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Dizionarietto di storia ticinese
Epidemie
di Angelo Rossi
Il Ticino è, da secoli, un paese di transito. Da parte di politici e uomini di cultura si è sempre insistito su questo ruolo del Cantone,
quello cioè di ponte svizzero tra i paesi e le popolazioni del sud e
quelli del nord. Tuttavia, nei secoli passati, da quel ponte transitavano anche le epidemie. La storia sanitaria ricorda in particolare quelle di peste, colera e vaiolo, tutte importate dall’estero. Ma anche la
difterite e la pertosse assunsero in qualche caso forma epidemica.
Anche queste malattie furono importate dall’estero. Radici locali
(acque infettate) ebbe invece sempre il tifo che pure fece molti morti fino all’inizio dei tempi moderni. Quello del Ticino non era un caso particolare. Le malattie epidemiche suscitarono spavento e seminarono lutti in tutti i paesi europei, dall’Alto Medioevo fin verso la
fine dell’Ottocento. Poterono essere vinte solo con il diffondersi
delle pratiche igieniche e i progressi della medicina. Della peste la
storia ricorda soprattutto l’epidemia che si diffuse verso la metà del
Quattordicesimo secolo in Europa. Fu definita, per la vastità delle
conseguenze, la “morte nera. Questa ondata di peste raggiunse venne importata dal sud e raggiunse il Ticino nel 1349. I morti furono
migliaia. La peste continuò a visitare il Ticino anche nei secoli seguenti. A Lugano, per esempio, la peste venne segnalata nel 1422,
nel 1431, nel 1439, nel 1451, nel 1469, nel 1472 e nel 1484. Epidemie di peste continuarono ad essere registrate fino alla fine del Seicento. Accanto alla peste la seconda epidemia, che seminò vere
stragi, anche da noi, fu il colera. Il colera di origine asiatica si diffu-
se in Europa solo nell’Ottocento, in particolare negli anni 1830-38,
1847-55 e 1864-67. La prima ondata di colera risparmiò la Svizzera, se si eccettuano alcuni casi isolati nel Ticino nel 1836. La seconda colpì nel 1849 inizialmente ancora solo il Ticino, mentre nel
1854 provocò la morte di 261 persone in Argovia. La terza ondata si
abbatté nuovamente sul Ticino nel 1867. Importata dall'Italia,
nell'arco di un mese la malattia uccise 112 abitanti delle zone di
confine. Per combattere questi flagelli non esistevano praticamente
rimedi. I malati di peste venivano isolati. Ne fanno fede i testamenti
conclusi nei periodi di peste nei quali si precisa che i testimoni
mancavano proprio per la necessità di evitare i contatti con la persona affetta dal morbo. Per combattere il colera si istituivano cordoni
sanitari (Absperrungen) vale a dire che, invece dei singoli malati, si
cercava di isolare la zona che poteva essere colpita dalla malattia.
Nell’Ottocento sono numerose le disposizioni prese dal Consiglio
di Stato ticinese in questo senso. Del vaiolo, un virus che pure è infettivo, si sa che, a partire dal periodo delle Crociate, raggiunse
l’Europa dove si istallò soprattutto nelle grandi città come una malattia endemica che colpiva soprattutto i bambini. Verso la metà del
XVIII secolo, cioè prima che fosse introdotta la vaccinazione preventiva contro questo morbo, il vaiolo fece, in un solo anno, 20'000
morti a Parigi e 60'000 a Napoli. In Ticino si pensa che l’infezione
venne portata dagli emigranti che si stabilivano nelle grandi città
italiane e francesi. L’infezione da vaiolo fu un pericolo sempre presente fino alla fine dell’Ottocento quando si generalizzò la pratica
della vaccinazione preventiva dei bambini. A proposito del vaiolo la
nostra storia sanitaria più che delle vittime parla della strenua opposizione che una parte della popolazione ticinese per decenni fece
alla diffusione della vaccinazione. Ma anche in questo il Ticino non
fu un caso particolare.
vaiolo: Pocken, Blattern
la pertosse: der Keuchhusten
lutti: Todesfälle, Trauer
vastità: Ausdehnung
stragi: Verheerungen
eccettuano: (wenn man davon) ausschliesst, ausnimmt
flagelli: Geiseln
rimedi: Heilmittel, Arzneien, Gegenmittel
affetta dal morbo: Befall von der Seuche
Crociate: Kreuzzüge
la vaccinazione: die Impfung
strenua: unermüdlich, emsig
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