Intervista al Dott. Gianfranco Pistis
Direttore Struttura Complessa di Cardiologia dell'Ospedale di Alessandria
Gianfranco Pistis nasce a Torino 54 anni fa.
L'intera formazione scolastica si completa a Torino:
maturità scientifica, Laurea in Medicina e Chirurgia,
Specializzazione in Cardiologia, sempre con il massimo
dei voti, e, durante la specializzazione, frequenta il Centro
di Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione del reparto
universitario di Cardiologia dell'Ospedale S. Giovanni
Battista, unico centro in tutta la provincia di Torino.
Nel 1987, a seguito di pubblico concorso, viene assunto
come assistente di Cardiologia presso l'Ospedale
Mauriziano di Torino, dove apre il secondo Centro di
Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione in Torino e provincia.
In oltre 22 anni di permanenza presso il suddetto ospedale, ha sempre puntato ad introdurre nuove
tecniche e metodiche nel campo della diagnosi e della terapia delle aritmie, che di volta in volta si
presentavano nel panorama scientifico internazionale. Ciò ha portato il Centro dell'Ospedale
Mauriziano a livello di eccellenza nel campo della cura delle aritmie, divenendo Centro di
riferimento per tutti gli ospedali della provincia di Torino.
Nell'ottobre 2010 Ginfranco Pistis è stato nominato Direttore della Struttura Complessa di
Cardiologia dell'Ospedale di Alessandria.
Certamente un ruolo importante e stimolate. Importante, in quanto la Cardiologia è uno dei settori
di peso a causa del fatto che le malattie cardiovascolari sono al primo posto come causa di morte,
con ricadute importanti sul piano sociale e lavorativo.
«È stimolante perché il mio obiettivo è quello di rendere la cardiologia dell'Ospedale di Alessandria,
già ottima allo stato attuale, un centro di eccellenza nell'ambito delle malattie cardiovascolari, sia
nel campo della diagnosi e della cura, che della prevenzione.
Per perseguire questi obiettivi, mi sto muovendo in due direzioni:
− all'interno, introducendo quegli interventi e procedure senza le quali i pazienti dovrebbero
recarsi ancora in centri fuori dalla provincia di Alessandria;
− all'esterno, ottimizzando i percorsi con i cardiologi e i medici che operano sul territorio.
Riguardo al primo punto, sono già in fase di realizzazione alcuni progetti:
− progetto per le emergenze cardiologiche, con lo scopo di ridurre ulteriormente il cosiddetto
“ritardo evitabile” e quindi la mortalità per infarto;
− progetto per la sostituzione della valvola aortica per via percutanea, evitando così
l'intervento classico con stereotomia e circolazione extracorporea;
− progetto nel campo della cardiologia pediatrica, per il miglioramento della diagnosi e cura
delle cardiopatie congenite complesse.
Per i rapporti con il territorio, mi piacerebbe avvicinare la realtà ospedaliera a quella dei medici di
base, creando dei percorsi condivisi, sia per l'invio dei pazienti in Ospedale per esami cardiologici,
che per seguire il follow up dei pazienti dimessi dal reparto.
Va in questa direzione la recente formalizzazione del Centro Aritmologico, con lo scopo di
riorganizzare un settore specifico dedicato alla diagnosi e alla cura delle aritmie, già presente nel
reparto di cardiologia, ma con l'introduzione di importanti novità, quali, in primo luogo,
l'inserimento di alcune nuove tecniche, soprattutto nel panorama delle ablazioni transcatetere, in
secondo luogo, l'istituzione di un Ambulatorio Aritmologico dedicato, con numero telefonico 0131
207533 – mail [email protected].
Quest'ultima novità, in particolare, ha la funzione di mettere a disposizione dei medici che operano
sul territorio dei canali preferenziali per ottenere, in modo veloce e diretto, risposte e chiarimenti su
problematiche aritmologiche dei propri pazienti e/o per effettuare prenotazioni presso l'Ambulatorio
Aritmologico.»
Pubblichiamo un articolo del Dott. Peppino Scoti, Dirigente I livello con incarico di “Alta specializzazione per attività
d'urgenza e chirurgia dell'aorta toracica”, che sostituisce il Dott. Dante Medici, collocato in quiescenza.
La terapia chirurgica degli aneurismi dell'aorta ascendente e arco aortico
Gli aneurismi dell'aorta ascendente e arco aortico sono tuttora una grave
patologia, che pone a rischio la vita del paziente. La sopravvivenza varia,
infatti, dal 7% al 20% al follow up dopo 5 anni dalla diagnosi. La terapia
chirurgica di questa patologia influenza in modo positivo la storia naturale della
malattia. L'eziologie della patologia aneurismatica dell'aorta sono molteplici e
includono malattie degenerative e arteriosclerotiche, disordini congeniti e
malattie del tessuto connettivo (connettivopatie). Nonostante la patologia
dell'aorta solitamente venga riscontrata casualmente in assenza di sintomi, in
certi eventi acuti, come la dissezione aortica, la presentazione clinica è molto
evidente.
Nel nostro Centro tale patologia è stata caratterizzata da un progressivo ma
costante aumento, tale da riguardare attualmente circa il 15% dell'attività
chirurgica totale.
Le diverse opzioni chirurgiche adottate rappresentano il risultato di un
progressivo affinamento delle tecniche e di un costante aggiornamento in
collaborazione con i maggiori centri italiani e internazionali specializzati in tale
patologia, che ha permesso di ottenere risultati eccellenti, anche nelle
condizioni più gravi e nei pazienti maggiormente a rischio.
Coloro che non sono a conoscenza della presenza di tale patologia sono a
rischio di vita per situazioni di emergenza, tra cui la dissecazione aortica o la rottura della parete. Al
contrario si ottengono buoni risultati quando vi è una identificazione precoce della malattia e del
trattamento (terapia medica o intervento chirurgico in elezione).
È importante, quale fase preventiva, effettuare uno screening anche coloro che hanno avuto un
familiare colpito da patologia aortica. A tale proposito è stato attivato un ambulatorio bimensile.
In tale sede sarà valutata la necessità di eseguire test diagnostici per la valutazione della patologia
aortica e si eseguiranno controlli seriati per il monitoraggio e per intervenire chirurgicamente al
momento opportuno.
Si eseguiranno altresì controlli sui pazienti già sottoposti a tale tipo di intervento in elezione o in
emergenza, dal momento che questa patologia può evolvere a distanza nel tempo e potrebbe essere
necessario reintervenire per correggere un ulteriore aumento del diametro nei distretti non
interessati o non corretti nel precedente intervento chirurgico.
Ambulatorio Cardiochirurgia:
− Patologia Aorta Toracica
Giovedì: secondo e quarto del mese - ore 15,00
Prenotazione: Segretertia Cardiochirurgia - 0131 206297
Responsabile: dott. Peppino Scoti – Dirigente I livello con incarico di “Alta specializzazione per
attività d'urgenza e chirurgia dell'aorta toracica”.
Pubblichiamo un articolo del Dott. Vincenzo Martinelli, nostro consulente nel campo della Cardilogia.
FIBRILLAZIONE: cos’è?
(quello che vorreste sapere ma non avete mai osato chiedere)
La parola “Fibrillazione” è ormai entrata
nell’uso comune
come sinonimo di
“concitazione” e di “agitazione” . Nei titoli dei
giornali o in TV, dallo sport alla politica, è
usata per indicare situazioni drammatiche o di
allarme, che spesso preludono a scontri verbali o
peggio.
In realtà questa parola è stata presa dal
linguaggio medico ed è ben conosciuta da molti
malati di cuore per i quali rappresenta a volte
un improvviso aggravarsi dello stato di salute.
La FIBRILLAZIONE, infatti, è un’aritmia,
cioè un ritmo patologico del cuore,
caratterizzato da un'alterazione della normale contrattilità del muscolo cardiaco.
Il cuore è una pompa con da quattro cavità ognuna fatta con pareti muscolari che si contraggono in
maniera coordinata. Di queste cavità, le prime due (chiamate “atri”) quando sono rilasciate
ricevono sangue dal resto del corpo e dai polmoni; una volta piene di sangue, si contraggono
simultaneamente e lo spingono nelle altre due cavità (i “ventricoli”), che a loro volta si
contraggono assieme e rimandano il sangue in tutto il corpo e nei polmoni.
Questo ciclo continuo si ripete milioni di volte in tutta la vita.
Va precisato che ogni contrazione del cuore è dettata da un impulso elettrico che si propaga
simultaneamente a tutta la sua muscolatura. Se questi impulsi elettrici diventano scoordinati e non si
trasmettono a tutta la muscolatura cardiaca in maniera progressiva, come avviene di solito, nascono
le aritmie. Nella FIBRILLAZIONE questi impulsi elettrici diventano del tutto anarchici,
parcellizzati e così frequenti, che ad ognuno di essi segue solo la contrazione di poche fibre
muscolari alla volta, col risultato che la muscolatura in cui origina l’aritmia anziché contrarsi, inizia
a “tremare” (cioè: “fibrilla”) e la relativa cavità – atrio o ventricolo che sia - perde la capacità di
pompare sangue.
Esistono due tipi di fibrillazione, quella ATRIALE, in cui questo “tremore” colpisce le camere
atriali e quella VENTRICOLARE , dove a tremare sono i ventricoli. La differenza tra le due è
sostanziale: se i VENTRICOLI non si contraggono adeguatamente, non riusciranno a spingere
sangue in circolo, agli organi vitali (cervello, polmoni, ecc.), per cui si muore in pochissimi
minuti. L’unico rimedio in questo caso è l’uso tempestivo di un defibrillatore (come vediamo nei
telefilm tipi “Medici in prima linea”) che consente di spegnere la fibrillazione e di fare riemergere
un ritmo regolare ed efficace. La Fibrillazione Ventricolare è la principale causa di morte
improvvisa a qualunque età ed è la complicanza più temibile dell’infarto miocardio acuto. La
necessità di usare un defibrillatore nell’infarto acuto ha portato a suo tempo alla realizzazione delle
Unità Coronariche ed è motivo oggi dell’impiego e della pronta disponibilità di defibrillatori anche
sul territorio, specie in ambienti a maggior concentrazione o passaggio di persone (stadi,
supermercati, aeroporti, ecc.)
Nella FIBRILLAZIONE ATRIALE, invece sono gli ATRI che “tremano”; in questo caso si verifica
solo una riduzione della quantità di sangue disponibile per ogni contrazione del cuore, con
conseguente calo più o meno sensibile della pressione arteriosa e dell’ossigenazione dei tessuti. Il
che può essere pericoloso, ma non immediatamente mortale.
“Dottore; ho l’aritmia!” Di solito il paziente si riferisce proprio alla FIBRILLAZIONE ATRIALE,
che tra tutte è la più frequente in assoluto ed è presente in più del 30% delle persone oltre i 60 anni
d’età. In genere colpisce gli ipertesi, chi ha avuto un infarto, i diabetici o chi è malato di reni. Può
presentarsi improvvisamente con sintomi drammatici (difficoltà di respiro, edema polmonare, ictus,
oppressione toracica) ma in molti casi può essere ben tollerata, specie se perdura da diverso tempo o
se il cuore non è molto compromesso. Gli obiettivi della cura di questa aritmia sono sostanzialmente
due: controllarne i sintomi e ridurre il rischio di morte per ictus. Sì, perché se le cavità atriali
tremano anziché contrarsi, il sangue che vi ristagna può formare dei coaguli, che possono
frammentarsi ed entrare in circolo, andando a colpire di solito la circolazione cerebrale. Per questo
si impiegano ormai routinariamente i farmaci anticoagulanti, quelli che mantengono più “fluido” il
sangue.
Il controllo dei sintomi si ottiene cercando di stabilizzare il battito del cuore, che durante la
fibrillazione atriale è del tutto irregolare, come si può percepire al polso del paziente. Si usano dei
farmaci che rallentino la frequenza cardiaca oppure si cerca di ripristinare un ritmo regolare con la
cosiddetta cardioversione. Questa procedura è un tentativo di “spegnere”, quando possibile, la
fibrillazione atriale e si può effettuare con l’uso del defibrillatore oppure con farmaci
antiaritmici.
Il tentativo di eliminare definitivamente l’insorgenza di Fibrillazione Atriale con procedure invasive
dette di “ablazione” sta avendo sempre maggiore diffusione. La tecnica è relativamente complessa
e comporta qualche rischio, a fronte di una percentuale di successi ancora non del tutto
soddisfacente. I continui progressi della metodica sono comunque promettenti.
Dr. Vincenzo Martinelli
Quesiti dei lettori
Da questo numero sarà presente sul giornalino una rubrica dedicata ai quesiti che i lettori vorranno rivolgere agli
specialisti che collaborano con la redazione della Voce del Cuore (Cardiologo, Cardiochirurgo, Dietologo, Diabetologo,
Chirurgo Vascolare, Chirurgo Toracico, Dermatologo, Ginecologo, Psicologo).
Le risposte saranno pubblicate solo sul giornalino in forma anonima.
L'indirizzo è: Associazione A.P.M.C. - Via Venezia 9 – Alessandria.
Gentile Redazione della Voce del Cuore,
sono stato dimesso recentemente dall'Ospedale dopo un periodo di ricovero e con una diagnosi di
pericardite acuta. Premesso che ho 34 anni, non avrei mai pensato di poter avere qualche problema
di cuore alla mia età, da dover subire addirittura una degenza ospedaliera, pur breve.
Gradirei sapere qualcosa di più sulla malattia e quali problemi potrei ancora avere in futuro (il mio
medico di medicina generale mi ha tranquillizzato, ma … ). Grazie. C.M.
Risposta del Cardiologo
La pericardite acuta è una sindrome dovuta ad infiammazione del pericardio, che è la membrana a
due strati che avvolge il cuore, caratterizzata da dolore toracico (a volte anche così intenso da essere
scambiato per un dolore infartuale), sfregamenti pericardici che il medico ascolta sul torace con il
fonendoscopio e da alterazioni elettrocardiografiche più o meno evidenti a seconda del grado di
compromissione. La malattia colpisce tra il 2% e il 6% della popolazione, ma è diagnosticata solo
circa 1 volta su 1000, perché è spesso poco evidente dal punto di vista clinico. Colpisce più i maschi
rispetto alle femmine e di più gli adulti rispetto agli adolescenti.
La causa più comune è rappresentata da infezioni virali in assenza di patologie cardiache, come
l'infarto del miocardio, traumi toracici, neoplasie, gravi infezioni sistemiche o insufficienza renale
cronica, ed è spesso successiva a forme influenzali anche se di scarsa intensità infettiva. Una
complicanza relativamente frequente è la formazione di liquido di natura infiammatoria nello spazio
tra i due strati del pericardio (pericardio viscerale e parietale) in quantità che può variare da caso a
caso; raramente però si rende necessario rimuovere il liquido con la pericardiocentesi, per evitare il
tamponamento cardiaco, situazione grave che mette a rischio la funzionalità cardiaca.
La pericardite è generalmente una malattia di breve durata che dura da 1 a 3 settimane, ma può
recidivare dopo poche settimane nel 30% dei pazienti. La terapia si avvale di farmaci antiflogistici,
come l'aspirina ad alte dosi, indometacina e steroidi.
Gentile Dottore,
ho 82 anni e per fortuna non sono affetto, almeno in apparenza, da nessuna malattia cardiaca di cui
tanto si parla oggi. Mi preoccupa solo il fatto che la mia frequenza cardiaca oscilli fra 50 e 55 battiti
al minuto, mentre molti amici mi riferiscono che il numero dei loro battiti sia notevolmente più
elevato. È vero che molti campioni dello sport sono, come si dice, brachicardici, ma non si sa mai.
Gradirei una ulteriore parola tranquillizzante. V.N.
Risposta del Cardiologo
Caro Signore,
è vero che la brachicardia, ossia una frequenza cardiaca inferiore a 60 battiti al minuto, può essere
un vantaggio, ma negli anziani non sempre lo è, soprattutto se durante una certa attività fisica non si
verifica un innalzamento della stessa, necessario a supportare una maggiore richiesta di prestazione
al suo cuore. Pertanto, se non è presente una malattia cardiaca documentata e non ci sono disturbi
sia a riposo che sotto sforzo, al momento non mi preoccuperei. Solo in caso di vertigini, affanno o
addirittura sincope, suggerirei un controllo ECG dinamico sec. Holter, per monitorare la frequenza
cardiaca nelle 24 ore e per rilevare eventuali forme aritmiche necessarie di correzione.
Prevenzione a scuola – Progetto Giovani
L'Associazione Prevenzione Malattie del Cuore, dopo i positivi risultati ottenuti negli anni
precedenti, ha riproposto, nel mese di marzo 2010, l'iniziativa di un corso di Educazione Sanitaria e
Prevenzione delle Malattie Cardiovascolari in alcune scuole medie inferiori della città.
Gli incontri si sono tenuti alle Scuole Medie “Vochieri” e “Vivaldi” di Alessandria, nonché nella
Scuola Media “Alfieri” di Spinetta M. e nella sezione staccata di S. Giuliano Vecchio.
Gli alunni hanno manifestato vivo interesse per tutti gli argomenti trattati.
Nel prossimo numero pubblicheremo un resoconto dettagliato degli incontri.
Per il 5 o/oo con le tasse 2010 il Codice Fiscale
dell'A.P.M.C. è
96005700065
Grazie di Cuore!