Antonio Etíope e il gemellaggio Noto-Butembo Beni I1 celere progresso delle vie di comunicazione sociale rende il nostro mondo più piccolo e più famiglia. Líneludibile interdipendenza dei popoli esige solidarietá. LÍtalia e 1´Europa, opulente e stanche, sono “invase” dal crescente flusso immigratorio di terzomondiali. É perciò urgente, arricchente e attuale riflettere sulla “vocazione mediterrânea” della Chies adi Noto, di questa nostra Chiesa, cioè, posta all’estremo lembo sub d’Italia e d’Europa, il più vicino all’Africa e all’equatore, nel cuore del Mediterrâneo. Se bem percepita e assimilata, questa “vocazione mediterrânea” può invogliare la Chiesa e la gente di Noto a far da ponte tra la cultura africana e quella europea, tra popoli di questi due continenti di língua, razza e colore diversi, ma purê forniti di qualificanti energie di dialogo e di interscambio da cui scaturiscono crescita ed arricchimento reciproci. Si tratta di sapersi aprire agli orizzonti del dialogo e della solidarietà, del rispetto recíproco e della comunione, della gratuita e dell’ascolto vicendevoli, della promozione e della giustizia sociale. A tutto giovamento della sospirata construzione armonica e fraterna dell’única famiglia dei popoli.Si compendia cosíl’utopia evangélica che urge a diventare storia. In qiesta ottica si scorge il chiaro progetto che il Dio di Gesù Cristo nutre anche sulla Chiesa Netina e sulla sua gente. Progetto che richiede perspicácia, coraggio, intuizioni e dedizione. Vorrei evidenziare ter momenti coinvolgenti di ieri e di oggi di questo progetto di dio, di Cristo. 1. Ieri. Nel séc XVI um giovane negro, figlio della terra di Noto, purseattraverso la deprecabile via della pirateria e della schiavitù. Ad Avola e a Noto questo giovane schiavo negro si distingue come modello attraente di bontà, di carità e di sete di Dio: egli si fa umile seguace di Cristo nel solco della provertà di San Francesco e di San Corrado; as evangelizzare e pacificare i semplici e gli incolti, e diviene punto di attrazione per i colti e i nobili del suo tempo. É appunto il Beato Antonio Etíope, di cui questa attesa biografia del solerte mons. Guastella, dopo 1’edizione in língua portoghese nel 1986 per il Brasile, adesso esce in língua italiana per noi. Rinverdirne la memória e ripropornel’esempio giova all’attualissimo itinerário di comunione culturale ed evangélica tra i popoli d’Africa e d’Europa. 2 Oggi questo itinerário di cultura e di comunione evangélica continua nella Chies adi Noto, anzitutto attraverso la forte esperienza del gemellaggio com la Chiesa zairese di Butembo-Beni. Ci troviamo senz’altro di fronte ad uma esperienza nata unfficialmente il 21 aprile 1988, in occasione del 25º di episcopato del Vescovo di Noto, Mons. Salvatore Nicolosi, ma già tanto soda che si sviluppa in modo assai promettente, specialmente dopo il viaggio pastorale in Zaire di Mons. Nicolosi nel gennaio 1990. Da questo viaggio pastorale é scaturita uma fattiva e crescente rete di gemellaggi fra le singole parrochie delle due Chiese sorelle, da cui stanno per incrementarsi numerosi interscambi pastorali e culturali che affratellano ed arricchiscono vicendevolmente. La Chies adi Noto cosi viene concretamente aiutata ad aprirsi agli ampispazi dell’universalità evangélica; quella universalità che già nel beato Antonio Etíope affratellò due popoli di razza e di colori diversi. 3 C’ è poi, strettamente connessa com queste due forti esperienze di comunione evangélica e missionária, uma terza componente pastorale e che prende sempre più consisteza nella Chiesa locale di Noto, attraverso lê dinamiche iniziative delle caritas parrocchiali e vicariali particolarmente a Scicli, a Rosolini e Módica. È 1’ accoglienza fraterna ed organizzata dei fratelli terzomondiali, che continuano ad affluire nella nostra terra, in certa di lavoro, particolarmente da alcuni Paesi del nord-Africa. La nostra Chiesa e la nostra gente non possono ignorarli né emarginarli se vogliono essere veramente se stesse, fedeli cioèalla cultura mediterrânea di ponte che affratella e comunica nel nome del Vangelo di Cristo, che spinge al dialogo, all’ accoglienza e alta condivisione. La pubblicazione di questa biografia del santo negro di Noto spinge a porre sotto la sua valida intercessione presso il trono di Dio, sai il gemellaggio ecclesiale fra Noto e Butembo-Beni, sai ancora la dinâmica accoglienza nostra nei riguardi dei terzomondiali. Antonio Etíope “fratello d’ África vissuto tra noi” cementi nel nome di Cristo il “salutare contagio” di comunione e di carità che lê Chiese sorelle di Butembo-Beni e di Noto hanno operosamente intrapreso. OTTAVIO RUTA