa
era la dicitura del 2009), formata prevalentemente da personaggi dell'Italia dei Valori, oggi ancora alleati del
Pd. "La farmacia non produce profitti soddisfacenti e le gestioni pubbliche non possono essere economiche conclude Marubbi - Quindi la prossima Amministrazione, tutto potrà decidere, anche di venderla, tranne che
farla gestire a Noviservizi". Intanto da più parti si chiede la pubblicazione del reddito annuale della farmacia
che avrebbe dovuto essere divulgato a settembre. Dismissione totale o gestione in economia. Queste sono le
sole prospettive rimaste alla farmacia comunale di via Verdi. La giunta ha avviato l'annunciata procedura di
liquidazione della società Noviservizi che si occupa della gestione della farmacia pubblica. Facile prevedere
che sui programmi di partiti e liste civiche, sia di destra che di sinistra, proprio la farmacia sarà un banco di
prova per le elezioni amministrative dell'anno prossimo. «La farmacia non rende, questa è la verità - ribadisce
l'assessore al Bilancio, Germano Marubbi -. I conti non inducono a pensare a una futura gestione pubblica
anche se, dopo la liquidazione di Noviservizi, la palla passerà alla prossima amministrazione. La dismissione
della società è stata determinata dalla legge nazionale, poiché il Comune possiede già diverse partecipazioni
in varie società come Acos, Csr e Cit. Presumo che non se ne riparlerà prima della seconda metà del 2014.
La partita per il momento sarà giocata sul pareggio dei conti, ma sotto questo aspetto non ci saranno
problemi, poiché anche Noviservizi vanta crediti nei confronti del Comune. In questi giorni, comunque,
dovrebbe essere nominato il liquidatore. Non è il caso dover forzare verso una liquidazione anticipata, giocata
sui tempi, poiché non sarebbe giusto decidere in fretta sulla "questione farmacia", quando la soluzione
potrebbe essere trovata e decisa dal prossimo governo cittadino». Non decidere subito, però, potrebbe
causare imbarazzi sulla costituzione delle alleanze elettorali. Forse definitivamente «scaricata» dal
centrosinistra, la sinistra radicale novese continua a puntare sulla gestione in economia della farmacia, da
parte del Comune. Esattamente come avviene per la mensa scolastica. Anche il Movimento 5 Stelle,
all'esordio nella kermesse amministrativa, starebbe predisponendo un piano di salvataggio pubblico per la
Farmacia comunale. Potrebbe trovare una sponda «a sinistra» o addirittura con la costituenda lista civica «20
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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In breve
03/11/2013
La Stampa - Alessandria
Pag. 49
(diffusione:309253, tiratura:418328)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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per Novi» (questa era la dicitura del 2009), formata prevalentemente da personaggi dell'Italia dei Valori, oggi
ancora alleati del Pd. «La farmacia non produce profitti soddisfacenti e le gestioni pubbliche non possono
essere economiche - conclude Marubbi - Quindi la prossima amministrazione, tutto potrà decidere, anche di
venderla, tranne che farla gestire a Noviservizi». Intanto da più parti si chiede la pubblicazione del reddito
annuale della farmacia che avrebbe dovuto essere divulgato a settembre.
03/11/2013
La Stampa - Savona
Pag. 49
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Claudio Vimercati
È entrato nella farmacia, con una pistola in pugno. Si è avvicinato al bancone di vendita, ha puntato l'arma
contro la farmacista e le ha intimato di consegnare i soldi (che sono stati quantificati in duemila euro) della
cassa. Poi la fuga, insieme con un complice che lo aspettava di fuori. La rapina è andata in scena venerdì
sera (ma la notizia è trapelata soltanto ieri mattina) intorno alle 22 in via Paolo Boselli, nella farmacia Fascie.
In quel momento non c'erano clienti. Solo una delle dottoresse che all'improvviso si è è trovata davanti il
malvivente che, come poi ha raccontato ai carabinieri, indossava un casco da motociclista, di quelli integrali
che coprono completamente il viso. Tutto è avvento in pochi attimi, come succede in quelli che vengono
definiti colpi del tipo «mordi e fuggi». Il malvivente con una mano impugnava la pistola (gli inquirenti però non
escludono l'ipotesi che possa trattarsi di un'arma giocattolo), nell'altra aveva invece un sacchetto di plastica
che ha consegnato alla farmacista perchè ci mettesse dentro i soldi della cassa. Riempita, dunque, la borsa
di plastica, il bandito è uscito dalla farmacia, fuori della quale lo aspettava il complice in sella a una moto,
sulla quale i due hanno quindi fatto perdere le tracce. «Si sono diretti sicuramente verso piazza Mameli hanno spiegato ieri mattina i carabinieri che si stanno ora occupando delle indagini del caso -, poi da lì se ne
sono perse le tracce». Potrebbero aver proseguito in direzione mare, lungo via Montenotte o via XX
Settembre. Oppure aver raggiunto piazza Diaz e da lì attraverso le vie Famagosta e Berlingieri piazza Leon
Pancaldo e l'Aurelia. Lungo il tragitto, però, non mancano telecamere di sicurezza che potrebbero aver
filmato i due malviventi. [C.V.]
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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Rapina con una pistola la farmacia Fascie
03/11/2013
Il Messaggero - Abruzzo
Pag. 49
(diffusione:210842, tiratura:295190)
VASTO
È in vendita la farmacia comunale di Vasto, perché non produce utili. Con un avviso pubblico dei mesi scorsi
l'amministrazione comunale ha deciso di affidare a un tecnico specializzato la valutazione dell'attività e
metterla sul mercato per far cassa. Il nome del professionista incaricato è già stato individuato e si attende
ormai solo il varo del bilancio per poter dare il via all'operazione. Nata dopo una lunga gestazione, operativa
a pieno regime da almeno otto anni sulla circonvallazione Istoniense, l'ottava farmacia di Vasto, che si
chiama Histonium, non è nata sotto una buona stella: a lungo osteggiata dalla concorrenza, lobby potente e
storicamente consolidata nel tessuto sociale cittadino, la srl destinata a calmierare i prezzi e a servire una
zona di Vasto in costante espansione, quella appunto a ridosso della circonvallazione, non è ancora riuscita a
incontrare il favore pieno dei vastesi. La professionalità degli operatori, due farmacisti e due commessi
(un'altra dottoressa è al momento in maternità) non è in discussione, ma l'analisi dei costi e dei ricavi ha dato
un verdetto all'apparenza inappellabile: la farmacia non riesce a produrre utili, con perdite di bilancio
contenute, in media dell'ordine di 3 o 4000 euro, a fronte di un monte stipendi che si aggira sui 200 mila euro
l'anno. Tutto questo, in tempi di magra, il Comune di Vasto non può più permetterselo, pur mettendo a
disposizione del pubblico, la Histonium, servizi e prodotti di elevati standard qualitativi. Ecco perché la
farmacia è stata inserita fin dallo scorso anno nell'elenco dei beni comunali da dismettere, nel tentativo di
rimpinguare le esangui casse di piazza Barbacani. Una volta fissato il suo valore, la farmacia andrà dunque
sul mercato, piazzata al migliore offerente. Magari, se possibile, con adeguate garanzie per la salvaguardia
dell'occupazione. Con queste prospettive resta da capire se mai apriranno altre quattro farmacie, così come
reso possibile, sulla carta, dai residenti, che a Vasto sono più di 40 mila. Se prima ne poteva aprire una ogni
4000 abitanti, adesso l'asticella si è abbassata, ma la Regione Abruzzo tarda a dare disco verde.
Gianni Quagliarella
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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Pochi utili, farmacia comunale vendesi
03/11/2013
Avvenire - Bologna - bologna sette
Pag. 7
(diffusione:105812, tiratura:151233)
a sezione bolognese dell'Unione cattolica farmacisti italiani (Ucfi) ha promosso una Messa in suffragio dei
defunti e in particolare dei farmacisti scomparsi. La celebbrazione eucaristica sarà mercoledì 6 novembre,
nella cattedrale di San Pietro. L'appuntamento è rivolto a tutti i farmacisti bolognesi e sarà celebrato a porte
ciuse, e quindi sarà indispensabile, per partecipare al rito, presentarsi con puntalità al cancello del cortile
dell'Arcivescovado in via Altabella, 4 alle 20.45. Presiederà la celebrazione monsignor Massimo Nanni,
delegato dell'arcivescovo per la Cattedrale. L'Ucfi è rivolta ai farmacisti che intendono vivere la propria vita,
compresa quella professionale, alla luce degli insegnamenti di Gesù Cristo, per la cura dei malati e al servizio
della vita. L'Unione promuove tra gli associati la volontà di seguire - nell'esercizio della professsione
farmaceutica - gli insegnamenti del Vangelo e del magistero con particolare riguardo alla sottrina sociale della
Chiesa. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito www.ucfi-italia.it e a Bologna rivolgersi a Stefano
Cevolani: 3683542384, [email protected]
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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Farmacisti cattolici. Celebrazione per i defunti Il Vangelo e il magistero,
guide nella professione
03/11/2013
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 18
(diffusione:103223, tiratura:127026)
«Pronto soccorso, basta caos e liti»
Montaldo richiama i primari: liberate i letti anche nel week end
GUIDO FILIPPI
IL MARASMA è dietro le porte a vetri. Questione di giorni, ben che vada di settimane e i pronto soccorso
sono destinati a crollare di fronte all'afflusso straordinario di stagione. Non ci saranno più i letti, a volte
saranno esaurite anche le barelle, e i malati saranno costretti ad aspettare giornate intere, per una visita, un
esame o un ricovero in un reparto, nell'atrio o nei corridoi. D'altra parte il primo segnale si è già verificato
lunedì scorso quando al Villa Scassi di Sampierdarena c'erano quaranta malati in coda, chi sulle barelle, chi
sulle sedie e sono intervenuti i carabinieri del Nas per stabilire se c'erano responsabilità. Non ne hanno
accertato e sono andati via. Domani, dopo il ponte dei Santi e la conseguente assenza dei medici di famiglia,
i pronto soccorso del San Martino, del Galliera e del Villa Scassi rischiano di finire in ginocchio anche perché,
a parte i colpi bassi e lo scambio di accuse tra gli ospedali, non è successo altro. Ieri si è mosso l'assessore
regionale alla Salute Claudio Montaldo e ha annunciato che la prossima settimana chiamerà a rapporto tutti i
protagonisti: i direttori generali e sanitari, i primari del tre dipartimenti di emergenza più il responsabile del
San Carlo di Voltri e il direttore del 118 Francesco Bermano. Tutti in Regione per studiare una strategia e
trovare le possibili soluzioni. «Se non ci attrezziamo non riusciremo a reggere l'inverno e l'aumento degli
accessi legati all'epidemia influenzale». La prima azione di difesa era già stata presentata l'anno scorso, ma
non è mai stata applicata: il bed manager, il manager dei letti, di solito un medico della direzione sanitaria che
dovrà avere il controllo costante della situazione e sollecitare i reparti ad accelerare le dimissioni dei malati
per mettere i posti a disposizione dei pronto soccorso. «Non è una poltrona in più, ma una figura che può
segnalare i problemi alla direzione». Montaldo attacca ancora una volta i primari e i medici dei reparti dei tre
grandi ospedali: «Nel fine settimana continuano a non dimettere i pazienti e il lunedì mattina i pronto soccorso
sono nel caos. Ora basta, si devono adeguare». Richiama all'ordine anche i vertici dell'ospedale di Voltri - in
particolare il direttore dell'Evangelico Alessio Parodi - per la scorsa collaborazione del pronto soccorso:
«Deve entrare di più nel giro dell'emergenza, ma anche il 118 deve coordinare di più le ambulanze. La scusa
che la gente non vuole andare al San Carlo non è più accettabile». Lunedì scorso il direttore sanitario
ospedaliero della Asl 3 Bruna Rebagliati aveva attaccato il Galliera («Ha bloccato i ricoveri per mezza
giornata») e l'ospedale di Voltri («È come se non ci fosse»). Una polemica che Montaldo non ha digerito e di
cui chiederà pubblicamente conto nella riunione della prossima settimana. «Non mi vorrei occupare delle loro
liti e comunque, se hanno qualche problema, è più semplice risolverlo se si parlano al telefono anzichè sui
giornali». Paolo Cremonesi, primario del Galliera e punto di riferimento tra i colleghi dei pronto soccorso liguri
ha uno slogan "Meno barelle e più posti per l'emergenza". «Bisogna intervenire al più presto e il bed manager
potrà essere importante nell'utilizzo dei posti, ma deve poter decidere. È però fondamentale che ci sia una
maggiore collaborazione tra i pronto soccorso».
INTERVENTI URGENTI
Bisogna organizzare al più presto un piano d'azione prima che arrivi l'epidemia influenzale CLAUDIO
MONTALDO assessore regionale alla Salute
Foto: Periodo di tutto esaurito per i reparti di pronto soccorso genovesi
Foto: Sul Secolo XIX di martedì la notizia dei Nas al pronto soccorso del Villa Scassi
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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L' ASSESSORE CONVOCA UNA RIUNIONE CON MANAGER E DIRETTORI SANITARI IL CASO
03/11/2013
Il Secolo XIX - Savona
Pag. 14
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Pistola in pugno assalta farmacia
Il rapinatore, poi fuggito in sella a una moto, ripreso dalle telecamere di videosorveglianza Il volto del bandito
è stato filmato dall'impianto di sorveglianza interno alla farmacia
GIANLUIGI CANCELLI
SAVONA. Armato di pistola e con il volto coperto da un casco integrale ha assaltato la farmacia "Fascie" di
via Boselli, nel pieno centro della città. Riuscendo a fuggire con un bottino di circa 2 mila euro, l'incasso della
serata, visto che la farmacia a distanza di pochi minuti avrebbe chiuso i battenti. Le immagini del suo arrivo e
della sua fuga in sella ad una moto di grossa cilindrata sono state però riprese dalle telecamere di
videosorveglianza di due sportelli bancari situati a poche decine di metri di distanza dalla farmacia e sono
proprio in queste ore al vaglio degli investigatori dei carabinieri. Ma non solo. Per alcune decine di secondi,
all'interno della farmacia, il rapinatore si è alzato la visiera scura del casco. E il suo volto è rimasto
immortalato anche nel filmato dell'impianto di videosorveglianza interno della farmacia. E anche in questo
caso il filmato è stato acquisito dai carabinieri della compagnia di Savona. Sembra dunque avere i giorni
contati il malvivente che venerdì sera, poco prima delle ventidue, ha assaltato la farmacia "Fascie", situata
proprio all'angolo tra via Boselli e via Sormano. Per poter acquisire e visionare con attenzione i filmati ripresi
dalle varie telecamere di videosorveglianza presenti in via Boselli e all'interno della stessa farmacia gli
investigatori dei carabinieri avranno bisogno ancora di alcune ore, ma alla fine il rapinatore solitario potrebbe
esser identificato. Per entrare in azione, il bandito ha atteso che dalla farmacia uscissero il proprietario, il
dottor Luciano Maiolo, ex assessore comunale nella giunta di centrodestra guidata dal sindaco Francesco
Gervasio, e suo figlio Jacopo, titolare della farmacia. Solo a quel punto, quando mancavano pochi minuti alla
chiusura della farmacia, che tutti i giorni avviene alle ventidue in punto, è arrivato in moto da piazza Saffi e si
è fermato proprio davanti alla farmacia. All'interno della quale, in quel momento, era rimasta soltanto una
dipendente, la dottoressa Assunta Giarrizzo. Sceso dalla moto, il rapinatore solitario, una persona giovane
che indossava un paio di jeans, scarpe da ginnastica,un piumino di colore beige e il cui volto era coperto da
un casco integrale di colore bianco, rosso e nero, è entrato all'interno della farmacia ed una volta giunto
davanti al bancone dove si trova la cassa ha estratto dalla tasca ed ha puntato contro la farmacista una
pistola dicendo soltanto: «Dammi l'incasso e non ti accadrà niente». Un ordine perentorio, al quale la
farmacista, nei confronti della quale il rapinatore ha continuato a tenere la pistola puntata, non ha opposto
alcun tentativo di resistenza, consegnandogli i circa due mila euro in contanti che in quel momento erano
ancora contenuti nella cassa. A quel punto, il rapinatore è tornato sui suoi passi ed è uscito velocemente
dalla farmacia, è risalito sulla moto con la quale era arrivato poco prima in via Boselli e si è allontanato in
direzione di piazza Mameli. L'allarme è scattato immediatamente, con la farmacista vittima della rapina che
ha subito chiamato il dottor Maiolo e i carabinieri. A quel punto in via Boselli è giunta una pattuglia del nucleo
radiomobile dei carabinieri della compagnia di Savona, mentre altre due hanno istituito una serie di posti di
controllo lungo le principali arterie stradali cittadine. Del rapinatore, però, che ha potuto contare su un
vantaggio prezioso anche se solo di pochi minuti, non è stata trovata traccia. Ad incastrarlo, però, potrebbero
essere proprio le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza sia interne alla farmacia che al di
fuori delle agenzie di Deutsche Bank e Credem.
Foto: La farmacia "Fascie" all'angolo tra via Boselli e via dei Sormano rapinata venerdì sera da un bandito
solitario armato di pistola
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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IL COLPO È AVVENUTO AI DANNI DELLA "FASCIE" DI VIA BOSELLI. DUEMILA EURO IL BOTTINO
03/11/2013
Il Secolo XIX - Savona
Pag. 14
(diffusione:103223, tiratura:127026)
«HA CHIESTO I SOLDI CHE ERANO IN CASSA»
Ancora sotto choc la farmacista rapinata l'altra sera
G. CANC.
«È entrato in farmacia proprio mentre stavo per chiudere e i proprietari, il dottor Luciano Maiolo e suo figlio
Jacopo, erano appena usciti. Si è avvicinato al bancone e mi ha puntato la pistola all'altezza del viso,
intimandomi di consegnargli i soldi che si trovavano nella cassa. Li ha arraffati ed è poi fuggito velocemente,
in sella ad una moto, verso piazza Mameli». È questo il drammatico racconto di Assunta Giarrizzo, la
farmacista della "Fascie" di via Boselli che l'altra sera si è trovata di fronte al rapinatore che poco prima
dell'orario di chiusura, pistola in pugno, ha assaltato la farmacia pochi minuti prima dell'orario di chiusura. La
farmacista, comprensibilmente ancora sotto choc, ieri mattina non era al lavoro, ma in ferie. A raccontare
quanto accaduto sono invece il proprietario della farmacia, l'ex assessore comunale Luciano Maiolo, e suo
figlio Jacopo che ne è titolare. «Per entrare in azione - spiega Luciano Maiolo - il rapinatore ha atteso che sia
io che mio figlio fossimo usciti dalla farmacia, ed ha approfittato del fatto che per una decina di minuti, sino
alla chiusura stabilita per le ventidue, al suo interno vi fosse solo la dottoressa Giarrizzo». La quale, dopo
esser stata vittima della rapina a mano armata, ha subito chiamato il proprietario. «Mi ha telefonato disperata,
raccontandomi quanto era appena successo spiega il dottor Luciano Maiolo - Abito a Bergeggi e in quel
momento mi trovavo ancora per strada, per cui il primo ad arrivare in farmacia è stato mio figlio Jacopo (che
tra l'altro è il titolare della farmacia, n.d.r.;) che invece abita poco distante, sempre in via Boselli». Ed è stato
proprio prima a Jacopo, poi a Luciano Maiolo e infine ai carabinieri che la dottoressa Giarrizzo ha raccontato
le drammatiche fasi della rapina. «Mi ha detto che stava per chiudere la farmacia - sottolinea Luciano Maiolo quando ha visto fermarsi davanti alla porta una moto. Dalla quale è sceso un giovane, di circa una trentina di
anni, che indossava un paio di jeans, scarpe da tennis e un giubbottino chiaro, credo beige, oltre a un casco
integrale a strisce rosso, bianco e nere con la visiera scura. L'uomo è entrato in farmacia e una volta arrivato
vicino al banco ha estratto dal giubbotto una pistola chiedendo alla dottoressa di consegnargli il denaro che
era in cassa, circa due mila euro. Cosa che è stata fatta, visto che da tempo avevo dato l'ordine a tutto il
personale che si dovesse trovare ad affrontare una emergenza del genere di consegnare il denaro presente
in cassa». Poi il rapinatore si è allontanato, fuggendo in moto verso piazza Mameli. «Per un momento racconta ancora il dottor Maiolo - il bandito si è alzato la visiera del casco e credo che il suo volto sia stato
ripreso dall'impianto di videosorveglianza».
Foto: Il dottor Luciano Maiolo
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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LA TESTIMONIANZA DELLA VITTIMA
03/11/2013
Il Tempo - Roma
Pag. 8
(diffusione:50651, tiratura:76264)
La Regione ricostituisce la Commissione di vigilanza sull'emodialisi
Nomine Il presidente della Regione Zingaretti Ricostituita dalla Regione la Commissione di vigilanza sul
sistema emodialisi del Lazio. Si copre così un buco nel sistema di sorveglianza di un settore che coinvolge
5.000 pazienti e che durava da quasi due anni. I componenti dell'organismo erano decaduti nel 2011. Da
allora c'è stato il vuoto. La Commissione, composta da esperti indicati dalle associazioni dei malati di reni,
dall'Ordine dei medici e dalla Regione, ha il compito di vigilare sul corretto esercizio della terapia dialitica nel
Lazio e di dare supporto tecnico, scientifico, amministrativo e regolamentare alla Regione in materia di
nefrologia e dialisi. Il rinnovo vale per il triennio 2013/2016. «Con la nomina degli esperti la commissione
torna a svolgere il proprio ruolo di sorveglianza e proposta in un settore della sanità laziale delicatissimo
perché impatta direttamente con la vita dei pazienti» spiega il presidente Zingaretti. Della Commissione fanno
parte Sabri Shamsan Hassan e Alberto Santoboni indicati dalla Ordine; per l'Associazione Malati di reni
Roberto Costanzi e Vincenzo Orazzo; per l'Aned Valentina Paris e Anna Viola. La Regione ha indicato
Roberto Palumbo primario nefrologia al S. Eugenio e Sandro Feriozzi dell'ospedale Belcolle di Viterbo.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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Sanità
03/11/2013
QN - La Nazione - Livorno
Pag. 23
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Un punto di ascolto nelle farmacie per sostegno e aiuto ai cittadini
- PORTOFERRAIO - PARTIRÀ, in via sperimentale, a novembre un progetto che vede la creazione di un
punto d'ascolto all'interno delle farmacie del territorio elbano. La finalità è quella di fornire un servizio gratuito
di consulenza, orientamento e sostegno psicologico per i clienti delle farmacie, creando così un'opportunità di
prevenzione e analisi della domanda. Le consulenze si svolgeranno all'interno delle farmacie e si
rivolgeranno a tutte le persone maggiorenni, nel rispetto della riservatezza e della privacy. Il servizio verrà
offerto da quattro psicoterapeuti iscritti all'Ordine che vivono e operano sul territorio elbano: Marta Donalizio,
Elisa Casini, Marco Marzocchini, Roxana Amalia Sosa. "NON SI tratta di un servizio che eroga prestazioni di
natura psicoterapeutica ma di un intervento di sostegno breve che prevede al massimo 3 incontri per persona
della durata di 30 minuti circa. L'accesso alle consulenze avverrà su prenotazione effettuabile direttamente
presso le farmacie. "L'iniziativa, del tutto sperimentale ed innovativa per il territorio elbano, viene svolta in
centinaia di farmacie sparse in tutta Italia. I risultati hanno dimostrato quanto sia efficace intercettare, in un
luogo così familiare e professionale come la farmacia, le richiesta di supporto dei cittadini anche a seguito di
un crescente disagio psicosociale che caratterizza la nostra attuale società.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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PORTOFERRAIO
03/11/2013
Starbene - Novembre 2013
Pag. 53
(diffusione:284517, tiratura:349050)
cosmetici in farmacia sono davvero migliori?
Entri per l'antibiotico e poi compri anche la crema viso e lo shampc rinforzante, I convinta che siano più
efficaci di quelli della f profumeria. Ma ecco che cosa • puoi aspettarti'"
testo di Chiara Libero
Buongiorno dottore, che cosa mi consiglia contro questa brutta ru£atìfcLe mista ,.. spuntando sulla fin
l'approccio non è proprio così, ma è probabile che anche tu sia entrata di recente in una farmacia o in una
parafarmacia per chiedere un cosmetico. Questo canale di vendita copre infatti ormai ben il 18,2% del totale
dei prodotti per l'igiene e la cura personali. E la leggera flessione che si prevede per la seconda metà del
2013 (-1,1%), oltre ;i essereinferiore a quella preventivabi per la profumeria (-4%) è compensata da un
aumento dei pezzi venduti. La domanda, a questo punto, è: ma i cosmetici venduti in farmacia sono migliori di
quelli che si trovano in altri negozi? Per lo più hanno le stesse caratteristiche di quelli che trovi in profumeria,
ma qui puoi contare sul consiglio del farmacista, specie se hai problemi cutanei. Scopri allora che cosa puoi
aspettarti. I COSMETICI SONO... COSMETICI La legge parla chiaro: i cosmetici servono a pulire, profumare,
modificare l'aspetto, correggere gli odori, proteggere, mantenere in buono stato la superficie del coipo, i denti
o la mucosa su cui sono applicati. Sono diversi dai prodotti che curano o prevengono le malattie e che non
possono rientrare nella categoria cosmetici. «A livello normativo, quindi, nulla distingue creme e sieri venduti
in farmacia da quelli che trovi in altri canali di vendita», osserva Livia Biardi, espella di chimica e ambiente di
Altroconsumo. PERCHÉ ALCUNI MARCHI SI TROVANO IN FARMACIA? «Anche se la funzione rimane
estetica, alcune aziende hanno una vocazione più farmaceutica di altre», dice Marco Vasario, direttore
generale di Cosmetique Active Italia che riunisce, tra le altre, marche come Vichy, Skinceuticals, La RochePosay. «Un criterio per esempio è l'attenzione alla tollerabilità, con prodotti che vantano plus come
l'esclusione di profumi, l'uso di acque termali o di confezioni più semplici dal punto di vista estetico ma hi-tech
(come i flaconi airless)». Le formulazioni prive di agenti allergenici, in particolare, trovano uno sbocco
"naturale" in farmacia, visto che le allergie sono ormai la quarta malattia cronica al mondo, e si stima che
entro il 2050 ne sarà affetto in qualche modo il 50% della popolazione. In questo senso sono privilegiati dal
posizionamento in farmacia anche i cosmetici che si rivolgono a chi ha un problema di pelle: «Un esempio
classico è dato da prodotti riservati a migliorare l'aspetto della pelle acneica o con couperose», aggiunge
Annarosa Racca, presidente di Federfarnui, la federazione nazionale che rappresenta le oltre 16.000
farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. In altri casi ancora la vendita in farmacia è
dovuta alla "difficoltà" di spiegare trattamenti cosmetici sofisticati, che richiedono una particolare competenza
da pai-te di chi li vende. «Per esempio la marca Skinceuticala è distribuita soltanto in farmacie che possono
assicurare spazi adeguati (offre anche trattamenti in cabina estetica) e un addetto preparato e fisso al banco
dermocosmetico», spiega Marco Vasario. I PREZZI IN FARMACIA SONO PIÙ CONVENIENTI? In questo
canale puoi trovare tutti i range di prezzo, dai più basic ai più alti e anche in farmacia promozioni e politiche di
prezzo sono molto apprezzate. «Diversamente dagli altri canali dove vengono più apprezzati regali e gadget,
qui si predilige l'opportunità di provare un prodotto complementare in omaggio con l'acquisto di un altro»,
commenta Marco Vasario. «È un buon sistema per spingere le clienti a utilizzare i trattamenti completi: il latte
detergente + il tonico, o la crema giorno + la crema notte». Aggiunge Livia Biardi: «In farmacia ci si aspetta
comunque un prezzo leggermente più alto rispetto al supermercato, ma lo si accetta perché prevale la
sensazione di avere il vantaggio di acquistare in un punto vendita che "garantisce" la qualità». GLI ADDETTI
ALLA VENDITA SONO PIÙ PREPARATI? I farmacisti (che, ricordiamolo, devono essere presenti anche nelle
parafarniacie) hanno una preparazione universitaria, ma non è detto che a tutti interessi approfondire le
tematiche cosmetiche. A fronte di alcuni professionisti che elaborano prodotti per i loro clienti (vedi box), altri
possono affidarsi a commesse che in alcuni casi seguono corsi di aggiornamento organizzati dalle aziende.
«Molto spesso, comunque, il farmacista conosce bene la propria clientela: nelle cittadine e nei paesi, per
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bellezza attualità
03/11/2013
Starbene - Novembre 2013
Pag. 53
(diffusione:284517, tiratura:349050)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 03/11/2013
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esempio, la prassi è frequentare sempre lo stesso punto vendita, e ci si fida del consiglio del professionista»,
sottolinea Annarosa Racca. «Il farmacista può quindi essere un punto di riferimento anche per la scelta del
cosmetico, leggendo e interpretando l'elenco degli ingredienti». corbis
[18,2 si acquista in farmacia dei cosmetici
COSA 25
L At COMPRIAMO
1^ * DI RIÙ?
Anticellulite e antiage sono i prodotti più gettonati in farmacia e parafarmacia
p e r i l corp
Prodotti per il viso
Igiene del corpo
PROFESSIONI
10 articoli
03/11/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 54
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Farmaci equivalenti: una valida alternativa nella cura delle patologie
genito-urinarie?
Il farmaco equivalente contiene lo stesso principio attivo nella medesima quantità del medicinale di"marca".
Ha la stessa formafarmaceutica, lo stesso dosaggio, la stessa efficacia e la stessa sicurezza del medicinale
di riferimento e la sua immissione sul mercato è autorizzata dall'AIFA. Viene offerto al consumatore con un
prezzo inferiore in quanto si tratta di un farmaco i cui brevetti sono scaduti. L'azienda che lo produce, quindi,
non ha dovuto sostenere i costi di sviluppo. EGEuroGenerici è l'azienda farmaceutica che dal 2000 in Italia si
prende cura della salute e del benessere delle persone offrendo quasi 200 farmaci equivalenti. Fa parte del
gruppo STADA che, con quasi 8.000 dipendenti nel mondo, oggi si qualifica come una delle più importanti
aziende mondiali nel campo dei farmaci equivalenti, con un portafoglio prodotti sempre aggiornato e in
continua espansione. EG EuroGenerici è presente con i suoi farmaci in tutte le aree terapeutiche delle cure
primarie. La sua ampia offerta comprende farmaci utilizzati per il trattamento di tutti i tipi di patologie, sia
nell'acuto che nelle terapie croniche. Di recente ha presentato importanti novità nell'area genito-urologica. Per
informazioni:www.eglab.it
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013
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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
03/11/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:192677, tiratura:292798)
La ricerca farmaceutica ha un ruolo strategico
Luigi Cucchi
Si vive più a lungo e meglio. Oggi possiamo sperare di raggiungere il traguardo degli 82 anni, dieci in più
rispetto agli anni '70. Merito dei progressi scientifici, ma anche della disponibilità di terapie innovative ed
efficaci, che migliorano la qualità della salute e allungano la vita. Un risultato al quale l'Industria farmaceutica,
da 70 anni, contribuisce con ricerca e innovazione: dall'avvio su scala industriale della produzione di
antibiotici, alle prime vaccinazioni anti-polio, fino ai più recenti progressi terapeutici in diverse aree della
medicina, come quella oncologica. Altrettanto importante, è l'impatto che il comparto farmaceutico, produce
sull'economia del Paese. La relazione annuale della Banca d'Italia decrive il settore farmaceutico come
«un'eccezione rispetto ad uno scenario manifatturiero in contrazione». L'occasione per renderlo noto è stata
quella del tour itinerante «Produzione di valore. L'industria del farmaco: un patrimonio che l'Italia non può
perdere», organizzato da Farmindustria, nella sede di Roche a Monza. Negli ultimi 5 anni le imprese italiane
del farmaco hanno conosciuto una crescita del 44%, rispetto al 7 % della media manifatturiera. Inoltre la
farmaceutica in Italia investe in ricerca e innovazione ben 1,2 miliardi di euro, con un'intensità 5 volte
superiore alla media industriale. Nella classifica europea, per valore assoluto della produzione, è seconda,
subito dopo la Germania. Quello dell'Italia, sottolinea Farmindustria, è un contesto nel quale, dal 2007 al
2011, le imprese del farmaco hanno avuto oneri complessivamente pari a 11 miliardi, derivanti da
provvedimenti nazionali dettati dalle esigenze di finanza pubblica. Motivi che fanno crescere segnali di
rischio. A partire dall'occupazione in calo dal 2006 di 11.500 addetti. Gli studi clinici sono diminuiti in Italia del
23 per cento in tre anni, più che negli altri grandi Paesi europei. Preoccupano anche gli investimenti, calati nel
2012 per la prima volta in dieci anni. La Lombardia rimane comunque un modello di eccellenza con istituti di
fama internazionale, specializzati in campi quali farmacologia, neurologia, biotech e oncologia. Gli
investimenti in ricerca delle imprese del farmaco sono il 9,1 % del totale.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013
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FARMINDUSTRIA
02/11/2013
Viver Sani e Belli - N.45 - 8 novembre 2013
Pag. 50
(diffusione:178924, tiratura:864000)
SCRIVILI SUL CALENDARIO!
Sono esami semplici, che spesso però vengono fatti solo quando si accende un campanello d'allarme. Invece
la cosa migliore sarebbe eseguirli regolarmente, come un periodico "tagliando"
Servizio di Federica Setacea.
Stile di vita sano, buone abitudini a tavola, sport e riposo sono la ricetta per prevenire tanti disturbi.
Prevenzione però non è solo questo. Alcuni esami andrebbero fatti quando si sta bene per valutare lo stato di
salute generale. E il medico di famiglia a consigliarli, ma una parte del check up può basarsi sul fai da te. FAI
DA TE Allo specchio: il check up dei nei Abituarsi a scrutare la pelle è una delle migliori forme di prevenzione
contro il melanoma, il tumore della pelle che colpisce ogni anno più di 7mila italiani. Comefare Bisogna fare
attenzione sia alla comparsa di nuovi nei sia a quelli che cambiano forma. In zone particolari del corpo, come
per esempio la schiena, però, può essere difficile auto-monitorarsi, per questo il partner o i familiari giocano
un ruolo fondamentale. Da sapere La mappatura dei nei va fatta dal dermatologo, invece, tutte le volte che si
hanno dei dubbi, una volta all'anno per chi ha più di 50 nei e ogni due-tre anni per tutti gli altri. Per lei:
I'autopalpazione del seno E una tecnica facile e indolore ma preziosa per la prevenzione dei tumori. La zona
dove concentrarsi è quella sulla parte superiore a destra della mammella. Comefare Bisogna partire dall'alto,
utilizzando la mano opposta alla mammella da palpare e descrivere con questa una sorta di U sfiorando il lato
del capezzolo, girargli attorno e poi risalire. Quando si fa una leggera pressione sul capezzolo bisogna, poi,
accertare che non esca nessun liquido. Da sapere L'esame, da eseguire ogni mese lontano dal ciclo, è utile
per individuare noduli o masse dure, ma non può considerarsi un'alternativa alla mammografia. Per lui:
l'autoesame dei testicoli Fra i 15 e i 40 anni farlo una volta al mese per verificare che non ci siano noduli o
tumefazioni nei testicoli e sacche scrotali. Comefare Prima è utile fare un bagno o una doccia calda in modo
che il calore rilassi la cute e i muscoli dello scroto e che la pelle diventi più morbida, facilitando
l'autopalpazioru Poi, bisogna palpare un testicolo per volta, partendo dalla base e arrivando all'estremità
opposta, con /indice e il medio sul retro e i pollici davanti. Da sapere Spesso le lesioni nodulari del testicolo
hanno un'origine benigna: anche se c'è un gonfiore, mantenere la calma, sarà il medico di famiglia a decidere
per una visita specialistica ed esami più accurati.
OCiNl ANNO
La visita dal ginecologo È indispensabile per valutare lo stato dell'utero e delle ovaie delle donne, dall'inizio
dell'attività sessuale fino alla post menopausa, e ha una funzione chiave nella prevenzione di malattie
sessuali. Nei consultori la visita è gratuita.
// Pap test II nome per esteso è "test di Papanicolaou" ed è l'esame più importante per la prevenzione del
tumore del collo dell'utero e per individuare le alterazioni che con il tempo potrebbero diventarlo. Per questo,
va fatto da tutte le donne dopo l'inizio dell'attività sessuale o comunque a partire dai 25 anni, soprattutto nel
caso in cui non abbiano un partner fisso, visto che il rischio di tumore all'utero è collegato alle infezioni
trasmesse per via sessuale. \/ Se, dopo tre volte, il test è negativo, ripeterlo anche dopo un intervallo di
tempo più lungo (nei consultori è gratuito l una vo
Una seduta dal dentista Per qualcuno è una tortura, ma va affrontata. Anche in assenza di problemi
specifici, il controllo dal dentista è essenziale per l'ablazione del tartaro, impossibile da fare con lo spazzolino,
e come forma di prevenzione per la salute non solo della bocca, visto che denti cariati e infiammazioni
gengivali possono diventare ricettacolo di infezioni pericolose per l'organismo.
esistono alterazioni del nostro Dna che vengono trasmesse ai discendenti e che possono aumentare
il rischio di ammalarsi di determinate malattie.
OCNI 2-3 ANNI
Le analisi del sangue Per assicurarsi che sia tutto nella norma, i valori da tenere più , ^ sotto controllo sono la
glicemia (livello degli zuccheri nel sangue), il colesterolo Hdl e Ldl, l'azotemia, i trigliceridi, l'emocromo e la
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salute prevenzione
02/11/2013
Viver Sani e Belli - N.45 - 8 novembre 2013
Pag. 50
(diffusione:178924, tiratura:864000)
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013
50
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sideremia, utile a cogliere eventuali carenze di ferro (in particolare per le donne).
L'esame delle urine Insieme a quelli del sangue è un esame prezioso per individuare in tempo la formazione
di eventuali malattie ai reni e all'apparato urinario. Può essere fatto nei laboratori di analisi anche senza
prescrizione medica.
I TEST "UNA TANTUM"
Gli esami per la tiroide Questa ghiandola è come una "centrale elettrica" del corpo: se non funziona ha
conseguenze su tutto il corpo, visto che controlla il metabolismo e le sue principali funzioni. Poiché sono in
aumento i disturbi che la riguardano, i medici consigliano di controllarla una volta prima dei 40 anni. Lesame
è un prelievo di sangue e richiede la prescrizione medica.
L'ecografia pelvica E un'indagine innocua e indolore, utile per controllare l'utero e le ovaie, e individuare la
presenza di eventuali malformazioni o masse atipiche. Nei consultori è gratuita.
// controllo dell'udito E un esame che non interessa i giovani e che, se non ci sono disturbi particolari, viene
consigliato dopo i 60 anni, quando una persona su tre soffre di ipoacusia (calo dell'udito). Oggi, a causa
dell'inquinamento acustico in aumento, i medici raccomandano di non trascurare la salute dell'orecchio.
La visita oculistica Anche prima dei 40 anni è utile per individuare anomalie che si potrebbero sviluppare in
seguito, controllando la pressione interna degli occhi e il loro stato di salute generale. Dopo i 50 anni è una
visita da fare più di frequente.
OCNI ANNO
La ricerca del sangue occulto nelle feci Secondo le attuali linee guida, tutte le persone sane al di sopra dei 40
anni (e ancor più al di sopra dei 50) dovrebbero sottoporsi a questo test per controllare se ci sono infezioni
all'intestino, nel fegato e nel pancreas e, in via preventiva, per scongiurare la formazione di un tumore.
OCNI 2-3 ANNI
La mammografia È l'unico esame efficace e sicuro per la diagnosi precoce dei tumori al seno. I programmi di
controllo basati sulla sola mammografia, negli ultimi 30 anni, hanno ridotto la mortalità per tumore alla
mammella di circa il 30%: per questo oggi tutte le donne tra i 50 e i 69 anni vengono sollecitate a farla
dall'azienda sanitaria di appartenenza, tramite una lettera inviata a casa. L'esame è una radiografia del seno
che utilizza dosi di raggi X molto basse e non dannose per la salute, dura pochi minuti e non vengono
somministrati farmaci, né utilizzato mezzo di contrasto.
Le analisi del sangue completo Oltre alla verifica dei valori di base, sono consigliati esami del sangue più
approfonditi. Bisognerebbe, quindi, tenere sotto controllo anche i valori del potassio, gli indici infiammatoti che
indicano la presenza di un'infezione in corso e, per gli uomini il Psa, un enzima prodotto dalla prostata che, a
seconda del livello di concentrazione nel sangue, da informazioni importanti sulla salute di questa ghiandola.
La misurazione della pressione E un esame che costa solo qualche minuto di tempo, ma è utile anche per
le persone che godono di buona salute. Serve per monitorare lo stato di cuore e reni e individuare un nemico
abbastanza diffuso, cioè l'ipertensione (pressione alta).
L'elettrocardiogramma Serve per testare la funzionalità del cuore e, insieme all'ecocardiogramma, che
valuta il ritmo cardiaco, e all'ecocolordoppler carotideo per il funzionamento delle arterie, è un esame
indispensabile per la prevenzione delle malattie a carico del muscolo cardiaco.
La Moc La "mineralometria ossea computerizzata" serve alle donne per individuare l'osteoporosi e
controllarne l'evoluzione. E consigliata dalla menopausa in poi. Servizio di Federica Setacea. Con la
consulenza del dottore Alessandro Scoto, medico dì medicina generale all'Asl di Catania.
Fumo, vita sedentaria, qualche alcolico di troppo, una dieta ricca di grassi animali: una vita
stressante per l'organismo aumenta il rischio di alcuni disturbi.
Dalle ultime statistiche, solo 1 uomo su 2 si è sottoposto almeno una volta nella vita a una visita andrologica,
e 1 donna su 3 non ha mai fatto una mammografia. Il 43% delle persone si preoccupa della salute solo
quando qualcosa non va e si sottopone ai controlli essenziali solo se è il medico di base a richiederli.
02/11/2013
Viver Sani e Belli - N.45 - 8 novembre 2013
Pag. 50
(diffusione:178924, tiratura:864000)
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ono luoghi più esposti a sostanze e materiali dannosi, come eternit, radiazioni, inquinamento o alti
tassi di polveri sottili che possono più facilmente provocare allergie, dermatiti o disturbi più seri.
Perché farli
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), "giocando d'anticipo" è possibile aumentare fino a
cinque anni la speranza di vita con una migliore qualità.
02/11/2013
Viver Sani e Belli - N.45 - 8 novembre 2013
Pag. 54
(diffusione:178924, tiratura:864000)
troppi antibiotici contro il mal di gola
Agiscono solo contro i Datteri, dunque sono inutili nelle infezioni virali, quasi sempre responsabili di questo
disturbo
Servizio di Stefanid Rattazzi.
Troppi antibiotici per il mal di gola. Sono questi i risultati di uno studio dell'università di Harvard (Usa), da
poco pubblicato sulla rivista scientifica "Jama". Secondo i dati degli studiosi americani, negli Stati Uniti gli
antibiotici vengono prescritti nel 60% dei casi, mentre ad averne bisogno sarebbe solo il 10%. Spesso, sono i
malati stessi a chiedere gli antibiotici anche quando non servono. Quali sono, invece, le cure più adatte? Gli
antinfiammatori Sono forse tra i farmaci più conosciuti: aiutano a far passare il dolore, l'infiammazione e la
febbre. * «Sono sicuramente utili quando il mal di gola è accompagnato da febbre oppure quando è legato
all'influenza, ma possono anche servire se non ci sono altri fastidi, ma il dolore è intenso» dice il dottor
Pregliasco. * «Per un forte mal di gola può andare bene il paracetamolo, mentre se c'è febbre o si ha a che
fare con l'influenza, sono utili anche l'acido acetilsalicilico, l'ibuprofene o il ketoprofene» suggerisce l'esperto.
* Gli antinfiammatori vanno presi sempre a stomaco pieno per evitare possibili effetti collaterali come dolori e
bruciori. * Se si stanno prendendo già altri medicinali (come l'aspirinetta per il cuore), prima di usare gli
anufiammatori è bene chiedere il parere del proprio medico per evitare interazioni. I disinfettanti Tra i farmaci
che possono aiutare contro il mal di gola ci sono pastiglie, spray e collutori (per esempio a base di tibenzonio
ioduro, iodopovidone, benzidamina, flurbiprofene o cloridrato/ cetilpiridinio cloruro) che disinfettano la gola e
riducono fastidio e dolore. * «Si tratta di medicinali che si possono acquistare senza ricetta medica, ma è
importante seguire le istruzioni d'uso» dice l'esperto. * Si può chiedere consiglio al farmacista, tenendo conto
anche delle caratteristiche: 10 spray è più rapido, le compresse sono pratiche, 11 collutorio da subito una
sensazione di freschezza. Gli sciroppi per la tosse Se il mai di gola è accompagnato dalla tosse, oltre ai
disinfettanti e agli antinfiammatori possono essere utili gli sciroppi. * «Ne esistono di tutti i tipi: per la tosse
grassa (per esempio a base di amboxolo), per la tosse secca (per esempio a base di destrometorfano) e
anche naturali (per esempio a base di bava di lumaca). * Sono consigliati quando la tosse diventa fastidiosa e
dura da più di 4-5 giorni. Se dopo 3-4 giorni il disturbo non passa, è bene chiedere il parere del medico. * II
medico deve essere consultato sempre prima di dare sciroppi antitosse ai bambini, alle donne in gravidanza
o a chi segue già altre cure» precisa il dottor Pregliasco.
I RIMEDI della nonna Spesso per curare il mal di gola -si ricorre ai rimedi della nonna. Ma funzionano
davvero? Qualche volta, sì. «Il latte caldo, per esempio, aiuta a calmare la tesse associata al mal di gola,
proprio grazie al calore, gargarismi con l'aceto di mele, invece, aiutano a placare il dolore alla gola, così come
una tisana alla cannella bevuta alla sera prima di andare a letto» dice il dottor Pregliasco. * Se al mal di gola
è associato il raffreddore, può servire pulire il naso con dell'acqua termale o di mare, che si trova in farmacia
e che si può usare anche 3-4 volte al giorno. * Infine, se il mal di gola è associato alla febbre oppure è dovuto
all'influenza, si può portare in tavola del brodo di pollo. Alcuni studi degli ultimi anni, infatti, hanno dimostrato
la saggezza delle nonne: nel brodo di pollo sono contenute sostanze antinfiammatorie che aiutano a guarire
prima.
I decongestionanti nasali Sono spray o gocce (a base di fenilefrina, nafazolina, oximetazolina,
xilometazolina) che servono a liberare il naso chiuso, spesso associato al mal di gola dovuto a virus
parainfluenzali o all'influenza. * «Attenzione a non esagerare: se si superano le dosi consigliate (3-4
somministrazioni al giorno) si rischia l'effetto contrario. L'eccesso di farmaco porta a una esagerata
dilatazione dei vasi sanguigni con una sensazione di gonfiore che non fa respirare meglio» dice Pregliasco.
CASI IN CUI SERVONO ANTIBIOTICI Se si ha a che fare con il mal di gola associato ad altri sintomi, come
febbre, raffreddore e tosse, si può ricorrere ai farmaci da automedicazione "associati", che hanno diverse
funzioni: per esempio, aiutano a liberare il naso, ma contengono anche un antinfiammatorio (come
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salute
02/11/2013
Viver Sani e Belli - N.45 - 8 novembre 2013
Pag. 54
(diffusione:178924, tiratura:864000)
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013
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paracetamolo e fenilefrina); oppure, associano un disinfettante a una sostanza che combatte la tosse (come
destrometorfano e diclorobenzil). * «Se si usano farmaci di questo tipo, in una sola compressa sono già
presenti tutte le sostanze di cui si ha bisogno, dunque non bisogna prendere altri medicinali contro il mal di
gola per evitare sovrapposizioni e spiacevoli effetti collaterali» avverte l'esperto. Servizio di Stefanid Rattazzi.
Con la consulenza del dottor Fabrizio Pregliasco, viralogo al dipartimento di Scienze biomediche per la salute
dell'università degli Studi di Milano.
Quali farmaci?
«I farmaci da usare contro il mal di gola combattono i sintomi tipici, come dolore o bruciore, e quelli correlati:
raffreddore, tosse e febbre» spiega il dottor Fabrizio Pregliasco, virologo.
02/11/2013
Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013
Pag. 16
(diffusione:7718, tiratura:9345)
La salute non arriva on line
Chiara Mandelli
Farmaci per curare l'impotenza e la disfunzione erettile venduti on line, senza bisogno di ricetta medica e a
prezzi stracciati, facendo credere ai clienti che la vendita fosse lecita sotto il profilo legale e sicura per la
salute. Era questa la proposta commerciale che offrivano i siti www.viagra-cialis-levitra.it e
www.bestgenericdrugs.net. Per tutelare la salute dei consumatori è intervenuta l'Autorità garante della
concorrenza e del mercato, che ha oscurato i siti e sanzionato per pratica commerciale scorretta Alex Broek,
titolare del sito www.viagra-cialis-levitra.it e registrant di www.bestgenericdrugs.net, destinatario di una multa
di 200.000 euro. Tutta l'operazione, durata oltre un anno, è stata realizzata grazie alla collaborazione tra
l'Agcm, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), il Comando Carabinieri per la tutela della salute (Nas) e il
Ministero dello Sviluppo Economico (dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione, Direzione generale
per la lotta alla contraffazione). «Nei due siti - si legge nella nota dell'Antitrust - è offerta la possibilità di
acquistare farmaci soggetti a prescrizione senza la necessaria ricetta medica, lasciando intendere,
contrariamente al vero, non solo che la vendita on line di farmaci sia lecita in Italia, ma anche che il controllo
medico non sia necessario, mettendo così a rischio la salute dei consumatori». In Italia la vendita on line di
qualsiasi tipologia di farmaci è vietata, visto che la legge impone sempre la presenza fisica del farmacista e,
nel caso di farmaci etici, anche una specifica prescrizione medica. Rischi per la salute II procedimento
dell'Antitrust è partito su segnalazione dell'Aifa nel giugno del 2012, che ha sottolineato la provenienza quasi
certamente illegale dei farmaci messi in commercio. E seguito poi il coinvolgimento nel procedimento del
Ministero dello Sviluppo economico, proprio considerato il ruolo istituzionale in materia di lotta alla
contraffazione. Come precisa l'Agcm nella sua relazione, «dagli accertamenti condotti d'ufficio in data 5
giugno 2012 è emerso che attraverso il sito Internet www.viagracialis-livitra.it, il professionista consentiva ai
consumatori italiani di acquistare farmaci on line, compresi i cosiddetti medicinali etici, presentando la
compravendita come del tutto legale e sicura sia sotto il profilo della salute sia del rispetto del completo
anonimato, sottolineando, in particolare, la non necessità né della previa ricetta medica anche per i farmaci
ed. etici, né di alcun controllo medico. Ai fini del perfezionamento dell'ordine di acquisto il professionista
rinviava il consumatore, attraverso un link ipertestuale ("clicca qui per acquistare"), a un altro sito Internet
(www.bestgenericdrugs.net) di cui risulta essere il registrant». A seguito dell'intervento cautelare del 19
giugno 2012, quindi, l'accesso dall'Italia ai due siti indicati è stato inibito. Considerato che la proposta
commerciale è stata diffusa attraverso Internet, nell'ottobre 2012 è stato richiesto anche il parere all'Autorità
per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Ne è emerso che «l'Agcom ha ritenuto scorretta la
prospettazione, da parte del professionista, della completa liceità in Italia dell'acquisto on line di farmaci
nonché della loro totale sicurezza avuto, in particolare, riguardo ai medicinali per i quali è richiesta la
preventiva ricetta medica, osservando, peraltro, che ai fini dell'importazione di farmaci in Italia la legge
impone non solo che gli stessi siano muniti dell'Aie, ma anche che il condizionamento esterno del farmaco e il
relativo foglietto informativo siano redatti in lingua italiana. L'Autorità ha, altresì, considerato la particolare
insidiosità della pratica commerciale censurata in ragione dello specifico target di consumatori a cui è diretta,
vale a dire soggetti affetti da disfunzioni erettili, perché fa impropriamente leva sui disagi psicologici, sociali e
relazionali connessi a tale problematica, inducendoli a non sottoporsi a un appropriato controllo medico ai fini
della prescrizione più adatta alle loro complessive condizioni di salute». Il fenomeno della vendita on line di
farmaci è esploso negli ultimi anni in tutto il mondo. In Italia è in continua ascesa nonostante i divieti di legge.
Uno dei progetti più interessanti messi in atto per contrastarlo dall'Agenzia italiana del farmaco è
"Fakeshare", un progetto europeo di cooperazione e intelligence avviato ufficialmente nel luglio 2013 e
finalizzato a proteggere la salute dei cittadini dai pericoli derivanti dal commercio illegale di farmaci sul web. Il
progetto presentato dall'Aifa, di durata biennale, è stato approvato dalla Commissione europea, che lo
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MERCATO E CONCORRENZA FARMACI
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Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013
Pag. 16
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finanzierà con oltre 350.000 euro nell'ambito del programma "Prevention of and fight against crime". Al
quadro di attività sviluppato dall'Aifa parteciperanno, in qualità di co-beneficiari, le Agenzie regolatorie di
Spagna (Aemps), Portogallo (Infarmed) e Cile (Anamed), l'Università di Roma (La Sapienza, Facoltà di
Psicologia) e l'Università di Trento (gruppo di ricerca e-crime, Facoltà di Giurisprudenza) e il Ministero dello
Sviluppo Economico. Il progetto ha l'obiettivo di coordinare e ottimizzare le iniziative di contrasto portate
avanti dai singoli Paesi europei, garantendo la gestione condivisa delle attività di monitoraggio sulle epharmacies attraverso sistemi di Information Technology gestiti dall'Aifa. IL PROGETTO FAKESHARE IN
PILLOLE Promotore: Agenzia italiana del farmaco e Commissione europea Enti coinvolti: Agenzie regolatone
di Spagna (Aemps), Portogallo (Infarmed) e Cile (Anamed), l'Università di Roma (La Sapienza, Facoltà di
Psicologia) e l'Università di Trento (gruppo di ricerca e-crime, Facoltà di Giurisprudenza) e il Ministero dello
Sviluppo economico. Costo: 350.000 euro Durata: 2 anni Obiettivo: coordinare e ottimizzare le iniziative di
contrasto portate avanti dai singoli Paesi europei, garantendo la gestione condivisa delle attività di
monitoraggio sulle e-pharmacies attraverso sistemi di Information Technology gestiti dall'Alfa. Fonte: dati
ufficiali largo Consumo
Foto: J Approfondimenti: http://tinyurl.com/Commercio ElettronicoFarmaci
02/11/2013
Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013
Pag. 83
(diffusione:7718, tiratura:9345)
Buoni e alleati della salute
I prodotti nutraceutici, che uniscono il mondo della nutrizione con quello farmaceutico, evidenziano un trend di
crescita davvero interessante.
Elena Consonni
Un po' alimento, un po' farmaco: sono queste le due anime che il termine nutraceutico racchiude, avendo
orgine dalla contrazione dei concetti di nutrizione e farmaceutica. Il termine "nutraceutica", che è stato
introdotto per la prima volta nel 1989, indica una disciplina - in grande sviluppo a livello mondiale - che studia
estratti di piante, animali, minerali e microrganismi, impiegati come nutrienti isolati, supplementi o diete
specifiche. I nutraceutici hanno effetti benefìci sulla salute, in particolare per la prevenzione e il trattamento di
malattie croniche: questi effetti, però, devono essere rigorosamente dimostrati con appropriati studi,
sperimentali e clinici. Ogni nuovo claim nutrizionale deve superare un rigoroso iter di registrazione e il
Regolamento Ce 1924/2006 definisce le regole per l'utilizzo delle indicazioni nutrizionali in etichetta dei
prodotti alimentari ritenuti benefici per l'organismo. La nutraceutica è un settore in costante sviluppo. In Italia
registra una crescita commerciale di circa il 10% annuo (contro il - 7 % della farmaceutica) e, secondo recenti
stime, le prospettive sono di potere raggiungere valori non diversi dal farmaceutico (circa 800 miliardi di
dollari all'anno) nel corso di un decennio. Nel canale farmaceutico, in particolare, i prodotti ad avere
maggiormente subito i colpi della crisi sono quelli non coperti dal Servizio Sanitario Nazionale e quindi a
carico del paziente (farmaci di Classe C e prodotti per l'autocura) e questo suggerisce l'ipotesi di un
consumatore che, davanti alla scelta di un farmaco con caratteristiche prettamente clinico/terapeutiche,
preferisce richiedere quelli rimborsabili, riservandosi di pagare di tasca propria i prodotti più specifici, quali,
per esempio, i nutraceutici. «Il settore farmaceutico - afferma Cesare Sirtori, della Facoltà dì Farmacia
dell'Università degli Studi di Milano, oltre che presidente di Sinut, Società italiana di nutraceutica - ha perso
16.000 addetti, mentre quello nutraceutico ne ha assorbiti altrettanti e ci sono i presupposti perché continui a
crescere e a impiegare più persone. È quindi un settore che va tutelato, soprattutto in una fase economica
complicata come questa». Il mercato dei nutraceutici notificati in farmacia vale oggi circa 1,6 miliardi di euro,
con una crescita del 5,1% all'anno a giugno 2012. Tuttavia, mentre alcuni segmenti evolvono con tassi di
sviluppo a doppia cifra (come i nutraceutici per l'apparato circolatorio o l'urologia), il trend complessivo si è
dimezzato rispetto all'anno precedente. Negli Stati Uniti, però, il fenomeno continua a confermare il proprio
andamento positivo: in questo Paese ci sono quasi 30.000 nutraceutici in vendita, che generano oltre 150
miliardi di dollari di fatturato. A decretare il successo di questo settore è sicuramente la capacità di incontrare
l'apprezzamento e la fiducia dei consumatori. «E il gradimento deve essere davvero alto - precisa Sirtori perché si tratta di prodotti che non solo sono a pagamento (a differenza dei farmaci di classe A), ma alcuni di
essi hanno un costo unitario piuttosto alto. UN ALTO GRADIMENTO Le terapie nutraceutiche per certe
patologie possono costare anche un centinaio di euro al mese». Sì, perché la nutraceutica non è più, come
qualche anno fa, "la medicina per i sani", ovvero un complesso di prodotti da assumere magari solo a scopo
preventivo, ma la ricerca si sta indirizzando verso la cura di patologie croniche anche gravi, magari proprio
quelle per cui la farmacologia "classica" non ha trovato soluzioni valide. Per esempio, uno dei settori di
ricerca più attuali è quello per il trattamento del morbo di Alzheimer. «La ricerca farmacologica e
biotecnologica - spiega Sirtori - non è riuscita fino ad ora a trovare soluzioni valide per questa patologia,
perché ha inseguito bersagli sbagliati. Invece i risultati ottenuti finora dalla ricerca in nutraceutica sono
significativi». Si sta lavorando su tre filoni, la curcumina (partendo dall'osservazione che nelle zone in cui la
dieta è molto ricca di curry, di cui la curcuma è un ingrediente base, l'incidenza del morbo è molto bassa), il
caprilidene, che è provato attivare il metabolismo cerebrale,^ il cioccolato amaro. Di quest'ultimo - sostiene
Sirtori - sono note da tempo le proprietà anti-ipertensive, ma ora degli studi condotti dall'Università dell'Aquila
stanno evidenziando come i flavonoidi in esso contenuti migliorino le funzioni cerebrali. A proposito di
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NUTRACEUTICA CONSUMATORI
02/11/2013
Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013
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ipertensione, si è scoperto che il succo di barbabietola ha effetti sull'abbassamento della pressione arteriosa
del tutto paragonabili a quelli dei farmaci Ace inibitoli attualmente sul mercato». A volte, gli effetti dei nutrifood
possono essere addirittura superiori a quelli dei farmaci. «Un gruppo di ricerca di Taiwan - prosegue Sirtori ha dimostrato che l'estratto di riso rosso contiene lo stesso principio attivo dei farmaci che abbassano il
colesterolo, che però ha il medesimo effetto sull'organismo a una dose 3 o 4 volte inferiore rispetto a quella
del farmaco, perché la forma in cui si trova nell'alimento presenta un migliore assorbimento. Insomma: la
natura lavora meglio della tecnologia umana». Questi sono solo gli ultimi successi raggiunti dalla nutraceutica in campo clinico. «Non mi azzarderei certo a suggerire un nutraceutico per curare un diabete insulinodipendente o un'artrite reumatoide - sostiene sempre Sirtori - ma esistono prodotti ottimi per trattare l'obesità,
l'artrosi e i casi di diabete alle fasi iniziali». Vista così, sembra che la nutraceutica sia più vicina al mondo del
farmaceutico che a quello alimentare. «Non è solo così - spiega Sirtori - proprio perché i prodotti sono molto
costosi è importante che risultino graditi anche al palato, altrimenti viene meno una forte motivazione
all'acquisto. E questo compito spetta più all'industria alimentare che a quella farmaceutica. E l'industria
alimentare italiana, con il suo patrimonio di eccellenza storico, ha tutte le competenze per potere immettere
sui mercati internazionali prodotti nutraceutici validissimi sotto il profilo terapeutico e sensoriale, rendendo
così disponibili al consumo i risultati raggiunti dalla ricerca scientifica». LO SGUARDO SUI CANALI Sul fronte
dei canali di vendita è ancora la farmacia a essere protagonista, soprattutto per tutti quei prodotti destinati a
patologie specifiche, il cui acquisto e utilizzo necessita la consulenza di un esperto quale il farmacista; per
altri magari più destinati alla prevenzione o a problemi di salute in cui la componente alimentare ha un ruolo
importante - la grande distribuzione sta acquistando sempre maggiore peso. Praticamente inesistente è il
peso delle parafarmacie. «Non sono certo un esperto di mercati afferma Sirtori - ma a quanto mi risulta oggi
1' 80% del mercato è rappresentato dalle farmacie, il resto dalla grande distribuzione. Questo canale è però
sempre più attento a coprire il mercato dei nutraceutici e per alcune categorie di prodotto è praticamente
l'unica tipologia di rivenditore. Per esempio i fitosteroli sono sostanzialmente assenti dalle farmacie. A
proposito delle farmacie, tengo a sottolineare che forse sono le più interessate a supportare il mercato dei
nutraceutici. Infatti si stima che una farmacia che realizzi oltre il 60% del suo fatturato dalle vendite di farmaci
sia destinata alla chiusura nel giro di un paio di anni. Il settore dei nutraceutici (insieme alla cosmetica) è uno
di quelli in cui è possibile realizzare differenziazioni di business più interessanti». Infine c'è la ristorazione:
quella collettiva, infatti, potrebbe rappresentare, sulla carta, un veicolo perfetto per alimenti con valenze
salutistiche, almeno a livello preventivo. Di fatto, però, c'è ancora molta strada da fare su questo fronte. «Il
settore della ristorazione collettiva sta attraversano un momento difficile - racconta Sirtori - soprattutto per le
società che sono fortemente specializzate nella refezione delle strutture pubbliche, come scuole e ospedali,
che soffrono per gli enormi ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Ho tentato di sondare il
terreno con alcuni operatori di questo settore e, sebbene l'interesse ci sia, temo non sia il momento per
inserire nei menù prodotti che hanno un prezzo decisamente superiore agli alimenti tradizionali». Questo è un
peccato perché proprio la ristorazione collettiva potrebbe essere il canale attraverso cui insegnare,
soprattutto alle nuove generazioni, uno stile alimentare più corretto. «In Italia - ha affermato Luigi Fontana,
professore dell'Università di Salerno intervenendo a un convegno svoltosi nell'ambito dei saloni Nuce
International e Food-Ing International - negli ultimi 150 anni la vita media è raddoppiata, ma questo
invecchiamento non coincide con un'adeguata qualità della vita a causa delle malattie: circa 1*85% degli
ultra-sessantacinquenni soffre di almeno una patologia cronica; circa il 70% di due o più. Si può fare business
promuovendo la salute. L'Italia potrebbe svolgere un ruolo leader a livello mondiale in questa direzione,
mettendo in rete le strutture esistenti sul territorio (ospedali, ambulatori, medici, scuole, istituti alberghieri,
ecc.) e le industrie agroalimentari per fornire prodotti salubri e insegnare alla gente a mangiare bene, a
svolgere attività fisica e a seguire tutti gli interventi che promuovono salute e longevità». È nato a Verona, lo
scorso ottobre, un polo per la nutraceutica, frutto della collaborazione tra la società di consulenza Total
Quality Food e il Centro internazionale Aptuit per la Scoperta e lo Sviluppo del Farmaco di Verona. La
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Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013
Pag. 83
(diffusione:7718, tiratura:9345)
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
nutraceutica è un settore vivace in cui non solo le aziende farmaceutiche, ma anche quelle alimentari,
possono giocare un ruolo importante, ma devono fare i conti con la difficoltà nel registrare nuove indicazioni
salutistiche. La registrazione di nuovi ingredienti e indicazioni è procedura rigorosa, che deve essere
supportata da dati scientifici chiari e inconfutabili. Fino ad ora, infatti, la Commissione europea ha cassato l
.600 indicazioni salutistiche, perché ritenute prive di fondamenti scientifici. La collaborazione tra le due
società mira a fornire alle imprese alimentari gli strumenti per realizzare nuovi prodotti e claim nutrizionali e
salutistici inattaccabili dal punto di vista scientifico e legale. I servizi offerti sono diversi: ricerche di mercato e
audit preliminari presso le imprese, per lo studio o il lancio dei nuovi alimenti e relativi claim; ideazione e
formulazione di nuovi ingredienti e alimenti con determinate caratteristiche qualitative innovative;
progettazione e realizzazione di studi clinici e preclinici mirati alla validazione dei claim, redazione dei dossier
tecnici necessari per richiedere l'approvazione dei claim; sviluppo di nuove metodiche analitiche per
analizzare la conformità legale dei packaging alimentari e dei materiali a contatto con gli alimenti. «Emerge
sempre più insistente - ha affermato Giuseppe Patat, amministratore unico di Total Quality Food, nel
presentare la nascita del polo - la necessità delle aziende di rispondere alle richieste di alimenti di elevato
profilo nutrizionale, avanzate da consumatori sempre più consapevoli e dall'Ue, che valuta la sicurezza e
l'efficacia degli alimenti con un rigore molto simile a quello applicato ai farmaci. Tqf e Aptuit saranno al fianco
delle imprese in questa sfida di innovazione, che anche le Regioni sostengono attraverso appositi
finanziamenti». «Sono molto soddisfatto - ha c o m m e n t a t o Mark Hembarsky, vicepresidente e direttore
di sede di Aptuit Verona - che le competenze e l'esperienza del nostro centro trovino applicazione anche nel
comparto dell'industria alimentare». •
NUTRACEUTICA: DEFINIZIONE, BENEFICI, AMBITI APPLICATIVI Neologismo coniato dal Doti Stephen L.
De Felice nel 1989 per sincresi del termini nutrizione e farmaceutico, indica la disciplina che studia tutte le
sostanze alimentari che, per comprovate proprietà funzionali, si collocano al limite tra l'alimento e il farmaco,
al fine di preservare la salute psico-fisica dell'individuo, migliorarne qualità ed aspettativa di vita, bellezza e
benessere, coadiuvare il trattamento di patologie croniche.
Foto: i Percorso di lettura: www.largoconsumo.info/012010/PL-0110001 .pdf (Alimenti dietetici, anallergici,
salutistici, probiotici e integratori)
02/11/2013
Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013
Pag. 104
(diffusione:7718, tiratura:9345)
Manager tra i medicinali
Le nuove esigenze del settore farmaceutico hanno aumentato la richiesta di manager esperti in farmacoeconomia, anche a livelli capillari.
Robert Hassan
Nel settore farmaceutico, le esigenze di compliance da una parte e la necessità di confrontarsi con le
strutture sanitarie a livello regionale dall'altra hanno prodotto una domanda di dirigenti e quadri esperti di
regulatory, quality, price and reimbursement e di tutta la gamma che sotto il nome di market access contiene
la conoscenza degli enti regolatori e decisori, le pubbliche relazioni, la farmaco-economia. Nello specifico, gli
esperti di regulatory affairs hanno la responsabilità di implementare e gestire il proprio portafoglio di farmacie
attraverso attività di scouting, visite dirette e gestione delle trattative. Questa figura deve raggiungere gli
obiettivi di fatturato sui clienti assegnati, nonché promuovere lo sviluppo di business sul territorio, avere una
conoscenza della legislazione europea e italiana relativa ai medicinali, una buona conoscenza di argomenti di
tecnologia farmaceutica, una capacità di aggiornare la documentazione tecnica in occasione delle domande.
Occorre, inoltre, predisposizione ai rapporti interpersonali, spiccata propensione al lavoro in team,
orientamento al risultato, affidabilità e una buona conoscenza della lingua inglese. Il titolo di studio richiesto è
la laurea in Ctf, Farmacia, Biologia o Biotecnologie e preferibilmente un Master in Discipline Regolatorie. La
retribuzione lorda annua per una figura junior è di 23/27.000 euro, dopo due anni di esperienza lo stipendio
può salire a 33/35.000 euro. «In Italia - afferma Francesca Contardi, amministratore delegato di Page
Personnel, società di ricerca del personale - mancano all'appello un numero consistente di drug safety
officers (farmacovigilanza) e di regulatory affairs: sono professioni tecniche che operano RICHIESTE ANCHE
NEL MARKETING in un ambito molto delicato per il settore farmaceutico. La richiesta è alta, ma i candidati
pochi, eppure le retribuzioni raggiungono i 36.000 euro lordi annui. E, a differenza di quanto avviene per gli
infermieri, non si riesce a sopperire alle c a r e n z a dei c a n d i d a t i a t t i n g e n d o all'estero. L'esperto in
farmacovigilanza svolge attività di Drug Safety e Drug Surveillance: si occupa di raccogliere, gestire ed
elaborare i dati riguardanti la sicurezza dei farmaci, monitorare i dati e gestire gli eventi avversi seri (Eas)
provenienti dagli studi clinici, dalla letteratura e da segnalazioni spontanee; informare gli enti di competenza
per la salute pubblica, inclusi i comitati etici e corpi regolatori sugli eventi avversi dei farmaci, elaborare i
rapporti periodici di aggiornamento sulla sicurezza», aggiunge Francesca Contardi. Nonostante i
provvedimenti legislativi abbiano ridotto i margini delle industrie farmaceutiche, esse si sono ristrutturate e
hanno dato vita a un vivace mercato del lavoro, sia di sostituzione sia di incremento organici per particolari
posizioni. A un restringimento strutturale degli informatori sul campo è conseguita essenzialmente una
riduzione dei capi area e dei direttori vendite. Più richiesti invece i direttori generali, di business unit e
marketing. Con la regionalizzazione della spesa sanitaria il settore farmaceutico sta infatti rafforzando le
attività di marketing e sta andando alla ricerca di manager sempre più competenti dal punto di vista
scientifico, ma con un forte background di business e marketing che lo strutturino adeguatamente per
relazionarsi con key opinion leader e per fare lobbying su spesa e autorizzazioni dei farmaci. In linea con
questo trend, saranno proprio le figure dedicate al marketing con formazione scientifica quelle più richieste in
questo periodo. Formazione scientifica, preferibilmente medica, unita a nozioni di marketing, statistica e
farmaco-economia sono generalmente gli elementi vincenti che questa figura deve possedere. Il profilo ideale
è quindi un mix di competenze scientifiche ed economiche Quasi la totalità dei profili che attualmente
ricoprono tale ruolo ha svolto un master. Alcune industrie farmaceutiche italiane mostrano una vivacità nei
processi di riconversione dei prodotti e nell'espansione all'estero, tanto con acquisizioni quanto con prodotti a
valenza multinazionale, tali da rappresentare una possibilità di occupazione e sviluppo anche nelle aree del
marketing centrale, dei coordinatori o direttori di regione per gran parte del mondo. Vivace è inoltre la
presenza di giovani aziende italiane nel campo biomedicale e nutraceutico. In questo ultimo ambito, le
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RISORSE UMANE FARMACEUTICI
02/11/2013
Largo Consumo - N.10 - ottobre 2013
Pag. 104
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PROFESSIONI - Rassegna Stampa 03/11/2013
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retribuzioni sono contenute, legate alla dimensione aziendale e alla governance familiare. Nelle esperienze
internazionali, invece, si assiste all'adeguamento retribuivo rispetto ai livelli europei. Tra le altre figure
richieste nell'area farmaceutica, spiccano anche i medicai adviser e i medicai liaison. Il primo è responsabile
di un'area terapeutica, collabora con le diverse funzioni aziendali e gestisce gli studi clinici della sua area.
Svolge attività di training alla forza vendite, partecipa a incontri scientifici, mantiene i contatti con i key opinion
leaders, fornisce supporto medico-scientifico all'attività di marketing, alle funzioni aziendale e ai clienti. Infine,
crea e verifica le modalità di promozione della letteratura scientifica. Il medicai liaison, invece, fornisce il più
qualificato supporto medico-scientifico relativamente ai prodotti del listino in un'area geografica a lui affidata.
Sul fronte retributivo, il medicai adviser ha uno stipendio lordo annuo tra i 40 e gli 80.000 euro, mentre il
medicai liaison tra i 35 e i 60.000 euro. LA RETRIBUZIONE DEI MANAGER DEL SETTORE
FARMACEUTICO (euro) ruolo retribuzione annua lorda minimo massimo Market acces manager 60.000
120.000 Esperti in regulatory affairs 23.000 50.000 Medicai adviser 40.000 80.000 Medicai liaison ruolo
35.000 60.000 Fonte: elaborazione dell'autore targo Consumo
Foto: ) Percorso di lettura: www.largoconsumo.info/032010/PL-0310003.pdf {Farmaco e parafarmaco)
03/11/2013
Starbene - Novembre 2013
Pag. 20
(diffusione:284517, tiratura:349050)
INFLUENZA BASTA PRENDERE ANTIBIOTICI A CASO
II 28% degli italiani li usa al primo starnuto. E così sta sempre peggio
Rossella Briganti
ncredibile ma vero. Secondo un sondaggio condotto da Assosalute (Associazione nazionale dei farmaci di
automedicazione) su mille italiani tra i 18 e i 64 anni, ben il 27,7 per cento assume gli antibiotici di propria
iniziativa per "curare" l'influenza. Ma come, dopo tante campagne di informazione, c'è ancora chi pensa che
prendere subito l'antibiotico sia il modo migliore per stroncare i sintomi influenzali? Evidentemente il
messaggio che gli antibiotici non servono contro le infezioni virali, come l'influenza, ma soltanto contro quelle
batteriche non è ancora stato recepito.
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SALUTE NEWS
03/11/2013
Starbene - Novembre 2013
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LA "VERA" CURA: LANA, LATTE, LETTO
Ma se i farmaci amati dagli italiani, in questo caso non servono, come si cura l'influenza?"Lana, latte, letto",
dicevano le nonne. Perché l'influenza non ha dei farmaci specifici (l'antivirale viene prescritto solo con un
quadro clinico molto grave o in pazienti immunocompromessi) ma beneficia solo di comportamenti di buon
senso che "alleggeriscono" suo naturale decorso. «Innanzitutto il riposo», precisa Aurelio Sessa. «Stare a
letto, sotto le coperte, favorisce la sudorazione e abbassa la temperatura corporea. E poi, mangiare poco e
leggero, per non sovraffaticare l'organismo già impegnato a combattere il nemico, e bere tanti liquidi (non
solo latte scremato, ma té, tisane, succhi di frutta e spremute) per reintegrare quelli persi con la febbre. E,
naturalmente usare i farmaci di automedicazione (quelli da banco per intenderci) che non hanno un'azione
diretta sul virus influenzale ma aiutano ad alleviare i sintomi». Quali? Leggi qui a lato. USA I FARMACI
ANTIPIRETK SOLO SE LA FEBBRE SUPERA I 38,5 GRADI
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Cure mirate per il melasma
LA COLPA È DEGLI ORMONI: APPARE "A MASCHERINA" SUL VISO E RICHIEDE FARMACI
PRESCRITTI DAL DERMATOLOGO
Le macchie provocate dalle variazioni ormonali, come quelle della gravidanza, della pre-menopausa, deila
pillola anticoncezionale o da terapie ormonali sostitutive, si riconoscono perché affiorano soprattutto su
guance e zona perilabiale, con il tipico aspetto "a mascherina", o sulle areole dei seni. Il primo passo è usare
creme con filtri solari alti tutto l'anno. «Ma meglio non effettuare trattamenti troppo aggressivi sul melasma,
inclusi i laser e i peeling chimici che, creando una reazione infiammatoria, paradossalmente possono
accentuare, anziché diminuire, le macchie», avverte la dottoressa Bucci. Il melasma ha bisogno di trattamenti
specifici: sono indicati, per esempio, i preparati farmacologici, prescritti da un dermatologo e da evitare in
gravidanza, a base di retinoidi, come la tretinoina con percentuali variabili dallo 0,025% allo 0,05%, o di AHA
(acidi della frutta), che agiscono aumentando il turnover cellulare. «Recenti studi effettuati in Germania,
pubblicati da Journal of thè European Academy of Dermalology and Venereology, hanno dimostrato che nel
melasma si verifica un aumento della vascolarizzazione proprio all'interno della macchia e che, quindi,
sembra funzionare una crema a base di acido tranexamico (un antiemorragico). Il prodotto non è ancora
commercializzato, ma può essere preparato in farmacia presentando la ricetta di un dermatologo», conclude
Mariuccia Bucci. trunck archive corbis Copre le discromie come un leggero fondotinta e grazie al complesso
glucosamine contribuisce a ridurre l'eccesso di produzione di melanina: RegeneristCC Cream Complexion
Corrector dì Olaz, spf 15, 50 mi, 22,90 €. Nei super. I pigmenti minerali assicurano una copertura perfetta. È
waterproof e resistente alla traspirazione: Fondotinta in crema compatto correttore 12 h Dermablend di Vichy,
spf 30, in 5 nuance. 24 €. In farmacia. Sul melasma gravidico: http://tinyurl.com/73f6cdx
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bellezza speciale
PERSONAGGI
2 articoli
02/11/2013
Repubblica.it
Sito Web
Ordinanza shock, è bufera Emiliano: "Previene i reati"
Pierluigi Introna (Sel): "Provvedimento inapplicabile dal punto di vista pratico". D'Ambrosio Lettieri (Pdl):
"Sceneggiate da fine impero"Ordinanza shock, è bufera Emiliano: "Previene i reati" Pierluigi Introna (Sel):
"Provvedimento inapplicabile dal punto di vista pratico". D'Ambrosio Lettieri (Pdl): "Sceneggiate da fine
impero" di RAFFAELE LORUSSO Giù la testa. Saranno pure i giorni della ribalta cinematografica di Checco
Zalone, ma l'ultima ordinanza di Michele Emiliano riporta al western all'italiana di Sergio Leone. O forse
direttamente agli scherzi di Amici miei. Quella lunga lista di divieti - dagli sguardi di sfida alle facce un po' così
- avrà fatto sorridere quanti da sempre vivono fuori dalla legalità. Gli stessi che, poco più di un anno fa,
risposero con un sonoro "marameo" all'ordinanza con cui Michele Emiliano aveva cercato di mettere al bando
i botti di fine anno. L'EDITORIALE Lo sguardo di sfida e le sgagliozze Il problema di queste regole non è
tanto scriverle, ma farle rispettare. Nella classe politica locale nessuno si fa illusioni. Pierluigi Introna,
capogruppo di Sel, in consiglio comunale riconosce la sostanziale inapplicabilità delle norme. "L'ordinanza del
sindaco ha senso politicamente, ma dal punto di vista pratico credo che difficilmente potrà produrre effetti",
sottolinea. Come dire che la polizia municipale non potrà far cassa con le multe per l'espressione vagamente
minacciosa che dovesse leggere sul volto di qualcuno. "Quello di Emiliano - dice ancora Introna - è un
messaggio alle istituzioni affinché prendano di petto quello che è diventato un fenomeno dilagante. Gli abusi
e i soprusi sono ormai all'ordine del giorno. C'è un'impressionante regressione culturale della popolazione. La
prepotenza, la strafottenza e l'arroganza sono atteggiamenti sempre più diffusi anche nei giovanissimi. Il
sindaco ha messo il dito nella piaga, ma non può farci nulla: lui è il primo a saperlo ". Quando Michele
Emiliano proclama urbi et orbi che "questa è una forma di prevenzione e che un sindaco e le forze di polizia
sanno riconoscere uno sguardo di sfida" avrà le sue buone ragioni. Peccato, però, che non riesca a
convincere neanche un po' le opposizioni. "È da dieci anni che chiediamo ordinanze per sanzionare chi non
rispetta le regole - accusa Filippo Melchiorre, capogruppo di Fratelli d'Italia - Emiliano arriva soltanto adesso,
esagerando. Come si fa a giudicare se uno sguardo è di sfida? E se una persona è assorta nei suoi pensieri?
Diciamo la verità: quella del sindaco è una trovata elettorale e niente di più". Luigi D'Ambrosio Lettieri,
segretario cittadino del Pdl, è ancora più netto. "Stiamo assistendo alle sceneggiate di fine impero - osserva Pur di guadagnarsi la ribalta Emiliano è ormai disposto a tutto. Anche a ridicolizzare la città e a far mettere
alla berlina un argomento serio come la sicurezza dei nostri concittadini e il decoro urbano". Il parlamentare
del Pdl chiede come potranno essere riconosciuti e sanzionati "gli sguardi di sfida e come dovrebbero gestire
questo divieto surreale forze dell'ordine e vigili urbani. "Il sindaco improvvisamente tornato sceriffo - insiste
D'Ambrosio Lettieri - ci spieghi come mai, dopo dieci anni di degrado e abbandono, dopo pagine e pagine di
giuste e sacrosante rimostranze dei residenti, a pochi mesi dalla fine del suo mandato di non ammini-stratore
di una città disfatta, l'unica cosa che riesce a fare è mettere in fila una serie di divieti".
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Bari
02/11/2013
Repubblica.it
Sito Web
"Vietati gli sguardi di sfida in piazza" Bari insorge contro l'ordinanza choc
Il sindaco Michele Emiliano emana una lunga lista di divieti da osservare nelle principali piazze della città. Ma
i comitati dei cittadini che avevano sollecitato maggiore sicurezza prendono le distanze: "Una
esagerazione""Vietati gli sguardi di sfida in piazza" Bari insorge contro l'ordinanza choc Il sindaco Michele
Emiliano emana una lunga lista di divieti da osservare nelle principali piazze della città. Ma i comitati dei
cittadini che avevano sollecitato maggiore sicurezza prendono le distanze: "Una esagerazione" Vietati gli
sguardi di sfida. Il sindaco 'sceriffo' di Bari sforna un'ordinanza che sta dividendo la citta. Ai baresi proprio non
va giù questo provvedimento che vieta "di sostare prolungatamente in gruppo superiore a cinque persone,
con atteggiamento di sfida, presidio o di vedetta, o comunque in modo tale da impedire la piena fruibilità della
piazza agli altri cittadini ed ai turisti". L'inosservanza di questa norma costituirà una palese violazione punibile
con una denuncia o con multe comprese tra i 25 e i 500 euro. L'editoriale / La deriva di Emiliano Leggi:Il testo
/Sondaggio:Di' la tua "Vale esclusivamente per i pregiudicati e per prevenire reati. Ovunque nel mondo la
polizia può vietare a gruppi di persone di ingaggiare tra loro conflitti potenzialmente violenti prima che si
verifichino" risponde il sindaco Pd investito dalle polemiche. Gli sguardi di sfida sono tassativamente vietati in
5 piazze centrali della città, Umberto, Garibaldi, Moro, Balenzano e Battisti, al pari di palloni, bocce, pattini,
atteggiamenti indecorosi e bivacchi. Sei mesi di tolleranza zero così come avevano chiesto i comitati di
quartiere che da anni tramite petizioni popolari e manifestazioni invocano il rilancio dei giardini della città. "Ma
forse il sindaco ha un po' esagerato, è andato oltre le nostre richieste..." commentano ora i referenti dei
comitati. Eppure nell'ordinanza viene citata la petizione popolare di 1700 residenti della zona ma anche il
dossier presentato mesi fa al Comune e nel quale vengano testualmente citati alcuni fenomeni incresciosi
come "la costante presenza del nero-pusher in cerca di clienti" o "gli anziani omosex appostati in
adescamento di prestazioni a basso costo". Il problema di queste regole non è tanto scriverle, ma farle
rispettare. Nella classe politica locale nessuno si fa illusioni. Pierluigi Introna, capogruppo di Sel, in consiglio
comunale riconosce la sostanziale inapplicabilità delle norme. "L'ordinanza del sindaco ha senso
politicamente, ma dal punto di vista pratico credo che difficilmente potrà produrre effetti". "È da dieci anni che
chiediamo ordinanze per sanzionare chi non rispetta le regole - accusa Filippo Melchiorre, capogruppo di
Fratelli d'Italia - Emiliano arriva soltanto adesso, esagerando. Come si fa a giudicare se uno sguardo è di
sfida? E se una persona è assorta nei suoi pensieri? Diciamo la verità: quella del sindaco è una trovata
elettorale e niente di più". Luigi D'Ambrosio Lettieri, segretario cittadino del Pdl, è ancora più netto. "Stiamo
assistendo alle sceneggiate di fine impero - osserva - Pur di guadagnarsi la ribalta Emiliano è ormai disposto
a tutto. Anche a ridicolizzare la città e a far mettere alla berlina un argomento serio come la sicurezza dei
nostri concittadini e il decoro urbano".
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