La cefalea è un sintomo presente in tutta l'età pediatrica e che, poco frequente nei primi anni di vita, mostra un andamento crescente dall'età scolare all'adolescenza. Esistono numerosissime forme di cefalea che, senza entrare nel dettaglio, si diversificano sulla base della qualità e dell'intensità del dolore, della localizzazione e lateralizzazione, della frequenza delle crisi, della durata ed orario della loro insorgenza, dell'associazione con altri sintomi, dalla presenza di eventuali prodromi (ossia segni che precedono la crisi di cefalea), o di fattori scatenanti ed attenuanti. In base all'eziopatogenesi si distinguono due grandi gruppi di cefalea: cefalea secondaria ad altra patologia, detta anche cefalea sintomatica, e cefalea primitiva (non dovuta ad altra patologia) detta anche cefalea essenziale. C'è da dire che gran parte delle cefalee in età pediatrica sono primitive od essenziali, mentre solo il 5-13% sono secondarie ad altre patologie.La cefalea essenziale è un'affezione a decorso cronico - ricorrente e ad andamento accessuale, discontinuo o continuo, caratterizzata da dolore al capo e/o da disfunzioni psico-vegetative (nausea, vomito, sudorazione, fotofobia ecc). Sulla base delle caratteristiche cliniche si riconoscono diverse forme di cefalea essenziale: cefalee emicraniche, cefalee a tipo tensivo, cefalee psicogene, cefalee a grappolo. In questo tipo di cefalee un minuzioso esame obiettivo generale e neurologico risulta essere peraltro normale. Viceversa, la cefalea sintomatica si associa, in genere, ad altri disturbi e/o sintomi determinati dalla condizione responsabile del mal di testa. Si può trattare di cause sistemiche: malattie febbrili, ipertensione arteriosa, condizioni di ipossia (come l'accesso asmatico e le cardiopatie), ipoglicemia acuta oppure encefalopatie metaboliche; cause locali: dal trauma cranico, recente o pregresso, alle infezioni intracraniche, alla sinusite, ai disturbi oculari, alle patologie odontogene (carie o ascessi dentari), sino ai tumori cerebrali ed alle malformazioni vascolari (responsabili di emorragie o trombosi venose). Nell'età evolutiva, inoltre, riveste particolare interesse la cefalea indotta dall'ingestione di alimenti contenenti particolari sostanze che attraverso alcuni meccanismi scatenano le crisi di cefalea, in particolare tiramina e feniletilanina (formaggi, cioccolata, agrumi), sodio monoglicato (dadi, cibi in scatola, merendine), nitriti (salumi), istamina (pomodori, fragole). Evidentemente, da quanto fin qui illustrato, sono essenzialmente due gli aspetti da considerare in caso di crisi ricorrenti di cefalea: escludere le cefalee sintomatiche che, sebbene abbiano una bassa incidenza, possono essere espressione di malattie potenzialmente gravi che necessitano di diagnosi e terapie precoci; definire il tipo di cefalea essenziale per una corretta terapia specifica. In effetti, se attraverso l'indagine anamnestica ed all'esame obiettivo neurologico emerge il sospetto di una cefalea sintomatica, sono disponibili tutta una serie di esami di laboratorio e strumentali (elettroencefalogramma, Rx cranio per seni paranasali, TAC e Risonanza Magnetica Nucleare cerebrale), in grado di definirne la diagnosi. Quando, invece, l'anamnesi e l'esame obiettivo indirizzano verso una cefalea essenziale la diagnostica per immagini è indicata solo in alcune particolari condizioni. Nell'iter diagnostico di queste cefalee è, invece, indicato anche l'approccio psicopatologico per definire l'aspetto psicologico personale e familiare del bambino. Una volta precisata la diagnosi si può mettere in atto la terapia più efficace, tenendo conto che la gestione della cefalea in età pediatrica è spesso complessa e richiede specifiche competenze ed un approccio multidisciplinare.