VIROLOGIA Lezione 7 Maura Secci Oggi parliamo dei retrovirus (HTLV 1 e 2 sindrome dell’immunodeficienza acquisita). Di alcuni retrovirus (slide 3) non faremo in tempo a parlare però è importante sapere che sono assocciati ad almeno 1 o 2 patologie di qualche interesse nell’uomo. La Leucemia a cellule t e la paresi spastica sub tropicale (patologia neurogenerativa) sono delle malattie causate dal virus HTLV1, mentre per ciò che riguarda l’HTLV2 al momento non sembrano esserci patologie correlate all’uomo, e tantomeno per spumavirus (HFV=human foamy virus) che è l’argomento orfano di una patologia nell’uomo. Poi vedete una serie di retrovirus con caratteristiche diverse che hanno come ospiti animali diversi dall’uomo, mammiferi. Tra tutti ricordiamo Il virus dell’immunodeficienza delle scimmie, gatto, cavalli, bovini. Tutti questi virus hanno come struttura genetica e funzionale almeno tre geni essenziali che sono il gene GAG (per le proteine interne quelle strutturali del capside), ENV (per le glicoproteine strutturali dell’ envelope), POL (gene polifunzionale in quanto trascrive oltre che per la trascrittasi inversa anche per le integrasi e le proteasi). Questi virus hanno come obbligo, per poter condurre il proprio ciclo vitale, quello di integrare il proprio genoma nel genoma della cellula infettata. Vedete però che questi 3 geni sono affiancati nel terminale 3’ e 5’ da delle sequenza R (ripetute) ed U (uniche). Come per gli epancra virus si pone lo stesso problema ossia nelle sequenza terminali sono presenti delle informazioni per i virus molto importanti che riguardano i siti di riconoscimento per un primer di innesco per la trascrizione o meglio retrotrascrizione, dei siti di poliadenilazione di termine della trascrizione, dei siti promoter, enhancer in particolare dei siti per l’inizio/innesco della polimerasi cellulare ossia per innescare la trascrizione e altri siti per la regolazione della trascrizione. Ovviamente queste informazioni per un virus che da RNA deve dare DNA e poi integrare devono essere conservate altrimenti verrebbero perse semplicemente per il fatto che il promotore della trascrizione stessa, quantomeno nella fase di retrostrascrizione e quindi trascrizione del DNA complementare, determinerebbe un inizio della trascrizione a valle dei rispettivi segnali. La maniera per conservare queste informazioni è quella di fare un DNA più lungo dell’RNA genomico in cui queste informazioni ,presenti nei terminali, vengano mantenute attraverso un processo di traslocazione delle terminazioni durante la fase di retrotrascrizione che riproduce ad entrambi i terminali 5’ e 3’ delle sequenza U3RU5 che sono identiche. Questo consente al virus di formare le LTR identiche al 5’ e 3’e di conservare appunto l’informazione che consente di mantenere il sito per l’inizio della trascrizione a valle del promotore e per poter determinare la trascrizione a valle del segnale di terminazione evidentemente producendo a livello del DNA una sequenza più lunga dell’RNA genomico. Questo è il virus HIV1, molto simile al virus HIV2. Si tratta di un virus con envelope il cui genoma è costituito, stranamente, da un corredo aploide. Abbiamo due molecole identiche di RNA all’interno di un capside assieme a quelle che sono le principali proteine/enzimi associati al genoma che costituiscono la struttura e la controparte funzionale di questo virus. Abbiamo già accennato alle glicoproteine di superficie rappresentate da due principali proteine: gp120 che è una vera e propria proteina di superficie che getta al di fuori della superficie del capside e una proteina transmembrana gp41. Queste due proteine sono di fondamentale importanza per il riconoscimento di recettori-corecettori cellulari e quindi per innescare il ciclo vitale dei virus. A livello del capside abbiamo come proteina principale la p24, quella che è espressa in maggiore quantità, e che ha anche un ruolo importante nei sistema di identificazione delle infezioni in quanto è un antigene evidenziato, oggi assieme agli anticorpi contro altre proteine dell’HIV, nel siero dei pazienti per dimostrare l’avvenuta infezione. Altre proteine sono la p9, la p7,sul cui significato non si hanno informazioni. La proteina di matrice p17 prende contatto con la faccia inferiore del capside virale. All’interno del virus, oltre al genoma, si riconoscono le proteine associate come la trascrittasi inversa, proteasi, integrasi e un t-Rna per la lisina che costituisce nella fase di retrotrascrizione l’innesco per la polimerasi. Tranne qualche recente report che fa riferimento ad un virus SIV in grado di determinare in alcune scimmie macaques la sindrome dell’immunodeficienza acquisita simile a quella che si sviluppa nell’uomo, SIV in generale è un virus che ha imparato a convivere con l’ospite, è un virus che in più accennati riferimenti a virus responsabili di zoonosi che hanno fatto il salto di specie si sono adattati all’ospite e i SIV sono entrati in equilibrio perfetto con il nuovo ospite. L’HIV è un virus che deriva da un virus delle sciammie, ha fatto un salto di specie. Quando? Bella domanda. Fino al momento della sua identificazione le informazioni risalivano ad alcuni casi correlati ad una strana sindrome assocciata all’uso di alcune sostanze da parte di omosessuali che ha fatto pensare ad una patologia correlara solo a tali soggetti. Si pensava che la storia di questo virus fosse relativamente recente. Con gli anni si è arrivati ad ipotizzare al 1200-1600. Oggi le informazioni che abbiamo sono diverse e sconfortanti. Qualche diversivo: i virus pandemici sono responsabili di zoonosi e fanno il salto di specie da animali all’ uomo il quale non diventa l’ospite naturale, ma l’ospite in cui il virus si è adattato. La storia naturale di tutte le pandemia, anche quelle più aggressive ci dicono che una volta che è avvenuto l’adattamente del virus nell’uomo il potenziale patogeno di questo virus si è attenuato. E’ successo per il virus della spagnola H1N1 che poi ha continuato a circolare. Il destino dei virus pandemici è quello di sostituire i precedenti sottotipi prevalentemente circolari. E’ successo per l’H1N1, per l’ultimo H3V che si è portato il virus sino ai giorno nostri. Il siv probabilmente ha fatto la stessa strada ossia si è adattato all’ospite animale (la scimmia) entrando in equilibrio con esso. Quale potrebbe essere la speranza dell’HIV? Una volta che questo si è adattato all’uomo si spera che nel corso del tempo possa esaurire il suo potenziale di patogenicità che oggi è estremamente velato in assenza di una terapia adeguata. Un soggetto che si infetta di HIV è destinato a morire. Per fortuna oggi abbiamo un discreto corredo di farmaci antiretrovirali che ci hanno consentito e ci consentono di trasformare l’infezione. Oggi si sopravvivere con una infezione che è diventata cronica o per lo meno coloro che hanno la fortuna di essere trattati e di avere una buona risposta al trattamento convivono e obbligatoriamente sono costretti a continuare le terapie xkè se smettono non solo fanno un passo indietro ma ricominciano da capo come se non avessero fatto nessun tipo di terapia. Oggi la sopravvivenza dei soggetti con infezione da HIV è molto superiore a quella che ci si poteva aspettare qualche anno fa. C’è una cattiva notizia che provviene da degli studi condotti su una scimmia detta autoctona di una isola di Bioco che decine di migliaia di anni fa si è isolata dall’Africa alla quale prima apparteneva geograficamente. Questa isola, situata davanti all’equinea sub tropicale, è diventata un territorio a parte abitata da scimmie che evidentemente non hanno avuto l’occasione di interagire con altre scimmie del continente. A queste scimmie è stato diagnosticato il virus HIV, la cui comparsa è databile a circa 10.000 anni fa. Studi filogenetici hanno poi ricondotto il gestore comune di questo virus, così come di altri virus dell’immunodeficienza delle scimmie a 72 milla anni fa. Questo significa che se è vero che l’HIV umano deriva da un virus delle scimmie e se è vero che la storia di adattamento delle scimmie trascorse per decine di migliaia di anni dobbiamo aspettarci che le generazioni a noi future non vedreanno questa reazione da HIV naturale. Anche qui molto rapidamente sappiamo che L’HIV1 diviene direttamente o con qualche fase di adattamento dalle scimmie auctotone di questa regione o dalla scimpanzè e che l’HIV2 deriva da un altro viru delle scimmie il cui ospite è una scimmietta auctotana in una zona diversa. Sappiamo che questi virus sono passati all’uomo perchè queste scimmie sono state, e sono, cibo per i tanti che cacciano, macellano e portano nei mercati senza prestare le stesse attenzioni all’igiene come siamo abituati noi. C’è un dibattito scientifico riguardo all’attribuzione certa tra HIV e AIDS. Sostengono che non è il virus che provoca l’aids, ma che l’hiv determina l’immunodepressione. E’ vero che l’aids è la conseguenza dell’immunodepressione dovuta ad HIV secondo la maggiorparte del pensiero moderno ,ma secondo Duesberg qualsiasi caso di immunodeficienza potrebbe determinare un esito clinico simile all’aids che non è proprio così, però giusto per ribadire il pensiero che oggi l’aids sia provocata dall’HIV1 principalmente, ma anche da hiv2 il quale, rispetto ad hiv1, ha una capacità di dare una malattia e una progressione verso la malattia inferiore e più lenta. Fino a qualche tempo fa l’HIV2 era principalmente confinante nell’Africa centrale oggi, però, si sta diffondendo in altre zone. Questa è la biografia del virus: Famiglia Retroviridae, sottofamiglia Lentivirinae: sta a significare che dal momento in cui compare l’aids possono trascorrere decine di anni quindi si fa riferimento ad una lentezza della progressione clinica dell’aids e non certo della lentezza biologica o virologica. Il virus come vedremo replica tantissimo. Si tratta di un virione sferico provvisto di envelope che ha 2 RNA a polarità positiva circa 9.000 nucleotidi o 9,2 chilobasi (kb), 4 gruppi principali e 11 sottotipi (per ciò che riguarda il gruppo M) e la capacità virale quasispecie. Vengono oggi riconosciuti tre, anzi quattro gruppi principali. P l’ho dovuto aggiungere a mano perché è un nuovo gruppo derivante dall’osservazione di un nuovo isolato virale derivato da un’altra scimmia, dall’orangotango. Oggi, per quello che riguarda l’HIV, si conoscono quattro gruppi: M (main), O (Other o Outlier), N (non-M, non-O o new). Il gruppo M è quello più importante per ciò che riguarda i sottotipi, se ne conoscono undici: da A a K (compresi A1,A2,F1,F2) e una serie di ricombinanti, o meglio definiti come forme circolanti in ricombinazione (CRFs ), che derivano appunto da eventi di ricombinazione tra sottotipi diversi. Per l’ HIV2, si riconoscono 7 o 8 sottotipi ma, al momento non forme di ricombinazione, Concludiamo che tra HIV1 e HIV2, oltre le differenze di prima, esiste anche una discreta differenza per quello che riguarda le sequenze genetiche, che possono variare anche fino al 90%. La ricostruzione filogenetica (slide 14) evidenzia la correlazione con le scimmie. Mi preme farvi osservare l’importanza, dal punto di vista epidemiologico, delle forme circolanti di ricombinazione, che testimoniano l’incontro tra i diversi virus che infettano lo stesso soggetto e da cui derivano delle ricombinazioni che poi sono trasmesse. La loro importanza risiede anche nel fatto che queste forme di ricombinazione sono spesso portatrici di fattori particolari e di fenotipi particolari come del fenotipo di farmaco resistenza. Quindi vengono diffusi dei virus che già sono portatori di evidente farmacoresistenza, e quindi risultano ancor piu difficili da gestire. Se è vero che questi sono i tipi maggiormente distribuiti nel mondo, comunque i sottotipi non B (slide 15) costituiscono la stragrande maggioranza fino a quasi il 90% delle infezioni sostenute da questi virus. L’organizzazione genetica ma anche genomica del virus, l’abbiamo già in parte individuata e comprende, oltre ai geni fondamentali GAG,POL,ENV presenti nel provirus ossia nel DNA derivato dalla retrosezione del RNA, per quello che riguarda HIV1 e HIV2 anche una costellazione di geni parzialmente sovrapposti o comunque in corrispondenza principalmente del gene ENV. Sono quelli siglati con “ vif, rev, vpu...” e sono dei geni, non accessori ma regolatori di cui il virus dispone. Questi conferiscono capacità replicativa, di trascrizione con le cellule dell’ospite che caratterizzano appunto la storia naturale dell’infezione e condizionano il ciclo vitale dell’ospite. Da tempo si sa che la molecola principale che il virus riconosce sulle cellule suscettibili d’infezione è la molecola CD4, contraddistinta da un motivo esposto principalmente dalla glicoproteina GP120 costituita da dei domini di cui uno è quello deputato principalmente al riconoscimento della molecola CD4. La molecola CD4 è ampiamente espressa non solo sui linfociti CD4 positivi, cioè i linfociti Th (helper), ma anche su una serie di altre cellule come monociti, macrofagi, microglia. Teoria che giustifica un po’ anche la diffusione in tutti i distretti dell’organismo del virus in corso di infezione. Sono circa dieci anni che si conosce il ruolo dei cosiddetti corecettori espressi ai livelli delle cellule dell’organismo che legano chemochine. Sono il CCR5, per gli amici R5, sui linfociti o maggiormente sui macrofagi (lega RANTES) ed il CXCR4, per gli amici R4 sui linfociti (lega SDF-1). Queste diverse capacità del virus di riconoscere cellule con diversi corecettori ha condizionato alcune sue proprietà come, ad esempio, la capacità di formulare il filtro dei sincizi e la capacità di avere una replicazione e conseguentemente anche una patogenicità più elevata a seconda che si tratti di virus cosiddetti M-tropici e T-tropici (slide 18). I primi riconoscono principalmente il recettore espresso dai macrofagi del sistema reticolo endoteliale, non sono capaci di formare sincizi e possiedono una virulenza inferiore rispetto ai cosiddetti virus T-tropici che riconoscono preferenzialmente il corecettore R4, sono espressi dai linfociti, formano sincizi e hanno una aggressività maggiore. Nel corso della storia naturale dell’infezione c’è un orientamento, una preferenza verso alcuni corecettori, quindi verso alcune cellule. Questa distinzione tra virus M o T-tropici si risolve nel corso dell’infezione quando il virus torna ad acquisire la sua naturale capacità di diventare virus dual-tropico, cioè in grado di riconoscere entrambi i tipi di cellule, vira il riconoscimento dei due corecettori. Come avviene l’ingresso del virus nella cellula?. Abbiamo detto le molecole chiavi sono C4 da una parte e la GP120 dall’altra. Il GP120 è in grado di stabilire un legame col recettore CD4, però non è un legame molto stabile. La stabilizzazione avviene per propria volontà, ovvero per propria adesione e avviene quando,in virtù del legame con CD4, la GP120 è in grado di legarsi anche al corecettore. E di nuovo questo evento consente uno spostamento della GP41 ,della glicoproteina di transmembrana che si inserisce poi nella membrana cellulare e consente, attraverso la (???) del fusogeno, l’ingresso del virus mediante un processo di fusione tra la membrana del rivestimento virale e quella attaccata (slide 20). I corecettori sono così importanti nella stabilizzazione dell’ avvio del processo di infezione. Ci sono delle sottopopolazioni di soggetti caucasici che hanno una delezione a livello del gene che codifica per il corecettore CCR5 che condiziona assieme ad altri caratteri, anche se questo è il principale, quello che è l’assetto dei progressori lenti o non progressori lenti ossia coloro che hanno si un’infezione però anche in assenza di terapia hanno un decorso lento che evolve in AIDS molto tardivamente, avendo la capacità di avere una risposta neurologica ben sostenuta, un numero di linfociti ben al di sopra della soglia di pericolo (600 per microlitro), sono caratterizzati da una piccola risposta immunitaria contro i virus. Il ruolo dei virus M-tropici, dei virus tropici è stato valutato , per ciò che riguarda il diverso esito, almeno nelle fasi iniziali dell’infezione, attraverso degli studi su modelli animali. MODELLO DI INFEZIONE ACUTA VAGINALE NELLA SCIMMIA RHESUS Questo modello fa riferimento ad una infezione per via sessuale nella scimmia Rhesus che dimostra da una parte come il virus, penetrato per questa via, abbia evidentemente una maggiore propensione verso cellule che esprimono il corecettore R5 presente a livello delle cellule del reticolo endoteliale che sono quelle presenti a livello mucosale, ma che addirittura sono particolarmenti presenti come conseguenza di un richiamo di cellule di infiammazione in questo sito quando contemporaneamente l’animale o l’uomo/donna (come in questo caso) abbia in corso un’altra infezione sessualmente trasmessa. Questa è una condizione molto importante che favorisce la trasmissione e l’infezione da HIV che proprio grazie alla capacità di riconoscere questo tipo di cellule trova condizioni favorevoli qualora siano presenti altre infezioni che ledono la mucosa e quindi aprono maggiormente la strada anche a questo virus. Si osserva che da un assetto inizialmente di tipo M-tropico , appena due giorni dall’esposizione il virus già si trova nei luoghi distrettuali e da li va subito nel circolo linfo-ematico e ha, pochi giorni dopo l’infezione, una capacità replicativa elevata o elevatissima e da qui intraprende la strada per infettare anche cellule che hanno altri corecettori. L’altra modalità di trasmissione non avviene per inoculazione di sangue infetto con ago o altro, il virus in quel caso incontra per lo più cellule che esprimono un assetto un po’ diverso. Vediamo brevemente il ciclo replicativo del virus: abbiamo detto come riconosce la cellula, come entra nel momento in cui il virus si trova nel compartimento citoplasmatico comincia a liberarsi degli involucri però la reazione non può essere completa perchè trattandosi di un genoma ad RNA positivo avrebbe le caratteristiche per essere subito riconosciuto dai ribosomi cellulari e quindi tradotto. Non sarebbe un vantaggio per il virus. Non sarebbe un vantaggio neanche esporre il proprio genoma all’attività di RNAasi cellulari che invaderebbero il virus per cui si ritrova all’interno del complesso nucleoproteico che è detto BIC (complesso di preintegrazione) dentro il quale sono comprese le proteine indispensabili per la retrotrascrizione, sono comprese le mucoproteine. A livello di quello che sarà il complesso di preintegrazione definitivo avviene la retrotrascrizione ossia l’RNA forma prima una sola elica e poi una doppia elica di DNA. Il complesso di preintegrazione clonato da una delle proteina accessorie ha la capacità di entrare nel nucleo con un meccanismo preferenziale veicolato da queste proteine. Nel nucleo il genoma, che è già DNA viene completamente liberato e integrato e ciò consente l’incorporazione delle sequenze virali nel genoma della cellula infettata. Il genoma della cellula infettata non fa altro che trascrivere l’antigenoma virale come fosse parte di se ad opera del complesso delle polimerasi, trascrittasi cellulari. Vengono prodotti diversi RNA corti o un po’ più lunghi che, a seguito di processsi di splicing singolo o multiplo e di alcuni eventi che non prevvedono la modificazione dei messaggeri (splicing), vengono tradotti in proteine precoci, che sono quelle regolatorie tat, env ,ref che rientrano nel nucleo favorendo la trascrizione degli RNA tardivi che sono quelli delle proteine principale GAG, POL ed ENV e delle altre proteine regolatorie. Il ciclo si conclude con il passaggio delle proteine che costituiranno l’involucro virale ,il virus viene portato dalla proteina di matrice p17 sulla faccia interna della membrana citoplasmatica dopo che si sono assemblate le proteine e dopo che alcuni complessi poliproteici subiscono la completa maturazione nel momento in cui il virus è gia uscito(??) Ora intervengono le rnasi virali che risolvono le singole proteine strutturali. Questo schema ci fa vedere come per mezzo di una seria di sequenze terminali e di strutture che riescono a saltare da un terminale all’altro, avviene poi la trascrizione del dna provirale e avviene la formazione dell’LTR. Una volta che si è formato il complesso di preintegrazione, a partire dal sito di riconoscimento di binding, avviene il legame della sequentra di tRNA della lisina che rappresenta l’innesco per la polimerasi che porta alla trascrizione di una breve sequenza in direzione 5’ 3’ che trascrive le sequenze U5 e R, contestualmente le sequenze dell’rna corrispondente viene degradata dalla rnasi. Proprio perchè queste sequenzeR e U5 riconoscono una contropparte al terminale opposto, per ciò che rigiuarda la sequenza ripetuta r, questo complesso viene traslocato al terminale opposto da cui inizia la trascrizione di tutto l’rna,il primo strand di DNA e contestualmente la degradazione dell’RNA stampo ad opera della rnasi che degrada tutto tranne un piccolo splech che rappresenta un sito di polipurine, poliadenine che rappresenterà l’innesco per poi il successivo evento di trascrizione. Quello che avviene a questo punto è che inizia la trascrizione del dna complemetare a quello a polarità positiva proprio a partire dall’innesco rappresentato dal sito polinuclidico in direzione 5’3’ si ha la sintesi sostanzialmente delle sequenze che costituiscono l’LTR del DNA provirale. L’rnasi scinde l’iniziale innesco di RNA e ora avviene un altro salto ossia la sequenza PB viene traslocata al terminale opposto e questo costituisce nuovamente l’innesco che completa dopo un ulteriore salto per consentire la formazione dell’LTR la struttura del dna virale. Ora vediamo come avviene l’integrazione del genoma sito specifica del versante virale che può avvenire in qualsiasi sito del genoma cellulare così come accade anche per il genoma del virus dell’epatite B. La proteina integrasi ha anche una attività nucleasica quindi la prima cosa che fa è quello di processare le terminazioni formando delle idonee estremità al 3’ e contestualmente ha attività di rottura dei legami fosfodisterici nel DNA dell’ospite (46 bp) e di inserimento, grazie all’attività integrasica, delle estremità libere 3’ del dna ospite. Ora intervengono i sistemi di riparazione della cellula ospite. Vi propongo questa tabella: che riassume in breve le funzioni dei geni, proteine strutturali ed enzimatiche dell’HIV. TAT è un transattivatore (una proteina su cui peraltro si è incentrato almeno un filone di ricerca italiano, sembrerebbe al momento con scarso successo) che probabilmente agisce anche su sequenze regolatorie non solo virali, ma anche cellulari. REV è una di quelle proteine che rientrano nel nucleo funzionando da transattivatore post trascrizionale e favorendo l’esportazione dei trascritti del citoplasma. NEF inizialmente ha assunto un’accezione negativa ossia un controllo negativo sui virus però in realtà è vero il contrario visto che è un regolatore costruttivo della infettività virale. La down regolazione di CD4, assieme a un controllo che avviene attraverso una isoespressione delle molecole del complesso maggiore di istocompatibilità 1, previene la morte prematura delle cellule 50 positive infettate e quindi consente al virus di aumentare la sua capacità infettante. VIF, fattore di infettività virale DPR è una proteina assocciata a un complesso di preintegrazione che veicola il provirus a DNA verso il nucleo. VPU aumenta il riliascio del virus e consente al virus di poter fuoriuscire dalle cellule infettate CD4+ e andare ad infettarne altre. VIF è importante per ciò che riguarda l’ infettività di hiv perchè il suo legame con una proteina che non è 53 come si diceva prima, ma è una citidina deaminasi che interviene nell’apoptosi della cellula inducendo ipermutazioni nel DNA e quindi innescando l’ apoptosi di cellule danneggiate o infettate come in questo caso. Vif, legandosi alla proteina APOBEC3G induce la sua poliubiquitinizzazione e la conseguente degradazione. si perde il turnover delle cellule infettate. Attualmente si stanno sviluppando delle strategie non di tipo profilassico e vaccinale, ma mirate ad impedire il legame tra vif-APOBEC3G o la degradazione di APOBEC3G. A partire da un messaggero che non subisce splicing si forma un precursore poliproteico, una poliproteina B170 (troverete anche scritto B160) che viene processato dalla proteasi virale per dare origine al precursore di gag e proteine di pol. POL non è solo trascrittasi inversa con la sua triplice funzione di DNA polimerasi RNA dipendente, DNA polimerasi DNA dipendente e di RNAsi H, ma produce anche proteine che sono la proteasi (p10) e l’integrasi (p31). POL: La proteine di matrice assieme alla P9,P7,P24 codificate da gag. GAG: ENV codifica per un precursore gp160 che proprio nella fase extracellulare il virus è già uscito, agiscono le proteasi. In questa fase invece le proteasi processano gp160 per dare origine a gp41 e gp120. ENV: Abbiamo detto che il virus replica in cellule CD4 positive , replica in cellule in cui non è indotto uno stimolo proliferativo. Abbiamo visto il ruolo di rif. Sta di fatto che il virus replica meglio in cellule CD4 attivate che lo sono anche in presenza del virus. Il meccanismo di attivazione delle cellule t positive lo conoscete così come il ruolo di cellule del sistema reticolo endoteliale che giocano un po’ a rimbalzarsi il duplice ruolo di cellule di cui solo una parte sostengono l’infezione del virus le altre sono deputate a degradare i virus o a presentarli a effettori come CD8 per la loro eliminazione. Quindi giocano il doppio ruolo che consiste anche nella esportazione e presentazione a cellule che non sono infettate, cellule innocenti che possono andare in necrosi per effetti indipendenti dalla presenza del virus. Il resting di cellule in G1 e cellule quiscent in G0 consente al virus di mantenersi come provirus integrato che è inataccabile da fagi che agiscono sulla perdita del virus. Se noi valutiamo da una parte il contributo di ciascuna cellula in termini di replicazione virale che è massima nelle cellule medie attivate che poi si riduce fino a zero però nelle cellule quiescenti e dall’altra vediamo il tempo che intercorrere affinchè si abbia una significativa riduzione in corso di trattamento antiretrovirale dal plasma vediamo che ora il discorso è inversamente proporzionale ossia abbiamo una caduta significativa nelle cellule che replicano però viceversa la quota per ciò che riguarda le cellule quiescenti e resting è inferiore, più lenta. Come fanno i virus a determinare immunosopressione? Alla luce del fatto che la prima risposta dell’organismo all’infezione è straordinaria dal punto di vista immunologico, il virus entra nell’organismo e agisce con una ottima risposta e contributo da parte delle cellule CD8. Una buona risposta contro il virus che però ad un certo punto si esaurisce perchè ha una attività infettiva continua sostenuta e porta alla morte le cellule CD4+ mediante meccanismi di citocinia diretta. Il virus quando fuoriesce determina la necrosi cellulare e induce, attraverso vari meccanismi, la cellula ad andare in apoptosi. Tutto ciò coinvolge anche cellule non direttamente infettate che ricevono il segnale di induzione per l’apoptosi incrementando l’apporto cellulare che va in necrosi come conseguenza diretta o non dell’infezione. Si parla di killing delle cellule CD4 per lisi conseguente al parking del virus extracellulare. Abbiamo detto che ci sono virus che formano sincizi che è un prerequisito per portare a morte le cellule. E poi la lisi mediata dai CTL sia sui sincizi che sulle cellule indirettamente infettate che evidentemente per eliminare il virus eliminano anche le cellule stesse con cui dovrebbero cooperare. Si ha un aumento dei linfociti CD8 che rimangono inattivi fino ad un certo punto visto che montano in una molecola che non consente un ciclo litico da parte del virus. I CD8 riconoscono il virus il quale è in grado di indurre dei segnali che comprendono anche quelli per l’innesco dell’ apoptosi pertanto il virus porta al suicidio le cellule CD8. La variabilità di hiv (slide 40) è sostenuta da tutti quei fattori di cui abbiamo già discusso. Dinamica di replicazione virale, non vi annoio nuovamente con il modello di Neuman?? e Person che fa vedere come la produzione virale sia straordinariamente elevata con conseguente inserimento di mutazioni spontanee dovute a errori da parte della polimerasi che mediamente introduce una mutazione per ogni virus nuovo che viene introdotto. Più se ne producono e più il potenziale di variabilità spontanea sarà elevato. Tutte le mutazioni vengono fissate e conservate e contribuiscono alla variabilità del virus poi ci sono gli altri eventi che spingono per la variazione quindi pressioni selettive dell’ospite,risposte immune, farmaci,tentativo del virus di acquisire la miglior fitness possibile, la compartimentalizzazione significa che in certi distretti il virus subisce un po’ meno l’effetto della pressione selettiva ma continuando a replicare è in grado di mantenere elevate livelli mutazionali. Tutto questo significa diversità ed evoluzione della quasispecie virale (stesso discorso che abbiamo fatto per l’epatite C). Le conseguenze: enorme flessibilità genetica che si traduce in tropismo per un certo tipo di recettore piuttosto che un altro, in evasione della risposte immune, in resistenza ai farmaci e in fallimento della vaccinazione. Evasione dalla risposta immune: noi produciamo tantissimi anticorpi, l’organismo a seguito dell’infezione contiene tanti anticorpi a potenziale neutralizzante, ma non funzionano perchè guarda caso proprio per gli epitopi come regiovi v3, v5 della gp120 che sono quelle più immunogene variano con lo stesso motivo per il quale varia l’ipoproteina 1 e 2 di hiv per impedire che gli anticorpi neutralizzanti facciano il loro dovere. Resistenza ai farmaci: è ovvio che la pressione selettiva sui geni e il virus contrasta l’azione di questi farmaci modificando il bersaglio. Il tutto si traduce al momento come il fallimento degli indirizzi di vaccinazione tradizionale basati sulla somministrazione di un antigene. Se gli antigeni cambiano è ovvio che questa strategia è fallimentale. Se ne sono sviluppate tante altre, compresa la vaccinazione antitat o vaccinanzioni che tendono a sviluppare la risposta immunomediata sopratutto t.cellulare mediante la somministrazione di chimere in cui vengono utilizzati dei vettori verso cui si ha una risposta potente di tipo t- linfocitario che viene rivolta anche contro il virus. Ma al momento non abbiamo entusiasmanti risultati su un vaccino piuttosto che su un altro. Come viene trasmesso il virus? Il virus non si trasmesse attraverso rapporti interpersonali, guardare a distanza un soggetto hiv non porta un contaggio. Il virus si trasmette per via sessuale,via verticale,via parentelare ossia con del sangue o materiale con aghi infetti, trapianti, trasfusioni (ridotte quasi a zero). Le prime due vie sono quelle usate dal virus per trasmettersi nei paesi dove la malattia è prevalente ossia regioni meno sviluppate del mondi dove il virus si trasmette per via eterosessuale e materna fetale. Noi che siamo più civili lo trasmettiamo per via sessuale e con un grosso contributo della via omossesuale. È un virus che prevede dei contatti stretti come possono essere quelli sessuali. Bisogna tener conto che il virus è poco resistente ed essendo dotato di envelope è più facilmente sensibile a disinfettanti, antisettici e poi è un virus che difficilmente rimane vitale nella... quindi quando sarete in Pronto soccorso e arriva una mamma disperata perchè il proprio figlio si è infilato un agho da insulina nel piede tranquillizzatela perchè il bambino può aver contratto il tetano, ma non l’HIV. Quale è la storia naturale dell’infezione? Il virus entra nell’organismo e dopo un periodo di incubazione cerca di tener testa e si ha conseguentemente un calo immediato nelle cellule infettate CD4positive Ci può essere una sintomatologia però se non si sono rilevati dei fattori di rischio si pensa sempre sarà un virus o no? Ci può essere un esentema fugace, linfonodo che si ingrossa, influenza. Il tutto si riduce in breve tempo in una buona risposta immunitaria che tiene conto del fatto che assistiamo alla fase di sieroconversione. Oggi si sostiene che almeno dopo 30-40 giorni si abbia una quantità di anticorpi tale da essere rilevata con le tecniche di rilevazione degli anticorpi. Per chi ha corso un rischio il test si può fare dopo20/30 giorni per rilevare o meno la presenza di anticorpi con un valore superiore al 90% se poi lo ripetiamo dopo 3 mesi siamo nella certezza assoluta. Dopo succede che ho la risposta immunitaria, che l’Rna virale plasmatico circolante si riduce però il virus continua a replicare e i CD4 vanno sotto i valori basali e noi entriamo, dopo questa fase di confine tra la prima e la fase successiva, nella fase di latenza cronica ossia portiamo il virus, non manifestiamo alcuna sintomatologia, stiamo bene. A un certo punto CD4 e CD8 calano e ciò predispone all’ insorgenza di infezioni e plurinfezioni di qualsiasi natura, neoplasia, che caratterizzano la fase di AIDS. Se non si è intervenuti e non si interviene neanche in questa fase il paziente è destinato a morire nel giro di pochi anni mediamente e questa fase di latenza critica può durare anche 10/15 anni. Quando il numero dei CD4 scende sotto i 200 mm ^3 significa che il sistema immunitario è collassato e il paziente muore in pochi anni se non viene trattato. Perchè è importante quella fase di inizio della latenza critica? Perchè in quella fase si può stabilire in base a uno o pochi parametri quale è la progressione dell’infezione. La velocità è come prendere un aereo o andare in bicicletta a seconda dei livelli di viremia (slide 50). Questo è un parametro riproduttivo di regressione più fedele per il numero di linfociti iniziali che è importante, ma non tanto per stabilire la velocità di progressione dell’infezione. Come si fa la diagnosi? Dopo 20/30 giorni troviamo gli anticorpi. Un soggetto sieropositivio ha nel siero gli anticorpi prodotti in seguito al contatto con il virus, c’è l’infezione. Gli anticorpi testimoniano una pregressa infezione perchè non è mai pregressa, ma è sempre in alto. Con i classici test di screening di natura immunometrica (ELISA) valutiamo la quantità di anticorpi, e poi c’è il test di conferma (Western Blot) di cui parleremo meglio il prossimo anno. Altri test non sono importanti ai fini diagnostici se non la ricerca dell’ RNA e DNA virale visto che è l’unico test che rivela l’infezione nel neonato nato da madre sieropositiva. Se noi cerchiamo gli anticorpi alla nascita troviamo quelli della madre, non sappiamo se ci sono anche quelli del figlio quindi la sieropositività non ci dice nulla, dobbiamo cercare il virus. La ricerca quantitativa dell’RNA del genoma è importante perchè con questo noi siamo in grado di valutare la risposta alla terapia , se la terapia funziona significa che si ha una buona risposta alla combinazione dei farmaci, se questi ultimi reagiscono sui versanti dei virus. Andando dalle prime fasi alle ultime sono (ricordatevi la classe non il nome specifico slide 54) inibitori novisti, antagonisti del corecettore anti-CCR5, inibitore della cd41 cioè il processo di fusione, inibitori della trascrittasi inversa,inibitori dell’integrasi, processo fondamentale con il quale il virus prende rapporti con la cellula dell’ospite. Dobbiamo impedire che il Dna provirale integri. Poi inibitori delle proteasi di HIV. Purtroppo le proteasi virali rispetto a quelle cellulari non sono così diverse quindi ci sono farmaci che agiscono sulla proteasi e tutti hanno degli effetti collatterali. Oggi si parla di HAART ossia terapia antiretrovirale altamente attiva perchè la combinazione di farmaci tiene a bada la carica/replica virale e si usano dei test per valutare l’ RNA virale plasmatico. DISCUSSIONE FINALE slide 56-77 PROF: Abbiamo detto che per il virus epatite B ci sono 400-500 milioni di portatori secondo voi nel mondo quanti sono i portatori di infezione da hiv? ALUNNI: nell’ordine di una decina di milioni, 6 milioni, 60 milioni? PROF: Dove li troviamo principalmente i soggetti? Di circa 30 milioni nel mondo, l’80% e più sono nell’emisfero sud del mondo. Noi siamo privilegiati perchè abbiamo meno infezione, ma anche più risorse economiche per curarci. Cosa è cambiato dal 2001 a oggi? I Soggetti che vivono/ convivono con l’HIV dal 2001 sono aumentatai fino a 34 milioni. Ma cosa vuol dire che una persona vive con l’HIV? Oggi garantiamo la sopravivvenza agli affetti da HIV e AIDS. Mantenendoli in vita però aumentiamo il numero dei soggetti che sono potenzialmente infettanti. Nuove infezioni: incidenza annuale 3 milioni circa nel 2001, 26 milioni nel 2007. Non è un paradosso che ci si infetta di meno, ma si vive di più e aumentano il numero dei viventi. Le morti sono leggermente ridotte per la presenza di farmaci quindi possiamo parlare di una stabilizzazione o riduzione delle morti. Abbiamo assistito ad un numero di nuove infezioni da HIV che si stanno riducendo però la quota totale sta aumentando. In italis l’indice di incidenza è del 5.5% mila. Qualcuno dice che l’istituto superiore di sanità raccolga dati solo se l’incidenza è elevata. Il numero di stranieri con HIV è aumentato a causa di influssi migratori. Questo è importante per evitare di creare barriere per gli immigrati che arrivano per esigenze diverse e non per portarci l’HIV. Inizialmente l’ AIDS sembrava appartenere solo a tossicodipendenti, omosessuali poi si è scoperto che tutti siamo predisposti purchè in grado di avere una normale attività sessuale. Oggi ,meno da noi, la quota sostenuta anche dai rapporti omosessuali è prevalente rispetto alla modalità di trasmissione fino a qualche anno fa. Il fattore età non è determinante per l’infezione, ma il problema è che le diagnosi si fanno sempre più tardivamente infatti si è passati dai 25 a quasi 40 anni significa che si è passato tanto tempo nella inconsapevolezza o volontà di silenzio rispetto alla propria situazione di soggetto infettante. E’ un problema perchè per ciò che riguarda le abitudini sessuali il rischio è che aumentino per il non corretto utilizzo dei mezzi per evitarlo. AIDS, uno che arriva con una infezione polmonare da protozoi, funghi, retinite. Nel 40% dei casi non sa di essre hiv positivo. Questi sono i soggetti bomba biologica che trasmettono l’infezione con l’epatite A. Il numero dei decessi è aumentato e anche il serbatoio visto che oggi ci sono circa 157 mila soggetti con HIV o AIDS. Quali sono i costi per una terapia antiretrovirale-virale? Decine di migliaia di euro l’anno. Sono terapie che bisogna fare tutti i giorni ecco perchè bisogna convincere il paziente che devono assumere il farmaco tutti i giorni pena l’insuccesso terapeutico. In Africa sub sariana per esempio la trasmissione è per via sessuale o per via materno fetale. Le donne si infettano da giovanissime perchè sono prostitute o schiave e quando partoriscono trasmettono l’infezione che hanno contratto. Da poco si usa una profillassi retrovirale anche in gravidanza che consiste in un farmaco che riduce il rischio di trasmissione dell’infezione materno-fetale. Se non si fa nulla le morti incrementano, se si fa solo terapia non si ha un grosso guadagno, se facciamo prevenzione o terapia e basta non otteniamo risultati buoni però se assocciamo la terapia e la prevenzione assieme otteniamo il miglior successo.