LA CAVITAZIONE E IL CHALLENGE Introduzione L'adipe del nostro corpo è inserito quasi totalmente in cellule specializzate, gli adipociti, che formano il tessuto adiposo propriamente detto. Hanno una forma tondeggiante e hanno un diametro che può andare da pochi millesimi di millimetro fino a quasi 200 micron. Nel nostro tessuto adiposo sotto la pelle (il cosiddetto sottocutaneo), abbiamo uno strato di grasso formato da adipociti tanto più grandi quanto più alta è la percentuale di grasso del nostro organismo. Ognuno degli adipociti può contenere quantità variabili di grasso e si possono immaginare come tanti palloncini attaccati tra loro. Quando ci si mette a dieta e/o si fa attività aerobica e si comincia a dimagrire, molti adipociti perdono grasso, quando invece si mangia a ruota libera e si ingrassa, la maggior parte di queste cellule aumenta il contenuto lipidico. L’evoluzione ha fatto sì che il nostro organismo abbia dotato gli adipociti di ottime capacità di aumentare il loro contenuto di grasso, ma di una scarsa propensione al rilascio. In pratica se c'è disponibilità l'adipocita "mette in cascina più fieno" (cioè più grasso) possibile, mentre anche se è costretto a rilasciarlo, lo fa molto lentamente. Ecco perché è più facile ingrassare che dimagrire. In Italia, come in tutto il mondo occidentale, il problema del peso corporeo, inteso come soprappeso, interessa un numero crescente di individui. Da un punto di vista pratico la misura del peso ideale si può ottenere approssimativamente da varie formule. Fra quelle che meglio identificano il concetto di normopeso, sottopeso e soprappeso la più comune è quella che si basa sul calcolo dell’Indice di Massa Corporea,( Body Mass Index, o BMI): Peso (Kg)/Altezza al quadrato (metri) Maggiore è il risultato ottenuto, maggiore sarà la quantità di grasso in eccesso presente nell’organismo. Divisione medicina estetica MEG Strumentazione Srl Via IV Novembre 1 20010 Vanzago (MI) Tel. 02 93435001 - Fax. 02 93435016 C.F. e P.I. 05987810156 Iscr. Reg. Impr. Milano n.200262 R.E.A. di Milano n.1055610 [email protected] www.fabbricabenessere.it METODO Dalla consapevolezza dell’importanza di una perfetta forma fisica e dei problemi cardiovascolari ed articolari legati all’obesità nasce Challenge, la più rivoluzionaria e innovativa per l’eliminazione controllata delle adiposità in eccesso. Challenge, attraverso trattamenti non invasivi, brevi e sicuri che sfruttano l’effetto cavitazionale degli ultrasuoni calibrati, permette di ridurre gli strati adiposi in eccesso e gli inestetismi della cellulite. GLI ULTRASUONI L'acustica è la scienza che tratta della generazione, propagazione, ricezione dei suoni. Nell'accezione moderna ciò implica non solo lo studio dei fenomeni che si manifestano nell'aria e che sono responsabili della sensazione uditiva in senso lato, ma anche di tutti quei fenomeni che sono governati da principi fisici analoghi. Perturbazioni con frequenza troppo bassa (infrasuoni) o troppo alta (ultrasuoni) per essere percepiti dall'orecchio umano, o che si propagano in mezzi diversi dall'aria (liquidi, solidi, mezzi gassosi in genere) rientrano nel dominio di studio dell'acustica. Per ultrasuoni (US) si intendono le vibrazioni elastiche d'un dato mezzo (liquido, solido, aeriforme) la cui frequenza supera il limite superiore del campo di udibilità dell'orecchio umano che è compreso tra 15 e 20 KHz. Gli US vengono prodotti mediante trasduttori elettro-acustici, ossia dispositivi che trasformano l’energia elettrica in energia elastica. Ogni sistema oscillante meccanico capace di vibrare a frequenze maggiori del limite di udibilità dell’orecchio umano può costituire, almeno in via di principio, una sorgente artificiale di US. Le diverse sorgenti artificiali di US possono essere raggruppate in due classi che si distinguono per il genere di energia che viene adoperata per alimentarle: elettrica, meccanica. In questo caso vengono presi in considerazione sorgenti di US alimentate ad energia elettrica. Gli US vengono prodotti artificialmente tramite l’effetto piezoelettrico sfruttando o un quarzo o un disco di materiale ceramico. Applicando delle cariche elettriche sulle facce di una lamina di quarzo si ha la compressione del cristallo ed invertendone il senso si ha la decompressione del cristallo. Insomma sottoponendo il quarzo ad un campo elettrico alternato si ottengono un alternarsi di decompressioni (o espansioni) e compressioni del cristallo con produzione di onde di decompressione (o espansione) e di compressione. Quando le onde ultrasonore viaggiano attraverso i tessuti perdono una parte della loro energia. E’ questo un processo conosciuto con il nome di attenuazione. L’attenuazione nei tessuti è determinata da diversi meccanismi: • l’assorbimento; • la divergenza del raggio; • la deflezione. L’assorbimento è la causa principale dell’attenuazione degli US. L’energia ultrasonora viene assorbita dal tessuto e convertita in calore. La divergenza del raggio è il grado in cui il raggio si disperde dal trasduttore. La divergenza del raggio diminuisce all’aumentare della frequenza e, quindi, un segnale a frequenza più alta ha un raggio più focalizzato. La deflezione include i processi di riflessione, di rifrazione, di dispersione. L’apparecchio generatore di US è costituito da un trasduttore (un disco piezoelettrico o una lamina di quarzo) che sottoposto ad un campo elettrico alternato converte l’energia elettrica in onde decompressione (o di espansione) e di compressione. Le onde ultrasonore vengono emesse attraverso una sonda. Pg.2 GLI EFFETTI BIOLOGICI DEGLI ULTRASUONI ( cavitazione ) Dobbiamo immaginare l'onda ultrasonora come un forte vento che incide sul materiale biologico con una potenza proporzionale alla intensità degli US. Gli effetti prodotti dagli US sul materiale biologico (e quindi sul tessuto adiposo) possono essere di vario tipo: • micromeccanico • termico • chimico • di cavitazione L’effetto micromeccanico Le onde ultrasonore determinano effetti micromeccanici che causano il sovvertimento e la rottura della membrana adipocitaria, del globulo del grasso che caratterizza l’adipocita uniloculare, di tutte le altre strutture intracellulari ed extracellulari di natura biologica. L’effetto termico Le onde ultrasonore determinano movimenti molecolari che aumentano l'energia cinetica delle molecole stesse: per la legge di Joule l'energia potenziale di cariche elettriche in movimento viene in parte ceduta sotto forma di calore. Ne consegue un aumento della temperatura del materiale biologico trattato. Quando la temperatura supera i 37° C inizia la denaturazione proteica e, quindi, la denaturazione del materiale biologico. Inoltre l’effetto termico contribuisce all’aumento dell’attività della lipasi intradipocitaria che è temperatura-dipendente. L’effetto chimico Le onde ultrasonore determinano modificazioni del pH locale con, quindi, modificazioni della permeabilità delle membrane cellulari e modificazioni molecolari. L’effetto di cavitazione Le onde ultrasonore determinano la cavitazione ultrasonora. Si tratta di un fenomeno che si produce in un liquido sottoposto ad un campo ultrasonoro quando le depressioni dinamiche dovute alla propagazione del suono fanno scendere la pressione in un punto del liquido al di sotto della tensione dei gas disciolti oppure al di sotto della tensione di vapore. Quando la pressione assoluta diviene inferiore alla tensione di vapore del liquido si ha un violento sviluppo di vapore sotto forma di minute bollicine. Le onde ultrasonore generano onde di decompressione (o di espansione) e onde di compressione. Nella fase di decompressione (o di espansione) si crea all’interno del liquido una pressione negativa che determina l’origine di una moltitudine di bollicine di gas che si ingrandiscono finché dura la fase di decompressione (o di espansione). Durante la fase di compressione l’enorme pressione esercitata sulla bollicina appena espansa comprime la stessa aumentando la temperatura del gas contenuto nella bollicina finché la bollicina non collassa implodendo con conseguente rilascio di energia d’urto. Fig. 2 Le bolle della cavitazione aumentano di dimensione nella fase di decompressione o di espansione (A); successivamente inizia la compressione (B) che aumenta fino al verificarsi della implosione (C). Pg.3 L’energia d’urto prodotta dalla implosione della bollicina di gas provoca danni alle strutture circostanti. Si è valutato che la pressione che trae origine dallo scoppio di una bollicina di gas può raggiungere, in loco, le 1000 atmosfere. Gli US emessi dai motori delle navi o dei sottomarini danneggiano le eliche mediante, appunto, le onde d’urto generate dalla implosione delle bollicine di gas generate. L’effetto di cavitazione, con la formazione e l’implosione delle bollicine di gas generate, libera un’energia d’urto che contribuisce alla frammentazione della membrana adipocitaria, delle membrane delle altre strutture intracellulari, del globulo del grasso che caratterizza l’adipocita uniloculare e di ogni altro materiale organico che viene interessato dal fenomeno della cavitazione. La clasia a livello di tessuto adiposo delle regioni trocanteriche è stata dimostrata mediante uno studio istologico. CAVITAZIONE La cavitazione è una metodica terapeutica utile per il trattamento della cellulite, di quel tipo di cellulite che è costituita principalmente da tessuto adiposo in eccesso. Un’altra indicazione clinica è rappresentata dai lipomi (pre-trattamento prima dell’asportazione chirurgica allo scopo di fare ridurre il lipoma stesso e di favorire, quindi, un esito cicatriziale meno evidente). Inoltre è utile l’associazione della cavitazione alla liposuzione chirurgica. Si tratta di un trattamento di tipo lipoclasico, che ha, quindi, l’obiettivo di fare ridurre lo spessore del tessuto adiposo determinando una rottura degli adipociti (lipoclasia degli adipociti). La cavitazione prevede l’impiego di: • un generatore di ultrasuoni a bassa frequenza (34 - 44 KHz). con possibilità di infiltrare con: • soluzione fisiologica (sodio cloruro 0,9%) sterile; • anestetico locale (lidocaina 2% oppure carbocaina 2%). IL DESTINO DEI TRIGLICERIDI DOPO LA LIPOCLASIA DEGLI ADIPOCITI La rottura degli adipociti procurata dagli US determina la fuoriuscita dei trigliceridi dai vacuoli intradipocitari frammentati nello spazio interstiziale. Dallo spazio interstiziale tali trigliceridi vengono drenati dal sistema linfatico per, quindi, riversarsi nel sistema venoso. I trigliceridi raccolti dal sistema linfatico e, quindi, venoso di ritorno, raggiungono la grande circolazione; in parte vengono eliminati dall'emuntorio renale, mentre una quota raggiunge il fegato dove vengono coniugati a formare lipoproteine. E’ possibile che si verifichi, di conseguenza, un’attivazione delle lipoproteinlipasi endoteliali che contribuirebbero, così, in modo importante allo smaltimento dei grassi rimossi dalle aree trattate. La lipiduria si ha soprattutto nelle prime 24 ore e non si verifica oltre le 36 ore; ha il suo picco intorno alla 18a ora. Un trigliceride è costituito da tre acidi grassi tenuti insieme da una molecola di glicerolo. Pg.4 Gli acidi grassi hanno un PM basso. In genere un trigliceride ha un PM intorno a 1000. Dopo un pasto ricco di grassi si ha la chiluria, cioè la presenza di chilomicroni nelle urine. Un chilomicrone è costituito da due-tre trigliceridi tenuti insieme da un residuo proteico. Se passano i chilomicroni si comprende come passino agevolmente i trigliceridi attraverso la membrana basale glomerulare. Attraverso la membrana basale glomerulare passa l’inulina che ha un PM pari a 5000. Il test all’inulina è noto in fisiologia umana per il suo utilizzo per la valutazione della funzione renale. Se passa l’inulina che ha un PM pari a 5000 si comprende facilmente la ragione per cui passano i trigliceridi che hanno un PM intorno a 1000. Dopo le 36 ore non si ha più lipiduria perché nel frattempo i lipidi sono stati coniugati nel fegato a formare lipoproteine e le lipoproteine non attraversano l’emuntorio renale, in particolare non attraversano la membrana basale glomerulare in virtù della componente proteica delle lipoproteine. In soggetti con elevati livelli di ipertrigliceridemia non si ritrovano trigliceridi nelle urine perché, in tale caso, si tratta, infatti, di lipoproteine. Sono le proteine che non attraversano la membrana basale glomerulare se non in condizioni patologiche dell’emuntorio renale. Negli esami delle urine di routine non vengono mai descritti i lipidi perché il laboratorio, normalmente, non li cerca e perché tale valutazione viene effettuata dopo un digiuno di almeno 12 ore. LE AREE TRATTABILI Le aree che si possono trattare sono le regioni trocanteriche e peritrocanteriche, i fianchi, le regioni mediali delle ginocchia, l’addome, i glutei, le braccia. IL PROTOCOLLO TERAPEUTICO Il protocollo terapeutico prevede due tempi terapeutici: Primo tempo terapeutico (facoltativo) Si disinfetta l’area da trattare con un disinfettante non alcolico. Quindi si prepara la soluzione da iniettare. Per la preparazione della soluzione da iniettare si utilizza della soluzione fisiologica sterile (sodio cloruro allo 0.9 % ) e dell'anestetico locale (lidocaina 2% oppure carbocaina 2% ). In una siringa monouso da 20 ml si aspirano 1 ml di anestetico locale (per attenuare la sintomatologia dolorosa determinata dalla compressione da parte del liquido infiltrato sulle terminazioni nervose della sensibilità dolorifica) e 19 ml di soluzione fisiologica (sodio cloruro 0.9%). Pg.5 Sulla siringa si monta un multiniettore monouso circolare oppure lineare a 3-5 ugelli su cui si inseriscono aghi 30 G della lunghezza di 6-13 mm. Gli aghi montati sul multiniettore vengono infissi nella zona da trattare disinfettata. Si iniettano lentamente nel tessuto adiposo 2-3 ml della soluzione fisiologica, si estraggono gli aghi, si tampona la zona infiltrata con del cotone sterile, si disinfetta. Si ripete l'operazione per altre volte o, comunque, fino a coprire la zona da trattare Si disinfetta ulteriormente. Qualora si utilizzasse un multiniettore lineare a 3-5 ugelli bisogna ricordarsi di infiltrare perpendicolarmente al piano cutaneo perché solo così si ha la certezza di iniettare nel tessuto adiposo. L’infiltrazione con soluzione fisiologica (sodio cloruro 0.9%) sterile è essenziale perché il tessuto adiposo è asfittico, è povero di acqua. La cavitazione, che è l’effetto principale degli US, si verifica nei liquidi. Se si utilizzassero US su un tessuto adiposo asfittico l’effetto di cavitazione sarebbe minimo. Secondo tempo terapeutico Dopo che si è disinfettata la zona infiltrata si distribuisce sull’area stessa un gel conduttore. Si attiva il trasduttore elettroacustico ad emissione di US alla frequenza di 34-44 KHz. Si applica, quindi, la sonda ad emissione di US sulla cute della zona infiltrata, disinfettata e ricoperta di gel conduttore. La sonda di emissione degli US deve essere mossa lentamente sul gel conduttore e in modo da coprire tutta la zona eventualmente infiltrata, passando e ripassando più volte, fino allo scadere del tempo. Terminato il tempo programmato si asporta il gel conduttore utilizzato e si disinfettano le parti trattate. Si procede allo stesso modo sulla parte controlaterale. LA FREQUENZA DEI TRATTAMENTI La frequenza dei trattamenti è una ogni settimana per 6-8 volte a seconda dell’inestetismo o del distretto trattato. GLI EFFETTI COLLATERALI Gli effetti collaterali sono minimi. Si possono verificare un edema lieve o piccole ecchimosi. Pg.6 LE CONTROINDICAZIONI La cavitazione è controindicata in presenza di mezzi di sintesi metallici e di protesi articolari metalliche. I mezzi di sintesi metallici e le protesi articolari metalliche, per il loro maggiore assorbimento rispetto ai tessuti circostanti, possono andare incontro a surriscaldamento e quindi a deterioramento. Il surriscaldamento dei mezzi di sintesi metallici e delle protesi articolari metalliche potrebbe comportare un’alterazione dei mezzi di sintesi stessi e delle protesi stesse perché con il calore diventano più facilmente deformabili. Inoltre il surriscaldamento dei mezzi di sintesi metallici e delle protesi articolari metalliche potrebbe determinare danni a carico dei tessuti molli circostanti innescando gravi processi tessutali involutivi. Infine i mezzi di sintesi metallici e le protesi articolari metalliche potrebbero risentire delle vibrazioni degli ultrasuoni perdendo il loro assetto. La ILCUS è controindicata, inoltre, nei casi di processi flogistici acuti, neoplasie, lesioni cutanee, in prossimità del midollo spinale, in corrispondenza dell’aia cardiaca (per interferenze con la conduzione cardiaca), in prossimità di un pace-maker, di un neurostimolatore, in corrispondenza di un utero gravido. Un tempo fra le controindicazioni veniva annoverata l’osteoporosi. Oggi le cose stanno diversamente; infatti sembrerebbe che l’effetto piezoelettrico esplichi un’azione di tipo osteogenetico. Il fenomeno fisico della cavitazione utilizzato da Challenge, grazie alla sua efficacia e rapidità, negli ultimissimi anni è sempre più utilizzato nel settore estetico-medicale per la cura della adiposità localizzate. Il motivo di ciò è facilmente comprensibile se si considera che la cavitazione si verifica nei liquidi e che lo strato adiposo di superficie è caratterizzato per la maggior parte proprio da liquidi. Per questo motivo, il rimodellamento corporeo mediante cavitazione è, ad oggi, l’unica valida ed efficace alternativa medica al trattamento chirurgico delle adiposità localizzate, ma è anche la risposta più valida agli ultrasuoni di vecchia generazione. Infatti, con una frequenza molto più bassa e stabile di questi, Challenge permette di raggiungere con maggiore efficacia gli strati adiposi più profondi, ottenendo quindi risultati migliori. Grazie inoltre al controllo digitale sull’emissione ultrasuonica Challenge garantisce una frequenza di emissione degli ultrasuoni calibrata e normalizzata, garantendo in questo modo al paziente sicurezza e rispetto dell’integrità degli altri tessuti. In altre parole, il controllo attuato dal microprocessore sulla frequenza degli ultrasuoni fa sì che queste onde producano i loro effetti soltanto sul tessuto adiposo. Mediante un manipolo di emissione gli ultrasuoni sono trasmessi al tessuto adiposo attraverso un rilassante massaggio rotatorio, effettuato con l’aiuto di un apposito gel che rende più fluido il movimento. Dal ciclo di espansione e compressione delle onde generate dagli ultrasuoni si creano delle microbolle di gas che si ingrandiscono finché non implodono per effetto della pressione esterna. Dall’implosione della bolla si libera una lieve onda d’urto la cui forza dipende dalla dimensione della bolla stessa. La misura delle bolle, a sua volta, dipende dalla frequenza degli ultrasuoni: diminuisce all’aumentare della frequenza. È questo il motivo per cui gli ultrasuoni di nuova generazione, riescono ad avere risultati molto più sorprendenti degli ultrasuoni convenzionali. Pg.7 Risultati L’onda d’urto provocata dall’implosione della bolla nel tessuto adiposo favorisce il drenaggio dei liquidi e la liberazione degli acidi grassi da parte della cellula, con una riduzione visibile del volume in eccesso. Grazie alla rapida successione dei cicli cavitazionali, la liberazione degli acidi grassi dai tessuti risulta essere visibile sin dalle prime sedute in praticamente tutte le fasce di età da noi testate (dai 20 ai 60 anni). Già dal primo trattamento è quindi possibile constatare una diminuzione in centimetri della parte trattata e, procedendo nelle sedute, si nota una progressiva eliminazione dell’antiestetica “buccia d’arancia” a favore di una pelle più tonica e sensibilmente rassodata. Gli ultrasuoni, infatti, distendono i tessuti e li rendono più elastici, perché attivano un processo di rivascolarizzazione della zona trattata e stimolano i fibroblasti, importanti nella rigenerazione tissutale. Challenge in Medicina Estetica Challenge è un generatore multi funzionale: un sistema evoluto di generatore di ultrasuoni, infatti la stessa apparecchiature gestisce diversi manipoli ad ultrasuono per differenti applicazioni. Challenge tramite un manipolo a 34-44KHz implementa una emissione ultrasonica con spiccato effetto cavitazionale applicato alla medicina estetica per il trattamento dei pannicoli adiposi e della cellulite. Challenge offre la possibilità di selezionare da pannello il tipo di emissione continua o pulsata; di regolare il range di multifrequenza e il tempo di sweeping, di regolare la potenza da 0,1 a 3 Watt/cmq e il tempo di trattamento. Rappresenta un’ottima scelta per studi medici, cliniche, centri estetici, saloni di bellezza e Beauty Farm. In poche sedute, utilizzando una frequenza compresa tra 34 e 44 Khz, Challenge è capace di risolvere gli inestetismi che colpiscono la quasi totalità della popolazione femminile ovvero obesità e cellulite. VANTAGGI Trattamenti rapidi, ottimi risultati stabili nel tempo, versatilità nelle applicazioni, evoluto software applicativo che consente un facile e sicuro uso dell’apparecchiatura, minimo numero di trattamenti necessario. La semplicità e l'efficacia in termini di tempo della procedura, assieme alla sua natura non invasiva, fanno di Challenge una valida alternativa per chi desidera rimodellare la propria silhouette ma non può, o semplicemente non desidera, sottoporsi a una procedura invasiva e affrontare un intervento di liposuzione. Gli ultrasuoni a bassa frequenza impiegati da Challenge convergono in una zona focalizzata e producono un effetto di cavitazione, in grado di causare la rottura meccanica delle membrane cellulari degli adipociti e il rilascio nel liquido intercellulare dei trigliceridi in esse contenuti, che sono rapidamente metabolizzati: l'eliminazione dei trigliceridi e delle scorie cellulari avviene attraverso un processo metabolico naturale e fisiologico, nei giorni successivi al trattamento. Questo sistema tecnologico è estremamente selettivo: solo il tessuto adiposo è bersagliato, nessun altro tessuto subisce alcuna alterazione nel processo. Challenge produce un miglioramento del tessuto ipodermico e dei difetti del microcircolo, con clasia degli adipociti, ripristino delle funzionalità circolatorie, evidenti trasformazioni tissutali e della morfologia corporea, riduzione degli adipociti presenti nelle zone trattate e miglioramento del tessuto e del microcircolo. E' un trattamento non invasivo e indolore: non è necessaria alcuna anestesia, e consente di riprendere immediatamente la normale attività. Challenge permette un trattamento sul grasso localizzato sicuro, confortevole e efficace nel tempo, capace di dare, senza fastidi e senza tempi di convalescenza, risultati immediati e misurabili, in grado di stimolare il naturale processo del metabolismo dei lipidi: tutte le aree trattate mostrano una visibile diminuzione del volume in seguito a ciascun singolo trattamento. Pg.8 Un ciclo di trattamento prevede, a seconda dell'area da trattare e della struttura del tessuto, da sei a otto sedute, a distanza di sette giorni, in funzione del metabolismo basale e dello stile di vita del paziente, per consentire la metabolizzazione e l'eliminazione di grassi e scorie. I risultati, verificabili con prove ecografiche, sono misurabili immediatamente: la riduzione del perimetro dell'area trattata è in media di 1 o 2 centimetri dopo una sola seduta. Il trattamento non comporta alcun effetto collaterale: test clinici dimostrano che il grasso è eliminato con un processo naturale e fisiologico. La risposta soggettiva da parte del paziente è ottimale: nessun dolore, immediata ripresa della vita sociale. MODALITA’ DI UTILIZZO La cellulite, definita anche Panniculopatia o lipodistrofia, come le adiposità localizzate rappresenta per la donna che vuole mantenere il suo corpo in forma, una patologia da combattere quotidianamente, Una nuova metodologia per debellare la cellulite è l’ultrasuono ad effetto cavitazionale Sulle zone corporee da trattare viene spalmato un gel acquoso con il compito di rendere più fluido il movimento sulla superficie cutanea della testina irradiante. Con l'azione dei movimenti del manipolo in senso rotatorio l’ inestetismo viene dolcemente e progressivamente ridotto e drenato, ciò restituirà una pelle più tonica, soda e vellutata con una notevole attenuazione dell'effetto a buccia d'arancia e una diminuzione in centimetri evidente già dai primi trattamenti. Questo trattamento è inoltre un ottimo coadiuvante nella terapia post liposuzione per ridurre i tempi di riassorbimento del grasso sciolto con una ottima resa anche per quanto riguardo la riduzione delle problematiche relative alla cellulite nella zona adiacente a quelle trattate. Questo effetto procura prima la rottura dei legami intercellulari degli adipociti (effetto spacchettamento) E poi continuando con l’applicazione la rottura specifica della parete cellulare di una parte degli adipociti. Il convertitore trasforma l'energia elettrica proveniente dal generatore in vibrazione meccanica alla frequenza specifica (da 34 a 44 kHz). L'oscillazione dei cristalli piezoelettrici del convertitore viene trasmessa grazie all'azione di una sonda che irradia energia nel liquido in cui è immersa sotto forma di onde di pressione che provocano la cavitazione. Le sonde amplificano la vibrazione longitudinale prodotta dal convertitore. L'aumento dell'amplificazione o guadagno produce una più intensa azione di cavitazione e una maggiore efficacia del processo. La potenza: si misura in Watt ed è l'energia di emissione sulla superficie della sonda, ad una specifica ampiezza di vibrazione. L’intensità si misura in Watt/cmq è la misura dell'energia disponibile per unità di superficie ed è direttamente correlata all'ampiezza della faccia irradiante della sonda. L'azione controllata di onde ultrasoniche nei liquidi consiste nella produzione del fenomeno della cavitazione (formazione di bolle), ossia la formazione durante la fase di pressione negativa di milioni di piccole bolle che, in una delle successive fasi di compressione, implodono con un drastico e improvviso cambiamento della temperatura e della pressione nella zona interessata. L'entità della cavitazione, e non la potenza totale applicata al sistema, è responsabile della rottura delle cellule, della miscelazione di liquidi immiscibili, ecc. Queste pressioni stimolano gli scambi ionici tra l’adipocita e gli spazi extracellulari facilitando il drenaggio dei liquidi e ristabilendo le condizioni fisiologiche ideali. Pg.9